Il potere (cordata massonica) della destra e il potere della sinistra, si sono sempre scannati per entrare nel potere statale, politico, militare, economico (fifty fifty), causando anche guerre civili sotterranee come quella degli anni ‘70 tra comunisti e anticomunisti.
Il 23 aprile i mass media scrivono che, nel giorno di pasqua, il leccaculo del ministro dell’interno Luca Morisi, (consulente del governo gialloverde), ha pubblicato su Facebook la foto di Salvini che imbraccia un mitra. E sotto la foto del vertice della polizia di stato Salvini, ci scrive anche un proclama che sa di propaganda armata, specificando che loro, i seguaci del Capitano, sono armati… I giuristi definiscono il gesto di Morisi come un’evidente istigazione a delinquere, un reato che i giuristi definiscono di pericolo concreto perché minaccia la magistratura e gli oppositori di ritorsioni armate (colpo di stato)….
Ma quel leccaculo di Morisi, con quella propaganda militare, ha voluto forse attivare il movimento militare badogliano?
Ma cos’era il movimento badogliano?
Il movimento badogliano era formato dai fedeli del nuovo governo militare, presieduto da Pietro Badoglio. Al loro interno l’organizzazione era di tipo militare, con gradi e formalità rituali; i comandanti di queste formazioni erano ufficiali dell’esercito. Nella II parte della guerra di liberazione italiana, anche le formazioni partigiane azzurre vennero integrate nel Corpo Volontari della Libertà, la forza armata composta da tutti i gruppi partigiani e riconosciuta da alleati, governo e CLN, sotto il comando del generale Raffaele Cadorna. Il Governo Badoglio (25.07.1943 – 17.04.1944) fu il 61° governo del Regno d’Italia. Fu un governo militare (dittatura golpista militare) di Ordinamento provvisorio voluto dal presidente del Consiglio Pietro Badoglio…
Il governo Badoglio si formò in seguito alla svolta di Salerno dell’aprile 1944, con la quale il Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti accettò di collaborare con Pietro Badoglio (capo del governo militare dal 25/7/1943) e la monarchia sabauda, fu il primo esecutivo aperto ai 6 partiti antifascisti riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale. Una delle loro maggiori formazioni partigiane cattoliche fu il I Gruppo Divisioni Alpine, operante in Piemonte al comando del maggiore degli alpini Enrico Martini detto Mauri (a capo della I Divisione Autonoma Langhe), ma vi furono anche altri reparti, come quelli comandati da Maggiorino Marcellin, Piero Balbo (comandante della II Divisione Autonoma Langhe, facente parte del gruppo delle Divioni Alpine di Mauri), il Gruppo “Cinque Giornate” del colonnello Carlo Croce o l’Organizzazione Franchi fondata da Edgardo Sogno. Queste formazioni erano composte principalmente da militari, tra cui molti ufficiali del regio esercito, sfuggiti alla cattura da parte tedesca l’8 settembre 1943, e si distinguevano per la fedeltà al governo del Regno del Sud (Re Savoia) e agli Alleati di Yalta. Il movimento partigiano badogliano era di fede monarchica, liberale, cattolica democratica, uniti dall’antifascismo ma anche dal rifiuto del comunismo. Nel novembre 1944, il comandante delle Brigate Garibaldi Luigi Longo li accusò di essere impegnati in “manovre reazionarie, disgregatrici, antiunitarie e antipatriottiche”…
Nel 2005 i mass media annunciano la morte di Luigi Cavallo, una figura ambigua nella storia della resistenza partigiana in Piemonte. Un doppiogiochista: giornalista dell’ Unità e fondatore del sindacato (cattolico) giallo Sida alla Fiat e fondatore insieme ad Edgardo Sogno, del movimento «Pace e libertà». Luigi Cavallo fu coinvolto nelle indagini di Raffaele Guariniello, per le schedature fatte agli operai della Fiat nel periodo della strategia della tensione (piano militare anticomunista, che prevedeva anche colpi di stato e stragi di stato per fermare le lotte studentesche). Cavallo fu condannato anche nell’indagine sul tentativo di estorsione messo in atto da Michele Sindona ai danni di Roberto Calvi, fu fatto arrestare nel 1976 dall’allora giudice istruttore Luciano Violante che indagava sul colpo di stato «golpe bianco» di Edgardo Sogno, poi si trasferì in Francia.
