Gianni Barbacetto denunciato per le inchieste masso-mafiose sul sindaco Giuseppe Sala (parte 2)     

Milano-Cortina, il premio Olimpiadi tra sport e indotto vale tre miliardi e  13 mila posti di lavoro - la Repubblica

Il 17 giugno, i mass media scrivono che i clan scommettono sul PNRR e sui Giochi invernali Milano-Cortina, ma anche su partite meno rilevanti solo all’apparenza, nel risiko di una “economia mafiosa che ha ampliato la propria presenza” in Lombardia, andando oltre comparti da sempre a rischio infiltrazioni come l’edilizia, la ristorazione e la logistica, diversificando gli interessi. Puntano all’immobiliare, alla gestione di farmacie e servizi sanitari. E allo sport dilettantistico, come è emerso dall’inchiesta dalla Dda che nel 2022 portò al sequestro preventivo di 8 campi da padel del valore di circa 700mila euro, all’interno di un centro sportivo comunale milanese.

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L’allarme, nella Città metropolitana di Milano, verte anche su “investimenti pubblici o di provenienza pubblica che saranno gestiti da soggetti formalmente privati e che tenderanno a sottrarsi a ogni tipo di controllo pubblico”. L’evoluzione dell’economia mafiosa in Lombardia è raccontata dall’ultima ricerca dell’osservatorio Cross della Statale di Milano e della Cgil. Sul territorio viene confermato il predominio della ’ndrangheta rispetto alle altre organizzazioni, con un “nuovo attivismo” di cosa nostra e della camorra, in una sostanziale convivenza con la criminalità straniera, con patti di non belligeranza per fare affari nel silenzio. Si sviluppa una “violenza a bassa intensità”, dimostrata da un aumento dei cosiddetti reati-spia, come incendi dolosi e danneggiamenti, in quasi tutte le province lombarde. Un’economia che perde uno dopo l’altro pezzi di industria aprendosi senza sosta a nuovi servizi per il tempo libero, dalla ristorazione al benessere al divertimento, diventa fisiologicamente vulnerabile da soggetti magari poco istruiti ma titolari interposti di ragguardevoli liquidità. Il problema “non appare tanto la nuova conquista mafiosa di settori già esistenti ma la diffusione massiva dei capitali mafiosi nei settori in più rapida e incontrollata proliferazione, che non esigano elevati standard professionali”.

Una storia italiana" di Gianni Barbacetto - Brossura - PRINCIPIO ATTIVO -  Il Libraio

Il “caso Milano2 è emblematico, con le infiltrazioni nel padel e l’aumento di segnalazioni di bar e ristoranti al centro di vorticosi cambi di proprietà e di continui lavori di ristrutturazione, strumento per riciclare denaro. Poi c’è la logistica, finita al centro di una lunga serie di inchieste della Procura di Milano per caporalato e sfruttamento del lavoro. “Lo scenario economico in cui si inserisce questo fenomeno è una dinamica competitiva senza regole [sottolinea il segretario generale della Cgil di Milano, Luca Stanzione] che ha favorito l’innestarsi di fenomeni di illegalità e anche di fenomeni mafiosi”. Si parla ormai di una “ubiquità mafiosa”, perché il fenomeno si può incontrare in quasi tutti gli ambiti dell’economia. In questa geografia criminale Milano è il cuore economico, ma nessuna provincia è risparmiata da un fenomeno ancora sottovalutato e sottostimato. Como e Varese, secondo la ricerca, spiccano per “abilità dei clan di radicarsi e mettere a frutto la vicinanza alla frontiera”. Spazi di conquista si sono creati nella zona del lago di Garda, si assiste a una “risalita territoriale” dall’Emilia Romagna verso il Sud-Est lombardo.

