Le relazioni geopolitiche si deteriorano e gli arsenali nucleari si rafforzano!

‘In questi giorni caldi’, i mass media scrivono che le testate nucleari pronte all’uso sono aumentate a 9.576 tra il 2022 e il 2023, 86 in più rispetto a un anno fa, con circa duemila tenute in stato di massima allerta.

I primi in questa macabra classifica sono Stati Uniti e Russia, che sono gli stati con maggiore potere economico – militare, seguiti da Cina, Regno Unito e Francia. Pechino ha aumentato le sue scorte di ben 60 testate nell’ultimo anno, confermandosi l’unica potenza ad aver aumentato i suoi arsenali pur facendo parte del Trattato di non Proliferazione Nucleare. Stati Uniti e Regno Unito si sono rifiutati di rilasciare informazioni riguardanti le loro forze nucleari nel 2022 ed un nuovo accordo sul nucleare iraniano, pur se le trattative proseguono, pare tutt’altro che vicino: stiamo entrando in uno dei periodi più pericolosi della storia umana. Ci sono 9 Stati dotati di armi nucleari: USA, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele, i quali, invece di eliminarle, continuano a investire capitali pubblici per modernizzare i loro armamenti. Dell’inventario globale totale di circa 12.512 testate nel gennaio 2023, circa 9.576 erano in scorte militari per un uso potenziale, 86 in più rispetto al gennaio 2022. Circa duemila, quasi tutte appartenenti alla Russia o agli States, le due superpotenze che vogliono comandare il mondo e si impongono a livello militare – economico. Insieme possiedono quasi il 90% di tutte le armi nucleari. I paesi che hanno aumentato le scorte nucleari sono: Cina, India, Pakistan e Corea del Nord. La Cina è l’unica tra questi a far parte del Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP). L’accordo, in vigore dal 1970 e con attualmente 191 stati firmatari, si basa su 3 principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. La corsa alle armi cinese sembra scontrarsi con ciò che prevede l’articolo VI, ovvero “ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare”. Al TNP si è poi aggiunto il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari, il quale purtroppo è stato adottato solo da 68 paesi. Gli USA hanno sospeso il dialogo bilaterale sulla stabilità strategica con la Russia. Nel febbraio 2023 la Russia ha annunciato la sospensione alla partecipazione al Trattato New START del 2010, l’ultimo trattato sul controllo delle armi nucleari rimasto, che limita le forze nucleari strategiche russe e statunitensi. Il sostegno militare dell’Iran alle forze russe in Ucraina e la sua situazione politica hanno anche ostacolato i colloqui sul rilancio del Piano d’azione globale congiunto (JCPOA), l’accordo del 2015 inteso a impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari.  Gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono entrambi rifiutati di rilasciare informazioni al pubblico riguardanti le loro forze nucleari nel 2022. Nonostante le testate britanniche siano rimaste invariate nel 2022, si prevede che aumenteranno visto l’annuncio del governo britannico nel 2021 di aumentare il limite da 225 a 260 testate. La Francia ha continuato i suoi programmi per sviluppare un sottomarino missilistico balistico a propulsione nucleare di terza generazione (foto sotto) e un nuovo missile da crociera lanciato dall’aria, nonché per rinnovare e aggiornare i sistemi esistenti.

I governi dei paesi ricchi, hanno il dovere di trovare il modo di cooperare per calmare le tensioni geopolitiche, rallentare la corsa agli armamenti e affrontare le conseguenze sempre più gravi del degrado ambientale e dell’aumento della fame nel mondo; invece hanno solo intenzione di aumentare le testate nucleari per incentivare le guerre e l’autodistruzione totale! Altro che pace…

Lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) ha pubblicato il SIPRI Yearbook 2023, la valutazione annuale dello stato degli armamenti, del disarmo e della sicurezza internazionale, dal quale emerge che «Il numero di armi nucleari operative ha iniziato ad aumentare. Oltre alla consueta copertura dettagliata delle questioni relative al controllo delle armi nucleari, al disarmo e alla non proliferazione, il SIPRI Yearbook presenta dati e analisi sugli sviluppi della spesa militare mondiale, dei trasferimenti internazionali di armi, della produzione di armi, delle operazioni di pace multilaterali, dei conflitti armati e altro ancora. Sezioni speciali dell’Annuario SIPRI 2023, esplorano l’ascesa di compagnie militari e di sicurezza private come il Gruppo Wagner e il relativo impatto sulla pace e sulla sicurezza; come la guerra in Ucraina ha influenzato la governance dello spazio e del cyberspazio; gli attacchi alle centrali nucleari durante i combattimenti in Ucraina e le loro implicazioni; la regolamentazione delle nuove tecnologie come i sistemi d’arma autonomi. Il capitolo del SIPRI Yearbook 2023 sulle forze nucleari mondiali rivela che «gli arsenali nucleari vengono rafforzati in tutto il mondo. Nel gennaio 2023, l’inventario SIPRI ha contato circa 12.512 testate nucleari,  9.576 delle quali erano in scorte militari per un potenziale utilizzo, 86 in più rispetto al gennaio 2022. Di queste, circa 3.844 testate sono dispiegate su missili e aerei, e circa 2.000, quasi tutte appartenenti al potere della Russia e degli Stati Uniti, sono mantenute in uno stato di massima allerta operativa, il che significa che sono montate su missili o custodite in basi aeree che ospitano bombardieri nucleari. LA Russia e gli Usa possiedono quasi il 90% di tutte le armi nucleari. Nel 2022, le dimensioni dei rispettivi arsenali nucleari, sembrano essere rimaste relativamente stabili. La trasparenza riguardo alle forze nucleari è diminuita in entrambi i Paesi a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022». Secondo la stima del SIPRI, l’arsenale nucleare cinese è aumentata dalle 350 testate nel gennaio 2022 alle 410 nel gennaio 2023, e prevede che continui a crescere, a seconda di come deciderà di strutturare le sue forze armate, entro la fine del decennio la Cina potrebbe potenzialmente avere almeno tanti missili balistici intercontinentali (ICBM) quanti gli Stati Uniti o la Russia. Il Regno Unito ha aumentato il suo arsenale di armi nucleari, il  SIPRI Yearbook 2023  ha dichiarato che il governo conservatore britannico non rivelerà più pubblicamente le sue quantità di armi nucleari, testate dispiegate o di missili dispiegati.

Anche India e Pakistan, dove la popolazione è ridotta alla fame, starebbero investendo e espandendo i loro arsenali nucleari e nel 2022 entrambi i Paesi nemici, hanno introdotto e continuato a sviluppare nuovi tipi di sistemi nucleari militari. Mentre il Pakistan resta l’obiettivo principale del deterrente nucleare dell’India e l’India del Pakistan, l’India sembra anche porre un’enfasi crescente su armi nucleari a più lungo raggio, comprese quelle in grado di raggiungere obiettivi in ​​tutta la Cina. Anche la Corea del Nord (RPDC) continua a dare la priorità al suo programma nucleare militare come elemento centrale della sua strategia di sicurezza nazionale. Anche Israele, che non ha mai ammesso pubblicamente di possedere armi nucleari, sta modernizzando il suo arsenale nucleare. Intanto accusa l’Iran di volersi dotare di armi nucleari.

Di fronte a quello che è un evidente riarmo nucleare, in un mondo dove è già in corso la Terza Guerra Mondiale, la situazione sta diventando sempre più pericolosa: la maggior parte degli Stati dotati di armi nucleari sta inasprendo la propria retorica sull’importanza di quelle armi come sicurezza nazionale, e alcuni stanno persino lanciando minacce esplicite o implicite sul loro potenziale utilizzo. Questa elevata concorrenza nucleare ha notevolmente aumentato il rischio che le armi nucleari possano essere usate per rabbia per la prima volta dalla II guerra mondiale.


Wilfred Wan, direttore del programma sulle armi di distruzione di massa del SIPRI. Evidenzia che «Con programmi da miliardi di dollari per modernizzare, e in alcuni casi espandere, gli arsenali nucleari, i 5 Stati dotati di armi nucleari riconosciuti dal Trattato di non proliferazione nucleare sembrano allontanarsi sempre di più dal loro impegno al disarmo previsto dal trattato». L’invasione russa dell’Ucraina ha inferto un altro duro colpo alla diplomazia nucleare.  Nel febbraio 2022, gli Usa hanno sospeso il dialogo bilaterale sulla stabilità strategica con la Russia. Nel febbraio 2023 la Russia ha annunciato che avrebbe sospeso la sua partecipazione al Trattato sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (Nuovo START) del 2010, l’ultimo trattato sul controllo delle armi nucleari rimasto che limita le forze nucleari strategiche russe e statunitensi. Sono state sospese anche le discussioni su un trattato successivo al New START, che scade nel 2026. Il sostegno militare dell’Iran alle forze armate russe in Ucraina e la situazione politica in Iran hanno anche oscurato i colloqui sul rilancio del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo firmato nel 2015 da g5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Usa e Germania) e Repubblica islamica dell’Iran per impedire a Teheran di sviluppare armi nucleari.

