Tav Salerno-Reggio Calabria: infrastrutture inutili, costose e infinite

Nel 2016, in qualche modo, finisce finalmente l’autostrada che va da Salerno a Reggio Calabria: la chiamano l’Eterna infrastruttura incompiuta, mangiasoldi, con cantieri sempre aperti e gare d’appalto miliardarie.

Dopo il mega business dell’autostrada, il governo di quel massomafioso di Draghi e dei loro scagnozzi (centrodestra – centrosinistra), ha deciso di costruire (per rubare, speculare e guadagnare ancora), la tratta ferroviaria dell’Alta velocità (voracità), che collegherà Salerno a Reggio Calabria in 4 ore e 15 minuti per 445 chilometri di lunghezza e un costo complessivo (iniziale) di 22,8 miliardi di euro (alè, se magna!). Una mega infrastruttura che costerà miliardi, devasterà il territorio interessato, e non sappiamo quando (e se) sarà completata.

Ma il paradosso è che i lavori dovrebbero finire alla fine degli anni Trenta (almeno 20 anni ancora, per mangiare i fondi pubblici).

Nell’allegato al Def (Documento di economia e finanza), pubblicato dalla Ragioneria di stato, c’è scritto che per le ferrovie italiane, saranno investiti 156,7 miliardi, di cui 24,7 finanziati dall’Europa attraverso il Piano di Ripresa e altri 69,1 messi dallo stato. Nonostante tutti questi soldi però, ne mancano ancora oltre 62,8 miliardi, che i futuri governi dovranno reperire, per poi rimborsare il capitale prestato dall’Europa per il Next Generation Eu. Secondo il Def, dal conto complessivo mancano i 12 miliardi extra (sui 22,8 totali) per completare la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria.

Il governo Draghi ha deciso di puntare, per finanziare e ultimare le mega infrastrutture, sul Recovery Plan dell’Unione Europea (220 miliardi di euro).

Il 3 agosto 2021 la Commissione Europea ha distribuito 24,9 miliardi di euro all’Italia, la prima tranche di anticipi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Francesco Russo (portavoce di un gruppo di 8 docenti siciliani e calabresi), docente di Ingegneria dei Trasporti all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, dichiara ai mass media: “Si rischia di commettere nuovamente gli stessi errori del passato”. Rfi vuole realizzare treni veloci capaci di portare passeggeri e merci pesanti, per un bilancio raddoppiato.

Il costo dell’alta velocità in Italia è doppio rispetto a Francia e Spagna perché Rfi ha deciso di costruire linee in grado di far passare anche i treni merci, allargando di più le gallerie, i ponti, i viadotti e le curve.

Francesco Russo, a marzo ha inviato un documento di proposte alternative per le infrastrutture del Sud, nel quale si offrivano suggerimenti per evitare di sperperare il denaro destinato ai trasporti.

I docenti consigliano, ad esempio, di puntare sull’alta velocità fino a Reggio Calabria, passando dalla costa, così da dimezzare i costi.

In realtà in Calabria, un progetto per un’alta velocità più efficace e meno dispendiosa, ci sarebbe già: era scritto nel Documento di economia e finanza dello scorso anno e prevedeva di potenziare l’attuale tratta che avrebbe collegato Salerno a Reggio in 4 ore e un quarto, senza costruire 160 chilometri di gallerie, concludendo l’opera in pochi anni e spendendo circa 8 miliardi, anziché 22,8. Ma l’ad di Rfi, Vera Fiorani, fa notare che lavorare su una linea in attività è molto più complicato e crea disagi per parecchi anni. Assurdo: preferiscono costruire una nuova linea che costa molto di più a noi contribuenti, piuttosto che utilizzare quella già esistente (con delle aggiustature), che ci costerebbe molto meno!

Anche la rete nazionale, nell’Allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza 2020 (votata dal Parlamento), aveva già fatto il bilancio dei costi e dei ricavi, ottenendo un bilancio che prevedeva: 4 ore tra Roma e Reggio Calabria, per un costo complessivo di 4-5 miliardi di euro, in tempi più brevi. Altro che i costi previsti dal massomafioso Draghi (a sinistra nella foto con Mario Monti), che aveva fissato il costo della spesa a 22,8 miliardi (triplicando i costi), quando si potrebbe usufruire e potenziare la linea costiera, che viaggia a una velocità di 200 km/h, è poco sfruttata e ci costa molto meno. Abbiamo capito tutti che Draghi ne vuole approfittare del Recovery Plaing, per distribuire il bottino coi suoi cavalieri (imprenditori, massoni, banchieri, alti gradi delle forze dell’ordine, preti, magistrati, medici, politici ecc.), abbuffini senza scrupoli.

