Uno dei problemi principali degli adolescenti è attualmente la mancanza di ideali e di sogni, ciò deriva soprattutto, dal fatto di non avere più punti di riferimento (centri sociali, spazi autogestiti ecc.), dove crescere culturalmente insieme agli altri e imparare a relazionarsi e a interagire, in questo mondo troppo mediocre e banale per trasmettere entusiasmo, desiderio di esprimersi, essere creativi, partecipare; in un periodo storico caratterizzato invece dalla perdita dei diritti, dal classismo e dal consumismo.
IL 17 Ottobre 2024 è stato ritrovato a Milano il 16enne scomparso in Brianza.
E’ stato ritrovato il 17 ottobre Luca Ziliani, il 16enne scomparso da Monticello Brianza (Lecco) il 10 ottobre. Il ragazzo è stato notato la sera del ritrovamento all’interno della fermata della metropolitana Moscova a Milano. Sta bene ed è tornato a casa dai sui familiari. Avrebbe trascorso i giorni scorsi tra la Brianza e il milanese, dormendo in stazioni ferroviarie. L’appello, dopo che il 16enne era uscito di casa senza più farvi ritorno, era stato lanciato dalla sua famiglia e trasmesso anche dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”.
Luca è un ragazzo adolescenziale come tanti, con sogni e progetti nel cuore, era uscito di casa nella serata di giovedì scorso, lasciando alle spalle tutto ciò che conosceva. L’ultima immagine che resta di lui è quella catturata dalle telecamere della stazione di Cernusco Lombardone (LC): un giovane solo, in piedi, che sale su un treno per Milano alle 5.30 del mattino di venerdì. Luca è alto 1.75 e in quel momento indossa pantaloni neri e felpa nera con cappuccio. Non ha con sé i documenti né il cellulare. Le ricerche, fin dal primo giorno, si sono concentrate nei boschi del Parco del Curone. Poi le telecamere della stazione ferroviaria hanno rivelato un dettaglio nuovo, che ha cambiato radicalmente le prospettive: Luca non si era perso nei boschi, come si era pensato. Quella mattina, nelle prime ore del venerdì, era già lontano, su quel treno che lo stava portando verso Milano.
Volevamo puntualizzare prima (per comprendere il grado di sensibilità degli adulti, di quelli che decidono: politici, avvocati, docenti, ecc.), che la pedagogia nasce solo negli anni ’70, prima non c’era neanche quella.
Proprio il 10 ottobre i mass media avevano scritto che il 50% dei 16enni si sente solo e soffre di ansia e tristezza. E’ quanto emerge da una consultazione pubblica tra circa 7.500 studenti italiani della scuola secondaria promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza sulla piattaforma online ‘iopartecipo.garanteinfanzia.org’ sui disturbi provati in maniera ricorrente dalla pandemia in poi. E’ quanto emerso dalla consultazione del World Health Mental Day, la Giornata mondiale della salute mentale perché, dichiara la Garante Carla Garlatti: “di solito in simili occasioni si parla di salute mentale con riferimento alle necessità e ai bisogni degli adulti. Io invece vorrei che si prestasse maggiore attenzione a come si sentono i ragazzi e a come è cambiata la loro vita dopo la pandemia”. L’Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso i dati di una ricerca che evidenzia l’aumento del 28% dei ricoveri. Le problematiche sociali le risolvono solo con gli psicofarmaci e la psichiatria che rovina ancora di più il lato psicologico degli adolescenti, creando più dipendenze e insicurezza. Le patologie neuropsichiatriche sono diventate la causa principale di disabilità nei giovani e il suicidio è ormai la seconda causa di morte tra i 15 e 29 anni. Anche in Italia, secondo quanto emerso durante il 74° Congresso della Società Italiana di Pediatria, i numeri sono allarmanti perché evidenziano un aumento delle richieste di servizi trasversale a tutti i “disturbi neuropsichici”, con un incremento medio del 7% ogni anno.
Parlare di salute mentale degli adolescenti significa occuparsi di ragazzi invisibili. Una solitudine determinata in alcuni casi dalla condizione sociale, culturale, economica (indigenza e sopravvivenza, condizioni sociali che portano alla guerra tra poveri) e molto spesso anche dall’assenza o dall’indifferenza dei genitori.
Ma andiamo ad analizzare l’adolescenza, per capire meglio quello che devono attraversare i giovani: L’adolescenza è la fase in cui i giovani devono affrontare vere trasformazioni in maniera improvvisa e intensa. Il momento in cui essi si trovano impreparati a gestire, da soli, cambiamenti che comportano radicali e complessi processi di nuovi adattamenti e nuovi significati attribuiti a eventi vissuti in passato. Rivalutazioni di sé stessi e della loro vita, delle loro relazioni e di una nuova visione del mondo.
