Alla luce di quanto detto, cerchiamo di azzardare un’ipotesi sulla funzione di Hyperion. L’Italia ha il più forte Partito Comunista dell’Occidente. Uno “spregiudicato” gruppo di politici guidati da Aldo Moro, attraverso un compromesso, vuole portare il PCI al governo. Questo per gli USA e per l’URSS è inconcepibile: gli statunitensi non possono permettere ai comunisti di occupare posti al governo, neppure con sottosegretari; i sovietici non possono tollerare che un “suo” partito si socialdemocratizzi, minando la base del comunismo internazionale. Anche Israele è preoccupata, poiché l’ingresso dei comunisti in un governo italiano avrebbe significato un avvicinamento dell’Italia alla causa palestinese. Per riportare l’Italia sulla rotta di Yalta (foto sopra), ma anche per mantenere gli altri stati europei sulla stessa strada, si utilizzano eserciti segreti (Gladio), infiltrati, minacce ai politici (lo stesso Moro fu più volte “avvertito” che il suo compromesso storico non piaceva agli USA). In questo senso un manuale, il Field manual 30-31 (dove 30 indica che l’area d’interesse sono i servizi segreti militari, mentre 31 le operazioni speciali), può illuminare la nostra ipotesi (si ricorda che copia di questo manuale fu ritrovata nella villa di Arezzo del Gran Maestro della P2 Licio Gelli nel 1981). Infatti, tra le altre cose, il manuale prevede “delle infiltrazioni nei gruppi dell’estrema sinistra sino a prenderne la leadership”. Dunque: eliminato l’irriducibile Giangiacomo Feltrinelli, che aveva contatti col terrorismo internazionale, Hyperion acquisisce questi rapporti; rimossi Curcio e Franceschi, al loro posto subentrano Mario Moretti e, dopo il suo arresto, Giovanni Senzani (foto sotto). Il doppio cambio di leadership contribuisce a un cambio di regia sia a livello internazionale sia nazionale, diventando un’operazione utile per strumentalizzare le organizzazioni eversive. Hyperion potrebbe essere stata un’entità sovranazionale col compito di controllare la storia affinché non si uscisse fuori dai binari decisi a Yalta.
Dopo il rapimento di Moro Cossiga creò un Comitato di esperti per far fronte all’emergenza. Pieczenik venne invitato a farne parte insieme a altri uomini come il criminologo Franco Ferracuti, iscritto alla P2.
“Noi nel ’76 siamo finiti, a seguito delle operazioni del generale Dalla Chiesa.” Dice Franceschini. “Ma va rilevato come proprio a Dalla Chiesa, a un passo dalla sconfitta definitiva del brigatismo, gli tolgono il gruppo speciale. Nel giugno del ’76 viene sciolto quel gruppo che teneva insieme magistratura, intelligence e carabinieri e dava fastidio a tanta gente”. “Non va dimenticata la predisposizione del cosiddetto Piano Victor, alla fine di aprile, per cui se Moro fosse stato liberato, gli avrebbero impedito qualunque contatto con l’esterno mediante il ricovero in isolamento al Policlinico Gemelli, data l’urgenza di apprendere segretamente le eventuali rivelazioni fatte ai brigatisti”. Il 17/3/1981 si scoprì la lista degli aderenti alla P2: alcuni ricoprivano ruoli importanti nelle istituzioni durante il sequestro Moro. Altri erano stati promossi durante il sequestro stesso. Tra questi il generale Giuseppe Santovito, direttore del Sismi, il prefetto Walter Pelosi, il generale Giulio Grassini del Sisde, l’ammiraglio Antonino Geraci, capo del Sios della marina militare, Federico Umberto D’Amato, direttore dell’ufficio affari riservati del ministero dell’Interno, il generale Raffaele Giudice, comandante generale della guardia di finanza, il generale Donato Lo Prete, capo di stato maggiore della stessa, il generale dei cc Giuseppe Siracusano (foto sotto), responsabile dei posti di blocco effettuati durante le indagini. La cattura di Moro rappresenta una delle più grosse operazioni politiche compiute negli ultimi decenni in un paese industriale, integrato nel sistema occidentale. L’obiettivo primario è senz’altro quello di allontanare il Partito Comunista dall’area del potere nel momento in cui si accinge all’ultimo balzo, alla diretta partecipazione al governo del Paese. È un fatto che si vuole che ciò non accada. Perché è comune interesse delle due superpotenze mondiali (Usa e Urss) mortificare l’ascesa del Partito Comunista, cioè del leader dell’eurocomunismo, del comunismo che aspira a diventare democratico e democraticamente guidare un paese industriale. Ciò non è gradito agli americani. Ancor meno è gradito ai sovietici”.
