La ‘ndrangheta in Brianza

 

26 maggio 2015

‘Nrangheta tra Como e Lecco, 162 anni di carcere per 35 imputati al processo ‘Insubria’

Sono state smantellate tre ‘locali’ della ‘ndrangheta nel Lecchese. Pene inferiori rispetto alle richieste formulate nelle scorse udienze, che avevano proposto condanne per un totale di oltre 370 anni di carcere.

(nella foto, il casolare di Castello Brianza dove avvenivano le presunte affiliazioni alla ’ndrangheta)

Gli imputati, tutti detenuti in carcere e accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di altri reati, sono stati processati nell’aula bunker di San Vittore con rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Tra loro i presunti capi delle ‘locali’ di Cermenate e Fino Mornasco, in provincia di Como, e di Calolziocorte, in provincia di Lecco.

L’indagine era partita alla fine del 2012 in seguito a una serie di atti intimidatori e attentati incendiari ai danni di imprenditori e politici locali. Michelangelo Chindamo, considerato il capo della locale di Fino Mornasco, è stato condannato a 5 anni di carcere (i pm avevano chiesto 20 anni). Sono stati condannati, a 5 anni e 4 mesi e a 8 anni e 10 mesi, anche Antonino Mercuri e Giuseppe Puglisi, rispettivamente al vertice delle locali di Calolziocorte e di Cermenate. Per loro i pm avevano chiesto 13 anni e 4 mesi e 14 anni e 10 mesi di reclusione.

Rapporti tra ‘ndrangheta e politica:

it.wikipedia.org/wiki/Rapporti_tra_’ndrangheta_e_politica

wn.com/ndrangheta_massoneria_e_la_rivolta_dei_boia_chi_molla

Inchiesta:

In Brianza tra Lega e clan

Il sindaco, il numero due della Confindustria locale, il capitano dell’Arma. In affari con i Casalesi. I segreti del modello Seregno

di Fabrizio Gatti

espresso.repubblica.it/attualita/…/04/…/in-brianza-tra-lega-e-clan

‘Ndrangheta, massoneria e il “salto di qualità”: che cos’è la Santa?

Tra le mafie ‘storiche’ che operano in Italia da più di un secolo la ‘ndrangheta è quella meno raccontata e, di riflesso, meno capita. Durante il rito di affiliazione si citano Garibaldi, Mazzini e Lamarmora. Essendo le ‘ndrine diventate mediaticamente famose solo negli ultimi anni, mentre sono state ignorate, catalogate sotto la voce ‘mafia di serie b’ , per tanto, troppo tempo, ci si è persi qualche passaggio. In questo modo l’opinione pubblica resta all’oscuro di ‘concetti’ come la Santa o del motivo per cui protagonisti del Risorgimento italiano (Garibaldi, Mazzini e Lamarmora) vengano inseriti nei riti della criminalità organizzata.

La prima volta che fu sequestrato un codice in cui si fa riferimento ai tre risale al 1989, nel covo del latitante Giuseppe Chilà a Pellaro (Reggio Calabria). Lo ricorda Roberto Galullo sul Sole 24 Ore che, non a caso, cita la bibliografia prodotta in questi anni da Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto della DDA reggina, e Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali e ritenuto uno dei massimi esperti mondiali della criminalità organizzata calabrese. Libri come Fratelli di sangue che ripercorrono la storia della ‘ndrangheta, ma soprattutto spiegano riti e codici di quella che è da tempo la mafia più potente e ricca che opera oggi in Italia, cresciuta nel disinteresse dei media, coltivando rapporti con politica, imprenditoria e ‘poteri forti’ fin dagli anni ’70.

Garibaldi, Mazzini e Lamarmora sono riferimenti massoni, utilizzati nel codice di affiliazione alla Santa, a Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i cavalieri spagnoli che secondo la leggenda hanno fondato le tre principali organizzazioni criminali in Italia.  

LA SANTA

Fino agli anni ’70 la ‘ndrangheta è subalterna alle altre organizzazioni criminali: opera soprattutto sul territorio calabrese, ha un raggio di azione limitato. Poi ecco il salto di qualità. La mafia calabrese è stata spesso subalterna alla politica, utilizzata da essa per raccogliere e organizzare il voto. Negli anni ’70 è riuscita a ribaltare questa subordinazione con l’introduzione del grado della Santa, una zona d’élite che permetteva una doppia affiliazione, quella alle ‘ndrine e quella alla massoneria “deviata”. Con essa la ‘ndrangheta ha iniziato a votare e far votare, a selezionare i candidati, a gestire consenso, ad entrare nel giro di appalti e subappalti e gestire risorse pubbliche, coi quadri della pubblica amministrazione e, quindi, con medici, ingegneri e avvocati.