Il tracciato proposto da Rfi include la distruzione dell’ambiente, delle montagne, delle valli, per costruire 160 chilometri in più, con una spesa di 20-30 miliardi di euro in gallerie, ponti e viadotti. Si è progettata ancora una volta una linea per merci e passeggeri, nonostante la Calabria e Gioia Tauro siano già raggiungibili oggi con treni merci.

Senza tenere conto che l’alta velocità Salerno-Reggio, non sarebbe molto sfruttata, perchè mancano le utenze che potrebbero usufruire dell’infrastruttura, e che i pochi treni già in servizio, viaggerebbero vuoti. Domenico Francesco Richichi, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, dichiara ai mass media: “la linea Sa-Rc si ‘allunga’ di 52 chilometri. Il nuovo tratto progettato da Italferr, invece di accorciare i 393 chilometri dell’attuale linea da Salerno a Reggio, li allunga a 445 Km col risultato che avremo un’alta velocità lumaca che ci porterà a Roma in 4 ore e 40 minuti anziché in due ore e 50, così come lo si potrebbe se si facesse costruire un percorso più logico e più semplice da percorrere a 300 Km ora”.

La cancellazione dai nuovi programmi governativi dell’alta velocità di rete, con limite a 200 km/h, già inserita nel Piano di Rilancio nel 2020 e nel PNRR, è stato approvato dal Parlamento il 12 gennaio scorso.

Il Progetto RFI sceglie di abbandonare il piano e lineare il percorso tirrenico che separa Salerno dallo Stretto, indirizzandolo verso la Calabria interna, con una deviazione da Praia a Tarsia per poi passare per Cosenza e rientrare a Lamezia sulla costa tirrenica, con 180 km di gallerie su poco più di 400 km di linea.

Auto sull'autostrada Salerno Reggio Calabria © ANSA

Infrastrutture inutili e mangia soldi, come quando negli anni ’70, si decise di costruire l’autostrada Salerno-Reggio Calabria in maniera diversa dal resto delle autostrade italiane, dividendo di fatto l’Italia in 2 sistemi di trasporto e mobilità. Il Ministero dei lavori pubblici e l’Anas scelsero allora, anziché il più breve percorso tirrenico, quello più lungo, quello interno e montano che passasse per Cosenza e per la Basilicata.

Infrastrutture infinite che servono per rubare di più i soldi nostri!, o per ripulire i soldi sporchi della massomafia. La Tav Salerno Reggio Calabria, rischia di essere peggio del ponte sullo stretto di Messina dove, dal 1971 (!), ci ‘mangia’ (o sarebbe più corretto dire: ‘maneggia’, o più appropriato: ‘marcia’) la massomafia, gli imprenditori e i politici locali e le banche, e devono ancora finire i lavori miliardari (gioco sporco), infiniti.

Ma andiamo ad analizzare gli intrecci sporchi tra ‘ndrangheta e politica…

Nel 2019 in Piemonte ci sono stati 8 arresti, per scambio politico-mafioso e il sequestro di beni per 16 milioni di euro tra imprese, immobili e conti correnti in tutta Italia. La ‘ndrangheta ha allungato le mani anche sulla politica: stamattina è stato arrestato anche l’assessore del Piemonte Roberto Rosso per voto di scambio con la ‘ndrangheta. Nato a Trino Vercellese (sito della prima centrale nucleare d’Italia), di cui è stato sindaco, Rosso entra in politica con la Dc, poi è tra i primi ad aderire al progetto di Silvio Berlusconi con Forza Italia nel 1994. Secondo gli inquirenti l’assessore Rosso è stato indagato, perchè aveva versato 7.900 euro agli intermediari di Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, due pezzi grossi della ‘ndrangheta, in occasione delle ultime regionali, a maggio, dove correva per Fratelli d’Italia ed è stato eletto con 4.477 voti.

Le mafie si presentano alle gare degli appalti pubblici, con imprese che vincono perché fanno prezzi vantaggiosi che sbaragliano il mercato, hanno sedi al nord e curricula puliti, e il flusso di denaro destinato alla Tav rischia di diventare linfa per il loro potenziamento, aumentandone la capacità di investimento, di controllo del territorio, accrescendone il potere economico e, di conseguenza, politico.

