Vengono dati alle fiamme, per occultare le prove, roghi di rifiuti che finiscono nell’aria: è la morte della società, il trionfo dell’illegalità, una condanna per gli abitanti, per l’economia, la terra, l’acqua e l’aria. Ogni giorno, più volte al giorno, tonnellate di rifiuti industriali, urbani e speciali sono abbandonati incontrollatamente ai margini delle strade o nelle campagne e poi dati alle fiamme.
Uno smaltimento a basso costo per chi compie questi atti illeciti, che ha, però, un costo altissimo in termini di salute per chi lo subisce, costretto a vivere, senza percepirne il reale pericolo, in un luogo altamente inquinato da sostanze molto tossiche (diossine, policlorobifenili, policlorobifenili, dioxin like e altro) e ad altissime percentuali. Queste sostanze procurano una serie di malattie a partire dalla semplice «depressione», fino a quelle più gravi e serie, come le malattie tumorali, la sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi e lupus. L’inquinamento ambientale a lungo termine, procura uno stress ossidativo cellulare e mitocondriale che, a sua volta, produce una serie di danni seri ed irreversibili all’organismo umano. Per non parlare delle mutazioni epigenetiche, che si trasformerebbero in mutazioni genetiche per le future generazioni, causando nascite di bambini già ammalati o predisposti ad una serie di terribili malattie.
Nel 2013 il parlamento aveva promesso ai cittadini che sarebbe arrivata una legge speciale o un decreto legge d’urgenza per la mappatura della massomafia (massoneria insieme al loro braccio esecutivo militare – gabellotti), e dei siti che loro hanno inquinato per arricchirsi, con la loro spregiudicatezza, senza etica e morale, senza scrupoli.
I fondi per bonificare i terreni inquinati, secondo il parlamento saranno reperiti dai beni confiscati alla camorra (quelli che non si sono già magnati loro: i politici massomafiosi).
Nel novembre 2013 scade il segreto sulla deposizione rilasciata nel 1997 alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti dal pentito dei Casalesi Carmine Schiavone. La decisione è stata dell’ufficio di presidenza della Camera, che, all’unanimità, ha voluto rivelare la verità choc sulle eco-mafie, nascosta per 16 anni ai cittadini. Dai luoghi del Sud in cui finivano i rifiuti tossici provenienti dalla Germania e dall’Italia del centro nord, in cui dopo aver interrato i veleni venivano spesso allevate le bufale, secondo una mentalità “statale”, della camorra e del ‘listino dei prezzi’ (500mila lire per ogni fusto tossico da smaltire), il documento dell’indagine è un macabro racconto delle milioni e milioni di tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi smaltiti illegalmente che avvelenano le zone dell’agro campano, uno dei più belli e più fertili di questo Paese, in cui si continua a vivere e coltivare frutta e verdura.
Svelare la verità, quindi, è stato un atto dovuto soprattutto verso le popolazioni che abitano quelle zone, martoriate dalla gestione illecita dei rifiuti. “Si tratta della prima volta che la presidenza della Camera (senza che questo sia richiesto dalla magistratura), decide di rendere pubblico un documento formato da commissioni di inchiesta che in passato lo avevano classificato come segreto”.
Ma tutto questo, è stato possibile grazie alla grande mobilitazione nata dal basso, dalla società civile, come dimostra la petizione lanciata su Change.org, che ha raccolto oltre 33.000 firme per chiedere la rimozione del segreto di stato, al fine di consentire l’acquisizione delle dovute informazioni da parte di cittadini e l’avvio del necessario ed urgentissimo processo di bonifica dei luoghi inquinati.
Dicharò allora la Coldiretti: “occorre avviare al più presto un piano straordinario di analisi a tappetto delle matrici ambientali con la delimitazione delle aree interessate o meno da inquinamento, per garantire la sicurezza dei territori a tutela dei cittadini e delle imprese” La battaglia contro l’illegalità e le agromafie, va combattuta con la massima trasparenza e responsabilità. Per questo (conclude la Coldiretti), sono necessarie azioni concrete per verificare i reali effetti sulle aree coinvolte”.
