Massomafia: la politica di destra cattofascistoide e il vizietto del malaffare….

Massomafia: la politica di destra cattofascistoide e il vizietto del malaffare….

28 maggio 2015

ROMA – Rinvio a giudizio per l’ex deputato Marcello Dell’Utri nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. L’ex parlamentare di Forza Italia verrà processato dalla II sezione del tribunale di Roma il 22 dicembre prossimo. L’accusa per Dell’Utri è quella di violazione della legge Anselmi che riguarda la costituzione di società segrete.

In un primo momento il giudizio sulla posizione di Dell’Utri era stata stralciata e rinviata perché l’ex deputato si era nascosto in Libano….

Secondo la procura di Roma la loggia P3 era finalizzata al pilotaggio di appalti, sentenze e al dossieraggio. Nel registro degli indagati stilato dalla procura figurano l’ex-coordinatore del PdL Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il coordinatore del PdL in Campania Nicola Cosentino, il faccendiere Flavio Carboni, l’imprenditore Arcangelo Martino e il magistrato tributarista Pasquale Lombardi. Questi ultimi tre, arrestati l’8/7/2010, vengono considerati i vertici dell’organizzazione.

Nel maggio 2010, il faccendiere sardo Flavio Carboni, già imputato per la morte di Roberto Calvi, viene indagato per concorso in corruzione, nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per l’energia eolica in Sardegna, insieme ad alcuni personaggi di spicco della politica locale e nazionale. Secondo gli investigatori Carboni avrebbe influenzato decisioni riguardanti il settore delle energie rinnovabili, arrivando a indicare la nomina del presidente dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, Ignazio Farris, anch’egli indagato. Dalle indagini emersero diversi incontri tra gli indagati, alcuni dei quali, secondo lo stesso Carboni, alla presenza del senatore Marcello Dell’Utri. Ulteriori sviluppi hanno in seguito portato i magistrati inquirenti a ipotizzare i reati di riciclaggio e associazione per delinquere, in relazione alla scoperta di consistenti fondi (circa cinque milioni di euro) provenienti da aziende collegate alla criminalità organizzata….

L’8 luglio 2010 Carboni, Martino e Lombardi vengono arrestati. Il gip giustifica l’ordinanza affermando che la sfera di influenza di Carboni non agiva solamente con iniziative volte a realizzare impianti di produzione di energia eolica in Sardegna, ottenendo la nomina di persone a lui gradite e in contatto con Cappellacci e Verdini. Sempre secondo il gip, infatti, Carboni avrebbe più volte, coadiuvato da Arcangelo Martino e dall’ex componente di commissioni tributarie Giovanni De Donato, provato a entrare nell’attività delle istituzioni, anche per quanto riguarda le decisioni giudiziarie. Nel settembre 2009 Carboni avrebbe fatto pressioni sui giudici della Corte Costituzionale per essere a conoscenza in anticipo dell’esito della sentenza sul Lodo Alfano, legge che prevedeva la sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello stato, tra le quali l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Carboni, a questo fine, avrebbe dato vita, nel marzo 2010, a riunioni private con Verdini, Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo e i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller. Carboni avrebbe agito per sostenere la riammissione della lista del Pdl del candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni presso il TAR e, sempre per quanto riguarda le elezioni regionali italiane del 2010, tentando di supportare Nicola Cosentino come candidato presidente della Campania, screditando allo stesso tempo l’altro possibile candidato, oggi Presidente della Regione, Stefano Caldoro, attraverso la realizzazione di dossier su presunte frequentazioni di transessuali da parte dello stesso presidente della regione. Gli accusati sono sospettati anche di aver favorito la promozione a presidente della Corte d’appello di Milano del pm Alfonso Marra.

INCHIESTA SULLA P4:

Il termine P4 è utilizzato per riferirsi ad una inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura della Repubblica di Napoli su una presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell’ambito della pubblica amministrazione italiana e della giustizia. Oggetto di indagini preliminari in tale procedimento giudiziario furono, tra gli altri, il faccendiere Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa del (PdL).

La P4 avrebbe avuto l’obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l’assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali.

L’origine della sigla P4 non fu solo frutto di immaginazione giornalistica, ma si deve anche al fatto che il nome di Luigi Bisignani comparisse negli elenchi della loggia Propaganda Due (detta P2) di Licio Gelli, rinvenuti a Castiglion Fibocchi……

L’indagine fu avviata dalla Procura della Repubblica di Napoli su iniziativa dei PM Francesco Curcio e Henry John Woodcock. Secondo gli inquirenti, Luigi Bisignani avrebbe instaurato, grazie ad un’intricata rete di influenti amicizie, “un sistema informativo parallelo” che avrebbe avuto tra i suoi obiettivi «…l’illecita acquisizione di notizie e di informazioni, anche coperte da segreto, alcune delle quali inerenti a procedimenti penali in corso nonché di altri dati sensibili o personali al fine di consentire a soggetti inquisiti di eludere le indagini giudiziarie ovvero per ottenere favori o altre utilità». Bisignani fu sottoposto, a partire dal 15/7/2011, a 4 mesi e 20 giorni di detenzione domiciliare per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio.

