
Il 30 luglio i mass media scrivono che Paolo Bellini (foto sotto), ex esponente di Avanguardia Nazionale condannato in via definitiva all’ergastolo con l’accusa di concorso nella strage di Bologna del 2 agosto 1980, in cui morirono 85 persone e oltre 200 rimasero ferite, è stato aggredito a Cagliari in carcere. E’ stato ferito al braccio ma sembra che volessero colpirlo al volto. Sarebbe stato colpito da un detenuto che non conosceva, in un corridoio all’interno della sezione. E’ stato ferito in maniera lieve, ma queste (come dice lui) “sono avvisaglie”. L’avvocato di Bellini ha chiesto l’istanza di trasferimento e dichiara ai mass media che sta aspettando la delega con la sua firma. “Bellini ha il diritto di stare in un carcere per ex collaboratori. Siamo preoccupati anche perché in previsione dell’anniversario della strage di Bologna il suo volto girerà come traditore su tutte le televisioni e abbiamo paura che succeda l’irreparabile” (cioè che i servizi segreti Nato dopo averlo gerarchicamente usato come ‘ultimo gradinò, ora se ne vogliono liberare, prima che parli…).

Ma per spiegare meglio il problema politico, economico, militare e geopolitico, partiamo dalla Storia:
La strage di Bologna fu un attentato di matrice fascista avvenuto alle 10:25 di sabato 2 agosto 1980 alla stazione Centrale di Bologna. Un ordigno, posto nella sala d’aspetto di II classe, esplose provocando un eccidio di civili inermi (200 feriti – 85 morti). Gli esecutori delle stragi di Stato, secondo la ‘commissione stragi’ erano: piduisti, golpisti, politici, esponenti dei servizi segreti e militari internazionali, manovalanza cattofascista; tutti colpevoli, a vario titolo, di esecuzione materiale e depistaggio, di omissioni e occultamento della verità sulle stragi che hanno insanguinato l’Italia degli anni ’70, in totale 135 morti e quasi 600 feriti…
Il 1 luglio scorso, i mass media scrivono che la Cassazione ha confermato l’ergastolo per Paolo Bellini per la strage alla stazione di Bologna. Ma chi era quell’infame cattofascistoide doppiogiochista di Paolo Bellini?
Bellini era il 5° complice dei Nar: terrorista di destra, killer della ‘ndrangheta, infiltrato dei carabinieri in Cosa nostra, doppiogiochista : la sua carriera criminale incrocia molti misteri d’Italia. Per i giudici era una pedina dei servizi deviati Atlantici anticomunisti. Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (foto sotto), all’epoca terroristi dei Nar, insieme al loro complice di ‘terza posizione’, Luigi Ciavardini (a destra nella foto), allora 17enne, erano stati giudicati colpevoli della strage di Bologna anche dalla Cassazione già nel ’95.

Quella prima storica istruttoria è costata una condanna definitiva per i depistaggi anche a Licio Gelli, il capo della loggia massonica P2, mandante delle gravissime manovre orchestrate dai vertici delle forze del disordine, piduisti dei servizi segreti militari, per alimentare false piste estere. Tra il 2020 e il 2024 è stato condannato in tutti i gradi di giudizio Gilberto Cavallini, che era l’armiere e tesoriere oltre che killer dei Nar, nonché personaggio di collegamento coi terroristi veneti di ‘ordine nuovo’, collegati alla loggia massonica P2 e ai servizi segreti ‘deviati’ già dagli anni delle stragi di Piazza Fontana (1969), Peteano (1972) e Brescia (1974). Bellini era un neofascista di Avanguardia Nazionale. All’epoca della strage di Bologna, Bellini era ricercato per vari reati ed è rientrato in Italia con un falso passaporto brasiliano. A Foligno, con l’aiuto di tre parlamentari missini, è diventato pilota di aerei privati con cui trasportava personalità come l’allora procuratore di Bologna Ugo Sisti, un alto magistrato legato ai servizi deviati, poi diventato direttore centrale delle carceri. Dopo un arresto e una condanna per assalti a ville e furti di opere d’arte in Toscana, Bellini è stato detenuto in Sicilia. Tornato libero, dall’aprile 1991 all’autunno 1992 si è infiltrato in Cosa nostra, per conto di un maresciallo dei cc che cercava di recuperare quadri rubati dalla mafia.

