Finalmente gli studenti si ribellano: a Milano occupato il liceo Carducci (parte 2)

La riforma Berlinguer e l'autonomia delle istituzioni scolastiche

Nel 1997-‘98 ci fu la riforma Berlinguer e le scuole erano in rivolta, contro la riforma voluta dal ministro della Pubblica istruzione. La riforma Berlinguer (Luigi)  fu sempre criticata perché veniva introdotta la possibilità per uno studente di proseguire il proprio corso di studi solo se era in possesso di una licenza media. La riforma incentivava un drammatico “abbandono scolastico”!!

La globalizzazione dei movimenti. No Global, dal popolo di Seattle al  Friday for Future passando per Genova 2001 – TrIBES

Nel 1999 invece nasce il ‘Popolo di Seattle’, il cosiddetto movimento no-global, nato il 30/11/1999 alla conferenza dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Nel 2001 ci furono manifestazioni contro il mondo dei più potenti (massomafia li aveva definiti Falcone) e scontri contro gli attacchi sleali e sanguinari degli sbirri, che si susseguirono: il 27 gennaio a Davos, in occasione del Forum Economico Mondiale, dal 15 al 17 marzo a Napoli ed il 15 giugno a Göteborg, per il Summit europeo. Il 2001 viene caratterizzato dal G8 di  Genova avvenuto dal 19 luglio sino a domenica 22 luglio dove, durante la riunione dei capi di governo dei maggiori paesi industrializzati, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi attacchi e scontri delle forze dell’ordine contro i manifestanti, dove trovò la morte (mentre stava difendendosi) il manifestante pacifista Carlo Giuliani ucciso dagli sbirri. Ma tra le innumerevoli bastardate delle forze dell’ordine, ci furono anche gli abusi di potere, ad esempio durante la perquisizione alla scuola Diaz e alla vicina scuola Pascoli dove stavano riposando 93 persone tra ragazzi provenienti da tutto il mondo e giornalisti. Tutti gli occupanti furono arrestati e la maggior parte picchiata selvaggiamente, sebbene non avessero opposto alcuna resistenza; i giornalisti accorsi alla scuola Diaz videro decine di persone portate fuori in barella, uno dei quali rimase in coma per due giorni. Le immagini delle riprese mostrarono muri, pavimenti e termosifoni macchiati di sangue, a nessuno degli arrestati venne comunicato di essere in arresto e dell’eventuale reato contestato, tanto che molti di loro scoprirono solo in ospedale, a volte attraverso i giornali, di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d’armi.

Ma andiamo ad analizzare bene cosa successe in quei 3 giorni di dittatura militare

[DallaRete] Genova G8: chiesta la radiazione dei medici responsabili delle torture a Bolzaneto

Le torture inflitte ai manifestanti dentro alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto (foto sopra), sono avvenute al termine delle tre giornate del vertice G8 di Genova. Quella notte all’interno del complesso scolastico Diaz-Pertini e Pascoli, che in quell’occasione era stato adibito a centro stampa del coordinamento del Genoa Social Forum, rappresentato da Vittorio Agnoletto, facevano irruzione i reparti mobili della polizia di stato insieme ai reparti d’assalto della P2 (loggia massonica formata dalle alte gerarchie dei carabinieri). Furono fermati 93 attivisti e di questi, 63 furono poi portati in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Le immagini che sono uscite dai mass media in quei giorni testimoniavano quello che fu definito lo scenario di un pestaggio da “macelleria messicana”. Finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra. All’operazione di polizia ha preso parte un numero tutt’oggi imprecisato di agenti: la Corte d’Appello di Genova, pur richiamando questo fatto nelle motivazioni della sentenza di II grado, basandosi sui procedimenti penali aperti in merito alle responsabilità delle forze del disordine (sempre impunite) e delle violenze fatte, alle irregolarità e alle false dichiarazioni nelle ricostruzioni ufficiali sui fatti avvenuti alla Diaz e a Bolzaneto, si sono svolti nei successivi 13 anni, concludendosi nella maggior parte dei casi con assoluzioni, o per l’intervenuta prescrizione dei reati. Nell’aprile del 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha condannato lo Stato italiano al pagamento di un risarcimento di 45.000 euro nei confronti di Arnaldo Cestaro, uno dei feriti che aveva fatto ricorso alla Corte europea, evidenziando così come durante l’operazione fossero avvenuti eventi contrari agli articoli 3, 6 e 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle vessazioni e condizioni degradanti e inumane. Il codice penale italiano, non prevedendo il reato di tortura, non ha permesso attribuzione di capi d’imputazione commisurati alle violenze verificatesi in quei giorni. Il 22/6/2017 la stessa Corte ha nuovamente condannato l’Italia per i fatti della scuola Diaz (foto sotto), riconoscendo che le leggi dello Stato risultano inadeguate a punire e a prevenire gli atti di torture dalle forze dell’ordine. Il 13/11/2008 viene emessa la sentenza di I grado. Vengono condannati Vincenzo Canterini (4 anni), al tempo comandante del Reparto mobile di Roma, che secondo le ricostruzioni fu il primo gruppo a fare irruzione nell’istituto. Condannati anche gli sbirri Michele Burgio (2 anni e 6 mesi) e Pietro Troiani (3 anni) per aver rispettivamente trasportato e introdotto all’interno dell’edificio le due Molotov. Assolti invece i vertici delle forze dell’ordine presenti durante il fatto e i responsabili che firmarono i verbali dell’operazione poi rivelatisi contenenti delle affermazioni false. Non è avvenuta però l’identificazione degli agenti che avevano ridotto in coma il giornalista inglese Mark Covell.

G8 di Genova, la Corte dei Conti chiede 8 milioni di euro di risarcimento a  27 poliziotti

Il 18/5/2010 la III sezione della Corte d’Appello di Genova ha riformato la sentenza di I grado condannando tutti i vertici della catena di comando della polizia che erano stati assolti nel precedente giudizio. In totale sono stati condannati 25 imputati su 28. Il 5 luglio la Cassazione conferma in via definitiva le condanne per falso aggravato. Convalida così la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, che nel frattempo era diventato capo del dipartimento centrale anticrimine della polizia (sono stati addirittura premiati per le loro bastardate!!!); convalida anche i 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore dei servizi segreti Ucigos ai tempi del G8, in seguito capo del reparto analisi dell’Aisi. Tre anni e 8 mesi allo sbirro Gilberto Caldarozzi che era diventato nel frattempo capo servizio centrale operativo. Il capo della squadra mobile di Firenze Filippo Ferri è stato condannato in via definitiva per falso aggravato, a 3 anni e 8 mesi e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. In parte convalidata (3 anni e 6 mesi) anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini (foto sotto), ex dirigente del reparto mobile di Roma, essendosi prescritto il reato di lesioni gravi la cui presenza aveva portato alla condanna da 5 anni in appello. Prescrive, invece, i reati di lesioni gravi contestati a 9 agenti appartenenti al 7° nucleo speciale della mobile all’epoca dei fatti.

G8 Genova: Canterini condannato a risarcire 53 mila euro - Tiscali Notizie

Il 2 ottobre 2012 sono state pubblicate le motivazioni della cassazione. In queste i giudici hanno scritto che la condotta violenta della polizia nell’irruzione alla scuola Diaz ha “gettato discredito sull’ Italia agli occhi del mondo intero”. Gli sbirri Pasquale Troiani e Salvatore Gava dopo aver scontato la loro pena sono rientrati in polizia, passando alla polizia stradale per poi fare carriera fino a diventare entrambi vicequestore nel 2020.

Nel 2003/2005 vengono contrassegnate le proteste contro la riforma Moratti.

Scuola dell'Infanzia e 1° ciclo: Ciak! si cambia - di G. Campana

Alla fine del 2008 si diffonde invece la protesta dell’Onda. L’espressione “Onda” (o “Onda Anomala”) è stata usata per designare complessivamente le componenti del movimento di studenti universitari e medi nato negli atenei e nelle scuole superiori italiane nell’autunno del 2008. La nascita di tale onda di proteste è legata all’approvazione, sotto il governo P2ista Berlusconi IV, dei decreti-legge n° 112/2008 e n° 137/2008, adottati durante l’estate e successivamente convertiti in legge (rispettivamente legge n° 133 del 6 agosto 2008 e legge n° 169 del 29/10/2008), con cui è stato fortemente ridotto il Fondo per il Finanziamento Ordinario.

Prima manifestazione contro il Governo Draghi | Simona Granati  Photojournalist - buenaVista* photo

Il 2010-11 invece viene caratterizzato dal movimento degli “Indignados” e dei “Draghi ribelli”. Sono attivisti dei movimenti, precari, operai, studenti, professionisti e artisti, che hanno deciso di andare oltre le rispettive etichette per rivendicare, come un unico blocco, le stesse istanze. Non è un caso, che la prima loro grande azione di protesta abbia avuto come obiettivo la Banca d’Italia, simbolo del “governo delle banche e della finanza”. Un vero e proprio presidio il loro, che sfocerà nella grande manifestazione, quando centinaia di migliaia di persone sfileranno per le strade romane. «Con l’occupazione della Banca d’Italia (hanno fatto sapere i loro portavoce), vogliamo dimostrare che la democrazia sta fuori da quel palazzo e noi da fuori la riconquistiamo. Faremo interventi, analisi, proposte, ci saranno bande musicali e artisti. Se ci cacciano, torneremo in molti di più». Un movimento che vuole “riprendersi” il Paese dal basso, facendo leva sul fatto che il potere «rappresenta solo l’1% della popolazione». Il punto di partenza è semplice: coinvolgere quante più persone possibili a scendere in piazza («Siamo il 99%») per dare scacco alla finanza e alla politica che ‘se magnano tutto!’ e sono incapaci di dare risposte ad un Paese sempre più in difficoltà.

Foto Sit-in dei "Draghi ribelli" al ministero dell'Economia - 2 di 6 - Roma  - Repubblica.it

Poi ci sono state nel 2011- 2013 le proteste degli studenti e dei precari della scuola contro le politiche del governo massonico Monti (nella foto Monti e Draghi) e i tagli all’istruzione. Nella capitale gli studenti hanno raggiunto il ministero della pubblica istruzione portando con sé alcuni scudi di cartone: “nessun governo amico” e “se ne vadano tutti”. Lo slogan, che unisce molte città italiane, come Milano, Torino, Bologna, Palermo e Pisa recita: “Contro la crisi e l’austerità riprendiamoci la cultura e la città”. Nel 2023 a Padova, Roma, Napoli,Treviso, Rimini, Senigallia, Empoli, Trieste, Palermo e in tante altre città, precari, studenti e professori manifestano e si ribellano contro le politiche di austerity del governo e per la libertà e il diritto al dissenso.

Come andò con Monti, dieci anni fa - Il Post

Gli studenti ancora oggi (2024) sono arrabbiati, amareggiati, delusi dal sistema e da una classe politica che non investe su di loro, inghiottendo avidamente (non hanno perso il vizio) tutti i contributi statali,  come i  250 miliardi del Pnrr dall’Europa a fondo perduto (poi dicono che tangentopoli non c’è più…). In tutta Italia nelle ultime settimane gli studenti stanno facendo occupazione e autogestione perché non rinunciano  ad un futuro migliore, come non rinunciamo noi, il sottoproletariato, formato attualmente da disoccupati che arrancano – sopravvivono alla miseria (altro che diritti…).

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Ora vi proponiamo, per rilassarvi e soprattutto per riflettere su questo mondo ingiusto, di ascoltare queste bellissime canzoni che aiutano a sognare un mondo migliore e a essere più combattivi:

Gli Anarchici.https://www.youtube.com/watch?v=BYvGXCvjIas&list=RDBYvGXCvjIas&start_radio=1&rv=jlL2u8nv4tY

Ballata dell’anarchico Pinelli.https://www.youtube.com/watch?v=jlL2u8nv4tY

E Verrà il dì Che Innalzerem Le Barricatehttps://www.youtube.com/watch?v=ntADLFHLXZ0&list=RDntADLFHLXZ0&start_radio=1

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolarehttps://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs&list=RDLQsTdr2vGNs&start_radio=1&rv=BYvGXCvjIas

Assalti Frontali – Faremo scuolahttps://www.youtube.com/watch?v=PAaFCLIGn4U

Assalti Frontali – COURAGEhttps://www.youtube.com/watch?v=IBeujI0dEpk

TALCO “Danza dell’Autunno Rosa”https://www.youtube.com/watch?v=3SgcaZCLJFk

Il Fantasma di Tom Joad – Stefano “Cisco” Bellotti – Official Videohttps://www.youtube.com/watch?v=u9Yj3YMDut8

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

Modena City Ramblers – I Cento Passihttps://www.youtube.com/watch?v=wE6a-cT6oss

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L’organizzazione scolastica trasforma

l’istruzione, nella nostra epoca, nel più

potente strumento di asservimento

nelle mani dei dirigenti.

F. Ferrer

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Solidarietà a tutti gli studenti e a tutte le studentesse che in questo difficile periodo storico, con molto coraggio, combattono per i loro diritti.

Basta armi, basta guerre!

Pinelli vive.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Finalmente gli studenti si ribellano: a Milano occupato il liceo Carducci (parte 1)

Occupato il liceo classico Carducci di Milano - Radio Lombardia

Il  3 aprile i mass media scrivono che a Milano gli studenti hanno occupato il liceo classico Carducci. Gli studenti quel giorno non sono entrati in classe e hanno fatto un picchetto all’esterno per poi dichiarare occupato l’istituto. Le motivazioni della protesta vengono rivendicate in un comunicato fatto circolare tra i ragazzi e consegnato a preside e vicepreside con la richiesta, disattesa, stando a quanto riferiscono gli studenti, di diffonderlo tra il corpo docente: “Oggi (scrive il collettivo En Rèvolte) abbiamo occupato il nostro liceo. Vogliamo innanzitutto precisare che questa occupazione (visto il contesto sociale cattofascista in cui ci troviamo), non è rivolto al nostro singolo istituto, ma all’intero sistema. Noi non siamo solo studentə, ma la generazione che dovrà costruire il futuro di questa società, siamo cittadinə, per questo vogliamo e dobbiamo viverla attivamente. Non vogliamo imparare ad adattarci o a sopravvivere. Abbiamo bisogno di una scuola che ci dia gli strumenti per sviluppare un pensiero critico in grado di migliorare la realtà di oggi, abbiamo bisogno di una scuola che ci insegni ad affrontare il futuro. Siamo contro un’istruzione scolastica che ci nutre di rassegnazione. La nostra sofferenza è diventata unione per costruire collettivamente un futuro diverso da quello che ci viene offerto”.

Liceo Carducci, studenti sospesi per lo striscione contro Meloni e  Valditara, la nota: «Noi umiliati». Poi il ripensamento | Corriere.it

Gli studenti protestano contro una scuola ancora competitiva e repressiva, dove conta solo ‘il merito’, contro una scuola che non investe sulla manutenzione delle strutture, né sul futuro degli adolescenti, sulla  risoluzione del malessere psicologico, o sull’educazione all’affettività, al sentimento al rispetto delle varie culture. Una scuola – caserma che non interviene per evitare la dispersione scolastica, dove il proletariato e il sottoproletariato sono sempre stati esclusi, come se la cultura fosse sempre stata un diritto solo per le classi sociali privilegiate (piccola, media, alta borghesia). Ma non sono solo questi gli argomenti discussi dagli studenti di Milano che documentano con tanto di sondaggi, grafici e numeri le proprie ragioni, quelle di studenti di una scuola “malata” in una società che lo è altrettanto. L’occupazione potrebbe durare diversi giorni.

Milano, occupato l'istituto Severi-Correnti. Gli studenti: «Ci riprendiamo  i nostri spazi, no alla repressione poliziesca» | Corriere.it

Prima, tre giorni di protesta al liceo Severi-Correnti (foto sopra). Poi le due notti al Virgilio, col preside che ha dormito nella scuola, seguite da 24 ore di occupazione al Beccaria e poi ancora tre giorni al Bottoni. Ma quali sono i motivi che guidano questa nuova ondata di occupazioni? Tanti. Studenti e studentesse non si limitano più a richiedere miglioramenti infrastrutturali o politiche educative, ma stanno ponendo una maggiore enfasi sul benessere psicologico, l’attenzione all’attualità e alla politica sia nazionale che internazionale, in particolare al conflitto israelo-palestinese. Ricordiamo che anche il 23 febbraio scorso a Pisa (foto sotto), la polizia ha caricato e massacrato gli studenti durante i cortei pro-Palestina. Hanno caricato gli studenti pacifisti che cercavano di difendersi come potevano contro gli sbirri bastardi e sleali (forze dell’ordine – disordine: nascono dai gabellotti che erano le guardie del latifondismo e poi si sono trasformati culturalmente in mafia! Cocò e  Cucuzzo, tutti fratelli sono!). Tutta l’area intorno a piazza dei Cavalieri, dove si trova la sede centrale dell’ateneo di Pisa, era circondata dagli agenti in assetto antisommossa. La situazione è stata descritta da alcuni cittadini presenti, che osservavano il pestaggio di una gravità inaudita, col corteo inizialmente bloccato in via San Frediano e successivamente caricato  e massacrato dalla polizia, causando feriti tra gli studenti e le studentesse che sono stati trasportati all’ospedale in ambulanza. I poliziotti coinvolti nel pestaggio sono stati identificati attraverso il cartellino d’identificazione  e quindi non hanno potuto negare (come hanno sempre fatto) la loro responsabilità di quell’assurdo massacro. I genitori dei ragazzi manganellati hanno promesso cause collettive.