Ma chi era Luigi Cavallo?
Luigi Cavallo fu quello che organizzò ideologicamente la destra per attuare la strategia della tensione e si infiltrò nella sinistra brigatista (vendendogli le armi come faceva con Feltrinelli), per manovrarli e farli sentire in contraddizione (piano anticomunista atlantico).
Cavallo, negli anni ‘50 fonda con Sogno il movimento «Pace e libertà». Sempre in quegli anni fonda il «Sida», il cosiddetto sindacato giallo sostenuto dai cattolici e dai grossi industriali. Cavallo, il partigiano degli industriali, aveva organizzato gli operai comunisti (come milizie) nella rete «Stella rossa» di ispirazione stalinista. Al funerale di Luigi Cavallo nel 2005 c’era anche Vincenzo Aragona, dirigente del Fismic il sindacato autonomo metalmeccanici e industrie collegate. Aragona che militò nel Sida, rilasciò questa dichiarazione ai mass media: “Ricordo la sua partecipazione alle assemblee delle Presse di Mirafiori nei primi anni ‘ 70…”.
Ma torniamo indietro nel tempo per capire meglio da dove parte il problema:
nel 1944 dopo la guerra perduta per la Repubblica di Salò, i grandi industriali costituiscono un esercito segreto. Le famiglie imprenditoriali milanesi Pirelli, Falck e Crespi, decisero di finanziare segretamente le attività del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) attraverso l’ing. Giorgio Valerio, direttore amministrativo della Edison (società costituita a Milano il 6/1/1884, nel periodo della rivoluzione industriale), rifugiatosi in Svizzera dopo l’8 settembre del 1943, dove proseguì la sua battaglia liberale anche nel dopoguerra, fino agli anni ’60, opponendosi strenuamente al centrosinistra di Moro e all’ingresso dei socialisti nel governo….
Nel 1945, si tenne una riunione a Torino, dove erano presenti grossi industriali: Pierluigi Roccatagliata (per la Nebiolo), Pietro Pirelli, Rocco Piaggio, Angelo Costa (poco dopo diventato presidente di Confindustria), l’ingegner Falck ed il commendator Vittorio Valletta (per la Fiat), durante la quale fu deciso lo stanziamento di 120 milioni di lire dell’epoca per l’attuazione di un piano anticomunista, comprendente una campagna stampa e la costituzione di squadre armate la cui organizzazione fu affidata al massone Tito Zaniboni. Il servizio era noto a Milano come servizio I degli industriali ed era diretto dal tenente colonnello Boncinelli, il quale era tra gli organizzatori del movimento AIL, l’Armata Italiana di Liberazione. L’Armata Italiana di Liberazione fu costituita all’indomani del referendum sulla repubblica ed era composta da reduci della X Mas, delle Brigate Nere e da formazioni partigiane “bianche”, come la brigata Osoppo, la quale poi confluì in larga parte nella Stay Behind anticomunista italiana. Tra gli aderenti si contavano alti ufficiali come i generali Caffaratti, Zame, Grosso, Assanti, Raffaele Cadorna, l’ex ministro del governo Badoglio Antonio Sorice; il sottosegretario Alfredo Guzzoni e il capo di Stato Maggiore Giovanni Messe; il capo del servizio segreto tra il 1945 e il ‘48, Ettore Musco e l’ammiraglio Stone (USA). L’organizzazione poteva contare su 20.000 aderenti a livello nazionale, ed un nucleo di 500 paramilitari altamente addestrati, oltre che su una rete estesa fino ai vertici dei comandi militari.