Quindi ha incontrato Antonino Gioè, un boss poi condannato per la strage di Capaci (e deceduto in un suicidio misterioso), che era stato in carcere a Sciacca insieme a quel finto «pilota brasiliano». In quei mesi, mentre sembrava lavorare per lo stato, l’ex neofascista era già diventato in realtà un super killer della ’ndrangheta. Scoperto e arrestato 7 anni dopo, si è accreditato come collaboratore di giustizia e ha confessato di aver commesso, dal 1990 al 1999, otto omicidi, due tentati omicidi e un attentato esplosivo con decine di feriti in un bar di Reggio Emilia, sempre per conto della mafia calabrese. Nel 2023, dopo la condanna in primo grado per la strage di Bologna, è stato riarrestato per un nuovo piano omicida: secondo l’accusa, stava cercando un sicario per far uccidere l’ex moglie Maurizia, che ha testimoniato nell’ultimo processo in corte d’assise facendo crollare il suo alibi. Gli avvocati dei familiari delle vittime hanno però recuperato un video amatoriale, girato da un turista tedesco arrivato in treno a Bologna, che ha documentato la presenza sul luogo della strage di un uomo identico a Bellini, come hanno accertato le perizie. Tra le prove a suo carico, evidenziate nelle sentenze di condanna, ci sono anche le testimonianze di due ex detenuti (compagni di cella di Bellini e suo fratello, di cui raccolsero le confidenze) e le intercettazioni del capo dei terroristi neofascisti del Triveneto, Carlo Maria Maggi (foto sotto), condannato come organizzatore della strage di Brescia. Le sentenze di Bologna spiegano che Bellini è stato sicuramente protetto e coperto per molti anni da apparati di sicurezza e servizi segreti deviati, di cui è diventato «una pedina». La sentenza della Cassazione ha reso definitive anche le condanne per depistaggio di un ex capitano dei cc e dei servizi, Piergiorgio Segatel, e di un immobiliarista, Domenico Catracchia, che all’epoca gestiva anche appartamenti del Sisde, il servizio segreto civile. Uno di quei covi, in via Gradoli a Roma, fu incredibilmente affittato, sotto falsi nomi, prima a due terroristi delle Brigate Rosse, durante il sequestro Moro, e poi a un latitante dei Nar che un anno dopo la strage di Bologna ospitò la Mambro.

Le nuove indagini di Bologna, ora convalidate dalla ‘corte suprema’, hanno anche identificato come «mandanti e finanziatori» della strage: Licio Gelli e il suo braccio destro Umberto Ortolani (foto sotto). Le stesse sentenze che hanno condannato Bellini, li accusano di aver versato soldi in nero (almeno 5 milioni di dollari) ai terroristi di destra, che furono pagati dai capi della P2 per mettere la bomba in stazione, e ai primi grandi depistatori, la super-spia Federico Umberto D’Amato e l’allora senatore missino e giornalista Mario Tedeschi, entrambi piduisti, inventori delle false piste palestinesi e libiche.

L’anno scorso Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, attacca attraverso i mass media la premier Meloni dopo lo scontro, quando aveva detto che “le radici di quella bomba di Stato, figurano a pieno titolo nella destra di governo”anticostituzionale (aggiungiamo noi), costituito da quella pagliaccia cattolica della Meloni (foto sotto). Quella fascistona della Meloni, interpretò astutamente quelle parole come una minaccia diretta a sé stessa e alla sua incolumità. A Cavallini, come si legge nelle motivazioni della sentenza pubblicate ad aprile, viene contestato “di aver messo a disposizione un alloggio protetto per Ciavardini, Mambro e Fioravanti prima dell’esecuzione della strage, di aver messo a disposizione l’attrezzatura per fabbricare una patente falsa consegnata da Ciavardini a Fioravanti, e di aver fornito l’auto necessaria per lo spostamento da Villorba di Treviso alla stazione di Bologna, e ritorno. Il processo e la sua definitività fanno anche emergere ruoli inquietanti di vertici di apparati statali che coadiuvarono i terroristi, depistarono le indagini e finanziarono l’operazione terroristica più grave della storia giudiziaria e della storia criminale italiana.