Oggi cerchiamo un sinonimo della parola “vino” per il popolo iraniano

L’11 giugno, durante un incontro  con un gruppo di scienziati, esperti, specialisti, e responsabili dell’industria nucleare iraniana, il sommo ayatollah Khamenei (foto sopra) ha detto: “Non avremo armi nucleari per via dell’Islam, altrimenti, se le avessimo volute, nessuno sarebbe stato in grado di fermarci. Infatti, non sono riusciti a fermare il nostro progresso nucleare finora e mai ci riusciranno. Da 20 anni il nucleare è una sfida; perché i nemici l’hanno resa una sfida? Sanno bene che l’Iran non vuole armi nucleari ma sanno pure che il progresso nucleare è la chiave del progresso scientifico in tanti settori ed è questo che non vogliono. Ma la trasparenza che viene chiesta all’Iran sul suo programma nucleare non viene attuata da chi lo accusa, a cominciare da Israele che sul nucleare è il campione dell’opacità e del mistero”. Ma il rapporto SIPRI evidenzia che: “anche nel 2022, gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono entrambi rifiutati di rilasciare informazioni al pubblico riguardanti le loro forze nucleari”. E il direttore del SIPRI Dan Smith, non nasconde la sua preoccupazione: “In questo periodo di alta tensione geopolitica e sfiducia, con canali di comunicazione tra rivali dotati di armi nucleari chiusi o funzionanti a malapena, i rischi di errori di calcolo, incomprensioni o incidenti sono inaccettabilmente alti. C’è un urgente bisogno di ripristinare la diplomazia nucleare e rafforzare i controlli internazionali sulle armi nucleari”. La 54° edizione del SIPRI Yearbook rivela «Il continuo deterioramento della sicurezza globale nell’ultimo anno. Gli impatti della guerra in Ucraina sono visibili in quasi ogni aspetto delle questioni legate agli armamenti, al disarmo e alla sicurezza internazionale esaminate nell’Annuario. Tuttavia, è ben lungi dall’essere l’unico grande conflitto condotto nel 2022, e le acute tensioni geopolitiche, la sfiducia e la divisione erano già cresciute molto prima dell’invasione su vasta scala del suo vicino da parte della Russia». Smith conclude: «Stiamo entrando in uno dei periodi più pericolosi della storia umana. E’ imperativo che i governi del mondo trovino il modo di cooperare per calmare le tensioni geopolitiche, rallentare la corsa agli armamenti e affrontare le conseguenze sempre più gravi del degrado ambientale e dell’aumento della fame nel mondo».

Launch of ‘Peace Points’ film series

Anche l’Italia deve ratificare il Trattato internazionale delle Nazioni Unite per la messa al bando delle armi nucleari (Tpnw, Treaty on the prohibition of nuclear weapons). Bisogna uscire dall’accordo di condivisione nucleare (che permette lo stoccaggio negli aeroporti anche di Ghedi e Aviano di alcune decine di bombe nucleari B-12), un metodo di smaltimento di scorie radioattive, consistente nella collocazione delle scorie in contenitori speciali che vengono sotterrati oppure protetti in superficie. Oggi più che mai c’è bisogno di scegliere il disarmo, la pace e l’adesione al Trattato per la proibizione delle armi nucleari. L’anno scorso nel mondo i governi hanno speso 2.240 miliardi di dollari per gli eserciti: se investono in armi vuol dire che vogliono la guerra, il resto sono chiacchiere. Lavorare per la pace mondiale, non significa essere più buoni o più deboli, ma più intelligenti e investire sul futuro delle nuove generazioni. E’ assurdo che nel 2023 ancora si parli di riarmo nucleare! Nonostante gli sforzi nel ridurre gli arsenali nucleari della Guerra Fredda, la riserva complessiva di testate atomiche resta a un livello molto elevato: circa 15.350 testate agli inizi del 2016, di queste più di 10 mila si trovano nelle scorte militari (le altre sono in attesa di smantellamento), 4.200 delle quali schierate con le forze operative, un Comando di vertice dell’esercito italiano costituito il 1º ottobre 2016 per concentrazione dei Comandi che raccoglievano le funzioni operative, territoriali e infrastrutturali dell’esercito nel Centro Nord Italia: il 1º Comando Forze di Difesa (ex 5º Corpo d’Armata), il Comando Militare Esercito “Veneto” e il Comando Infrastrutture Nord. Il numero esatto delle bombe nucleari in possesso di ogni paese è un segreto di Stato. A preoccupare sono però Cina, Pakistan, India e Nord Corea, che investono sulle armi nucleari e continuano ad accrescere il loro potenziale distruttivo.

