28 luglio 2015
MILANO – Un’altra ‘grande impresa italiana’ finisce in mani estere. Questa volta però a comprare non sono i francesi, come accaduto spesso negli ultimi mesi, bensì i tedeschi. Si tratta del gruppo Heidelberg Cement, che ha raggiunto un accordo con Italmobiliare, la finanziaria della famiglia bergamasca Pesenti, per rilevare la sua quota di controllo del 45% del gruppo del calcestruzzo Italcementi.
Ma andiamo a capire chi sono i poteri forti che ci sono dietro alla famiglia Pesenti!!!
I Pesenti si sono arricchiti nel periodo del bum economico, col Piano Marshall. Sono industriali che giocano in borsa coi loro affari (business) arricchendosi sulla pelle dei cittadini, spesso ignari dei danni ambientali e salutari a lungo termine, su tutto l’ecosistema, provocati da queste grosse industrie mangia soldi dello stato. Danni causati dalla spregiudicatezza e ingordigia della borghesia, che con la sua logica di mercato (profitto e benessere per poche persone a danno di tanti esseri viventi), ha creato ulteriori ingiustizie e disuguaglianze sociali ….
I danni della rivoluzione industriale:
l’arroganza e l’efferatezza di ITALCEMENTI
Il 6/11/2014 Merateonline pubblica su internet un articolo inquietante: l’Italcementi chiede che nel suo cementificio di Calusco d’Adda (BG), si passi da 30mila tonnellate annue di rifiuti bruciati in sostituzione ai combustibili fossili, a 110mila. In tutta Europa, l’inquinamento atmosferico aumenta anziché diminuire: da traffico su gomma, da riscaldamento domestico, da produzioni dell’industria pesante (raffinerie, centrali termoelettriche, industrie chimiche e petrolchimiche, acciaierie, cementifici, fonderie…). C’è poi una accentuazione all’utilizzo di materie e materiali che fino a qualche anno fa ne era scontata la pericolosità, combustibili ad alto tasso di inquinamento, che tornano in auge o vengono utilizzati impropriamente. Facciamo due esempi: 1) l’allargarsi (questo a livello mondiale) del (ri)utilizzo massiccio del carbone come risorsa energetica (tra poco supererà di nuovo il petrolio, una competizione assai poco “green”).
2) l’uso che si vorrebbe fare in Italia, nei cementifici (ancora assai numerosi nonostante le difficoltà dell’edilizia e delle ‘grandi opere’) di combustibile dato dai cosiddetti “rifiuti solidi secondari“ (denominati “CSS”): ad esempio, le famose “ecoballe” (rifiuti compattati) potranno essere bruciate nei forni dei cementifici; peraltro al posto o assieme al petcoke, che ora si usa: trattasi del coke di petrolio, cioè gli scarti nella raffinazione del petrolio per creare prodotti come la benzina e il gasolio. L’inquinamento e i danni alla salute delle persone continua a non essere preso sul serio; e l’attenzione che si ha di esso e di come estirparlo, rimane un concetto ancora lontano. Le emissioni che fuoriescono dai cementifici sono altamente inquinanti e a lungo termine possono provocare problemi sanitari alla popolazione (neuplasie ecc.). Questo è l’elenco di alcuni agenti chimici emessi nell’aria dai cementifici: biossido di azoto, biossido di zolfo, ossido di carbonio, diossina e metalli come arsenico, cromo e piombo. I cementifici vogliono i rifiuti non perché ‘risparmiano’ combustibili fossili, ma per i sovvenzionamenti statali connessi allo smaltimento….
