Gli sbirri vogliono fare la morale a noi, sognatori e utopisti Anarchici?

Gli sbirri vogliono fare la morale a noi, sognatori e utopisti Anarchici?

CasaPound a Genova, scontri fra antifascisti e polizia

Sperano forse che non ci ricordiamo delle stragi e dei colpi di stato, sovvenzionati dal patto atlantico per fermare un movimento di operai e studenti che protestavano per le disuguaglianze sociali e le condizioni di miseria subite (ancora oggi), da molti strati sociali, nei quartieri popolari e nelle zone svantaggiate. E’ da allora (1960/’70), che il movimento si rende conto che deve affrontare anche la violenza e le torture sleali degli sbirri (digos, ros, cc, ps). E’ di quel periodo storico governato dalla democrazia liberale andreottiana, l’istituzionalizzazione dei piani militari per annientare un movimento antifascista nuovo, meno ambiguo, e l’inizio dei problemi.

Il piano militare Atlantico anticomunista (1956) voleva ricreare anche in italia una guerra civile tra antifascisti e fascisti (anticostituzionali), rinati all’interno della Democrazia cristiana attraverso i partiti di centro destra (Almirante, Rauti). La stessa strategia che vuole ricreare quella merda di Salvini, l’adepto di quel merdone pedofilo e piduista di Berluska… Berluska, come Gelli era cattoliberale, e faceva parte della stessa sua cultura, due ambiziosi, senza scrupoli e ipocriti, con la logica di farla sempre da furbo, a discapito dei più deboli (speculando) e con la bastardaggine di voler pure prendere la gloria anche da Dio…

Ecco perchè Battisti (oggi ancora in carcere), a un certo punto decide di uccidere i torturatori della digos, per fermare quel metodo sleale e bastardo, che usavano gli sbirri per annientare i compagni che protestavano (già allora), contro le ingiustizie sociali (vi consigliamo di leggere il libro “Mara Renato ed io”, dove Franceschini (Alberto ovviamente), spiega molto bene la prassi umiliante e le torture che dovevano subire nelle questure e nelle carceri i compagni e le compagne, quando venivano arrestati.

OGGI 24 MAGGIO CI SIAMO RISVEGLIATI CON L’INCUBO PER LA VITTORIA ELETTORALE DI QUEL CATTOLIBERALFASCISTA DI SALVINI, perfino in Emilia Romagna! Noi anarchici non siamo andati a votare perchè per noi, sia la destra che la sinistra (il solito magna-magna), sono poteri che si sono sempre scannati per detenere il dominio dello stato. Del resto, attraverso le analisi fatte in precedenza, avevamo già percepito che la lega partiva avvantaggiata con quei 49 milioni di soldi pubblici fatti sparire (mai trovati neanche dai magistrati), per reinvestirli poi nell’accaparramento di voti e vincere tutto il potere militare politico economico, fino alle elezioni europee. Se non andasse così, Salvini ci metterà poco, vista la sua posizione avvantaggiata di ministro dell’interno, a organizzare un colpo di stato e imporci le loro leggi e le loro logiche massomafiose – piduiste…

MA ORA ANDIAMO AD ANALIZZARE LE VARIE PORCATE FATTE DAGLI SBIRRI IN QUESTO MESE DI MAGGIO:

Allarme fascismo…

Il 23 maggio i mass media scrivono che a Genova c’è stata una manifestazione antifascista contro il comizio (anticostituzionale secondo la legge scelba) di casapound. Una situazione sociale drammatica perchè il permesso per regolarizzare i fasci (per il comizio di propaganda politica), gli è stato concesso ironicamente dal questore e dal sindaco del territorio. Per il comizio anticostituzionale di Casapound, il comune ha cominciato a far lavorare i suoi operai alle prime luci del giorno per blindare con le grate tutta piazza Marsala. Per difendere i fasci dagli antifascisti, il questore e il sindaco di Genova han mandato oltre 500 agenti in tenuta antisommossa tra: polizia, carabinieri e guardia di finanza. Oltre alle reti metalliche, ci saranno anche i mezzi della polizia a chiudere l’accesso alla piazza per gli antifascisti che rivendicano la legge Scelba. Nella notte gli antifascisti si sono dati da fare con azioni dirette, come per esempio le scritte sull’asfalto davanti alla fontana della piazza dove è stato collocato un sacchetto di letame con sopra un cartello: “Il fascismo non è un’opinione: è merda!!!”.

La cosa è preoccupante e la domanda più immediata è: ma non è che le merde ci vogliono riproporre la dittatura militare imposta negli anni ’60/’70, a suon di stragi e colpi di stato? Per imporci poi un sistema repressivo, dove ci veniva tolta perfino la libertà di espressione, per imporci una cultura e una logica militare fatta di violenza e sopraffazione, col rischio poi di ritrovarti (in contraddizione), dalla parte dei mercenari che stavano coi servizi segreti antifascisti del patto Atlantico, come il brigatista Mario Moretti o l’ambiguo Valpreda…

Ma ritorniamo alla manifestazione anticostituzionale, organizzata dai fasci per fare propaganda per le elezioni europee del 26 maggio.

