“Gotha” è il libro scritto da un giovane giornalista calabrese, Claudio Cordova.
Cordova racconta, attraverso le indagini del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il legame tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi deviati (P2 – massomafia). Il libro dimostra come la ‘ndrangheta entra a far parte (anche se con la capacità di restare sotto traccia), in alcune delle storie più oscure d’Italia: dal tentato Golpe Borghese, alla strategia della tensione, passando per il rapimento di Aldo Moro, fino ad arrivare alla P2, ai traffici di rifiuti tossici e radioattivi e agli attentati contro le istituzioni negli anni ’90.
Una ‘ndrangheta che viene reclutata e pagata per fare i lavori sporchi dalla politica piduista e dai servizi segreti, entrando nell’economia, nel sociale, nella chiesa e negli ambienti para-istituzionali, come massoneria, forze dell’ordine e servizi segreti. Il libro analizza la storia della famiglia De Stefano, capace di esercitare una forte egemonia criminale nella provincia di Reggio Calabria dal 1978 al 1985, ripercorrendo le tappe dell’evoluzione della mafia calabrese negli anni ’70 e ’80 (nel periodo della sua rapida espansione). Questa è, infatti, una vicenda che consente di esaminare la stagione dei primi grandi appalti pubblici, legati alla costruzione del 5° centro siderurgico e del porto di Gioia Tauro e insieme, di ripercorrere gli itinerari che vedono le cosche calabresi entrare nel traffico miliardario internazionale di stupefacenti (piano militare ‘Blue Moon’) e conquistare importanti settori del terziario.
Durante la prima metà degli anni ’80, i fratelli Giovanni, Giorgio (foto sopra) e Paolo De Stefano, hanno segnato nella storia della mafia calabrese, una serie di punti importanti. La loro cosca ha annodato rapporti e contatti in Italia e all’estero, ha attivato una serie di modalità di penetrazione nelle istituzioni, e nelle forze dell’ordine, ha rotto per la prima volta alcune regole ferree delle cosche tradizionali. “Gotha” è prima di tutto un libro di documenti storici, che percorrono gli anni della strategia della tensione e si intrecciano con quelli dell’ascesa delle più note famiglie criminali calabresi, i cui nomi vengono scoperti nelle inchieste: “Rinascita-Scott”, del procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Il libro comincia con la descrizione della prima guerra di ‘ndrangheta (1974-’76), e della seconda guerra, che comincia nel 1985 e miete oltre 700 vittime tra cui il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Nino Scopelliti. Nel 1991; il summit del 14/7/2008 a San Vittore Olona, nel Milanese, rivela l’esistenza dell’economia calabrese nel cuore economico di tutta Italia. Poi nascono altri padroni come: Mancuso, Barbaro, Morabito, Pesce, Piromalli, Nirta e Macrì.
Ma facciamo un pò di storia:
La ‘ndrangheta nasce in Calabria nel medioevo ma è nel 1884, sotto la massoneria dei Savoia, che diventa potente. La ‘ndrangheta, all’inizio era un’organizzazione criminale legata ai furti di animali, al gioco d’azzardo, alle estorsioni, e al mercato nero, in una delle regioni più povere d’Europa. Il suo potere economico cominciò a prosperare quando si mise a lavorare per il potere politico, in particolare quello legato alla destra eversiva e ai servizi segreti piduisti e alla massoneria (aristocrazia ‘deviata’). Le dichiarazioni dei pentiti come Lauro, hanno evidenziato i rapporti tra il fascista Stefano Dalle Chiaie e Paolo De Stefano, reggente della cosca reggina, che parteciparono alle stragi di Bologna e di Piazza Fontana, e al deragliamento del treno a Gioia Tauro (luglio 1970: 6 morti e 70 feriti).
Un legame ‘indicibile’ tra il potere criminale e quello massonico-politico (massomafia) è emerso nell’inchiesta ‘Olimpia’, considerata la madre di tutte le inchieste sulla mafia calabrese, che va ad analizzare i livelli più alti della piramide: santista, evangelista (un’associazione chiamata mammasantissima), sovrapponibili a quelli della massoneria e che entra nell’organizzazione del Compasso. Massone era anche don Mommo Piromalli (foto sotto), mafioso della Piana di Gioia Tauro del rango di Riina e Provenzano.
E’ grazie al silenzio della politica e degli storici, che la ‘ndrangheta diventa potente, con l’aiuto anche di quella destra eversiva e dei servizi segreti ‘deviati’ (P2).
