Un mese prima del G8 2001, è uccisa in caserma Serena Mollicone

Omicidio di Serena Mollicone, giallo sul corpo riesumato: spariti alcuni organi

Il 30 luglio 2019 i mass media scrivono che sono stati chiesti 5 rinvii a giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone, la tredicenne di Arce (Frosinone) ritrovata morta nei primi giorni di giugno in un boschetto a pochi chilometri dal suo paese. Lo ha reso noto il procuratore di Cassino, Luciano d’Emmanuele. La richiesta è stata depositata nei confronti dell’ex maresciallo dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Anna e il figlio Marco, e il maresciallo Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio. Per Quatrale, anche lui carabiniere, si ipotizza anche l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, mentre per l’appuntato Francesco Suprano, militare dell’Arma, solo il reato di favoreggiamento.

La diciottenne Serena Mollicone scomparve da Arce l’1/6/2001 e il suo corpo senza vita, con le mani e i piedi legati e la testa stretta in un sacchetto di plastica, venne poi trovato in un boschetto ad Anitrella, una frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, il 3. Due anni dopo, con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere, venne arrestato Carmine Belli, un carrozziere di Rocca d’Arce, poi assolto dopo aver trascorso da innocente quasi un anno e mezzo in carcere.

Le indagini hanno ripreso vigore nel 2008 quando, prima di essere interrogato, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita. Gli investigatori si convinsero a quel punto che il militare si fosse tolto la vita perché terrorizzato dal dover parlare di quanto realmente accaduto nella caserma dell’Arma di Arce.

Alla luce dei nuovi accertamenti compiuti, il sostituto procuratore Siravo si è convinta che la diciottenne il giorno della sua scomparsa si fosse recata proprio presso la caserma dei carabinieri, che abbia avuto una discussione con Marco Mottola e che lì, in un alloggio in disuso di cui aveva disponibilità la famiglia dell’allora comandante, la giovane sia stata aggredita. Avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, credendola morta, sarebbe stata portata nel boschetto. Vedendo in quel momento che respirava ancora, sarebbe poi stata soffocata e sarebbero iniziati i depistaggi. Un delitto che avrebbe avuto come protagonisti i Mottola, coperti dagli altri due carabinieri.

In base a quanto trapelato dai risultati della nuova perizia medico legale, le lesioni al capo sarebbero “compatibili” con l’urto su una porta sequestrata in un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce.

Serena sarebbe andata nella caserma di Arce per denunciare lo spaccio di droga accusando in particolare Marco, il figlio del maresciallo Mottola, e lì avrebbe trovato la morte.

Mottola, Mottola… Non sarà parente del tristemente noto Spartaco? No, quello è Mortola, cerchiamo notizie su di lui…

Il 4 giugno 2011 i mass media scrivono che:

Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos di Genova durante il G8 del 2001, dopo essere stato condannato a tre anni e otto mesi e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per l’irruzione alla scuola Diaz, ha ottenuto la promozione a questore.

Mortola è stato condannato a 3 anni e 8 mesi in appello per le violenze alla scuola Diaz e a 1 anno e 2 mesi per induzione alla falsa testimonianza, quando indusse l’ex questore di Genova a cambiare la propria versione dei fatti al processo, escludendo il coinvolgimento dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro… Mortola, tra le altre condanne, è stato giudicato colpevole anche per le falsità sostenute sul ritrovamento delle bottiglie molotov alla Diaz, fondamentali per giustificare l’irruzione e sostenere che fosse la base operativa dei black bloc. Il processo ha dimostrato che furono portate da agenti che le avevano sequestrate in piazza.

Lo Spartaco della scuola Diaz aveva già ottenuto una promozione, uno scatto di carriera, dopo il 2001, diventando il vice questore di Torino. Ha lasciato poi la città sotto la Mole non solamente per dedicarsi a Roma al corso di formazione propedeutico alla promozione a dirigente superiore, ma anche in seguito alle polemiche e al polverone alzatosi dopo lo scontro durissimo a Coldimosso fra forze dell’ordine e movimento No Tav.

Indagine "Aemilia": i principali indagati

Ricordiamoci anche che il 18 luglio i mass media scrivono che sono state pubblicate le 3.200 pagine della sentenza del processo Aemilia, che si è concluso a Reggio Emilia a ottobre con 118 condanne per 1.200 anni di carcere. Il risultato: Una ‘ndrangheta che per fare sempre più affari al nord e conquistare nuovi spazi nell’economia ha cambiato veste, “ha vestito un abito nuovo”, “presentabile”, di fatto imprenditoriale, pur rimanendo fedele alla sua “consolidata fama criminale”. E’ questa la descrizione della cosca emiliana che emerge con maggior forza dalle inchieste. I giudici per spiegare meglio il problema hanno deciso di scegliere alcune citazioni, alcune frasi emblematiche del pentito Antonio Valerio: “Signor presidente, a Reggio Emilia siete tutti, nessuno escluso, sotto uno stato di assedio e assoggettamento ‘ndranghetistico che non ha eguali nella storia reggiana, nemmeno i terroristi erano arrivati a tanto”, disse in udienza l’11 ottobre 2018….

Mammassantissima : https://www.youtube.com/watch?v=JEPnIIa_0Kk

https://www.youtube.com/watch?v=I7oWGC9VI04

https://www.youtube.com/watch?v=MzptTi0XqmM

https://www.youtube.com/watch?v=uwCCNGvy32w

Le inchieste di Gianluigi Nuzzi – L’alleanza tra imprese e ‘ndrangheta https://www.youtube.com/watch?v=zyeh66jZG88

 

I nostri nemici organizzano le loro forze mediante

la potenza del denaro e l’autorità dello Stato.

noi non possiamo organizzare le nostre, se non

mediante la convinzione, la passione.

(M. A. Bakunin)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)