AIDS: LA FRODE SCIENTIFICA DEL SECOLO?
Premessa: la giornalista investigativa Janine Roberts (autrice di documentari per la BBC e per altre televisioni negli USA ed in Australia), ha trovato le prove della frode nell’archivio nazionale di Washington, e le ha pubblicate nel sul bel libro Fear of the Invisible (Paura dell’invisibile). Inoltre in seguito alla scoperta di queste prove 37 scienziati hanno scritto una lettera a Science chiedendo di ritirare l’articolo di Gallo del 1984; numerosi altri scienziati hanno in seguito firmato il medesimo appello.
Articolo del Dr. Alessio Pisani,
Specialista di psiconeuroimmunologia e medicina psicosomatica
HIV/AIDS
Il 23 aprile 1984 il dr. Robert Gallo affermò in conferenza stampa con l’allora segretaria del Ministero della Salute statunitense Margaret Heckler che: “la probabile causa dell’AIDS era stata individuata, è un virus chiamato HTLV 1-2-3 (oggi chiamato HIV); contiamo di avere un vaccino pronto entro 2 anni” (di anni ne sono passati 31…).
Tale conferenza venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità. 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione del virus nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo.
Il giorno 26/3/1984 il dr. Gonda, che venne incaricato da Gallo e assistenti di fotografare il “virus” al microscopio elettronico al fine di inviare le immagini alla rivista Science per la sua pubblicazione, scrive a Gallo e alla sua équipe che: “…le particelle osservate sono frammenti di una cellula degenerata” e che “….non credo affatto che le particelle fotografate siano il virus HTLV (HIV)”.
Il collaboratore di Gallo, il dr. Popovic scrisse nella sua ricerca che: “nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”. Gallo, come si può notare dal documento originale, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4/5/1984.
Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale.
I test per effetuare la diagnosi di hiv sono 3:
– il primo è chiamato test Elisa, definito test di diagnosi di routine; se questo test risulta positivo, è obbligatorio effettuare un secondo prelievo al paziente, in modo da poter verificare l’infezione con un altro test, chiamato Western Blot.
– Il Western Blot è costituito da 9 bande proteiche che si ritengono specifiche del virus HIV. Ma in ogni paese del mondo il numero di bande necessarie alla conferma della positività del test è diverso. Si può essere positivi in Svizzera, dove le bande richieste sono 2, e negativi in Australia, dove le bande richieste sono 4. In Africa la diagnosi di AIDS viene effettuata senza l’uso dei test, ma in base ai cosiddetti principi di Bangui, indicatori clinici aspecifici di infezione come febbre, dissenteria, perdita di peso. Questo in un paese in cui la malnutrizione e la mancanza di acqua potabile creano un numero di malattie note alla scienza da secoli e che nulla hanno a che fare con un virus.
– Un terzo tipo di test, chiamato PCR, viene utilizzato per confermare l’intensità dell’infezione in base al numero di copie di virus per millilitro di sangue. Tale tecnica, inventata da Kary Mullis negli anni ‘90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel, è parte dello screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV; in base a questo test si decide quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente. Purtroppo però, lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus” perché è nata per altri obiettivi.
Gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano: “AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”. Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti e che prima o poi il paziente morirà.
Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che: “UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME INFETTO DA HIV-1” e ancora: “SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER OF DISEASES CONTROL)” e inoltre al punto 6 viene affermato: “NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.
Peccato che questo viene chiamato e usato come test di conferma…
Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR, ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test: “QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS”
Con questo test, invece, i medici decidono quando iniziare le terapie farmacologiche sui pazienti definiti sieropositivi. Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato : “QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, COI SUOI EFFETTI COLLATERALI, GLI STESSI SINTOMI DELLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (AIDS)”.
Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarli….
