Dichiarazione di Ilaria Cucchi e Amnesty International: Ddl Sicurezza segnali di dittatura militare

Tortura, omicidi in divisa, repressione

La tortura tra prevenzione e sanzioni: incontro con Ilaria Cucchi all'ex  Opg occupato "Je so pazz" | Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli

Il 10 luglio Ilaria Cucchi (foto sopra) insieme ad Amnesty International, sono stati oscurati dai giornali, l’unico giornale che hanno parlato di loro è stato Il fatto quotidiano, gli altri giornali li hanno snobbati: “Dissenso e protesta pacifica criminalizzati in tutta Europa, Ddl Sicurezza spaventoso, segnali da regime”. Criminalizzazione del dissenso e della protesta pacifica, leggi repressive, uso eccessivo o non necessario della forza (abuso di potere), arresti e procedimenti arbitrari, restrizioni ingiustificate o discriminatorie. E anche l’uso crescente di tecnologie di sorveglianza invasive, che portano a una sistematica erosione del diritto di protestare. Il rapporto, intitolato “Poco tutelato e troppo ostacolato: lo stato del diritto di protesta in 21 stati europei”, mostra come in tutta Europa il diritto di manifestare pacificamente sia sotto attacco “poiché le autorità statali stigmatizzano, criminalizzano e reprimono sempre più le persone che manifestano in modo pacifico imponendo restrizioni ingiustificate e punitive e ricorrendo a mezzi sempre più repressivi per soffocare il dissenso”, si spiega (proprio adesso che vogliamo e lottiamo per eliminare le tutele e gli abusi di potere degli sbirri- le forze del disordine). Nel testo si sottolinea anche come dall’ottobre 2023 molti stati europei abbiano risposto alle assemblee pacifiche a sostegno del popolo palestinese attraverso l’uso di restrizioni discriminatorie, tra cui divieti preventivi di protestare, la messa al bando di alcuni canti, bandiere, kefiah e altri simboli, l’uso eccessivo o non necessario della forza, la dispersione e la detenzione arbitraria di manifestanti pacifici. Allo stesso modo si evidenzia nel rapporto anche una condizione generale di impunità, in caso di violazioni dei diritti umani nel corso di azioni commesse dalla polizia in numerosi paesi, tra cui: Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia e Regno Unito. Amnesty International ha svolto la sua ricerca sulle normative giuridiche e sulle politiche connesse che regolano il diritto di protesta pacifica in 21 paesi europei.

Processo a Ultima Generazione: è scontro politico

Ovvero: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria, Regno Unito e Turchia. In Italia l’allarme è lanciato sul ddl Sicurezza, attualmente in discussione alla Camera. “L’articolo 11 andrebbe a incidere sul trattamento dei cosiddetti “blocchi stradali”, utilizzati soprattutto dagli attivisti climatici, come strumento di disobbedienza civile pacifica. Il blocco stradale col proprio corpo, che attualmente costituisce un illecito amministrativo, diverrebbe un delitto e verrebbe punito con reclusione da sei mesi a due anni qualora effettuato da più persone”, è la denuncia di Amnesty. “Si tratta di segnali da regime, stiamo andando verso una pessima deriva”, ha attaccato Cucchi.

Ricordiamoci ancora degli abusi di potere (vigliacchi) fatti dalle  dagli sbirri durante il G8 di Genova nel 2001 ai manifestanti inermi durante il corteo e dentro alla scuola Diaz o alla caserma di Bolzaneto.

Ma partiamo dalla storia per capire meglio il problema sociale.

Il cadavere di Stefano Cucchi e la gallina dalle uova d'oro | estense.com  Ferrara