Dal 22/4/2014, tutti i fascicoli relativi alla strage di stato fascista di Bologna, non sono più coperti dal segreto di Stato (Top secret) e sono perciò liberamente consultabili da tutti.
Nella IX legislatura era stata insediata dal Parlamento italiano la Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, i cui atti sono disponibili online nel sito del Senato.
L’Unità, nell’edizione del giorno dopo alla strage, basandosi su una presunta rivendicazione da parte dei NAR, sostenne l’idea della matrice neofascista dell’attentato. Infatti ci furono da subito alcune rivendicazioni prima da parte dei NAR con una telefonata risultata partita da una sede fiorentina del SISMI, poi c’è stata la dichiarazione di quell’infame traditore della lotta di classe, salesiano di Moretti delle Brigate Rosse…

Il 6/4/2022 la Corte d’assise di Bologna dichiara Bellini colpevole del reato di strage e lo condanna alla pena dell’ergastolo, condannando inoltre Segatel a 6 anni di reclusione e Catracchia a 4. Le sentenze sono confermate dalla Corte d’assise d’appello l’8/7/2024, compreso il ruolo di mandanti per i piduisti Gelli (foto sopra), Ortolani e Tedesco e per l’agente segreto D’Amato. C’è chi ha ipotizzato una connessione, che non esclude il resto, con la trattativa ‘stato-mafia’, tramite l’infiltrazione o l’adesione di ex ordinovisti a Cosa nostra (secondo quando affermato dal magistrato Antonio Ingroia), un filo che porta dalla strage mafiosa a sfondo politico di Portella della Ginestra (1º maggio 1947) al Rapido 904 e le varie bombe del 1992-‘93, come parte di una continuazione di una cospirazione o disegno affaristico-politico-mafioso, che spinse Salvatore Riina e gli altri boss alla guerra diretta contro lo Stato massomafioso (il mandante).
Prima della strage, i NAR organizzarono molte azioni punitive, come l’uccisione di Mario Amato, il sostituto procuratore che aveva fatto arrestare Pierluigi Concutelli (foto sotto) di Ordine Nuovo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio e che stava scoprendo le connessioni dei neofascisti con la malavita romana organizzata, e Bologna sarebbe quindi legata all’Italicus, che doveva passare proprio per questa stazione.

Secondo altre persone, come Giovanni Pellegrino senatore dei DS ed ex presidente della Commissione Stragi, il movente non sarebbe la strategia della tensione e la spinta verso una svolta a destra, ma altri contrasti di potere, che siano stati internazionali tra NATO e Patto di Varsavia, tra Israele e OLP, o tra USA e Libia, con l’Italia in posizione ambigua, che si trovò in mezzo a questa «guerra segreta»; come minaccia per silenziare chi sapeva qualcosa sulle bombe del 1969-1974, ad esempio come faida interna alla P2. Anche chi sostiene nettamente la veridicità della sentenza ufficiale, afferma talvolta che, se i neofascisti dei NAR collocarono l’esplosivo militare in nome dello «spontaneismo armato» e della loro ideologia, furono spinti da qualcuno più in alto (il che spiegherebbe la mancata rivendicazione), e la P2 e lo stesso SISMI depistarono (ai danni di un altro neofascista, Stefano Delle Chiaie) per motivi poco chiari. C’è chi ipotizza anche che la bomba fu un’azione diversiva per sviare l’attenzione da alcuni scandali del periodo: il crack finanziario del Banco cattolico Ambrosiano, la bancarotta e la caduta del faccendiere Michele Sindona (colluso con la mafia e la P2 e, secondo Luigi Cipriani, deputato di Democrazia Proletaria, anche finanziatore della strategia della tensione fino al 1974), l’affacciarsi degli attacchi di Cosa nostra contro lo Stato e le indagini che avrebbero condotto agli elenchi dei piduisti, ritrovati a Castiglion Fibocchi: tutti casi in cui venne coinvolta la loggia diretta da Gelli, il cui scopo era l’instaurazione di una Repubblica presidenziale bipartitica (Dc, destra e Pci assieme a comandare il potere politico,cattolico, economico, militare) , con tratti di autoritarismo e controllo dei mass media, mascherata da intenti «liberali», atlantici e anticomunisti. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto servizio o «Anello», il cui capo durante la Repubblica, secondo quanto detto anche da Licio Gelli, sarebbe stato quel verme cattofascista di Andreotti. Vengono inoltre condannati a 10 anni, per il depistaggio delle indagini, Licio Gelli (ex capo della loggia massonica “P2” ), Francesco Pazienza (ex agente del SISMI), Pietro Musumeci (foto sotto) e Giuseppe Belmonte (rispettivamente generale e colonnello del servizio segreto militare).

