Intrecci sporchi tra forze dell’ordine e massomafia…

Intrecci sporchi tra forze dell’ordine e massomafia…

Poliziotti arrestati a Milano con l’accusa di associazione per delinquere e spaccio di stupefacenti

7 novembre 2013

Tre poliziotti sono stati arrestati a Milano con le accuse di associazione per delinquere, peculato e detenzione e spaccio di stupefacenti perché avrebbero messo in atto una serie di blitz fuori dalle regole portando via soldi e droga ad alcuni immigrati. I tre sono agenti della Polfer di Lambrate.

Oggi i tre sono finiti in carcere su ordine del gip di Milano Manuela Scudieri, che ha accolto le richieste di custodia cautelare del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini che hanno coordinato le indagini. Secondo l’accusa, i 5 poliziotti (gli altri due sono indagati) avrebbero per oltre un anno effettuato blitz senza verbalizzare alcunché o scrivendo il falso negli atti.

A casa di uno degli agenti, Ezio O., nel corso delle perquisizioni era stata trovata una ”busta trasparente” di cellophane ”contenente della polvere di colore bianco, presumibilmente della sostanza stupefacente”. Poi ancora una busta con sostanza ”tipo cocaina” per circa ”6,6 grammi”. Dentro una ”cassaforte”, invece, oltre un centinaio di ”cartucce per fucile” e più di 40mila euro in contanti. Nell’abitazione di un altro agente, Clodomiro P., invece, i carabinieri avevano trovato dentro una scatola in un giubbotto tanti gioielli in oro, tra cui, ad esempio, un ”pendaglio verosimilmente in oro giallo raffigurante un continente africano”. E gli sono stati sequestrati 2.300 euro, anche in banconote da 500 euro. L’avvocato Piazza, tra ottobre e novembre 2012, aveva presentato in Procura un esposto nel quale parlava di un marocchino ”fermato, ammanettato e perquisito”, assieme a un connazionale, e a cui sarebbero stati sottratti seimila euro.

Dei tre poliziotti arrestati oggi a Milano, due sono finiti in carcere e un altro è stato messo agli arresti domiciliari. In particolare, la custodia cautelare in carcere è stata disposta per Ezio Orsini e per Clodomiro Poletti, mentre i domiciliari sono stati disposti per Gianluca D’Acunto. Altri due agenti della Polfer di Lambrate, invece, sono indagati a piede libero.

Il sospetto è che la droga sequestrata senza verbalizzazioni venisse usata dagli agenti…..

Ma non è finita qua !!!

Risultati immagini per arrestati tre poliziotti tra le 16 persone finite in manette a Caserta

Anche nell’ottobre 2015 sono stati arrestati tre poliziotti tra le 16 persone finite in manette a Caserta per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, allo spaccio di droga, all’usura, alla truffa, al falso, alla corruzione, alla concussione e all’abuso d’ufficio. Tra le accuse contestate agli agenti, quella di peculato per aver utilizzato l’auto di servizio per attività non istituzionali avendo “scortato” la vettura del cantante Gigi D’Alessio per consentirgli di giungere in tempo ad una manifestazione artistica. I tre avrebbero fatto sesso a pagamento nelle auto di pattuglia e nei locali del commissariato di Marcianise.

Le 16 persone arrestate sono inserite in due organizzazioni criminali attive nei territori di Marcianise, Caserta e dei comuni limitrofi, legati al clan Belforte. Le indagini hanno scoperto un sistema di vendita itinerante, organizzato da un pregiudicato, il quale utilizzava come base logistica dello spaccio, un negozio di articoli sportivi di Marcianise. Lo scambio avveniva in luoghi preventivamente concordati e talvolta anche all’interno del negozio, allo scopo di sfuggire alle forze dell’ordine.

L’altro gruppo criminale si avvaleva di una fitta rete di pusher per lo spaccio, che acquistava sulla piazza napoletana rifornendosi da un pregiudicato legato da vincoli di parentela al clan dei Tolomelli, egemone nel quartiere Sanità di Napoli. I due sodalizi criminali, godevano delle connivenze e della complicità di tre poliziotti in servizio presso il Commissariato di Marcianise che “orientando” le indagini su gruppi criminali concorrenti, fornivano una sostanziale copertura.

Uno dei poliziotti è risultato in organico alla prima organizzazione consegnando le dosi di cocaina ad un ristretto gruppo di clienti prevalentemente imprenditori e professionisti, provvedendo al recupero dei crediti derivanti dall’acquisto delle dosi ed al riciclaggio dei proventi, in parte versati sul suo conto corrente, e alla monetizzazione di assegni che il pregiudicato a capo del gruppo riceveva a garanzia delle attività usurarie per le quali è indagato. In altre circostanza i poliziotti glissavano sull’attività di spaccio del secondo gruppo per ottenere notizie confidenziali che permettevano loro di portare a termine operazioni di polizia giudiziaria per accreditarsi nei confronti dei superiori.

 

Poliziotti si sostituiscono alla mafia e chiedono il pizzo agli imprenditori….

