Poteri occulti (P2) proteggono lo stato di polizia violento e assassino!

Poteri occulti (P2) proteggono lo stato di polizia violento e assassino!

A proposito di paradossi e di occultamento della verità…

Il 21 marzo scorso, il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha avviato accertamenti preliminari sul sostituto procuratore generale di Genova, Enrico Zucca, per le dichiarazioni fatte il giorno prima ai mass media sui casi giudiziari del G8 di Genova e sulla morte di Regeni. Il Pm Enrico Zucca ha fatto delle dichiarazioni coraggiose ma scomode per l’apparato paramilitare fascista: “La rimozione del funzionario condannato (per i massacri compiuti durante la manifestazione del G8 di Genova 2001) è un obbligo convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho dette e scritte anche in passato. Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza”. “I nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”, ha dichiarato il Pm Zucca ai giudici del processo Diaz e con riferimento a ciò che accadde al G8 (stato di polizia – strategia della tensione), intervenendo ad un dibattito sulla vicenda di Giulio Regeni. “L’11 settembre 2001 e il G8 (ha affermato) hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper fare per vicende meno drammatiche”. Il padre di Regeni invece dichiara “Siamo decisi ad andare avanti anche a piccoli passi per la tutela degli italiani all’estero”. “Combattiamo per Giulio ma anche per tutti quelli che possono trovarsi in situazioni simili a quelle che lui ha vissuto”, ha sottolineato l’avvocato difensore della famiglia Alessandra Ballerini che ha ricostruito i depistaggi e la vicenda: “il corpo di Giulio parla da solo e si difende da solo. Siamo arrivati a 9 nomi delle forze di polizia implicati”…..

Il giallo della morte di Regeni: “Preso e ucciso dalla polizia”!!!….

il giovane era sorvegliato aveva partecipato agli scioperi dei lavoratori a Giza.

La sua uccisione probabilmente si ricollegava al lavoro di studioso del 28enne friulano sulla Primavera araba e le condizioni di vita del Paese. «Giulio aveva paura, da settimane chiedeva di firmare i suoi articoli per il quotidiano il Manifesto con uno pseudonimo: non era un attivista ma uno studioso che si occupava del movimento operaio egiziano e delle rivendicazioni sindacali. La polizia fascista quando trovò il corpo di Giulio dichiarò che era morto a causa di un incidente stradale ….

Il procuratore del Cairo, Ahmed Nagi, che guida il team impegnato nelle indagini, ha dichiarato all’Ap che sul corpo di Regeni ci sono segni di bruciature di sigaretta, torture, ferite da coltello e segni di una «morte lenta». Altre fonti della Procura parlano anche di «contusioni accanto agli occhi, come fossero il risultato di un pugno». Il corpo di Regeni, ha aggiunto ancora il procuratore Nagi, è stato trovato, sul ciglio dell’autostrada, nudo dalla cintola in giù. Un altro dettaglio incongruente con l’ipotesi dell’incidente stradale. il capo del sindacato egiziano degli ambulanti era un informatore dei servizi segreti. In un’intervista all’edizione araba dell’Huffington Post, Abdallah ha confessato di aver consegnato il ricercatore italiano Giulio Regeni al ministero dell’Interno, cioè agli uomini che fanno capo direttamente al presidente Al Sisi. Regeni era un ragazzo giovane che voleva cambiare il mondo per renderlo un po’ migliore e umano (Alberto Franceschini dice che a 20 anni sei facilmente vulnerabile perché conosci solo “metà della mela”; anche lui l’ha dovuto constatare…) ma i suoi sogni sono stati traditi dalla dura realtà (che non è affatto filosofica) di questa sozza società, ormai negativamente globalizzata. Regeni era stato incaricato dall’università di Cambridge di fare una ricerca nell’ambito del mondo sindacale, ma secondo Abdallah faceva troppe domande (il capo venduto dei sindacati, aveva forse paura che Regeni capisse cos’era l’ultimo gradino della scala gerarchica militare? I soliti intrecci – intrallazzi oscuri tra polizia, sindacati, paramilitari e narcos).

