Gaetano Saya: neofascista e fondatore della polizia parallela…

Il 9 giugno 2021 a Genova i mass media scrivono che è stato denunciato Gaetano Saya, neofascista messinese di 66 anni, che fondò la polizia parallela (loggia massonica formata dai servizi segreti occulti) e nel 2011 fondò il nuovo Msi.

A casa sua è stato trovato l’armamentario del “perfetto” agente segreto: Tesserini, divise, distintivi di una polizia parallela e, ancora, effigi della massoneria oltre a un teaser e un manganello, alcune sue foto giovanili, in divisa da poliziotto, una mentre regge l’ombrello all’allora ministro della Difesa Giovanni Spadolini, un biglietto di «stima e solidarietà» di Licio Gelli gran maestro della loggia P2.

Ma chi è Gaetano Saya?

Laureato in Legge e Scienze politiche diventa Cavaliere dell’Ordre International de la Paix.

A Milano l’1/12/2002 è stato nominato presidente onorario dell’ U.N.F.P. (Unione Nazionale Forze di Polizia), il primo sindacato di polizia interforze. Di recente ha assunto la Direzione Generale dell’Ente denominato: Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo ( Interforze di polizia in funzione antiterrorismo islamico).

Fin da giovanissimo simpatizza per il Movimento Sociale Italiano, Destra Nazionale e nel 1970 appena quattordicenne partecipa alle giornate di Reggio Calabria (rivolta fascista per il capoluogo), a 18 anni si arruola nel disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, dopo l’addestramento, viene ingaggiato dai Servizi Segreti della N.A.T.O. Esperto in ISPEG (Informazioni, Sabotaggio, Propaganda e Guerriglia), controspionaggio e antiterrorismo. Raggiunti i massimi livelli si congeda nel 1997. Saya fu Cooptato nel 1975 dal Generale P2 Giuseppe Santovito, allora Capo del SISMI e viene iniziato in una loggia massonica riservata; da Apprendista di primo grado in breve diviene Maestro Venerabile della Loggia Divulgazione 1 a carattere internazionale. Nel Novembre 1997, congedatosi dai Servizi, e messosi in sonno massonico, decide di dar vita al movimento politico voluto da Almirante.

Nel 2004 decide di costituire un corpo speciale a sostegno delle forze di polizia. Tra i suoi collaboratori, ex poliziotti ormai in pensione con esperienza nella lotta al terrorismo, ex faccendieri dei servizi segreti, sempre pronti a rubare informazioni dalle banche dati e offrire (vendere) i loro servizi d’Intelligence internazionale.

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A Genova nel 2005 Saya è stato arrestato insieme al suo compare Riccardo Sindoca, capi della Dssa e personaggi legati alla massoneria, alla destra extraparlamentare e ai servizi segreti (naturalmente sono stati privilegiati e messi agli arresti domiciliari, non in galera insieme agli altri!). Decine sono stati gli indagati di questa polizia parallela formata da appartenenti alla stessa polizia di stato, ai carabinieri, alla guardia di finanza e alla polizia penitenziaria. Saya e la sua polizia parallela (nuclei clandestini dello stato), facevano investigazioni illegali per la Dssa, e tutto questo grazie alla complicità degli appartenenti alle forze dell’ordine, che gli fornivano anche notizie riservate. A Saya e Sindoca sono stati contestati i reati di associazione per delinquere, in sostanza, gli inquirenti ritengono che lo scopo della Dssa fosse quello di usufruire di finanziamenti da parte di organismi nazionali e internazionali. Il simbolo della «Polizia parallela» costituita da Saya, rappresenta 2 serpenti attorcigliati a una spada che sul manico ha una rosa dei venti in stile Nato. Quella era l’unica modifica al disegno originale, che invece aveva una svastica, lo stemma delle SS croato-bosniache create da Adolf Hitler…

Saya e Riccardo Sindoca facevano parte anche dell’organizzazione Gladio, un’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale Stay-behind organizzata in ambito NATO.

Francesco Cossiga era sottosegretario alla difesa, e fu uno dei fondatori.