 Palermo 12 Ottobre 2016

Tre agenti della Polizia Stradale sono stati arrestati con l’accusa di corruzione, concussione e falso.

Ad accusare gli agenti è stato un imprenditore. I poliziotti avrebbero preteso per mesi da alcuni commercianti e imprenditori somme di denaro minacciando le vittime che, se non avessero pagato, avrebbero subito multe e controlli continui.

Le vittime hanno deciso di denunciare tutto. È così scattata l’inchiesta della sezione reati contro la pubblica amministrazione della Mobile, diretta da Silvia Como. I tre sono agli arresti domiciliari.

I poliziotti arrestati dalla squadra mobile sono Nicolino Di Biagio, Giuseppe Sparacino e Francesco Paolo Minà. Titolare dell’inchiesta è il pm di Palermo Pierangelo Padova. Le vittime erano piccoli imprenditori e commercianti e due di loro hanno denunciato le vessazioni.

I tre poliziotti per cancellare i verbali o ridurne l’importo ricevevano regali e soldi.

 

Sono 13 i poliziotti arrestati e momentaneamente sospesi dal servizio a Noli

Risultati immagini per Napoli, arrestati 13 agenti e sottufficiali della Polizia Stradale

14 ottobre 2016

In provincia di Napoli per quello che riguarda la cronaca, non si parla solo di Camorra e della recente guerra in atto nelle periferie della città. Il Ministero degli Interni ora dovrà giustificare un evento grave, ovvero l’arresto di 13 poliziotti della sezione di Polizia Stradale, che minacciavano gli automobilisti al fine di estorcere denaro.

Le indagini, partite a seguito di una denuncia per estorsione presentata da un imprenditore del Nolano, hanno fatto sì che la Procura delegasse le indagini del caso agli stessi colleghi dei presunti rei.

Le indagini, hanno portato a l’arresto di ben 13 poliziotti accusati a vario titolo, sia agenti che sottufficiali, di concussione, falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali, false dichiarazioni, danneggiamento e altro. Tra i vari episodi che incastrano i poliziotti, risalta all’occhio, un presunto inseguimento con tanto di sparatoria, inscenato dagli agenti al fine di richiedere un riconoscimento per l’operazione di servizio.

 

Ma le malefatte degli sbirri mafiosi continuano ad aumentare!! Gli sbirri cocainomani, vengono assolti perfino quando uccidono e torturano le persone indifese ….

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ROMA, 4 ottobre 2016

Le fratture e il globo vescicalesono la causa di morte di Stefano Cucchi, da noi sempre sostenuta in questi anni, che a differenza dell’epilessia ha elementi oggettivi e riscontrati dagli stessi periti”.

Così in un post su Facebook Ilaria Cucchi che, dopo la perizia nel processo bis, si dice fiduciosa che “avremo un processo per omicidio”. La perizia invece, occulta la verità, puntando sull’epilessia come possibile causa prevalente nel decesso del geometra romano….

Stefano Cucchi morì il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare.

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In questo omicidio di stato, furono coinvolti alcuni agenti di polizia penitenziaria, alcuni medici del carcere di Regina Coeli, e alcuni carabinieri. Le indagini preliminari sostennero che a causare la morte sarebbero stati i traumi conseguenti alle percosse, il digiuno (con conseguente ipoglicemia), la mancata assistenza medica, i danni al fegato e l’emorragia alla vescica che impediva la minzione del giovane (alla morte aveva una vescica che conteneva ben 1.400 cc di urina, con risalita del fondo vescicale e compressione delle strutture addominali e toraciche). Inoltre determinante fu l’ipoglicemia in cui i medici lo avevano lasciato, tale condizione si sarebbe potuta scongiurare mediante l’assunzione di un semplice cucchiaio di zucchero. Sempre stando alle indagini, gli agenti di polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici avrebbero gettato il ragazzo per terra procurandogli le lesioni toraciche, infierendo poi con calci e pugni. Cucchi pesava solamente 37 chilogrammi. Oltre agli agenti di polizia penitenziaria, vengono indagati i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi e Rosita Caponnetti che non avrebbero curato il giovane e che lo avrebbero lasciato morire di inedia.

La giustizia naturalmente sta sempre dalla parte del più forte e del più bastardo.

Il 13 Ottobre 2016 la Procura generale di Milano e i legali di parte civile hanno presentato ricorso in Cassazione contro le assoluzioni dei 4 poliziotti che erano imputati per omicidio preterintenzionale nel processo con al centro la morte di Michele Ferrulli, manovale di 51 anni deceduto per arresto cardiaco il 30 giugno 2011, mentre gli uomini delle volanti lo stavano ammanettando a terra.