A proposito di strategia della tensione (dittatura militare)…

La strategia della tensione comprendeva anche l’addestramento paramilitare fatto ai fasci per compiere le stragi di stato (inizio strategia della tensione). La strategia era stata sovvenzionata e pianificata militarmente dal patto Atlantico anticomunista (1956). Un piano militare che serviva soprattutto a rafforzare e stabilizzare il potere liberale costruito dai partigiani bianchi dopo la II guerra mondiale (elezioni 3/6/1946) per imporci il potere cattofascista – andreottiano) come voleva il Conte Edgardo sogno (partigiano bianco cattosinistroide) l’ideatore del partito liberale (Piano Solo 1964 – Golpe bianco 1974)…

A Bologna il 20 marzo scorso, c’è stato un nuovo processo per l’esplosione alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che causò 85 morti e 200 feriti. Gilberto Cavallini, ex terrorista dei Nar, ergastolano attualmente in semilibertà, sarà imputato davanti alla Corte di assise e dovrà rispondere di concorso nella Strage con Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva come esecutori materiali. Cavallini è accusato dalla Procura di Bologna, di aver aiutato gli attentatori alloggiandoli in Veneto, fornendo documenti falsi e la vettura per il viaggio da Padova a Bologna. Al processo saranno presenti anche i familiari delle vittime: già 90 le parti civili costituite in udienza preliminare. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione delle vittime della Strage del 2 Agosto, all’ingresso del Tribunale di Bologna (dove comincia il processo a Gilberto Cavallini, ex Nar, accusato di concorso nella strage), dichiara: “Il nostro stato d’animo è positivo perché c’è la possibilità di fare un passo avanti per la verità. Qui però bisogna vedere se la verità si vuole o meno, non tanto per questo processo ma per altre situazioni”. “Ho visto col quarantennale di Moro che si è dato più spazio a Morucci, e non alle commissioni parlamentari e a tutto quello che era venuto fuori, che demolisce completamente il memoriale Morucci che è stata la verità per 40 anni“. Il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage ha poi aggiunto: “Chiarezza si può fare, ma se si fa come per il quarantennale, con le istituzioni che hanno avallato questa situazione, credo sia molto difficile per tutti arrivare alla verità“. Bolognesi ha poi spiegato di aver mandato una lettera alla commissione Moro, invitando il procuratore “Giuseppe Pignatone a valutare tutte le ipotesi di depistaggio nei confronti dei vertici dell’Aisi, proprio sulla Gladio nera e i nuclei di difesa dello stato. “La verità chiaramente passa anche smascherando gli organi coperti dello stato (ha concluso) che hanno operato in maniera illegale facendo anche probabilmente cose relative alla strage di Bologna”. Cavallini era amico di Valerio Fioravanti, erano tutti e due delusi dai vecchi fascisti, ma erano affascinati entrambi dalla figura di Che Guevara!!… Cavallini proveniva dalla Curva Nord interista ed è stato uno dei fondatori dei Boys dell’Inter, in seguito ha abbandonato la vita di curva per entrare nella militanza politica cattofascista liberale. Cavallini si dichiara fascista, ben più che di destra o “anticomunista”….

Ma chi è veramente Morucci?

