Falcone ucciso perché scoprì intrecci sporchi tra Dc cattosinistroide, Gladio, P2, mafia e servizi segreti (massomafia). parte 2

Il 27/5/2013 è iniziato il processo relativo alla vicenda della trattativa stato-mafia. Il 20/4/2018 viene pronunciata la sentenza di primo grado, con la quale vengono condannati a 12 anni di carcere Mario Mori, Antonio Subranni, Marcello Dell’Utri, Antonino Cinà, ad 8 anni Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino, a 28 anni Leoluca Bagarella; sono prescritte, come richiesto dai pubblici ministeri, le accuse nei confronti di Giovanni Brusca, e viene assolto il politico Nicola Mancino (foto sopra), l’asse portante della sporca trattativa tra lo stato italiano e la criminalità organizzata. Il 27/4/2023 la Corte di Cassazione ha confermato il ribaltamento della sentenza: pur riconoscendo che la trattativa vi fu, i giudici hanno escluso la rilevanza penale della condotta, assolvendo gli imputati Mori, Subranni e De Donno per assenza dell’elemento soggettivo del reato, cioè del dolo. Il magistrato Nino Di Matteo, pubblico ministero del processo e sostituto procuratore della procura nazionale Antimafia, ha definito la sentenza Falcone della cassazione un “colpo di spugna” che cancella verità scomode per il Paese. In occasione del Festival Internazionale dell’Antimafia a Milano del 2024, ha affermato che si dovevano cancellare le verità acquisite in primo e secondo grado e che erano troppo scabrose e contradditorie per questo Paese ancora arcaico, gerarchico e cattofascista.

Le dichiarazioni di Di Matteo hanno suscitato reazioni nel mondo politico: il senatore Gasparri (foto sopra), ha richiesto al ministro della Giustizia Carlo Nordio di avviare un’azione disciplinare nei confronti del magistrato Di Matteo, accusandolo di aver messo in discussione l’autorità della sentenza definitiva. Anche il giornalista e direttore di Antimafia Duemila, Giorgio Bongiovanni, ha espresso forti riserve sulla decisione della Cassazione, parlando di “errori clamorosi” da essa commessi e sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria e l’attenzione su questi eventi per comprendere appieno la storia dello stato italiano. Firmare alleanze con le grandi mafie è qualcosa che la Cia americana ha fatto più volte nel corso del tempo. Sopratutto quando gli obbiettivi da colpire si chiamano Giovanni Falcone o John Fitzgerald Kennedy.

Ma chi era Gianfranco Alliata di Montereale?

La vita di Alliata è stata tenuta nell’ombra fino a quando il magistrato Giovanni Tamburino condusse un’inchiesta nel 1974 a Padova contro la struttura eversiva neofascista nota come Rosa dei Venti. Il giudice Tamburino fa luce su questa entità poco nota, utilizzando una ricca documentazione inedita proveniente dall’Archivio storico della Camera, atti giudiziari e fonti finora inesplorate. Questa ricerca svela connessioni impensabili tra organizzazioni quali mafie, gruppi neofascisti, massoneria segreta, servizi segreti ‘deviati’ e individui quali assassini, giudici corrotti, generali infedeli e politicanti senza scrupoli. In nessun paese europeo si è verificato come è avvenuto nell’Italia del II dopo guerra, una sequenza così lunga e ininterrotta di stragi, di omicidi politici e omicidi camuffati da suicidi ha ricordato il sentore Roberto Scarpinato. Ricordiamoci che la nascita della Repubblica è stata tenuta a battesimo con una strage di stato, quella dell’eccidio di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947 eseguito dal mafioso Salvatore Giuliano che sparò contro la folla di contadini riuniti per celebrare la festa dei lavoratori, provocando 11 morti e numerosi feriti. Una sequenza che si è apparentemente fermata con le stragi del 1992-‘93. Si tratta di stragi che, come Tamburino ha messo in luce, hanno tutte un unico filo conduttore: sono espressione di una guerra civile a bassa intensità e di una lotta politica che è stata condotta sin dagli albori della Repubblica, dalla componente più cattofascista del paese che mai ha accettato il nuovo patto sociale sancito dalla Costituzione del 1948 e che si è mossa per stravolgerla creando una Repubblica presidenziale di stampo autoritario.