A seguito delle proteste ambientaliste si genera un grave imbarazzo internazionale, che spinge il nostro Paese e gli altri “esportatori” a far partire delle imbarcazioni con lo scopo di riprendersi i propri rifiuti. Peccato che anche il nostro Mediterraneo diventi, a quel punto, una discarica marina. La lista è infatti di almeno 90 navi affondate solo nel “mare nostrum” tra il 1989 e il 1995. Un piano orchestrato ad arte, e con connotazioni criminali massomafiose. Delle navi apparentemente legali, partono per diverse destinazioni, cariche illegalmente di rifiuti tossici, senza mai arrivarci. Le imbarcazioni infatti affondano per “cause misteriose”, portando con sè tutto il carico di veleni, e tra l’altro truffando le assicurazioni. Sono tanti e “irrisolti” i casi.
Siamo nel 2021 e non hanno ancora fatto niente i nostri politici massomafiosi, solo grandi promesse, perchè a livello di business a loro (massoneria), non conviene…
Ecocidio, un termine coniato negli anni ’90 per definire i danni all’ambiente e alla popolazione, provocati dal traffico illegale dei rifiuti. Le rotte, che trasportavano da anni i rifiuti del nord verso il sud, sono state oggetto, dal 1991 al 2013, di 82 inchieste, 915 ordinanze di custodia cautelare, 1806 denunce, con ben 443 aziende coinvolte.
Sono i dati che Legambiente ha raccolto riguardo al traffico dei rifiuti verso la Terra dei fuochi. Negli anni è stato compilato un vero e proprio Dizionario dell’Ecocidio. Attraverso la “Rifiuti Spa”, le rotte illegali dei rifiuti partono da ogni zona d’Italia, e soprattutto dal nord, con una sola meta finale: la Terra dei fuochi, tra le province di Napoli e Caserta.
Nel corso degli ultimi 22 anni, la criminalità organizzata (gabellotti: conosciuti come criminalità organizzata, ai tempi del latifondismo e delle signorie, erano le guardie militari, il braccio armato della nobiltà – massoneria), si è occupata di gestire l’ingente traffico di rifiuti e veleni provenienti da ogni parte d’Italia, per seppellirli nelle discariche illegali e legali. Ecco così la nascita di un giro d’affari incalcolabile e di una spirale dannosa per l’ambiente e per la salute della popolazione, le cui conseguenze negative evidentemente non preoccupano chi punta al profitto facile. Delle 443 aziende coinvolte nel traffico dei rifiuti, la maggioranza ha sede nel nord e nel centro italia.
Nelle discariche illegali hanno trovato scorie derivanti dall’industria dell’alluminio, polveri di abbattimento dei fiumi, liquidi contaminati da metalli pesanti, terre inquinate provenienti da attività di bonifica e amianto. Per non parlare dei veleni petrolchimici provenienti dai maggiori impianti italiani.
Si è creato attorno ai rifiuti un giro d’affari mafioso-imprenditoriale, così come lo ha definito Legambiente, che ha potuto agire indisturbato grazie alla protezione di politici, funzionari pubblici, faccendieri, e con altre figure criminali, di un sistema ecomafioso (massomafia li aveva definiti Falcone prima di essere ucciso).
Ecco le proposte elaborate da Legambiente, Libera e Fiom per rendere pubblica e aggiornare l’attività di mappatura e censimento dei siti contaminati: avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento e analisi dei prodotti ortofrutticoli e alimentari; reperire risorse e predisporre strumenti certi ed efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate, individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori, al fine di informare la popolazione, nella speranza che la situazione possa migliorare, che i maggiori traffici vengano sventati e che il diritto dei cittadini di vivere in un territorio pulito venga rispettato.