Valerio Morucci veniva da Potere operaio, (gruppo della sinistra extraparlamentare), era responsabile del servizio d’ordine, ed è stato tra i primi a sollecitare una militarizzazione del movimento, costituendo inizialmente piccole strutture clandestine insieme a militanti dell’estrema sinistra nella capitale. Franceschini ricorda nelle sue memorie (dal libro “Che cosa sono le Br”): “A quell’incontro arrivò in Mini Minor, giacca blu con bottoni d’oro, camicia di seta, cravatta, occhiali Ray-Ban: sembrava un fascistello sanbabilino. Parlò soprattutto lui, e di armi… Ci chiese di entrare nelle Brigate Rosse, ma nessuno fu d’accordo di accogliere Valerio. La nostra diffidenza verso quelli di Potere operaio era congenita… si decise soltanto di continuare ad avere con lui il rapporto che già avevamo, esclusivamente logistico”. Il 17/8/1990, su suggerimento della destra DC, Morucci compila insieme con la compagna Adriana Faranda il cosiddetto memoriale, un documento contenente nomi e fatti che descrive l’agguato di via Fani. Morucci nel periodo del sequestro Moro era uno dei principali responsabili del Fronte Logistico e, insieme a Bruno Seghetti, si incaricò di scortare fino a via Caetani la Renault 4 rossa, guidata da Moretti, col cadavere di Moro nel bagagliaio. Nel 1990 lo consegna in carcere a suor Barillà, una religiosa assistente dei carcerati che ha già collaborato coi Servizi segreti nel caso Cirillo. La suora fa pervenire il memoriale al capo dello stato Francesco Cossiga il 13/3/1990. Più di un mese dopo, passato di mano tra vari esponenti della DC, Cossiga lo consegna al capo della polizia, e questi a sua volta lo dà ai magistrati. Il documento viene presentato come la ricostruzione completa dell’operazione Moro, coi nomi e i cognomi dei brigatisti partecipanti. Poi nuove indagini lasceranno sospettare che si tratta di una versione parziale. I 9 brigatisti che Morucci identifica nell’agguato di via Fani sono Franco Bonisoli, arrestato nell’ottobre del 1978, Prospero Gallinari, Raffaele Fiore e Valerio Morucci, arrestati nel 1979, Bruno Seghetti, arrestato nel 1980, Mario Moretti, arrestato nel 1981, Barbara Balzerani, arrestata nel 1985, Alvaro Lojacono, arrestato nel 1988 e Alessio Casimirri, tuttora latitante in Nicaragua. Nell’ottobre 1993 Mario Moretti aggiungerà il nome di Rita Algranati, moglie di Casimirri, arrestata nel 2004 in Egitto. Morucci forse si vergogna di dire che sono stati eterodiretti? Attualmente Morucci si occupa di informatica, risiede a Roma e ha pubblicato nel corso degli anni dei libri: Ritratto di un terrorista da giovane e La peggio gioventù, in cui descrive la sua vita prima, durante e dopo l’esperienza nelle Brigate Rosse, e Patrie galere. Cronache dall’oltrelegge, che descrive la sua esperienza carceraria e che è stato presentato anche a Casapound (foto sopra).

A proposito di abusi di potere contro gli indifesi:

Il 20 marzo scorso i mass media ci ricordano la morte di Stefano Cucchi, un ragazzo esile, pesava 40 kg (era caduto nel tunnel dell’eroina), massacrato di botte da vari sbirri in caserma durante una perquisizione e arrestato poi per 28 grammi di hascisc e 1 grammo di coca.

Luigi Lainà, detenuto nel carcere romano in quel periodo, dichiara davanti alla I corte d’Assise che vede imputati 5 carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale: “Stefano mi raccontò che lo avevano picchiato due carabinieri in borghese nella prima caserma in cui fu portato”. Racconta Lainà che quella notte incontrò Cucchi nel Centro clinico del penitenziario: “Quando ho visto Stefano la prima volta stava ‘acciaccato’, era gonfio come una zampogna, aveva ematomi sul viso e sugli zigomi, era viola, perdeva sangue da un orecchio, non parlava bene e non riusciva neanche a deglutire. Quando gli ho visto la schiena sembrava uno scheletro, un cane bastonato, roba che neanche ad Auschwitz” dice Luigi Lainà, ascoltato oggi al processo bis sul caso di Stefano Cucchi, morto il 22/10/2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Per questa vicenda tre carabinieri, Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco sono accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia col maresciallo Roberto Mandolini, mentre della sola calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi. La sorella di Cucchi dichiara ai mass media: “Il racconto del testimone Lainà è drammatico dal punto di vista emotivo, rivedo anche il carattere e i modi di fare di mio fratello e soprattutto la sua sofferenza che per tanti anni è stata nascosta. Per anni si è parlato di lesioni lievi, lui stava malissimo invece, e quel dolore è aumentato ora dopo ora fino a farlo morire. In questi anni è stato tutto astratto, sembrava che mio fratello fosse morto senza una ragione, da oggi si comincia a capire cosa è effettivamente successo”. Domani inizierà il 3° processo d’Appello per i 5 medici dell’ospedale finiti sotto processo per non aver dato la giusta assistenza e attenzione a Stefano, e di avere occultato il suo vero stato di salute (ucciso dalle torture inflitte). Gli indagati nella sanità, per non aver prestato soccorso a una persona detenuta (servizio scadente scontato), debilitata e sofferente sono: Aldo Fierro (primario del Pertini), Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo, inizialmente portati a processo per l’accusa di abbandono d’incapace, furono condannati in primo grado nel giugno 2013 per omicidio colposo. Fu la prima Corte d’assise d’appello nell’ottobre 2014 a ribaltare poi la sentenza, mandandoli assolti.