Proprio perché le stragi sono state espressione di un potere, hanno tutte in comune i depistaggi posti in essere degli apparati statali per impedire ai magistrati di risalire dagli esecutori ai mandanti politici. Non è dietrologia, ha ricordato Scarpinato elencando la lunga lista degli uomini di stato condannati con sentenza definitiva per depistaggio: come il generale Gian Adelio Maletti e il capitano Antonio La Bruna per la strage di Piazza Fontana del 12/12/1969; il generale Pietro Musumeci e il colonello Giuseppe Belmonte che per questo motivo, sono stati condannati con sentenze definitive unitamente a Francesco Pazienza, altro agente segreto collegato ai servizi americani. La stessa ‘mano’ ha agito dopo le stragi del 1992 – ‘93: hanno fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nella casa di Salvatore Riina ingannando la procura della Repubblica; hanno fatto sparire l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino pochi minuti dopo l’esplosione; hanno fatto sparire i file e l’agenda elettronica di Giovanni Falcone (nella foto con la moglie Francesca Morvillo) e hanno creato falsi collaboratori di giustizia come Vincenzo Scarantino.

Emerge con forza dalla lettura della sentenza la figura di Federico Umberto D’Amato, il potente direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno dal 1971 al ‘74. “Si è già detto [si legge nella sentenza], che Federico Umberto D’Amato era affiliato alla loggia massonica P2 ed in contatto personale col ‘capo’ massone Licio Gelli anche durante la latitanza di costui in Svizzera”. La tesi della Procura generale è che nel progetto stragista di Licio Gelli, subentrò il binomio Federico Umberto D’Amato – Mario Tedeschi, menzionati nel Documento/Appunto Bologna come destinatari di finanziamenti da parte di Gelli. I giudici ribadiscono che “i servizi segreti italiani militari e civili avevano come punto di riferimento le due organizzazioni eversive della destra: Ordine Nuovo che lavorava coi militari; Avanguardia Nazionale con l’Ufficio Affari riservati. Sul punto, l’ex magistrato Giuliano Turone (foto sotto), è stato esplicito: “L ‘altro gruppo neofascista, Avanguardia nazionale (An), fu particolarmente efficiente nell’infiltrazione di suoi militanti nei gruppi dell’estrema sinistra (Mario Merlino, infiltrato tra gli anarchici, fu il più noto). Questo gruppo, fondato e capeggiato da Stefano Delle Chiaie, allacciò rapporti stretti con l’Ufficio affari riservati (Uar), il ‘servizio segreto’ del ministero dell’Interno, diretto dal potente Federico Umberto D’Amato, da cui ebbe aiuti finanziari e protezione. Delle Chiaie [si legge], era di casa negli Uffici dell’Uar, come ha ammesso lo stesso D’Amato.

Ordine nuovo era una struttura paramilitare sorretta dai servizi di sicurezza della Nato con compiti di guerriglia e informazione. Franco Freda [scrivono i giudici], aveva a suo tempo fondato una Loggia massonica, confermando l’ambiente massonico come il luogo più idoneo per scambi, trattative, accordi indicibili e senza limiti. [Per i giudici], il numero di riscontri della connessione mafia – destra eversiva – massoneria diventa tale da superare la soglia del dubbio ragionevole per ciò che concerne tutta una serie di specifici episodi. Durante la latitanza a casa di Barreca, Freda incontra esponenti ‘ndranghetisti del calibro di Giorgio De Stefano e Paolo Romeo e fonda una loggia massonica”.

L’Anello o ‘Noto Servizio’ è stato un servizio segreto non ufficiale della Repubblica negli anni della ‘strategia della tensione’. Il massomafioso Gelli lo attribuisce alla figura di Giulio Andreotti.                           

Dell’organizzazione spionistica denominata Anello si trovano riscontri nelle indagini bresciane del colonnello Giraudo e dell’ispettore Cacioppo. L’Anello era un gruppo che coordinava gli apparati di sicurezza ‘deviati’. L’espressione ‘noto servizio’ era stata cripticamente adoperata da Mino Pecorelli. Esso originava da uomini del servizio segreto fascista diretto negli ultimi mesi della guerra dal generale Mario Roatta, considerato tra i criminali di guerra, fuggito poi in Spagna. Era un gruppo di uomini senza scrupoli, che avevano fatto pratica anche infiltrandosi nelle formazioni partigiane come partigiani bianchi. Nel luglio 2014, in occasione della commemorazione della strage di via D’Amelio, Di Matteo ha espresso considerazioni assai critiche nei confronti di Napolitano, di Silvio Berlusconi e anche di Matteo Renzi, allora Presidente del Consiglio. Di Matteo e Lodato hanno scritto il libro Antimafiaduemila.com – Armando Sorrentino “Il patto sporco”. “Il patto sporco” chiarisce i legami criminali tra politica e Cosa Nostra, allo scopo di assicurare a ognuno dei partecipanti una fetta di potere, una fetta di territorio italiano, una fetta di voti. Dalla sentenza della Cassazione, che ha mandato assolti gli imputati al processo sulla trattativa stato-mafia, alla pronuncia del tribunale di Firenze sulla strage dei Georgofili, che ha invece confermato l’esistenza di quella Trattativa stato mafia. Sono state queste le parole del sostituto procuratore nazionale antimafia e già consigliere togato del CSM Nino Di Matteo, intervenuto con lo scrittore e giornalista Saverio Lodato durante la presentazione del loro ultimo libro “Il colpo di spugna” (edito da Fuori Scena) nell’ambito della decima edizione del DIG Festival 2024, intitolato “J’Accuse”, tenutosi a Modena.

