Intrighi politici, economici, finanziari e militari della massomafia
28 settembre 2015
Strage di Capaci, c’è un nuovo pentito ….
Il pescatore Cosimo D’Amato, già condannato in abbreviato a 30 anni per la strage di Capaci, sta collaborando con la giustizia. La circostanza è emersa nel nuovo processo per la strage in cui morirono il magistrato Giovanni Falcone.
Sotto processo, con l’accusa di strage, ci sono i mafiosi Salvo Madonia e Vittorio Tutino, assieme a Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. D’Amato, secondo l’accusa, è l’uomo che aiutò i componenti della cosca mafiosa di Brancaccio a reperire l’esplosivo da alcune bombe della II guerra mondiale rimaste in fondo al mare. Il processo d’Appello in abbreviato, che vede imputati anche Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella, condannati all’ergastolo in primo grado, comincerà a Caltanissetta il prossimo 14 ottobre.
Giovanni Aiello, ex poliziotto, per gli inquirenti, avrebbe ricoperto un ruolo nell’ambito delle stragi in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino….
Aiello sarebbe rimasto sfregiato al viso dopo un conflitto a fuoco avvenuto in Sardegna. Poi venne trasferito a Palermo, alla Squadra Mobile e dopo qualche anno congedato. “Forse all’epoca del trasferimento dalla Sardegna alla Sicilia, alla Squadra Mobile di Palermo – ha detto il teste – c’era Bruno Contrada”.
Ma ricordiamo chi è quella merdaccia infida di Bruno Contrada
Bruno Contrada “il numero tre del SISDE” è entrato in polizia nel 1958. Nel 1973 è diventato capo della squadra mobile di Palermo e nel 1982 è entrato a far parte del SISDE, il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (i servizi segreti italiani), prima come coordinatore in Sicilia e Sardegna, poi a Roma nel reparto operativo della direzione. Durante la sua carriera, Contrada è stato anche capo di gabinetto del prefetto Emanuele de Francesco, Alto commissario per la lotta alla criminalità organizzata.
Contrada era stato arrestato per la prima volta il 24/12/1992. Dopo 31 mesi di detenzione fu scarcerato nel 1995. Il 5/4/1996, nel processo di primo grado, fu condannato a 10 anni di reclusione: il pubblico ministero, che era Antonino Ingroia, ne aveva chiesti 12. Il 4/5/2001 la Corte di appello di Palermo lo assolse con formula piena «perché il fatto non sussiste». L’anno dopo la sentenza fu annullata dalla Cassazione per un vizio di forma: fu ordinato un nuovo processo di appello che portò a una condanna nel febbraio 2006, poi confermata in Cassazione nel maggio 2007. Contrada fu quindi incarcerato a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Il 28/7/2008, con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute (Contrada soffre di diabete) gli furono concessi gli arresti domiciliari.
Contrada fu arrestato su ordine della procura di Palermo nel 1992 con l’accusa di essere «a disposizione di Cosa nostra» sulla base di una serie di dichiarazioni fatte da alcuni collaboratori di giustizia: tra loro, Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo, Rosario Spatola. Si parla di fatti risalenti all’inizio degli anni ‘90: gli anni dell’omicidio del parlamentare siciliano della DC Salvo Lima (12/3/1992) e dell’imprenditore Ignazio Salvo (17/9/1992), delle stragi di Capaci (23/5/1992) e di via D’Amelio (19/7/1992) contro i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, delle bombe in via dei Georgofili a Firenze (27/5/1993) e in via Palestro (27/7/1993) a Milano, delle autobombe esplose a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro, a Roma, e del fallito attentato contro il giornalista Maurizio Costanzo (14/5/1993). Sono gli anni della sentenza della Cassazione del gennaio 1992 nel cosiddetto Maxiprocesso, che condannò Totò Riina e molti altri capi mafiosi all’ergastolo, e quelli dell’applicazione dell’articolo 41 bis della legge sull’ordinamento penitenziario che prevede carcere duro e isolamento per i detenuti accusati di appartenere a organizzazioni criminali.