Le forze del disordine (gabellotti), nate appunto per difendere i poteri autoritari, sono bastarde infami e vili in tutte le parti del mondo:

Il 16 marzo i mass media scrivono che a Rio de Janeiro alcuni sicari hanno assassinato la consigliera comunale Marielle Franco del Partito socialismo e liberta’ (Psol, di sinistra), molto attiva contro le diseguaglianze e la violenza nelle favelas carioca. Marielle, 38 anni, è stata uccisa con 4 colpi di pistola alla testa: una vera esecuzione. I sicari hanno anche ucciso il suo autista e ferito lievemente una sua assistente. Sul luogo del duplice omicidio furono trovati 9 bossoli. La ragazza aveva partecipato ad un evento in sostegno delle giovani donne nere delle favelas. La giovane consigliera aveva anche criticato pesantemente l’operato della polizia militare nelle favelas di Rio, definendo il corpo speciale incaricato per queste operazioni ”battaglione della morte, che uccide i nostri giovani”. Marièlle era nata nelle favelas (quartieri ghetto di baracche fatiscenti), ecco perché conosceva bene le tante speculazioni e ingiustizie sociali che ci girano attorno… Marièlle è stata ammazzata a causa delle lotte coraggiose che portava avanti per difendere i diritti della sua gente, (povera e schiavizzata dalle violenze, dal business e dalle speculazioni fatte dalla polizia e dai Narcos il loro braccio destro…).

L’omicidio ha creato un’ondata di sdegno in tutto il Brasile. Ma chi è Stato ad uccidere la consigliera comunale Marielle Franco? La classe politica corrotta spazzata via dai giudici? I narcos e le milizie paramilitari che si sono ripresi gli spazi perduti negli anni in cui la città era sotto gli occhi del mondo? Qualche giorno fa, il suo gruppo politico aveva convocato a Rio i giornalisti stranieri per lanciare una iniziativa di monitoraggio e denuncia sull’intervento dei militari a Rio. Ma chi l’ha uccisa dunque? La polizia corrotta, le milizie o i narcos? In tanti potrebbero aver avuto questo interesse…

Quattro giorni prima di morire Marielle aveva denunciato la morte ingiustificata di due giovani, alla periferia nord di Rio, per mano della polizia. Appena poche ore prima dell’agguato, aveva scritto su Twitter: «Quante altre persone dovranno morire prima che questa guerra finisca?». Soltanto la scorsa notte del 16 marzo, a Rio sono state ammazzate 5 persone. Tra loro Marielle e Anderson….

Stato di polizia corrotto ….

Il 25/2/2018 i mass media scrivono che in Messico sono stati arrestati 4 agenti della polizia locale di Tecalitlan, sono stati arrestati in relazione alla scomparsa dei tre italiani di cui non si hanno notizie da fine gennaio: Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino. Lo ha detto il procuratore statale Raul Sanchez Jimenez, citato dai media messicani, secondo cui i 3 italiani sarebbero stati consegnati a un gruppo criminale locale. La rabbia dei parenti: “I nostri familiari sono stati venduti per 43 euro a una banda di criminali, poco più di 14 euro a persona.”…

Vi consigliamo di leggere il libro: “Italicus: 1974, l’anno delle quattro stragi” a cura di Paolo Bolognesi e Roberto Scardova.

 

Lo Stato è nato dalla forza militare;

si è sviluppato servendosi della forza militare

ed è ancora sulla forza militare che

logicamente deve appoggiarsi per mantenere

la sua onnipotenza.

Dal “Manifesto internazionale anarchico contro la guerra” (1915)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)