Nel 1947 nasce anche l’organizzazione paramilitare di Difesa Civile, gli Atlantici d’Italia e fu affidata da Scelba al conte Edgardo Sogno dei Conti Rata del Vallino, partigiano bianco capo dell’organizzazione Osoppo, monarca liberale, famoso con il nome di battaglia Franco Franchi (da cui la brigata omonima), medaglia d’oro alla resistenza. Pace e Libertà era un movimento liberale, una specie di cellula in cui c’erano rappresentanti della Presidenza del Consiglio, della Difesa (il colonnello Rocca), degli Interni (il prefetto Marzano) e degli esteri Cavallo. Dal 2 giugno 1946 al giugno 1949, Cavallo fu l’unico corrispondente de L’Unità per le 4 edizioni nei paesi europei ed inviato speciale (sia ad est che ad ovest) con basi a Parigi e Berlino.
Nel Luglio 1953 il socio di Cavallo, il partigiano bianco Sogno, dopo aver seguito a Parigi i corsi del “Defense College” per la guerra psicologica anticomunista, torna in Italia per organizzare il movimento “Pace e Libertà” insieme a Luigi Cavallo. Cavallo negli anni ‘50 era anche lui in Francia a Parigi (all’epoca sede del quartier generale dell’Alleanza Atlantica), dove si avviò alla carriera diplomatica con l’incarico di console e strinse rapporti diretti col capo di gabinetto civile del generale Eisenhower, Mc Arthur jr, frequentando il NATO Defense College, rimanendo nella capitale francese fino al 1951. In seguito fu trasferito al segretariato della NATO a Londra (Planning Coordination Group).
Proprio quando Cavallo si stabilì in Francia nei primi anni ’50, si forma l’organizzazione anticomunista integralista Paix et Liberté, promossa da René Pleven (due volte capo del governo nella IV Repubblica) e dal deputato Jean-Paul David, già funzionario della NATO. L’organizzazione era finanziata tramite il 5% del fondo di garanzia dato agli Stati Uniti dai paesi europei che ricevevano gli aiuti ERP (European Recovery Program) garantiti dal piano Marshall. Paix et Liberté avrebbe dovuto svolgere funzioni di para-intelligence e, secondo le intenzioni dei fondatori, avrebbe dovuto coordinare tutta l’attività anti-Cominform in Europa occidentale, alle dipendenze di un vertice su cui sarebbe stato collocato un coordinamento dei nuclei clandestini dei paesi NATO. Edgardo Sogno il suo socio occulto in affari, aderì al progetto e costituì in Italia l’associazione gemella Pace e Libertà, nel maggio del 1951, ma le attività effettive iniziarono un paio di anni dopo, quando fu incaricato ufficialmente dal Ministro Scelba (ecco perché non hanno mai attuato la legge Scelba del 1952…). Il movimento Pace e Libertà si avvaleva della collaborazione di Edward Philip Scicluna, ex responsabile del settore sindacale dell’amministrazione militare alleata in Piemonte, ed in poco tempo si estese rapidamente da Milano a Torino, Genova, Reggio Emilia, Pavia, Novara e Modena; potendo contare su un contributi di diversi milioni mensili dalla FIAT e dalla Confindustria. Trasferitosi a Torino, Cavallo stabilì la sua sede nei locali del movimento per l’Uomo Qualunque, creato da Gugliemo Giannini (in Corso Italia I) e fondò i giornali Pace e Lavoro e Il Fronte del Lavoro e fu messo a libro paga dalla FIAT. Nel 1971, Cavallo insieme a Sogno fondano i Comitati di Resistenza Democratica, un progetto politico neogollista che puntava ad una repubblica presidenziale anticomunista.