Saya nel 1970 venne abilitato nella polizia dai suoi compari P2. I suoi primi incarichi consistevano nello scortare i politici come Giovanni Spadolini e ne divenne suo fedele portaborse.

Quattro anni dopo fu arruolato dalla NATO.

Il DSSA dopo l’attentato dell’11/3/2004 a Madrid, si era rivelato in realtà una congrega di spie, neofascisti, poliziotti, carabinieri, ex-gladiatori e depistatori di professione. Il gruppo fondato da Saya chiamato “Destra Nazionale” aveva assunto come simbolo lo stemma della CIA leggermente modificato, e qualificava i propri aderenti come ex-agenti segreti, con un passato da ‘gladiatori’, in rapporti di collaborazione con la NATO ed il Mossad israeliano. Il DSSA poteva accedere alla banca dati del Viminale, ed aveva rapporti coi vertici degli apparati di sicurezza come il SISMI e con uomini politici, come il vice-premier Gianfranco Fini.

Questo intreccio tra neofascisti, forze militari e servizi segreti, non è nuovo. Proviene dall’immediato dopoguerra e dalle trame della “strategia della tensione”.

L'operazione criminale che ha terrorizzato l'Italia: La storia segreta della falange armata

Ma nessuno si ricorda più della ‘Falange Armata’? Fu attiva nei primi anni ’90, costituita come agenzia segreta, nata per alimentare un clima di tensione (con lettere, bossoli spediti e telefonate minacciose), promossa da ufficiali della settima divisione del SISMI, che organizzavano anche i traffici internazionali di armi.

E il “Progetto Arianna” nel 2000, ce lo siamo dimenticati? Fu un’organizzazione antidroga (…) clandestina costituita a Latina da appartenenti alle forze dell’ordine, formata da ex militari e poliziotti (alcuni ancora in servizio) che avevano messo in piedi una struttura clandestina (operazione militare Blue Moon). Un’operazione sotto copertura, messa in atto dai servizi dei paesi del blocco occidentale (Nato) a partire dall’inizio degli anni ’70, finalizzata in realtà a diffondere l’uso di droghe pesanti tra gli attivisti dei movimenti giovanili di contestazione, al fine di distoglierli dalla lotta politica.

Poi c’erano gli “Elmetti Bianchi”, una fondazione a carattere internazionale alimentata soprattutto da ex-poliziotti, spuntata a lato del caso Telekom-Serbia. I “caschi bianchi” erano (ufficialmente) impegnati nel soccorso alla popolazione civile nelle zone devastate dalla guerra in Siria, ma in realtà sostenevano (per manovrarli), con l’appoggio di Israele, i gruppi jihadisti (al-Qaeda).

E del gruppo clandestino della Uno bianca ci siamo dimenticati? Un gruppo di sbirri attivo tra il 1987 e il ’94, che agiva tra le Marche e l’Emilia-Romagna dove uccisero 24 persone e fecero oltre cento feriti. Dopo 7 anni di rapine, morti e indagini, scoprirono i fratelli Savi, tutti membri della polizia di stato. Il capo della polizia occulta era Roberto Savi, all’epoca assistente capo della questura di Bologna, dove svolgeva il servizio di operatore radio.

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Tra i suoi complici c’erano i fratelli Fabio, artigiano ed autotrasportatore, e Alberto, poliziotto che prestava servizio presso la questura di Rimini, Pietro Gugliotta (operatore radio alla questura di Bologna), Marino Occhipinti (vice-sovrintendente della sezione narcotici della squadra mobile della questura di Bologna e consigliere provinciale del Sap – Sindacato autonomo di polizia, e Luca Vallicelli (all’epoca agente scelto presso la sezione polizia stradale di Cesena – CAPS).