Per ricostruire le origini di queste storia neo-fascista, possiamo giovarci della testimonianza di un testimone oculare, Giulio Salierno (1935-2006). Salierno visse in gioventù una storia personale terribile fatta di criminalità, neo-fascismo, carcere e legione straniera, ma seppe uscirne e divenire un importante sociologo e un uomo di cultura, punto di riferimento per tutta la Sinistra (amico dell’ambiguo Corrado Simioni: il professore che dava i comandi ai brigatisti in latino). La continuità del personale fascista nei Servizi segreti italiani, ora intrecciato coi Servizi segreti stranieri (della Nato anticomunista), determinò per tutti gli anni della Repubblica una minaccia costante per la democrazia italiana, e fece dei nostri Servizi corrotti, “deviati”, ma questo non il luogo di tutela della vita democratica del Paese ma (al contrario) un fattore costante di depistaggi, provocazioni e veri e propri stragi e crimini.
Ricordiamoci che il convegno svoltosi all’Hotel Parco dei Principi di Roma dal 3 al 5/5/1965, rappresentò il luogo di elaborazione della successiva “strategia della tensione”: stragi di stato per creare il terrore anticomunista ed evitare che il PCI andasse al potere politico, economico, militare, al posto della DC. In quei giorni al convegno sulla “guerra rivoluzionaria non convenzionale”, organizzato da un Istituto di studi militari dello stato maggiore della difesa, parteciparono fra gli altri gli industriali De Biasi e Valerio, il deputato socialdemocratico Ivan Matteo Lombardo, Renato Mieli (già “colonnello Merryl”) che, sembra, tenne una relazione, il senatore del MSI Giorgio Pisanò (foto sotto), Guido Giannettini del SID, il fondatore di “Ordine Nuovo” Pino Rauti, Carlo Maria Maggi (che sarà condannato per la strage di Brescia del 1974) e alcuni giovani neo-fascisti fra cui Stefano delle Chiaie e Mario Merlino.

Nel suo intervento (intitolato “Ipotesi per una contro-rivoluzione”) l’ex tenente delle SS italiane Pio Filippani Roncoroni (foto sotto), propose uno schema di “difesa e contrattacco” per una “guerra rivoluzionaria non convenzionale”, e la relativa organizzazione, a tre livelli complementari ma impermeabili l’uno all’altro: un primo livello legale rappresentato da una rete che costituisca “schermo di protezione”, un secondo livello in grado di intervenire con “azioni di pressione” da affiancare come difesa civile alle forze dell’ordine, e infine un terzo livello molto più qualificato e professionalmente specializzato, “in pieno anonimato fin da adesso”, di uomini addestrati a compiti di “rotture” e “controterrore”. Si verificò un intreccio mortale dei settori eversivi italiani con la NATO, la CIA, i Servizi segreti stranieri, americani e britannici in specie (particolarmente interessati a impedire l’autonomia petrolifera dell’Italia, tentata da Enrico Mattei).

Una delle figure centrali dei Servizi segreti italiani negli anni della “strategia della tensione”,era il piduista Federico Umberto D’Amato, che rappresentava bene nella sua biografia questo nodo di rapporti, che valsero a D’Amato la medaglia della CIA (la Bronze Star), una del Congresso degli Stati Uniti (la Medal of Freedom) e la Legion d’Onore francese.
La cultura perversa e micidiale dell’ex repubblichino doppiogiochista Licio Gelli (1919-2015) e della loggia massonica P2 nasce così, e vive prosperosamente per decenni, occultamente, fino ad oggi.

Ma Gelli era già carogna da giovane: a 18 anni partecipò come camicia nera, volontario alla guerra di Spagna a fianco dei franchisti. Aderì alla Repubblica di Salò, prima svolgendo il ruolo di collegamento col terzo Reich e poi impegnandosi in attività di doppio-gioco coi partigiani bianchi (Edgardo Sogno ecc.: traditori!), collaborando anche coi servizi segreti americani e inglesi. Nel corso delle indagini sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona, i giudici Colombo e Turone, nel maggio 1981, trovarono una lista di 962 iscritti alla P2 (certamente incompleta), che comprendeva fra gli altri 3 ministri del governo Forlani, il segretario del PSDI, molti parlamentari (fra cui Fabrizio Cicchitto, al tempo socialista “lombardiano”), 63 alti funzionari ministeriali, 24 generali delle tre armi, 9 generali dei cc, 5 della finanza, 5 prefetti, banchieri, diplomatici, magistrati, imprenditori, giornalisti (fra cui Maurizio Costanzo), editori (fra cui Angelo Rizzoli e Silvio Berlusconi), i capi dei Servizi segreti italiani e i loro principali collaboratori, Vito Miceli, Gianadelio Maletti, Antonio Labruna. In quell’elenco di piduisti c’erano i nomi dei generali Giulio Grassini e Giuseppe Santovito, rispettivamente capi del SISDE e del SISMI, e del prefetto Walter Pelosi direttore del CESIS, l’organismo di controllo dei servizi segreti”.

