Il 27 luglio, Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia dell’ospedale di Mantova, venne rinvenuto morto nella sua casa di Curtatone; si ritiene che l’uomo si fosse suicidato impiccandosi. Molti hanno attaccato la comunità scientifica, accusandola di aver ostacolato il medico perché sosteneva la terapia anti Covid con plasma iperimmune.
Secondo Red Ronnie, De Donno era un uomo semplice, un medico che aveva capito «che non bisognava intubare i malati e bruciargli i polmoni, ma bastava il plasma». La cura sarebbe stata “affossata” perché è economica, non produce business…
Giuseppe De Donno era primario di pneumologia presso l’ospedale Carlo Poma di Mantova. In questa struttura e al Policlinico di Pavia, si sperimenta la plasmaterapia per guarire i pazienti Covid che non hanno più di 10 giorni di problemi respiratori pregressi.
De Donno si era lamentato ai microfoni di Radio Bruno: “Burioni (virologo e professore del San Raffaele), ha detto parole inaccettabili. La plasmaterapia non è costosa e il sangue è sicuro. In Italia non mi chiama nessuno, quando mi ha chiamato l’Onu ho pianto”.
“Una certa parte politica ha cercato di zittirmi”. Lo ha ripetuto, in collegamento col liceo Scientifico ‘Leonardo da Vinci’ di Maglie (Lecce), il dottor Giuseppe De Donno. Il medico ha parlato dello scetticismo sulla cura del Covid col plasma da paziente convalescente. “Sono morte 34mila persone, ma i nostri risultati ci dicono che avremmo potuto salvarne almeno la metà”.
Allo stato attuale ci sono dubbi sulla morte del medico, tanto che la procura di Mantova, dopo aver ascoltato i familiari e sequestrato pc e telefonini, ha aperto un’inchiesta sulle ragioni del suicidio. Il professor Alberto Zangrillo poche ore dopo la morte del medico, si converte al Green pass (che aveva precedentemente bocciato), non può essere una coincidenza. Secondo Zangrillo: “De Donno era un nemico per il sistema. Quando non porti i miliardi a BigPharma, ti ammazzano“. Il dottore Giuseppe, tradito da tutti, alla fine si arrende, smette di fare il primario al Carlo Poma, va via, arriva a Porto Mantovano per fare il medico condotto.
Questo è il mondo che si è portato via Giuseppe De Donno, medico buono che, un bel giorno, non ha retto a chissà cosa e si è tolto di mezzo. Lo hanno trovato suicida in casa sua, a Curtatone. Il medico era già morto dentro, qualcosa si era spaccato, “problemi personali e professionali”, che vuol dire non ce la faceva più, non c’era già più anche se continuava a visitare i suoi malati. Niente sponsor, agganci, solo lui e la sua missione e se sei così, in questo Paese, non vai da nessuna parte, ti distruggono.
In piena pandemia De Donno diede una risposta concreta per combattere il terribile Covid, ed era arrivata dalla terapia col plasma iperimmune. Il pioniere della cura era stato proprio Giuseppe De Donno che l’aveva avviata quando era primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. Ma inspiegabilmente di questa terapia, dopo la sua morte, non si parla più. Almeno in Italia. In Usa, Canada, Francia, Gran Bretagna e Spagna la terapia continua ad essere utilizzata. Il risultato della sperimentazione, come si legge su Haematologica, una delle più prestigiose riviste scientifiche del settore, è stato “superiore alle più rosee aspettative”. Sulla base dei dati ministeriali, la mortalità dei pazienti in terapia intensiva era tra il 13 e il 20%: utilizzando questa tecnica, si legge sulla rivista scientifica, “la mortalità si è ridotta al 6%. In altre parole, da 1 decesso atteso ogni 6 pazienti, se n’è verificato 1 ogni 16. Contemporaneamente, si è constatato che anche gli altri parametri subivano miglioramenti considerevoli: i valori del distress respiratorio miglioravano entro la prima settimana e i tre parametri fissati per l’infezione diminuivano in maniera altrettanto importante. Il risultato più rilevante è stato quello di una riduzione della mortalità assoluta del 9%”. La cosa curiosa è che né il ministro Speranza, né l’ISS hanno mai contattato il medico di Mantova: «Completamente ignorato».
Mentre il resto del mondo ha elogiato la terapia del plasma convalescente, in Italia il ministro Speranza e le istituzioni non si fanno vivi.
L’infettivologo Pierluigi Viale (foto sopra), è uno di quelli che ha avanzato non pochi dubbi, sostenendo addirittura che anche il plasma abbia effetti collaterali.
Ma De Donno ha risposto: «Il rischio infettivo è di 1 a 20.000.000, cioè praticamente inesistente. Dovranno assumersi le loro responsabilità perché i politici prendono delle decisioni in base a quello che dicono questi scienziati».