Anche alla luce di questa svolta, si spiega il successo delle ‘ndrine negli anni successivi: l’espansione in tutta Italia, compreso il ricco Nord che ha scoperto di essere stato colonizzato con 20 anni di ritardo. Mentre gli occhi dell’opinione pubblica erano puntati altrove, soprattutto su Cosa nostra che faceva saltare in aria magistrati e scorte, la ‘ndrangheta prosperava in silenzio e, grazie alla sua struttura (i vincoli di sangue che rendono difficile il fenomeno del pentitismo, ma hanno favorito lo stringere rapporti con i cartelli della droga sudamericani) è diventata il punto di riferimento del traffico di stupefacenti in Europa, accumulando capitali da capogiro, poi investiti nel grande gioco degli appalti pubblici.

Chiesa e mafia, le lusinghe del potere…

Il rapporto con la Chiesa, ma soprattutto coi preti, è importante per capire l’affermazione delle ‘ndrine. Si possono individuare diverse fasi: la prima è quella che si apre con la proclamazione del Regno d’Italia, quando la ‘ndrangheta è già oggetto di inchieste, grazie alla introduzione nel codice sardo-italiano del reato di “associazione di malfattori”. Ad esempio nel 1869 il Comune di Reggio Calabria viene già sciolto per infiltrazioni mafiose, mentre la Chiesa non riconosce il Regno d’Italia e nel 1870 perde il potere temporale dopo Porta Pia.

A quel punto ‘ndrangheta e Chiesa sono entrambe su un fronte ostile rispetto allo Stato italiano. E’ un periodo di tolleranza, di silenzio. I preti per vocazione erano (come sempre) ben pochi, molti lo erano ‘per mestiere’, legati alla classe dirigente più che al popolo.

La fase successiva è quella del “ritorno degli indesiderati”, in cui gli ‘americani’ vennero fatti rientrare per legge, coinciso con una serie di comportamenti eticamente e moralmente discutibili. I gangster iniziano a organizzare feste patronali, ristrutturare chiese, si fanno vedere accanto ai preti, lanciano un nuovo modo di creare consenso sul territorio. Viene ‘istituito’ anche il raduno al santuario della Madonna Polsi (nel 1894): uomini di chiesa e boss iniziano ad accettarsi a vicenda. I preti erano un biglietto di visita per i mafiosi, c’era un aiuto reciproco.

Ci sono stati sacerdoti importanti, come don Italo Calabrò, che ebbe il coraggio di sfidare i mafiosi fra gli anni ’80 e ’90: dopo il sequestro di un bambino lanciò un’invettiva davanti al sagrato della sua chiesa, definendoli “uomini senza onore”.  E’ stato un modello positivo, che ha lasciato un segno. Sosteneva che la gente trova coraggio dal coraggio dei ‘Pastori della Chiesa’. Ma certi atteggiamenti sono proseguiti e le processioni sono servite, ad esempio, per presentare alla cittadinanza i nuovi affiliati alle cosche. Don Antonio Esposito era legato ad interessi mafiosi e venne ucciso probabilmente perché schierato con una famiglia protagonista di una lunga faida. Fu assassinato anche don Peppino Giovinazzo, vice-economo del santuario di Polsi.

I boss sono devoti, la devozione degli ‘ndranghetisti è funzionale ad una logica di potere, è folclore più che religione: organizzare i fuochi d’artificio per la festa patronale, una processione con la presenza di cantanti che comporta una forte partecipazione della gente.

Quando nasce la ‘ndrangheta il linguaggio è quello dei preti, la logica è quella dei proverbi. Se devi costruire un immaginario collettivo, un corredo simbolico, lo fai utilizzando quello che hai attorno. E attorno ci sono le chiese, i preti, i ‘signorotti’ del paese. Polsi non è stata ‘inventata’ dalla ‘ndrangheta, ha una tradizione di devozione e importanza secolare, uno dei pellegrinaggi più importanti in Calabria.

La Chiesa non riesce a sottrarsi alle lusinghe del potere: tutto nasce dell’editto di Costantino, quando assume potere temporale. Oltre alla cura delle anime ci si preoccupa di gestione delle risorse. Lo Ior in principio era nato per raccolte fondi e carità. Solo in un secondo momento viene trasformato in una banca che diventa un centro di potere, scandali e corruzione….

 

Rsp (individualità Anarchiche)