"La beatificazione di Craxi" di Gianni Barbacetto

Nel periodo 2019-2023 i politici massoni della Regione Lombardia hanno erogato contributi per 6,8 milioni di euro: sono stati finanziati 112 progetti di recupero presentati da 60 enti locali e 5 associazioni concessionarie di beni. È stata rafforzata la collaborazione tra enti istituzionali coinvolti grazie anche alla partecipazione al percorso di formazione dei laboratori dell’Ansbc e dei Nuclei di supporto delle Prefetture per i beni confiscati. Nel periodo 2021-2023 hanno partecipato 179 Comuni, 2 Aziende speciali consortili e 51 enti non profit.  Sono 248 le imprese confiscate in via definitiva in tutta la regione Lombardia, ben l’8,4% del totale nazionale. Si tratta di realtà che perlopiù sono concentrate a Milano e nell’hinterland: 178 di cui 143 all’interno del Comune meneghino. Seguono Monza e Brianza e il varesotto. Si tratta di dati presentati il 23/5/2024, in occasione della Giornata della Legalità che coincide col 32° anniversario della Strage di Capaci (morte del magistrato Giovanni Falcone). Ricordiamo che Falcone fu ucciso perché aveva dichiarato che il problema più grosso delle istituzioni statali, non era la mafia analfabeta, ma chi pagava la mafia per fare i lavori sporchi: la massoneria! che racchiudeva gerarchicamente politici e guardie (cani e porci ensemble).

Excelsior – Gianni Barbacetto - Casa editrice Chiarelettere

Per numero di procedure di gestione in capo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, la Lombardia è seconda solo alla Sicilia e alla Campania. Occhi puntati anche sulle fiere, considerando che per l’Expo sono stati emessi 98 provvedimenti interdittivi antimafia per 67 realtà imprenditoriali sospettate. Anche sul fronte del riciclaggio di denaro, la Lombardia ha registrato il più alto numero di segnalazioni, 27mila nel 2022. Il 2/2/2024 i mass media scrivono che oltre tremila immobili sono stati sequestrati e confiscati ai boss e agli affiliati alla criminalità organizzata in Lombardia. Quasi la metà sono però inutilizzati.

Il Celeste – Gianni Barbacetto - Casa editrice Chiarelettere

Ci sono tra il resto 32 ville, un centinaio di case e abitazioni indipendenti, 415 appartamenti in condominio, altrettanti box e garage, una quindicina di fabbricati industriali, una trentina di botteghe, un centinaio di magazzini, una quarantina di negozi, 200 lotti di terreno, 2 castelli e 2 alberghi. Valgono molto e potrebbero fruttare un patrimonio, sociale soprattutto. Complessivamente sono 3.175 le proprietà immobiliari prima sequestrate e poi confiscate in Lombardia a mammasantissima e picciotti di ‘ndrangheta soprattutto, Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona unita, Stidda e altre associazioni criminali: 1.584 sono in gestione ai funzionari dell’Anbsc, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, o dei tribunali; perché non sono stati ancora riutilizzati? 1.591 invece sono stati già destinati ad amministratori locali piuttosto che a operatori del terzo settore per trasformarli in luoghi di legalità e socialità. “In Regione è stato approvato il Piano strategico per i beni confiscati (spiega la consigliera regionale della Lega Alessandra Cappellari, relatrice del Piano). Lo scopo è proprio quello di rendere sempre più corti i tempi che intercorrono tra confisca e destinazione, promuovendo un censimento dei beni, l’informazione e la formazione dei responsabili di enti potenzialmente interessati, oltre che sostenere, se possibile, il ripristino delle aziende sequestrate”. Peccato che al momento sono 135 in Lombardia le società ripulite tra hotel, ristoranti, officine e altre imprese, mentre per 237 si aspetta di trovare qualcuno che le rilevi e le rilanci. Beni tolti alle mafie? In Lombardia 48 Comuni non pubblicano nemmeno l’elenco. Si tratta del 25% dei 194 Comuni che, a livello regionale, hanno almeno un bene confiscato entro i propri confini. A fare il quadro della trasparenza su dati che sono importanti per favorire il riuso a fini sociali di questi beni (dando un significato importante alla confisca e un segnale forte alla criminalità organizzata) è Libera Associazione contro le mafie, che ha pubblicato la terza edizione di RimanDati, report nazionale promosso col Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e che quest’anno si arricchisce di un contributo di Istat. Il rapporto verifica quello che, di fatto, è un obbligo: il codice antimafia, infatti, obbliga ogni ente istituzionale a pubblicare l’elenco completo dei beni immobili confiscati trasferiti al proprio patrimonio.