La terapia col plasma iperimmune, sarebbe stata boicottata perché non si sarebbe voluto far passare il concetto della sua efficacia; le case farmaceutiche hanno manifestato tardivamente interesse per la terapia. Nel maggio 2020, a seguito della sperimentazione della terapia sui pazienti affetti da Covid-19, i carabinieri del Nas di Mantova si sono interessati al lavoro dell’allora primario; fu un duro colpo per De Donno, che percepì chiaramente il tentativo, anche politico, di scoraggiare i suoi sforzi; sembra infatti che la decisione di far intervenire i Nas provenisse direttamente da Roma, dove le terapie ‘complementari’ del medico, avrebbero infastidito alcuni esponenti dell’allora governo, attenti più ad un approccio ideologico che a quello autenticamente terapeutico nei confronti del contenimento del virus.
Secondo uno studio realizzato da De Donno tra aprile e maggio 2020, su 46 pazienti gravi trattati col plasma iperimmune, ne erano morti solo 3, invece dei 6-7 previsti sulla base delle statistiche disponibili. Questi risultati iniziali, avevano creato molte attese e raccolto notevole attenzione intorno alla figura di De Donno affinché l’Agenzia del Farmaco (Aifa) approvasse ufficialmente la cura a base di plasma.
Purtroppo, uno studio più ampio denominato «Tsunami» e promosso da Istituto Superiore di Sanità, Aifa, dall’ospedale San Matteo e dall’ospedale di Pisa, aveva smentito i risultati preliminari di De Donno: su quasi 500 pazienti, il plasma iperimmune non aveva mostrato benefici in termini di mortalità. L’esito negativo di «Tsunami» ha fatto accantonare in Italia la terapia a base di plasma iperimmune. Per quella decisione, oggi molti fautori della cura «De Donno» parlano di un medico «assassinato dallo Stato».
Molti sui social sostengono che a pesare sullo stop, sia stato il fatto che il plasma è gratuito, mentre con monoclonali e vaccini, gli interessi economici sono enormi.
La terapia messa a punto da De Donno, aveva fatto scatenare le accuse e le pressioni da una parte della comunità scientifica, quella che si è sempre fortemente schierata a favore della vaccinazione come unica strada per uscire dall’emergenza sanitaria, i “talebani” del vaccino obbligatorio (tso).
Amareggiato dalla situazione, all’inizio di Giugno, De Donno, che nel frattempo era sparito dalla tv, decise di lasciare il suo posto di primario per fare il medico di famiglia.
Salvini si attacca al carrozzone De Donno senza che De Donno gliel’abbia chiesto e scrive che la plasmaterapia funziona ma, siccome le lobby farmaceutiche non ci possono speculare sopra, il Ministero della Salute si disinteressa (non c’è stato alcun risultato concreto, ma è l’unica cosa sensata che ha mai scritto…).
Porta a Porta lo invita ma taglia una parte dell’intervista: chissà cosa avrà detto di scomodo il dottor De Donno. Spariscono, infine, tutti i profili social di De Donno e questa diventa la conferma definitiva che il coraggioso, piccolo medico di provincia, è caduto sotto la scure del ‘Burionesimo’. Salvini e i siti della Lega alimentano il sospetto con post insinuanti, circolano voci che De Donno sia stato invitato dalla Direzione sanitaria a stare zitto.
E se è vero che Burioni ha rilasciato affermazioni poco veritiere come quelle secondo le quali la plasmaterapia sarebbe una terapia costosa (De Donno ha obiettato che le sacche da 300 ml costano 82 euro), il dottore della plasmaterapia ha avuto modo di controbattere in più sedi.
“Si è ridotto tutto a un misero scontro politico. Se voti Pd dileggi De Donno, se voti Salvini De Donno è infallibile, se voti 5 stelle confondi la sperimentazione col vaccino, se ragioni nel merito vedi un’opportunità su cui andare a fondo (non votare, ragiona! [n.d.r.]).
A luglio prima di morire, De Donno legge un comunicato scritto da chissà chi, impappinandosi, e con aria poco serena chiede a tutti di rasserenarsi. Dice con un filo di voce: “Il mio era solo spirito divulgativo in cerca di un sereno confronto tra colleghi, non voglio zuffe mediatiche. Non ci sono gare tra colleghi. Manterrò un profilo molto basso, i risultati non sono solo personali ma di tutta la comunità. Ringrazio Mattarella, il Papa, i vescovi, il mio vescovo che mi ha cambiato la vita, Don Cristian, Don Sandro, i Nas”. Insomma, fa pace con quelli che fino a ieri erano i colleghi sboroni, ringrazia le istituzioni e i Nas e tutti quelli che aveva attaccato impavido.
Nel periodo marzo-aprile 2020, all’ospedale di Mantova, circa 58 malati terminali di Coronavirus furono trasfusi con 200 cc di plasma dei malati guariti dal Covid-19, ricco di anticorpi immunizzanti, e furono salvati tutti. Una terapia che ebbe sin dall’inizio risultati più che soddisfacenti diventando, in breve tempo, l’unica cura contro il coronavirus, scatenando polemiche, calunnie e attacchi più o meno diretti alla sua persona.
