E’ morto il magistrato Cordova che, con Falcone coniò la parola massomafia (parte 2)

Agostino Cordova, vero inventore della “via finanziaria” alle indagini di  mafia

Dopo l’uccisione di Falcone, le inchieste di Cordova (foto sopra) sulla masso-mafia tornano d’attualità, l’allora capo della Procura di Palmi aveva portato alla luce i legami indicibili fra massoneria deviata e colletti bianchi. Un’esistenza passata nell’alveo dell’obbedienza alla Carta costituzionale e ai codici, dei quali si considerò paladino e strenuo difensore, soprattutto dopo aver operato in territori nei quali quello stesso Stato, conviveva e condivideva coi ‘delinquenti in giacca e cravatta’. Tanto nella sua Reggio Calabria, in cui esordì appena ventisettenne, quanto a Napoli, dove diresse con mano ferma la Procura partenopea. Per ritrovarsi, nel 1992, candidato a dirigere la nascente Superprocura nazionale antimafia, in corsa con Giovanni Falcone. Un percorso impervio, con gravi ripercussioni personali e familiari che rimangono testimoni dell’impegno profuso a muso duro. ‘Ndrangheta e camorra, massoneria ‘deviata’ nazionale e internazionale, malaffare nelle istituzioni, corruzioni. E ancora, scontro coi ‘poteri deviati’, drammatiche audizioni al Csm e in Commissione parlamentare antimafia, il plauso e le invidie dell’ambiente giudiziario, le vittorie (molte e dalle gioie contenute) e le sconfitte (poche, con le immancabili aggressioni).

CN24 | Pierpaolo Bruni

Inchieste da far tremare i polsi. Dalla turbativa d’asta alla corruzione passando per il falso, il procuratore capo Pierpaolo Bruni (foto sopra) e i sostituti Maria Francesca Cerchiara e Antonia Lepre avrebbero accertato anche che l’organizzazione non usavano più Villa Wanda per le loro riunioni occulte, ma che avessero scelto un bar di Scalea per le proprie riunioni. Successe così anche con le inchieste di De Magistris tra il 2005 e il 2008 e ora con quelle di Gratteri. In fondo la «masso-mafia» fu una sua scoperta, appena 50 anni fa’: la Procura di Paola, nel cosentino, contesta anche la violazione della legge Anselmi a tre dei 18 indagati per un’inchiesta su una presunta associazione a delinquere finalizzata a commettere una «serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione».

Nel 2017 Enzo Ciconte, uno fra i massimi esperti in Italia delle dinamiche delle grandi associazioni mafiose, ascoltato in Commissione parlamentare antimafia, aveva rievocato proprio la sua celebre inchiesta sulla masso-mafia del 1992. E l’allora presidente della Commissione, Rosy Bindi (a sin. nella foto con Tina Anselmi), intese valutare la proposta di mettere mano al suo lavoro. «È vero, ma ignoro quali siano state le sue iniziative e l’esito di esse». Ci fu chi scrisse, invece, che quell’inchiesta si fosse risolta in una bolla di sapone. «Iniziai il procedimento doverosamente sotto il dettato dell’art. 112 della Costituzione, che, ripeto, obbliga il magistrato del pubblico ministero ad esercitare l’azione penale: sulla base delle dichiarazioni di numerosi pentiti e di ancora più numerose persone informate sui fatti non potevo non agire in quel senso. E molte Procure collaborarono con noi di Palmi». A proposito di pentiti: «Si trattava di Tommaso Buscetta, Antonino Calderone, Leonardo Messina, Gaspare Mutolo: resero importanti dichiarazioni, nel ‘92, innanzi alla Commissione parlamentare antimafia: quei verbali sono pubblici e girano ancora sulla Rete». «Riferirono, fra l’altro, sui rapporti tra massoneria deviata e Cosa Nostra, su diversi procedimenti aggiustati tramite la prima, sul procacciamento di voti mafiosi, sull’interesse comune di Cosa Nostra, politica e massoneria deviata per gli appalti, su una Loggia che aveva chiesto che due mafiosi per ogni provincia entrassero a far parte della massoneria per influenzare pubblici personaggi». «Non dimentichiamo che anche nell’inchiesta milanese “Mani Pulite”, 39 indagati erano massoni e 7 ex piduisti».

P2 - Wikipedia

«La Procura di Palmi doveva occuparsi anche del gran numero di procedimenti pretorili per i quali era stata istituita la Procura della Rep. presso la Pretura circondariale ed erano stati nominati magistrati e personale: ma proprio nel dicembre di quell’anno, cioè due mesi dopo l’inizio del procedimento, quella “nuova” Procura, mai entrata in funzione, venne soppressa».

