
Il 12 dicembre è l’anniversario della strage di stato di piazza Fontana, un attentato fascista, compiuto nel 1969 a Milano, all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura che causò 17 morti e 88 feriti. Come strage terroristica è stata considerata l’inizio della strategia della tensione, un piano militare eseguito dai servizi segreti della Nato anticomunista, chiamato ‘patto Atlantico’, un’alleanza militare fondata il 4/4/1949 a Washington, per il potere e gli equilibri precostituiti dai politici (dal potere sia di destra che di sinistra), un piano militare organizzato e fatto eseguire dal politico cattofascista Tambroni, (monocolore DC con MSI) che rimette in gioco con quella manovra militare la destra politica dopo l’apertura a sinistra nel 1956. Piazza fontana fu uno dei 5 attentati, avvenuti in un lasso di tempo di 53 minuti, che colpirono contemporaneamente Roma e Milano.

La strage di piazza fontana diede avvio ad altre stragi di stato come la strage di piazza della Loggia nel 1974 (8 morti), la strage del treno Italicus nel 1974 (12 morti) e la strage di stato di Bologna del 1980 (85 morti). Le lunghe indagini hanno concluso che la strage di Piazza fontana fu compiuta da terroristi dell’estrema destra, collegati a settori deviati dei servizi segreti, con le loro complicità e i loro legami internazionali, i quali però sono sempre rimasti impuniti. Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione stabilì che la strage fu opera di «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura» (foto sopra), non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo dalla Corte d’assise d’appello di Bari nel 1987; condannarono solo gli esecutori, il loro braccio armato e le loro gerarchie fasciste rimasero impunite. Quel 12 dicembre 1969 la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, a Milano, era piena di clienti. L’esplosione avvenne alle 16:37, quando nel grande salone scoppiò un ordigno di 7 chili di tritolo, uccidendo 17 persone, e ferendone altre 88. Il 12 dicembre il compagno Anarchico Giuseppe Pinelli fu fermato ed interrogato con altri anarchici per alcuni attentati successivamente rivelatisi di matrice fascista. Il 15 dicembre il compagno Pinelli, dopo tre giorni di interrogatorio (torture), morì e per nascondere l’orrendo omicidio, il suo corpo fu fatto precipitare dal quarto piano della questura. L’inchiesta giudiziaria coordinata anche dal sostituto procuratore D’Ambrosio, individuò la causa della morte di Pinelli in un ‘malore attivo’, in seguito al quale l’uomo sarebbe caduto dalla finestra, a differenza della prima falsa versione della questura del 16 dicembre, nella quale dichiaravano che Pinelli si era suicidato buttandosi dalla finestra della questura.

Il 20 dicembre 1969 al funerale del compagno Pino Pinelli (foto sopra), parteciparono trecentomila persone in piazza Duomo, con la presenza di quell’ipocrita e meschino del presidente del consiglio Mariano Rumor. Le indagini vennero orientate inizialmente su alcuni anarchici provenienti dal Circolo 22 marzo di Roma (tra i quali figurava Pietro Valpreda), e dal Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa di Milano (tra i quali figurava Giuseppe Pinelli). Da Milano il prefetto Libero Mazza, su segnalazione di Federico Umberto D’Amato, direttore dell’Ufficio affari riservati del Viminale, avvisò il Presidente del Consiglio Mariano Rumor. Un indagine che si rivelò un depistaggio attuato proprio dall’Ufficio Affari Riservati.

Il 16 dicembre arrestarono anche Pietro Valpreda, indicato dal tassista Rolandi come l’uomo che nel pomeriggio del 12 dicembre era sceso dal suo taxi in piazza Fontana, recando con sé una grossa valigia. Rolandi per quelle sue false dichiarazioni ottenne il contributo di 50 milioni di lire, pagati dai servizi segreti tramite il questore di Milano Marcello Guida.