Perché la polizia a Firenze e Pisa ha manganellato studenti inermi? -  GognaBlog

Finalmente gli studenti si ribellano per la propria condizione sociale, non vogliono più subire, ma essere protagonisti, vogliono contribuire a cambiare questo mondo troppo ingiusto e fermo ancora alle classi sociali (caste). Non vogliono più subire le condizioni sociali imposte dal potere politico anticostituzionale (destra e sinistra assieme appassionatamente). Vogliono una scuola che li aiuti a costruire il loro futuro. Ricordiamo che le occupazioni nelle scuole sono aumentate del 40% nei primi due mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Quest’anno, nonostante la violenza sbirresca e le varie forme di repressione, tra gennaio e febbraio ci sono state 2.822 manifestazioni, contro le 1.994 dello scorso anno.

Ma facciamo un po’ di analisi storica per capire meglio il problema sociale:

I primi anni ‘60 furono anni di crescita economica e di accumulo di tensioni sociali e politiche causate dalla strategia della tensione (colpi di stato- stragi di stato). Maturarono le basi di quel movimento di opposizione ai poteri forti che ebbe il suo culmine nel 1968. Durante quel periodo, ci fu a Roma l’occupazione della cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, a cui seguì uno scontro senza precedenti tra studenti e forze dell’ordine con centinaia di feriti e numerosi arresti, la cosiddetta battaglia di Valle Giulia (foto sotto). I giovani studenti manifestavano il loro disagio sociale occupando i locali scolastici. Tutto il mondo subì una forte scossa nel ‘68: dal movimento contro l’assassinio di Ernesto Che Guevara in Bolivia, dalla mobilitazione contro la guerra del Vietnam in tutto il mondo occidentale alla rivoluzione culturale nella Repubblica Popolare Cinese, dalla Primavera di Praga in Cecoslovacchia al maggio francese in Francia, dalle mobilitazioni popolari e studentesche in Polonia, Giappone, Messico, Jugoslavia, Repubblica Federale Tedesca al sodalizio “studenti-braccianti-operai” che animò le proteste in Italia. Qui, il ’68 produsse un’onda lunga che si sviluppò grazie all’attività del Movimento Studentesco.

La battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968): l'alba della contestazione in  Italia - MAGGIOFILOSOFICO

Dopo il ‘68 c’è stato il movimento degli anni 70’, un movimento inizialmente spontaneo (ma poi infiltrato dai servizi segreti), caratterizzato dalla dichiarata contestazione al sistema dei partiti e dei sindacati, ma soprattutto dei movimenti politici. Dopo l’uccisione di Aldo Moro, con tutte le sue contraddizioni e i depistaggi, si chiude un’epoca, si spegne un movimento (troppo gerarchico?) che reclamava giustamente i nostri diritti, quelli degli oppressi, ma che riuscì ad ottenere solo lo Statuto dei lavoratori che oggi, con la scusa del libero mercato (lavoro nero e cancellazione dei diritti) ci hanno tolto, col consenso sia della destra anticostituzionale (oggi al parlamento) che della sinistra cattolica (partigiani bianchi traditori), cattosinistroidi: centro destra e centrosinistra democristiano. Quindi i Movimenti si spengono. Ci vorrà un decennio e l’emergere di una nuova generazione per articolare un qualche movimento di protesta a fronte di una situazione scolastica e universitaria rimasta immutata nel tempo e con tutte le sue problematiche non risolte: alla fine degli anni ‘80, alla vigilia del crollo del muro di Berlino e dell’inizio della cosiddetta era post-moderna, riesplose in Italia il movimento studentesco. Poi arrivano gli anni ‘90 caratterizzati invece da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell’economia e delle istituzioni italiane. Le indagini portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano detto Tangentopoli. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. Le inchieste, inizialmente condotte da un pool della Procura della Rep. di Milano, poi allargate a tutto il territorio nazionale, diedero vita ad una grande indignazione dell’opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana (centrodestra/centrosinistra), il Partito Socialista Italiano, il PSDI, il PLI sparirono o furono fortemente ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio ad una II Repubblica. Il ‘94 si caratterizzò per la discesa in campo del pedofilo P2ista Berlusconi (centrodestra).

mauro suttora: The Independent: Italian stallions

Nella prima metà degli anni ’90 (erano passati solo un paio d’anni dalla fine dei movimenti studenteschi), avviene un consolidamento delle attività dislocate sul territorio. Cessano di esistere i Movimenti e ogni regione, ogni città, ogni realtà politica comincia a pensare per sé. I Centri Sociali divennero il perno attorno a cui girava l’Autonomia e l’Autorganizzazione. Ma l’ala studentesca , sempre più marginata e marginale, perse importanza. Ma in questo clima di dispersione e di crisi (gli studenti si politicizzarono), nacquero le associazioni come l’ UDS (unione degli studenti) , collocabili nell’area del PDS. Anche l’ UDU (unione degli universitari) e gli studenti  vicini alla CGIL, riuscirono a raccogliere sotto le loro bandiere buona parte degli studenti. Ma gli anni ’90 sono anche anni in cui i movimenti radicali di destra si riorganizzano. Con lo scioglimento dell’ MSI molti militanti dell’estrema destra si ritrovarono senza punti di riferimento. Ma a riorganizzarne le file ci pensarono Fiore e Morsello (foto sotto). Dopo la morte del secondo, Fiore rientrò, dopo una lunga latitanza in Inghilterra, dove si era nascosto aspettando che le acque si calmassero, per infiltrarsi poi nei movimenti di centro destra e centrosinistra, e riprendere il potere politico economico militare. Tornato in patria fondò l’organizzazione neo-nazista, tristemente nota col nome di Forza Nuova.

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Lo Stato è nato dalla forza militare;

si è sviluppato servendosi della forza militare;

ed è ancora sulla forza militare che

logicamente deve appoggiarsi per mantenere

la sua onnipotenza.

Dal “MANIFESTO INTERNAZIONALE ANARCHICO CONTRO LA GUERRA” (1915)

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Solidarietà a tutti gli studenti che in questo periodo storico, combattono per i loro diritti.

Basta armi, basta guerre!

Pinelli vive.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Il compagno Anarchico Alfredo Cospito è ancora al 41-bis: la Cassazione respinge il ricorso

Alfredo Cospito resta al 41 bis, la Cassazione dichiara inammissibile  ricorso dell'anarchico - Il Fatto Quotidiano

Il 20 marzo i mass media scrivono che la Cassazione dice no alla revoca del 41 bis per Cospito. La corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Alfredo Cospito, volto alla revoca del carcere duro (tortura). L’anarchico protagonista di un lungo sciopero della fame contro il regime di massima sicurezza, ha rischiato la vita e attualmente è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

L’avvocato Albertini aveva presentato una istanza contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza che confermava i rigetti del ministro Nordio sulle richieste di revoca anticipata del carcere duro. In altre parole, ha stabilito che Cospito deve rimanere ancora al 41-bis.

Contro il 41-bis, e l’ergastolo ostativo, Cospito aveva iniziato uno sciopero della fame durato 6 mesi, interrotto il 19 aprile 2023 dopo che la Corte Costituzionale giudicò illegittimo non considerare eventuali attenuanti per uno dei casi che lo hanno incolpato: cioè l’esplosione di due petardi piazzati nel giugno del 2006 davanti alla caserma dei carabinieri di Fossano (Cuneo), che naturalmente non provocarono morti né feriti. Una pronuncia che avrebbe potuto fargli ottenere sconti di pena e evitargli l’ergastolo. Pochi mesi dopo infatti, la Corte d’assise d’appello di Torino ricalcolò la pena inflitta a Cospito in 23 anni di reclusione (che sforzo…). Lo sciopero della fame aveva fortemente debilitato il compagno Cospito, portandolo a perdere circa 50 chili. Cospito è stato condannato ingiustamente al regime di 41-bis per un attentato che non ha provocato né morti né feriti ma, per aggravare la condanna viene considerato dallo Stato un ‘reato stragista’, quindi una ‘strage politica’. Reato previsto dall’articolo 285, che però non è stato applicato né per le stragi di Stato di Capaci e via D’Amelio, né per quella della stazione di Bologna.

Alfredo Cospito è l’unica persona detenuta al 41-bis incarcerata per motivi politici, ha riportato al centro del dibattito pubblico l’uso del regime di carcere duro, al quale è stato condannato per una strage che non ha causato alcun morto o ferito. È una discussione che riguarda la proporzionalità della pena e la possibilità che la sua condanna si trasformi in ergastolo ostativo, con cui perderebbe ogni possibilità di accedere ai diritti penitenziari.

Ma facciamo un po’ di storia per capire meglio il problema:

Le vicende che portano Cospito in carcere hanno inizio nel 2012. Erano gli anni delle politiche di austerità del cattosinistroide Mario Monti, senatore a vita dal 9/11/2011, e dal 16/11/2011 fino al 28/4/2013 è stato Presidente del Consiglio dei ministri della Rep. italiana. Erano gli anni in cui ci  toglievano lo statuto dei lavoratori (conquiste e diritti ottenuti con le lotte di classe negli anni ‘70) e ci imponevano il libero mercato (sfruttamento legalizzato); ci fu anche allora un picco dei licenziamenti individuali e collettivi: dal 2011 al 2012 sono stati licenziati 2 milioni di lavoratori e lavoratrici.

Con le condanne inflitte ingiustamente ad Alfredo Cospito, lo Stato italiano stragista ha trasformato il carcere duro in pena di morte. Ma analizziamo le condanne:

La scheda: ecco chi è Roberto Adinolfi - La Stampa

Cospito viene condannato il 7/5/2012 per una azione diretta contro Roberto Adinolfi (foto sopra), l’amministratore delegato di Ansaldo nucleare dal 2007 (azienda italiana che opera nel settore nucleare e che realizza centrali nucleari di terza generazione), sparandogli un colpo di pistola al polpaccio. Per quell’azione diretta il compagno anarchico individualista Cospito viene condannato a dieci anni e otto mesi di carcere nel 2013. L’azione diretta attuata da Cospito (sparo al polpaccio), serviva per rivendicare e ricordare ad Adinolfi che noi italiani avevamo detto NO al nucleare già nel 1987, quindi lui ricopriva un ruolo illegale. Ricordiamo che lo sfruttamento e l’inquinamento del nucleare in Italia ha avuto luogo tra il 1963 e il ‘90. Dopo tale anno, le centrali nucleari italiane sono state tutte chiuse, per decisione politica presa sull’onda del risultato del referendum del 1987.

Ma non è finita qua:  Cospito mentre era in prigione, viene accusato anche di aver piazzato, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due petardi considerati dai magistrati e dagli sbirri come bombe a basso potenziale in un cassonetto vicino alla scuola dei carabinieri P2 di Fossano, in provincia di Cuneo. La loro esplosione naturalmente non ha causato né morti né feriti. Per questa nuova accusa, Cospito è stato condannato ad altri 20 anni di carcere per strage, venendo inserito nel circuito penitenziario ad alta sicurezza previsto per reati associativi come la mafia, con una sorveglianza molto stretta e togliendogli ulteriori diritti, come la possibilità di scrivere pubblicazioni. Tuttavia, nel 2022, dopo 6 anni di detenzione, sotto richiesta del procuratore generale, la Corte di Cassazione ha deciso che Cospito doveva essere giudicato ingiustamente per il reato di “strage politica”.

Ma ora analizziamo bene che cos’è il regime penitenziario che istituisce il cosiddetto “carcere duro”:

Art. 41 bis: cos'è il carcere duro e come funziona

Gli ermellini (giudici) si sono attaccati ingiustamente all’articolo 285 del codice penale, che prevede l’ergastolo anche se l’attentato (azione diretta) non ha provocato nessun morto o ferito. Una scelta durissima e poco utilizzata, dato che l’articolo 285 non è stato applicato né per le stragi di Stato di Capaci e via d’Amelio e nemmeno per la strage di stato alla stazione di Bologna. Cospito è nato a Pescara, città che ha poi lasciato in favore di Torino, dove al momento dell’arresto viveva con la compagna Anna Beniamino. Anche lei si trova ancora oggi in carcere. Alfredo Cospito e Anna Beniamino vengono condannati rispettivamente a 20 e 16 anni di carcere. I magistrati emettendo la sentenza, hanno citato l’articolo 422 del codice penale, quello sulle stragi. Cospito, durante l’udienza aveva definito “assurda” l’accusa di aver  “commesso una strage politica per due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno”.

A ottobre 2023, il tribunale della Sorveglianza di Roma aveva deciso (abuso di potere) che non ci sarebbe stata alcuna revoca anticipata del 41 bis. Il verdetto è arrivato nonostante anche la Direzione nazionale antimafia, a cui era stato chiesto un parere sul caso, si fosse detta favorevole alla revoca anticipata del carcere duro. E ora il compagno individualista Cospito è stato condannato ingiustamente di strage nonostante non avesse fatto nessun morto, lo Stato lo ha voluto condannare ingiustamente dandogli l’egastolo, dove non poteva accedere a nessun diritto, e rinchiuso in una piccola cella ammuffita 24 ore su 24, rinchiudendolo a vita: pena di morte!!

Milano, le stragi e il terrorismo: il museo è online - Radio Lombardia

Ma per capire meglio l’ingiustizia subita da Cospito bisogna andare indietro nella storia e partire dalle stragi di Stato fatte in Italia attraverso il piano militare Nato, chiamato Strategia della tensione, che si basava principalmente su una serie preordinata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario come le dittature militari e il 41 Bis. Nel 1969 vi furono in Italia 145 attentati dinamitardi (di cui 96 eseguiti dall’estrema destra): La parola strage di stato fu coniata nel 1969, dopo la strage di piazza Fontana,  anche se la strategia della tensione inizia però con la strage di Portella della Ginestra (1947), e con  il piano Solo: un colpo di stato eseguito dal generale dei carabinieri De Lorenzo nel 1964. La strage di Piazza Fontana fu eseguita da gruppi neofascisti (braccio armato dello stato come i nuclei clandestini dello stato, o il doppio Sid – doppio servizio segreto) e dai  settori deviati degli apparati di sicurezza dello Stato, con complicità e legami internazionali.  Ma l’arma stragista non finì i suoi eccidi, e fu usata ancora nel 1970 con la strage di stato di Gioia Tauro dove ci furono  6 morti 77 feriti, nel 1973 invece ci fu la strage di stato alla questura di Milano (foto sopra), dove ci furono 4 morti e 52 feriti, poi ci fu nel 1974 la strage dell’Italicus dove ci furono 12 morti e 48 feriti, poi la strage di stato di Piazza della Loggia sempre nel 1974 con 9 morti e 101 feriti, nel 1980 la strage di stato di Bologna invece fece 85 morti e oltre 200 feriti. Ma le stragi di Stato non furono eseguite solo dalla destra (braccio armato), ma anche da organizzazioni di strutture segrete, in alcuni casi paramilitari e comunque eversive (Rosa dei Venti, Nuclei di difesa dello Stato, loggia P2 ecc.) e i loro collegamenti internazionali come le strutture Gladio o Stay-behind, che servivano per la progettazione e la minaccia di colpi di Stato (il piano Solo del 1964, il tentato golpe Borghese del 1970), e infine la sistematica infiltrazione nei movimenti di massa e nelle organizzazioni extraparlamentari di sinistra, al fine di innalzare il livello dello scontro (le stragi di Stato sono state ideate dal Patto Atlantico, un patto militare firmato da Stati Uniti, Canada e vari paesi dell’Europa occidentale nel 1949, che ha dato origine alla NATO, rappresentando nel corso della guerra fredda il cosiddetto ‘blocco occidentale’.

Ma la cosa assurda è che Cospito, che non ha fatto morti ne’ eccidi, viene condannato a morte – carcere a vita, mentre i galoppini: Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini (ex agente del SID), rimasero impuniti per la strage di Piazza Fontana, vennero assolti dallo Stato (i loro mandanti), mentre i loro compari, gli ex ufficiali del SID Gianadelio Maletti e Antonio Labruna vennero condannati per falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini: tale sentenza venne confermata nel 1987, dalla Corte di Cassazione. Rimasero impuniti per la strage di stato di piazza fontana anche Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni (esponenti cattofascisti e dirigenti della cellula veneziana-mestrina di Ordine Nuovo), fu riconosciuto il coinvolgimento di Carlo Digilio (anch’egli ex militante di Ordine Nuovo e sedicente ex agente segreto), reo confesso di aver partecipato al confezionamento della bomba, ma la sua imputazione fu prescritta, grazie ai benefici della collaborazione di giustizia e la pena estinta prima che la sentenza fosse definitiva.