Il 15 ottobre 2009, Stefano Cucchi (foto sopra) viene trovato in possesso di hashish, cocaina e farmaci contro l’epilessia. Cucchi prova a divincolarsi per sfuggire alla legge, venendo quindi arrestato anche con l’accusa di aggressione a pubblico ufficiale.  Il Cucchi, sconvolto dalla vicenda, viene portato in custodia cautelare a Regina Coeli dove, tra lo sconcerto degli agenti, comincia a prendere a dentate la porta della sua cella. Ma i colpevoli, negli ultimi 7 giorni di Stefano Cucchi, non sono (solo) i poliziotti che lo hanno pestato. E non sono neanche (solo) i medici che lo hanno lasciato morire senza dargli assistenza. Il decesso in carcere di Cucchi, nelle prime ore del 22/10/2009, è il numero 148. Quella cifra di morti è figlia anche dei veri colpevoli: noi. Tutti noi. Nei suoi ultimi 7 giorni, Stefano viene a contatto con 140 persone. Centoquaranta. Carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri, prigionieri. Pochi o forse nessuno vuol capire che quel ragazzo, con un suo codice per il quale anche esser pestato rientrava in una sorta di logica tra “buoni” e “cattivi”, stava morendo? O forse lo capiscono, ma se ne fregano. Nessuno fa nulla per aiutarlo sul serio. Chi fa finta di niente, chi si volta dall’altra parte. Nonostante gli occhi pesti, i lividi, i dolori e le ecchimosi. O forse proprio per quelli. Stefano Cucchi è morto per le botte e per la dimenticanza. Era un essere umano “prescindibile” per il sistema. Sacrificabile e dunque facilmente dimenticabile. Se non è stato poi dimenticato, è solo per la battaglia di una famiglia eroica (come lo sono le famiglie di chi è stato ammazzato senza colpe). Un omicidio infame. Un omicidio di Stato. Continuiamo a sentire questa ingiustizia, questa infamia sulla nostra pelle. Ogni giorno, ogni volta che avremo la tentazione di voltare lo sguardo dall’altra parte ricordiamoci di quello che è successo a Cucchi! Perché Stefano ha cominciato a morire per le botte di quei carabinieri, ma il colpo di grazia l’ha ricevuto dall’indifferenza complice di tutti coloro che non lo hanno aiutato e difeso. Solo facendo valere i suoi diritti. Umani. Bastava essere umani. Ma non era la prima volta. Era già successo. Nel 2001, a Genova, nei giorni del G8 (foto sotto). Vergogna! bastardi infami codardi, hanno usato la violenza per sfogare le loro frustrazioni su manifestanti inermi; non ci siamo dimenticati della vostra slealtà!! A Varese per esempio nel 2008 c’è stato un operaio Giuseppe Uva, anche lui morto dopo che, nella notte tra il 13 e il 14 giugno, era stato fermato da due carabinieri. Davanti ai palazzi di giustizia ci sono sempre foto di volti tumefatti ritratti su poster a colori al collo di madri, sorelle, fidanzate, e sventolati di fronte ai tribunali, agli avvocati e ai magistrati.

Il G8 di Genova raccontato a chi oggi ha vent'anni- Corriere.it

La bocca di Stefano Cucchi era semiaperta, la palpebra sinistra era richiusa in modo innaturale su un’orbita che sembrava schiacciata all’interno del cranio. La palpebra destra, al contrario, non riusciva a contenere il bulbo oculare, come fosse esploso. Due giganteschi ematomi, dal viola irreale, scendevano dalle sopracciglia fino alle guance, scavate in un ovale dalla magrezza spettrale. La mandibola era storta. Ma Chi lo aveva ridotto così? Stefano era morto, ma stava provando a dirle qualcosa. E c’era, nella smorfia della bocca fissata dalla rigidità della morte, lo sgomento di una fine nella disperazione della solitudine. In quei cinque giorni al Pertini, del resto, la catena di omissioni sembrava non essersi mai interrotta. Tormentato da dolori indescrivibili, isolato dal mondo esterno e da una famiglia che non aveva smesso di cercarlo ma di fronte alla quale era stato alzato un muro di silenzi, Stefano era stato lasciato scivolare lungo un piano inclinato che nessuno aveva saputo o voluto tempestivamente raddrizzare. La sorella di Stefano continua a dichiarare ai mass media:  “Se doveva immaginare un epitaffio alla storia di Stefano, all’ignavia dello Stato, al cinismo dei suoi “servitori”, più o meno fedeli che fossero, quella era l’espressione che meglio li riassumeva: un veleno che silenziosamente corrode i diritti di ciascuno trasformandoli in concessioni, che degrada i cittadini in sudditi e definisce le pubbliche amministrazioni quali macchine impersonali, ossessionate e dunque governate esclusivamente da un principio di autoconservazione. Tanto inefficiente quanto prevaricante.

Nel 2023 i mass media avevano rilasciato un’analisi scritta che constatava che dal 2020 in Italia le forze dell’ordine – disordine, hanno commesso 8 morti  all’anno. Ventisette autori di omicidi volontari (tra autori presunti, rei confessi, condannati nei primi gradi di giudizio o suicidi) indossavano la divisa tra gennaio 2020 e il 1° giugno 2023. Sono tutti uomini e sono ritenuti responsabili della morte di 28 persone. Tre poliziotti e tre carabinieri, un finanziere, un militare. E poi colleghi in pensione, più un vigile urbano a riposo, un vigile del fuoco in congedo, un ex agente penitenziario. Più un drappello di guardie giurate. Ventisette autori di omicidi volontari commessi tra gennaio 2020 e il primo giugno 2023, portavano la divisa di un apparato dello Stato o di una società di vigilanza privata, oppure l’avevano vestita in precedenza. Nessuna donna. Tutti uomini, in genere con pistole d’ordinanza a disposizione, in alcuni casi con problematiche psichiatriche. E quella cattofascista della Meloni oltre che essere anticostituzionale perché lei (fascistona) rappresenta la costituzione che è antifascista , vuole riproporre ancora la leva militare obbligatoria, per riqualificare di nuovo il nonnismo  – bullismo e giustificare tutti gli abusi di potere che gli sbirri corrotti hanno inflitto ai civili rimanendo sempre impuniti come forze dell’ordine – disordine.     

