Comunicato lanciato a Draghi dal gruppo di genitori No Pfas (parte 1)

Graphic story: la lotta delle mamme no Pfas | lavialibera

Il 19 settembre 2024, le madri venete lanciano ai mass media un messaggio sanitario e culturale a Mario Draghi, l’ex presidente della Bce: “sui Pfas sia un nonno davvero». In questi giorni Draghi ha dichiarato sui mass media che le sostanze per- e polifluoroalchiliche sarebbero indispensabili per la transizione energetica e la competitività europea.

Le “Mamme no Pfas” di Vicenza, Verona e Padova, da tempo impegnate contro l’avvelenamento da distruttori endocrini, non ci stanno a morire senza senso e chiedono ascolto anche alla presidente massonica – cattofascista integralista della Meloni: «Se è vero che voleva fare la nonna, la sua posizione non aiuterà i suoi cari nipotini, che sono esposti a un inquinante subdolo, pericoloso, che non risparmia nessuno». «Come mamme, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione e delusione anche al presidente Draghi della BCE (banca centrale dei paesi dell’UE), ci sentiamo scoraggiate e inascoltate. Abbiamo l’impressione che sia poco informato e confuso: queste molecole sono cancerogene, indistruttibili e, purtroppo, da tanti anni sono state utilizzate e disperse ovunque nell’ambiente. Le abbiamo assunte bevendo e mangiando, si sono accumulate nel nostro corpo, lo hanno reso malato. Noi e i nostri figli abbiamo i Pfas nel sangue e purtroppo ne stiamo pagando le conseguenze. È preziosa la sua vita quanto quella dei nostri figli e del loro futuro», affermano. Il gruppo no Pfas, comprende mamme e papà da tutta Italia, è nato dopo la scoperta dell’inquinamento da Pfas di una falda che interessa un bacino di 350mila persone, nelle province di Vicenza, Padova e Verona. La scossa è arrivata nel 2017, coi risultati del biomonitoraggio realizzato dalla Regione Veneto sulla popolazione della cosiddetta “zona rossa”, la più contaminata: i giovani tra i 14 e i 29 anni avevano valori di 30, 40 volte superiori a quelli della popolazione non esposta. In pochi giorni le mamme sono diventate centinaia e ancora oggi continuano a battersi per la salute dei propri figli. L’origine dell’inquinamento è stata individuata nella fabbrica Miteni di Trissino, che produceva composti di carbonio e fluoro, utilizzati soprattutto per impermeabilizzare le giacche e rendere antiaderenti le padelle. Queste sostanze cancerogene non possono nemmeno essere smaltite in discariche o inceneritori, continuano comunque a inquinare, perché sono indistruttibili. I danni alla salute possono essere immediati, o manifestarsi dopo anni. “Noi mamme stiamo portando avanti un lavoro di sensibilizzazione per creare consapevolezza. Abbiamo parlato con il governo Conte, che era aperto al dialogo. Oggi purtroppo con la Presidente del consiglio Giorgia Meloni non riusciamo a comunicare. È donna e madre anche lei, ma non è sensibile al problema Pfas». E quindi si rivolgono ancora a Draghi: «Le chiediamo di riflettere, di avere coraggio e fiducia in una vera ecologia integrale. Il suo ruolo può cambiare il futuro dei bambini italiani e di tutto il mondo, lei ha una grande responsabilità!».

Per Mario Draghi i Pfas non sono sostituibili | 'A rischio la produzione di tecnologie pulite' Medici e movimenti | 'Confuso e poco informato'

Quell’ipocrita di Draghi invece il 17 settembre dichiara nel discorso in plenaria al Parlamento europeo: “In ansia per futuro Europa, rischiamo di essere meno liberi di scegliere nostro futuro”.  “La mia preoccupazione non è quella di ritrovarci poveri o soggiogati ad altri dall’oggi al domani.” Che è quello che ha creato lui stesso col potere dato alle banche e alle grosse industrie  – libero mercato. Draghi prima crea problemi  economici e sociali, aumentando la miseria coi suoi interventi europei e creando più ingiustizie sociali togliendoci lo statuto dei lavoratori (fine anni ‘90), per  imporci il libero mercato (libero sfruttamento), e poi crea allarmismo! Che gioco sporco vuole fare stavolta il grande massomafioso – cavaliere templare? 

