Il sindacato Cgia di Mestre denuncia un giro d’affari miliardario del lavoro irregolare in Italia                               

      Flamini/Prc: “Basta morti sul lavoro” | AltoTevereNotizie.it              In questi giorni i mass media hanno scritto che le persone coinvolte in Italia dall’economia sommersa sono 3 milioni. Questo metodo di sfruttamento si è esteso soprattutto al Centronord che ha una presenza record soprattutto nel settore dei servizi alle persone (colf, badanti, etc.). Il tasso di irregolarità di questo settore raggiunge il 42,6%. Al secondo posto scorgiamo l’agricoltura col 16,8% e al terzo le costruzioni col 13,3%.

sfruttamento at Mauro Biani [punto] it

Il valore aggiunto prodotto nel 2021 dal lavoro irregolare in Italia è stato pari a 68 miliardi di euro, di cui 23,7 miliardi nel Mezzogiorno, 17,3 nel Nordovest, 14,5 nel Centro e 12,4 nel Nordest (è un problema secolare quello dello sfruttamento, peggiorato da quando ci hanno tolto lo statuto dei lavoratori a fine anni ‘90) per imporci il libero mercato con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo). La Cgia sottolinea che i 3 milioni di unità di lavoro standard (ULA) presenti in Italia ai quali non vengono pagati i contributi per la pensione, hanno un tasso di irregolarità del 12,7%.

morti bianche at Mauro Biani [punto] it

Servizi alla persona appunto, è il settore che “annida” il maggior numero di lavoratori sfruttati in nero, precisamente poco più di un milione di ULA che dà luogo a un tasso di irregolarità di questo settore pari al 42,6%. Tra i comparti più interessati dal lavoro nero scorgiamo l’agricoltura che, secondo l’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA, presenta un tasso di irregolarità del 16,8% (205.800 ULA). Di seguito scorgiamo le costruzioni con il 13,3% (220.200 ULA) e il commercio, trasporti, ricettivo con il 12,7% (691.700 ULA). Al netto di chi lavora nei servizi di cura alla persona, va segnalato che per gli altri settori dove c’è più nero, c’è mancanza di sicurezza sul lavoro e quindi un più alto rischio di incidenti anche mortali, sul luogo di lavoro. Dall’analisi emerge che dopo la crisi economica provocata dalla pandemia, in alcune aree del paese, pezzi importanti dell’economia sono passati sotto il controllo delle organizzazioni criminali di stampo mafioso (gare d’appalto al ribasso) che, agli imponenti investimenti economici, hanno affiancato l’uso della violenza, delle minacce e del sequestro dei documenti per “conquistare” il favore di ampie masse di lavoratori, soprattutto stranieri. L’applicazione di questo metodo al ribasso attraverso le coercizioni ha trasformato tante sacche di economia sommersa in lavoro forzato, facendo scivolare all’interno di questo girone infernale anche molti italiani che si trovavano in condizioni di vulnerabilità.

morti sul lavoro Archivi - "TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI"

Da sempre il fenomeno del lavoro nero/forzato è legato al caporalato. Anzi, in moltissimi casi il primo è l’anticamera del secondo; non solo in agricoltura o nell’edilizia, ma anche nel tessile, nella logistica, nei servizi di consegna e di assistenza. A essere sfruttati sono i più fragili, come le persone in condizioni di estrema povertà, gli immigrati e le donne. Il comparto maggiormente investito da questa piaga sociale ed economica è sicuramente l’agricoltura. Lo sfruttamento della manodopera in questo settore è riconducibile alla presenza simultanea di queste criticità: l’uso massiccio della forza lavoro per brevi periodi e in luoghi isolati, che spesso portano alla creazione di insediamenti abitativi infernali senza un minimo di diritti per i lavoratori; le condizioni inadeguate sia dei servizi di trasporto che di alloggio; lo status giuridico precario o irregolare di diversi lavoratori migranti. Fenomeni di caporalato ai danni degli immigrati, segnala la Cgia, sono presenti da moltissimi decenni nell’Agro Pontino (LT), nell’Agro nocerino-sarnese (SA), a Villa Literno (CE), nell’area della Capitanata (FG) e nella Piana di Gioia Tauro (RC).

I massoni alla grande riunione abruzzese - Pescara - Il Centro

Ma secondo noi ricercatori senza padroni, il problema principale dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo non è causato dalla mafia (che non ha potuto accedere alla cultura) ma, come diceva Falcone, dalla massoneria (foto sopra), che faceva parte integrante dello Stato e organizzava gare miliardarie (es: l’infrastruttura della alta velocità – Tav), attraverso gare d’appalto al ribasso, che osava appunto, solo la mafia aggiudicarsele, pur sapendo che non ci si stava dentro con le spese, ci avrebbe perso se non subappaltava a qualche piccola impresa. Nel frattempo però nasce un problema: la mafia ci aveva trovato gusto a fare intrallazzi, accordi (aumm aumm) con la massomafia dello Stato e si specializza sempre di più per fare i furbi insieme alla massoneria (la massoneria è un’associazione su base iniziatica occulta di fratellanza. E’ stata fondata dall’aristocrazia in molti Stati del mondo, le sue origini sono da rintracciarsi in epoca moderna in Europa, nel Regno Unito, precisamente a Londra il 24 giugno 1717), cioè tutti magnavano: se dividevano il malloppo delle gare d’appalto che, per quanto al ribasso, sono sempre milioni di euro. Naturalmente l’ultimo gradino (la mafia) erano quelli che prendevano meno di tutti su quel ricco malloppo, col rischio di perderci. Ecco perché vincono le gare d’appalto a al ribasso e, dopo aver incassato, cessavano il lavoro, ecco perché abbiamo in giro per l’Italia tante, troppe infrastrutture interrotte e abbandonate.

In Italia 647 opere pubbliche incompiute: costate 4 miliardi per finirle ne  servirebbero altri 1,5

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Il capitalismo ti deruba e fa di te uno schiavo.

La legge autorizza e protegge questa rapina.

Il governo ti inganna facendoti credere

di essere libero e indipendente.

In questo modo, ogni giorno che passa

ci si fa gioco di te.

A. Berkman

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Solidarietà ai compagni e alle compagne ingiustamente incarcerati.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)