Nella seconda metà degli anni ’50, l’attività di Luigi Cavallo andava in parallelo con la politica di discriminazione effettuata dalla FIAT verso i dipendenti sindacalizzati o troppo politicizzati, i quali vennero confinati nella OSR (Officina Sussidiaria Ricambi), ribattezzata Officina Stella Rossa. Alle elezioni politiche del 1963 il Pc stava vincendo, ma Cavallo attivò una nuova campagna anticomunista di contrasto al governo di centrosinistra di Moro, nel quale avevano fatto ingresso i socialisti. La campagna psicologica si rivolse questa volta ai giornali diocesani, con lettere inviate a tutti i parroci d’Italia, nelle quali si invitava a mobilitarsi contro la minaccia laica comunista (inquisizione). Nello stesso periodo Cavallo, il partigiano liberale degli industriali, reclutava volontari per il generale dei carabinieri De Lorenzo (Piano Solo: colpo di stato 1964), e progettava un bollettino maoista, con tiratura prevista di 300.000 copie, finalizzato a promuovere una scissione nel PCI. L’azione principale in quegli anni però si svolse all’interno del Partito Socialista Italiano, dove si concentrarono gli sforzi (ed i finanziamenti) dei servizi segreti per provocare la scissione della minoranza filocomunista, con l’obiettivo di portare quanto sarebbe restato del PSI nel PSDI di Saragat. Il pretore Guariniello, nel 1971, a seguito di una perquisizione negli uffici della FIAT accertò che l’impressionante opera di schedatura, che si avvaleva anche dell’apporto del SID, arrivò a schedare 350.000 persone, di cui ben 151.000 si riferivano al periodo tra il 1967 ed il 1971, ed era andata ben al di là delle necessità aziendali. L’inchiesta di Guariniello fu trasferita a Roma e poi a Napoli, dove fu insabbiata. Sugli atti dell’indagine fu apposto il segreto di stato per le implicazioni tra la FIAT e la NATO.
L’ambasciatore partigiano bianco Sogno, che godeva dell’immunità diplomatica, all’inizio degli anni ’70, aveva ripreso contatto con gli ex partigiani della brigata Franchi (alcuni dei quali figurarono negli elenchi di Gladio del 1990) ed era riuscito a diventare il crocevia di tutte le aree del golpismo bianco e nero (dal MAR di Fumagalli, Rosa dei Venti, Europa 70; fino a Ordine Nuovo, etc.). Al primo gruppo dei Comitati di Resistenza Democratica, costituiti il 30/5/1970, aderirono anche John McCaffery jr, figlio dell’ex capo dei servizi segreti inglesi in Italia, tra il 1943 ed il 1945, ed Edward Philip Scicluna, che nel frattempo era diventato direttore generale della FIAT Agency e Head Office a Malta. Tra i contatti di Sogno anche Hung Fendwich, un ingegnere americano dirigente della Selenia (gruppo nato nel 1912, come Sezione Lubrificanti della FIAT), agente CIA di quel periodo in Italia, intermediario tra la presidenza Nixon ed il principe nero Junio Valerio Borghese…
Nel gennaio del 1972 Sogno diede vita, con Enzo Tiberti, un ex fuoriuscito dal PCI che in seguito entrò nella struttura Gladio, alla rivista Resistenza Democratica. Tra i collaboratori: esponenti della destra democristiana, ufficiali,massoni e giornalisti (tra questi Enzo Tortora). Tra gli articoli pubblicati, il sostegno al golpe militare in Cile contro Salvador Allende, ed il favore espresso al movimento filonazista ucraino di Jaroslav Stetzko, indicavano chiaramente l’orientamento politico della rivista. Il progetto politico di golpe bianco (1974), che Sogno aveva predisposto con Randolfo Pacciardi, puntava a spingere in direzione di una crisi di governo che avrebbe dovuto essere gestita in maniera “violenta, spietata e rapidissima (…) con l’obiettivo di creare le condizioni di una crisi istituzionale (tra Dc andreottiana e il e Pc di centrosinistra fondato da Moro). Il piano prevedeva una reazione da parte dei prefetti in caso di tumulti di piazza, con l’attuazione di un piano d’emergenza. Il piano era sponsorizzato dai settori industriali legati ad Agnelli, aveva forti legami con ambienti di ufficiali delle forze armate