Ma che cosa avviene nell’adolescente durante la crisi esistenziale? L’adolescente affronta le modifiche del suo corpo mentre vive intensamente le nuove pulsioni. Avverte nuove emozioni mentre crea nuovi interessi. Cambia la visione del mondo mentre ci si allontana più o meno gradualmente dalla propria infanzia. Egli vive il suo nuovo contesto socioculturale e va alla ricerca di nuovi rapporti da consolidare con chi vive la stessa crisi e condivide gli stessi disagi. Tutto si svolge con enorme dispendio di energie mentali, affettive e fisiche. L’aspetto più traumatico è l’improvvisa conflittualità con le figure genitoriali. Questi sono i segnali di un “fisiologico bisogno di autonomia”. Allo stesso tempo si avvia quel processo di conoscenza di se stessi che indirizza i giovani verso l’acquisizione di quell’identità che li definisce ‘adulti’. Si tratta di un processo tumultuoso che si accompagna a grandi disagi interiori ed esistenziali. Un disagio che coinvolge naturalmente anche le figure genitoriali (o chi per esse), rivolte a contenere le ansie e i tumulti dei giovani.
Sarebbe auspicabile una vera rivoluzione culturale che ponga i ragazzi al centro della famiglia, della scuola e della società. Una rivoluzione che tenga conto delle loro caratteristiche personali, delle loro esperienze di vita, dei loro bisogni e che sappia interpretare anche i loro silenzi. Cogliere il loro sguardo per recepire pensieri ed emozioni. Disporsi con l’ascolto attivo alle loro richieste di aiuto, accogliere e contenere le loro ribellioni come espressione di una loro richiesta di conferma identitaria. Fermarsi, osservare, ascoltare rimandare messaggi di empatia e di comprensione, diventa la modalità più adatta per contenere le paure e le angosce esistenziali e culturali dei giovani. La speranza dei giovani nasce da una comunicazione attenta e profonda che dia loro quelle risposte necessarie a proiettarli in un futuro dove i principali architetti della loro vita sono loro. Il compito dei genitori e degli insegnanti, in questa fase, è fondamentale. In questo percorso di grandi tumulti emotivi, cognitivi, fisiologici, finalizzato all’acquisizione della propria identità, il giovane necessita soprattutto di certezze. Sono le certezze che lo guidano e lo proiettano in un futuro dove egli deve trovare la propria identificazione personale, sociale.
Comunemente verrebbe da pensare che la gioventù sia un momento di grande spensieratezza, ma secondo gli psicoterapeuti sono molte le preoccupazioni che affliggono gli adolescenti e i giovani adulti, che rendono incerta e grigia l’immagine del futuro, alcune fisiologiche dell’età, altre dovute a difficoltà contestuali all’epoca che stiamo vivendo (non ci sono più diritti, ci hanno tolto lo statuto dei lavoratori che ti garantiva i diritti primari, garantendoti solo il libero mercato cioè il lavoro precario – sfruttamento). Il compito del genitore e della scuola (impreparati) è aiutare l’adolescente a crescere e a raggiungere la piena realizzazione di sé. L’adolescenza è un periodo di grande riorganizzazione psichica in cui il soggetto si trova ad affrontare molti cambiamenti e, in particolare quando l’adolescente vive una crisi adolescenziale intensa, il genitore è messo a dura prova. È però necessario che il genitore abbia le capacità culturali e si prenda cura “emotivamente” del proprio figlio. Certo è che gli adolescenti oggi hanno fortemente risentito a livello psicologico ed emotivo degli effetti della pandemia da Covid-19, manifestando crisi adolescenziali significative. In particolare i soggetti più fragili hanno vissuto stati depressivi e d’ansia. Per definizione l’adolescenza è l’età della crisi e del cambiamento. Le crisi adolescenziali possono essere di diverso genere, transitorie, di tipo evolutivo o con intensa compromissione psicopatologica, ma negli adolescenti si manifesta con comportamenti dirompenti, umore irritabile o depresso, deficit di concentrazione, stanchezza, insonnia. La depressione si colora di passaggi all’atto con ostilità, opposizione, aggressività, sino al rischio suicidario. L’adolescente può ricercare continuamente stimoli, mettendo a rischio anche la propria vita. E’ comunque vero che gestire la crisi adolescenziale è un problema; infatti affrontare queste crisi per il genitore è un’impresa ardua e faticosa, il rischio di entrare in conflittualità è elevato.