Memorie - Strage ferroviaria di Gioia Tauro, la storia di Reggio e  dell'Italia - strill.it

Ma non è finita qua: per la strage di Gioia Tauro (foto sopra), i neofascisti Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella furono riconosciuti esecutori materiali, ma tutti deceduti prima della sentenza definitiva; per la strage di Peteano vennero condannati Vincenzo Vinciguerra (reo confesso), Ivano Boccaccio (riconosciuto colpevole post mortem) e Carlo Cicuttini. I carabinieri Antonio Chirico, Dino Mingarelli e Giuseppe Napoli sono stati condannati per aver depistato le indagini. Nel 1993 il perito balistico Marco Morin (un tempo consulente di fiducia della Procura della Rep. di Venezia), è stato condannato per peculato e favoreggiamento, insieme ad altri Ufficiali accusati di falsa testimonianza; per la strage dell’Italicus si accertò una responsabilità del movimento Ordine Nero, ma gli imputati (i neofascisti Mario Tuti, Piero Malentacchi e Luciano Franci) furono tutti assolti dallo stato; per la strage di piazza della Loggia venne riconosciuta la colpevolezza di Carlo Digilio (reo confesso), e post-mortem di Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati, mentre furono assolti gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi. Nel 2015, dopo un lungo iter ancora in corso, furono condannati in appello Carlo Maria Maggi come mandante e Maurizio Tramonte (ex informatore del SID con lo pseudonimo di «Tritone») come uno degli esecutori; per la strage di Bologna vennero condannati come esecutori Luigi Ciavardini, Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (membri dei NAR) mentre l’ex capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, gli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza (collaboratore del SISMI) sono stati condannati per depistaggio. Per la strage del Rapido 904 vennero condannati il boss mafioso Giuseppe Calò e altri personaggi a lui legati (Guido Cercola, Franco Di Agostino e l’esperto tedesco di esplosivi Friedrich Schaudinn). Secondo la sentenza del processo, Cosa Nostra organizzò la strage al fine di distogliere l’attenzione delle autorità dalle indagini del pool antimafia e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Il boss Salvatore Riina, processato come mandante, venne invece assolto nel 2015 (si è pagato i giudici…). Licio Gelli quando fu condannato per le stragi di stato dichiarò ai mass media: «Giulio Andreotti [foto sotto] sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità… io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello».

I “MISTERI” DEL PAESE: ANDREOTTI, IL SIGNORE DEGLI ANELLI? | Triskel182

Dietro alle stragi di stato c’erano settori statali che eseguivano azioni terroristiche ai danni dei civili. Un piano militare che portava avanti una teoria che sarebbe consistita nella divisione, manipolazione e controllo dell’opinione pubblica mediante l’uso di paura, propaganda, disinformazione, manovre psicologiche, agenti provocatori e attentati terroristici compiuti mediante l’utilizzo della tecnica detta False flag, o falsa bandiera, congegnati in modo tale da farli apparire ideati ed eseguiti da membri di organizzazioni dell’estrema sinistra o gruppi anarchici, nei quali era coinvolto un coacervo di forze e soggetti tra loro differenti (gruppi terroristici della destra neofascista, logge coperte della massoneria, parti deviate dei servizi segreti, nonché strutture e organizzazioni segrete). Andreotti, Fanfani, Rumor (foto sotto) e almeno una dozzina di altri potenti democristiani (sia di destra che di sinistra), dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati e messi a regime di 41 Bis, invece sono rimasti impuniti, nonostante vennero accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzi coi petrolieri, con gli industriali, coi banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna, distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia come il Ponte sullo Stretto di Messina ideato già allora, nel 1840 come magna magna da Ferdinando II di Borbone, re del Regno delle Due Sicilie dal 1830 al 1859, e ancora oggi lo Stato ci magna sopra attraverso i sovvenzionamenti statali (1948 – Piano Marshall,  2021 – piano economico di 250 miliardi di Euro della Comunità europea a fondo perduto).

rumor

Il giornalista Roberto Scardova, assieme a Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna), ipotizza un’unica strategia anticomunista internazionale, attuata in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Italia con la strategia della tensione, che comprendeva falsi golpe di avvertimento e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in America Latina coi colpi di Stato dell’operazione Condor (Cile, Argentina), con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani, importanti politici italiani e stranieri. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto servizio o «Anello», il cui capo durante la Repubblica, secondo quanto detto anche da Licio Gelli, sarebbe stato Giulio Andreotti. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall’estero (sia dalla NATO, sia dal petrolio della Libia di Gheddafi, in affari segreti coi governi di Andreotti e con l’ENI di Eugenio Cefis) e da faccendieri italiani.

Avete fatto colpi di stato e stragi di stato, facendo eccidi e uccidendo migliaia di civili e siete rimasti impuniti! Vi siete comperati i magistrati, come fa la mafia,ma siete peggio della mafia, che è analfabeta, invece voi avete in mano anche la cultura e quindi eravate ben coscienti di quello che stavate facendo: vergogna! Adesso controllate noi Anarchici che vogliamo cambiare questo mondo di merda ingiusto e crudele, volete condannnare noi Anarchici, sognatori e utopisti!

Vergognatevi: i terroristi siete Voi!! – Terroristi dello stato!!

Fuori il compagno Anarchico Cospito dal 41 Bis!!

Dentro la Meloni anticostituzionale nel carcere del 41 Bis e fuori dal carcere il compagno individualista Cospito condannato ingiustamente dallo Stato stragista!!

Basta con la musica banale dei Rave Party, vogliamo musica sensata che ci aiuti a pensare e a riflettere, che non ci renda mediocri e banali come vorrebbe lo stato con tutti i suoi piani militari.

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Bisogna pure che la verità venga su

dai tuguri poiché dall’alto non vengono

altro che menzogne

Louise Michel

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Col Decreto Caivano aumentano i ragazzi minorenni rinchiusi nelle carceri italiane

Carcere minorile Beccaria di Milano

Il questi giorni i mass media fanno una statistica su quanti ragazzi minorenni ci sono rinchiusi nelle carceri italiane. I ragazzi detenuti nei 17 istituti penali per minorenni sono 496. Solo 13 le giovani donne, 254 gli stranieri. L’istituto con più presenze è il Beccaria di Milano (foto sopra), con 69 ragazzi, quelli con meno sono Quartucciu in Sardegna, con 8 ragazzi presenti, e Pontremoli in Toscana, unico IPM (Istituti Penali per i Minorenni) interamente femminile d’Italia, con 8 ragazze. Le altre 5 ragazze presenti sono distribuite tra Napoli e Roma. È quanto emerge dal 7° rapporto di Antigone presentato in questi giorni a Roma, dedicato alla giustizia minorile. Nel 2023 c’è stata una crescita (425 presenti in media, 53 in più), invece, si superano i numeri degli anni passati e si arriva a gennaio 2024 a sfiorare le 500 presenze. La presenza negli IPM oggi riguarda soprattutto ragazzi e ragazze minorenni, ma in questi istituti possono esserci anche i giovani tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso il reato da minorenni e hanno raggiunto la maggiore età successivamente. La fascia più rappresentata è quella tra i 16 e i 17 anni. Al 15 gennaio scorso i minorenni erano il 50,1%, ma in passato sono stati a lungo di più i ragazzi e le ragazze maggiorenni, che erano il 58,5% il 15/1/2022 e il 57,6% al 15/1/2020. Per quanto riguarda gli stranieri negli istituti penali minorili, questi rappresentano il 51,2%: i ragazzi sono prevalentemente originari della Tunisia (12,3%), del Marocco (10,6%) e dell’Egitto (10,4%). Le ragazze invece vengono soprattutto dalla Bosnia-Erzegovina (23,3%), dalla Serbia (10%) e dalla Croazia (8,3%). Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani, minorenni per il 64,2% contro il 50,8% degli italiani. Sono più spesso in custodia cautelare (il 75,6% contro il 61,2% degli italiani) e commettono generalmente reati meno gravi: per il 63,9% sono detenuti per reati contro il patrimonio contro il 47,2% degli italiani. I 17 Istituti Penali per i Minorenni (IPM) assicurano l’esecuzione dei provvedimenti dell’Autorità giudiziaria quali la custodia cautelare o l’espiazione di pena dei minorenni autori di reato. “Un sistema cambiato, costretto oggi ad affrontare nuove difficoltà rispetto al passato”. E’ questo il quadro che emerge dalle visite di Antigone nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia la cui sintesi è registrata nel 7° rapporto sulla giustizia minorile in Italia presentato i questi giorni. Ci sono molti reparti chiusi per ristrutturazioni e così, per la prima volta dopo tanto tempo, “alcuni IPM hanno iniziato a riscontrare situazioni di sovraffollamento. È questo il caso degli Istituti di Milano, Treviso, Torino, Potenza e Firenze dove, al momento della visita dell’Osservatorio, il numero di ragazzi ospitati superava le capienze regolamentari. A Torino la direzione è stata costretta per qualche giorno a predisporre dei materassi a terra. A Firenze, la stanza solitamente utilizzata per l’isolamento sanitario è stata adibita a camera di pernottamento. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento (commenta Antigone), segno evidente degli effetti del Decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.

Lotta alla criminalità minorile, Meloni «ci mette la faccia» - 24+

Altro effetto del decreto è la notevole crescita degli ingressi in IPM per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno. Quanto alla criminalità minorile, questa secondo i dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno relativi ai minorenni arrestati e/o indagati nel periodo 2010-2022, “è più o meno stabile”. Nel 2021, dopo il trend in discesa degli anni precedenti, si è registrato un lieve aumento rispetto al 2020 (28.954 segnalazioni) mentre nel 2022 si rileva un considerevole incremento delle segnalazioni, con 32.522 minori segnalati, andando quasi ad eguagliare il picco raggiunto nel 2015 con 32.566 minori segnalati. E’ nelle regioni del Nord-Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) che si registra il maggior numero di segnalazioni: circa 10mila le denunce. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è il furto, che pesa per il 15,1% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nell’anno, e addirittura il 35,6% per le sole donne. I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in IPM nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l’8,6%.

Puglia, cinque suicidi in carcere da gennaio "Situazione di estrema  criticità" - Il Fatto Quotidiano

Di fatto, se si confrontano i delitti a carico delle persone entrate in IPM nel corso del 2022 con quelle entrate nel 2023, la crescita maggiore è quella registrata appunto per le violazioni della legge sugli stupefacenti, che sono aumentate del 37,4% in un solo anno. 2023. Il numero delle persone in carcere continua a crescere e si aggravano molti dei problemi cronici del nostro sistema penitenziario. Antigone mette a disposizione di tutti l’esito di un anno del proprio lavoro raccontando i problemi del carcere, indicando possibili soluzioni e fornendo un quadro aggiornato sul contrasto alla tortura. Nelle carceri italiane ci sono oltre 6 suicidi al mese. Sovraffollamento, sporcizia e carenze di personale: la situazione nei penitenziari è al limite e i tanti detenuti che nel 2023 si sono tolti la vita certificano l’emergenza.

Suicidio al carcere Don Bosco: a togliersi la vita un 30enne detenuto per  spaccio

Nel mese di gennaio 2024 i giovani detenuti in misura cautelare erano 340 contro i 243 dell’anno precedente. Sono i dati allarmanti contenuti nel settimo rapporto sulla giustizia minorile pubblicato il 20 febbraio da Antigone, che dagli anni ‘90 si occupa di giustizia penale. “Siamo molto preoccupati (spiega ad Altreconomia Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’associazione). Per il sistema, che sembra rinnegare i suoi principi ispiratori, per gli operatori che spesso lavorano con strumenti sempre più inefficaci e soprattutto per i giovani che si ritrovano attorno più sbarre e meno speranze per il loro futuro”. Secondo Antigone sarebbe causato soprattutto dagli effetti del decreto varato dal Governo Meloni a metà settembre 2023 (convertito in legge il 14 novembre) in seguito allo stupro di due ragazze al Parco Verde di Caivano a Napoli. Due dati lo confermerebbero. Da un lato, come detto, l’aumento della custodia cautelare (il 68,5% è detenuto in attesa di una condanna definitiva). Dall’altro, invece, il fatto che quasi il 60% della popolazione detenuta negli IPM sia minorenne: le strutture, in cui possono essere reclusi giovani fino al compimento dei 25 anni, negli anni precedenti, in modo più o meno costante, ospitavano soprattutto maggiorenni (il 57-58% del totale). “Questa inversione di tendenza è frutto delle norme del ‘decreto Caivano’ che amplia la possibilità di ricorrere alla custodia cautelare e dà il potere al direttore dell’istituto di trasferire i detenuti diventati maggiorenni subito nel carcere per adulti. Così, entrano più minorenni in custodia cautelare e per fare posto e risolvere le situazioni di conflitto più difficili da gestire, i diciottenni vengono ‘scaricati’ nella fabbrica di criminalità che oggi rappresentano i penitenziari. Interrompendo nei fatti il loro percorso di crescita”. La criminalità minorile torna ai livelli del 2015 con 32.522 ragazzi segnalati alle autorità, in aumento rispetto ai dati bassi del 2020 ma influenzati dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. In generale, il sistema della giustizia minorile “funziona meglio per chi è a monte maggiormente garantito e può contare su reti sociali e familiari esterne”, si legge nel rapporto. La presunta assenza di reti sociali comporta anche una maggior frequenza di trasferimenti per gli stranieri reclusi. “Si dà per scontato che non abbiano rete territoriale e quindi, più spesso, sono loro ad essere trasferiti sul territorio nazionale e non gli italiani e questo causa molti disagi”, sottolinea Marietti che è anche coordinatrice dell’area minori. Per poter tornare nei territori di appartenenza, diversi reclusi hanno messo in atto proteste sfociate, nei casi più gravi, in incendi e danneggiamenti degli ambienti sfociate poi in un ulteriore trasferimento in un altro IPM o addirittura nei penitenziari per adulti. “Non sono pacchi (sottolinea Antigone) questi continui cambi di istituto rendono difficile impostare percorsi adeguati”. Trasferimenti che, spesso, avvengono per violazioni disciplinari o per difficoltà di gestione dei ragazzi. Gli operatori degli IPM indicano un aumento dei “casi difficili” che fanno ingresso nelle strutture “Si tratta spesso di minori stranieri non accompagnati, in situazioni di profonda marginalità (si legge nel rapporto). Casi di disagio psichico, di disturbi comportamentali e di abuso di psicofarmaci, danno vita di frequente ad eventi autolesionistici”. La risposta al disagio, spesso sociale, è però farmacologica, “Fine pillola mai” incentrata sull’abuso di psicofarmaci all’interno degli istituti. “Tutto viene ‘psichiatrizzato’ (commenta Marietti) e qualsiasi disagio sociale è gestito attraverso il farmaco e non con una presa in carico seria”.

Nella relazione del ministero della Giustizia che ha accompagnato l’inaugurazione dell’anno giudiziario lo scorso 25 gennaio la strada tracciata è quella di “costituire nuove tipologie di strutture residenziali, inizialmente in via sperimentale, che possano garantire interventi specifici”. Lo slogan “Punire per educare” è diventata una politica cattofascista attiva. Una politica perdente: la giustizia minorile non meritava le involuzioni normative presenti nel cosiddetto decreto Caivano che ci riporta qualche decennio indietro nella storia giuridica del nostro Paese”. In totale sono 628 le comunità esterne che accolgono minori o giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali di cui solo 3 sono pubbliche. “La rete delle comunità private è disomogenea rispetto all’offerta di attività e alla vita interna con un contributo ministeriale spesso insufficiente al sostegno necessario e a formare adeguatamente il personale”. Antigone critica, infine, la norma del decreto Caivano che regola il cosiddetto “percorso di rieducazione del minore”: si prevede che se il ragazzo o la ragazza che rifiutano di svolgere lavori socialmente utili o altre attività a titolo gratuito perdano di fatto la possibilità della sospensione del processo con messa alla prova. Un punto centrale per Marietti: “Per un giovane magari è meglio studiare piuttosto che lavorare, con questa norma di fatto si perde di vista l’individualizzazione dei percorsi. Non è un tecnicismo ma un’idea di giustizia minorile che è distante da quella che, a partire dagli anni ‘90, ha ispirato il nostro sistema partendo proprio dal rispetto del principio del ‘superiore interesse del minore’”. Secondo l’associazione, le misure introdotte stanno avendo effetti negativi sul sistema della giustizia minorile, portando a un incremento sia del ricorso alla detenzione che della qualità dei percorsi di recupero per i giovani autori di reato. L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere sta stravolgendo l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988, con conseguente impennata degli ingressi negli Istituti penali minorili (IPM), sottolinea il Rapporto. Le parole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: “Il sistema penitenziario italiano si avvicina a passi da gigante a livelli di sovraffollamento che configurerebbero un trattamento inumano e degradante generalizzato delle persone detenute. Bisogna prendere provvedimenti e prenderli ora perché, con gli attuali ritmi di crescita, a fine 2024 saremo in una condizione drammatica. I 15 suicidi di questo primo mese e mezzo dell’anno siano un campanello d’allarme che risuona. L’edilizia penitenziaria non sembra essere una soluzione perseguibile, per diverse ragioni, prime tra tutte i costi e i tempi: per costruire un carcere di 250 posti servono circa 25 milioni di euro. Oggi, per i numeri sopra citati, servirebbero 52 nuove carceri, per una spesa che si aggira intorno al miliardo e 300 milioni di euro. Ma le carceri vanno riempite anche di personale (agenti, educatori, psicologi, direttori, medici, psichiatri, amministrativi, assistenti sociali, mediatori…), con un aumento annuo del bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e del Ministero della Salute, che già oggi fanno fatica a garantire le presenze necessarie, con tutte le figure professionali in pesante sotto organico, come già osservato. Relativamente ai tempi, per costruire un carcere sono necessari anni, mentre l’emergenza di sovraffollamento è qui e ora. Ma non è la sola emergenza cruciale.

Taga Focus - 22/12/2022

Non servono più carceri, come afferma Cosima Buccoliero (foto sopra). La nostra Costituzione prescrive all`articolo 27 che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Il carcere minorile dovrebbe pertanto essere, più di quello per gli adulti, un luogo di transito verso nuove opportunità culturali e sociali. Opportunità come la messa alla prova, pensata nel 1988 per i minori e dal 2014 applicata anche agli adulti con ottimi esiti. L’istituto non è soltanto un`alternativa al carcere, ma anche allo stesso processo: si tratta in pratica di inserire il ragazzo in una comunità e vedere come si comporta. Se tutto procede nel verso giusto, si può arrivare all`estinzione del reato. I risultati sono stati finora entusiasmanti: nel 2014 la messa alla prova ha salvato l’80% dei minori coinvolti. Ma se recuperare i giovani del Nord è più facile per via di una maggiore disponibilità di risorse, di chance lavorative più consistenti e di contesti operativi più favorevoli, al Sud l’impresa è decisamente più ardua. I 76 istituti visitati da Antigone sono sempre più fatiscenti, anche perché il 31,4% è stato costruito prima del 1940 e la maggior parte addirittura prima del 1900. Nel 10,5% delle carceri non tutte le celle sono riscaldate; nel 60,5% le celle non hanno acqua calda garantita tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno; nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia; nel 34,2% non ci sono spazi per lavorazioni; nel 25% non c’è una palestra o non è funzionante. Infine, nel 22,4% non c’è  un campo sportivo o non è funzionante.