Secondo i magistrati investigatori, Giulio Andreotti commissionò l’uccisione di Pecorelli che aveva pubblicato notizie sull’uccisione di Aldo Moro. In primo grado, nel 1999, la Corte di Assise di Perugia prosciolse Andreotti. Successivamente, nel 2002, la Corte di Assise d’appello ribaltò la sentenza di primo grado e Andreotti fu condannato a 24 anni di carcere come mandante dell’omicidio Pecorelli. Il 30/10/2003 la sentenza d’appello venne quindi annullata senza rinvio dalla Corte di Cassazione: annullamento che rese definitiva la sentenza di assoluzione di I grado. Quanto alla P2, è risaputo che la maggioranza della Commissione parlamentare d’inchiesta le attribuì un’azione tenebrosa ad ampio raggio, un intervento nei più tremendi misfatti del dopoguerra italiano (questo in contrasto con la magistratura ordinaria che ridusse la P2 al rango d’un avido comitato d’affari). Tina Anselmi (foto sotto), che presiedette la Commissione d’inchiesta, ha affermato che “ci sono ancora tanti interrogativi non risolti nella vita di questo Paese. A cominciare dalla morte di Aldo Moro. Non sappiamo ancora oggi dove è stato nascosto e non sappiamo per ordine di chi è stato ucciso. Che la P2 avesse un progetto politico è provato, è agli atti. Già nella mia sentenza avevo messo in rilievo i contatti tra le Brigate Rosse e i servizi israeliani interessati, in funzione filoamericana, a creare problemi all’Italia. Essi, tra il 1971 e il ‘73, avevano preso contatto con Moretti e Franceschini offrendo armi, finanziamenti e coperture di vario genere, chiedendo in cambio di intensificare l’impegno diretto a destabilizzare la situazione politica italiana. Questo programma doveva essere attuato attraverso più eclatanti azioni politico-militari delle Br”.
Imposimato ha intitolato un paragrafo “I giorni di Giuda”. Specifica che il 7/10/2008 Lo andò a trovare nel suo studio di Roma, all’Eur, il luogotenente Mario Paganini col brigadiere Giovanni Ladu e altri esponenti della guardia di finanza di Novara. “Ladu aveva scritto un breve memoriale nel quale sosteneva di essere stato con altri militari, dal 24 aprile all’8 maggio 1978, vigilia dell’assassinio di Aldo Moro e del ritrovamento del suo cadavere nella Renault rossa parcheggiata in via Cateani, a Roma in via Montalcini, per sorvegliare l’appartamento prigione in cui era tenuto il presidente della Democrazia Cristiana”. Imposimato chiede a Ladu perché ha lasciato passare tutti questi anni prima di fare una rivelazione a dir poco destabilizzante. “Non ho fatto questo passo prima per diversi motivi. Anzitutto, perché avevo avuto, assieme ad altri militari che sanno le mie stesse cose, una specie di consegna del silenzio e del segreto su quanto era avvenuto e avevamo visto e sentito. In secondo luogo, all’epoca dei fatti ero molto giovane e ho temuto possibili conseguenze non solo sulla carriera, ma anche sulla mia incolumità e su quella di mia moglie”.