Draghi: Pfas necessari per l'energia pulita (abft)

Sempre Draghi il 3 settembre dichiara ai mass media: “Più fondi europei per la Difesa militarizzazione”. L’ex capo della Bce affamato di soldi al pari della mafia, consiglia: “Pieno accesso al denaro per l’industria bellica” (che già guadagna troppo coi fondi statali). Mario Draghi si aggira per l’Europa, con un rapporto sulla competitività presentato dai suoi adepti italiani come la Bibbia di Ursula von der Leyen, è un Draghi che scommette sull’industria militare. Di fronte alla guerra creata dalla Russia e alla sua pericolosità per la sicurezza europea, le aziende di difesa del continente dovrebbero avere “pieno accesso al denaro dell’Ue, mentre le fusioni non dovrebbero essere bloccate dalla concorrenza. Con il ritorno della guerra nelle immediate vicinanze dell’Ue, l’emergere di nuovi tipi di minacce ibride e un possibile spostamento dell’attenzione geografica e delle esigenze di difesa Atlantica degli Stati Uniti, l’Ue dovrà assumersi una crescente responsabilità per la propria difesa e sicurezza”. Secondo Il massomafioso Draghi ci vuole un piano economico militare che consegna carta bianca alla lobby militar-industriale e che sarà certamente recepito dalla Commissione Von der Leyen, che ha già annunciato l’istituzione di un apposito Commissario alla Difesa. L’Europa si candiderebbe così a divenire parte attiva della guerra, spingendo la propria industria bellica a incrementare i margini di profitto. E magnando e attingendo da fondi pubblici, cioè soldi nostri! Un modo per trarre lezione da quanto avvenuto in Russia dove, nonostante tutte le fosche previsioni, l’economia nazionale ha potuto trarre grandi vantaggi dall’accresciuta spesa militare. Il rapporto Draghi fa pensare che anche nel caso, augurabile, che le guerre a Gaza e in Ucraina finiscano, l’industria militare continuerà a marciare tranquilla, forte anche di programmi come l’aumento delle spese militari al 2% del Pil per i paesi Nato!

Ma andiamo ad analizzare chi era quel massone di Draghi e quali sono stati i suoi strapoteri ai quali ha abusato più di una volta

Chiesa e Massoneria lo «scandaloso» dialogo

Il 16 febbraio i mass media dichiarano, che dopo neanche un anno e mezzo dall’insediamento del governo Draghi insieme al suo partito che lo ha incentivato e votato (Movimento 5 Stelle), il più numeroso gruppo parlamentare, della sua (mai nata) leadership. Anziché assumersi la responsabilità dei problemi con superbonus 110%, reddito di cittadinanza e rifiuti a Roma, il Movimento di Grillo scatena una crisi che pagheremo, in un modo o nell’altro, quasi tutti. E così, di nuovo, gli italiani si ritrovano a domandarsi il perché dell’ennesima crisi di governo che li ha ridotti alla miseria ancora una volta. Il superbonus edilizio, sta provocando gravissimi danni dell’erario, con perdite per oltre due miliardi date in qualche modo per “naturali” pur di sostenere i padroni e gli industriali. O ancora il salario minimo: in Italia non ha molto senso vista l’imposizione del libero mercato e l’ampia diffusione (intorno al 90%) della contrattazione collettiva, una cifra oraria minima che crea molta più povertà di quella che aveva creato il P2ista Berlusconi con le sue leggi dittatoriali. Per non parlare di quel reddito di cittadinanza fatto a metà, senza una vera rete per dare lavoro (precari a vita).

Enrico Cuccia vent'anni dopo - Articolo21

Questi problemi sono stati creato principalmente dal ruolo dominante di Mediobanca e di Enrico Cuccia (foto sopra) per tutti gli anni ’80, l’attacco speculativo sulla lira del 1992, gli sforzi successivi per entrare nell’euro, la grande crisi del 2008 partita dal Patto Atlantico anticomunista e dall’America e combinatasi in Europa con la “quasi disfatta” della valuta comune nel 2011 “risolta” con l’intervento di Mario Monti in Italia e di Mario Draghi in Europa, il Covid, la ripresa con l’ondata inflattiva, le conseguenze delle guerre che sconvolgono il quadro mondiale ai giorni nostri, dove le principali vittime sono tra la popolazione civile inerme.