Cosa nostra poteva contare su una miriade di uomini delle istituzioni per ottenere protezioni e per aggiustare i processi.
Diversi collaboratori di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno testimoniato la diffidenza che entrambi i magistrati avevano già a quel tempo nei confronti di Contrada: il suo nome era stato associato in alcuni processi per mafia di quegli anni e anche all’attentato dell’Addaura del 1989 – il fallito attentato contro Falcone – e alla strage di via d’Amelio, dove fu ucciso Borsellino.
L’inchiesta portata avanti da De Magistris toccava i rapporti tra criminalità organizzata, politica e finanza.
Pochi si ricordano dell’inchiesta che nel 1992 Cordova fece sulla massoneria calabrese. E pochi hanno notato le similitudini con l’ inchiesta di De Magistris.
In massoneria sono iscritte in Italia circa 50.000 persone, tra iscritti ufficiali e non ufficiali (c.d. all’orecchio perché il loro nome non compare nelle liste ufficiali). Questo numero immenso di persone è costituito prevalentemente da militari – servizi segreti, imprenditori, professionisti, docenti universitari, politici. In altre parole buona parte delle persone che ricoprono incarichi di potere.
Tra questi ricordiamo come legati alla massoneria, Cossiga, Andreotti, Prodi, Berlusconi, De Benedetti, molti componenti legati alla famiglia Agnelli, Vittorio Valletta (dirigenteFiat), i governatori della Banca d’Italia Fazio, Ciampi, Carli, l’ex presidente di Mediobanca Cuccia, l’ex presidente del senato Marcello Pera, ma anche molti cardinali, vescovi, il preside della facoltà di beni culturali di Bologna Panaino, ecc…
In particolare il mondo bancario, finanziario e imprenditoriale ha legami fortissimi con la massoneria. Oltre ai già citati Agnelli, De Benedetti, e molti presidenti della Banca d’Italia, troviamo Volpi, Joel, Toeplitz, Stringher, Caltagirone, De Bustis (che apparterrebbe agli illuminati, secondo il libro di Pinotti), Consorte, Fiorani e tanti altri.
D’altronde, per capire i buoni rapporti tra massoneria e cariche ufficiali dello stato, basti pensare che Prodi alla riunione di apertura del GOI (Grande oriente d’Italia) ha mandato un messaggio di augurio e benvenuto, di cui vale la pena riportare il testo: “La Repubblica e il Governo vi salutano, la Repubblica si riconosce nei valori della massoneria”. Il saluto è stato portato dal sottosegretario alle politiche giovanili De Paoli.
Mentre l’ex presidente della Corte Costituzionale e della RAI Baldassarre ha presenziato di recente ad una riunione del GOI, intervenendo sul tema della tripartizione dei poteri dello stato.
In altre parole: i legami tra alte cariche dello stato e massoneria sono fortissimi ed indiscussi. Sono poco pubblicizzati e poco dichiarati, questo si. Ma sono ufficiali.
Nulla di strano in ciò. Basti ricordare che il primo parlamento dell’Italia unita era composta in gran parte da massoni come Crispi, Depretis, Zanardelli.
Ogni tanto poi spuntano collegamenti con la massoneria, addirittura da personaggi insospettabili. Pannella infatti tentò di candidare nelle sue liste nientemeno che Licio Gelli, il capo della famigerata P2 al fine, si presume, di fargli avere l’immunità parlamentare. Ma la sua spiegazione ufficiale fu che lo candidava perché in cambio Gelli prometteva di rivelargli i suoi segreti. Una spiegazione delirante, che Pannella dette addirittura in commissione parlamentare. Ma che dimostra come il potere politico vada a braccetto in tranquillità con personaggi che hanno cospirato contro lo stato, e commissionato delitti di ogni tipo, stragi comprese, fino a portarli dentro al parlamento.