De Donno, infranse anche i veti del ministro Roberto Speranza (a destra nella foto), che aveva vietato le autopsie (???), riuscendo a scoprire i microtrombi delle embolie polmonari.
De Donno non si arrese e continuò ad investire energie e risorse per la cura al plasma tanto che, sempre nel maggio 2020, riuscì ad ottenere una sperimentazione del suo metodo con l’università di Pavia. Qui accadde l’incredibile. Il min. Speranza diede ufficialmente il via alla sperimentazione nazionale sul plasma iperimmune ma mettendo a capo della stessa, l’ospedale di Pisa ed estromettendo completamente l’ospedale Carlo Poma di Mantova ed ignorando la figura di De Donno, nonostante lavorasse sulla terapia al plasma da svariati mesi ormai con esiti più che positivi. Di lì a breve non si fece più menzione della terapia al plasma e fu l’inizio di una vera e propria azione di censura relativamente ai risultati delle cure e di isolamento, emarginazione e persecuzione nei confronti di De Donno.
La scomodità di un personaggio che pone dubbi e domande sul “verbo unico” e riesce ad individuare strade alternative e valide a costo decisamente inferiore rispetto ai protocolli tradizionali, può rivelarsi incredibilmente pericoloso. Calunniato, declassato, ignorato, messo all’angolo e deriso dai virologi televisivi, nuovi protagonisti della televisione italiana.
L’obiettivo degli inquirenti è comprendere se qualcuno possa aver indotto l’ex primario, che il 5 luglio scorso aveva iniziato le sua nuova attività di medico di base dopo essersi dimesso dall’ospedale, a togliersi la vita, senza lasciare alcun messaggio.
La moglie Laura e i due figli Edoardo, 16 anni, e Martina, 21, che a Curtatone era «assessore alla gentilezza», rifugiati dai nonni. In casa neanche due righe per capire come uno dei primi medici eroi della lotta al Covid, dopo aver salvato centinaia di vite, abbia deciso di fare a meno della sua.
Gli avevano fatto capire che non c’era futuro, scavandogli un ulteriore vuoto intorno.
De Donno era conosciuto anche al di fuori degli ambienti ospedalieri per essere stato in passato vice sindaco di Curtatone. Diploma al liceo classico, conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia all’università di Modena con 110 e lode. Dopo gli studi universitari ha completato la sua formazione attraverso diversi corsi di perfezionamento in fisiopatologia e allergologia respiratoria raggiungendo la specializzazione nel 1996. Dal 2010 al 2013 fu responsabile della struttura semplice “Programma di assistenza domiciliare respiratoria ad alta intensità per pazienti dipendenti della ventilazione meccanica domiciliare” e nel 2013 diventò dirigente medico della struttura complessa di Pneumologia e Utir (unità intensiva respiratoria) dell’Asst Carlo Poma.
Il dottor De Donno il 15/6/2020 in una intervista su La Verità disse: “La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo, non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma”. Di certo c’è una cosa. Proprio nei giorni che precedono le dimissioni del dottore, e che probabilmente hanno portato alla crisi esistenziale, si viene a sapere che proprio a Mantova, e proprio nell’ospedale dove De Donno ha iniziato le sue sperimentazioni, viene deciso da parte della Asst di Mantova la costruzione di una banca del plasma. Nei nomi scelti alla conduzione non compare il dottor De Donno. La solitudine aumenta.
Non tutti, però, nel campo della medicina ne erano convinti e così su De Donno si scatenarono tante polemiche.
Il sindaco di Curtatone, Carlo Bottani, amico intimo del medico, si fa interprete del sentimento di un’intera comunità sotto shock: “Giuseppe era una persona straordinaria (ha detto tra le lacrime). Ho avuto il privilegio di essere al suo fianco nella prima fase del lockdown e ho visto quanto si è speso per i suoi pazienti. la storia lo ricorderà per il bene che ha fatto”.
GIULIETTO CHIESA – COVID19 MISTERI E SCENARI FUTURI
www.youtube.com/watch?v=r8y2GK2uQXI
Dr. Fabio Milani di Bologna, conversazione con Red Ronnie
https://www.youtube.com/watch?v=RcooLk1A2DY
Funerali del dottor De Donno
https://www.youtube.com/watch?v=yBSs5BVltcE
https://www.iene.mediaset.it/video/coronavirus-plasma-iperimmune-domande-ministro-salute_789070.shtml
Astradays – Report – 22/11/2021
www.youtube.com/watch?v=erevQtPABmA
Nella puntata di lunedì 22 novembre – Report – 15/11/2021
www.youtube.com/watch?v=1lrtwQo0U0o
La Cosa Nuova – Report – 22/11/2021
www.youtube.com/watch?v=rH5JQeLxQHw
La democrazia è menzogna, è oppressione,
è in realtà oligarchia, cioè governo di pochi
a beneficio di una classe privilegiata,
ma possiamo combatterla noi in nome
della libertà e dell’uguaglianza, e non già
coloro che vi han sostituito o vogliono
sostituirvi qualcosa di peggio.
Errico Malatesta
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)