Il bambino dell’infanzia è un lontano ricordo, l’umore dell’adolescente oscilla in continuazione tra tristezza ed euforia. Quando si manifesta un importante crisi adolescenziale, il genitore può essere frastornato e disorientato ed è facile perdere la pazienza e sentirsi inadeguati come genitori. Nella fase di transizione tra l’età adulta e il mondo adolescenziale, lo stesso genitore vive una crisi profonda, per cui c’è da chiedersi se sia da considerare una crisi genitoriale. Infatti numerose ricerche scientifiche mettono in luce il legame tra stress genitoriale e il benessere psicosociale dei figli. Anche molti genitori, durante la pandemia, hanno vissuto crisi importanti nella gestione del sistema familiare: si sono riscontrati maggiori livelli di ansia e depressione nelle madri. Le madri hanno rischi più elevati rispetto ai padri, dovuti alla causa dei maggiori carichi nella cura della casa e dei figli. Durante le crisi adolescenziali inoltre, i genitori temono di essere poco rispettati dai figli e reagiscono negativamente. Utilizzano spesso barriere comunicative come consigli, ammonimenti, imposizioni più o meno manifeste che ostacolano il dialogo. Di conseguenza i ragazzi si esprimono poco o nulla in quanto temono di essere giudicati e derisi. Ciò innesca un circolo vizioso e la comunicazione risulta alterata e disfunzionale. Occorre un genitore che si prenda cura dell’adolescente in crisi perché è importante accogliere le manifestazioni intense delle proprie emozioni con rispetto ed accettazione. Spesso il genitore è in difficoltà per cui gli esperti consigliano di condividere, aprendosi ai figli, le loro emozioni. Di conseguenza anche l’adolescente sarà più disponibile ad esprimere maggiormente, e senza timori, il proprio vissuto. Essere alleati dei figli, apprezzare i loro sentimenti, i loro pensieri, le loro scelte è un’arma vincente nella relazione. La negazione o il giudizio dei sentimenti finisce per provocare ansia e chiusura relazionale. Occorre dunque avere fiducia nella capacità dell’adolescente di superare le difficoltà. Le crisi adolescenziali e le intense manifestazioni emotive possono indicare un malessere e di conseguenza, il genitore dovrà porsi in ascolto comprensivo ed empatico. È indispensabile che il genitore rappresenti un rifugio sicuro per l’adolescente, avendo una funzione importantissima di cura e prevenzione del disagio, fino a ricorrere a consulenze specialistiche esterne, quando fosse necessario. Si deve essere alleati del proprio figlio cercando insieme una soluzione soprattutto in situazioni di crisi. L’adolescente ha bisogno di sentire il genitore dalla propria parte nell’affrontare la vita. La crisi adolescenziale ha sovente la seguente sintomatologia: il genitore vede un radicale cambiamento di umore nel figlio o nella figlia, con momenti in cui, quasi improvvisamente, subentra tristezza e/o irascibilità, con molto tempo passato in silenzio, senza parlare e senza guardarsi intorno. Incrociando lo sguardo del genitore, l’adolescente gira la testa da un’altra parte; in breve l’adolescente guarda le cose e le attività che si svolgono intorno, ma non vi prende parte.
Molto spesso i giovani sono costretti a scontrarsi con esperienze che feriscono la loro autostima e generano dubbi rispetto alle aspettative promettenti della famiglia sul loro futuro professionale. L’individuo nell’infanzia, si trova in un primo momento a doversi predisporre verso la soddisfazione dei bisogni naturali, fondamentali per la sua sopravvivenza per poi, in un secondo momento, andare incontro a bisogni sempre “più alti”, come quelli della sicurezza, dell’appartenenza ad un determinato gruppo, legata alla stima che ne può derivare, fino alla vera e propria autorealizzazione. La “scalata” dell’appagamento dei bisogni comincia nella prima infanzia attraverso quel movimento che viene chiamato “separazione-individuazione”; attraverso questo meccanismo, studiato da sempre in psicologia clinica, l’individuo sperimenterà già nei primi anni di vita quello che, con molta probabilità, cercherà di ottenere lungo tutto il corso della sua esistenza, arrivare a capire chi è attraverso lo strutturarsi della propria identità e svelarsi nel rapporto con la realtà attraverso il proprio vivere. La fatica che attanaglia le nuove generazioni è caratterizzata, molto più che da una frustrazione sessuale o da una frustrazione sociale, da una frustrazione esistenziale. La crisi economica del nostro tempo è senz’altro un indicatore che non può essere omesso nel tentativo di spiegare le esistenze stanche e lacerate di moltissimi adolescenti e giovani. Ma la spiegazione più sottile e profonda è da ricercarsi in una crisi esistenziale che attraversa come una lama affilata mente e cuore di ragazzi e ragazze in cerca del proprio posto nel mondo.