Cinque Stelle: "A Cameri aerei per il trasporto di bombe nucleari"

Che la prospettiva di un mondo senza armi nucleari sia utopistica, lo rivela anche la continua opera di modernizzazione dell’arsenale portata avanti dai 9 paesi con l’atomica, anche da coloro che stanno riducendo il numero delle testate. Insomma, meno bombe ma più efficienti e moderne. E il fantasma di Hiroshima è destinato ad aggirarsi per il mondo ancora a lungo. Tra i firmatari dell’accordo di non proliferazione, siglato nel 1968 insieme a Russia e Regno Unito, gli Stati Uniti sono stati il primo paese al mondo a effettuare un test nucleare (Trinity alle 5 e 30 del mattino del 16/7/1945) e il primo e l’ultimo a utilizzarlo sul nemico in guerra, distruggendo le città di Hiroshima e Nagasaki il mese successivo. La Russia si doterà però della stessa tecnologia 4 anni dopo, lanciando una corsa agli armamenti che porteranno Washington (guerra fredda  – Patto atlantico anticomunista), a costruire circa 70 mila testate, più di tutte quelle prodotte da tutti gli altri stati messi insieme. Gli Usa sono poi stati, nel 1952, i primi a testare una bomba all’idrogeno: Ivy Mike. Negli arsenali americani giacciono al momento 4.500 testate, 1.500 delle quali in attesa di dismissione. Le testate pronte al lancio sono invece circa 2.300, alcune delle quali schierate nelle basi militari stanziate in paesi stranieri, tra i quali l’Italia. Il conto totale è quindi di poco meno di 7 mila testate, a fronte del picco di 31.175 registrato nel 1966. Il primo esperimento (Rds-1) è del 1949. Non riuscendo a giungere prima degli americani, i russi possono quantomeno vantarsi di aver fatto detonare l’ordigno più devastante a memoria d’uomo: la cosiddetta ‘Tsar Bomba’, che fu fatta esplodere nel 1955 a una potenza di 50 megatoni, la metà di quella effettiva, alla quale sarebbe stato generato troppo pulviscolo nucleare. L’Unione Sovietica ha costruito in totale 55 mila testate dall’inizio del suo programma, mantenendone un massimo di 45 mila nel 1986. Al momento gli arsenali russi sono i più forniti del mondo, con 7.300 testate: 2800 pronte al lancio e 4.500 stoccate (con 1.790 in attesa di dismissione).  Il terzo paese al mondo a dotarsi di armi nucleari dopo Usa e Russia è il Regno Unito che aveva in realtà collaborato con Washington al ‘Progetto Manhattan’, dando vita all’ordigno che segnò le sorti del II conflitto mondiale. La sempre maggiore segretezza delle operazioni statunitensi, spinse però Londra a sviluppare un suo programma, avviato nel 1952 con il primo test, a cui farà seguito nel 1957 l’Operazione Grapple, con la detonazione della prima bomba all’idrogeno britannica. Nel 2007 è stato avviato un piano di ammodernamento dell’arsenale destinato a concludersi nel 2024. La Francia è entrata nel club nucleare solo nel 1960, col test nucleare ‘Gerboise Bleue’. Come nel caso di Londra, la motivazione stava nella volontà di mantenere un rango di potenza mondiale nonostante il drastico ridimensionamento geopolitico sancito dalla crisi di Suez. Teatro dei 179 esperimenti nucleari effettuati dalla Francia dal 1966 al 1996 fu l’apollo polinesiano di Mururoa, salito all’onore delle cronache soprattutto nel ’95 quando, appena un mese dopo l’insediamento, il presidente Jacques Chirac dispose il riavvio dei test dopo la moratoria imposta dal predecessore Miterrand. Con 300 testate, la ‘force de frappe’ transalpina rimarrebbe comunque la terza al mondo. Teniamo presente che Parigi ha firmato il trattato di non proliferazione nel 1992.