Dialogando con Alberto Nerazzini, giornalista investigativo e direttore di DIG, Di Matteo è tornato così a parlare delle riforme della giustizia targate ‘governo dei migliori’ (Cartabia) e ‘governo dei patrioti’ (Nordio), ribadendo che “non mirano ad accelerare i tempi della giustizia, ma piuttosto a limitare il controllo di legalità che la magistratura dovrebbe esercitare, sia nei confronti del potere politico, sia di quello imprenditoriale e finanziario.  Queste riforme affondano le radici nel primo governo Berlusconi. Alcune di queste riforme, erano auspicate nel piano di rinascita democratica del 1976 della P2 di Gelli. Sono riforme sulla separazione delle carriere, sul test psicologico di ingresso per la carriera di magistrato, sul fatto che i magistrati non dovevano essere citati nemmeno per nome e cognome durante i processi. Sono lì, nel piano di rinascita democratica, e molte di queste riforme stanno venendo discusse o addirittura approvate” ha detto Di Matteo, citando la pietra miliare da cui partì il controllo della politica sulle procure: “La riforma Mastella del 2007, ha aperto le porte a un controllo gerarchico delle procure della Repubblica. Le reazioni furono molto deboli alla riforma di Mastella e la magistratura ha le sue colpe. Oggi queste riforme vengono approvate non solo perché forse l’opposizione è meno attrezzata e forte di trent’anni fa, ma anche perché la magistratura non gode più della stessa credibilità di allora” ha detto Di Matteo.

Saverio Lodato ha parlato dei tempi di Corrado Carnevale (foto sopra), il famoso giudice ‘ammazza-sentenze’: “Giovanni Falcone, appena arrivato a Roma, al Ministero di Grazia e Giustizia, quando fu costretto a lasciare Palermo a causa del procuratore capo Pietro Giammanco che gli rendeva la vita impossibile, indagò sulla figura di Corrado Carnevale, presidente di un’importantissima sezione di Cassazione. Falcone aveva scoperto che tutti i processi di mafia finivano in quella sezione e che tutte le condanne venivano annullate.  Falcone riuscì ad arrivare al punto in cui i colleghi della Cassazione, sotto interrogatorio, raccontarono finalmente quali erano le pressioni esercitate da questo giudice palermitano. La Cassazione ipocrita allora emanò un provvedimento per stabilire che le riunioni in cui si emettono le sentenze siano coperte dal segreto di stato. Lodato ha ricordato questi particolari perché “dopo due secoli, in Italia c’è ancora la mafia. Come mai trentatré anni dopo l’affermazione di Falcone sulla mafia, che avrebbe avuto un inizio, una durata e una fine, siamo ancora qui a parlare di mafia? Nessuno parla più di lotta alla mafia, e si fa di tutto affinché la parola ‘mafia’, diventata massoneria come classe sociale, sparisca”. La mafia non solo non è finita, ma continuerà a essere utilizzata per attentati stragisti nel nostro Paese perché si deve preservare quel sistema di potere che magistrati leali alla Costituzione italiana potrebbero compromettere. E’ questo l’allarme lanciato dal direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni nel 2024 durante l’evento ‘Memoria e ricerca della verità oltre il colpo di spugna’, svoltosi al Salone dei Cinquecento a Firenze, nel giorno delle commemorazioni della strage dei Georgofili (foto sotto).       