Ora andiamo ad analizzare i poteri forti occulti che si nascondono dietro al gruppo Italcementi:
Il Gruppo Italcementi fondato nel 1864 ha una capacità produttiva di circa 74milioni di tonnellate di cemento all’anno che ne fanno il 5° produttore mondiale di cemento. Oggi Italcementi vanta un dispositivo industriale di 55 cementerie, 10 centri di macinazione, 8 terminali, 494 centrali di calcestruzzo e 91 cave di inerti. E’ presente in 21 paesi e 4 continenti. Italcementi è quotata alla Borsa di Milano dal 1925, inizialmente denominata “Società Bergamasca per la Fabbricazione del Cemento e della Calce Idraulica”. Il maggior azionista è Italmobiliare Spa (anch’essa quotata in Borsa) che fa riferimento alla famiglia PESENTI. Italcementi ha contribuito alla cementificazione selvaggia, incentivando chi in questo settore da sempre si è arricchito senza scrupoli, speculando e inquinando l’aria, l’acqua e il suolo…
I sei fratelli Pesenti erano proprietari di una piccola cartiera ad Alzano. Cesare scoprì le marne adatte alla fabbricazione del cemento, riconvertendo l’azienda di famiglia alla produzione di tale materiale. Nel 1906 l’azienda Fratelli Pesenti si fuse con la Società Calce e Cemento Bergamo, dando vita ad Italcementi, che pochi anni dopo diventerà leader italiano del settore. Attraverso la finanziaria Italmobiliare, furono proprietari anche della Lancia (tra il 1956 e il ‘69), del quotidiano La Notte e della Franco Tosi Meccanica. Negli anni ’70 possedevano anche banche (l’IBI – Istituto Bancario Italiano, ecc.) ed assicurazioni (la RAS, ceduta nel 1984), ma nel decennio successivo si concentrarono su Italcementi, della quale guidarono l’espansione internazionale (acquisizione di Ciments Français nel ‘92). I Pesenti furono azionisti e alleati di Mediobanca dalla privatizzazione (1988), oltre che tra i principali azionisti privati del Credito Italiano e di Rcs MediaGroup. Con gli Agnelli, i Pirelli e gli Orlando furono tra i membri del ‘salotto buono’ di GEMINA (massomafia), creata da MEDIOBANCA come alleanza di gruppi industriali e finanziari legati da partecipazioni incrociate e patti di sindacato.
Non solo cemento quindi negli affari sporchi della famiglia Pesenti. Se, infatti, a far notizia è il sequestro, a Colleferro (Roma), per eccessive emissioni nocive, di uno dei più importanti impianti di produzione di Italcementi, è piuttosto un coacervo di interessi che vanno dalle banche all’editoria. Un impero che viene da lontano, costruito da nonno Carlo, classe 1907, che entra nel ’34 all’Italcementi, società che prospera nel periodo fascista grazie allo zio Antonio, senatore del Regno e amico personale di Benito Mussolini. Dopo la guerra Carlo torna sulla scena nel ’42 come direttore generale del gruppo e si accredita di fronte alla Costituente come anti-fascista smentendo i legami col regime. Carlo Pesenti era anche membro del comitato europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse fondato nel 1973 da David Rockefeller, e presidente della Commissione Riforme di Confindustria negli anni ’60 e ’70. Carlo Pesenti finanziava anche “Il Borghese“, giornale vicino all’MSI, supporta economicamente insieme al tesoriere del Movimento Sociale Nencioni i cortei della “maggioranza silenziosa”, investe forti somme nel settore edile nella Grecia dei colonnelli, finanzia con 300.000 lire mensili il gruppo neofascista Avanguardia Nazionale, che si scoprirà poi essere espressione diretta del Ministro dell’Interno Federico D’amato, organizzatore del piano militare della strategia della tensione (stragi di stato). Stringe legami col Vaticano e la potente Curia bergamasca attraverso cui riesce a ottenere nel ‘72 un prestito dallo Ior di Paul Marcinkus, indagato per il Crac Ambrosiano. Ma i debiti pesano su Italcementi su cui tenta la scalata il bancarottiere Michele Sindona. In quegli anni, però Carlo è un uomo potente: è vicino alla DC e ha già la passione per i giornali come La notte, Il tempo e Il giornale di Bergamo. Così Sindona è costretto a rinunciare alla preda. Pesenti compra il Credito Commerciale, la Provinciale Lombarda e la compagnia assicurativa Ras, ma soprattutto entra nel ‘salotto buono’ (massomafia) della finanza, la BASTOGI, alleandosi con Eugenio Cefis, presidente dell’Eni dopo la morte di Enrico Mattei (partigiano bianco – anticomunista, ucciso dalle ‘7 sorelle’). Pesenti era nelle liste della loggia massonica P2 di Licio Gelli. E’ in quel periodo che Pesenti decide di custodire meglio le attività nel cemento e di riorganizzare il proprio impero attorno a Italmobiliare in cui, oltre alla quota di controllo di Italcementi, concentra anche le diverse partecipazioni finanziarie ed editoriali. La ristrutturazione del gruppo però costa cara tanto da rendere indispensabile l’alleanza con Roberto Calvi nella banca Centrale e nel Banco Ambrosiano di cui Pesenti compra il 3%. Una mossa azzardata quest’ultima che porta il gruppo a doversi disfare di numerose partecipazioni per ripianare i bilanci: ad iniziare da Ibi per arrivare ad Efibanca, alla Provinciale lombarda e, in tempi più recenti, anche alla cessione della Ras. Nel 1993 Giampiero Pesenti viene messo agli arresti domiciliari durante Tangentopoli, accusato di corruzione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti per due tangenti da sette miliardi di lire, una alla DC e una al PSI. Le mazzette erano destinate all’assegnazione degli appalti alle centrali dell’Enel di Gioia Tauro, Tavazzano, Fiumesanto e Brindisi.