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Modena City Ramblers – I Cento Passihttps://www.youtube.com/watch?v=KUpcxdg2Iqs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Mai schiavo (feat. Assalti Frontali)https://www.youtube.com/watch?v=sSTJdDUpioM

Assalti Frontali – “ROMA METICCIA” official videoclip – 2011https://www.youtube.com/watch?v=DDiyBA94w_g

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

TALCO “Danza dell’Autunno Rosa” (Official video)https://www.youtube.com/watch?v=3SgcaZCLJFk

Il Ballo Di Aurelianohttps://www.youtube.com/watch?v=1mOLV2w-W9s

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

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Se veramente la parola delitto avesse un significato,

nessun delitto sarebbe maggiore di quello che

la società compie col lasciar sussistere la miseria.

L. Molinari

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Ne’ con la NATO, ne’ con la Russia!!!

Solidarietà con tutti i carcerati/e Anarchici

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Solidarietà al compagno Anarchico Luca Dolce e ai compagni Anarchici del circolo Berneri

Arrestato l'anarchico Luca Dolce: era stato in carcere con Cospito

E’ stato arrestato in questi giorni a Bordighera (Imperia),il compagno anarchico individualista Luca Dolce, latitante dal 2021 ed è stato portato nel carcere di Imperia. Luca Dolce deve scontare 3 anni, 6 mesi e 15 giorni di reclusione per reati legati alla suo impegno nella lotta anarchica per l’emancipazione sociale di tutti e non solo per pochi privilegiati. Luca Dolce è destinatario di un ordine di custodia cautelare in carcere, emesso dal Tribunale di Trento. Lo vogliono additare come terrorista come hanno fatto allora con il compagno Pinelli, incolpandolo per la strage di Piazza Fontana e passato da terrorista. Una delle tante stragi di stato avvenute negli anni ‘60/’70, la strage di Piazza Fontana del 1969 fu fatta apposta dallo stato per nascondere il piano militare della strategia della tensione (organizzata dal Patto atlantico anticomunista nel 1949), UN PIANO MILITARE REPRESSIVO che prevedeva colpi di stato e stragi di stato organizzate dallo stato militarizzato terrorista della Nato. Luca Dolce sta subendo gli stessi metodi bastardi usati dagli sbirri per sconfiggere gli Anarchici, che sono sempre stati dalla parte degli oppressi e non dalla parte degli oppressori, lottano per gli ultimi (secondo la classe gerarchica borghese), i più deboli, i più sfortunati, per gli sfruttati e per i detenuti che vivono ancora oggi IN LAGER DOVE SEI IN MANO ALLE GUARDIE, ALLA MILITARIZZAZIONE E ALL’ORGANIZZAZIONE REPRESSIVA, GERARCHICA delle guardie e della loro LOGICA BASTARDA! ANCORA OGGI FERMI ALLA LOGICA FASCISTA!! A Luca Dolce gli hanno dato del terrorista solo per le sue idee anarchiche di voler cambiare questo mondo pieno di ingiustizie sociali!!

Scritte contro Lega e Borgonzoni in Zona U: 'Il PD condannerà l'accaduto?'

Nel 2021 Luca Dolce è stato condannato a 2 anni e 4 mesi dopo gli scontri con le forze dell’ordine in occasione di una manifestazione organizzata contro la Lega nel 2018, anche se, come al solito, alle manifestazioni SONO GLI SBIRRI CHE ATTACCANO O PROVOCANO E TU DEVI CERCARE DI DIFENDERTI dalle loro manganellate in testa e devi coprirti col casco per evitare che ti ammazzino, devi difenderti dalla loro ferocia (cocainomani!).

Sempre nel 2021 l’autorità giudiziaria di Trento ha emesso un provvedimento che unificava le pene concorrenti stabilendo per Dolce 3 anni e 6 mesi. L’ultima condanna è del 17 marzo scorso, quando la Corte d’appello di Trento lo ha condannato, assieme ad altri 62 anarchici, a tre anni di reclusione per i reati commessi al Brennero il 7 maggio 2016 durante una manifestazione di protesta contro il muro anti migranti annunciato, e mai realizzato, dal governo austriaco.

Con sentenza del 2023 Luca Dolce è stato condannato a 3 anni di reclusione per reati in materia di ordine pubblico, sempre per i disordini relativi all’anno 2016 quando il movimento Anarchico trentino ha partecipato alla manifestazione contro le frontiere al Brennero.

Ma per ricordarci dei metodi bastardi attuati dalle forze del disordine, ricordiamoci  cosa successe alla SCUOLA DIAZ A Genova nel 2001, dove massacrarono e torturarono dei ragazzini giovani all’interno della scuola, colpevoli solo di aver partecipato alla manifestazione contro il G8. Quella notte del 21 luglio 2001, alla scuola Diaz ci furono molti abusi di potere da parte delle forze del disordine, avvenuti al termine delle tre giornate del vertice dei signori del mondo. Il complesso scolastico Diaz, in quell’occasione era stato adibito a centro stampa del coordinamento del Genoa Social Forum, rappresentato da Vittorio Agnoletto. Quella sera gli sbirri (i reparti mobili della polizia di stato insieme ai battaglioni dei carabinieri), fecero irruzione. Furono fermati 93 attivisti e di questi, 63 furono poi portati in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Il primo giornalista a entrare nella scuola Diaz fu Gianfranco Botta e le sue immagini fecero il giro del mondo: le immagini testimoniavano quello che fu definito lo scenario di un pestaggio da “macelleria messicana”.

Tra i 93 giornalisti e attivisti, ospiti all’interno della scuola per passare la notte, dopo l’irruzione della polizia, parte di loro fu nella notte prelevata dalla polizia stessa e portata nella caserma del reparto mobile di Genova Bolzaneto.

Dopo le 3 giornate sanguinarie PROVOCATE DALLE FORZE DEL DISORDINE, arrivarono all’uccisione del giovane Carlo Giuliani. I METODI REPRESSIVI DEGLI SBIRRI, ancora oggi, SONO  SEMPRE QUELLI.

Le immagini crudeli di quei tre giorni di manifestazioni contro il vertice del G8, fecero inorridire il mondo, e la Corte europea dei diritti dell’uomo, dichiarò all’unanimità la violazione dell’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti”.  Dei 500 poliziotti che presero parte alla mattanza solo 125 vennero indagati (compresi dirigenti e capisquadra) ma nessuno di loro scontò un giorno di reclusione, anzi molti guadagnarono una promozione!!

Ma in quei giorni oltre alla SCUOLA DIAZ trasformata in luogo militarizzato di tortura, c’era anche la caserma di Bolzaneto. In quei 3 giorni la maggior parte degli arrestati vennero trasferiti in quella caserma, che divenne un altro luogo tristemente noto per le violenze subite dai manifestanti. In questo senso si parla si di violenza fisica, ma soprattutto psicologica. Le vittime hanno infatti raccontato di aver subito ovviamente pestaggi, di essere state umiliate e costrette a intonare canzoni fasciste. Le ragazze venivano chiuse in una stanza e costrette a spogliarsi di fronte ad agenti uomini, altri venivano fatti posizionare in strane posizioni, per lo più dolorose, ad altri si intimava di abbaiare, di “fare il cane”. Molti dovettero stare lunghe ore in piedi, altri subirono minacce di ogni tipo, ai rasta vennero rasati i capelli, le ragazze minacciate di stupro, ad altri veniva sparato lo spray al peperoncino in faccia. Nessuno di loro ebbe diritto ad un avvocato, a fare una telefonata e restarono chiusi nelle celle senza cibo e senza dormire. Tutti gli arrestati, nella conferenza stampa tenuta dalle forze dell’ordine, vennero accusati di resistenza aggravata, associazione a delinquere, devastazione e saccheggio ma i tribunali italiani respinsero ogni capo di accusa per ogni singolo imputato. Doveva essere una manifestazione di pace, invece è una ferita che sanguina ancora. Storie di giorni tristi dove le forze del disordine abusarono di potere per creare caos e intervenire a livello militare come fanno loro: da bastardi. In quei giorni la massa di persone che protestavano contro i signori del mondo, era scesa in piazza per chiedere una società più equa, attenta all’ambiente, che potesse bilanciare gli aspetti più negativi del capitalismo, contro un’idea di una governance globale gestita solo dai governi dei paesi più ricchi e potenti. Un’opportunità che era da cogliere e da sfruttare, vista la presenza esclusiva dei potenti della terra nel capoluogo ligure: tra i partecipanti al G8: Silvio Berlusconi, Putin, Bush, Romano Prodi, Tony Blair e i primi ministri di Giappone e Canada, il presidente francese Chirac e il cancelliere federale Schroder.

Insegna del Circolo anarchico Berneri

Solidarietà ai compagni e alle compagne anarchici arrestati.

Solidarietà anche ai compagni del circolo Anarchico Berneri di Bologna per l’incendio fascista nel portico della loro sede.

Terrorista è lo stato!!

Anarchia l’unica via! Non vogliamo il potere, siamo contro tutti i poteri forti!!

.

E’ lo Stato che distrugge per principio la base

del sentimento sociale, assumendosi la parte del

regolatore di tutte le questioni e cercando di ridurle

tutte a quella formula unica che per i suoi sostenitori

è la misura di tutte le cose.

R. Rocker

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Il 2 ottobre sono stati accusati 8 sbirri per arresti illegali, calunnia, falso in atto pubblico

Il vizio e i metodi bastardi degli sbirri non sono mai cambiati sono gli stessi usati fin dai tempi del fascio. Sotto l’occhio della Procura sono finiti incriminazioni e arresti, principalmente per fatti di droga, che secondo le accuse sarebbero stati effettuati dai poliziotti di Piacenza, abusando dei loro poteri e sulla base di verbali redatti con false ricostruzioni e attestazioni, in certi casi estorte dalle vittime dietro “minacce di ripercussioni”. Gli indagati operavano sulle volanti. L’indagine riguarda episodi avvenuti tra gennaio e luglio 2022.

Ma ricordiamoci anche della caserma Levante di Piacenza. Non era mai successo in Italia che una caserma dei carabinieri finisse sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria e che ben 6 militari fossero arrestati per reati pesantissimi, dallo spaccio di droga alla tortura, dall’estorsione alle lesioni personali, tutti commessi dal 2017 al 2020; è quanto ha portato alla luce l’operazione Odysseus all’interno della caserma Levante di via Caccialupo a Piacenza, nella città emiliana, c’era una vera e propria organizzazione criminale, di cui facevano parte gli sbirri: Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo, Marco Orlando e Stefano Bezzeccheri, che non solo si occupavano della vendita di stupefacenti all’interno della caserma ma si scagliavano con violenza inaudita contro cittadini innocenti. A loro si aggiungono altre 12 persone coinvolte nell’inchiesta: 7 sono state arrestate, 4 sono ai domiciliari e una è libera.

Montella, l'appuntato incastrato dalle microspie. "Era ...

Il 1 luglio 2021 nel processo con rito abbreviato, davanti al gup Fiammetta Modica, ha condannato: Giuseppe Montella, ritenuto il capo del gruppo, a 12 anni, l’accusa aveva chiesto 16 anni, un mese e 10 giorni. Ha ammesso le sue responsabilità ammettendo di aver preso parte a gran parte dei circa 60 episodi contenuti nel capo di imputazione per fatti avvenuti dall’ottobre 2018 al giugno 2020, ma ha sempre sostenuto di non aver agito da solo. Pene più basse per gli altri. Le accuse erano di traffico e spaccio di stupefacenti, anche all’interno della caserma, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico.

Gli sbirri della caserma Levante, beccati a fare le cose più sporche del mondo, per giustificare le loro bastardate hanno dichiarato che i responsabili, ma anche i superiori, sapevano degli abusi di potere che loro facevano all’interno della caserma, trasformata in un covo di spaccio e di torture. Secondo l’appuntato Montella, dentro la caserma tutti sapevano, fino al comandante.

Secondo Montella gli introiti della vendita di droga sarebbero finiti nelle mani di personaggi legati alla ‘Ndrangheta, calabrese definiti “pezzi grossi” dall’appuntato.

Ma il paradosso è che prima di essere arrestati e finire al centro dell’inchiesta, i militari della stazione Levante furono anche premiati dai superiori proprio per la loro lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le ricompense furono riconosciute nel corso della festa per i 204 anni della Fondazione dell’arma, organizzata il 5 giugno 2018 a Bologna.

Dalle carte dell’ordinanza del gip Luca Milani, emerge inoltre che il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della compagnia dei carabinieri di Piacenza e sottoposto ad obbligo di dimora, fosse un grande sostenitore del gruppo capeggiato, appunto, dall’appuntato Guseppe Montella. Addirittura per impartire loro direttive di carattere operativo, l’ufficiale scavalcava anche il comandante della Levante, maresciallo ora agli arresti domiciliari, parlando direttamente con l’appuntato.

Il neo procuratore Grazia Pradella, ha dichiarato che “non c’è stato niente di lecito in quella caserma. Il sistema ruotava intorno allo spaccio di droga sequestrata agli spacciatori o direttamente acquistata e rivenduta attraverso una rete di intermediari alle dipendenze dei carabinieri stessi”. Negli atti dell’ordinanza d’arresto vengono riportate proprio alcune frasi estratte dalle intercettazioni fra gli indagati, che ben rappresentano il tipo di organizzazione che avevano messo in piedi. In una di queste un militare dice: “Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili”, aggiungendo: “Abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va da tutti questi gli spacciatori e gli dice: ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori’ e la roba gliela diamo noi!”. Significativo anche un passaggio in cui uno degli indagati fa riferimento alla serie tv Gomorra, ispirata all’omonimo best seller di Roberto Saviano: “Hai presente le scene di Gomorra è stato uguale! …ed io ci sguazzo con queste cose! Tu devi vedere che schiaffoni gli ho dato”. Secondo quanto ricostruito dalle 326 pagine di ordinanza firmate dal Gip Luca Milani, nell’ordinanza di arresto si fa riferimento anche al pestaggio di un cittadino arrestato ingiustamente e accusato di spaccio di droga attraverso prove false, costruite ad arte per poter giustificare l’arresto. Ma non è finita qua! dalle 326 pagine dell’ordinanza di custodia nell’ambito dell’operazione Odysseus è saltato fuori anche un’orgia che si sarebbe svolta in un ufficio del comandante, Marco Orlando, sempre nella caserma Levante. In concomitanza con una ricorrenza, era stata organizzata una serata all’interno della caserma alla presenza di due escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali. Il maresciallo Marco Orlando, ex comandante della caserma Levante rimasto sempre impunito e tutelato, si è giustificato dichiarando: “Non ho mai avuto una sanzione disciplinare in 30 anni”, dopo essere stato posto agli arresti domiciliari proprio dal gip Milani, accusato di reati gravi, ma quando gli si chiede delle feste, e dei festini a base di droga e sesso con trans e prostitute, che si svolgevano nella Levante, secondo quanto riportato nelle carte dell’indagine, il maresciallo non risponde. Nell’inchiesta di Piacenza, salta fuori anche la sparizione di un bel gruzzolo di dollari falsi che portò all’azzeramento dei vertici militari, notizia che fu tenuta segreta. Che fine hanno fatto quei due milioni di euro in banconote false sequestrati nel 2013 a una banda di spacciatori italiani e africani? Di quei due milioni di euro falsi rubati e fatti sparire insomma, nessuno ne ha mai saputo nulla.

Dentro alla caserma di Piacenza gli sbirri spacciatori facevano orge pagate con la cocaina.

Ma il paradosso e l’ingiustizia sociale, è che noi cittadini comuni siamo ridotti alla miseria ma dobbiamo anche mantenerli questi sbirri bastardi, attraverso l’inflazione e le tasse che aumentano sempre di più. Nel 2023 le spese militari sono aumentate  di oltre 800 milioni di euro. A trainare l’aumento è il bilancio ordinario della Difesa (comprendente anche le spese non militari per i carabinieri in funzione di ordine pubblico) che passa da 25,9 a 27,7 miliardi in virtù dei maggiori costi del personale di Esercito, Marina e Aeronautica (oltre 600 milioni in più) e delle maggiori risorse dirette destinate all’acquisto di nuovi armamenti (quasi 700 milioni in più). Circa 100 milioni di euro in più sono previsti per le amministrazione e i comandi centrali, nonché per indennità varie come l’ausiliaria. Va sottolineato come l’aumento complessivo registrato nel bilancio della Difesa sia derivante per circa un miliardo da fondi previsti “a legislazione vigente” (e cioè derivanti dalle scelte degli anni precedenti, in particolare quelle del Governo del massone Draghi) e per i restanti 700 milioni circa da decisioni direttamente ascrivibili alla manovra di bilancio del Governo cattofascista della Meloni.