Il santista e pentito Giuseppe Albanese depone nel 2018 nel maxiprocesso “Gotha”, celebrato a Reggio Calabria contro la cupola massonica della ‘ndrangheta (massomafia). Il suo è un racconto che parte dagli anni ’60, quando entrerà a far parte della criminalità organizzata calabrese grazie al boss di Pellaro, Giuseppe Chilà. L’inserimento nel mondo criminale porta Albanese a conoscere alcune dinamiche oscure che hanno segnato il salto di qualità della ‘ndrangheta. A cominciare dal summit di Montalto, la riunione del 26/10/1969, in cui i capi della ‘ndrangheta vengono reclutati e usati (pagati) per organizzare il tentativo di colpo di stato voluto dall’ex gerarca fascista Junio Valerio Borghese (il ‘principe nero’), insieme ad altri esponenti della destra eversiva, tra cui Stefano Delle Chiaie. “La Santa era il braccio armato della P2” dice in aula Albanese, riferendosi ovviamente alla loggia Propaganda 2, una loggia massonica formata da alti gradi delle forze dell’ordine (Cc, Ps), politici, magistrati, alti gradi militari, ecc., che per anni avrebbe condizionato la vita politica, economica e sociale dell’Italia.
Albanese (foto sopra) racconta poi che il principale imputato del maxiprocesso ‘Gotha’, l’avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, attivo negli anni ’70, insieme al marchese massone Felice Genoese Zerbi, erano dei santisti. Col summit di Montalto e poi con la rivolta di Reggio Calabria, si sarebbe saldato il legame tra la ‘ndrangheta e la destra eversiva. Di tutto questo, Albanese ne viene a conoscenza quando era in carcere con esponenti del terrorismo nero, quali Carlo Fumagalli e Pierluigi Concutelli. “Concutelli mi disse che conosceva la Santa tramite Felice Genoese Zerbi e Giorgio De Stefano”. Il collante, sarebbe stata la massoneria deviata piduista (massomafia, definizione coniata da Falcone), una loggia massonica conosciuta solo al capocrimine e al caposantista, agli alti ufficiali delle forze dell’ordine, ai politici e ai magistrati.
Secondo Albanese, i servizi segreti deviati piduisti, in quel periodo erano alla ricerca di informazioni riservate per manovrare i movimenti sia di destra che di sinistra. Albanese racconta che il suo memoriale rimase occultato, nascosto e segreto per 10 anni a Forte Boccea, nella sede del SISMI. Secondo Albanese l’intelligence, che ha sempre fatto il doppiogioco, cercava informazioni sulle Brigate Rosse. Un racconto, quello di Albanese, che attraversa quindi gli anni di piombo, tanto a destra, quanto a sinistra.
Mammasantissima coinvolge un numero crescente di persone in grado di muoversi tra diversi paesi, che vantano buone conoscenze in ambiti bancari locali e nazionali, in ambienti giudiziari. Albanese racconta che negli anni ’80 si sono delineate anche precise contiguità con ambienti della massoneria e della loggia P2: Alberto Crêpas, uno dei principali protagonisti del traffico internazionale di stupefacenti, conosceva bene Licio Gelli, il fondatore della loggia coperta P2, e il viaggio di 2 corrieri dovette essere interrotto precipitosamente proprio per l’arresto in Svizzera del massone gran Maestro Licio Gelli.
Il patto con la massoneria ha dato alla ‘ndrangheta la possibilità di entrare nelle forze dell’ordine e espandersi anche nel settore statale delle grandi infrastrutture (ad esempio la costruzione, a partire dagli anni ’60, dei vari tratti provinciali dell’autostrada del Sole), raddoppiando il loro business economico.
Attraverso i collaboratori di giustizia: Antonio Zagari e Saverio Morabito, che raccontano il potere della ‘ndrangheta in Lombardia, scattano le operazioni: “Wall Street”, “Count Down”, “Hoca Tuca”, “Nord – Sud”, “Belgio” e “Fine”.
I pentiti raccontano che tra gli anni ’80 e ’90, la ‘ndrangheta entra nell’affare dello smaltimento dei rifiuti tossici, riuscendo ad accedere alle gare d’appalto con prezzi al ribasso: smaltendo i rifiuti ad un prezzo di 9/10 centesimi al chilo, invece dei legali 20/60 centesimi al chilo. Il 6 ottobre 2008 attraverso un’indagine, si viene a conoscenza dello smaltimento di rifiuti tossici affidato da aziende lombarde a Fortunato Stellitano e Ivan Tenca, esponenti della ‘ndrangheta vicini agli Iamonte, che hanno disseminato 178.000 metri cubi di rifiuti tossici inquinando l’ecosistema tra Brianza, Seregno e Briosco.