«Un enorme aggravio di lavoro, tant’è vero che dei 6 sostituti applicati per l’indagine sulla Massoneria, 3 dovettero occuparsi degli altri procedimenti. In quei mesi, i miei detrattori, contrariamente alla realtà, sostennero che a causa delle indagini sulla Massoneria stavo trascurando un gran numero di altri procedimenti. E i successivi 6 applicati, diversi dai primi, dovettero esaminare nuovamente gli atti. Altro che trascuratezza e scarso impegno dei miei sostituti!». «Il procedimento venne trasmesso a Roma l’8 giugno del ‘94 e archiviato il 3 luglio del 2000 su richiesta, nel dicembre 1997, dei Pubblici ministeri della Capitale: ignoro ancora i motivi di tale trasmissione, che comunque ormai non mi riguardano più».

La Costituzione Italiana - ppt scaricare

La Legge Anselmi aveva solo in parte colmato il vuoto legislativo dovuto al fatto che l’articolo 18 della Costituzione vietasse sic et simpliciter le associazioni segrete, per cui dovevano configurarsi 2 reati: l’associazione segreta di per sé e quella, più grave, prevista da detta legge per le attività illecite di interferenza nelle funzioni e nei servizi pubblici». «Restava il fatto che le associazioni segrete diverse da quelle classificate dalla Legge Anselmi fossero vietate, ma non costituissero reato: quindi, ad esempio, le logge coperte e mascherate come circoli culturali, pur essendo vietate dalla Costituzione, non lo sono dalla legislazione ordinaria, e si ignora, tuttora, come applicare tale divieto». «Quelle di avere inconsistentemente instaurato un procedimento finito nel nulla sono completamente infondate e l’avere fatto il proprio dovere, come talvolta accade, è stato per me controproducente. Forse, in quell’inchiesta avrei dovuto comportarmi come nella raffigurazione delle classiche tre scimmiette, cioè non vedere, non sentire e non parlare?». «Proprio per la fondatezza delle mie indagini, nel marzo del 1993 il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giuliano Di Bernardo, si dimise da tale Obbedienza fondando la Gran Loggia Regolare d’Italia: e anche su questo è calato l’assoluto silenzio».

Patto tra mafia e 'fratelli' massoni | Il business oscuro di aste e appalti  - BlogSicilia - Ultime notizie dalla Sicilia

Nel 2016 a Catania la massoneria chiedeva, la mafia eseguiva. E’ uno strano connubio affaristico-criminale quello scoperto dalla guardia di Finanza di Catania che ha arrestato 6 persone con l’accusa di pilotare appalti pubblici e di trafficare per aggiudicarsi i beni di aste giudiziarie togliendo di mezzo i concorrenti. Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, anch’egli tra gli arrestati, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e primo diacono della Loggia, che avrebbe svolto il ruolo di collettore tra la famiglia mafiosa e imprenditori e professionisti massoni, che si sarebbero rivolti al clan per ottenere l’aggiudicazione di beni in aste giudiziarie e appalti pubblici. Ai domiciliari è finito anche il “sovrano” della Gran loggia massonica Federico II Ordine di stretta osservanza, Francesco Rapisarda, 73 anni, così come le manette sono scattate per Aldo Ercolano, il reggente dell’omonima cosca. L’operazione della Gdf denominata “Brotherhood“, fratellanza, ha fatto finire agli arresti, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e turbata libertà degli incanti, oltre a Francesco Rapisarda, Sebastiano Cavallaro e Aldo Ercolano anche Giuseppe Finocchiaro, Adamo Tiezzi, e Carmelo Rapisarda, fratello di Francesco. Nell’inchiesta sono indagate altre 5 persone, tra cui due avvocati, per turbativa d’asta e usura, e un impiegato di banca. Su richiesta del “sovrano” della loggia massonica Francesco Rapisarda, si sarebbe usato ogni mezzo per far desistere alcuni imprenditori dal partecipare a un’asta fallimentare per l’aggiudicazione di un complesso industriale, già di proprietà dei fratelli Rapisarda, garantendo così a questi ultimi di rientrarne in possesso a un prezzo significativamente più basso: 273 mila euro invece che un milione di euro. Ai Rapisarda, titolari della Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche e accusati di turbativa d’asta,  sono stati sequestrati tutti i beni aziendali. In altre occasioni l’intervento del massone Cavallaro è stato sollecitato per ottenere, con l’intervento di Aldo Ercolano, l’aggiudicazione di appalti per lavori pubblici in favore di imprenditori “fratelli”, come nel caso dei lavori dell’ex-mattatoio comunale indetti dal Comune di Santa Maria di Licodia.                                                                                        Secondo diversi collaboratori di giustizia, Aldo Ercolano dopo l’arresto del fratello Mario, avvenuto nel 2010, era diventato il punto di riferimento di tutti i gruppi mafiosi riconducibili al clan. Aldo Ercolano, sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di firma, è figlio del defunto Sebastiano e fratello di Mario, considerato boss indiscusso del clan fino al suo arresto e oggi detenuto per associazione mafiosa. Il cugino di Aldo Ercolano, suo omonimo, è stato condannato insieme a Nitto Santapaola quale mandante dell’omicidio di Pippo Fava (richiamo sotto). L’indagine ha accertato diverse estorsioni compiute nei confronti di titolari di locali di ristorazione, alcune delle quali effettuate dall’attuale reggente della famiglia con la collaborazione di Giuseppe Finocchiaro. Hanno anche scoperto un’attività di recupero crediti svolta dalla famiglia mafiosa, dietro compenso, per conto di terzi. Il clan pagava anche lo “stipendio” agli affiliati detenuti e ai loro familiari, come faceva Cavallaro con la moglie di Nunzio Zuccaro, condannato a 30 anni quale appartenente alla famiglia Santapaola-Ercolano.