Genova, cronista picchiato dalla polizia: agenti coinvolti in procura dopo 6 giorni. In due ammettono di averlo colpito

Il 24 maggio i mass media scrivono che durante la manifestazione anticostituzionale dei fasci organizzata il giorno prima, gli sbirri hanno attaccato (da bravi bastardi) gli antifascisti, massacrando di botte anche il giornalista di Repubblica Stefano Origone, che racconta il drammatico pestaggio a cui è stato sottoposto in strada da parte degli agenti di polizia in tenuta antisommossa. “Scaricavano una rabbia che non ho mai incontrato prima, che non avevo mai sentito così efferata in trent’anni di professione, sempre sulla strada”. Origone stava seguendo per il suo giornale la manifestazione di protesta degli antifascisti contro il comizio di Marco Mori nella sede di Casapound, in vista delle elezioni Europee di domenica 26 maggio, quando sono scoppiati gli scontri in piazza Marsala. Mentre riprendeva la scena, si è ritrovato improvvisamente travolto da una massa di uomini in divisa che hanno iniziato a picchiarlo con manganelli e calci. “Ho gridato con tutta la mia voce: ‘Sono un giornalista, sono un giornalista’. Mi hanno fatto cadere e hanno ricominciato a picchiare: calci, manganellate, colpi da tutte le parti, non sapevo come pararli, non potevo pararli. E urlavo, urlavo. Non si fermavano. Ero come un pallone, preso a calci. Sentivo che stavano scaricando su di me una rabbia indescrivibile, avevano un furore irrefrenabile, ero terrorizzato”…

Il giorno dopo la squadra antisommossa viene interrogata dal procuratore di Genova e giustificano il loro gesto sleale e infame dichiarando che avrebbero scambiato Stefano per un manifestante: colpevole di essere in jeans, maglietta nera e giubbotto blu scuro. Ma il procuratore ribadisce che potevano fermarsi quando il cronista aveva urlato con tutto il fiato di essere un giornalista? E loro risposero che “ non aveva una pettorina con la scritta stampa o press”. « E così si può infierire su chiunque? Si chiede il procuratore, senza ottenere una risposta. Con la stessa logica del branco». …

Nei video acquisiti dalla polizia e dalla magistratura si vedono gli 8 uomini accanirsi su Stefano già a terra. Uno degli agenti è inquadrato in viso; un altro non ha in mano un manganello, ma imbraccia un fucile di quelli che sparano lacrimogeni. Un altro ancora non è in tenuta antisommossa, ma in abiti borghesi con una felpa grigia. Non fa parte della squadra antisommossa ma della Digos…

Il cronista, che stava seguendo per il giornale il comizio di Casapound e gli scontri con gli antagonisti, ha riportato un trauma cranico, costole e dita fratturate. Sembrava di essere a Genova nel 2001, quando gli sbirri attaccavano (sempre coi loro noti metodi bastardi e sleali) con brutale violenza, il corteo composto anche da donne, anziani e bambini e torturando anche i manifestanti che avevano trovato rifugio alla scuola Diaz, o quelli arrestati e portati alla caserma di Bolzaneto…

I poliziotti picchiavano con ardore chiunque si opponesse al comizio di Casapound, ma così tanto ardore che sembrava una sfida olimpica con lancio del lacrimogeno e lotta greco romana con scudo e manganello. Ma gli è andata male: era un giornalista di Repubblica… Il giornalista Stefano Origone ha chiesto la consulenza per le ingiustizie subite all’Ong Amnesty International, che ha rilanciato il suo appello (proposto già nel 2001 dopo i pestaggi), per inserire i codici identificativi sui caschi della polizia, strumento che permetterebbe di individuare agevolmente i responsabili delle violenze. Il pestaggio del giornalista Stefano Origone de la Repubblica e gli episodi registrati a Genova e recentemente in altre città, dimostrano quanto, ora più che mai, sia necessario introdurre il codice identificativo per le forze dell’ordine – disordine (Ps; CC) e, perché no, come alle olimpiadi, un bell’esamino antidoping dopo le “prestazioni” (chissà che sorprese, altroché Maradona…), come avrebbero dovuto fare coi vigili che hanno ucciso Aldrovandi, o il personale medico che ha torturato e ucciso Mastrogiovanni e tanti altri (troppi).

Sempre il 23 maggio i mass media scrivono che è stato arrestato un ex ispettore della polizia di stato e un poliziotto ancora in servizio tra i membri dell’associazione a delinquere finalizzata a creare business sulla pelle degli immigrati. Sette gli arresti. Ad alcuni indagati si contesta anche il reato di corruzione di pubblici ufficiali. Le verifiche sono iniziate a seguito di rimesse di denaro inviate ad un cittadino algerino che sarebbe stato vicino ad Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13/11/2015 dopo averlo usato (strategia della tensione, oggi improntata sulla riorganizzazione delle guerre di religione iniziate nel 1100), per i loro giochi sporchi militari economici e geopolitici. L’algerino (dopo l’attentato) viene ucciso dalla polizia francese….