Il nostro compagno Anarchico Pino Pinelli, arrestato e trattenuto in caserma per 48 ore, fu torturato e ucciso dagli sbirri il 15 dicembre 1969, perché non si arrese è continuava a ripetere che la strage di Piazza Fontana era stata fatta dallo Stato e non come volevano loro, da lui! Ormai ucciso dalle torture subite, fu gettato dalla finestra per occultare i loro abusi di potere, le loro bastardate repressive, dichiarando che si era suicidato. Gli sbirri avevano arrestato Pinelli per incolparlo della strage di Piazza Fontana che causò 17 morti e 88 feriti, e occultare la strategia della tensione in atto, firmata nel 1949 dalla Nato atlantica anticomunista, fatta di colpi di stato e stragi di stato per annientare e incolpare il Movimento che si stava ribellando alle tante ingiustizie sociali che venivano attuate dalle forze del disordine alle dipendenze della Nato.

Pinelli vive e lotta sempre insieme a noi Anarchici, le nostre idee non cambieranno mai!!

 Basta guerre! Basta armi! Basta sbirri stragisti e repressivi che ancora oggi abusano di potere!!

 

Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”:

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quella degli oppressori.

Errico Malatesta

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Allarme: perquisite le case dei quartieri più poveri d’Italia!

Roma: la casa popolare abitata dal boss finalmente è stata assegnata. A Tor Bella Monaca sei alloggi trovano nuovi proprietari

Il 7 settembre i mass media scrivono che 800 sbirri perquisiscono le case dei quartieri di Tor Bella Monaca a Roma e Montecalvario nei quartieri Spagnoli di Napoli, considerati i quartieri più poveri d’Italia dove a comandare sono mafia, camorra, ‘ndrangheta e i loro compari sbirri. Noi gente comune, ci preoccupiamo, non capiamo perché le forze del disordine si muovono proprio adesso, quando nei quartieri periferici e nelle case popolari, ci hanno sempre abitato anche poliziotti, carabinieri e finanzieri, quindi conoscono benissimo le condizioni sociali e i disagi. Cos’è successo: la mafia, la camorra e la ‘ndragheta, non passano più i kili di droga o la bustarella agli sbirri? I quartieri immersi nel degrado, nella sporcizia e nella miseria, sia economica che culturale, sono sempre stati abbandonati dalle istituzioni, perché faceva comodo usarli per i loro piani militari. Invece di fare più centri sociali, per dare una possibilità, in particolare ai giovani, di esprimersi, di alzare il livello culturale e magari anche di ribellarsi, o di proporre alternative, hanno preferito lasciarli senza futuro e molto spesso ne paghiamo le conseguenze, come ad esempio lo stupro avvenuto in questo periodo al Parco Verde di Caivano, di due cuginette di 11 e 12 anni, compiuto da un gruppo di sei adolescenti (peggio delle bestie), nel branco anche un 19enne. Le due cuginette sono state sottoposte a violenze di gruppo per oltre un anno. Non è una novità che nei quartieri più poveri la criminalità organizzata la fa da padrona, è sempre Stato così: ha sempre fatto comodo ai poteri massomafiosi (organizzazioni segrete come la loggia P2, formata da altre gerarchie militari), che sono al di sopra della piccola criminalità, poter usare persone che, per sopravvivere, sono disposte a tutto.

La parola morte scritta in cocaina su un tavolo nero circondato da varie droghe pesanti. il concetto di dipendenza. | Foto Premium

A questo punto, per capire meglio il problema, spieghiamo che cos’è il piano militare Blue Moon: un’operazione sotto copertura messa in atto dai servizi segreti dei paesi del blocco occidentale a partire dalla metà degli anni ‘60 fino, almeno, agli anni ‘90. Il periodo delle lotte giovanili, del femminismo, dell’emancipazione sessuale, della contestazione al sistema capitalistico, delle rivolte studentesche. Lo scopo del piano militare era quello di diffondere l’uso di droghe pesanti tra gli attivisti dei movimenti giovanili di contestazione al fine di annientarli e distoglierli dalla lotta di classe. Si tratta delle droghe pesanti di Stato, dell’uso politico e militare di sostanze stupefacenti di vario tipo come arma segreta per combattere quei fenomeni di contestazione giovanile, all’interno delle logiche della guerra fredda e del timore del pericolo comunista, organizzato dalla Nato (piano militare, Patto atlantico anticomunista – strategia della tensione, fatto di stragi di stato e colpi di stato). La prima fase di questo piano militare si svolge negli USA tra il 1967 ed il ‘69. La CIA, diretta all’epoca da James Angleton (lo stesso che dirigeva l’OSS – il servizio segreto di controspionaggio, che dal 1947 cambiò il suo nome in CIA, durante l’occupazione militare del Sud Italia negli anni tra il 1943 ed il ‘46) che nel 1967, elaborò un piano denominato CHAOS, che rientrava tra le operazioni “false-flag”. Le false-flag sono le operazioni condotte con ‘bandiera falsa’, ovvero le operazioni segrete condotte in modo da essere attribuite ad altri stati o ad altre organizzazioni. L’operazione CHAOS era finalizzata all’infiltrazione dei servizi segreti negli ambienti giovanili della contestazione. Nell’operazione CHAOS furono diffuse sostanze come l’LSD (derivato dell’acido lisergico, una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute) e lo STP (un’amfetamina psichedelica). L’enorme diffusione di eroina nei ghetti neri, fu tra le principali cause della sconfitta e della successiva dissoluzione dei movimenti rivoluzionari afroamericani come le Pantere Nere. Nel 1974 si chiudeva l’Operazione CHAOS negli USA, al fine di estenderla in Europa. A Bruxelles, sotto la copertura di un centro di ricerche biomediche, in due anni furono prodotte 50 milioni di dosi di allucinogeni e nel 1977 venne arrestato il chimico inglese Richard Kemp e furono sequestrate sei milioni di dosi di LSD. Kemp lavorava al piano CAOS in Europa ed era alle dipendenze dei servizi segreti della Nato e lavorava per Ronald Stark, un Hippy, un agente della cia. Ed è questo il personaggio al quale fu affidato l’incarico di realizzare quel piano anche in Italia. Siamo tra il 1972 e il ‘73; la strategia della tensione (stragi e colpi di stato) era già iniziata e l’Italia viveva i tragici ‘anni di piombo’ di quel nefasto decennio. Ad aiutarci a ricostruire le vicende italiane è un’indagine giudiziaria, condotta due decenni dopo, dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nell’ambito dell’inchiesta che il magistrato milanese conduceva sulle formazioni della destra eversiva in Italia. Il piano militare Blue Moon fu compiuto in Italia tra il 1969 e il ‘74 attraverso l’“AGINTER PRESS”. L’Aginter Press era un’associazione sovversiva fascista anticomunista che si celava dietro un’agenzia di stampa internazionale, fondata a Lisbona, nel settembre 1966, da un gruppo di francesi che vivevano in Portogallo e che fu operante fino al 1974. L’Aginter Press era un’associazione internazionale neofascista che assoldava terroristi che lavoravano per i servizi segreti, era specializzata per infiltrare spie per fermare i movimenti degli anni ’60, come ad esempio l’Hyperion, fondata  invece da Corrado Simioni, il capo delle Br che parlava in latino per dare i comandi ai suoi soldati.

Nadia Ponti | Insorgenze

L’Hyperion di Parigi, era una finta scuola di lingue, fondata da tre esponenti ambigui della sinistra extraparlamentare italiana, Vanni Molinaris, Corrado Simioni e Duccio Berio. Tre personaggi che ebbero un ruolo nella storia delle Brigate rosse e facevano parte di una struttura iperclandestina dai contorni ancora oggi misteriosi, denominata Superclan. Ma non è finita qua l’ambiguità: durante il caso Moro, l’Hyperion era collegato a un altro istituto di lingue francese che aveva sede in piazza Campitelli, a 150 metri da via Caetani. Poche settimane prima del sequestro di Moro, nel mese di febbraio, l’Hyperion aveva aperto un ufficio di rappresentanza a Roma, in via Nicotera 26 (in quello stesso edificio, c’erano alcune società coperte del Sismi). Quell’ufficio fu chiuso subito dopo il sequestro. L’Hyperion aveva rapporti coi servizi segreti di diversi paesi (dell’est, dell’ovest e israeliani). Se invece di ammazzare Moro, quell’esaltato di Mario Moretti (foto sopra), che pur di fare il capo delle BR faceva i sorrisini ai servizi segreti, i quali non volevano assolutamente che gli scritti di Moro venissero divulgati perché raccontavano dei segreti militari come la Gladio e il doppio Sid, la lotta di classe avrebbe vinto e magari oggi non ci saremmo trovati la Meloni al potere, che ci ha fatto ritornare al ventennio fascista, togliendoci tutti i diritti conquistati negli anni ‘70 con la lotta di classe.

Roberto Cavallaro, collaboratore di giustizia che faceva parte della Rosa dei Venti, organizzazione parallela a Gladio, inserita nella NATO, rese importanti dichiarazioni ai magistrati di Brescia (strage di Piazza della Loggia), di Milano (strage di Piazza Fontana), Venezia (Rosa dei Venti). La Rosa dei Venti fu un’organizzazione militare segreta anticomunista di stampo neofascista. L’organizzazione fu battezzata “Supersid” o “Sid parallelo, sarebbe nata negli anni ‘60 contestualmente alla progettazione del Piano Solo (colpo di stato anticomunista fatto dai carabinieri), ed avrebbe avuto una sorta di battesimo del fuoco nella controguerriglia in Alto Adige. Il fascista Cavallaro parlò di Ordine Nuovo, organizzazione eversiva di estrema destra come protesi dei Servizi segreti del SID e, all’udienza del 7/1/2010, davanti alla Corte d’Assise di Brescia, disse: “Con l’Operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione delle droghe pesanti per limitare la ribellione dei giovani”. Il 20/3/1970, un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri P2isti, portò alla scoperta di un barcone ormeggiato sul Tevere, sul quale alcuni esponenti dei movimenti giovanili si riunivano per fumare hashish e marijuana. A tale operazione, opportunamente amplificata da una forte campagna di stampa (dei giornali di destra) contro i “capelloni” indicati come pericolosi diffusori di droghe tra i giovani, fece seguito l’improvvisa intensificazione della repressione del traffico di hashish e marijuana nelle piazze di spaccio delle città italiane, tanto da portare in breve alla scomparsa dal mercato clandestino di tutte le droghe leggere allora diffuse. Veniva così preparato il terreno per l’introduzione di droghe pesanti, dapprima morfina venduta a buon mercato, se non addirittura ceduta gratuitamente. Tra il 1973 e il ‘74 anche la morfina cominciò a scomparire e venne gradualmente soppiantata dall’eroina, anch’essa venduta inizialmente in buona qualità e a bassissimo prezzo. Tra il 1975 e il 1980 l’eroina si diffuse rapidamente in tutta Italia e la tossicodipendenza divenne un fenomeno endemico delle periferie urbane italiane ed europee che interessò un’intera generazione di giovani. Nel ’77 i consumatori di eroina erano già saliti a 20.000, fino a sfiorare alla metà degli anni ‘80 i 300.000. Una volta avvenuta la diffusione, l’Operazione militare aveva conseguito, con pieno successo, il suo obiettivo. Quei giovani vissero in stato di tossicodipendenza e di straziante astinenza, mentre il mercato si riforniva e si ampliava speditamente. Le mafie ne assunsero ben presto il controllo e ne conseguirono enormi profitti per tutto quel decennio e per la prima parte di quello successivo quando, progressivamente, l’eroina venne sostituita dalla cocaina. Quest’ultima, molto più cara, era inizialmente la droga dei ceti medio-alti, dei ricchi (uno su tutti, Gianni Agnelli – naso d’oro), del mondo dello spettacolo e della moda. L’Operazione Blue Moon, che faceva parte della strategia della tensione (colpi di stato – stragi di stato) per combattere i giovani “antisistema”, ha introdotto in Italia la droga della morte, l’eroina, distruggendo intere generazioni di giovani e assicurando alle mafie un radioso avvenire economico. Un’ulteriore richiesta, da parte dello stato, di servizi criminali, che le mafie hanno assolto con assoluta fedeltà e costante impegno.

MALGRADOTUTTO BLOG: Mancata cattura Provenzano. Processo Mori-Obinu: i ricordi annebbiati del generale Ganzer

A questo punto non possiamo non puntualizzare e ricordare chi era il generale Gianpaolo Ganzer (foto sopra), che operava nella caserma di Bergamo, e altri 13 carabinieri, condannati in primo grado per spaccio di droga internazionale, a pene varie fino a 18 anni di reclusione. Le condanne si riferiscono ad alcune operazioni antidroga compiute tra il 1991 e il ‘97. In appello nel 2013 la prima sezione della Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna al generale, ormai in pensione, riducendogli la pena a 4 anni e 11 mesi di reclusione. La riduzione della pena è dovuta alla concessione delle attenuanti generiche e alla cancellazione delle aggravanti, infine l’intoccabile generale rimase impunito. Ma il problema più grosso è che anche davanti all’evidenza, lo stato non condanna sé stesso (magari si vergognerebbe), infatti, nel gennaio del 2016 la terza sezione penale della Cassazione ha ritenuto che i fatti ascritti al generale Ganzer fossero di lieve entità, la Corte dichiarò di non dover procedere per essere il reato estinto per prescrizione, addirittura riqualificando il generale del Ros che si accordava direttamente coi narcotrafficanti. Ma non è finita qua: nel 2016 sono stati denunciati a Roma 4 carabinieri che rivendevano la droga sequestrata. I cc avevano allestito un’associazione a delinquere, dedita allo spaccio, che si basava anche sull’aiuto di 5 confidenti (anch’essi arrestati) che informavano i militari, favorendo le loro operazioni di sequestro. I carabinieri facevano affari insieme ai loro confidenti su dosi di droga sequestrate che poi, però, non venivano registrate. I guadagni conseguenti allo spaccio della droga sequestrata, erano poi spartiti all’interno del gruppo.

Nel 2022 invece, la direzione distrettuale antimafia della procura di Catania e della procura di Siracusa hanno messo agli arresti domiciliari 2 poliziotti, un 51enne e un 58enne in servizio alla Polfer di Siracusa, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: secondo l’accusa vendevano la droga sequestrata. Indagato anche un cc in servizio a Siracusa, per rivelazione di segreto d’ufficio in concorso. I poliziotti ricevono bustarelle, regali (orologi d’oro)  e informazioni dagli spacciatori delle varie piazze.

Ma non è finita qua: nel 2020 è stata sequestrata per la prima volta una intera caserma dei carabinieri e 6 militari dell’arma sono stati arrestati. Si tratta dei cc in servizio nella caserma Levante di via Caccialupo nel centro di Piacenza. Nella caserma “tutti sapevano” cosa accadeva. I reati contestati andrebbero dallo spaccio, all’estorsione fino alla tortura. Secondo l’accusa i carabinieri si sarebbero resi protagonisti di pestaggi, spaccio di droga, arresti illegali, festini con escort all’interno della caserma. Complessivamente ci sono state 12 misure di custodia cautelare, tra cui 5 militari dell’arma, 6 soggetti italiani e un magrebino. Secondo la Procura:  “siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito”. Sono le parole che il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha utilizzato durante una conferenza stampa. All’interno della caserma facevano torture agli arrestati, (come ai tempi di Pinelli). I carabinieri oltre a spacciare, avrebbero compiuto arresti illegali. Agli sbirri spacciatori sono state anche sequestrate ville con piscina.

 E quella merda ipocrita e anticostituzionale della Meloni ha dichiarato in questi giorni ai mass media di voler aumentare la repressione e le forze dell’ordine all’interno dei quartieri popolari, quando gli sbirri già ci abitano nei quartieri popolari, portando via la casa a chi ha veramente bisogno!! Ma cos’è, ci vuole prendere in giro? Ci vuole fare la cresta (aumm aumm)?  Nel 2020, la spesa dello stato per le forze armate, autorizzate dalla legge di bilancio (LDB – Legge 29/12/2022, n. 197), per il 2023 sono pari a ben 27.748,5 milioni di euro! Per l’esercito Italiano spendiamo 4.185 M€, Marina Militare: 1.549 M€, Aeronautica Militare: 2.342 M€, Arma dei Carabinieri: 5.504 M€.

E noi poveracci siamo qua senza futuro e diritti! E questi magnano di nascosti i soldi del PNRR, 250 miliardi di euro dati dall’Europa a fondo perduto: vergogna!! Ecco perché ci hanno messo quella merdaccia senza scrupoli della Meloni al potere, per fare tutti questi giochi sporchi. 

Mandiamo a casa quella merdaccia fascistona della Meloni che ci ha riportato indietro ai periodi più oscuri e neri del ventennio, della miseria nera, togliendoci tutti i diritti perfino quello del lavoro sicuro. Togliendoci lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, ci hanno declassato come lavoratori, mandandoci a morire sul posto di lavoro per una busta paga da fame. Lavoro nero che oggi istituzionalmente viene chiamato libero mercato e viene  gestito dal caporalato che ci impone buste paga da miseria. Vergogna!!

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Ci si dica pure che siamo sei “senza patria”

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quella degli oppressori.

Errico Malatesta

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Anarchia e autogestione, l’unica via!

Solidarietà ai compagni/e anarchici arrestati.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Allarme: Centri psichiatrici e CPR sono i lager di oggi!

Dentro i Cpr condizioni inumane, chiuderli subito!

 Vi proponiamo questi video, in particolare quelli che ci hanno mandato gli amici e compagni del Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa, che ci sembrano molto validi e importanti per capire come la chiesa e lo stato risolvono ancora oggi le problematiche sociali ed economiche di questa egoista e  sozza società classista che crea tante ingiustizie sociali, etichettando le persone per i loro interessi economici, speculando sul disagio e sulle disgrazie della povera gente.