           Il reato di tortura: ora una legge esiste... ma numerosi sono i dubbi e i  punti controversi | Studio legale Lucino                                                                                    

Ma ricordiamoci che cosa ha dichiarato il 4 Dicembre 2023 la sorella di Stefano Cucchi a Osservatorio Diritti: fa queste importanti dichiarazioni, specificando che il reato di tortura non può essere abolito ma deve restare. La sicurezza non può essere garantita facendo leva solo sulla repressione. Ed è urgente far passare la legge per istituire i numeri identificativi per riconoscere i singoli agenti che abusano di potere. Persone morte durante o subito dopo interventi di carabinieri, vigili, metronotte. E’ quindi importante anche togliere il porto di armi alle forze dell’ ordine – disordine, e poi si  aumenta il numero di armi in circolazione. L’Italia è un Paese delicato per quanto riguarda il suo rapporto con la democrazia. Abbiamo conosciuto periodi storici, come gli anni del fascismo e le stragi di Stato, in cui le figure addette alla repressione dei reati hanno avuto un potere eccezionale. Nel dopoguerra questo potere à stato messo sotto controllo e gestito dentro un’intelaiatura di pesi e contrappesi che il sistema democratico ha garantito. Ma lo sbilanciamento non è mai stato risolto, soprattutto perché per troppi politici, per rispondere alla conflittualità sociale degli anni ’60 e ’70 c’era bisogno di dare più potere alle forze di polizia in generale. È come se non si fosse mai usciti da quel clima, il clima di quello scontro sociale. Viviamo in una emergenza permanente alla quale, secondo i tifosi dei metodi autoritari, bisogna reagire con più repressione e più controllo. E, dal momento che gli addetti alla repressione e al controllo sono le forze dell’ordine, è come se si affermasse: «Se metti limiti democratici al loro agire, lavori per l’insicurezza». Quante volte abbiamo sentire dire «Se limiti l’uso della forza di polizia e carabinieri, aiuti il crimine», o addirittura «Se introduci il reato di tortura non permetti agli agenti di svolgere il proprio lavoro»? Ci sono situazioni culturali in cui è evidente la necessità di un intervento da parte di medici e operatori umanitari o mediatori, al posto di sbirri ignoranti, e prepotenti che usano la violenza al posto del cervello. Inoltre la sorella di Cucchi dichiara: manca un messaggio chiaro da parte delle istituzioni:  se di fronte a casi come quello che ha portato alla morte di mio fratello (e a quella di Riccardo Magherini e Federico Aldrovandi o alla “macelleria messicana” di Genova), la politica non è unita ma dà sponda all’arbitrio e alla violenza, si crea un cortocircuito di senso: è come dire che tra le forze di polizia può essere tollerata la violenza brutale, senza controllo. Ci sarà sempre qualcuno che comunque prenderà le tue parti. L’articolo 13 della Costituzione, dopo aver sancito che “la libertà personale è inviolabile”, al quarto comma prescrive: «È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». Poi ci sono norme che regolano l’uso della forza e delle armi da fuoco, abbiamo codici deontologici e di comportamento, oltre che, ultimo, il reato di tortura oggi messo in discussione dalla destra che è anticostituzionale,  ma noi comuni cittadini, dobbiamo crederci alla Costituzione o è tutta una pagliacciata? Prosegue ancora la sorella di Cucchi: “Io penso che esistano le disposizioni per regolare e controllare e anche reprimere i comportamenti e le azioni illegali e gli abusi delle forze di polizia. Bisogna far passare la legge per istituire i numeri identificativi per consentire di riconoscere i singoli poliziotti, carabinieri e finanzieri impegnati in servizi di ordine pubblico. Le norme buone ci sono, basterebbe applicarle e non creare un clima politico che giustifica solo il prepotente e il più bastardo!