Romano Prodi con Mario Monti

Ci sono tre fatti che caratterizzano la seconda parte degli anni ’80: il grande crack di Wall Street dell’ottobre 1987, la rivolta cinese di Tienanmen e la caduta del muro di Berlino, entrambi del 1989. Tre shock che richiederanno tempo per essere riassorbiti, e in un caso (il terzo) ridisegneranno la mappa geopolitica mondiale. Intanto anche in Italia gli avvenimenti incalzano: cominciano le grandi privatizzazioni (Finsider, Alfa Romeo, Sme) e con Romano Prodi presidente (nella foto con Mario Monti), l’Iri arriva perfino a chiudere in utile. Sarà però una gloria effimera perché con le successive gestioni sulle partecipazioni statali pioveranno scandali, inefficienze, disfunzioni. Il decennio si apre con un problema che avevamo dimenticato ma purtroppo ci porteremo dietro fino a oggi: la guerra. In questo caso è l’Iraq ad invadere il Kuwait, e gli Stati Uniti insieme al patto Atlantico anticomunista guideranno la coalizione che sconfiggerà Saddam Hussein nel ’91, salvo il successivo periodico riaccendersi dei focolai mediorientali. In Italia intanto scoppia lo scandalo Tangentopoli che sconvolge lo scenario politico ed economico, travolge un’intera classe dirigente e porterà addirittura a suicidi illustri, Gabriele Cagliari e Raul Gardini. Ma sono anche gli anni dell’attacco speculativo contro la lira (settembre 1992) con conseguente fuoriuscita dal sistema monetario: per rientrarvi saranno necessari sacrifici spaventosi, ma mai scelta fu più lungimirante perché il 1° gennaio 1999 nasce l’euro, l’àncora di garanzia…

Il XXI secolo si apre con le incredibili drammatiche immagini delle due torri del World Trade Center in fiamme. Un dramma che segnerà le successive scelte politiche e militari del Patto Atlantico anticomunista, soprattutto degli Stati Uniti, che però nell’economia viene riassorbito con rapidità. Proprio la Borsa di New York che era stata l’epicentro di quello che sembrava l’Armageddon, darà il passo della riscossa. Uno dei principali motivi è la grande spinta della tecnologia: sono gli anni della rivoluzione di Internet, dei trionfi di Steve Jobs (che morirà all’inizio del decennio successivo), della prepotente crescita delle start-up e del mercato borsistico che sembra infinita. Non lo sarà, come in molti prevedevano, e il 15 settembre 2009 il fallimento della Lehman Brothers aprirà una crisi finanziaria che tanti comparano alla Grande recessione.

Quel drago di Draghi … | Fondazione il Giglio

Mario Draghi quando era direttore generale del Ministero del Tesoro dal ‘91 al 2001, durante la sua dirigenza, l’Italia ha sottoscritto tonnellate di derivati, cioè prodotti finanziari speculativi e rischiosissimi che hanno fatto perdere al Belpaese circa 35 miliardi in 10 anni (arricchendo però le banche d’affari che li hanno emessi, Morgan Stanley e la stessa Goldman Sachs per la quale Draghi è poi andato a lavorare, forse come premio per il suo operato quando era al ministero…).

Come direttore generale del Ministero del Tesoro, Draghi è stato il regista e l’esecutore del più grande piano di privatizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico italiano, svendendo a multinazionali e fondi speculativi quel blocco di industrie ed attività che da solo valeva oltre 2 milioni di posti di lavoro (più un indotto sconfinato) e che, soprattutto, dava al nostro paese solidità, competenze tecnologiche, forza produttiva e indipendenza geo-politica. Cossiga che stato più sporco di Draghi coi suoi accordi segreti del patto Atlantico anticomunista, fatto di stragi e colpi di stato, ha criticato il suo rivale definendolo: “un vile affarista che ha liquidato l’industria pubblica italiana”.

Trichet: ora l'Unione economica - Il Sole 24 ORE

Il 5 agosto 2011, in piena crisi finanziaria (aggravata dalla stessa BCE che iniziò a vendere i btp italiani per destabilizzare il paese), Mario Draghi, in veste di futuro governatore della BCE, scrisse assieme a Jean Claude Trichet (foto sopra) la famosa “letterina” all’Italia, dove si ordinava al nostro governo di applicare feroci misure di austerità, un aumento drastico dell’età pensionabile (la legge Fornero), la privatizzazione su larga scala di beni e servizi pubblici, l’abolizione dei contratti collettivi e la liberalizzazione delle leggi sul lavoro (il decreto Sacconi e il Jobs Act). Un insieme di provvedimenti che, applicati dai successivi governi Monti, Letta e Renzi, finiranno di distruggere quel che rimaneva della nostra economia, generando povertà e disgregazione sociale ma garantendo, allo stesso tempo, i profitti degli speculatori finanziari. Draghi, ha fatto presente che sono stati realizzati i primi 51 obiettivi fissati dall’UE nei nostri confronti per il 2021 per accedere ai fondi del Recovery Plan (PNRR – 723,8 miliardi di euro, di cui 338 miliardi di grants – sovvenzioni e 385 miliardi di loans – prestiti). Ora, a parte il fatto che non si riesce ad avere un riscontro preciso di quest’annuncio (il sito del governo italiadomani dedicato al PNRR non dà lumi in proposito), colpisce ancora una volta l’enfasi posta sul ruolo quasi salvifico del PNNR stesso, quando gli stessi documenti governativi stimano il contributo che esso può dare alla crescita e all’occupazione in termini non così rilevanti, visto che parlano di un incremento cumulato del PIL da qui al 2026 di 2-3 punti percentuali. Per non parlare della vera e propria propaganda messa in campo sull’incremento del 6,2% del PIL nel 2021 – la crescita più sostenuta dell’Italia nell’ultimo secolo, come ripreso dalla stampa mainstream a proposito di alcune dichiarazioni della Von der Leyen -, mettendo tra parentesi il crollo dello stesso dell’8,9% nel 2020, che fa apparire il dato del 2021 più come un rimbalzo di quanto successo con la caduta del 2020 piuttosto che il segnale di una crescita duratura.