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Per quanto riguarda la Lombardia, nella prima ricognizione fatta da Libera grazie a oltre 100 volontarie e volontari che hanno partecipato a un percorso di formazione e di confronto finalizzato sui comuni di tutt’Italia, è emerso che erano ben 108 i Comuni inadempienti rispetto all’obbligo di legge sui 194 destinatari di beni immobili confiscati, circa il 45%. Una percentuale al di sotto della media nazionale (54,5%), anche se per valore assoluto (108), la Regione si colloca al 2° posto dopo la Sicilia (lì gli inadempienti sono 140). La maggior parte si trovano nelle province di Milano e di Brescia (11 Comuni), seguite da Varese (8). Nell’elenco dei “rimandati” figurano, tra gli altri, il Comune di Brescia (unico tra i capoluoghi di provincia), quello di Torbole Casaglia (che ha ben 34 beni in gestione secondo la relazione dell’Agenzia nazionale). L’elenco completo è comunque consultabile, questo sì, sul sito di Libera. «In tutti questi anni (spiega Riccardo Christian Falcone settore Beni Confiscati di Libera), si sono moltiplicate a dismisura in tutto il Paese esperienze concrete di riutilizzo, che hanno tracciato una direzione chiara, dalla quale non si può più prescindere. In questo quadro, accanto ai percorsi mirati a garantire il riutilizzo sociale, anche la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati, delle notizie e delle informazioni sui patrimoni confiscati finiscono con l’essere elementi di primaria importanza. Avere a disposizione questi dati rimane il primo fondamentale passo per immaginare qualsiasi forma di partecipazione e di protagonismo da parte della società civile e responsabile, nell’ottica della valorizzazione delle esperienze di riutilizzo sociale”.

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Complessivamente, i territori lombardi sono quelli in cui la criminalità organizzata fattura di più, con un giro d’affari difficile da stimare ma probabilmente superiore ai 4 miliardi di euro l’anno. Il 15/11/2022 è stata presentata l’assegnazione di una unità immobiliare confiscata alla mafia in viale Monza a Milano che diventerà la futura sede dell’attività dell’Associazione Antiracket e Antiusura S.O.S Italia Libera, riconosciuta dal Ministero dell’Interno e operante in Lombardia. Ma ora il business della massoneria territoriale insieme all’ultimo gradino sociale (la mafia), c’è il forte rischio che allunghi le mani anche sui prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano e Cortina 2026. A dirlo è l’ultima relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia (Dia) – 2024 a Roma. Il Nord Italia rappresenta un terreno fertile per la criminalità organizzata che cerca di infiltrarsi nei canali dell’economia legale anche “complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali illecitamente accumulati, quanto nella gestione delle risorse pubbliche”. Ed è proprio la gestione dei fondi pubblici a cui la Dia intende prestare particolare attenzione in vista delle Olimpiadi. In particolare, la Camorra si riunisce sempre più spesso in cartelli (insiemi di clan in un’unica organizzazione) finalizzati a costruire vere e proprie holding imprenditoriali parti integranti dell’economia legale supportate da stratificati sistemi relazionali fondati su legami personali molto spesso parentali e connivenze in ampi settori dell’imprenditoria e nella pubblica amministrazione.  A fianco di questi cartelli, ovviamente, persiste il lato più violento e tradizionale, quello dei conflitti tra bande, del racket, della droga, della “camorra dei vicoli e delle stese” (con ‘stesa’ si intendono i raid intimidatori che i gruppi di fuoco dei clan compiono per terrorizzare e controllare il territorio). L’interesse fuori regione delle consorterie mafiose campane si rivolge prevalentemente al narcotraffico e al riciclaggio di capitali, con particolare riferimento in Lombardia, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo e Molise.

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