Nel giugno 2011 si scopre che anche Michaela Biancofiore risulta intercettata in una telefonata con Bisignani, ove la parlamentare rivela di sapere di indebite pressioni effettuate anni prima dal magistrato Boccassini per far uscire il figlio dai guai dopo scontri avvenuti nei centri sociali di Milano.

Nell’inchiesta sulla P4 fu anche coinvolto il maresciallo dei Carabinieri Enrico La Monica, sospettato di essere responsabile della fuga di notizie riguardante l’inchiesta su Nicola Cosentino, ex sottosegretario, coordinatore regionale del PdL campano e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La Monica, essendo a conoscenza del fatto che Cosentino sarebbe stato oggetto di un’indagine, avrebbe detto all’onorevole Alfonso Papa (PdL) di evitare rapporti troppo stretti con Cosentino. Anche in altre circostanze lo sbirro La Monica avrebbe diffuso notizie segrete con la speranza di ottenere in cambio una raccomandazione per l’AISE, i servizi segreti militari…..

Enrico La Monica fu dichiarato latitante dopo l’ordinanza d’arresto spiccata dalla procura e dal gip di Napoli il 13/6/2011. Per il tribunale del riesame, tuttavia, La Monica si trovava in Africa, dove vivono la moglie e i figli, già dal febbraio 2011 per un giusto motivo sanitario (crisi depressive). Quindi il suo arresto sarebbe stato ingiusto. Dalle parole dello stesso Bisignani emerge chiaramente la sua sfera di influenza politico-istituzionale. Basti pensare al caso della Santanchè, che, trovatasi in seria difficoltà dopo che Fini l’aveva esautorata di ogni potere all’interno di Alleanza Nazionale, accettò il consiglio del faccendiere di iscriversi a La Destra di Francesco Storace, con la speranza di ottenere così una maggiore visibilità. Fallito il tentativo (La Destra infatti non superò la soglia di sbarramento per approdare in Parlamento, la Santanchè era, oltretutto, candidata premier per quel partito), Bisignani operò al fine di riavvicinare la Santanché al PdL. Una nuova collaborazione governativa era allora una prospettiva piuttosto lontana per l’attuale sottosegretario, a causa del veto posto da Fini, che non tollerava il rientro nelle file del governo di un’avversaria. Il veto cadde grazie alla mediazione di Bisignani, che, sempre secondo le sue parole, convinse i finiani contattando La Russa, Ronchi e Bocchino. Durante un pranzo a Montecitorio, alla presenza di Berlusconi e Fini, Bocchino annunciò infine la caduta del veto. Tra le suddette amicizie di Luigi Bisignani spiccavano numerose figure politiche di primo piano. Lo stesso Bisignani è stato compagno dell’ex-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Daniela Santanchè; Gianni Letta e Lamberto Dini furono suoi testimoni di nozze; si disse inoltre grande amico di Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e Libertà per l’Italia, il partito del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Tra i suoi conoscenti anche Denis Verdini, esponenti importanti dell’Eni e della RAI, oltre che diversi vertici dei servizi di sicurezza….

Stando alla tesi dell’accusa, Papa sarebbe stato per Luigi Bisignani una delle principali fonti di notizie sensibili riguardanti soggetti investiti di funzioni istituzionali. Allo scopo di ottenere tali informazioni riservate, l’onorevole Papa si sarebbe avvalso del supporto del maresciallo La Monica.L’efficacia delle conoscenze di Papa sarebbe comprovata dalla testimonianza di Maria Roberta Darsena, la quale conobbe Papa nel 1999 e riuscì, grazie al suo interessamento, ad ottenere un contratto a tempo indeterminato alle Poste. La Darsena riferì anche di avere ricevuto diversi regali dal deputato: un Rolex, un braccialetto di oro bianco e diamanti, un anello, borse, tutti senza confezione. Un’altra donna, Gianna Sperandio, fu trovata in possesso di una carta telefonica usata da Alfonso Papa e avrebbe abitato spesso in un appartamento che risultava a disposizione del parlamentare. Inoltre, dalle dichiarazioni rese ai magistrati, risultò che la Sperandio possedeva una Jaguar regalatale da Papa e che una volta si recò a Conegliano con una Ferrari F430 prestatale dallo stesso deputato. Quest’ultimo si sarebbe anche adoperato al fine di ottenere una tessera di riconoscimento da parte della Camera dei Deputati affinché la Sperandio potesse accedere a Montecitorio.