E ancora: “Cossiga [a sinistra nella foto] aveva deciso che era meglio sacrificare Moro [a destra]. Glielo dissi anche, anni dopo. E credo che nella sua decisione abbia avuto un’influenza determinante l’atteggiamento del Partito Comunista. Penso che coloro che hanno messo un veto totale a ogni possibilità di trattativa siano stati proprio i dirigenti del Partito Comunista. Cossiga si allineò per tenere in piedi il rapporto col Partito Comunista e per salvare il compromesso storico. C’è un altro libro verità di notevole portata. Si intitola Il memoriale della Repubblica e lo ha scritto lo storico Miguel Gotor (Einaudi 2011). Il sottotitolo allude all’anatomia del potere italiano. Uno dei riferimenti più approfonditi fa capo al ritrovamento della documentazione appartenente a Moro in via Monte Nevoso nell’ottobre 1978. Consta di tre parti. Nella prima figura una requisitoria contro la dirigenza della Democrazia Cristiana, nelle seconda Moro fornisce riscontri sulla colpevolezza del partito, mentre la terza parte è relativa ai rapporti dello Stato coi servizi segreti stranieri. A uccidere Moro non furono i brigatisti, per il rifiuto di trattare da parte del governo e dei partiti schierati per la «fermezza», bensì forze straniere che condizionarono l’esito finale del sequestro: una volontà superiore a cui i brigatisti, semplici figuranti di un gioco più grande di loro, dovettero adattarsi. Le due palazzine di via Massimi 91 (dove si ritiene vi sia stata la prima prigione di Moro) sono dello Ior, l’istituto opere di religione, la banca del Vaticano (foto sotto). “Sicuramente c’è stato un covo in prossimità di via Caetani (ha dichiarato successivamente Ilaria Moroni direttrice dell’Archivio Flamigni, promotrice e curatrice della Rete degli archivi per non dimenticare) perché come poi abbiamo visto appunto dalle perizie sul cadavere e anche dalla ricostruzione relativa all’omicidio, Aldo Moro non può essere stato ucciso nel garage di via Montalcini e poi portato in via Caetani perché ce lo negano le perizie.
Nei vari accordi per i vari progetti sarebbero coinvolti ‘uomini cerniera’ tra crimine organizzato, eversione nera, ambienti deviati dei servizi di sicurezza e della massoneria, quali ad esempio Ciancimino Vito”. Il riferimento è alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino sul coinvolgimento del padre nelle vicende di Gladio, Ustica e del caso Moro, specifica il gup Piergiorgio Morosini (foto sotto), vanno evidenziate le indicazioni ricavabili a pagina n.58 dell’informativa della DIA del 4/3/1994 a firma del capo Reparto Investigazioni Giudiziarie dott. Pippo Micalizio.
Nell’informativa si registrava infatti che la Falange Armata aveva rivendicato l’omicidio Salvo Lima, e poi le stragi di Capaci e di via D’Amelio, gli attentati di via Fauro a Roma, di via dei Georgofili a Firenze, di San Giovanni in Laterano e via del Velabro a Roma e di via Palestro a Milano. Secondo il gup a questi attentati deve essere aggiunta la rivendicazione da parte della Falange Armata di un altro omicidio che, secondo l’accusa rientra nel progetto di minacce, ossia quello del maresciallo Guazzelli. Per Morosini “vanno evidenziate la fonti che attribuiscono sempre alla Falange Armata le minacce direttamente rivolte a ‘personaggi chiave’ delle istituzioni, all’epoca dei fatti, coinvolti a vario titolo nella repressione degli illeciti mafiosi, di cui si occupa il presente procedimento”. Si tratta delle sentenze del Tribunale di Roma del 17/3/1999 e della Corte di Appello di Roma del 20/11/2011 (divenute irrevocabili il 15/7/2002), emesse nel processo a carico di Carmelo Scalone, accusato di partecipazione all’associazione denominata Falange Armata, violenza e minaccia aggravata a pubblico ufficiale e attentato a organi costituzionali dello Stato.