Durante le perquisizioni fatte alla banda di poliziotti e di cittadini extracomunitari, avevano trovato perfino un agenda con su scritto un tariffario dove si chiedevano soldi in cambio di diritti… Secondo l’accusa, sul tariffario vi erano indicate le cifre che i poliziotti percepivano da alcuni immigrati facenti parte dell’organizzazione che, suddivisi per nazionalità (tunisina, algerina, ecc.), raccoglievano le richieste e poi corrompevano (metodo mafioso) gli agenti per ottenere autorizzazioni. Gli importi di denaro nel “tariffario” erano compresi tra i 50 euro richiesti per una semplice informazione sullo stato della pratica e i 3mila euro circa necessari per “aggiustare” il conseguimento dei permessi di soggiorno. L’inventore del business plan sui poveri, il viscido pappone che chiedeva la gabella per un servizio che doveva essere gratuito, è Vincenzo Spinosa, ex ispettore della PS in servizio presso l’Ufficio immigrazione della questura di Napoli, che fungeva da trait d’union tra un folto gruppo di intermediari esterni all’Ufficio Immigrazione, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista), che extracomunitari. Per comunicare tra di loro, la banda di sbirri volponi e i componenti dell’organizzazione si scambiavano, via telefono, appositi codici alfanumerici convenzionalmente assegnati a ciascun fascicolo

Bologna, manifestazione antifascista contro Forza Nuova: il corteo 

Il 20 maggio i mass media scrivono che c’è stata un’altra manifestazione anticostituzionale dei fasci a Bologna. Gli sbirri invece di caricare la manifestazione anticostituzionale dei fasci hanno attaccato in piazza Maggiore (con i loro metodi fascisti), il corteo dei collettivi bolognesi organizzato per protestare contro il comizio di Forza Nuova nella vicina piazza Galvani. La manifestazione si era concentrata in piazza Maggiore, mentre la barriera della polizia (a difesa dei fasci) era stata collocata nella vicina via Archiginnasio, che collega la piazza principale della città con piazza Galvani. Il corteo dei giovani studenti è avanzato verso le barriere dei mezzi blindati e ha cominciato a picchiare contro la grata per farsi sentire. Gli sbirri infami, non hanno caricato i fasci che per la legge Scelba non avrebbero nemmeno dovuto più esistere, ma hanno caricato i collettivi studenteschi di una città medaglia d’oro per la Resistenza, con la stessa violenza e le stesse torture usate per sconfiggere il movimento del G8 di Genova nel 2001. I giovani studenti hanno cercato in tutti i modi di difendersi contro il nonnismo militare, per sconfiggere (eliminare) appunto questa cultura troglodita che veniva usata fin dal Medioevo come macchina da guerra, ecco perchè dovevano rimanere ottusi e ignoranti (come nelle barzellette), perchè poi la loro funzione era ridotta a uccidere senza scrupoli (logica perversa militare)…

A Torino invece il 16 maggio, il tribunale di Torino ha assolto 4 attivisti No Tav della Val Susa denunciati dalle forze dell’ordine (con lo stesso reato banale per incastrarti e poi eticchettarti come terrorista, quando la Storia ci insegna che i terroristi sono sempre stati loro, gli apparati militari dello stato, altro che deviati), per resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio, lesioni, danneggiamento, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Il tribunale di Torino ha applicato anche la speciale causa di non punibilità prevista per chi reagisce a un “atto arbitrario di un pubblico ufficiale”. L’episodio è avvenuto nel 2015 durante una carica violenta degli sbirri contro la manifestazione che aveva organizzato il movimento no Tav contro le speculazioni massomafiose, in un periodo storico di crisi economica e di perdita dei diritti duramente conquistati, come l’abolizione dello statuto dei lavoratori, tolto per ricreare il clima di sfruttamento degli anni ’60 ’70 che portò miseria, disperazione, eroina e guerra tra poveri. Una condizione sociale disastrosa ottenuta anche grazie all’inefficienza (per competizione, per convenienza), dei sindacati di stato. Insomma, i giovani ancora oggi, percepiscono che la loro sarà una generazione no future, perché le vecchie generazioni non hanno voluto mollare (ancora oggi, intorno ai 90 anni, lavorano con stipendi molto alti), non hanno voluto cambiare la loro cultura da furboni mediocri, una mentalità frivola incentrata sopratutto sull’esteriore, sull’apparire e non certo sui sentimenti e sui sogni utopistici da inseguire …..
Ai quattro compagni No tav il tribunale ha riconosciuto la ‘non punibilità’ solo a uno di loro; per gli altri è arrivata l’assoluzione….
“E’ la prima volta in tanti anni che vediamo riconosciuta la causa di non punibilità per un atto arbitrario”, dicono gli avvocati Danilo Ghia, Lea Fattizzo e Valentina Colletta…

Lo striscione che apriva il corteo dei movimenti antagonisti

Noi abbiamo veduto coi nostri occhi che

lo Stato ci fucila, ci condanna, ci imprigiona

e ci fucila nuovamente, e noi vogliamo togliere

allo Stato i suoi giudici, i suoi carcerieri

e i suoi fucilieri.

C. de Paepe

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)