Il processo su piazza Fontana iniziò a Roma il 23 febbraio 1972, dopo essere stato trasferito a Milano fu spostato a Catanzaro. Dopo una serie di rinvii dovuti al coinvolgimento di nuovi imputati, la Corte d’assise condannò all’ergastolo Freda, Ventura e Giannettini, ritenuti gli organizzatori della strage. Gli altri imputati, Valpreda e Merlino (nelle foto sopra), furono assolti per insufficienza di prove ma condannati a 4 anni e 6 mesi per associazione a delinquere. La Corte d’appello assolse tutti gli imputati dall’accusa principale, confermando le condanne dell’ultimo gradino (gerarchicamente il braccio armato dei servizi segreti), Valpreda e Merlino, e li condannò a 15 anni per aver organizzato gli attentati di Milano e Padova, compiuti tra l’aprile e l’agosto del 1969: la Cassazione poi confermò l’assoluzione per Giannettini e ordinò un nuovo processo per gli altri 4 imputati. Il nuovo dibattimento cominciò il 13 dicembre 1984 presso la Corte d’appello di Bari e si concluse il 1º agosto 1985 con l’assoluzione di tutti gli imputati (impuniti), che furono assolti per insufficienza di prove: il 27/1/1987 la Cassazione rese definitive le assoluzioni per strage, condannando soltanto alcuni esponenti dei servizi segreti italiani (il generale Gianadelio Maletti e il capitano Antonio Labruna), per aver (palesemente) depistato le indagini.

Negli anni ‘90 il giudice Guido Salvini, che portò avanti l’indagine, dichiarò ai mass media la connessione col fallito golpe Borghese e raccolse le dichiarazioni di Martino Siciliano (foto sopra) e Carlo Digilio, ex neofascisti di Ordine Nuovo, i quali confessarono il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato, ribadendo le responsabilità di Freda e Ventura; in particolare Digilio, sostenne di aver ricevuto una confidenza in cui Delfo Zorzi gli raccontava di aver piazzato personalmente la bomba nella banca. Zorzi, trasferitosi in Giappone nel 1974, divenne un imprenditore di successo. Ottenne la cittadinanza giapponese che gli garantì poi l’immunità all’estradizione.

Il nuovo processo cominciò il 24/2/2000 a Milano. Il 30/6/2001 furono condannati all’ergastolo Delfo Zorzi (come esecutore della strage), Carlo Maria Maggi (come organizzatore, già assolto per la strage della questura ma condannato in seguito all’ergastolo in via definitiva per la strage di piazza della Loggia, e Giancarlo Rognoni (come basista). Invece Carlo Digilio (foto sopra) ottenne la prescrizione del reato per aver parlato delle stragi e delle loro gerarchie militari, mentre Stefano Tringali fu condannato a 3 anni per favoreggiamento. Il 12 marzo 2004 furono cancellati i tre ergastoli (e ridotta la condanna di Tringali da tre anni a uno) e il 3 maggio 2005 la Cassazione ha confermato la sentenza (dichiarando prescritto il reato di Tringali). Tra le tante cose vergognose di tutta questa storia infame, al termine del processo nel maggio 2005, ai parenti delle vittime sono state addebitate persino le spese processuali: vergognatevi abbuffini, mangia soldi a tradimento!

La Cassazione, assolvendo i tre imputati, ha tuttavia affermato che la strage di piazza Fontana fu realizzata dalla cellula eversiva di Ordine Nuovo (foto sopra), capitanata da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più processabili in quanto assolti con sentenza definitiva nel 1987. L’attentato del 12 dicembre 1969, si inserisce in un periodo in cui si erano già registrati tentativi di fermare la stagione riformatrice del centro-sinistra, che dal 1960 al ‘68 aveva portato a importanti riforme, come lo statuto dei lavoratori, che tutelava i lavoratori dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo), e l’istituzione della scuola media unica anche per i contadini (per dare la possibilità anche ai più poveri di alzare il livello culturale).