Risultati immagini per michele ferrulli

La Corte d’Appello di Milano aveva confermato le assoluzioni del primo grado, mentre il sostituto pg di Milano Tiziano Masini aveva chiesto di ribaltare il verdetto del Tribunale e di condannare i poliziotti a pene comprese tra i 16 mesi e i 7 anni e 8 mesi di carcere. Masini aveva sostenuto, in sostanza, che i 4 agenti avevano messo in atto contro Ferrulli “un arresto illegale e arbitrario“, chiarendo che ad un “oltraggio a pubblico ufficiale, per cui non è previsto il provvedimento, non possono seguire addirittura violenze”. E aveva parlato, infatti, di “botte” e “percosse”. “Quello che più fa male dopo tutti questi anni -ha spiegato Domenica Ferrulli, figlia di Michele e parte civile- è che ancora oggi si vorrebbe far passare mio padre per un delinquente, forse pensando che ciò possa essere una giustificazione a quanto è successo”. “Sono indignata, scoraggiata, delusa, costernata, provata, ma non demotivata, non mi fermerò….. “.

 

Intanto la massomafia ci sguazza a fare affari sporchi e redditizi con gli sbirri, pagati come burattini o cani da guardia ……

 

Sono 116 gli indagati nella maxinchiesta su Mafia Capitale per i quali la Procura di Roma ha chiesto al gip l’archiviazione…..

6 ottobre 2016

Tra le persone su cui i pm di piazzale Clodio non hanno trovato elementi per proseguire le indagini figurano politici, imprenditori, professionisti e personaggi già al centro di altre inchieste giudiziarie…..

Oltre al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (corruzione e turbativa d’asta), la Procura ha chiesto di archiviare la posizione di Vincenzo Piso, parlamentare, ex PdL ora gruppo Misto a cui era contestato il finanziamento illecito. Molti i politici nella richiesta di archiviazione: il presidente del Consiglio Regionale, Daniele Leodori (turbativa d’asta), l’ex consigliere comunale con delega per lo sport nella giunta Alemanno, Alessandro Cochi (turbativa d’asta) e l’ex braccio destro di Alemanno, Riccardo Mancini (associazione mafiosa) e il capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli (associazione mafiosa). Tra gli imprenditori il costruttore Luca Parnasi (corruzione), Presente anche Gennaro Mokbel (riciclaggio), già condannato in primo grado per il caso Tis-Fastweb. Chiesta l’archiviazione per Ernesto Diotallevi (associazione mafiosa). Stessa richiesta per i penalisti Paolo Dell’Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, finiti nel registro degli indagati per associazione mafiosa….

 

11 ottobre 2016

Il tribunale di Torino ha condannato a 6 anni Salvatore Ligresti e a 5 anni e 8 mesi la figlia Jonella nel processo torinese in cui erano accusati di falso in bilancio e aggiotaggio informativo. Condannati anche l’ex revisore di Fondiaria Sai Riccardo Ottaviani (2 anni e 6 mesi) e l’ad di Fonsai Fauso Marchionni (5 anni e 3 mesi). Assolti invece Antonio Talarico, ex vicepresidente della Compagnia, e l’ex revisore Ambrogio Virgilio.

 

12 ottobre 2016

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Si parla di “tangenti” versate a “qualcuno” da “cooperative” di un “consorzio” in cambio di lavori da parte di Nolostand nel provvedimento con cui martedì la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano ha commissariato per sei mesi il settore relativo all’allestimento di stand di Fiera Milano spa in quanto avrebbe agevolato imprenditori ritenuti in odore di mafia e cioè Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, titolare di fatto e ‘braccio operativo’ del Consorzio Dominus, arrestati a luglio in un’altra indagine.

Nel decreto notificato martedì dalla Gdf viene citato un interrogatorio reso lo scorso 26 settembre come testimone ai pm da Mauro Giardini, ex fornitore di Fiera Milano e della controllata Nolostand spa, già in amministrazione giudiziaria dalla scorsa estate anche lei, in sostanza, per aver commissionato lavori al Consorzio di Nastasi e Pace consentendo a Cosa nostra di infiltrarsi nei gangli della società quotata in Borsa.

Ma torniamo indietro col tempo: Il 6 luglio 2016 furono arrestate 11 persone, tra cui un avvocato, sono state arrestati per reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere, con l’aggravante della finalità mafiosa. Agli arrestati erano riconducibili alcune aziende a cui erano stati affidati appalti per l’Expo.

Al centro dell’inchiesta c’è il consorzio di cooperative Dominus Scarl specializzato nell’allestimento di stand, il quale ha lavorato per la Fiera di Milano dalla quale ha ricevuto in subappalto l’incarico di realizzare alcuni padiglioni per Expo tra cui quello della Francia e Guinea equatoriale.

Secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi il principale indagato, arrestato con il suo collaboratore Liborio Pace e l’avvocato del Foro di Caltanissetta, Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale della città siciliana.

Le società coinvolte ricorrevano a un sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avevano legami con la famiglia di Cosa Nostra dei Pietraperzia.

Nel decreto si segnala che “i soggetti indagati (…) per reati di associazione di stampo mafioso e riciclaggio, avevano avuto, e hanno nell’attualità, contatti continuativi con dirigenti ed organi apicali di Nolostand” ….

 

L’autorità corrompe chi la possiede

e degrada chi ne è vittima

A. Berkman

 

Rsp (individualità Anarchiche)