Nel 2017 la Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Alessandro Bratti, ha chiesto e ottenuto il via libera alla desecretazione di alcuni documenti nelle mani dell’allora Sismi, il Servizio segreto militare, oggi Aise. La storia parte negli anni ’70, quando il nostro Paese, che fa leva su una legislazione ambientale a dir poco carente, usa il Sud del mondo (Somalia, Guinea, Mozambico, Libano, etc.) come “deposito” di sostanze velenose e molto costose da smaltire. I rifiuti tossici, “semplicemente” non esistono più. Ricordiamoci anche della morte della giornalista Ilaria Alpi, uccisa per aver scoperto i rifiuti tossici che partivano dall’Europa (compresa l’Italia), per essere occultati in Africa.
Dall’analisi fatta dall’Istituto Superiore di Sanità tra il 2005 e il 2011 ci sono state troppe morti, troppi ricoveri soprattutto tra bambini e adolescenti. I bambini sono particolarmente vulnerabili rispetto all’inquinamento ambientale e ciò ha spinto l’Istituto Superiore di Sanità ad approfondire i dati relativi alla loro salute.
È emerso che la mortalità per tumori della popolazione infantile, nel 1° anno di vita mostrano un eccesso di ricoveri del 51% per tutti i tumori e del 45% per leucemia e l’incidenza dei tumori del sistema nervoso centrale è più che raddoppiata. In età pediatrica (0-14 anni), invece, è stato registrato un eccesso del 42% per i tumori del sistema nervoso centrale, che riguarda anche l’età adolescenziale (29%).
Tra gli adulti invece, gli uomini hanno un’incidenza dei tumori e una mortalità superiore dell’11% . Nelle donne tali cifre sono rispettivamente del 9% e 7%. I numeri danno però un’idea dei danni che il malaffare applicato alla gestione dei rifiuti ha provocato su cittadini innocenti.
Nel 2018 doveva essere approvato un decreto dal Consiglio dei Ministri, ma il governo non ha affrontato il provvedimento preparato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
I nostri parlamentari quando si è scoperto dello smaltimento dei rifiuti tossici illegali, che hanno inquinato la terra del nord e del sud, hanno parlato (bla – bla), di risanamento ambientale, di bonifiche, di messa in sicurezza del territorio, senza però fare mai niente! Altrimenti si sarebbero scoperti anche gli ultimi ‘altarini’: le responsabilità politiche della devastazione ambientale. E la Lega, che oggi si presenta come il ‘nuovo che avanza’, era in realtà pienamente coinvolta nella perpetuazione di questo scempio, ordinato anche con la complicità dei governi Berlusconi (massomafia/P2).
Il 15 ottobre 2018, era passato inosservato un articolo del Decreto Genova o ‘delle emergenze’, varato dal governo all’indomani del crollo del Ponte Morandi, che mette a rischio la nostra terra: è stata inserita una norma che aumenterà i limiti di idrocarburi pesanti C10-C40 di 20 volte, per quanto riguarda i fanghi di depurazione sia civili che industriali, che vengono sparsi sui suoli agricoli. La norma incriminata (articolo 41), è stata pubblicizzata anche dalla Gazzetta ufficiale: all’interno del Decreto Legge 28/9/2018, n. 109, recante “Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze”.
Questo decreto è stato un ulteriore attacco all’ambiente, alla sicurezza della catena alimentare del nostro Paese, perchè con questi valori aumentati si determinerà una contaminazione delle falde e delle matrice alimentare.
Il problema in Italia (dell’italiano ignorante, che vuole fare il furbo), è quello di fare effettuare i controlli e le analisi dei fanghi cancerogeni, non a enti terzi, ma agli stessi fanghisti (fratellanza massomafia), gli stessi che producono e trattano le acque reflue di depurazione (a umma – umma).
Di fatto si autorizza a spargere veleni sui suoli agricoli del nostro (assurdo, bel) Paese…
Il nuovo ‘decreto Genova’ rischia di avvelenare ancora di più i terreni agricoli. Non solo idrocarburi. Si corre il rischio che nelle nostre terre questa pericolosa sostanza possa finire in maniera massiccia attraverso i fanghi di depurazione. A denunciarlo sono stati i Verdi che parlano di una “scandalosa sanatoria di diossine, PCB e licenza d’inquinare”, riferendosi all’emendamento all’art. 41 sui fanghi di depurazione, destinati ai suoli agricoli, inserito nel decreto Genova e presentato dai parlamentari Di Muro e Rospi, M5S e Lega.