Valpreda aveva abbandonato il circolo Bakunin (considerato troppo moderato) per fondarne un altro, chiamato 22 marzo insieme a Mario Merlino (iscritto ad Avanguardia Nazionale) e a un certo Andrea (infiltrato della polizia). Nel 1971 il caso si riaprì in seguito ad una denuncia di Licia Rognini (a sin. nella foto sopra), vedova di Pinelli (a destra), contro 7 persone: Antonino Allegra (capo dell’ufficio politico della questura milanese), Luigi Calabresi (commissario di polizia) e i funzionari Lo Grano, Panessa, Caracuta, Mainardi e Mucilli che erano presenti quel giorno in questura quando morì il compagno Pinelli. Il presidente del Tribunale di Milano, Carlo Biotti, dopo mesi di indagini, sopralluoghi giudiziari e interrogatori, troncò la sfilata dei testimoni a volte caduti in contraddizione, e mise fine alle deposizioni, ordinò la riesumazione della salma di Pinelli e la relativa autopsia, continuando con forza sulla sua decisione fino a rinunciare al proprio stipendio e ad ogni suo potenziale interesse personale. Nel 1971 fu sospeso da ogni funzione, e accusato di verbale con rivelazione di segreti d’ufficio (sostenendo che aveva già comunicato ad altri la sua convinzione di giudizio), prima con un procedimento disciplinare e poi con un processo penale. Il magistrato verrà portato sul banco degli imputati a Firenze e verranno chiesti per lui, oltre alla sospensione a vita della pensione, un anno e mezzo di carcere. Il provvedimento di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Giuseppe Pinelli fu depositato il 25/10/1975.

Naturalmente grazie al giudice Gerardo D’Ambrosio (foto sopra) che dichiarò il falso per difendere il suo compare, il commissario Calabresi, scrivendo: «L’istruttoria lascia tranquillamente ritenere che il commissario Calabresi non era nel suo ufficio al momento della morte di Pinelli». Tutti gli imputati per le torture e la morte di Pinelli, agenti e funzionari di polizia, furono prosciolti con formula piena «perché il fatto non sussiste». Nel 2020 i giornalisti Alberto Nerazzini e Andrea Sceresini raccolsero alcune dichiarazioni sulla morte di Pinelli da Gianadelio Maletti, (boia perché faceva un lavoro infame) ex vicecapo del servizio segreto Sid, servizio segreto militare italiano che ha dominato militarmente dal 1966 al 1977 e successore del servizio segreto SIFAR e predecessore dei servizi segreti SISMI e SISDE, attivo durante gli anni della strategia della tensione, noto per i suoi legami con la politica interna e scandali come il golpe Borghese e la P2 (loggia massonica formata da alte gerarchie delle forze dell’ordine – disordine!). Il Sid è stato cruciale anche nel panorama dell’intelligence italiana pre-riforma del 2007, che portò alla creazione di AISE e AISI, le nuove sigle dei servizi segreti (sempre loro sono…).

Gianadelio Maletti (foto sopra), generale, agente segreto italiano ed ex capo del reparto D del Sid tra il 1971 e il ‘75, durante la sua latitanza in Sudafrica dichiarò ai mass media: “Pinelli si rifiutò di rispondere alle domande, e quelli che lo interrogarono ricorsero quindi a mezzi più forti e lo minacciarono di buttarlo giù dalla finestra”.