Sono video impressionanti, crudeli che parlano di reparti psichiatrici e Cpr (ex Cie) e i metodi disumani che usano ancora quotidianamente sui più deboli, sulle persone svantaggiate.

I video sulla psichiatria, ci spiegano che ancora oggi, usano metodi medioevali di annientamento psicologico sugli utenti (imbottendoli e indebolendoli con gli psicofarmaci), impiegando personale non qualificato (molto spesso volontari con problematiche personali più grosse degli utenti che dovrebbero aiutare). Il problema principale all’interno di questi veri e propri lager impenetrabili, è che si basano come prassi non dichiarata, su metodi di annientamento autoritari e fascisti, non chiedendo nemmeno all’utente che problematiche abbia, ma risolvendo con gli psicofarmaci, la violenza e le minacce. Molto spesso i problemi degli utenti nascono dalla situazione familiare di povertà o dall’educazione rigida, cattofascista, senza sentimenti, senza dialogo e, al primo segnale di ribellione (richiesta di aiuto e di affetto), risolvono chiudendoli in queste strutture dove vengono omologati, alienati [il termine “alienazione” indica il processo attraverso il quale l’uomo si estrania da se stesso, perdendo la sua identità genuinamente umana, che è proiettata verso qualcos altro; infatti, il termine deriva dal pronome latino “alius”, che significa “altro, ciò che è estraneo”], annientati (alla faccia della libera espressione…).

Per quanto riguarda i CPR, i problemi principali nascono dalla povertà, molto spesso sono famiglie intere scappate dalla miseria del proprio territorio, sono migranti che scappano dalle guerre create dal capitalismo e vengono in occidente con la speranza di cambiare il loro crudele destino.

Ma cominciamo dalla Storia per capire meglio il problema:

I CPR (ex CIE), furono istituiti nel 1998 dalla Legge Turco-Napolitano col nome di C.P.T. (Centri di Permanenza Temporanea), poi denominati C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione) dalla Legge Bossi-Fini del 2002, ed infine rinominati C.P.R. (Centri di Permanenza per i Rimpatri) dalla Legge Minniti-Orlando del 2017.

I cittadini non comunitari sprovvisti di un regolare documento di soggiorno, sono facilmente ricattabili e molto spesso fanno comodo e vengono sfruttati in agricoltura e nell’edilizia, dove li fanno lavorare in nero senza diritti, con buste paga da fame (per evitare che ottenessero i diritti dovuti). A dicembre 2021 in Italia, i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (C.P.R.) aperti e funzionanti sono 10 e si trovano a Torino (C.so Brunelleschi), Milano (Via Corelli), Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Ponte Galeria (Roma), Palazzo San Gervasio (Potenza), Macomer (Nuoro), Brindisi-Restinco, Bari-Palese, Trapani-Milo, Caltanissetta-Pian del Lago. Gli Hotspot sono 4 e i Centri di Prima Accoglienza (CPA) sono 8.

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Ombre e dubbi sulla morte di Moustafà Fannane: link, articolo e video.

https://www.facebook.com/100084189376875/posts/251440747672236/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v

Ombre e dubbi sulla morte di Moustafà Fannane

https://cild.eu/blog/2023/06/08/laffare-cpr-un-sistema-che-fa-gola-a-detrimento-dei-diritti/

Andare oltre i centri di permanenza per i rimpatrihttps://www.meltingpot.org/2023/04/andare-oltre-i-centri-di-permanenza-per-i-rimpatri-cpr/

https://www.la7.it/piazzapulita/video/linferno-dei-cpr-tra-violenze-e-psicofarmaci-25-05-2023-487174

https://altreconomia.it/perche-i-centri-di-permanenza-per-il-rimpatrio-devono-indignare/

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Ma ora analizziamo storicamente il problema della psichiatria:

ospedali_giudiziari_296

Nel 1975, col nuovo Ordinamento Penitenziario (legge n. 354/1975), viene rinominato il manicomio giudiziario in Ospedale Psichiatrico Giudiziario (O.P.G.). Si cambia la visione dell’internato che passa da persona che deve essere prevalentemente punita, a malato che deve essere principalmente curato; da qui anche la scelta del nome “ospedale”. Il 1978 è l’anno della grande riforma: la legge 180 “Norme per gli accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori” (cosiddetta legge Basaglia) che, successivamente confluirà nella legge n. 833/1978 di riforma del Sistema Sanitario Nazionale. La svolta epocale si ha nel 2003 con la sentenza della Corte costituzionale n. 253, dove il ricovero in Ospedali Psichiatrici Giudiziari (O.P.G.) viene visto come obbligo di legge e non come percorso terapeutico e personalizzato per il singolo autore di reato affetto da patologia psichiatrica. Deve arrivare il 1° aprile 2008 perché la Presidenza del Consiglio dei Ministri riconosca gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari come parte integrante della medicina penitenziaria e di conseguenza dia l’incarico alle Regioni di prevedere percorsi riabilitativi per i pazienti dimissibili dal regime carcerario. La legge 30/5/ 2014 n. 81 converte il decreto-legge 31/3/2014, n. 52, recante “disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”, ma mantiene la volontà di non modificare il sistema del doppio binario, la sanitarizzazione delle misure di sicurezza e l’idea che le strutture che accolgono i pazienti siano di tipo sanitario. Ufficialmente si arriva alla chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari il 31/3/2015. Vengono così instituite per questi utenti  le REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) che vedono la collaborazione tra il Ministero di Giustizia e il Ministero della Salute.

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Questo è il link per vedere il reportage andato in onda domenica 23 luglio su Rainews24 dal titolo “La STORIA DI MATTIA – Il più grande processo per maltrattamenti ai disabili in Italia ” a cura di Maria Elena Scandaliato. Un’ indagine sulla morte di Mattia Giordani e sui maltrattamenti avvenuti nel 2016 nella struttura per disabili di Montalto di Fauglia in provincia di Pisa gestita dalla fondazione Stella Maris. https://www.rainews.it/rubriche/spotlight/video/2023/07/Spotlight-del-25072023-d08c6796-2baf-4725-aec4-d6ec2d18133d.html

Questo è il link per vedere la trasmissione “il Diritto Fragile” dell’associazione Radicale “Diritti alla Follia” a cui abbiamo partecipato, come collettivo Artaud, insieme a Sondra Cerrai per parlare dei maltrattamenti avvenuti nell’estate del 2016 all’interno della struttura di Montalto di Fauglia gestita dalla Fondazione STELLA MARIS e della morte di Mattia Giordani.https://www.youtube.com/watch?v=YaXUHf4z7Lg

VERITA’ SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS,

SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

via San Lorenzo 38, 56100 Pisa

antipsichiatriapisa@inventati.org

www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

Assemblea antipsichiatrica

https://www.pisatoday.it/eventi/siamo-tutti-legati-vicopisano-16-luglio-2021.html

Disabili picchiati e maltrattati nel centro psichiatrico: indagate pure tre educatrici.https://www.umbria24.it/cronaca/disabili-picchiati-e-maltrattati-nel-centro-psichiatrico-indagate-pure-tre-educatrici/

https://brescia.corriere.it/notizie/23_marzo_10/brescia-disabili-maltrattati-e-offesi-in-una-struttura-sanitaria-allontanati-cinque-operatori-sanitari-5e3ab9b8-e72e-47b2-b3d2-4d66add48xlk.shtml

https://www.ilgazzettino.it/nordest/venezia/psichiatria_infantile_ragazzo_denuncia_chioggia-7520571.html

https://www.fanpage.it/attualita/linfanzia-rubata-di-pino-spartaco-alberto-e-annamaria-bambini-internati-in-manicomio/

Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa: chiesti 2 anni e 2 mesi di carcere per 16 medici.https://www.cronachedellacampania.it/2018/12/ospedale-psichiatrico-giudiziario-di-aversa-chiesti-2-anni-e-2-mesi-di-carcere-per-16medici#:~:text=Aversa.-,Pazienti%20maltrattati%20e%20%E2%80%9Csequestrati%E2%80%9D%20all’OPG%20di%20Aversa.,Ministero%2C%20dinanzi%20al%20Giudice%20dott.

Psichiatria, ecco i 19 reparti dove non si lega nessuno

Ex OPG occupato:https://www.italiachecambia.org/2023/06/ex-opg-occupato-je-so-pazzo/

Un giorno tipo nella residenza psichiatrica ad alta protezione. “Cura”, o “contenimento”?

https://mattipersempre.it/

https://www.disabili.com/aiuto

http://collettivoantipsichiatricocamuno.blogspot.com/

 

Ora vi vogliamo mandare anche questo scritto importante fatto dal collettivo antipsichiatrico di Bologna:  

MORTO UN OPG SE NE FA UN ALTRO

Siamo una rete di collettivi antipsichiatrici e singole persone da anni impegnate sul territorio bolognese a contrastare il ruolo sempre più ingombrante che la psichiatria si vede riconoscere all’interno della società, e i meccanismi attraverso i quali si espande sempre più capillarmente e trasversalmente al suo interno come strumento di controllo sociale. Portiamo il nostro calore e la nostra solidarietà alle detenutə del carcere della Dozza, e contestiamo la così detta “Articolazione Tutela Salute Mentale” (ATSM) – sezione psichiatrica – presente a Bologna unicamente all’interno del femminile. Nonostante infatti gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) siano ufficialmente chiusi dal 2015, all’interno delle carceri italiane continuano ad essere presenti “repartini psichiatrici” per contenere e sedare quelle recluse e quei reclusi che non si adattano al contesto carcerario, che esprimono disagio, difficoltà emotive o squilibri durante la detenzione.

Perché esistono ancora sezioni psichiatriche in carcere se gli OPG sono stati chiusi?

Nel 2014 chiusi gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) il Ministero della Giustizia con una circolare del D.A.P. (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) ha istituito le A.T.S.M. (Articolazioni Tutela Salute Mentale). Bisogna sapere che la legge 81/2014 riserva agli autori di reato dichiarati “incapaci di intendere e di volere per infermità mentale” (definiti “folli rei”), un iter giudiziario diverso da quello destinato ai comuni, che prevede le Residenze sanitarie per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), istituite, appunto, dopo la chiusura degli OPG. In questo iter giudiziario la pericolosità sociale di derivazione manicomiale la fa ancora da padrona, ma non tutti però finiscono nelle Rems. Nello specifico le Articolazioni Tutela Salute Mentale sono sezioni istituite nelle carceri per quelle detenute e quei detenuti con una valutazione psichiatrica sopravvenuta alla detenzione, quindi successiva al giudizio (definiti “rei folli”) e che non possono perciò accedere alle Rems, che prevedono inoltre già di per sé lunghe lista di attesa. Le Articolazioni Tutela Salute Mentale sono luoghi di annichilimento della personalità che esasperano la sofferenza della detenzione con l’isolamento prolungato, la contenzione psicologica, fisica e farmacologica. Si tratta di strutture che non solo non hanno nulla di “terapeutico” ma che nascono proprio per la necessità dell’istituzione penitenziaria di contenere e sedare le intemperanze dei ristretti in relazione al contesto detentivo. Voragini su cui non vogliamo siano spenti i riflettori. Direzione e medici all’interno delle ATSM possono mettere in atto proroghe in modo estremamente violento e discrezionale (30 giorni prorogabili che possono tradursi in mesi di isolamento), questo nonostante sulla carta, a seguito della sentenza 99/2019 della Consulta, sia prevista la possibilità che il giudice possa disporre che, la persona che durante la detenzione manifesti una “grave malattia di tipo psichico”, venga curata fuori dal carcere e quindi concederle, anche quando la pena residua sia superiore a 4 anni, la misura alternativa della detenzione “umanitaria” o in “deroga”, come già previsto per le persone detenute con gravi malattie fisiche.

Il carcere-manicomio:

Quando il carcere si trasforma in manicomio: la tragedia della salute mentale in cella, tra suicidi, violenza e abbandono - la Repubblica

l’ambiente carcerario può essere terribilmente nocivo per coloro che sono sfornitə di strumenti adeguati. Le difficoltà evidenti di una vita “libera” fatta di precarietà, impoverimento di beni materiali, reti sociali e di conseguenza di qualità del vivere, depauperano anche quelle risorse soggettive utili ad affrontare l’impatto con una quotidianità come quella carceraria. Gli addetti ai lavori denominano con “sindrome da prigionizzazione” le profonde difficoltà, l’alienazione e la sofferenza che la detenzione può comportare. La solitudine, la fatiscenza strutturale degli ambienti, gli spazi freddi e ristretti, l’alto numero di reclusə, l’insalubrità del cibo, l’assenza di acqua e docce adeguate, gli psicofarmaci a profusione e, se va bene, la tachipirina per ogni esigenza, l’impossibilità ad accedere a prevenzione, visite specialistiche, nonché a seguire i propri percorsi terapeutici, esasperano la reclusione causando fragilità, menomazioni e patologie che spesso dal carcere si protraggono anche dopo la scarcerazione. Condizioni dove l’eccezione non è tanto la ‘malasanità’ ma trovare medici non conniventi con le guardie. Il non rispetto del principio di territorialità inoltre rende ancora più dura l’esperienza della detenzione. Una quotidianità carceraria che oltre ad essere priva di dignità umana è, post pandemia e post rivolte, sempre più soggetta a soprusi di ogni tipo: dalla potenziata discrezionalità di ogni singola Direzione carceraria e Sanitaria, all’abuso di potere delle guardie penitenziarie. Senza considerare che il timore dei contagi e delle conseguenti politiche di gestione da parte delle Direzioni continua a rappresentare una fonte di ansia per chi è reclusə, oltre che uno strumento di vessazione e ricatto. Non adattarsi può tradursi in chiusura in sé stessi nel tentativo estremo di individuare una via di fuga. Come “fughe”, in fondo, sono spesso i numerosi suicidi e i moltissimi gesti autolesivi che ogni giorno si susseguono nelle patrie galere. Nel 2022 sono state 84 le persone detenute che hanno scelto il suicidio e chissà quante l’hanno tentato. E questi sono i numeri ufficiali, spesso in difetto. Numeri che si uniscono ai segni indelebili lasciati dalle torture fisiche e psichiche, nonché dai processi, seguiti alle rivolte del marzo 2020, rivolte soppresse con la morte di almeno 14 detenuti (quelli di cui si hanno riscontri ufficiali) e con le violentissime mattanze che non possiamo né vogliamo dimenticare, un grido rimasto inascoltato. Le disposizioni decise dall’amministrazione penitenziaria per “arginare” il pericolo dei contagi si tradussero nel 2020 nel totale isolamento delle persone detenute dal resto del mondo. Una quotidianità rinchiusa nelle celle, sempre però sovraffollate, poiché tutte le attività furono sospese. Niente colloqui coi familiari, impediti gli ingressi a qualsiasi operatore esterno. I criteri che caratterizzano il regime del 41bis furono estesi, di fatto, a tutte le sezioni presenti nelle carceri, così come la stessa norma prevede qualora lo Stato lo ritenga opportuno. In piena emergenza sanitaria, infatti, si decise di sottoporre interi reparti a molte delle rigide regole previste per questo regime piuttosto che adottare soluzioni volte alla riduzione del sovraffollamento e quindi ai rischi di contagio, sull’onda del più bieco e cinico giustizialismo che da anni caratterizza le politiche dei governanti di questo paese. In questi mesi il 41bis, regime di totale isolamento e di deprivazione sensoriale, da sempre presentato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNAA) e dai maggiori organi di informazione come lo “strumento più efficace nella lotta alla mafia”, ha rivelato la sua vera essenza: una tortura normata. E ciò è stato possibile grazie alla drammatica scelta del compagno Alfredo Cospito che ha definito la quotidianità all’interno di quelle sezioni “una tomba per vivi” ed ha intrapreso, dal 20/10/2022, uno sciopero della fame contro il 41bis e l’ergastolo ostativo, due “abomini del sistema penitenziario”.

In piazza “contro 41 bis ed ergastolo ostativo” – Zic.it | Zeroincondott☆

Per noi non si tratta di costruire altre sezioni o “repartini”, ma di svuotare quelli già esistenti. Quelli che parlano solo di sovraffollamento nelle prigioni sono gli stessi che le hanno riempite con le loro leggi razziste e liberticide: oltre il 35% della popolazione detenuta è in carcere per violazione della legge sulle droghe, circa il 30% della popolazione carceraria fa uso di sostanze o ha problemi di dipendenza che spesso esordiscono o si cronicizzano/acutizzano proprio durante la detenzione (alla faccia del tanto declamato “recupero sociale”). Questo grazie a leggi come la Fini/Giovanardi, la Bossi/Fini, la Cirielli, le leggi sulla sicurezza volute da Minniti e Salvini. Politiche repressive il cui bersaglio non è certo il grande narcotraffico (un giro miliardario che allo Stato e alle sue mafie fa evidentemente comodo così) ma, come sempre, chi non ha documenti, mezzi di sostentamento, reti sociali o non è spendibile in termini di profitto. Una caccia alle streghe che conferma la funzione primaria del carcere come strumento di governo e gestione delle diseguaglianze e del conflitto sociale, volto al mantenimento dell’ordine attuale, fatto di sfruttati e sfruttatori. Una guerra a bassa intensità affinché il processo di accumulazione capitalista proceda senza soluzioni di continuità, che mira a spostare il limite di tolleranza delle sfruttate e degli sfruttati, sempre un po’ più in là. Quando qualcuno prova a rompere questo monopolio, restituendo un’infinitesimale parte della violenza statale viene duramente repressə, come avvenuto dopo le rivolte del marzo 2020.