L’emendamento prevede che nei fanghi di depurazione da spargere nei campi ad uso agricolo, possano essere presenti sia PCDD e PCDF (diossine) che PCB (policlorobifenili), Toluene, Selenio ed IPA (idrocarburi policiclici aromatici) in quantità molto più elevate rispetto a quanto previsto dal Dlgs 152/2006.
Non bastava l’innalzamento di 20 volte dei livelli di idrocarburi nei fanghi di depurazione usati nei campi agricoli come fertilizzanti. La norma riguarda non la sostanza secca ma il cosiddetto “tal quale” visto che “con la sostanza secca, il valore è univoco, mentre con il tal quale, la concentrazione dell’inquinante dipende dal contenuto di acqua del fango. Di conseguenza, per abbassare la concentrazione degli idrocarburi, basterà diluirlo” spiega il segretario dei Verdi.
Come spiegato dai Verdi, oggi, nonostante le modifiche, per il Toluene è previsto un limite di 200 volte maggiore, passando da 0,5mg per Kg a 100, per il Selenio il limite è alzato di 3 volte e passa da 3 mg per kg a 10, per i PCB passa da 0,06 a 0,08 mg/Kg e viene alzato di 13,3 volte, per i Pcdd/Pcdf (diossine) il limite passa da 10 ng/kg a 25, ben 2,5 volte maggiore. Si autorizza in questo modo l’accumulo sui terreni destinati all’agricoltura, di diossina, Pvc e microinquinanti tossici trasformando nel tempo quei terreni in aree da sottoporre a bonifica e contaminando anche l’ambiente, l’aria, e la catena alimentare. Nei depuratori smaltiscono di tutto e, per superare l’emergenza legata alla necessità di smaltire i fanghi, alzano all’inverosimile i limiti per consentirne lo smaltimento sui suoli agricoli. Secondo i Verdi, le colture a rischio sarebbero soprattutto quelle degli ortaggi.
A spiegare a cosa potremmo andare incontro è stato Alessandro Marescotti, Presidente Peacelink, secondo cui valori ben più bassi di diossina hanno già dato i loro nefasti frutti a Taranto. “Le pecore, a Taranto si sono contaminate da diossina con concentrazioni molto inferiori a quelle proposte nel decreto Genova per i fanghi. Per i fanghi, la concentrazione ammessa nella avventata proposta, è fino a 25 ng/kg di diossina, mentre sui suoli della masseria Fornaro a Taranto, sono state rilevate concentrazioni massime di 10,1 ng/kg. Su quei terreni, stanno tentando una difficile ma interessante bonifica con la canapa” (foto sopra). A suo avviso, invece di introdurre queste norme pericolose, dovrebbe essere introdotto un limite di 4 ng/kg per i terreni di pascolo, come già proposto da PeaceLink nel 2012 di fronte al disastro ambientale di Taranto, con l’abbattimento di pecore e capre che avevamo pascolato su terreni la cui contaminazione variava dai 5 ai 10 ng/kg.
E pensare che in molti Paesi, i limiti di diossina e pcb nei terreni di pascolo sono stati fissati per legge: in Olanda il limite è di 1 ng/kg, in Canada di 4 ng/kg, ed in Germania e in Svizzera di 5 ng/kg (fonte: OSPAR 2007); al contrario, in Italia manca una normativa specifica, pertanto per tali terreni si applica il limite di 10 ng/kg per la somma di diossine e pcb, prendendolo dal limite per le aree urbane.