Puntualizziamo anche che il 15/5/1973, nell’ambito dei processi sulla strage di Piazza Fontana, vengono incriminati Guido Giannettini (foto sopra), un agente segreto e attivista italiano di estrema destra che fugge a Parigi e, si scoprirà successivamente, la fuga di Giannettini era stata coperta dal SID, di cui era collaboratore, e che in Francia continuerà ad essere stipendiato per diverso tempo dai servizi. Ma stranamente nel febbraio 1979 si concluse il processo di primo grado a Catanzaro con Giannettini condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Fontana. Due anni dopo, il 20 marzo 1981 sempre a Catanzaro, Giannettini fu assolto (impunito) per insufficienza di prove; ne fu ordinata la scarcerazione e la Corte di Cassazione, il 10 giugno 1982, rese definitiva la sentenza. Nel memoriale Moro fatto sparire dai servizi segreti, il presidente democristiano indicò i responsabili della strage di piazza Fontana come parte del piano militare della ‘strategia della tensione’, ed era stata fatta eseguire da rami deviati del SID (Gladio) in cui si erano insediati negli anni diversi esponenti legati alla destra, con possibili influenze dall’estero, mentre gli esecutori materiali erano da ricercarsi nella pista nera.

La Rosa dei Venti, i Mar e La Fenice, erano il sottobosco (doppio servizio segreto Sid: la parte occulta) dell’estrema destra. A Milano per esempio è stata attiva per anni una cellula di O.N. sotto la sigla “La Fenice”, che decise e pianificò la strage fallita del 7 aprile 1973 sul treno Torino-Roma e, in collegamento con tale episodio, è stato organizzato il 17 maggio 1973, la bomba ananas lanciata da Gianfranco BERTOLI (foto sopra, vicino a Ordine nuovo e informatore dei carabinieri, del SIFAR e del SID): uccise 4 persone e ne ferì molte altre dinanzi alla questura di Milano. Nel 1973, come già era emerso nell’istruttoria padovana del giudice Tamburino, si era svolta una importante riunione operativa della Rosa dei Venti, un’organizzazione segreta italiana di stampo neofascista con finalità anticomuniste, collegata con ambienti militari e individuata alla fine del 1973 dalla magistratura come struttura golpista messa in campo dagli stabilizzatori atlantici, dopo l’affare Borghese. Era una riunione segreta finalizzata a fare il punto della situazione dopo gli attentati appena citati e collegati alla strategia di tale gruppo. Erano presenti il colonnello SPIAZZI, i finanziatori genovesi DE MARCHI e LERCARI, un capo di Ordine Nuovo rimasto sconosciuto e un ufficiale dei cc dal nome in codice “Palinuro” e quindi tutte le componenti politiche e militari della congiura; agivano nel medesimo periodo in Valtellina, ma gravitavano politicamente su Milano, dove avevano le basi logistiche, i M.A.R. di Carlo FUMAGALLI, un’organizzazione anch’essa inserita nel progetto di colpo di stato e vicina ad ufficiali dell’esercito e dei cc. Infine nel capoluogo di provincia, a partire dal 1968 e sino al ‘74, si sono verificati un gran numero di attentati contro sedi di partito e uffici pubblici, collegati agli episodi più gravi della strategia della tensione. Basti pensare ai numerosi ritrovamenti di esplosivi, detonatori e micce nella disponibilità del gruppo di Giancarlo Esposti, coordinatore del gruppo milanese di Avanguardia Nazionale ed alleato sul piano logistico di Carlo Fumagalli.

Il fascicolo aperto presso la Procura della Repubblica di Milano nel 1984 dopo il ritrovamento del ‘documento Azzi’, sentenza e ordinanza del G.I. Salvini, ha consentito, col progressivo aggiungersi di nuovi filoni e l’allargarsi dell’orizzonte delle indagini, di colmare una lacuna di oltre 10 anni e di riaprire capitoli che sembravano chiusi per sempre o che al più erano stati toccati solo in istruttorie svolte in altre città.