La società iper moderna ha cercato in tutti i modi di affermare il principio di piacere e la volontà di potenza e prestigio, ma ha dimenticato di riconoscere il motore principale della vita dell’uomo: la volontà di significato. Dare un senso alla propria esistenza precede, e non segue, il principio di piacere o la volontà di potenza. L’uomo infatti ha bisogno di uno scopo che dia direzione alla propria vita, ha bisogno di un perché per poter vivere. La frustrazione delle giovani generazioni è dunque e primariamente esistenziale. Una fatica nella ricerca del senso della propria vita che spesso finisce per essere rinuncia, resa, abbandono, cedimento sul proprio desiderio. In merito, si rileva troppo superficialmente come la psico-apatia, la noia e la depressione siano i moventi di gesti estremi. Mentre, con maggior coraggio e profondità, si dovrebbe sottolineare che queste manifestazioni dell’esistenza sono originate da un abissale vuoto di senso (mancanza di sogni e ideali), che si erge di fronte alla comunità degli adulti come un grido che invoca ascolto. Se esso non viene riconosciuto, se non si presuppone che, anche in un giovane delinquente, in un annoiato, in un depresso, in un tossicodipendente, in un suicida, scorre profonda come una corrente, la volontà di strappare un senso alla vita, allora renderemo giovani uomini e giovani donne eternamente frustrati e apatici. Comprendere nella nostra antropologia anche la volontà di significato implica edificare una filosofia, un’etica, una psicologia e una pedagogia che puntano alla pienezza e alla bellezza dell’esistenza dell’uomo. La tensione verso il significato del senso della vita, per quanto impegnativa, è decisiva e indispensabile per la salute e il benessere psichico di ciascuno, che se non analizzata può portare alla perdita di interesse, apatia, senso di solitudine, perdita di motivazione, disturbi del sonno, ipocondria, abuso di sostanze, significative alterazioni dell’umore, percezioni visive o uditive alterate da allucinazioni, deliri, perdita di lucidità, stati confusionali. Noi adulti dovremmo aiutare ed ascoltare di più il disperato grido dei giovani alla ricerca di un perché. I giovani, seppure spesso in modo inconsapevole, comunicano questa profonda crisi e reclamano ascolto attivo e partecipe alla loro angoscia esistenziale. Gridano, talvolta con pensieri e comportamenti (solo) in apparenza incomprensibili, per sottolineare agli adulti che il vuoto, non va riempito con oggetti, protezione soffocante, libertà di godimento senza limiti, illusioni a buon mercato, ma con un’attenzione rivolta alla speranza di una vita ricca di significato. Solo se si sentiranno ascoltati e se vedranno riconosciuto e valorizzato il loro primario bisogno di dare significato alla propria esistenza, i giovani potranno ritrovare la rotta della loro “nave in gran tempesta”, solo in questo modo potranno essere maturi e non cadere nel tunnel delle droghe pesanti.
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La crisi ecologica che attraversiamo
è una crisi sociale, ha le sue radici prima
e soprattutto nella dominazione dell’uomo
da parte dell’uomo, della donna da parte
dell’uomo, dei giovani da parte dei vecchi
e della società da parte dello Stato.
M. Bookchin
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Il governo Meloni vuole proibire la cannabis sativa per incentivare la massomafiahttps://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2024/06/01/il-governo-meloni-vuole-proibire-la-cannabis-sativa-per-incentivare-la-massomafia/
La P2 di Licio Gelli: la Loggia Massonica che manovrava l’Italiahttps://www.youtube.com/watch?v=V1W1H4m2qhI
Processo per spaccio e tortura alla caserma carabinieri di Piacenzahttps://www.rivoluzioneanarchica.it/processo-per-spaccio-e-tortura-alla-caserma-carabinieri-di-piacenza/#/
Ora invece per sognare ed essere felici vi consigliamo di ascoltare queste canzoni che vi da l’entusiasmo e la grinta per combattere:
CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE
Mix – Assalti Frontali: Assalti Frontali – cattivi maestrihttps://www.youtube.com/watch?v=Sqc5gFf-35Y&list=RDSqc5gFf-35Y&start_radio=1&rv=Sqc5gFf-35Y&t=0
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Solidarietà alle compagne e ai compagni anarchici ingiustamente arrestati
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Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)