Seveso: 49 anni dopo il grave incidente industriale del 10 luglio 1976

Il disastro fu provocato dall’azienda svizzera ICMESA, di proprietà prima della Givaudan (Azienda svizzera che produceva essenze per profumi, aromi chimici per l’industria, sia alimentare che farmaceutica e materie prime per l’industria chimica). Dal 1963 è stata comprata dalla Hoffmann-La Roche (multinazionale svizzera attiva nel settore farmaceutico e diagnostico, con sede a Basilea. L’azienda è stata fondata da Fritz Hoffmann-La Roche nel 1896, con l’obiettivo di produrre e distribuire farmaci su scala industriale. Roche è oggi una delle maggiori aziende farmaceutiche a livello mondiale, con ricavi che superano i 60 miliardi di franchi svizzeri, e che con la sua mania di fare i soldi a tutti i costi senza scrupoli, il 10 luglio 1976 causò la fuoriuscita e la dispersione nell’atmosfera di una nube di diossina TCDD, una sostanza artificiale estremamente tossica. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, in particolare quello di Seveso. Il disastro ha inquinato sopratutto le zone di Meda, Cesano Maderno, Desio, Barlassina, Bovisio Masciago, Nova Milanese e in porzioni minori anche Seregno, Varedo e Lentate sul Seveso.

Il disastro, che ebbe notevole risonanza pubblica anche a livello europeo, portò alla creazione della direttiva 82/501/CEE, nota anche come Direttiva Seveso, una normativa europea che mira a prevenire e limitare le conseguenze per l’uomo e l’ambiente di incidenti rilevanti in determinate attività industriali che comportano il rischio di sostanze pericolose, ma che ancora oggi per interessi occulti ed economici,   non viene attuata.

L’incidente è rimasto all’ottavo posto tra i peggiori disastri ambientali della storia!

Il 10/7/1976, nello stabilimento della società ICMESA, acronimo di Industrie Chimiche Meda Società Azionaria, sito nel territorio del comune di Meda, al confine con quello di Seveso (all’epoca in provincia di Milano, oggi nella provincia di Monza e Brianza, in Lombardia), il sistema di controllo del reattore chimico A101 destinato alla produzione di triclorofenolo andò in avaria, consentendo alla temperatura e alla pressione di salire oltre i limiti previsti. La prima causa fu l’arresto volontario della lavorazione (che, come già detto, veniva interrotta il venerdì pomeriggio per poi essere riavviata il lunedì mattina) senza che fosse stato azionato il sistema per il raffreddamento della massa, quindi l’esotermicità della reazione non fu contrastata; ciò fu aggravato dal fatto che nel processo di produzione, l’acidificazione del prodotto veniva fatta dopo la distillazione, e non prima.

La TCDD fuoriuscì nell’aria in quantità tra i 13-18 kg, venne trasportata dal vento verso sud-est, inquinando e provocando una nube tossica.

Circa 240 persone, per la maggior parte bambini (foto sotto), vennero colpite da cloracne, una dermatosi provocata dall’esposizione al cloro e ai suoi derivati, che crea lesioni e cisti sebacee. La popolazione dei comuni colpiti e l’Italia intera vennero informati della gravità dell’evento solamente 8 giorni dopo la fuoriuscita della nube.

L’ICMESA fu smantellata e nella zona di contaminazione cosiddetta “A”, la più colpita dalla nube, vennero create due vasche di contenimento per i materiali contaminati e i rifiuti tossico nocivi asportati durante la bonifica della zona. Al di sopra di esse (che pagliacci!), è stato creato il Parco Naturale Bosco delle Querce, area verde da alcuni anni aperta al pubblico.

La zona B, contaminata in minor misura, e la zona R (zona di rispetto), vennero tenute sotto controllo e vi fu imposto il divieto di coltivazione e di allevamento.

Lo stato decise di costruite anche due vasche, quella medese da 80.000 metri cubi e quella sevesina da 200.000 metri cubi. Col tempo furono costruite altre 2 discariche : a Cesano Maderno e Bovisio Masciago.

Quando accadde l’incidente, le conoscenze sulla diossina nel mondo erano nulle, perché prima di allora, il business era talmente grosso che era top secret ogni approfondimento sull’elevatissima tossicità della sostanza.

Dopo il disastro di Seveso, come se non bastasse, in alcuni terreni ancora contaminati dalla diossina, verrà costruito il tratto brianzolo della discussa autostrada Pedemontana lombarda.

L’allora sindaco di Seveso, a suo dire, fu avvisato da due tecnici dell’ICMESA solo il giorno dopo. Comunque  la certezza della fuoriuscita di TCDD fu confermata solo il 14 luglio, dopo una serie di analisi fatte nel laboratorio della società in Svizzera, ma le comunicazioni da parte della dirigenza continuavano a essere molto omertosi e la notizia divenne pubblica solo una settimana dopo. L’ICMESA venne chiusa il 18 luglio e durante i primi giorni dall’incidente vennero affissi dei manifesti per avvisare i cittadini di Meda e Seveso di non toccare ortaggi, terra, erba, animali e «di mantenere la più scrupolosa igiene delle mani e dei vestiti».

