Il 4 gennaio 2024 i mass media scrivono che la Procura di Bologna, in seguito all’esposto presentato da alcuni familiari delle vittime, ha aperto una nuova inchiesta sulla Banda della Uno bianca, costituita da sbirri assassini.
L’esposto, che consiste in 250 pagine, è stato depositato presso la Procura di Bologna e la Procura nazionale antiterrorismo, e anche la Procura di Reggio Calabria è stata informata. I familiari delle vittime chiedono la riapertura delle indagini sul gruppo criminale guidato dai fratelli Savi, che tra il 1987 e il ‘94 hanno ucciso 23 persone e ferite oltre 100. Secondo i legali, restano misteri su coperture e mandanti. Tra le richieste di approfondimento, c’è la richiesta di indagare sul brigadiere dei carabinieri Domenico Macauda. I legali delle vittime hanno presentato una memoria integrativa ai pm per mettere in luce questa vicenda. L’ipotesi degli avvocati Alessandro Gamberini e Luca Moser, che assistono i parenti delle vittime, è che ci siano ancora da accertare ulteriori responsabilità, mandanti, e coperture e che la Uno Bianca non fosse solo una banda di feroci assassini ma i loro crimini rientrassero in un disegno eversivo e terroristico più ampio, teso ad alimentare la strategia della tensione (Piano militare organizzato dal Patto Atlantico Nato anticomunista). Del gruppo criminale capeggiato dai fratelli Savi, 5 componenti sui 6 erano poliziotti.
Ma chi sono i protagonisti di questa vicenda: ladri feroci e sanguinari? Terroristi? Strumenti in mano a poteri occulti della massoneria? o alle grandi organizzazioni criminali? Dal 1987 al ‘94, un gruppo di misteriosi banditi si muove a bordo di una Fiat Uno bianca seminando terrore e morte in Emilia-Romagna. Sono tiratori esperti, sanno maneggiare l’esplosivo e conoscono la tecnica dell’assalto, con la quale aggrediscono i portavalori. Puntano a caselli autostradali, supermercati, uffici postali, pompe di benzina e banche, ma fra i bersagli finiscono anche i campi nomadi, gli stranieri, la povera gente. Sparano senza esitare e senza un apparente motivo. Questi rapinatori assassini sono i fratelli Savi e i loro complici. E, tranne Fabio, sono tutti poliziotti.
Ma tutto inizia col convegno dell’hotel Parco dei Principi, il nome con cui divenne noto il Convegno sulla guerra rivoluzionaria; organizzato dal 3 al 5 maggio del 1965 dall’Istituto di studi militari Alberto Pollio all’hotel Parco dei Principi di Roma. Organizzato per iniziativa di tre giornalisti appartenenti agli ambienti della destra, Enrico de Boccard, Gianfranco Finaldi ed Edgardo Beltrametti (quest’ultimo inserito come informatore nei servizi segreti da Giuseppe Aloia (foto sopra), mente occulta del Pollio e capo di stato maggiore della difesa), il convegno ebbe come tema principale La guerra rivoluzionaria, una dottrina che in quegli anni circolava soprattutto negli ambienti militari e mirata a coordinare e dare maggior vigore alla lotta contro la possibile avanzata del comunismo in Italia. In un contesto storico in cui il Partito Comunista Italiano sembrava riscuotere consensi crescenti, e nel quale la Democrazia Cristiana (pur mantenendo saldamente posti e posizioni di potere) sembrava progressivamente cedere terreno alla sinistra, secondo i relatori del convegno occorreva che una parte della destra, si facesse carico di una reazione alla crescita del pericolo comunista affiancandosi, in questa attività, ad apparati dello stato particolarmente ‘sensibili’: uomini dei servizi segreti, dei carabinieri e militari di fede neofascista. Al convegno parteciparono personaggi legati al mondo anticomunista, in particolare militari di alto grado, imprenditori, politici, giornalisti, ed un gruppo di 20 studenti universitari invitati (la maggior parte neofascisti).