L’approfondimento delle attività milanesi del gruppo di Giancarlo ROGNONI e la messa a fuoco dei contatti dei servizi segreti col gruppo veneto, hanno permesso di raccogliere nuovi elementi sulla strage di Piazza Fontana e di fare emergere almeno le linee essenziali dell’operazione del 12 dicembre 1969 e l’esattezza della pista che era stata, ormai quasi venti anni prima, seguita dai Giudici D’Ambrosio e Alessandrini e occultata. L’indagine si è così ampliata sino ad abbracciare un panorama assai poliedrico, ma al tempo stesso leggibile, di quanto è avvenuto fra il 1969 e il ‘74 ad opera delle organizzazioni di estrema destra e di chi le proteggeva ed usava politicamente. Ricordiamo che tra il 1968 e il 1973 era emerso il problema di una seconda Gladio denominata “Nuclei Difesa dello Stato” o “Legioni”. Un’organizzazione segreta e dipendente dagli Stati maggiori. Condannata per essere l’ispiratrice di operazioni di destabilizzazione in Europa e in altre parti del Mondo dalla metà degli anni ’60 in poi e ispiratrice anche dell'”operazione” (piano militare) del 12 dicembre 1969.

Il pentito Vincenzo Vinciguerra (foto sopra), ex membro dei movimenti neo-fascisti Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, raccontò molte notizie sulla strage di Piazza Fontana con la collaborazione di Carlo DIGILIO, uomo legato a Servizi Segreti stranieri, inserito nel gruppo veneto di Ordine Nuovo, hanno raccontato una verità certamente sconvolgente: entità straniere, almeno dal 1967, seguivano le attività del gruppo veneto di MAGGI e di FREDA grazie ad un uomo come Digilio inserito in tale area ed impiegato stabilmente per controllare e riferire ai carabinieri – servizi segreti . Una sorta di “osservazione – controllo” che testimonia l’interesse a non fermare certi fenomeni eversivi che contribuivano a mantenere il nostro Paese in un determinato status quo politico atlantico – anticomunista. Invece il capitano LABRUNA, interrogato dalla commissione stragi, per ripulirsi la coscienza racconta che la sua figura operava agli ordini del generale Maletti; non conoscendo pienamente gli intrighi militari del patto internazionale, si rese conto col tempo della costante illegalità che c’era. Per tale ragione egli ha prodotto copia delle bobine sul golpe Borghese, occultate dal generale MALETTI (si danno la colpa e si fanno le scarpe uno con l’altro).

Poi c’è anche il colonnello AMOS SPIAZZI (foto sopra), che dichiara alla commissione stragi di essere già imputato nel processo per la Rosa dei Venti, che ha voluto spiegare quale fosse il suo ruolo negli anni ’70, svelando di avere diretto la LEGIONE di Verona dei NUCLEI DI DIFESA DELLO STATO, una sorta di seconda GLADIO (organizzazione paramilitare, nata nel 1956, frutto di una intesa tra la CIA ed i servizi segreti italiani – Sifar), che ha operato fra il 1968 e il ‘73. Poiché tale struttura era coordinata dallo stato maggiore dell’esercito e quindi era in qualche modo “ufficiale”, Spiazzi ha voluto così rivendicare a sé il “merito” (e qui si capisce meglio la cultura presuntuosa e viscida militare borghese) di avere guidato una struttura formalmente illegale ma, secondo la sua visione, sostanzialmente lecita, intendendo per legalità sostanziale il fine di difendere il nostro Paese dal pericolo comunista (terrorismo psicologico). Poi come pentito c’è anche GAETANO ORLANDO, che raccontò alla commissione la storia dei M.A.R., sottolineando di non essersi mai sentito un eversore ma piuttosto, in tale contesto, un collaboratore esterno degli apparati statali in quanto il M.A.R. aveva un rapporto organico con l’esercito e i carabinieri in funzione anticomunista.
Insomma, le dichiarazioni di Carlo Digilio e dei suoi compari, fanno capire per la prima volta quale sia stata l’attività di controllo militare da parte degli americani sulle dinamiche eversive negli anni ’60 nel nostro ‘Belpaese’ e quanto profonda sia stata la commistione, soprattutto in Veneto, fra mondi come Ordine Nuovo, i Nuclei di difesa dello Stato (struttura militare occulta italiana), e i Servizi Segreti italiani insieme ai Servizi Segreti americani. La Rosa dei Venti, i Mar e La Fenice, erano il sottobosco dell’estrema destra, come aveva intuito il giudice Tamburino (foto sotto), dichiarando che il progetto di mutamento istituzionale era sicuramente comune a organizzazioni segrete italiana di stampo neofascista con finalità anticomuniste, collegata con ambienti militari come la Fenice e i M.A.R.