Ma non è finito qua il disastro ambientale: dopo il disastro di Seveso del 1976, le scorie contaminate dalla diossina furono portate anche a Mantova, smaltite dall’inceneritore di Mantova, provocando una serie di gravissime malattie negli abitanti. Successivamente l’Istituto Superiore di Sanità indicò un rischio elevatissimo di contrarre sarcomi per chi risiedeva nel raggio di due chilometri dall’inceneritore dell’ex Montedison (foto sotto), che smaltiva rifiuti pericolosi. Un rischio trenta volte superiore a quello degli altri cittadini. La prima domanda naturalmente era: perché? I valori erano sballati e fu chiesto di analizzare il sangue dei mantovani, in particolare in chi abitava vicino all’inceneritore e avevano scoperto grandi quantità di diossina.

Ed eccoci al punto: da dove arrivava l’alta concentrazione di diossina nel sangue dei mantovani che provocava i sarcomi? Le diossine sono molecole che contengono atomi di cloro: se non c’è cloro, non ci sono diossine. Nel ‘92 è terminato l’uso di cloro nelle lavorazioni del Petrolchimico, ma di petrolchimici in Italia ce ne sono ancora parecchi, con annessi inceneritori (ci vogliono anche prendere in giro dandoci l’accontentino).

Le concentrazioni di sarcomi come a Mantova non ce ne sono da nessuna parte in Italia, Seveso compreso.

In quel periodo a Mantova, le foglie caddero a maggio e i sarcomi iniziarono a manifestarsi tra la metà e la fine degli anni ’80, dopo i consueti dieci anni di latenza del tumore. E cioè circa dieci anni dopo l’incidente dell’Icmesa. Un operaio della Montedison disse nel 2002 al Sindaco di Mantova che “avevano smaltito nell’inceneritore la roba di Seveso”. Raccontò anche che mancavano all’appello 35.000 metri cubi di terreno contaminato e che l’inquinamento da diossina a Seveso fosse precedente allo scoppio del ‘76, che l’impronta digitale delle diossine nel sangue dei mantovani è quasi uguale a quella degli abitanti di Seveso. Il reattore di Seveso (foto sotto), poteva raggiungere temperature in grado di produrre materiale contaminato da diossina, adatto anche per usi militari, e che le pubbliche autorità, al tempo dell’incidente ed anche dopo, raccontarono al mondo un sacco di balle, pur di rimanere impuniti.

Il 1° marzo 2025 il Consiglio di Stato ha sentenziato (direttiva 82/501/CEE) che chi inquina paga, e la Montedison, a Mantova, ha iniziato a inquinare da quando si è insediata nel 1956!

Pur di non ammettere le loro colpe (gente senza scrupoli e sentimento), come quella di aver inquinato il lago di Mantova, il colosso chimico, per non pagare 25 milioni, che sono, per i suoi bilanci, bruscolini, è ricorso a ogni grado di giudizio, sino al Consiglio di Stato, affidandosi ai loro compari massomafiosi.

Ai mantovani rimane solo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea, nonostante la direttiva 82/501/CEE,  già allora gli aveva dato ragione, aveva tenuto conto della giurisprudenza espressa proprio da quella corte che ha sempre ribadito, proprio,  che “chi inquina, paga” e deve sopratutto ripristinare, bonificare e risarcire i danni ambientali e mortali provocati all’ambiente, ai cittadini e a tutti gli esseri viventi coinvolti.

Ci sono disastri ambientali come quello di Seveso o quello di Chernobyl, che vengono considerati come i più gravi disastri mai avvenuti nel mondo e che ancora oggi costituiscono uno spartiacque nella storia della prevenzione dei rischi sul lavoro e dei cittadini.

E’ molto importante anche ricordarci dello Statuto dei lavoratori (articolo 18), una conquista degli anni ’70 appunto, dove finalmente i lavoratori venivano tutelati dallo sfruttamento dei datori di lavoro delle piccole, medie e grandi aziende – industrie: legge 20 maggio 1970, n. 300. Lo statuto fu abrogato proprio da quel venduto con poco cervello e avido di soldi di Renzi e dal suo governo, quello che ha poi incentivato la scalata al potere di quella cattofascista anticostituzionale della Meloni, la quale ha aumentato anche quest’anno del 5% il PIL (Prodotto Interno Lordo italiano) riservato alle armi da guerra e alle spese militari! Quel venduto di Renzi (sotto nella foto), che sta sia con la destra che con la sinistra pur di rimanere al potere, col suo partitino, ha votato alle elezioni come presidente della Repubblica la Meloni (sopra nella foto), accordandosi occultamente per portare avanti ancora il Jobs Act, firmando un pacchetto di riforme del diritto del lavoro emanate tra il 2014 e il 2016. In particolare, le modifiche più significative sono state introdotte nel 2012 dalla legge Fornero e poi col Jobs Act, che ha introdotto un nuovo regime sanzionatorio più liberale per i licenziamenti illegittimi, con una riduzione delle tutele per i lavoratori.

Ancora oggi ne stiamo pagando le conseguenze arrancando in una condizione sociale di miseria economica e sociale. Dobbiamo ribellarci a questi soprusi e ingiustizie!!!

Ne’ col potere dello stato, ne’ col potere dela Nato e della Russia! Anarchia: l’unica via.

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Solidarietà a tutte le compagne e i compagni Anarchici arrestati ingiustamente.

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La crisi ecologica che attraversiamo

è una crisi sociale, ha le sue radici prima

e soprattutto nella dominazione dell’uomo

da parte dell’uomo, della donna da parte

dell’uomo, dei giovani da parte dei vecchi

e della società da parte dello Stato.

M Bookchin

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

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