Françoise Barrè-Sinoussi ha preso il Premio Nobel per la Medicina insieme a Luc Monatagnier per la presunta scoperta del virus HIV; ma il primo ha affermato nel documentario “The Emperor New Virus” che: “Purificare il virus era fondamentale per poter preparare i test per trovare gli anticorpi dell’hiv, ok? Perché volevamo che i test diagnostici fossero quanto più precisi possibile. Infatti se si usa una preparazione di virus che non è purificata ovviamente identificherai anticorpi di ogni tipo…”
Peccato però che Luc Montagnier che ha condiviso con lei il Nobel abbia sostenuto …
…dunque? Il virus non è MAI stato visto da nessuno …
Esistono circa 70 condizioni cliniche riconosciute che possono portare alla positività dei test hiv, che non vengono MAI comunicate al paziente. Tra queste troviamo la semplice influenza e il vaccino antinfluenzale stesso (nel foglio illustrativo di questo viene dichiarato che può determinare positività ai test hiv), il raffreddore, la gravidanza, infezioni di varia natura (citomegalovirus, mononucleosi, herpes), etc…
Un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Lancet denuncia l’inutilità dei farmaci anti-retrovirali affermando che non aumentano la speranza di vita dei pazienti .
Cosa rilevano dunque questi test che si definiscono specifici per HIV, se invece danno una reazione incrociata con innumerevoli tipi di anticorpi non specifici?
In un’intervista del 2009, il co-scopritore del virus HIV Luc Montagnier ha dichiarato che: “POSSIAMO ESSERE TUTTI ESPOSTI AL VIRUS HIV SENZA ESSERE CRONICAMENTE INFETTI; UN SISTEMA IMMUNITARIO FUNZIONANTE SI LIBERERA’ DAL VIRUS IN MODO NATURALE”.
Il prof. Montagnier dovrebbe spiegarci come sia possibile liberarsi “in modo naturale” da un retrovirus che per quasi 30 anni è stato definito incurabile, letale, altamente trasmissibile….
Inoltre ricordiamo che la funzione di un vaccino è creare gli anticorpi verso la malattia stessa. Se una persona risulta positiva al test per il citomegalovirus o la toxoplasmosi, ad esempio, viene dichiarata immunizzata verso tali agenti patogeni, poiché nel sangue vengono rilevati appunto gli anticorpi specifici. Nei test HIV che, come abbiamo visto i produttori stessi dichiarano non in grado di identificare gli anticorpi HIV, la positività (ovvero la presenza di anticorpi) viene invece valutata come indicatore di infezione cronica, progressiva e mortale.
Ma se anche l’HIV fosse un retrovirus, come sostenuto da decenni, è importante sapere che nella storia della microbiologia e della virologia nessun retrovirus è mai stato né pericoloso né letale. Il nostro patrimonio genetico contiene infatti circa novantasettemila (97000) retrovirus endogeni (ovvero innati, non acquisiti dall’esterno) naturalmente presenti nel nostro organismo e assolutamente innocui.
Le culture cellulari usate da Gallo nel 1983, a cui seguì la pubblicazione su Science dell’articolo-annuncio della scoperta del virus HIV, erano mescolate a linfociti provenienti dal sangue di cordone ombelicale, tessuto riconosciuto da tempo per la sua ricchezza in retrovirus umani. Tale articolo comprende dunque gravi errori metodologici.
15 anni più tardi vennero effettuati controlli sperimentali in laboratori francesi e statunitensi che pubblicarono un articolo nella rivista Virology, in cui si dimostrava i risultati dei loro studi al microscopio elettronico sui gradienti (insiemi di colori posti in un ordine lineare) ottenuti a partire da culture cellulari che si ritenevano infette da HIV. In entrambi gli studi, gli autori hanno riscontrato un’abbondanza di residui cellulari senza alcuna evidenza accettabile di particelle retro virali. Quasi nello stesso momento Luc Montagnier venne intervistato da Djamel Tahi e finì per ammettere che in effetti il virus HIV non era mai stato isolato nel suo laboratorio.
In ultima istanza, viene da chiedersi perché il programma mondiale di lotta contro l’aids degli Stati Uniti sia gestito dal National Security Council e dalla CIA, e non sia stato invece affidato agli organismi competenti in materia di sanità….
Più che di controllo sanitario, non sarà questione di CONTROLLO SOCIALE? (…)
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-12-02/aids-vaccino-081637.shtml?uuid=Abmo4M8G
Aids. Lo scandalo del vaccino italiano, prefazione di Robert Gallo, Feltrinelli, Milano
Rsp (individualità Anarchiche)