L’11 febbraio 2020 la Procura generale di Bologna ha indicato Gelli come uno dei 4 organizzatori e finanziatori della strage di Bologna, insieme a Mario Tedeschi, Umberto Ortolani, e Federico Umberto D’Amato (foto sopra): Gelli dichiarò in un’intervista: «Con la P2 avevamo l’Italia in mano. Con noi c’era l’Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia». Le conseguenze si sono viste specie negli anni della “strategia della tensione” e del rapimento di Moro. Appartenevano alla P2 anche i membri della task force nominata da Cossiga per gestire il rapimento di Aldo Moro…

Dopo la grande ondata di lotte del 1968-’69 si voleva proporre all’opinione pubblica (complice e protagonista la grande stampa padronale), l’immagine di una sinistra criminale che legittimasse una svolta autoritaria. Era intanto esplosa a Reggio Calabria, la rivolta dei “boia chi molla”, egemonizzata dal MSI e da Ciccio Franco (foto sopra), col sostegno di industriali reggini come Demetrio Mauro (imprenditore del caffè) e dell’armatore Amedeo Matacena. Il terrorismo continuò ancora a colpire treni e linee ferroviarie negli anni successivi. Il 6 gennaio 1975 a Terontola, 55 centimetri di rotaia furono divelti da una carica di polvere da mina. Mario Tuti, condannato a due ergastoli per tre omicidi e a 14 anni di reclusione, fruendo del regime di semi-libertà, parteciperà al campo nazionale estivo del blocco studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound) nel luglio del 2021 (alla faccia della Costituzione italiana antifascista…).
Importantissime, e sconvolgenti, le conclusioni a cui (anche grazie all’impegno straordinario dell’associazione familiari delle vittime) è giunto il processo: “Nella strage sono coinvolti direttamente i servizi segreti militari nelle persone (condannate in via definitiva per depistaggio) del generale Pietro Musumeci, del colonnello Giuseppe Belmonte e dell’agente del SISMI Francesco Pazienza: i servizi segreti civili nella persona del capo dell’Ufficio Affari Riservati Federico Umberto D’Amato, secondo sentenza di primo grado, uno dei mandanti dell’eccidio assieme al capo della Loggia P2 Licio Gelli); il senatore del MSI e direttore de “Il Borghese”, Mario Tedeschi; i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (in via definitiva), di Ordine Nuovo Gilberto Cavallini (primo grado), di Avanguardia Nazionale (Paolo Bellini, condannato in primo grado e già collegato con il Ros dei carabinieri di Mario Mori (foto sotto) e con la ‘ndrina calabrese della famiglia Vasapollo).”.

Le stragi di stato furono “la risposta violenta allo spostamento a sinistra dell’asse politico e della società” (cattofascista). Come scrisse Aldo Moro, quando era prigioniero di quel megalomane sanguinario delle Brigate Rosse di Mario Moretti nel 1978.
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Ne’ col potere della Russia
Ne’ col potere della Nato
Ne’ col potere dell’Europa!
Basta armi! basta guerre !!
I terroristi e gli assassini siete voi!! Subito libero il compagno Cospito!!
Anarchia: l’unica coerente! L’unica via!
Né stato ! Né potere!!
Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k
CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE&list=RD_X33J74_ALE&start_radio=1
Cospito rivendica l’attentato al processo. E in aula scoppia il caoshttps://www.youtube.com/watch?v=B0L38xrl2l4
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Lo Stato è nato dalle forze militari;
si è sviluppato servendosi delle forze militari;
ed è ancora sulla forza militare che
logicamente deve appoggiarsi per mantenere
la sua onnipotenza.
Dal “Manifesto Internazionale Anarchico contro la guerra” (1915)
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Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)