Il gran Maestro del Grande Oriente d'Italia presenta il suo ultimo libro  "L'Ingiustizia di Palazzo Giustiniani" - Valledaostaglocal.it

Nel 2019 il Gran Maestro del Goi spiega i rapporti con la Chiesa. Il rapporto tra la Massoneria e la Chiesa cattolica ha appassionato molti storici e riveste una grande attualità, per le ricorrenti discussioni sul tema della laicità dello Stato. Partendo da questo presupposto e dalla considerazione che «le frequenti esternazioni delle gerarchie ecclesiastiche su argomenti che riguardano la vita civile italiana suscitano anche oggi reazioni forti da parte di politici e studiosi di area laica», Stefano Bisi (foto sopra), Gran  Maestro del Goi, il Grande Oriente d’Italia, ha scritto il volume Mitra e Compasso: riflessioni sui rapporti tra Massoneria e Chiesa per il gruppo editoriale Bonanno e Tipheret. Alcune fasi di questa lunga storia le ho vissute: nel 1982 cominciai a vivere dall’interno il mondo massonico, quel pianeta fatto di persone, di storie, di gioie e di dolori, guardato con sospetto e talvolta con timore dalle gerarchie ecclesiastiche». Spiega il Gran Maestro del Goi: «Abbiamo scritto appunti sulle relazioni tra il Vaticano e la Massoneria partendo dalla bolla di scomunica di Papa Clemente XII nel 1738 fino ad arrivare all’attualità, con le prese di posizione della Congregazione per la dottrina della Fede presieduta dall’allora cardinale Joseph Ratzinger poi Benedetto XVI e infine le dichiarazioni e gli atteggiamenti di Papa Francesco». Nel 2022 invece: al congresso di Rimini la massoneria italiana sceglie l’inno alla pace di John Lennon. Un video con le immagini dell’ex Beatles che canta ‘give peace a chance’ sarà proiettato sul maxischermo del Palacongressi di Rimini, che l’8 e 9 aprile ospiterà l’assemblea annuale delle Logge del Grande Oriente d’Italia. Il video è ispirato al celeberrimo singolo del 1969 della Plastic Ono Band. La canzone divenne un inno internazionale dei movimenti che in tutto il mondo si opponevano alla guerra”. Tra i numerosi ospiti della due giorni organizzata dal principale organismo della massoneria italiana ci saranno anche il giornalista de La Stampa, Fabio Martini, autore del volume “Nathan e l’invenzione di Roma”, Nino Cartabellotta, medico, presidente della Fondazione Gimbe, Paolo Mieli, saggista e giornalista, Alessandro Barbano, condirettore del Corriere dello Sport, il politologo Alessandro Campi, il conduttore di Raitre Edoardo Camurri, Maurizio Ferraris, accademico all’università di Torino e Stefano Moriggi, conosciuto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3. IL 18/7/2024, il giudice impone al Goi di consegnare le carte delle elezioni “Fratelli coltelli”. La Massoneria italiana, ovvero l’ubbidienza più famosa, quella del Grande Oriente, si sfida nei tribunali per l’elezione, avvenuta lo scorso mese di marzo, del Gran Maestro Antonio Seminario. Una disfida che ha visto pronunciare un giudizio di un tribunale che ha dato ragione ad alcuni ricorrenti proprio in relazione alle modalità di elezione (alquanto contestate) del nuovo numero uno.