Non vincono puntando il fucile, vincono perché, grazie ai soldi illeciti, il loro agire ‘lecito’ è più economico, migliore e veloce. Lo schema finanziario utilizzato sino ad ora negli appalti Tav, è il meccanismo noto per la ricostruzione post-terremoto del 1980: il meccanismo della concessione, che sostituisce la normale gara d’appalto in virtù della presunta urgenza dell’opera, e fa sì che la spesa finale sia determinata sulla base della fatturazione complessiva prodotta in corso d’opera, permettendo di fatto di gonfiare i costi e creare fondi neri per migliaia di miliardi. La storia dell’alta velocità in Italia, è storia di accumulazione di capitali da parte dei cartelli mafiosi dell’edilizia e del cemento. Il tracciato della Lione-Torino, si può sovrapporre alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento.

La Direzione nazionale Antimafia nella sua relazione annuale (2011) ha dato al Piemonte il 3° posto sul podio della penetrazione della criminalità organizzata calabrese: “In Piemonte la ‘ndrangheta ha una sua consolidata roccaforte, che è seconda, dopo la Calabria, solo alla Lombardia”. Così come dimostra la sentenza n. 362 del 2009 della Corte di Cassazione che ha riconosciuto definitivamente “un’emanazione della ‘ndrangheta nel territorio della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia“. L’infiltrazione a Bardonecchia (che arrivò a portare lo scioglimento del comune per infiltrazione mafiosa nel 1995, primo caso nel nord-Italia), è avvenuta nel periodo in cui si stava costruendo una nuova autostrada e il traforo del Frejus verso la Francia. La Gdf individuò sui cantieri della Torino-Milano la Edilcostruzioni di Milano che era legata a Santo Maviglia, narcotrafficante di Africo (Reggio Calabria). La sua ditta lavorava in subappalto alla Tav. La Ls Strade, azienda milanese leader assoluta nel movimento terra, era di Maurizio Luraghi, imprenditore lombardo. Secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Luraghi era il prestanome dei Barbaro e dei Papalia, famiglie ‘ndranghetiste.

Nel marzo 2009 l’indagine, denominata “Isola”, dimostrò la presenza a Cologno Monzese delle famiglie Nicoscia e Arena della ‘ndrangheta calabrese, che riciclavano capitali e aggiravano la normativa antimafia usando il sistema della chiamata diretta per entrare nei cantieri Tav di Cassano d’Adda. Partivano dagli appalti poi arrivavano ai subappalti e successivamente (in netta violazione delle leggi), ad ulteriori subappalti gestendo tutto in nero.

Nell’ottobre 2009 l’Operazione Pioneer arrestò 14 affiliati del clan di Antonio Spagnolo di Ciminà (Reggio Calabria), proprietario della Ediltava sas di Rivoli, con la quale si aggiudicò subappalti sulla linea Tav. Dalla Lombardia al Piemonte, il meccanismo è sempre lo stesso: le proiezioni della criminalità calabrese, attraverso prestanome, hanno orientato i propri interessi nel settore edile e del movimento terra, finanziando, coi proventi del traffico di droga e dell’usura, iniziative anche di rilevante entità. In tale settore, le imprese mafiose sono clamorosamente favorite dal non dover rispettare alcuna regola, ed anzi dal poter fare, dell’assenza delle regole, il punto di forza per accaparrarsi commesse.

Nel 2008. Fu scoperta una montagna di rifiuti sotterrati illegalmente nei cantieri dell’Alta Velocità: centinaia di tonnellate di materiale non bonificato, cemento armato, plastica, mattoni, asfalto, gomme, ferro, intombato nel cuore del Parco lombardo del Ticino. La Tav diventa ricchezza non solo per gli appalti ma anche perché puoi nascondere sottoterra quel che vuoi. Una buca di 30 metri di larghezza e 10 di profondità, è in grado accogliere 20mila metri cubi di materiale. Ci si arricchisce scavando e si arricchisce riempiendo: il business è doppio.

Molte delle società appaltatrici erano legate a boss-imprenditori come Pasquale Zagaria, coinvolto nel processo Spartacus a carico del clan dei Casalesi (e fratello del boss Michele, il quale riceveva nella sua villa imprenditori edili dell’alta velocità). Il clan dei Casalesi partecipò ai lavori con ditte proprie, accaparrandosi inizialmente il monopolio del movimento terra attraverso la Edil Moter. Nel novembre 2008, le indagini della procura di Caltanissetta ruotarono intorno alla Calcestruzzi spa, società bergamasca del Gruppo Italcementi (quinto produttore a livello mondiale), che forniva il cemento per realizzare importanti opere pubbliche tra cui alcune linee della Tav Milano-Bologna e Roma-Napoli (3° e 4° lotto), metrobus di Brescia, metropolitana di Genova e A4-Passante autostradale di Mestre.