“Oltre ad alti ufficiali dell’esercito come Guido Giannettini, fra coloro che erano stati presenti con un intervento [vi fu] Pino Rauti e fra gli studenti universitari invitati per apprendere le nuove teorie giovani come Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino, personaggi tutti ambigui i cui nomi sarebbero comparsi pochi anni dopo nelle cronache delle indagini sui più gravi fatti eversivi”, a partire dalla strage di Piazza Fontana. Al di là dei sospetti che il convegno fosse finanziato dall’Ufficio REI del SIFAR diretto dal colonnello Renzo Rocca, trent’anni dopo le dichiarazioni di Paolo Emilio Taviani, uno dei più autorevoli esponenti politici della I repubblica, ne individuarono il movente in “iniziative (indubbiamente improvvide ed improprie) assunte in sede istituzionale dagli apparati di sicurezza. Tali dichiarazioni sono venute così (…) a validare (…) l’ipotesi che intorno alla metà degli anni ’60 si fosse verificato un innervamento con elementi della destra radicale di strutture clandestine distinte dalla Gladio ed aventi riferimento istituzionale nel vertice delle forze armate e/o nel servizio segreto militare e/o nel Viminale”. Secondo alcune opinioni questo convegno rappresenterebbe, per quanto riguarda l’Italia, l’elaborazione teorica, la pianificazione e l’inizio della “strategia della tensione” e degli “opposti estremismi”, inserito nella più ampia operazione internazionale “false flag” nota come “operazione CHAOS” e volta a contrastare l’avanzata del comunismo nel mondo.La creazione dei Nuclei per la Difesa dello Stato è la realizzazione di un obiettivo del convegno. Il generale Aloia darà l’avvio alla loro costituzione e un suo fedele, il colonnello Adriano Magi-Braschi (foto sotto), ne curerà l’attuazione. Magi-Braschi, a lungo distaccato presso il SIFAR, appartiene alla cellula veneta di Ordine Nuovo e inserisce gli ordinovisti nel corpo misto di civili e militari dei Nuclei di Difesa dello Stato.
Sull’attuazione della nuova struttura giunge “l’appoggio esplicito dei vertici militari americani”. La guerra psicologica è una forma di persuasione che strumentalizza la paura e il pericolo. La guerra non ortodossa prevede la pianificazione di strutture paramilitari non note al nemico e l’esecuzione di azioni coperte decise da una selezionata cerchia di élite militari e politiche, al di fuori delle procedure istituzionali e all’oscuro del Parlamento. Giulio Andreotti, politico di spicco della Democrazia Cristiana, definirà a posteriori “inquietante” il convegno. Da atti processuali risulta altresì la collaborazione tra SIFAR e Ordine Nuovo, definita “organizzazione sorretta dai servizi di sicurezza della NATO”. Per quanto riguarda il caso Moro, Ferdinando Imposimato ha sostenuto che vi fosse uno stretto legame tra la banda della Magliana e il SISMI, e segnatamente tra Antonio Chichiarelli, autore del falso comunicato brigatista n°7 che depistò le ricerche al lago della Duchessa, e Giuseppe Santovito (foto sotto), piduista (come il suo compare Berluskoni) e primo direttore di quel servizio informazioni militare.