Ma il gruppo (razzista) non faceva solo le rapine: nel 1990 feriscono un immigrato tunisino; il 10 Dicembre assaltano il campo nomadi di Santa Caterina di Quarto ferendo 9 persone; il 22 dello stesso mese sparano contro dei lavavetri extracomunitari, ferendone due; il giorno dopo fecero un assalto al campo nomadi di via Gobetti, uccidendo 2 persone e ferendone altrettante…

Qualcuno si ricorda della “Legione Brenno”? è nata in coincidenza con lo scoppio della guerra serbo-croata per difendere la nuova frontiera dell’occidente (Nato), venuta alla luce nel 1998. La “Legione Brenno”, ispirata ai cavalieri di antichi ordini religioso-militari come i Templari, si scoprì presto essere stata fondata da alcuni ex-carabinieri interessati al business della sicurezza e dell’assoldamento di milizie private nelle guerre in corso. Esattamente come il DSSA. Ma il problema, che la guerra che c’è all’interno degli apparati di polizia e dei servizi segreti italiani per assicurarsi posizioni di comando, nella prospettiva della costituzione di una sorta di “superpolizia” e di un’unica centrale di intelligence, è ancora attiva.

Il 14/6/2021, a Bruxelles, ha avuto luogo il summit della NATO, il primo con la partecipazione del banchiere massone Mago Draghi (Presidente del consiglio dei ministri della rep. italiana), e del Presidente USA Joe Biden.

La Nato vuole ricominciare la guerra fredda contro la Russia e la Cina, due potenze economiche che fanno paura ai poteri della Nato.

Natos generalsekretær Jens Stoltenberg taler på Stiklestad torsdag 26. juli. 

Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg (foto sopra), dichiara ai mass media che “bisogna affrontare insieme, come alleanza Atlantica, l’ascesa della Cina come potenza economica”.

Un giudizio, quello di Stoltenberg, condiviso anche dal premier britannico Boris Johnson.

L’Alleanza atlantica, ha definito per la prima volta la Cina come “una minaccia” (terrorismo psicologico).

Il Presidente del Consiglio Draghi, durante il Vertice Nato, ha dichiarato ai mass media l’importanza del summit, definendola una “continuazione del G7 (cooperazione internazionale tra i paesi più industrializzati del mondo): “Siamo qui anche per la riaffermazione dell’Ue. L’Unione europea più forte significa una Nato più forte”, ha detto.

Il Segretario generale della NATO Stoltenberg dichiara ai mass media che un attacco al Trattato atlantico è un attacco contro tutti. Tutto questo significa “aumentare il nostro livello d’ambizione”, ha detto Stoltenberg, un obiettivo che richiede “più risorse” su tre livelli: civile, militare e infrastrutturale”. Come per esempio la missione in Iraq, che la Nato ha già deciso di potenziare e per il cui comando si è proposta l’Italia.

La Nato vuole sconfiggere la Cina e la Russia perché ha paura della sua potenza in campo spaziale, cyber, ed in generale tecnologico e industriale.

Il prossimo summit della Nato è previsto in Spagna nel 2022.

Ma facciamo un po’ di storia:

Nel 1949 in Italia, entrò in vigore il Patto Atlantico anticomunista fatto di colpi di stato e stragi di stato. Nel 1955, in risposta alla stipula del Patto Atlantico, venne costituito il Patto di Varsavia e si istituì la guerra fredda (Ovest contro Est). Il patto di Varsavia fu sciolto nel 1991 in concomitanza della caduta dell’Urss. Dopo la caduta dell’Impero sovietico è cominciato un accerchiamento militare della Nato che è arrivato alle porte di Mosca.

La Nato ha sempre avuto un ruolo aggressivo e non certo difensivo. Un’aggressività che non ha nulla a che vedere col diritto alla difesa, ma al controllo geopolitico.

Gli attacchi della Nato, negli ultimi 20 anni, sono stati 7. In ordine cronologico si è cominciato nel 1991 con la prima guerra del Golfo, l’anno successivo in Somalia, nel 1995 in Bosnia, nel 1999 in Serbia, nel 2001 in Afghanistan, due anni dopo una nuova guerra all’Iraq e poi nel 2011 l’aggressione alla Libia di Gheddafi.

SCENARI/ Dalla Serbia all'Afghanistan, così la Nato ha "aiutato" Cina e Russia

La guerra fredda è ufficialmente finita, ma le azioni portate avanti dalla Nato con la sua avanzata verso est, dimostrano che sta perseguendo politiche di offesa e non di difesa…

 

Bisogna pure che la verità venga su

dai tuguri perché dall’alto non vengono

altro che menzogne

Louise Michel

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)