La massoneria è un fenomeno mondiale, organizzato cioè su scala mondiale: Il vertice del Grande Oriente, in tutto il mondo, si trova nella corona inglese. Sono appartenuti alla massoneria quasi tutti i Presidenti degli Stati Uniti, e personaggi come Gheddafi e Arafat, presidenti Francesi, Re Del Belgio, di Olanda, e via discorrendo. Ovverosia i vertici del mondo.
E’ una creazione della massoneria l’ONU, ma anche la Croce Rossa , il WWF (il cui presidente è Filippo Di Edimburgo). Fu una creazione massonica il cosiddetto gruppo Bilderberg, e lo fu anche la cosiddetta commissione Trilaterale.
Per capire il problema che potenzialmente può crearsi, in virtù di questa fratellanza tra esponenti di spicco di ogni parte del mondo, si cita spesso l’episodio del Britannia, del 1992; in quell’anno, sul Piroscafo Britannia, della Corona inglese, si riunirono alcuni vertici della finanza e della politica mondiale, tra cui Draghi e Prodi e si decise che sarebbero state privatizzate alcune aziende italiane. Passarono in mani straniere dopo questa riunione la Buitoni, la Invernizzi, Locatelli, Ferrarelle, ecc… Inoltre in quell’occasione, stando a quello che riportano alcuni storici e giornalisti che si decidesse l’affossamento della lira che infatti avvenne negli anni seguenti, ove la nostra moneta conobbe una svalutazione senza precedenti (fine della svalutazione era quella di far acquistare le nostre aziende ad acquirenti stranieri, per un prezzo irrisorio).
Si spiega probabilmente così (in virtù del legame massonico mondiale) la presenza della Banca d’Inghilterra (i cui vertici sono nominati dalla Corona Inglese) nella BCE col 17% delle quote (nonostante non sia un paese dell’area Euro); e si spiega così perché molte banche italiane effettuano investimenti ingenti in azioni di Chase Manhattan Bank, Barclayrd, Morgan Stanley, ecc., tutte legate direttamente o indirettamente alla Corona Inglese per mezzo di un complicato gioco di scatole cinesi, creando dei conflitti di interessi spaventosi.
La massoneria ha diverse sfaccettature. Esistono migliaia e migliaia di logge, e decine di istituzioni massoniche o paramassoniche (organizzate cioè come la massoneria, senza potersi chiamare ufficialmente con questo nome). Abbiamo il Grande Oriente, la più diffusa a livello mondiale. Poi abbiamo i Rosacroce, I cavalieri di Malta, i Templari, l’Opus Dei e chissà quante altre magari sconosciute. Tutte queste istituzioni sono caratterizzate dal segreto per quanto riguarda il loro funzionamento interno, e dal fatto di trasformarsi, spesso, in veri e propri comitati di affari, anche illeciti.
Queste istituzioni sono diverse tra di loro, e talvolta sono in conflitto. Ma molto spesso collaborano e cooperano. Basti ricordare che Gelli apparteneva contemporaneamente alla P2, che tecnicamente era una loggia del Grande Oriente, ma era iscritto anche ai Cavalieri Di Malta e ai Templari, per sua stessa ammissione.
Alle logge massoniche coperte, o segrete, si iscrivono anche uomini politici che non vogliono rivelare la loro appartenenza alla massoneria; e a queste logge si affiliano anche boss mafiosi come Inzerillo, Bontate, Riina, Bagarella, Lo Piccolo, Mandalari (il commercialista di Riina).
Le logge massoniche sono il collante tra criminalità organizzata, politica, finanza e imprenditoria (non a caso i più grandi scandali finanziari italiani hanno visto come protagonisti dei massoni). E le logge massoniche coperte sono il motivo, o comunque uno dei motivi, dell’espansione della criminalità organizzata mafiosa nelle regioni del centro e del nord.