    Art13 cost | PPT        Siamo in una crisi economica che crea più disuguaglianze sociali (classi sociali) e creando la guerra tra poveri!! Vergogna altro che diritti uguali per tutti!! Ci ritroviamo con lavoratori che pagano le incapacità (come ai tempi della democrazia di Andreotti) della politica di risolvere i problemi sociali e crea disoccupazione, miseria con redditi non dignitosi, sanità inefficiente, carceri in sovraffollamento, disumane che creano rivolte sociali.Poi la sorella di Cucchi  ripuntualizza che è per questo che bisogna inserire i numeri identificativi, per la sicurezza di chi manifesta o viene sottoposto a fermo o arresto, ma anche per separare gli agenti violenti che violano la legge dalla maggioranza di quelli che invece la rispettano”. Ilaria Cucchi prosegue e aggiunge: il recentissimo pacchetto sicurezza [fatto da quella merda fascista della Meloni] crea nuovi reati e ne inasprisce altri. Escono fuori più tutele per gli agenti di polizia oggetto di violenze e nuovi reati che puniscono le rivolte nelle carceri, dove i detenuti protestano per le condizioni disumane in qui sono costretti a vivere (il loro cane fa una vita migliore) in condizioni di sovraffollamento – disumane che se chiami i servizi sanitari sono costretti a chiuderli per sempre. Ecco, in questo pacchetto c’è quello che non si dovrebbe fare: affrontare ogni problema e ogni contraddizione inventando nuovi crimini. Bisogna andare alla radice del disagio, risolverlo, dare risposte all’altezza della crisi economica che gli italiani si trovano in bolletta o facendo la spesa. Noi cittadini dobbiamo mobilitarci sempre, per i diritti umani, vigilare sull’operato di quella parte delle “divise” che violano la legalità costituzionale (vabbè con la Meloni anticostituzionale al potere, ci sembra una presa in giro).

Cucchi, condannato anche il maresciallo Mandolini - Popoff Quotidiano

La vicenda giudiziaria di Stefano Cucchi durò 7 anni di processi, 45 udienze, 120 testimoni e decine di consulenze tecniche: Lo Stato non condanna sé stesso: Il 9 maggio 2022 vengono pubblicate le motivazioni della sentenza del l’omicidio di Stefano Cucchi: i supremi giudici dichiarano che la morte del geometra romano, seppure sia stata causata anche dalla successiva condotta colposa dei medici dell’ospedale Pertini, è inequivocabilmente connessa al pestaggio da parte dei carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro, i quali non potevano non essere consapevoli delle possibili conseguenze delle loro azioni. Per quanto riguarda Mandolini e Tedesco, invece, secondo la Cassazione i giudici di merito non hanno adeguatamente dimostrato la volontà di Mandolini di occultare le responsabilità dei suoi sottoposti omettendo i loro nomi nel verbale di arresto, perciò è stato disposto l’annullamento di questa parte della sentenza con rinvio degli atti ad un’altra sezione della Corte d’Assise d’appello di Roma; la prescrizione del reato sarebbe scattata il 25/7/2022. Il 21/7/2022, alla vigilia della prescrizione del reato, la Corte d’Assise d’appello di Roma ha condannato Mandolini (foto sopra) e Tedesco rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Dal processo per depistaggio, è in seguito scaturita un’ulteriore inchiesta, nella quale sono stati coinvolti i carabinieri Maurizio Bertolino, all’epoca dei fatti contestati in servizio presso la stazione di Tor Sapienza, Fortunato Prospero (foto sotto), all’epoca comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria del Nucleo operativo radiomobile di Roma, e il collega di quest’ultimo Giuseppe Perri. Essi sono accusati a vario titolo di depistaggio: Bertolino è infatti accusato di aver tentato di occultare l’esistenza nella caserma di Tor Sapienza di alcuni atti relativi all’arresto di Stefano Cucchi, mentre Prospero e Perri sono accusati di aver indotto il carabiniere Luca De Cianni, già condannato per questi fatti nel processo precedente a 2 anni e 6 mesi di reclusione.

MOTODAYS 2017 - ARMA DEI CARABINIERI - WEB TV STUDIOS

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G8 di GENOVA – Il racconto di un massacro (Parte 1)https://www.youtube.com/watch?v=h5nse3DyfnM&t=1753s

G8 di GENOVA – Il racconto di un massacro (Parte 2)https://www.youtube.com/watch?v=eFQoluJt32M

ASSALTI FRONTALI – FAN**LO CI SIAMO ANCHE NOIhttps://www.youtube.com/watch?v=gA0D-lhnIbE

Gli Anarchicihttps://www.youtube.com/watch?v=BYvGXCvjIas

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

Assalti Frontali Feat. Emad Shuman – La Fine dei Sospiri (Beirut Rmx) Official Videohttps://www.youtube.com/watch?v=QKenJytxsl0&list=RDgA0D-lhnIbE&index=6

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Questi assassini, questi ladri, si fanno un nome.

Raggiungono i gradi più alti, diventano senatori,

arrivano perfino ad avere un monumento.

Sono eroi della guerra.

Senza la guerra non salirebbero. Senza la guerra

rimarrebbero ignoti. Se non uccidessero e rubassero

fuori dal mondo guerresco sarebbero ritenuti

assassini feroci e ladri volgari.

Camillo Berneri

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Basta militari, basta armi, basta guerre!

Né col potere della NATO, né col potere della Russia!

Anarchia l’unica via!!!

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)