ed era sostenuto da esponenti del mondo politico, tra questi il ministro Taviani, uomo con forti legami con gli apparati di sicurezza, e fondatore della struttura coperta Gladio (appunto del ten. Condò alla comm. P2, 2 aprile 1974) e da politici dell’area fanfaniana della DC. Nel 1972 si scoprì che la FIAT aveva finanziato anche il piano “cinque per cinque” del movimento della destra DC, Europa 70, tramite il direttore della Fondazione Agnelli, Ubaldo Scassellati. Il piano era simile a quello di Pacciardi e Sogno, ed era finalizzato a costruire consenso intorno all’ipotesi di una repubblica presidenzialista. Scassellati, dopo essere finito sulla stampa, fu poi sostituito da Vittorio Chiusano. Durante questo periodo Cavallo diventò direttore della rivista Difesa Nazionale, un periodico rivolto alle forze armate “in prospettiva della costituzione di una Repubblica presidenziale”. Nel 1973 il badogliano liberale Sogno organizzò a Firenze, nei locali del quotidiano La Nazione, un convegno con Attilio Monti sulla “rifondazione dello Stato”, con un programma politico che prevedeva la “repubblica presidenziale, l’abolizione del bicameralismo, delimitazioni delle competenze parlamentari, con conferimento di poteri normativi propri al governo, unificazione della figura del presidente del consiglio con quella del segretario del partito di maggioranza”. Nel ‘73 per imporre il loro programma politico i partigiani azzurri badogliani organizzarono un tentato (ricatto) colpo di stato militare chiamato Rosa dei Venti, dove doveva essere attuato da un organizzazione neofascista di cui faceva parte anche Stefano Delle Chiaie (foto sotto).
Ricordiamo che nel 1965 Stefano Delle Chiaie, prese parte al convegno dell’hotel Parco dei Principi sulla guerra rivoluzionaria anticomunista, organizzato dall’Istituto militare Alberto Pollio. Tra i relatori furono presenti numerosi esponenti del neofascismo, come Gianfranco Finaldi, Giorgio Pisanò, Pino Rauti, Guido Giannettini e Mario Merlino, il cui principale obiettivo era di impedire che il comunismo potesse arrivare al potere in Italia, tramite l’instaurazione di uno Stato autoritario con la complicità di apparati istituzionali. Tutti questi personaggi sarebbero comparsi pochi anni dopo nelle cronache delle indagini sui più gravi fatti eversivi delle stragi di stato compiute in Italia (strategia della tensione)….
Ricordiamoci anche dei documenti trafugati nel maggio del 1974 nell’ufficio di Edgardo Sogno, tra cui un elenco di oltre duemila nomi, amici del golpista, i brigatisti trovarono anche un ritaglio di giornale, un necrologio per Roberto Dotti sul Corriere della Sera, firmato da Sogno, pubblicato in occasione dell’anniversario della sua morte, avvenuta nel 1971.
La sorpresa di Mara Cagol, compagna dell’allora capo delle BR, Renato Curcio, è stata descritta dal brigatista Alberto Franceschini a Giovanni Fasanella nel libro ‘Cosa sono le Br’, due decenni dopo: “Strano” – disse Mara – (…) La Cagol ricordò che quando stava con Simioni aveva ”l’incarico di raccogliere i questionari fatti compilare ai militanti (test psicologici per manovrarli meglio). Un giorno raccontò ai suoi compagni che: “Corrado mi portò alla Terrazza Martini di Milano e mi fece parlare con una persona che si chiamava Roberto Dotti. Corrado mi disse che le schede avrei dovute consegnarle a questo Dotti (stalinista, entrato poi nell’anticomunista Nato) e che a lui avrei potuto rivolgermi anche in caso di necessità, se avessi avuto bisogno di soldi o altro”…