Ecco in che condizioni vivono i malati psichiatrici in carcere e nelle Rems - L'Espresso

Bologna: il repartino psichiatrico femminile con la sezione “nido” accanto

A Bologna l’Articolazione Tutela Salute Mentale prevede 5 posti e coinvolge unicamente il femminile. La collocazione isolata degli ambienti e il numero esiguo delle recluse previste conferma gli aspetti di segregazione che caratterizzano la sezione. Ad oggi nonostante diverse pressioni per la chiusura dell’articolazione non solo questa è ancora aperta ma addirittura millantata sui giornali come esempio “pragmatico” da seguire ed estendere. Nel 2020/’21 lavori di ristrutturazione ne avevano comportato la chiusura provvisoria, quindi il trasferimento delle detenute presenti in quel momento in “articolazioni analoghe fuori regione”. Tra queste vogliamo ricordare Isabella P., 37 anni, accusata di furto, estorsione e minaccia a pubblico ufficiale, morta il 15/2/2021 nel carcere femminile di Pozzuoli a causa delle massicce dosi di psicofarmaci somministratele e dei trattamenti ricevuti. Sarebbe dovuta uscire nel 2026, era alla sua settima carcerazione. Era considerata una detenuta difficile. A 18 anni aveva subito il suo primo Trattamento Sanitario Obbligatorio. Gli stessi lavori di ristrutturazione che hanno visto trasferire Isabella hanno portato all’inaugurazione, a luglio 2021, della nuova “sezione nido”, tre celle adiacenti all’articolazione salute mentale per detenute madri con bambini fino a tre anni. Il Garante dei detenuti ha dichiarato di sentirsi “preoccupato” per l’apertura di questa sezione accanto ai locali dell’articolazione psichiatrica, dai quali, giorno e notte, uscirebbero “grida e lamenti”. Purtroppo nonostante la legge 62 del 2011 indichi in questi casi di favorire gli arresti domiciliari e /o la creazione di case famiglia protette, ad oggi rimane assente un concreto interessamento per il superamento anche di questi istituti.

https://ristretti.org/pozzuoli-na-detenuta-nel-reparto-articolazione-psichiatrica-muore-a-37-anni

Psicoradio, il disagio mentale spiegato dai pazienti psichiatrici: "Rompiamo gli stereotipi" - YouTube

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Al minimo segno di ribellione, tutto il peso

del governo, della legge e dell’ordine ti cadrà

sulla testa, a cominciare dal manganello,

dal poliziotto, dal carcere, dalla prigione,

fino alla forca o alla sedia elettrica.

A. Berkman

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Solidarietà ai compagni Anarchici reclusi

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Michelle, 17 anni, uccisa a causa della guerra tra poveri creata dallo Stato

ArchiDiAP » Quartiere di Torrevecchia

Al Bronx di Roma, zona Torrevecchia – Primavalle,  il 1 luglio viene uccisa Michelle Causo, una ragazza di solo 17 anni. La ragazza era stata trovata morta dentro a un carrello. L’autopsia ha constatato che è stata uccisa con 6 coltellate al collo e alla schiena e aveva cercato di difendersi. Il fidanzato della ragazza racconta ai mass media che lui e Michelle stavano insieme da un anno e 7 mesi, “non vedevamo l’ora che arrivasse l’estate per andare in vacanza assieme e invece me l’anno uccisa in quel modo crudele”. Per l’omicidio della ragazza è stato arrestato un 17enne di origini cingalesi. Michelle Causo era Cresciuta in un contesto difficile ed era più matura della sua età. Faceva volontariato e aveva il fidanzato che le voleva bene, poi c’erano gli amici.

Era troppo buona per quel contesto sociale crudele e prestava soldi a tutti gli amici. Si pensa che sia stata uccisa per 40 euro che non ha dato all’omicida. Per la famiglia di Michelle, “c’è un complice”.

Michelle Maria viveva a Primavalle, un quartiere alla periferia nord-est di Roma. Il presunto assassino, O.D.S. (le iniziali del nome), che ora si trova recluso nel carcere minorile di Casal di Marmo (foto sotto), con l’accusa di omicidio volontario, avrebbe agito sotto l’effetto di droghe e farmaci. L’omicidio si è consumato nell’appartamento al 2° piano di una palazzina in via Dusmet, dove il presunto assassino vive con la madre. Durante il sopralluogo, quelli della scientifica hanno evidenziato tracce di sangue in tutte le stanze dell’abitazione, segno che la vittima ha lottato con l’aggressore. L’assassino aveva appena preso un mix micidiale di droghe purple drank la droga in voga oggi tra i giovani.

Detenuti provocano incendio nel carcere minorile di Casal del Marmo. SAPPE:  "Anche giustizia minorile, come DAP, è allo sbando"

Dopo l’omicidio, il 17enne ha infilato il cadavere di Michelle in un sacco nero per poi trasportarlo con un carrello della spesa dalla sua abitazione fino ai cassonetti dei rifiuti in via Borgia, dove lo ha abbandonato. I genitori dichiarano che: “lei era una ragazza forte, non si sarebbe mai fatta sottomettere. Si menava pure coi maschi”. Il ragazzo sospettato di aver ucciso Michelle era un rapper alle prime armi, quando è stato arrestato indossava le scarpe ancora sporche di sangue. Tra i due quartieri dove vivevano i ragazzi, c’è un certo astio, tra chi abita nel Bronx di Torrevecchia e chi viveva al Bronx di Primavalle. Le risse tra i due quartieri (guerra tra poveri), sono all’ordine del giorno. L’omicida viene descritto come una persona violenta che se la prendeva coi più deboli e con le ragazze. Nelle periferie, le opportunità non sono uguali per tutti: Cosa nostra, la Camorra, la Sacra Corona Unita e la ‘Ndrangheta coi loro compari sbirri, per esempio, ci hanno sempre sguazzato e si sono arricchiti. Nel 2018 il governo ha dichiarato di nuovo guerra alla povertà togliendo il diritto dello Statuto dei lavoratori e l’articolo 18, rimettendoci in condizioni di essere sfruttati e di lavorare in nero; coi contratti farlocchi del libero mercato, ci hanno obbligati di nuovo a vivere in condizioni sociali di sopravvivenza, ricreando la guerra tra poveri e incentivando la mafia (coi suoi compari) e la chiesa, che hanno sempre approfittato e speculato sulle disgrazie della povera gente; la chiesa si è talmente ingrassata che ha costruito, con le disgrazie dei poveri, una banca mondiale chiamata IOR. Sono più di 100mila le bambine, i bambini e gli adolescenti che vivono in uno dei Comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità. Le abitazioni sono costruite con materiali scadenti come: mattoni recuperati, cartongesso e lamiere di Eternit. I problemi comuni in questi quartieri sono: il degrado, la criminalità diffusa e gravi problemi di igiene pubblica dovuti alla mancanza di idonei sistemi di fognatura e acqua potabile. Milano è la provincia leader in Italia per crimini. Il che spiega in parte le diseguaglianze e la vicinanza tra ricchezza e povertà,  viene anche considerata la centralità della città e i movimenti di denaro, la rendono un centro prono a essere attraversato dal crimine. Come anticipato, nascere in un quartiere piuttosto che in un altro influisce su ciò a cui la singola persona può accedere al suo paniere di possibilità. Quartieri con status socio economici bassi, quindi quartieri poveri, se non addirittura degradati, tendono ad avere un tasso criminale più alto. I giovani che abitano in questi quartieri sono più a rischio di essere coinvolti in atti criminali per sopravvivere. L’esposizione al crimine è precoce e, unita alle necessità economiche, aumenta il rischio per i ragazzi di esserne coinvolti: all’inizio sono pochi soldi, per comprare quelle cose che in casa non sono inserite nel bilancio familiare, poi  diventano quegli status symbol che il capitalismo impone, fa percepire come fondamentali. Subentra poi la dimensione carceraria, ormai certificata come evento di cristallizzazione della microcriminalità. Chi era già socialmente espulso viene confinato in un ambiente che non offre reali mezzi e possibilità di rielaborazione del sé e delle proprie prospettive, piuttosto viene investito di un nuovo stigma e annientato dalla consapevolezza che, una volta fuori, sarà ancora più difficile trovare un lavoro. Quando questa crudele e sozza società inizierà a ricordarsi di questi spazi dimenticati, rilevanti solo in periodi elettorali, o quando succedono eventi drammatici? Persone che abitano l’orlo esterno della città, nate con la stessa assenza di colpe di chi ha avuto la fortuna e la ricchezza di nascere in centro, ma a differenza loro relegate sin dal principio nel volume della lontananza, dell’assenza e dello stigma. Quello che chiamano colpa ma che in realtà è disuguaglianza: lo svantaggio urbano. I quartieri si dividono in: quartieri residenziali e quartieri alti, i cui abitanti sono in prevalenza benestanti. Poi ci sono i quartieri popolari dove ci abitano le fasce più povere della popolazione.

Immagine Via Montenapoleone

Il quartiere più ricco di Milano, ad esempio, è Montenapoleone (foto sopra), segue il quartiere Indipendenza-Risorgimento con una concentrazione di reddito che si aggira intorno ai 75mila euro e Monforte-Ticinese. Poi ci sono i quartieri più poveri che  sono “dentro” alle periferie di tutte le città italiane, dove le persone vivono senza diritti e sono costretti a sopravvivere e la gente mediocre, comune, li considerano quindi più pericolosi. Noti per il tasso di delinquenza, il degrado, il senso di emarginazione. Nei quartieri poveri vivono migliaia e migliaia di persone a cui, ancora oggi, sono “riservate” condizioni di estrema sopravvivenza e la qualità della vita è ridotta al minimo. Uno dei quartieri più poveri di Milano è Quarto Oggiaro, dove si sopravvive anche con lo spaccio di droga, lavorando quindi per la criminalità organizzata: Cosa nostra, la Camorra, la Sacra Corona Unita e la ‘Ndrangheta, difesi dai loro compaesani sbirri che li raccomandano e li rendono impuniti. A Quarto Oggiaro non è affatto complicato trovare dei minorenni completamente immersi nel mondo degli stupefacenti, sia come spacciatori che come utilizzatori, e non pochi sono i giovani che per questo perdono la vita nella solitudine dei vicoli del quartiere. La dispersione scolastica supera il 30%. In questi quartieri c’è anche un flusso di immigrati sfruttati dal mondo del lavoro che, non conoscendo il costo della vita, lavorano in nero anche per 2 euro all’ora. Poi tra i quartieri poveri di Milano c’è la Barona; Corvetto; Via Padova; San Siro dove esistono occupazioni abusive, spaccio e scontri fra clan. A Palermo c’è il quartiere Zen, dove si spaccia in maniera eclatante in ogni ora del giorno e della notte. Qui la “dispersione scolastica” è tra le più alte in Italia (2 ragazzi su 3 abbandonano la scuola per entrare nella micro criminalità). Qui tantissime famiglie sono povere e vivono ammassate in dei veri e propri tuguri e i bambini giocano tra rifiuti. Poi c’è il quartiere Forcella a Napoli, dove il tasso di disoccupazione è endemico ed è tra i più alti della città che pure ha disoccupati in tutte le sue parti. Qui si abbandona la scuola come nulla fosse e si inizia la carriera della strada, del lavoro nero, della emarginazione. Qui l’emarginazione sociale diventa micro e macro criminalità e prende varie forme. Il quadro non è confortante e nei momenti storici peggiori Forcella ha donato terreno fertile alla criminalità organizzata (la Camorra, in particolare).

Poi c’è il quartiere Corviale di Roma (foto sopra), dove comanda er Palletta, legato alla destra estrema (che in quel quartiere sta raccogliendo voti cavalcando il malcontento). In questo quartiere romano, tra degrado e disperazione totale, un ruolo di grandissimo rilievo è ricoperto dalla ‘polvere bianca’ e, comunque, in genere da qualsiasi tipologia di droga. Il quartiere Corviale viene chiamato anche ‘il serpentone’  per via della sua lunghezza, l’edificio principale è lungo quasi un chilometro. Il complesso, che accoglie circa 4500 abitanti, è formato essenzialmente da tre edifici: la monumentale “stecca” principale, un unico corpo di 986 metri di lunghezza per nove piani (30 metri di altezza); un secondo corpo più basso, parallelo al primo, di tre-cinque piani; ed un terzo corpo orientato di 45° rispetto ai primi due. Di proprietà dell’ATER del Comune di Roma (ex IACP, Istituto Autonomo Case Popolari), il complesso è stato progettato a partire dal 1972 da un team di 23 architetti coordinati dal massomafioso Mario Fiorentino. Poi c’è il quartiere povero della Vallette a Torino dove c’è un carcere, che dà il senso di una condizione sociale. Le Vallette è lo “sfortunato” quartiere di Torino che sembra essere nato per custodire quella parte della città un po’ meno considerata sin dagli anni ’50. Le Vallette per i torinesi è sinonimo ed epicentro della delinquenza giovanile e di tante situazioni sociali difficili, di disagio di sopravvivenza e povertà economica. Poi c’è il quartiere Begato di Genova (foto sopra): è tra i quartieri più poveri in Italia, uno dei peggiori in assoluto come condizione sociale di sopravvivenza. Agglomerati di tetragoni edifici alveari, il quartiere è definito una “discarica”, dove si sopravvive asserragliati, come sospesi nel mondo. Il quartiere Begato è situato nella periferia di Genova ed è stato ribattezzato come il “Quartiere dei morti ammazzati”, il nome rende bene l’idea. Tra carcasse di auto abbandonate ed edifici in completo stato di abbandono.

Genova, un'ex autorimessa abbandonata diverrà la sede dei servizi di quartiere a Begato

Cresce la miseria e i giovani sono allo sbaraglio senza punti di riferimento, senza ideali né sogni, l’unico esempio da seguire è la criminalità organizzata, che ti insegna come fare i soldi facili, e ti fa credere che nella vita i soldi sono tutto, servono per farti rispettare e fare la bella vita, piena di privilegi; viceversa, se non hai i soldi non ottieni nemmeno i ‘diritti fondamentali’. L’assurdo è che la gente comune, mediocre, non si preoccupa del contesto sociale, dei giovani che crescono senza diritti e si scannano tra di loro, si preoccupano solo per il fenomeno delle baby gang (giovani minorenni allo sbaraglio senza ideali e senza punti di riferimento, come negli anni ‘60/’70). Questi gruppi di adolescenti, talvolta poco più che bambini, riproducono dinamiche tipiche della microcriminalità organizzata e commettono scippi, furti e rapine. I ragazzini si associano a formare una banda, per dimostrare a sé stessi e al mondo di esistere, con un passato e un presente di povertà ed emarginazione. In Italia circa il 12% dei bambini e degli adolescenti si trova in povertà assoluta. Nel corso dell’ultimo decennio, a causa della crisi economica, le condizioni materiali di una parte importante della popolazione sono peggiorate. Nel 2005 si trovava in povertà assoluta il 3,3% dei residenti in Italia. Dodici anni più tardi, nel 2017, questa quota è più che raddoppiata, e ha raggiunto l’8,4%. Sono considerate in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. Una tendenza che purtroppo non ha risparmiato bambini e adolescenti. Anzi, l’incidenza della povertà assoluta è più alta proprio tra i minori di 18 anni. Gli over 65 erano i più colpiti (il 4,5% era in povertà assoluta già prima della crisi). Negli ultimi anni sono aumentate anche le difficoltà per le famiglie con figli. L’aspetto più odioso è quello che i governanti non riservano diritti e possibilità ai poveri, ma questo è un problema che sussiste già dal dopoguerra, quando le istituzioni hanno risolto il problema costruendo case popolari (ghetti), senza riuscire a proteggerli da una condizione di povertà assoluta. Ma sul lungo termine rischia anche di essere uno degli errori strategici più gravi che una società può compiere. Significa infatti impoverire il proprio capitale umano, pagando un costo sociale ed economico che rischia di essere molto alto.

In via Zamagna 4, quartiere San Siro, periferia ovest di Milano (foto sopra), i muri delle case popolari cadono a pezzi. La povertà economica va a braccetto con quella educativa. Poveri, ai margini delle città, nelle periferie e in scuole non sicure. Su 9,8 milioni di minori residenti in Italia nel 2018, almeno 3,6 milioni di bambini e adolescenti vivono nelle 14 principali aree metropolitane del Paese. Un milione e 200mila ragazzi si trovano in stato di povertà assoluta e frequentano scuole senza agibilità, con spazi educativi e di socialità carenti, come le scuole e l’oratorio, che ti impongono una educazione omologata e repressiva. Nell’Italia del 2019 mancano centri sociali per alzarsi di livello culturale e per la libera espressione, mancano biblioteche, palestre e aule multimediali. I Quartieri più poveri in Italia si chiamano ghetti, banlieues in Francia, problemområde in Svezia, favelas in Brasile, villa miseria in Argentina, problemquartier in Germania, bairro degradado in Portogallo, ciudad perdida in Messico, varosin in Turchia: sono luoghi noti, per chi vive al loro interno o all’esterno, come zone dove è normale vivere senza diritti, sono considerati quartieri della sopravvivenza, della deprivazione e dell’abbandono, i quartieri selvaggi della città da temere e da cui fuggire, perché rappresentanti focolai di violenza e vizi. I “buoni” ed i “cattivi” si trovano ovunque a prescindere dall’appartenenza culturale, si è concretizzata la stigmatizzazione e l’etnicizzazione del pericolo con ulteriore spinta alla marginalizzazione.  La povera gente è costretta ad occupare abusivamente le case sfitte perché  si trovano in  grande difficoltà, disperate. A gestire le occupazioni sono però spesso i racket di Cosa nostra, della Camorra, della Sacra Corona Unita e della ‘Ndrangheta,  organizzazioni che si sostituiscono agli enti preposti e fanno soldi distribuendo appartamenti vuoti perché in pessime condizioni, oppure il cui legittimo affittuario, magari anziano, è ricoverato in ospedale; si lucra sulla disperazione, ma bisogna ricordare che spesso si tratta di una guerra tra poveri, poveri che attendono l’assegnazione e poveri che occupano la casa perché non sanno letteralmente dove vivere. Il degrado sociale cronico presente in tutte le aree periferiche d’Italia, non solo non viene affrontato da decenni e decenni, se non come business (politiche nazionali, regionali e locali), politiche sociali opposte ai loro bisogni, ma continueranno ad essere non affrontate con la serietà necessaria perché è il paradigma macroeconomico dominante che non funziona, e non può funzionare se non si cambia radicalmente. Dagli anni ’60 si costruiscono casermoni con soli fini speculativi e, secondo l’ideologia dominante, considerate case per il popolo operaio e “ignorante” dal sud al nord, per l’esigenza del capitale industriale del momento. Ora il disagio sociale è aumentato con la crescente ondata migratoria, con una densità in questi quartieri dove il peggioramento progressivo delle condizioni di lavoro, con licenziamenti sempre più di massa, e chiusura di attività commerciali, ha peggiorato la condizione sociale. Ma se non si cambia radicalmente il paradigma economico neoliberista dominante non ci sono alternative al progressivo degrado di queste realtà periferiche in vere e proprie banlieu dominate dal degrado. Ci vogliono enormi investimenti pubblici come i 240 miliardi del PNNR (sono già arrivati ma non si sa dove sono finiti, chi se li è mangiati: la solita massomafia?), ci vuole una gestione pubblica, una cultura politica dell’attenzione, dell’ascolto, e poi lavoro, tanto lavoro per dare diritti a tutti al difuori della classe sociale. Basterebbe attivare la piena occupazione e la piena attuazione del dettato costituzionale originario del 1948.