Il Paese non può permettersi di tenere in vita con fiumi di danaro della Tav le imprese illegali!

Un’altra contro-inchiesta del movimento contro l’Alta Velocità, svelerebbe dei retroscena sul pubblico ministero Antonio Rinaudo (foto sopra), titolare dei fascicoli aperti contro gli attivisti della Valsusa e tra i principali accusatori dei presunti terroristi (per difendere la Valle dallo scempio e dalle speculazioni, passi anche da terrorista, mentre i mafiosi sono ancora liberi e grassi!).

Questa inchiesta dei No Tav, ripercorre gli ultimi 10 anni della carriera del magistrato, e parla di presunti collegamenti tra Rinaudo e esponenti della malavita organizzata calabrese. Spunta anche il nome di Luciano Moggi, l’ex dirigente della Juventus coinvolto in Calciopoli.

Una contro-inchiesta ben fatta. Eppure questa ‘ricerca’, il cui compito è quello di far sorgere alcuni dubbi sull’operato dei magistrati della Procura torinese, non viene ripresa da nessun quotidiano nazionale. Nell’inchiesta ci sono diversi passaggi che dovrebbero essere approfonditi, come la presunta amicizia tra Rinaudo e tale Antonio Esposito, emissario, secondo gli inquirenti, di Rocco Lo Presti, boss della ‘ndrangheta, che operava a Bardonecchia, comune che nel 1995 verrà commissionato per infiltrazioni mafiose.

Le presunte conoscenze malavitose di Rinaudo, non compromettono la carriera del magistrato che anzi, sempre nel 2003, diventa titolare di un’inchiesta per reati legati alla ‘ndrangheta (!). Il risultato? Rinaudo chiuderà il fascicolo solo 10 anni dopo, nel 2013, chiedendo un rinvio a giudizio che non potrà mai avvenire perchè nel frattempo è arrivata la prescrizione per tutti i mammasantissima. Ma dopo aver fatto in modo che i mafiosi non pagassero per i loro reati, Rinaudo, 10 giorni dopo firmerà la domanda di arresto per 4 No Tav, accusandoli addirittura di terrorismo.

Ma il Piemonte è custode di altri segreti. Qui, in alcune grotte erano nascoste le armi di Gladio, organizzazione Stay Behind, che aveva il compito, durante la Guerra Fredda, di evitare in qualsiasi modo che i comunisti prendessero il potere politico.

L’Italia dei ritardi e degli sprechi, 647 opere mai finite: “Sono costate 4 miliardi di euro”

www.youtube.com/watch?v=Q35dKyG32yo

Salerno-Reggio Calabria, l’autostrada della vergogna

www.youtube.com/watch?v=v5QTQIPckLM

In viaggio sulla Salerno – Reggio Calabria

Inchiesta di REPORT del 2004 sulla gestione Benetton delle autostrade

www.youtube.com/watch?v=E0IwayL2lVw

ODISSEA TAV, 800 MILIONI SPESI PER COSA?

www.youtube.com/watch?v=oTrO4Y3ld-8

www.teleclubitalia.it/afragola-lombra-dei-rifiuti-tossici-sullalta-velocita/

www.radiondadurto.org/2021/09/23/tav-brescia-verona-trovati-rifiuti-tossici-e-pericolosi-in-un-cantiere-a-calcinato/

 

Eliminiamo le classi sociali: la massoneria e i suoi adepti!

Solidarietà a tutti gli Anarchici incarcerati ingiustamente per aver difeso l’ambiente e gli abitanti della Valsusa. Sole e Baleno vivono sempre tra di Noi, le nostre idee non cambieranno mai! Viva l’utopia! viva l’Anarchia!!

Solidarietà anche ai compagni anarchici del giornale Vetriolo, accusati di terrorismo (art. 270). Una penna colpisce più di 100 pistole!

 

Una società anarchica, una società che si organizza senza autorità,

esiste da sempre, come un seme sotto la neve,

sepolta sotto il peso dello Stato e della burocrazia,

del capitalismo e dei suoi sprechi, del privilegio e delle sue ingiustizie,

del nazionalismo e delle sue lealtà suicide, delle religioni

e delle loro superstizioni e separazioni.

C. Ward

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)