Secondo le sentenze, i soggetti minacciati sono: l’onorevole Vincenzo Scotti, ministro degli Interni, il 16/6/1992; l’on. Nicola Mancino, ministro degli Interni, il 19/11/1992, i giorni 1 e 21/4/1993, il 19/6/1993; il dott. Vincenzo Parisi, capo della polizia, il 19/11/1992, il 1/4/1993 e il 19/6/’93; il presidente della Rep. Oscar Luigi Scalfaro, il giorno 1/4/’93 e i giorni 19 e 21/9/’93; il dott. Adalberto Capriotti, all’epoca direttore del DAP, il 16/9/’93; il dott. Francesco Di Maggio, all’epoca vicedirettore del DAP, il 16/9/’93; il presidente del senato Giovanni Spadolini, il 21/4/’93. “Va ricordato, sempre richiamando le suddette sentenze relative all’imputato Scarano [sottolinea il gup], che la Falange Armata, il 14/6/’93, ebbe modo di manifestare la sua soddisfazione per la nomina del dott. Adalberto Capriotti come direttore del DAP, al posto del dott. Nicolò Amato, considerando la sostituzione di quest’ultimo come una vittoria della stessa Falange Armata. Nel processo d’appello “Ndrangheta stragista”, sta emergendo con chiarezza il ruolo dei servizi segreti e degli ambienti neofascisti con le stragi del ’92 e ’93 ed i legami tra gli uomini degli apparati di sicurezza e i boss di mafia e ‘ndrangheta.
La verità giudiziaria sul caso Moro non è alla portata di quest’epoca. Quella storica, si. Chi erano i nemici di Aldo Moro? Secondo un testimone eccezionale le Brigate Rosse avevano dei burattinai ma anche lo Stato che non cercava i covi delle Br dove era detenuto Moro aveva dei burattinai. Da allora una sequenza di omicidi eccellenti: Mattarella, La Torre e Dalla Chiesa. E poi le stragi, dietro l’omicidio di Paolo Borsellino c’era il dossier Mafia appalti dei carabinieri? O Borsellino aveva scoperto ben altro, come era accaduto all’amico fraterno Giovanni Falcone, CHE AVEVA SCOPERTO E CONIATO LA PAROLA MASSOMAFIA?
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https://www.raiplay.it/video/2024/05/Cosa-vedrete-domenica-12-maggio—Report-05052024-2bd74cd8-41f7-46b9-81ce-8aabc5710a0b.html
La ballata di Alfredo Cospito https://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs
Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k
Montelupo dal vivo a Roma 09/09/2023 (concerto integrale)https://www.youtube.com/watch?v=yvQV0VPnNHI
Assalti Frontali – Faremo scuola (Video Lyrics)https://www.youtube.com/watch?v=PAaFCLIGn4U
La ballata di Sacco e Vanzetti (Version 3)https://www.youtube.com/watch?v=LArkhoHot8c
Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4
Borghesia (2006 Digital Remaster)https://www.youtube.com/watch?v=Ql7Q3xab_eM
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Ti dicono di essere onesto, e per tutta la vita
ti derubano. Ti ordinano di rispettare la legge,
e la legge protegge il capitalista che ti rapina.
Ti insegnano che non bisogna uccidere, mentre
il governo impicca la gente, la manda sulla sedia
elettrica o la massacra in guerra.
Ti impongono di obbedire alla legge
e la governo, anche se legge e governo
sono sinonimi di rapina e omicidio.
A. Berkman
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Solidarietà ai compagni e alle compagne arrestati, o sgomberati ingiustamente!
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Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)