Un esempio chiarirà meglio la questione. Se un capo camorra deve costruire un grosso immobile al nord, qualora sia affiliato alla massoneria, chiederà aiuto ai “fratelli” del nord. Che, per il solo motivo di avere davanti un fratello, lo aiuteranno in questa impresa. Se deve riciclare denaro sporco, sono ancora una volta le collusioni con un banchiere massone che consentiranno questo riciclaggio. E il legame massonico è la spiegazione dell’espansione della mafia negli stati dell’Unione Europea. Considerando che la massoneria è una fratellanza “mondiale” non sarà difficile per un mafioso trovare appoggi in Russia, in America, o alle Cayman.
Questo è il nodo cruciale del problema massonico: è possibile che un pubblico ufficiale o un funzionario statale siano servitori dello stato ma, contemporaneamente, prestino fedeltà ad un’istituzione non statale?
Il tema, ovviamente, è tutto da approfondire, perché ovviamente i più alti esponenti della massoneria negano che il loro giuramento di fedeltà prevalga sulle leggi dello stato. Ma, quando in una loggia coperta operano mafiosi, esponenti dei servizi segreti, imprenditori, e politici, c’è perlomeno da dubitare di queste affermazioni di lealtà allo stato.
Occorre inoltre tenere presente una cosa che pochi sanno; all’interno, la massoneria ha i propri tribunali, organizzati in tre gradi proprio come avviene nell’ordinamento giudiziario italiano.
La massoneria si configura quindi come un vero stato nello stato. Potremmo dire uno stato al di sopra dello stato. O perlomeno, per usare le parole della 32 Commissione parlamentare antimafia, “le logge coperte … sono in grado di determinare gravi interferenze nell’esercizio di funzioni pubbliche”.
Ecco il motivo dell’allarme che suscita la possibilità che un presidente del Consiglio possa appartenere ad una loggia coperta di San Marino o comunque avere interessi ad essa legati.
C’è un dato importante che non bisogna trascurare: i servizi segreti sono quasi sempre stati diretti da appartenenti alla massoneria, con tutte le conseguenze del caso. E’ documentalmente accertato che furono diretti per quasi 30 anni da appartenenti alla massoneria, oggi non si sa poiché mancano elenchi di iscritti recenti. Ma non a caso è coinvolto nell’inchiesta di De Magistris il capo della sezione calabrese del Sismi, oltre a vari politici.
Per decenni i servizi segreti non rispondevano, al governo, ma a Gelli.
Tuttavia è un fatto che nei principali episodi stragisti dell’Italia di questi ultimi decenni (solo per far qualche esempio: Italicus, Ustica, Moby Prince, Piazza Fontana; Strage di Bologna; strage di Via D’Amelio e strage di Capaci) i servizi segreti deviati erano sempre coinvolti in vario modo.
Le logge massoniche coperte sono il collante che lega tra di loro criminalità, finanza e politica. Il giuramento massonico, e i vari legami che in queste sedi si creano, sono la spiegazione dell’espansione della criminalità organizzata in tutti i campi della vita sociale e politica. Ai vertici della finanza, della politica, dell’imprenditoria, ci sono molto spesso persone legate, alla massoneria. E i servizi segreti sono stati, da sempre, il braccio armato della massoneria.
Per questo motivo è importante approfondire le inchieste sulla massomafia di De Magistris, Woodcock e Forleo. Perché, hanno toccato i vertici del potere. Hanno toccato cioè quel filo sottile che lega politica e criminalità, ove risiede la spiegazione della maggior parte dei disastri che affliggono il nostro paese da secoli ( gerarchie sociali, ingiustizia sociale, autoritarismo militare, ecc).
Gran parte del mondo politico e della pubblicistica ne è convinta. Il Patto del Nazareno siglato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non è un accordo su una mediocre riforma elettorale e su una controversa revisione del bicameralismo parlamentare. Ma costituisce un’intesa di potere contenente segreti inconfessabili avvolti dall’atmosfera di oscure trame massoniche.