Rifiuti tossici delle fonderie, si sono trovati anche nel 2012, sotto l’autostrada di Valdastico Sud, che collega le province di Vicenza e di Rovigo. I rifiuti accumulati nel cantiere autostradale sarebbero ricchi di metalli pesanti dannosi per la nostra salute e per quella degli animali, in quanto ritenuti in grado di contaminare i terreni e le falde acquifere circostanti. Per i lavori necessari alla realizzazione dell’autostrada, è stata investita una cifra superiore al miliardo di euro. Tra i metalli pesanti rilasciati nelle acque dei canali di irrigazione dei terreni agricoli circostanti alle aree cantieristiche, ci sarebbe il cromo, che potrebbe inquinare le coltivazioni presenti nei pressi delle aree interessate, contaminando inevitabilmente prodotti cerealicoli destinati all’alimentazione umana ed animale. Il fenomeno veneto potrebbe interessare anche ulteriori cantieri autostradali presenti nel nostro Paese, andando a contribuire alla costituzione di una rete dedicata al traffico illecito dei rifiuti, in merito alla quale Legambiente ha recentemente messo in evidenza l’urgente necessità di nuove sanzioni.
In base alle denunce presentate alla Procura, i materiali tossici scaricati dai camion verrebbero in seguito occultati nel terreno con l’utilizzo di ruspe e di altri mezzi appartenenti al Gruppo Locatelli, già al centro di indagini per episodi analoghi che interessano le aree della Bre.Be.Mi., in particolare il raccordo di collegamento tra Sola (Bergamo) e Cassano D’Adda (Milano). La vicenda dei rifiuti nei cantieri autostradali non interesserebbe dunque soltanto la regione Veneto, ma anche la Lombardia.
Ricordiamoci anche dell’inchiesta Poseidone: un’indagine iniziata presso la procura di Catanzaro nel maggio 2005 e avente come oggetto un presunto uso illecito di 200 milioni di euro di denaro pubblico, provenienti da contributi comunitari, destinati al finanziamento di opere di depurazione. La Procura ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa da parte del generale della Guardia di Finanza Walter Cretella-Lombardo, consigliere di Franco Frattini, che all’epoca era vicepresidente della Commissione europea e commissario europeo per la giustizia. Nell’inchiesta fu indagato Lorenzo Cesa, segretario dell’UDC, in qualità di socio di una società che avrebbe ricevuto un finanziamento (5 miliardi di lire) per realizzare nel cosentino uno stabilimento per la produzione di DVD, realizzato soltanto in parte e in cui non sarebbe mai stata avviata la produzione. Cesa era socio anche di un’altra impresa coinvolta nell’inchiesta, che organizzava eventi per società pubbliche; quest’impresa ricevette circa 400.000 euro di finanziamenti europei attraverso fatture gonfiate, e la differenza tra quanto ricevuto e quanto effettivamente speso andava a Cesa, che poi usava queste somme come finanziamento illecito per l’UDC (democristiani). Tra gli altri sono stati indagati Giuseppe Chiaravalloti, l’ex presidente della Giunta regionale della Calabria, vicepresidente dell’istituto Garante per la protezione dei dati personali; Domenico Basile, l’ex assessore regionale all’Ambiente, uno degli uomini di punta di Alleanza Nazionale in Calabria.
Ma c’è un altra inchiesta interessante da non dimenticare del magistrato De Magistris: ‘Why Not’; l’inchiesta riguardava il malaffare nella gestione di fondi pubblici ad opera di un presunto comitato d’affare che vedeva coinvolti politici, forze dell’ordine, imprenditori, massoneria, che gestirebbe milioni di euro provenienti da fondi europei, nazionali, regionali. Ora, noi normali cittadini che paghiamo le conseguenze di queste persone avide, senza scrupoli, attaccate ai soldi, naturalmente ci domandiamo (perchè ci viene il dubbio): chissà a chi vanno a finire i 230 miliardi del fondo europeo Recovery Plan?
www.rivoluzioneanarchica.it/allerta-fanghi-tossici-usati-legalmente-come-fertilizzanti-agricoli/
Giustizia, l’accusa di Nino Di Matteo: “Le cordate di polizia giudiziaria per condizionare il CSM” 14/11/2021
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La democrazia è menzogna, è oppressione,
è in realtà oligarchia, cioè governo di pochi
a beneficio di una classe privilegiata,
ma possiamo combatterla noi in nome
della libertà e dell’uguaglianza, e non già,
coloro che vi han sostituito o vogliono
sostituirvi qualcosa di peggio.
Errico Malatesta
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)