Il “golpe democratico”…

IL “GOLPE DEMOCRATICO”…

ROMA 05/05/2019

Ogni tanto capita: la politica “arruola” un militare, confidando che una certa allure di ordine e disciplina possa piacere ai cittadini elettori. Ma 5 generali, chiamati tutti assieme nel cuore di un’amministrazione civile, rappresentano una prima volta: sta capitando in questi giorni a Roma, dove la sindaca Virginia Raggi ha fatto approvare dalla giunta una delibera che consentirà nelle prossime settimane l’assunzione di 5 alti ufficiali, chiamati a guidare altrettanti Dipartimenti comunali. Certo, il Campidoglio, sotto la guida della Raggi e del suo entourage, è diventato un laboratorio di esperimenti, ma la chiamata diretta di così tanti generali rappresenta un “unicum”. Intanto per la procedura (a chiamata immediata, senza avvisi e procedure comparative), ma anche per il messaggio politico che si lancia all’opinione pubblica: per cinque posizioni apicali non ci fidiamo degli interni e la soluzione ottimale è rappresentata dai militari. Un messaggio d’ordine che in queste ore di baruffa politica tra Lega e Cinque stelle, idealmente avvicina il Matteo Salvini che si affaccia dal balcone di Forlì alla sindaca dei cittadini.

Prima di assumere la delibera, la sindaca ha avuto tutti i timbri e le autorizzazioni del caso da parte dei competenti uffici del Campidoglio. La legge consente alle amministrazioni statali e territoriali di assumere a tempo determinato i militari ausiliari, quelli cioè che abbiano cessato il servizio attivo ma non sono ancora in pensione. Per queste figure è previsto un trattamento economico particolare: i militari distaccati continuano a percepire dal ministero della Difesa la loro retribuzione e a questa va aggiunto il 25% dell’appannaggio previsto per l’incarico che si va a coprire. La delibera, approvata il 16 aprile scorso e in attesa di completare il suo iter, è scritta nel consueto lessico burocratico e leguleio e non è da quel testo che si può comprendere la “ratio” che ha portato la sindaca ad una decisione così originale e d’altra parte lei stessa non ha ancora dato pubblicità alla decisione. Ma il combinato disposto di norme e richiami legislativi si può riassumere così: visto che siamo sotto organico e senza soldi, la soluzione ideale è quella di attingere a servitori dello stato che oltretutto ci consentono di risparmiare il 75% della retribuzione prevista per i Direttori di dipartimento.

Soltanto il tempo potrà dire se l’”esercito” di generali che entra in Campidoglio (nella foto sotto, il primo incontro a porte chiuse), possa avere o meno una funzione salvifica. E soprattutto sarà interessante verificare efficacia e duttilità in un’amministrazione civile di militari abituati per una vita ad impartire o eseguire ordini. Oltretutto gli incarichi ai quali i militari sono chiamati a ricoprire, di regola sono svolti da dirigenti con una lunga carriera amministrativa alle spalle (…).

Il generale di brigata Giovanni Calcara diventerà Direttore dei Servizi digitali; il generale di corpo d’armata Paolo Gerometta diventerà direttore delle Risorse umane e sicurezza dei vigili urbani e dunque si affiancherà ad un altro “stellato”, il comandante dei vigili Antonio Di Maggio. Una scelta, quella di Gerometta, che supera le invettive lanciate al suo indirizzo dal Blog del M5S, che nel 2016, bollava il generale come «aggrappato alle sue poltrone con le unghie». Il generale di Divisione Giovanni Savarese sarà il direttore della Protezione Civile; il generale di brigata Giuseppe Morabito, già capo della Scuola di alta formazione della Nato, guiderà la Scuola di Formazione; il generale di Brigata Silvio Monti guiderà la Direzione tutela ambientale. I sindacati protestano («Non si assume senza concorsi!») e l’assessore al Personale Antonio De Santis rimanda le richieste al mittente: «Concorsi? Richiesta legittima ma in preda a un’improvvisa amnesia, si dimentica che è già stata avviata la procedura di mobilità obbligatoria per i dirigenti». Per ora la polemica è concentrata sui cavilli formali, in particolare sulla assenza dell’ avviso pubblico che di solito precede una chiamata che resta discrezionale, ma gli oppositori della Raggi hanno deciso di spostare nei prossimi giorni il fuoco dell’attacco sulla novità politica della vicenda: la “militarizzazione” del Campidoglio.

Poteri occulti (P2) proteggono lo stato di polizia violento e assassino!

 

A proposito di colpi di stato, colpi di mano, magna magna e democrazia…

Beppe Sala Volontario Osf (C) Isabella Balena

VARESE – MILANO 7/5/2019

“Un sistema corruttivo, quasi feudale in base al quale i sottoposti devono la decima al feudatario. Decime sulle loro retribuzioni e sugli incarichi, spesso inventati a tavolino, che vengono poi affidati a professionisti del territorio”.

Così stamattina nella conferenza stampa al tribunale di Milano il sostituto procuratore Luigi Furno ha iniziato a descrivere il troncone varesino dell’indagine chiamata “Mensa dei poveri” che ha portato a provvedimenti cautelari personali nei confronti di 43 persone (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, e finalizzata al compimento di plurimi delitti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti politici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazione per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio.

Nino Caianiello

Il collegamento, come è stato chiarito nel corso della conferenza stampa, tra i due tronconi quello varesino e quello milanese dell’inchiesta sarebbe stato proprio Nino Caianiello, (foto sopra), ex coordinatore varesino di Forza Italia.
Diversi gli episodi imputati al gallaratese. E’ stato accusato di “istigazione alla corruzione” nei confronti del governatore leghista Attilio Fontana. Sarebbe successo nel marzo 2018 quando Caianiello avrebbe proposto al presidente di Regione Lombardia di mettere al vertice del Settore formazione il dg dell’Afol-Agenzia metropolitana per il lavoro. In cambio gli avrebbe prospettato la possibilità che poi Afol nomini nel collegio sindacale Luca Marsico, ex consigliere regionale di Forza Italia avvocato socio di studio legale di Fontana.

Ad essere passati al setaccio anche i rapporti tra Caianiello e l’imprenditore edile Leonida Paggiaro entrambi parti in causa nella vicenda che ha visto la condanna dell’ex coordinatore in via definitiva. Le forze dell’ordine hanno ricostruito l’insolita vicenda di un “accordo tra concussore e concusso”. Di fatto tra i due “si baratta la cifra 125mila euro più 36mila di spese processuali, in cambio di un cambio di destinazione d’uso per la costruzione di un centro commerciale” da realizzare a Gallarate.

Dentro all’inchiesta sono finiti i vertici di Accam, Prealpi e Alfa che nella ricostruzione degli inquirenti sono “generatori di lavoro per chi fa parte del sistema intorno al plenipotenziario di Forza Italia, che peraltro non ricopre invece alcun ruolo ufficiale”. Nei guai anche il neocoordinatore di Forza Italia Carmine Gorrasi.

 

Chi è felice di marciare in ranghi

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)