Dalla P2 di Licio Gelli sono passati ormai trent’anni. E una legge, l’Anselmi, che ha bandito ogni organizzazione segreta. Eppure le indagini di due Procure (di Roma e di Napoli) si sono concentrate sull’esistenza di nuovi circoli occulti, ribattezzati P3 e P4, finalizzati ad ottenere indebiti vantaggi (appalti, nomine, fianziamenti) tramite lo scambio di favori.
Pasquale Lombardi, Flavio Carboni e Arcangelo Martino
Il caso nasce nel 2010, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti per l’eolico che porta in carcere l’imprenditore Flavio Carboni (faccendiere, indagato per la morte di Roberto Calvi), il geometra Pasquale Lombardi e il costruttore Angelo Martino. Nel registro degli indagati, per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete, finiscono anche il senatore del Pdl Marcello dell’Utri, il sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, il coordinatore del Pdl Denis Verdini e l’ex assessore all’avvocatura della Regione Campania, Ernesto Sica.
La loggia P3 era guidata da Carboni, oltre a consorziarsi per bypassare la concorrenza nella vittoria di appalti pubblici avrebbe anche progettato di influenzare i giudici della Corte Costituzionale incaricati di pronunciarsi sul Lodo Alfano. Carboni, Lombardi e Martino avrebbero tentato persino di avvicinare i magistrati della procura di Firenze che stavano indagando sui Grandi Eventi e sugli appalti legati al G8. Secondo gli inquirenti, il gruppo “per acquisire e rafforzare utili conoscenze nell’ambiente della politica e della magistratura”utilizzava l’associazione culturale “Centro studi giuridici per l’integrazione europea Diritti e Libertà“di Lombardi.
La Loggia P4 invece è una associazione segreta sulla quale ha indagato la Procura di Napoli. Il suo scopo sarebbe quello di “interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo”. L’inchiesta è condotta da due pm di Napoli, Francesco Curcio e Herny John Woodcock secondo i quali i membri dell’associazione si scambiavano favori nell’assegnazione di appalti, di nomine e di finanziamenti.
Tra gli indagati ci sono un poliziotto partenopeo ed Enrico La Monica, maresciallo nella sezione anticrimine dei carabinieri di Napoli. I pm ritengono che La Monica abbia rivelato “in più occasioni notizie coperte da segreto, anche attinte da altri appartenenti alle forze dell’ordine”. Gli ultimi a finire nel registro degli indagati sono Luigi Bisignani, giornalista e consulente aziendale, da molti considerato il personaggio chiave della vicenda, arrestato per l’ipotesi di favoreggiamento in relazione alla rivelazione di notizie coperte da segreto, e il parlamentare Pdl Alfonso Papa.
Secondo gli inquirenti la P4 sarebbe un sistema informativo parallelo, creato per ottenere notizie riservate su appalti e nomine., con ogni mezzo: dal dossieraggio clandestino al ricatto, anche attraverso organi costituzionali. Quello degli appalti pilotati è la parte più delicata sulla quale i sostituti procuratori napoletani, coordinati dal procuratore aggiunto, Francesco Greco, hanno lavorato.
La “cricca” avrebbe agito sostanzialmente in due modi. Da un lato, acquisendo, negli ambienti giudiziari, informazioni secretate relative a procedimenti penali in corso. Dall’altro, raccogliendo dati sensibili sulle alte cariche dello stato. Informazioni e notizie che poi sarebbero state utilizzate in modo “illecito” con lo scopo di ottenere “indebiti vantaggi”. Mesi fa anche il direttore de L’ Avanti! (da non confondersi con lo storico quotidiano socialista Avanti!) , Valter La Vitola era stato interrogato come teste riguardo alla faccenda legata alla casa di Montecarlo del presidente della Camera Fini.
Inchieste P2, P3, P4, la storia si ripete l’Italia delle mafie, caste, lobbies e massonerie deviate
https://www.youtube.com/watch?v=1kqCFc8rK4o
Entrai dunque in massoneria… e mi accorsi subito che essa non serviva che per favorire gli interessi dei fratelli più furbi. Da allora non ebbi colla massoneria che relazioni di ostilità.
E. Malatesta – 1920
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)