Ricordiamoci che i delinquenti sono loro, non i poveri costretti a vivere in sopravvivenza e di microcriminalità: Nella trattativa stato-mafia sono stati coinvolti: politici, generali, toghe. La corte d’assise d’appello di Palermo ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri (a destra nella foto) e gli ufficiali dei carabinieri, Mario Mori, Giuseppe De Donno e Mario Subranni nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-Mafia: sono rimasti impuniti! Con tutti i soldi che hanno fatto con le gare d’appalto dello Stato e mammasantissima, hanno attuato il solito gioco sporco di comperarsi gli avvocati e i magistrati. Nel caso del processo sulla Trattativa Stato- Mafia, il generale P2ista dei carabinieri Mori è stato considerato l’anello di congiunzione tra pezzi deviati dello Stato e Cosa nostra. Tra di loro c’era anche Calogero Mannino, Colonna della Dc siciliana, 6 volte parlamentare, 5 volte ministro. L’assoluzione, già ricevuta in Appello, era arrivata l’’11 dicembre 2020 anche in Cassazione.

Ma facciamo un po’ di storia per capire il problema: Il 26/10/1969 avvenne una riunione mafiosa a Montalto per partecipare al Golpe Borghese. ll golpe Borghese fu un tentato colpo di Stato avvenuto in Italia durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 e organizzato dal principe  Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale, in collaborazione con Avanguardia Nazionale. Tra il luglio 1970 e febbraio 1971 durante i Fatti di Reggio, capeggiati da Ciccio Franco del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, alcune ‘ndrine stavano dalla parte della destra e altre con la sinistra. Una linea diretta univa la ‘ndrangheta coi golpisti, Licio Gelli Gran Maestro del Grande Oriente, della loggia massonica P2, rappresentato da Lino Salvini, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, accompagnato dai massoni marchesi Felice e Carmelo Genovese Zerbi, servizi segreti italiani coi generali Gianadelio Maletti e Vito Miceli tesserati della loggia massonica P2, l’ammiraglio Gino Birindelli, CIA, Richard Nixon, alcuni generali dei carabinieri e Stefano Delle Chiaie (foto sotto), politico dell’estrema destra, fondatore di Avanguardia Nazionale. Già nel 1970, si sono verificate inchieste in relazione a rapporti con massoni, rapporti con servizi segreti, omicidi, scioglimento di comuni per infiltrazioni mafiosa e arresti di politici. Sono ormai fatti noti i collegamenti in passato con la destra eversiva, che ha appoggiato anche la DC, il PSI, il PRI, il PSDI e il PLI.

Basta pagliacci! Dateci i nostri diritti per evitare che ci incattiviamo troppo e veniamo da voi direttamente! Intanto evitiamo di  ammazzarci tra noi poveri! Politici, ricchi borghesi, massomafiosi, ve la facciamo pagare per le tante ingiustizie sociali che avete creato e abbiamo dovuto subire e stiamo ancora subendo.

Se solo lo Ior, la banca mondiale del vaticano, distribuisse i soldi fatti con le speculazioni dei poveri, non esisterebbero più poveri. Meditate mediocri meditate!!

Basta guerre basta armi! che interessano solo alla massomafia  per arricchirsi  sempre più e ottenere più potere!!

Solidarietà a tutti i compagni e compagne anarchici utopisti e sognatori incarcerati ingiustamente per aver lottato per creare un mondo migliore. Ci ritroveremo in piazza a protestare tutti assieme!!

Ne’ destra, ne’ sinistra: non votare! Combatti il potere che ci ha tolto i diritti!! W l’anarchia l’unica via!

Compagni,  per una botta di vita, ascoltatevi queste canzoni:

Assalti Frontali – “ROMA METICCIA”https://www.youtube.com/watch?v=DDiyBA94w_g

Assalti Frontali – COURAGEhttps://www.youtube.com/watch?v=IBeujI0dEpk

Gli Anarchici – Léo Ferréhttps://www.youtube.com/watch?v=BYvGXCvjIas

Il Ballo Di Aureliano – ModenaCityRamblershttps://www.youtube.com/watch?v=1mOLV2w-W9s

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

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L’essenza dell’anarchia: la condizione in cui

ognuno può scegliere nella vita qualsiasi

ruolo e rappresentarlo fino in fondo.

J. Beck

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Allarme: il compagno Anarchico Cospito stava morendo in ospedale!

Il  23 marzo, la procura generale di Milano ha negato gli arresti  domiciliari al compagno Anarchico Alfredo Cospito, dichiarando ai mass media: “resti al 41 bis in ospedale. La decisione finale avverrà non prima di lunedì”.

Cospito, in sciopero della fame da oltre 100 giorni (per protestare contro il 41 bis), ha avuto un malore in carcere dove rischia anche la paralisi permanente,  oggi è ricoverato nell’ ospedale San Paolo di Milano sempre in regime 41 bis.  Proprio venerdì scorso aveva deciso di assumere finalmente almeno  gli integratori, in vista dell’udienza di ieri che doveva decidere per dargli gli  arresti domiciliari per problemi di salute a casa della sorella, la giuria cattofascista gli ha negato il diritto ad usufruirne .

Figurati se quelle merde cattofasciste anticostituzionali lo lasciavano andare a casa agli arresti domiciliari… Sanno benissimo che lo stanno uccidendo (come hanno fatto con Cucchi, Aldrovandi , Pinelli, Carlo Giuliani, Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Mastrogiovanni, Sole e Baleno, ecc.). Figurati se quelle merdacce senza scrupoli ne’ sentimenti (ricordiamoci dell’eccidio degli zingari e degli ebrei , lo mandavano agli arresti domiciliari: prima hanno aspettato che la sua situazione clinica peggiorasse con una crisi cardiaca, solo allora il potere della magistratura ha deciso di mandarlo  all’ospedale , quando ormai fisicamente è a pezzi, gli hanno dato assistenza, ma solo perché aveva accusato un malore,  una crisi cardiaca. Sanno di creare un’insurrezione sociale se il compagno Alfredo muore in carcere).  Figurati se non hanno pianificato anche questo a livello militare!!

Come per esempio L’OPERAZIONE BLUE MOON: QUANDO I SERVIZI SEGRETI DIFFUSERO LE DROGHE PESANTI NEI MOVIMENTI DEGLI ANNI ‘60/’70  PER FERMARE LA RIVOLUZIONE,  O COME IL PIANO MILITARE DELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE, sempre NEGLI ANNI ’60/’70, FATTO DI COLPI DI STATO, come ad  esempio:

Rosa dei venti: fu un’organizzazione occulta italiana di stampo neofascista, collegata con ambienti militari. L’opinione pubblica battezzò  L'”organizzazione terrorista”, chiamandola con ironia “Supersid” o “Sid parallelo”. L’organizzazione  sarebbe nata negli anni ‘60 contestualmente alla progettazione militare del Piano Solo, ed avrebbe avuto una sorta di battesimo del fuoco nella controguerriglia in Alto Adige.

Piano Solo – un colpo di stato fatto solo dai carabinieri, comandati dal generale dei carabinieri Giovanni de Lorenzo nel 1964, con il benestare del Presidente della Repubblica Antonio Segni, il loro obbiettivo perverso era il controllo delle istituzioni e detenzione degli oppositori politici (anarchici e comunisti).

Golpe bianco: un colpo di stato di stampo liberale e presidenzialista, promosso da ex cattolici partigiani bianchi antifascisti e anticomunisti, nel 1974.

Golpe Borghese: organizzato il 7 e l’8 dicembre 1970 dal principe  Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale, in collaborazione con Avanguardia Nazionale.

Come abbiamo detto prima,  il piano militare della strategia della tensione prevedeva anche STRAGI DI STATO:

Il 25 aprile 1969 scoppia una bomba al padiglione FIAT della Fiera di Milano, provocando diversi feriti gravi, e un’altra bomba viene ritrovata all’Ufficio Cambi della stazione Centrale. Qualche mese dopo, il 9 agosto vengono fatte scoppiare 8 bombe su diversi treni, che provocano 12 feriti.

Il 12 dicembre 1969 una bomba esplose all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, provocando 17 vittime e 88 feriti, quel giorno arrestarono il compagno Giuseppe Pinelli e lo torturarono e picchiarono in questura perché, gli sbirri infami e bastardi, volevano che il compagno Pinelli firmasse un verbale dove ammetteva a tutti i costi che la strage di Piazza fontana l’aveva fatta lui anche se invece era innocente.  Ma il compagno Anarchico invece non voleva arrendersi  e incolparsi di quel eccidio che noi Anarchici non avremmo mai fatto, perché sarebbe stato in contraddizione coi nostri sogni – ideali, e quindi continuava a urlare (intanto che lo stavano torturando), che la strage era stata fatta e organizzata dal terrorismo dello stato e non da noi anarchici, e i bastardi trogloditi lo hanno buttato giù dalla finestra della caserma perché non voleva cedere ai loro ricatti. Nello stesso giorno viene trovata una seconda bomba inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, mentre altre 3 bombe esplosero a Roma, una nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio (tredici feriti) e altre due nei pressi dell’Altare della Patria (quattro feriti).

Il 22 luglio 1970 un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba nei pressi della stazione di Gioia Tauro (foto sopra), uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.

Il 17 maggio 1973 il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli , ex militante/infiltrato del PCI, subordinato e  informatore dei cc e dei servizi segreti, lanciò una bomba a mano sulla folla durante una cerimonia davanti alla Questura di Milano, provocando quattro vittime e una quarantina di feriti.

Dal 30 aprile 1974 al 26 maggio 1975 una serie di esplosioni provocano un morto e venti feriti a Savona.

Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione sindacale in piazza della Loggia a Brescia, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise otto persone mentre un centinaio rimasero ferite.

Il 4 agosto 1974 una bomba esplose su una carrozza del treno Italicus all’uscita della grande galleria dell’Appennino, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, provocando 12 vittime e 105feriti.

Il 2 agosto 1980 una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, uccidendo 85 persone e provocando circa duecento feriti.

Il 23 dicembre 1984 una bomba esplose su una carrozza del Rapido 904, ancora presso la grande galleria dell’Appennino a San Benedetto Val di Sambro, in cui diciassette persone persero la vita e oltre duecentosessanta rimasero ferite.

Il 2 agosto 2021 il parlamento italiano stesso (miracolo sant’ Antonio!)  quarantuno anni dopo la strage di Bologna, ha annunciato ai mass media che volevano  togliere  il segreto di stato e rendere visibili i documenti desegretati anche all’opinione pubblica, hanno chiesto il versamento anticipato all’Archivio centrale dello stato della documentazione conservata presso gli archivi degli organismi d’intelligence e delle amministrazioni statali riguardante l’organizzazione atlantica Gladio e la loggia massonica P2 (non è successo niente, non hanno ancora tolto il segreto di stato (Top Secret), tutto occultato ancora, dopo più di 50 anni di segreto di stato militare, non tutti i documenti sono stato desegretati!

Secondo la commissione Anselmi, tra i vari crimini attribuiti alla P2, oltre al cospirazionismo politico per assumere il controllo dell’Italia, si possono citare la strage dell’Italicus, la strage di Bologna, lo scandalo del Banco Ambrosiano, l’assassinio di Roberto Calvi, l’assassinio di Albino Luciani (papa Giovanni Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l’assassinio di Carmine Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli.

E il nostro compagno Anarchico Alfredo, che ha fatto solo un’azione diretta senza uccidere nessuno, è ancora in gaiòfa, sottoposto al regime rigido (disumano) del 41 Bis, ha dichiarato ai mass media, specificando che : “il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini”.  Noi non comandiamo e non serviamo nessuno.

Già lo scorso 6 marzo Cospito era stato trasferito all’ospedale San Paolo per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, ma il potere della magistratura lo ha ignorato e rimesso in carcere.

Il 9 marzo il compagno anarchico Cospito ricorre alla Cedu la Corte europea dei diritti umani per denunciare  il fatto che è stato violato un suo diritto: quello di essere stato condannato per un crimine politico per  l’attentato alla caserma dei carabinieri di Fossano, quando mise due bombe carta fuori dalla scuola allievi carabinieri in provincia di Cuneo, esplosi poi senza provocare morti o feriti. Nel corso del processo, Cospito è stato condannato prima per strage e quindi, dopo la pronuncia della Cassazione (per peggiorare di più la punizione cattofascista), per strage politica.

Secondo i suoi legali c’è stato un “trattamento discriminatorio da parte dello stato” e “l’aggravamento del trattamento sanzionatorio” da strage comune a strage di stato “ha ripercussioni negative  anche sull’accesso ai diritti penitenziari “.

Il compagno Anarchico Cospito con la sua azione diretta, voleva rivendicare la repressione e i traffici illeciti che gli sbirri P2 (associazione per delinquere – loggia della massoneria italiana, formata da alte gerarchie delle forze dell’ ordine), mettono in atto, indisturbati, da decenni . Cospito voleva rivendicare le tante ingiustizie fatte dalle forze del disordine , dallo scandalo dei nuclei clandestini dello stato, allo scandalo della  P2 e di Gladio, o  allo scandalo del Generale Ganzer, accusato negli anni ‘90 di traffico internazionale di droga e associazione a delinquere, o quello della caserma di Piacenza, dove sono stati condannati 5  carabinieri per lo scandalo della Caserma Levante,  accusati di torture, violenze e traffici di droga, oltre che di estorsioni e rapine.

 Il pm Antonio Colonna ha ricostruito le vicende sporche della caserma di Piacenza, dichiarando ai mass media : “il sistema Levante”, vedeva tutti gli imputati “accecati dai soldi, arroganti,  di chi si crede al di sopra delle regole”, capaci di tenere in piedi un sistema parallelo fatto di menzogne, di sequestri, di droga rivenduta attraverso pusher di fiducia, di arresti ‘architettati’ per aumentare le statistiche, di pestaggi con modalità tali da configurare la tortura ( tortura si configura ogni qual volta un soggetto “con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia”).

Merdacce! Peggio della mafia ignorante, sti sbirri…

L’ironia della vita: Cospito che non ha fatto stragi di stato e non ha ucciso nessuno, ma solo azioni dirette per cambiare e alzare il livello culturale delle persone mediocri, per un mondo giusto ed equo per tutti e non solo per i borghesucci leccaculi della massoneria (poteri forti che sostituiscono la monarchia o meglio, i residui della aristocrazia, sempre attaccati alle palle del prete per nascondere i loro sporchi peccati, sempre pronti a prendere la gloria e a speculare sulle disgrazie della povera gente.  Cospito, che non ha fatto stragi di stato e quindi nessun eccidio, viene giudicato e condannato con una legge anticostituzionale – fascista, al 41 bis, mentre gli sbirri spacciatori torturatori, sono agli arresti domiciliari. Vergogna! Pagliacci!!

Il potere gerarchico dello stato, ci voleva lasciare ignoranti, così ci potevano manovrare meglio e usarci sempre come servi sottopagati (sempre alla fame), invece già negli anni ’60, anche noi sottoproletari e proletari abbiamo capito l’importanza di studiare ed evolverci, è lì che comincia davvero la  rivoluzione  per tutti e non solo per gli interessi della borghesia opportunista spilorcia e attaccata ai soldi , morta di fame , che ci ha sempre lasciato i loro scarti (e dovevamo anche ringraziarli) e ogni tanto per darci l’accontentino, ci lanciavano dalla finestra qualche briciola di pane, per creare la guerra tra noi poveri alla fame e nella  miseria, senza diritti, senza futuro per i nostri figli. Tutto questo fin dai tempi dei templari!

BASTA COL BUSINESS DELLE CARCERI!

BASTA GUERRE! BASTA ARMI!!

BASTA CONTROLLORI: CHI CONTROLLA POI IL CONTROLLORE?

 

Le bastiglie le abbattono i popoli:

i governi le costruiscono e le conservano.

Carlo Cafiero

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)