Nel 2011 vengono commissariati il comune di Ventimiglia in Liguria e il comune di Desio in Lombardia. In Piemonte vengono sciolti i comuni di Rivarolo Canavese e Leinì. Ma già nel lontano 1995 era stato sciolto il consiglio comunale di Bardonecchia (TO), per infiltrazioni mafiose e veniva arrestato Rocco Lo Presti, storico boss mafioso di Bardonecchia e della Val Susa (ricordiamoci delle complicità massomafiose nel devastante e inutile business della TAV Torino Lione).
Nel 2012 viene sciolto per la prima volta un capoluogo di provincia: Reggio Calabria e vengono scoperti i rapporti tra l’assessore regionale lombardo Zambetti e Giuseppe D’Agostino, affiliato ai Morabito-Bruzzaniti-Palamara.
Il 31/10/2018 si conclude il processo ‘Aemilia’, il più grande processo di ‘ndrangheta al nord Italia, in cui son stati chiesti 1700 anni di carcere nei confronti di 240 imputati, di cui 125 condannati, tra cui il noto giocatore di calcio Vincenzo Iaquinta e suo padre. Nel processo viene confermata l’esistenza della ‘ndrina che operava anche tra Reggio Emilia e il mantovano.
Il 19/12/2019 si conclude l’operazione Rinascita-Scott iniziata nel 2016.
Tra gli arrestati ci sono anche esponenti politici appartenenti alla massomafia: Giancarlo Pittelli, ex di Forza Italia, Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente dell’ANCI in Calabria, Filippo Nesci, dirigente dell’urbanistica di Vibo Valentia, Danilo Tripodi impiegato al tribunale di Vibo Valentia, l’imprenditore edile Prestia, il ristoratore Ferrante, ed esponenti della massoneria.
Nel 2018 al Processo Gotha vengono imputate 34 persone appartenenti alla massomafia, tra cui il senatore Antonio Caridi, l’avvocato e politico Paolo Romeo, l’avvocato Giorgio De Stefano, l’avvocato Antonio Marra, il parroco di San Luca Giuseppe Strangio, l’ex magistrato di Cassazione Giuseppe Tuccio, una volta Procuratore della Repubblica di Palmi, l’ex senatore Antonio Caridi di Forza Italia, l’ex sottosegretario regionale di An Alberto Sarra, l’ex consigliere regionale Sandro Nicolò di Fdi. Stesso partito dell’ex consigliere regionale Domenico Creazzo, a processo per scambio elettorale politico mafioso, il senatore di Fi, Marco Siclari, l’assessore regionale Franco Talarico (Udc), l’ex sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, l’ex candidato della Lega, Antonio Coco, Domenico Furgiuele, deputato leghista, indagato per aver fatto parte di un cartello di imprese costruito per truccare le gare d’appalto, e l’ex governatore Giuseppe Scopelliti, sotto indagine dopo aver finito di scontare una condanna a 4 anni e mezzo per avere truccato i bilanci per coprire un buco da centinaia di milioni nei conti del Comune di Reggio Calabria.
Scopelliti (foto sopra), una carriera tutta a destra (dal Fronte della Gioventù al Pdl, fra i registi dello sbarco della Lega in Calabria), l’ex governatore e sindaco di Reggio, per gli inquirenti è il simbolo di un sistema perverso che si ripete, uguale a quello degli anni ’70. E non si limita certo ai pacchetti di voti dirottati dalla ‘Ndrangheta su questo o quel candidato, ma ha a che fare col reclutamento del politico deputato. Il pentito Consolato Villani, racconta che Scopelliti è stato scelto da un’élite (massomafia) che decide le strategie di tutti i clan, e da mezzo secolo detta l’agenda economica, politica e sociale in Calabria e non solo.
Invece il pentito Vecchio (ex assessore comunale, ex pentito, uomo del clan Serraino e massone), spiega che “fare Giunta con Scopelliti era una gran presa per il culo. Il pentito Vecchio racconta che la politica serve per distribuire lavoro, dirottare finanziamenti, gestire consensi, garantire pace o caos sociale. Ma è solo un ingranaggio di un sistema in cui tutto (l’imprenditoria, le istituzioni, la società) ruota attorno alla ‘Ndrangheta, la bassa manovalanza della massomafia. Appalti, finanziamenti, posti di lavoro, persino eventi culturali…
Il boss Pino Liuzzo (foto sopra), pentito dopo oltre trent’anni a capo di una società chiamata Euroedil Sas, una ‘holding criminale’ al servizio dei clan, afferma che “Il 90% degli imprenditori è corrotto e affiliato a mammasantissima”.