Anche i vertici della Guardia di Finanza vennero coinvolti nella vicenda P4, dato che il Capo di Stato Maggiore Michele Adinolfi ricevette un avviso di garanzia e fu indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. I PM di Napoli accusarono Adinolfi di aver avvertito Bisignani del fatto che il faccendiere fosse intercettato.

Le indagini sulla P4 hanno portato alla scoperta che la rete di Bisignani coinvolgeva anche Palazzo Chigi e l’Opus Dei, l’Eni e i ministri, la Rai e i giornali, le Ferrovie e i Servizi segreti.

 

Analizziamo ora chi è quella merdaccia viscida di Flavio Carboni

Carboni salì alla ribalta del mondo finanziario e immobiliare negli anni ’70. Ha intrattenuto rapporti con personaggi controversi quali l’agente segreto Francesco Pazienza, il capo della P2 Licio Gelli, il boss mafioso Pippo Calò, l’ex gran maestro della massoneria Armando Corona, nonché l’allora imprenditore Silvio Berlusconi, di cui è stato socio in affari per il progetto “Costa Turchese”, noto anche come “Olbia 2”. Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia, Flavio Carboni e Licio Gelli si erano occupati di numerosi investimenti di denaro sporco per conto di Pippo Calò, che curava gli interessi finanziari del clan dei Corleonesi. Antonio Mancini, esponenente della banda della Magliana divenuto collaboratore di giustizia, dichiarò che Carboni costituiva «un anello di raccordo tra la banda della Magliana, la mafia di Pippo Calò e gli esponenti della loggia P2 di Licio Gelli…..

A partire dal 1982 Carboni subì numerosi arresti, scontando brevi periodi di detenzione e venendo imputato di numerosi crimini, quali l’omicidio di Roberto Calvi.….

L’unica condanna definitiva nei suoi confronti venne emessa nel 1998, a 8 anni e 6 mesi di reclusione per concorso nel fallimento del Banco Ambrosiano…..

Nel 1997, i magistrati di Roma collegarono Flavio Carboni e Pippo Calò all’omicidio del banchiere Roberto Calvi.

Flavio Carboni è infatti sospettato di aver intrattenuto rapporti di un certo spessore con il banchiere assassinato, del quale avrebbe successivamente alla sua morte ricettato la borsa ed i documenti contenuti, vendendoli ad un alto prelato dell’Istituto per le Opere Religiose, monsignor Pavol Hnilica. Per tale ricettazione il 2 marzo 2000 fu condannato con il pregiudicato romano Giulio Lena, mentre monsignor Hnilica (che intendeva proteggere, dichiarò, il buon nome della Chiesa cattolica e di papa Giovanni Paolo II) fu assolto per aver agito in stato di necessità. La prima sentenza fu dichiarata nulla per vizio di procedura, ma ne seguì dopo poco un’altra che confermava i dispositivi della prima.

Carboni è stato inoltre sospettato di far parte della mafia. Con l’ex compagna Manuela Kleinszig, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi, esponente della Banda della Magliana, venne posto sotto processo .Nel processo per il crack del Banco Ambrosiano, Flavio Carboni venne condannato in appello a otto anni e sei mesi di reclusione, unitamente a Umberto Ortolani e Licio Gelli, ai quali vennero inflitti 12 anni, e a Francesco Pazienza, condannato a otto anni. In affari con Silvio Berlusconi, allora imprenditore in cerca di investimenti in Costa Smeralda, Carboni, secondo le affermazioni dell’editore Angelo Rizzoli alla Commissione P2, avrebbe lautamente remunerato un intervento, teso a creare un clima di distensione, da parte dell’allora sottosegretario al Tesoro Giuseppe Pisanu alla Camera dei deputati il 6/6/1982, poco prima che scoppiasse lo scandalo del Banco Ambrosiano.

L’8/7/2010 viene arrestato. Il gip giustifica l’ordinanza affermando che la sfera di influenza di Carboni non agiva solamente con iniziative volte a realizzare in Sardegna impianti di produzione di energia eolica, ottenendo la nomina di persone a lui gradite e in contatto con Cappellacci e Verdini. Sempre secondo il gip, infatti, Carboni avrebbe più volte, coadiuvato dall’imprenditore Arcangelo Martino e dall’ex componente di commissioni tributarie Giovanni De Donato, provato a entrare nell’attività delle istituzioni, anche per quanto riguarda le decisioni giudiziarie. Carboni avrebbe agito per sostenere la riammissione della lista del Pdl del candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e Governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni presso il TAR e, sempre per quanto riguarda le elezioni regionali italiane del 2010, tentando di supportare Nicola Cosentino come candidato Governatore, screditando allo stesso tempo l’altro possibile candidato, oggi Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, attraverso la realizzazione di dossier su frequentazioni di transessuali da parte dello stesso presidente della regione. Gli accusati sono sospettati anche di aver favorito la promozione a presidente della Corte d’appello di Milano del pm Alfonso Marra….

 

Rsp (individualità Anarchiche)