La Cina intende davvero utilizzare l'arma atomica? - Geopolitica.info

L’ultimo degli attuali membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu a dotarsi della bomba nucleare (il controsenso) è Pechino, che raggiunge un record: il minor arco di tempo in assoluto dal primo test nucleare, avvenuto nel 1964, alla prima bomba a idrogeno, appena 32 mesi dopo. Difficilissimo calcolare l’ammontare dell’arsenale, stimato sui 260 ordigni. Secondo alcuni esperti però, il materiale sviluppato dal Dragone potrebbe avergli garantito uno stock di 400 testate. Anche per la Cina la firma del trattato di non proliferazione è arrivata solo nel 1992. L’India dove i civili sono alla fame, fu il primo paese a debuttare con un test nucleare in seguito al varo dell’accordo di non proliferazione, al quale Nuova Delhi non ha mai aderito. Il primo ordigno, ‘Smiling Buddha’, era stato fatto detonare nel 1974 e definito “esperimento pacifico”, suscitando l’ira di quei paesi, come il Canada, che avevano fornito all’India tecnologie nucleari a patto che fossero utilizzate solo a scopo civile. L’India aveva fortemente criticato il trattato, considerandolo un tentativo di mantenere gli equilibri precoloniali, e negli scorsi anni ha subito forti pressioni occidentali per ridurre le proprie ambizioni nucleari, obiettivo difficile data la contemporanea corsa agli armamenti del rivale regionale Pakistan. L’arsenale indiano conterrebbe circa 120 testate. Come l’India, il Pakistan non ha mai aderito al Trattato di non proliferazione. Se Nuova Delhi aveva la bomba, anche Islamabad voleva dotarsene, anche “al costo di dover mangiare erba”, come proclamò all’epoca il presidente Zulfiqar Ali Bhutto. Sebbene l’avvio del programma risalirebbe addirittura alla fine degli anni ’70, i primi test risalgono però solo al 1998, con la detonazione di 6 ordigni tra le colline di Ras Kho, uno in più di quelli fatti esplodere dall’India poche settimane prima. L’arsenale pakistano sarebbe leggermente superiore a quello dell’arcirivale, attestandosi intorno alle 130 testate. Secondo alcuni analisti, entro il 2020 il Pakistan dovrebbe avere abbastanza materiale fissile per salire a 200.

Stranamore

Israele non ha mai né smentito né confermato ufficialmente il possesso di armi nucleari, che viene però dato per scontato dall’intera comunità internazionale, anche perché le bombe atomiche di Tel Aviv sono un elemento chiave degli attuali equilibri geopolitici del Medio Oriente. La maggior parte delle informazioni in merito giungono da fonti di intelligence Usa, secondo le quali lo stato ebraico ha arricchito abbastanza plutonio da produrre dalle 100 alle 200 testate ma ne possiederebbe circa 80. Israele è tra i 5 soli paesi al mondo a non aver aderito al trattato di non proliferazione insieme a India, Pakistan, Nord Corea e Sud Sudan.

Pyongyang al momento non potrebbe contare su più di 8 testate nucleari ma, secondo gli esperti, avrebbe già materiale sufficiente per raddoppiare l’arsenale. Non vi è, ad ogni modo, alcuna certezza sulla presenza di altre testate stoccate dall’esecutivo nordcoreano. Il paese asiatico aveva aderito nel 1985 al trattato di non proliferazione per poi sfilarsi definitivamente nel 2001, rifiutando le ispezioni chieste sulla base dei sospetti che stesse sviluppando la bomba.

Ma un’esplosione atomica in ucraina interesserebbe direttamente l’Italia? Il disastro della centrale di Černobyl, si trova proprio nell’attuale Ucraina: le nubi radioattive raggiunsero effettivamente in pochi giorni anche l’Europa orientale, Italia inclusa.  L’incidente avvenuto a Chernobyl e quello successivo di Fukushima sono due dei tanti disastri accaduti nel mondo a causa delle centrali nucleari.