Cominciò a farsi strada anche l’ipotesi che l’organizzazione fosse una sigla di comodo, usata per depistare gli inquirenti o per rivendicare azioni che non sarebbero mai state rivendicate da nessuno. Nel 1994, all’interno della relazione del giudice istruttore Leonardo Grassi (titolare dell’inchiesta bis sulla strage dell’Italicus), si avanzava l’ipotesi che la Falange Armata fosse la diretta continuazione di Gladio poiché l’organizzazione stay-behind dipendeva dalla settima divisione del SISMI (la stessa dove, secondo le denunce dell’ambasciatore Fulci, si nascondevano i falangisti) ed inoltre la prima comparsa di telefonate di rivendicazione effettuate da tale sigla (ottobre 1990) coincideva con l’avvio dell’indagine del giudice Felice Casson su Gladio e i depositi d’armi NASCO, da cui proverebbero gli esplosivi utilizzati in tutte le stragi, da Piazza Fontana a Bologna. Durante la XII Legislatura, la Falange Armata fu inoltre oggetto d’indagine da parte della Commissione Stragi presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino. Nel 2013, nel decreto di rinvio a giudizio del gup di Palermo Piergiorgio Morosini riguardante il procedimento sulla trattativa Stato-mafia, si leggeva: «Dall’esame delle fonti indicate si ricavano elementi a sostegno di una ipotesi di esistenza di un progetto eversivo dell’ordine costituzionale, da perseguire attraverso una serie di attentati aventi per obiettivo vittime innocenti e alte cariche dello Stato, rivendicati dalla Falange Armata e compiuti con l’utilizzo di materiale bellico proveniente dai paesi dell’est dell’Europa. (…) Nel perseguimento di questo progetto Cosa Nostra sarebbe alleata con consorterie di ‘diversa estrazione’, non solo di matrice mafiosa (in particolare sul versante catanese, calabrese e messinese). E nelle intese per dare forma a tale progetto sarebbero coinvolti ‘uomini cerniera’ tra crimine organizzato, eversione nera, ambienti deviati dei servizi di sicurezza e della massoneria, quali ad esempio Ciancimino Vito». Il 25/6/2015 l’ambasciatore e diplomatico italiano Francesco Paolo Fulci (foto sotto), ex presidente del CESIS scomparso nel gennaio 2022, è tornato a ribadire, durante il processo sulla trattativa Stato-mafia, che le telefonate rivolte all’ANSA in cui la Falange Armata rivendicava omicidi e stragi durante gli anni ’90, provenivano da cabine telefoniche, spesso adiacenti alle sedi del SISMI.
L’indagine padovana sulla Rosa dei venti fece emergere l’esistenza di un’operazione militare definita “Nuclei per la Difesa dello Stato”: essa fu ideata per potenziare il dispositivo anticomunista nella fase più acuta degli scontri tra frange estremiste dal 1964 (Piano Solo – colpo di Stato fatto dai carabinieri) al ‘73. Una delle testimonianze più dirette dei suoi scopi è rappresentata dalle dichiarazioni del generale Amos Spiazzi, che (a vent’anni dalle prime indagini padovane che lo coinvolsero) ha dettagliato con maggiore precisione l’operazione nell’inchiesta del giudice Guido Salvini, consentendogli di legare i Nuclei scoperti da D’Ambrosio con quelli scoperti da Tamburino. Nella sua sentenza-ordinanza del 1995, il giudice ha affermato che “a partire dal 1966/’67 e sino al 1973, si affiancò a Gladio una seconda struttura denominata Nuclei di Difesa dello Stato, anch’essa addestrata al piano di sopravvivenza e i cui componenti erano suddivisi secondo funzioni specifiche analoghe a quelle di Gladio”.
Anche dietro la ‘Falange Armata’ si nascondeva una strategia precisa, portata avanti da pezzi deviati dello Stato, frange estremiste eversive e criminalità organizzata, con una regia sapiente che accompagna e sostiene gli eventi. È stato già accennato in precedenza alla probabile esistenza di “protocolli segreti” aggiunti al trattato NATO. Malgrado la parziale rimozione del vincolo di segretezza su tali documenti, è facile comprendere che si trattasse di documenti largamente impliciti, che fondavano la loro efficacia in gran parte sulla personalità dei direttori dei Servizi: essi pertanto, verosimilmente, venivano affiliati dagli americani ben prima della loro nomina alle posizioni apicali degli apparati (la cosiddetta “doppia dipendenza” o “doppia lealtà”). La questione era esposta piuttosto esplicitamente nel controverso (gli ambienti ufficiali USA hanno generalmente tentato di negarne l’esistenza) Supplement B to US Army Field Manual 30-31. Del documento, noto anche come “Piano Westmoreland”, venne scoperta una copia in una valigia della figlia di Licio Gelli (perquisizione a Fiumicino, 4 luglio 1981). Potrebbe essere una mera coincidenza, ma sta di fatto che 3 direttori del SISMI (Luigi Ramponi, Cesare Pucci e Sergio Siracusa) erano stati, tempo addietro, addetti militari a Washington.
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I moralisti sono sempre pronti a sacrificare metà
dell’umanità nell’interesse di qualche misera
istituzione che essi non sono in grado di superare.
Emma Goldman
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Tutti liberi i compagni Anarchici/he,
in galera solo gli sbirri stragisti, meschini e infami.
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CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE
La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs
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Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)