Si è celebrato in cerimonia civile oggi a Roma, il funerale di Francesco Rosi, regista famoso per aver fatto film che denunciavano le trame oscure del potere politico internazionale e nazionale, militare, finanziario, economico. Il suo impegno sociale inaugurò il filone dei film-inchiesta, come quello sulla vita di un malavitoso siciliano in Salvatore Giuliano (1962); l’anno successivo diresse Rod Steiger in Le mani sulla città, nel quale denunciava con coraggio le collusioni esistenti tra i diversi organi dello stato e lo sfruttamento edilizio a Napoli.
Analizziamo ora le trame oscure attorno alla figura del bandito Giuliano, per poi analizzare il vecchio vizio dei servizi segreti del Patto Atlantico anticomunista: fare guerre ingiuste e meschine per il controllo e il dominio economico e militare del Mediterraneo, militarizzando le nazioni occupate, e sovvenzionando i gruppi di opposizione, addestrandoli all’interno delle basi Nato, come hanno fatto in Italia negli anni ’60/’70 coi fasci, che sono stati addestrati apposta per portare avanti il piano militare di destabilizzazione politica e imporre la dittatura militare attraverso attentati e colpi di stato.
Salvatore Giuliano: mafia, politica e corpi dello stato
Per raccontare la storia di Salvatore Giuliano bisogna tornare indietro nel tempo, alla Sicilia dell’immediato dopoguerra. La Sicilia è “liberata” nel 1943, quando gli alleati sbarcano sull’isola e la conquistano rapidamente. Per agevolare lo sbarco, gli americani hanno preso contatto con la mafia locale attraverso un noto boss di New York, Lucky Luciano. La mafia appoggia gli americani e stabilisce con loro strette relazioni, tanto che, dopo la liberazione della Sicilia, la protezione degli alleati, porta noti mafiosi a capo delle amministrazioni locali, come don Calogero Vizzini, che diventa sindaco di Villalba, o Genco Russo, che diventa sindaco di Mussomeli.
I mafiosi Siciliani hanno rapporti con L’OSS, il servizio segreto americano. Tra i collaboratori dell’Oss c’è anche un giovane aspirante avvocato di nome Michele Sindona. Nel Maggio 1945 Giuliano viene reclutato dal movimento separatista, diventa colonnello dell’esercito per l’indipendenza della Sicilia e quindi inizia quella che avrebbe dovuto essere la guerra civile organizzata dai separatisti. Il movimento separatista è attivo in Sicilia fin dal 1943. Prima come movimento Sicilia e libertà poi come movimento per l’indipendenza della Sicilia,conta almeno 500.000 iscritti ed è protetto dagli agrari, dalla nobiltà latifondista e dagli americani. Lo scopo è di separare la Sicilia dall’Italia rendendola indipendente o unendola addirittura agli Stati Uniti, come “49° stella della bandiera americana”.
Dal Maggio 1945 il separatismo ha anche un esercito clandestino, l’Evis, di cui Giuliano entra a far parte con la sua banda, col grado di colonnello. È la seconda fase della sua storia. Portella è una delle chiavi per comprendere i diversi aspetti oscuri della nostra Repubblica, una strage dove si mischiano servizi segreti americani e politici italiani e che attraverso la Sicilia dell’epoca, il potere di Roma e i servizi internazionali non stavano solo a guardare. Il bandito Giuliano durante la strage tiene la mira alta sopra la testa dei manifestanti, secondo l’accordo coi potenti mafiosi della zona, introducendo poco dopo un misterioso gruppo di fuoco di ex marò di Junio Valerio Borghese. Pisciotta, braccio destro del bandito Giuliano, durante il processo di Viterbo dichiara spontaneamente i mandanti di Portella, il deputato Dc Bernando Mattarella, il principe Alliata di Montereale, l’onorevole monarchico Tommaso Leone Marchesano e il signor Scelba in collaborazione col comando dei carabinieri.
La carneficina durò un paio di minuti. Alla fine la mitragliatrice tacque e un silenzio carico di paura piombò sulla piccola vallata. Era il 1° maggio 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage dell’Italia repubblicana: 11 morti, due bambini e nove adulti. 27 i feriti. Tutti poveri contadini siciliani. Che a sparare dalle alture, sulla folla radunata a celebrare la festa del lavoro, erano stati gli uomini del bandito dall’impermeabile bianco Salvatore Giuliano, gli italiani lo scopriranno solo 4 mesi dopo, nell’autunno del 1947. I servizi segreti americani seguirono da vicino i travagli della Sicilia del dopoguerra, da un’ipotesi separatista alla paura della vittoria comunista. Ora sappiamo chi armarono quei briganti, comodi residui della storia, incarnazione di un fenomeno del passato, che ancora sopravviveva nella Sicilia dei compromessi e degli intrighi.
Ma chi era Salvatore Giuliano? Perché massacrò 11 innocenti? Chi trasformò una banda di predoni in un’armata irredentista e separatista? Chi decise di utilizzare politicamente un bandito per spegnere le tensioni sociali della Sicilia del dopoguerra? E quale patto segreto lo stato strinse con la mafia che poi lo eliminò dalla scena?
Su questo argomento il Corriere della sera del 24/2/2003 spiega attraverso gli archivi segreti americani, le carte segrete dei documenti Office Of strategic Services, e di come Cosa Nostra, subito dopo lo sbarco alleato, riportò l’Ordine e la “tranquillità” nell’isola.
Rsp (individualità Anarchiche)