Gli incidenti provocati  dagli impianti nucleari possono causare il rilascio di sostanze radioattive nell’ambiente e l’esposizione alle radiazioni ionizzanti: i due isotopi radioattivi rilasciati durante gli incidenti nucleari che generalmente rappresentano un fattore di rischio maggiore per i tumori sono lo iodio 131 (I-131) e il cesio 137 (Cs-137). Gli impianti nucleari usano l’energia rilasciata dal decadimento di specifici isotopi radioattivi per produrre elettricità; durante il processo, tuttavia, vengono anche prodotti isotopi radioattivi in eccesso. Quando il combustibile nucleare e le strutture di contenimento vengono gravemente danneggiati si può verificare una fuoriuscita di sostanze radioattive ed una fuga di radiazioni ionizzanti, potenzialmente pericolose per le persone. Negli incidenti più gravi, come quello di Chernobyl del 1986, sono stati rilasciati altri isotopi radioattivi pericolosi, come lo stronzio-90 (Sr-90) e il plutonio-239.

Fukushima

A seguito dell’incidente di Fukushima (foto sopra), sono stati rilasciati  I-131, Cs-134 e Cs-137. L’esposizione allo iodio 131 durante gli incidenti nucleari deriva principalmente dal consumo di acqua, latte o altri alimenti contaminati. L’esposizione inoltre, può anche avvenire mediante respirazione di particelle presenti nell’aria e contaminate con lo iodio-131. All’interno dell’organismo lo iodio 131 si accumula nella tiroide, una ghiandola presente nel collo che usa proprio lo iodio per produrre gli ormoni che controllano il metabolismo, cioè il modo in cui l’organismo produce ed utilizza l’energia. La tiroide non fa distinzione tra lo iodio I-131 e lo iodio non radioattivo, quindi li accumula entrambi, in base a quanto trova a sua disposizione. L’esposizione al cesio-137 può essere: esterna quando si cammina sul suolo contaminato oppure si viene a contatto con materiali contaminati nei siti degli incidenti. Il cesio 137 non si concentra in alcun tessuto in particolare, quindi le radiazioni ionizzanti rilasciate possono provocare l’esposizione di tutti i tessuti e gli organi dell’organismo. Molto di ciò che si sa attualmente sui tumori causati dall’esposizione alle radiazioni in seguito agli incidenti nucleari, deriva da ricerche compiute dopo il disastro di Chernobyl, avvenuto nell’aprile del 1986 nell’odierna Ucraina. Circa 600 persone che lavoravano nell’impianto di Chernobyl durante l’emergenza sono state esposte a dosi massicce di radiazioni e si sono ammalate. Tutti coloro che si sono esposti a più di 6 gray (Gy) di radiazioni si sono ammalati immediatamente e sono morti quasi subito; chi invece è stato esposto a meno di 4 Gy di radiazioni ha avuto una percentuale di sopravvivenza leggermente più alta (il Gy è l’unità di misura della quantità di radiazioni assorbita dall’organismo). Centinaia di migliaia di persone impegnate nella bonifica del sito negli anni successivi all’incidente sono state esposte a dosi inferiori di radiazioni ionizzanti esterne, che andavano da 0,14 Gy nel 1986 a 0,04 Gy nel 1989. Questo gruppo di persone presenta un aumento del rischio di leucemia. Le persone esposte alle radiazioni, potrebbero tuttavia presentare un aumento del rischio di tumore nelle fasi successive della vita, a seconda della dose di radiazioni alla quale sono state esposte.

Chernobyl: 26 Aprile 1986 - Certifico Srl

Chiaramente l’esplosione di un ordigno nucleare potrebbe provocare diversi danni. Le persone sarebbero uccise o ferite dall’esplosione e contaminate dalle sostanze radioattive, con entità variabile a seconda della distanza dal luogo dell’esplosione. Molte persone potrebbero soffrire dei sintomi dell’avvelenamento da radiazioni. Dopo l’esplosione nucleare il fallout radioattivo arriverebbe a colpire zone anche molto lontane dal luogo dell’esplosione e sarebbe potenzialmente in grado di aumentare il rischio di tumori anche a distanza di anni dall’attentato. Ogni comunità dovrebbe avere un piano d’emergenza da applicare in caso di emergenza nucleare: chiedete ai responsabili della vostra comunità se questo piano esiste, che cosa prevede e quali sono le istruzioni per l’evacuazione!!

Basta armi Basta guerre. Anarchia: l’unica via!!

.

Solidarietà al compagno Alfredo Cospito, in questo momento sotto processo, anch’egli vittima di tortura (41 bis), contro la quale ha tenuto un lungo sciopero della fame.

International Day in Support of Victims of Torture

.

Strettamente parlando noi non possiamo avere

una politica estera, poiché noi stiamo,

e vogliam stare fuori e contro l’attuale

spartizione del mondo in stati rivali.

Per noi non ci sono stranieri.

Errico Malatesta

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)