Ricordiamo che quelle merde dei fascisti comandati e pagati dai servizi segreti, hanno vandalizzato per la sesta volta la targa (foto sotto) in ricordo del compagno Anarchico Giuseppe Pinelli, ferroviere e attivista Anarchico morto il 15 dicembre 1969 ucciso da quei vili e vigliacchi sbirri col cervello piccolo, frustrati e limitati, gente che non pensa, e quindi senza sentimento, ucciderebbero anche la loro madre pur di portare avanti un ordine superiore, esaltano il “nonnismo” perché abituati come prassi a farselo anche tra di loro!

Ricordiamo che iI compagno Pinelli, fermato in questura per incolparlo della strage di stato di Piazza Fontana, fu anche torturato sia fisicamente che psicologicamente (terrorismo psicologico) per 3 giorni, per poi occultare l’assassinio e buttare il corpo esanime giù dalla finestra, per non far emergere appunto le torture fisiche e il terrorismo psicologico che dovette subire Pinelli dagli sbirri esecutori, comandati dalle alte gerarchie delle forze del disordine. Da quel triste giorno della morte di Pinelli, scattò in questura la macchina del fango, fatta di intrighi e logge massoniche, come la loggia P2.
Pinelli vive e lotta ancora insieme a Noi!

Solidarietà anche al compagno Cospito che ancora oggi si trova ingiustamente incarcerato al 41 bis!!! Per noi, Anarchici individualisti, tutte le carceri sono lager e non solo il 41 bis, per questo vanno eliminate – abolite! Metteteci i vostri parassiti e ladroni politici autoritari come la Meloni anticostituzionale al 41 bis, e liberate per sempre il nostro compagno Cospito: gli spetta di diritto, visto che con la sua azione diretta, non ha ucciso nessuno, ma ha cercato di evidenziare un problema ambientale importante, da affrontare subito, come quello del nucleare e quello delle deviazioni delle forze del disordine!
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MONTELUPO – LA BALLATA DI PINELLI (“Il Canzoniere Anarchico” In Uscita Novembre 2014 Goodfellas)https://www.youtube.com/watch?v=D0VfB5N_Gfs
The funeral of italian anarchist Giuseppe (Pino) Pinelli killed by cops (Milan, 15 December 1969)https://www.youtube.com/watch?v=2SExR-fc_l0
“Pinelli: una storia” Claudia Cipriani e Niccolò Volpati:https://www.youtube.com/watch?v=M7_EoW39l2Q
Pino, vita accidentale di una anarchico – Official Trailerhttps://www.youtube.com/watch?v=ILJd9SQg0vM
“Mio padre Giuseppe Pinelli, anarchico e partigiano”: il racconto della figlia Silvia 50 anni dopohttps://www.youtube.com/watch?v=5SR1Edy5TTY
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Anarchia vuol dire non votare, organizzandosi senza poteri, senza politici, senza gerarchie e classi sociali, per la libera informazione, contro tutti i fascismi!!
Basta stato! basta mafia! basta sbirri!
Basta guerre! Basta armi!
Né col potere della destra, né col potere della sinistra! Né dio! Né stato! Né servi! Né padroni!
Anarchia l’unica coerente, l’unica via.
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Voi avete paura dell’insurrezione.
La si farà quando il popolo lo vorrà
e non quando la polizia ne avrà bisogno.
Louise Michel
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Cultura dal basso contro i poteri forti stragisti
Rsp (individualità Anarchiche)