Giorgio De Stefano, per decenni espressione ripulita dell’omonimo casato mafioso, penalista, ex consigliere comunale DC, già condannato con rito abbreviato in primo e in secondo grado, è stato individuato come elemento di vertice della direzione strategica nel maxiprocesso ‘Gotha’. Invece secondo il collaboratore di giustizia Seby Vecchio, l’avvocato Paolo Romeo, (una storia nella destra eversiva ma finito a fare il deputato per il Psdi e uomo di Gladio), era il dio della ‘ndrangheta e della politica e difensore della latitanza del terrorista nero Franco Freda. I nomi degli avvocati De Stefano e Romeo sono saltati fuori nelle inchieste sulle stragi di mafia degli anni ’90, sulla banda della Magliana, su tentativi di golpe, sul boom delle leghe regionali. Secondo le inchieste, sono i grandi tessitori dei destini politici ed economici dell’Italia, grazie al reclutamento della massoneria, con cui hanno legato a sé la borghesia, i politici e le forze dell’ordine (servizi segreti).
Non diverso è lo schema che sta dietro al successo politico dell’ex parlamentare Amedeo Matacena jr, da anni latitante a Dubai grazie alla collaborazione dell’ ex ministro dell’Interno e sindaco di Imperia, Claudio Scajola.
Nel 2020 i giornali scrivono che mammasantissima aveva ottenuto dei privilegi anche all’interno delle carceri di Alta sicurezza, dove avevano ottenuto la possibilità di comunicare e comandare anche all’interno e all’esterno dell’istituto penitenziario.
L’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria, Maria Carmela Longo (foto sopra), oggi direttrice del carcere di Rebibbia a Roma, è stata accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Insomma, gli istituti penitenziari reggini, negli anni della reggenza Longo sarebbero stati più luoghi di vacanza, dove esponenti di spicco della ‘ndrangheta avrebbero potuto continuare a mantenere i contatti associativi e a esercitare il loro potere criminale.
La direttrice Longo (piccola borghesia corrotta e morta di fame), si era fatta comperare da mammasantissima in cambio regalie.
Solidarietà ai compagni/e anarchici/he del Molino di Lugano, sgomberati con metodi repressivi mafiosi dagli sbirri vigliacchi ed infami!!
Sbirri che hanno rotto i coglioni a giovani utopisti e sognatori che volevano cambiare questo mondo mediocre e crudele e ingiusto, invece di rompere le palle ai traffici di soldi sporchi della massomafia che passano dalla Svizzera col consenso delle banche e delle forze dell’ordine che vengono pagati (tangenti) anche per far passare quintali di droghe pesanti. Oggi quel massone di Draghi, che si frega le mani per i 250 miliardi di euro in arrivo dall’Europa, è andato alla festa folcloristica allegorica per i 207 anni dalla fondazione dei carabinieri, senza ricordarsi delle stragi P2iste, del generale Ganzer, spacciatore internazionale o della caserma di Piacenza, sequestrata per traffico di droga. Temiamo che gli sbirri svizzeri, piduisti infami, abituati alle gerarchie e al nonnismo, abbiano distrutto anche la bellissima e fornitissima biblioteca del CSOA, che serviva per alzare il livello culturale di tutti Noi, gente comune, che frequentava lo spazio sociale che dava molta importanza anche alla libera espressione!!
Pagherete caro le tante ingiustizie sociali inflitte al Movimento! Pagherete tutto bastardi, infami, vigliacchi!!
I terroristi siete voi che avete portato avanti la strategia della tensione (patto Atlantico anticomunista, e contro gli anarchici) fatta di colpi di stato, stragi, genocidi (lo conferma anche una commissione stragi che ha tolto il segreto di stato, militare, alla fine degli anni ’90), e non avete fatto nemmeno un giorno di galera, siete rimasti impuniti ! Vergogna!!
I nostri nemici organizzano le loro forze mediante
la potenza del danaro e l’autorità dello Stato.
Noi non possiamo organizzare le nostre, se non
mediante la convinzione, la passione [per l’Anarchia].
M. A. Bakunin
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)