Ad oltre trent’anni dalle stragi che hanno insanguinato il Paese, secondo Bongiovanni, non si può abbassare la guardia, né sottovalutare un fenomeno criminale capace di avere rapporti coi più alti vertici delle istituzioni. Ancora oggi al governo c’è un partito (Forza Italia) fondato da un uomo della mafia (Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, pena scontata). E i mafiosi in carcere, come Giuseppe Graviano, aspettano quelle risposte, non solo delle trattative, ma anche degli accordi che hanno fatto, ha detto Bongiovanni. La mafia è pronta ad eseguire attentati contro gli uomini di stato veri che vogliono liberare questo Paese dal male o dalla criminalità, ha aggiunto ricordando che uno di questi magistrati è proprio Nino Di Matteo. Quest’ultimo, ha ricordato Bongiovanni, è stato condannato a morte non solo dalla mafia (Totò Riina e da Matteo Messina Denaro), ma anche da entità ad essa esterne. Minacce ed intimidazioni che, come ha ricordato Bongiovanni, si sono in qualche modo accompagnate ad un sistematico isolamento istituzionale e tradimenti come quello del Movimento 5 Stelle che propose Di Matteo prima come ministro dell’interno e in seconda battuta come direttore del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) per poi fare marcia indietro. Perché, ha ribadito il giornalista, Di Matteo come altri sui colleghi dà fastidio al sistema vigente di questo Paese. Quindi qualsiasi funzione di potere potesse avere un uomo come il dottor Di Matteo metterebbe a rischio il sistema criminale di questo Paese. Un sistema che avrebbe trovato appoggi internazionali durate l’esecuzione delle stragi; a fianco agli uomini di Cosa nostra, ha sottolineato Bongiovanni, c’erano presenti delle donne. Ma se erano presenti delle donne nelle stragi di Capaci e in quelle nel ‘Continente’ e nella strage di Via D’Amelio, non potevano che essere donne dei servizi segreti. Ma, come ha osservato il giornalista, il servizio segreto italiano, dal 1947 a oggi, è la CIA, il servizio segreto americano che controlla l’Italia. Quindi, se è vero che nella strage di Via D’Amelio, nella strage di Capaci (foto sotto), nelle stragi del 1993 c’erano i servizi segreti italiani, c’era anche la CIA che controllava o dirigeva o in qualche modo era presente a questi attentati.

Danilo Ammannato: “Ass. familiari delle vittime chiede il rinvio a giudizio per Mori e Dell’Utri”. La verità penale giudiziaria è stata raggiunta al 90%. Sulle stragi del 1993, abbiamo 90 giudici penali che hanno scritto 12 mila pagine di sentenza penale. Il fine delle stragi fu di destabilizzare lo stato.  

La trattativa che doveva restare nascosta ha causato il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana. Così si è espressa la Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta. C’è quel depistaggio creato dal SISDE, Contrada, La Barbera (foto sotto), che ha fatto sì che si mandassero in carcere degli innocenti.

Di Matteo ha ricordato quando, da membro togato del Csm, assieme all’oggi procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, furono tra i pochi ad avanzare critiche rispetto alla riforma della Cartabia che ha di fatto imbavagliato i magistrati, impedendogli di parlare di fatti non più coperti da segreto. Persino ai Procuratori capo vengono ridotte le possibilità di intervento in quanto “possono parlare soltanto a determinate condizioni, per ragioni eccezionali, e attraverso conferenze stampa o comunicati stampa”. “Questo mi preoccupa [ha sottolineato Di Matteo], perché è come se venisse sempre meno il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. E come se si dovesse consacrare una situazione per cui il potente, il potere costituito deve essere preservato, da una parte attraverso la limitazione dei poteri di indagine della magistratura e dall’altra parte attraverso il nascondimento dei fatti, benché non più coperti da segreto, attraverso il bavaglio alla stampa, attraverso il divieto di pubblicare”.     

Il giornalista Saverio Lodato ha ricordato l’amico e collega Andrea Purgatori (foto sopra), giornalista delle inchieste sui grandi misteri italiani, deceduto il 19 luglio 2023: “se già allora (ai tempi del processo Andreotti), avessimo avuto una stampa che all’unisono si fosse mossa sulla linea di Andrea Purgatori, probabilmente noi non arriveremmo oggi a una Cassazione che dice che tutto, compresi i colpi di stato e le stragi di stato, è stato fatto a fin di bene”. Secondo il giornalista Lodato, la sentenza di Cassazione “ha tradito tutti gli interrogativi ai quali Andrea Purgatori chiedeva risposte”.

.                                                                          

Falcone ucciso dai servizi segretihttps://www.rivoluzioneanarchica.it/falcone-ucciso-dai-servizi-segreti/

I nemici di Moro e Falcone Report 2024https://www.raiplay.it/video/2024/05/I-nemici-di-Moro-e-Falcone—Report-12052024-c93f4cd3-215a-43b2-a9d7-05161424c537.html

Giovanni Falcone – La Storia Siamo Noi/Mixer 2021https://www.youtube.com/watch?v=TfBZX5El_wE

Atlantide – Dopo Capaci – Puntata del 27/05/2020https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-dopo-capaci-puntata-del-27052020-28-05-2020-327369

Capaci, fine storia mai: chi sono le menti raffinatissime di cui parlava Giovanni Falcone? 20/05/2020https://www.la7.it/atlantide/video/capaci-fine-storia-mai-chi-sono-le-menti-raffinatissime-di-cui-parlava-giovanni-falcone-20-05-2020-326082

.

Fino a quando esisterà la tirannia, in qualsiasi

forma, l’aspirazione più profonda dell’uomo deve

consistere nell’opporvisi con la stessa inevitabilità

con cui si respira.

Emma Goldman

.

Né col potere della Nato, né col potere della Russia!!

Anarchia: l’unica via!!

Solidarietà alle compagne e ai compagni ingiustamente arrestati

.

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Lascia un commento