Il 22/8/1974, pochi giorni dopo le dimissioni del presidente USA Richard Nixon conseguenti allo scandalo Watergate, il Pm Luciano Violante ordinò una perquisizione nella casa di Edgardo Sogno, che nel ‘76 venne arrestato con Luigi Cavallo per insurrezione contro i poteri dello stato, e con la seguente motivazione: “Nella strategia del disegno eversivo il pronunciamento militare appare essere soltanto l’innesco di una complessa operazione, che aveva alle spalle importanti settori industriali e della quale sarebbero state protagoniste ristrette élites tecnocratiche della burocrazia statale”. Nella perquisizione a casa di Luigi Cavallo risultò che questi possedeva uffici a Berlino, Milano, Torino e Roma, una biblioteca di 10.000 volumi, una tipografia a Torino, un campeggio per la formazione degli attivisti e uno Yacht dotato di ricetrasmittente in grado di collegarsi con qualsiasi punto del pianeta. Negli anni successivi Cavallo, insabbiata l’inchiesta a suo carico, fondò l’agenzia A, attraverso la quale ricattò il banchiere Roberto Calvi, per costringerlo a sostenere il bancarottiere mafioso e fallito Michele Sindona (sopra a Sindona c’era il P2 massone Licio Gelli). Lo stalinista Roberto Dotti, negli anni ‘50 lascia il PCI togliattiano, per collaborare con Cavallo (l’anticomunista atlantico badogliano) al movimento Pace e Libertà fino alla sua chiusura. Dotti divenne capo dell’Ufficio Quadri del PCI torinese. Dotti ai tempi della resistenza, era stato commissario politico di una brigata partigiana in Val di Susa e aderì al movimento anticomunista Stella Rossa. Quando Dotti riappare a Milano, all’inizio degli anni ’70, è però un’altra persona, ripulita, un elegante direttore della Terrazza Martini di Milano, un importante locale di proprietà della Martini & Rossi, frequentato da molti VIP dell’epoca. Con la fama di ex partigiano che aveva vissuto in Cecoslovacchia, Dotti riuscì ad entrare in contatto con la Sinistra Proletaria ed il Collettivo Politico Metropolitano, e con Corrado Simioni (intellettuale borghese, teorico della lotta armata), che diventerà uno dei fondatori dell’Hyperion di Parigi e membro del superclan delle Brigate Rosse. Negli anni ‘70 ci fu la rottura tra il gruppo di Curcio e Franceschini ed il gruppo di Simioni, Mulinaris, Berio, Troiano e Slavoni. Il gruppo di Curcio e Franceschini si divise quando scoprirono che, Simioni aveva organizzato l’attentato in Grecia senza che la base brigatista sapesse niente. La base brigatista avevano scoperto di essere stati manipolati da Simioni (il teorico), scoprendo anche di essere divisi in tre livelli gerarchici non comunicanti tra di loro! E poi gli rimase anche il dubbio martellante che sopra di loro ci fossero i servizi segreti di Yalta – Nato, capendo di essere entrati in un gioco più grosso di loro. Franceschini e Curcio litigarono con Simioni per l’attentato in Grecia e, il giorno dopo, attraverso frate Mitra li fa arrestare, per poi mandargli suor Teresilla in carcere a spiarli, per capire quanto loro avevano capito di tutta quella oscura storia cattosinistroide che parte dalla resistenza…
Ma ricordiamo l’accaduto:
Il 2 settembre del 1970, un attentato all’ambasciata statunitense di Atene provocò la morte di Maria Elena Angeloni per un difetto dell’innesco dell’ordigno. La donna aveva sostituito poco prima Mara Cagol, a cui Simioni aveva chiesto di prendere parte all’attentato…
Nell’inchiesta dell’Espresso in edicola da oggi, si analizzano i conti correnti dei due partiti e delle società scoprendo, per esempio, che a ricevere molti denari sono state anche alcune imprese lombarde che, ultimamente hanno fatto grandi affari con la Lega salviniana. In tutto più di 3 milioni di euro, approdati a una cerchia strettissima di persone tra cui anche la squadra di collaboratori di Luca Morisi, l’uomo che cura i profili social di Salvini. Milioni che escono dalla Lega, passano sui conti di società private da poco costituite, e finiscono nelle tasche di fedelissimi del vicepremier.
Il 24/8/1974 viene arrestato l’industriale Andrea Mario Piaggio
Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di
smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere
in soggezione il popolo;
ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,
le fortificarono ancora meglio, per continuare
a servirsene contro il popolo.
C. Cafiero
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)