La Massoneria italiana si spacca sulla nomina del nuovo Gran Maestro

Sono passati 4 mesi dalla nomina a Gran Maestro di Antonio Seminario (foto sopra), avvenuta il 10/3/2024. Quest’anno 12 luglio il giudice Lucio Fredella del Tribunale civile di Roma ha emesso un decreto col quale ingiunge al Goi di consegnare le carte delle elezioni. Il giudice ha infatti accettato il ricorso di 7 “fratelli messinesi” (sei appartenenti alla loggia La Ragione e uno alla loggia Minolfi ) per ottenere quanto finora non è stato mostrato: “la consegna immediata” della copia conforme del decreto di proclamazione del Gran Maestro e della delibera della sua proclamazione. Antonio Seminario, imprenditore calabrese, fu eletto con uno scarto esiguo contro Leo Taroni, nel mese di marzo, durante l’assemblea elettiva convocata dopo la scadenza del precedente Gran Maestro, Stefano Bisi. Subito dopo l’esito delle elezioni (avevano votato 14mila iscritti) Taroni aveva annunciato il ricorso parlando di procedure poco trasparenti. Accuse sempre respinte sia da Seminario che dai suoi sostenitori. La decisione del tribunale, imporrà sostanzialmente di riaprire tutte le carte. Nelle scorse settimane si era consumato un altro strappo tra il Goi e il Rito Scozzese antico e accettato, che sarebbe una sorta di emanazione mistica per i massoni ed è quello che fa capo direttamente al Regno Unito, baricentro della massoneria universale. Seminario aveva ritirato l’affiliazione suscitando le ira di Giulio Nigro (foto sotto), sovrano del Rito. Il Rito Scozzese, secondo molti, è una sorta di élite all’interno della massoneria, a cui si accede dopo i tre gradi (apprendista, compagno e maestro). Quello scozzese è uno dei riti più importanti perché consente di arrivare al livello più alto della massoneria, ovvero il 33°.

Il 17/7/2024 l‘ex-gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo (in carica nei primi anni ’90 e fondatore poi della Gran Loggia Regolare d’Italia), dichiara ai mass media: “Ettore Loizzo di Cosenza, mio vice nel Goi, nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente d’Italia che io indissi con urgenza nel 1993 dopo l’inizio dell’indagine del dottor Cordova sulla massoneria, a mia precisa richiesta, disse che poteva affermare con certezza che in Calabria, su 32 logge, 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta. Io feci un salto sulla sedia”. A dirlo è stato l‘ex-gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo (foto sotto), sentito il 6 marzo 2014 dal pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo nell’ambito dell’inchiesta Mammasantissima sulla cupola segreta degli “invisibili” della ‘ndrangheta.

L'ex Gran maestro Di Bernardo: "Logge massoniche piene di mafiosi" - la  Repubblica

Nel corso della testimonianza, Di Bernardo prosegue: “Gli dissi subito: e cosa vuoi fare di fronte a questo disastro. Lui mi rispose: nulla. Io ancora più sbigottito chiesi perché. Lui mi rispose che non poteva fare nulla perché altrimenti lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie”. “Fu questo [ha aggiunto Di Bernardo al pm] che mi indusse prendere contatti col Duca di Kent, che è al vertice della Massoneria Inglese che è la vera Massoneria, a cui esposi la suddetta situazione. Lui mi disse che già sapeva questa situazione tramite notizie da lui avuti dall’Ambasciata in Italia e dai servizi di sicurezza inglesi. Io feci espresso riferimento alla commistione fra criminalità organizzate e Goi“.

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Massomafia: anniversario dell’uccisione del giornalista Pippo Fava e della nascita di Impastato

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Noi crediamo che la più gran parte

dei mali che affliggono gli uomini

dipende dalla cattiva organizzazione sociale;

e che gli uomini, volendo e sapendo,

possono distruggerli.

Dal “Programma” Dell’Unione Anarchica Italiana (1788)

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Solidarietà al compagno Anarchico Cospito e a tutti i Compagni/e Anarchici arrestati ingiustamente.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)