Elsa Fornero on LinkedIn: Ho conosciuto Ursula von der Leyen nel periodo 2011-13, quando ero… | 52 comments

Lasciamo poi stare come è stato presentato l’intervento sulla cosiddetta riforma fiscale (Mark Twain, diceva che “ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le sfacciate bugie, e le statistiche). Infatti, qui, il ministero dell’Economia è riuscito a sostenere, guarda caso proprio a ridosso dello sciopero generale proclamato dalla CGIL e dalla UIL, che il vantaggio maggiore andava ai redditi bassi. Ma questo gioco delle tre carte non può occultare il fatto che la rimodulazione dell’IRPEF avvantaggia in particolare i redditi medi e che i redditi alti ottengono riduzioni dell’imposta più forti di quelli medio-bassi, producendo un effetto regressivo.

Al di là della propaganda statale, ciò che si sta verificando è un peggioramento delle condizioni di vita e di reddito della parte meno abbiente della popolazione e di aumento delle disuguaglianze sociali, rafforzate anche da un andamento occupazionale che non ha recuperato la perdita registratasi con la pandemia e che è alimentata soprattutto con il ricorso ai contratti a tempo determinato. A cui si aggiunge un calo delle protezioni sociali, che certamente non si arresta, anzi, con provvedimenti quali quelli previsti dal governo per il contrasto alle delocalizzazioni, che si riducono ad una pura proceduralizzazione e monetizzazione dei licenziamenti. Il fatto è che, continuando coi dettami neoliberisti che anche il governo Draghi sta portando avanti, si conferma quello che sostiene uno che se ne intende, il finanziere Warren Buffet, e cioè che “è  in corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo.” Si potrebbe sostenere che questo è il compromesso inevitabile di un governo al cui interno è presente sia il centrosinistra che la destra, con quest’ultima in una posizione preminente. Il punto, purtroppo, è che anche il Pd, qualora lo si volesse ancora etichettare come forza di Centrosinistra, non appare in grado, o non intende affatto, presentarsi come portatore di una linea alternativa al neoliberismo imperante. Sul fisco, ci si limita a proporre un contributo di solidarietà per i redditi alti, senza avere il coraggio di prospettare un’idea di tassazione significativamente progressiva. Oppure, si è ben lungi dall’avanzare l’ipotesi di una tassazione sul patrimonio e, quando lo si è fatto, in modo blando e confuso, di fronte alle prime opposizioni, abbiamo assistito ad un veloce dietrofront.

Ancora, se guardiamo al tema delle privatizzazioni, a partire da quelle che riguardano il servizio idrico, magari occorre evitare scelte troppo pesanti in proposito (anche se la Regione Emilia-Romagna non fa difetto a inoltrarsi su questa strada), ma non c’è dubbio che le grandi aziende nazionali o le multiutilities (leggi ENI, Hera, IREN e via dicendo), ispirate da una logica privatistica e di massimizzazione dei profitti e dei dividendi, costituiscono anche per il Pd un buon modello per la gestione di servizi pubblici essenziali (è quello il problema).

Secondo Romano Prodi, Mattarella ha fatto «la scelta migliore» - Linkiesta.it

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Le multinazionali chimiche come 3M e i danni delle sostanze PFAS

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La democrazia è menzogna, è oppressione,

è in realtà oligarchia, cioè governo di pochi

a beneficio di una classe privilegiata,

ma possiamo combatterla noi in nome

della libertà e dell’uguaglianza, e non già

coloro che vi han sostituito o vogliono

sostituirvi qualcosa di peggio.

E. Malatesta

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Solidarietà a Cospito e a tutti i compagni/e ingiustamente detenuti nei lager di stato.

Eliminiamo le carceri.

Anarchia l’unica via!!!

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

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