Ma che cosa è rimasto oggi dell’impero di nonno Carlo? Di certo il cemento, ma anche un portafoglio di partecipazioni in società quotate. È infatti la holding Italmobiliare a ricoprire un ruolo da protagonista.
Nel 1992 il pentito Leonardo Messina confidò a Paolo Borsellino che “Riina i suoi soldi li tiene nella Calcestruzzi”; nel 1993 vennero uccisi Falcone e Borsellino e dopo di loro fu il turno di Raoul Gardini, AD della Calcestruzzi SPA, erano gli anni di Tangentopoli e dell’affaire Enimont: il gruppo Ferruzzi stava cadendo sotto i colpi di una profonda crisi finanziaria e della magistratura. Nel 1997 Italcementi prende il controllo della Calcestruzzi SPA, monopolizzando definitivamente il mercato del cemento in Italia…
Agli inizi del 2008 parte un’indagine dalla magistratura di Caltanissetta che porterà al sequestro della Calcestruzzi SPA e all’arresto dell’AD Mario Colombini per truffa, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e intestazione fittizia di beni con l’aggravante di avere agevolato l’attività della mafia; viene in sostanza contestato alla società l’utilizzo di materiali scadenti, non conformi, e il riciclaggio di denaro per finanziare partiti o direttamente famiglie mafiose… Successivamente la Dda di Caltanissetta, passa ad indagare l’Ad di Italcementi, Carlo Pesenti, per concorso in riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, aggravati dall’avere avvantaggiato la mafia. La società viene inscritta nel registro degli indagati con l’accusa di falso in bilancio: secondo gli inquirenti l’azienda sarebbe stata usata per anni come strumento “mafioso”, mettendo a disposizione ingenti somme di denaro a presunti affiliati a Cosa Nostra per l’acquisto di beni sequestrati….
Nel maggio 2014 sono stati indagati i vertice della “cupola” (massomafia) delle tangenti, Giampiero Pesenti, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, la famiglia Ligresti, la cui caduta agli inferi risale al 2012, manca solo Gardini (della famiglia Ferruzzi, i cui interessi sono stati rappresentati da importanti studi di avvocatura ticinesi) che nel 1992 si suicidò, e il copione e i protagonisti del malaffare di oggi, segue lo stesso sistema occulto creato dalla P2. Per il momento Tangentopoli rimane di attualità, anche se Primo Greganti non è più il tesoriere del Pds di Occhetto, ma un semplice iscritto del Pd torinese, dove partecipa alle feste con Chiamparino e Fassino, Gianstefano Frigerio non è più segretario della Dc lombarda di area forlaniana, ma esponente di Forza Italia e le grandi industrie che davano vita “alla madre di tutte le tangenti”, Enimont, il polo agrochimico Montedison-Ferruzzi, la Fondiaria assicurazioni, la Standa, il polo editoriale Messaggero-Italia, Oggi, Tmc, ecc… Sono centinaia le Grandi Opere realizzate con soldi pubblici, a cui si possono associare gli interessi massomafiosi di Italcementi: il ponte sullo stretto di Messina (mai terminato) , il passante di Mestre, interi lotti della Salerno-Reggio Calabria, le speculazioni e la devastazione dei territori per costruire opere inutili e costose come la Tav, in tutt’Italia.
30 aprile 2015
Tra massoni si difendono:
Il tribunale di Milano ha assolto con formula piena Giampiero Pesenti e altri sette ex manager della Franco Tosi di Legnano (Milano), azienda che produce turbine di amianto, che erano imputati per omicidio colposo in relazione alla morte di 32 operai avvenuta per l’esposizione all’amianto. Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto di condannare a sei anni di carcere il solo Pesenti, 84 anni, presidente del gruppo Italcementi, in quanto fra il 1973 e il 1980 era componente del comitato esecutivo della Franco Tosi e, “avendo un ruolo di vertice”, lo ha ritenuto responsabile di una “grave carenza in relazione ai dispositivi di sicurezza per il rischio di esposizione all’amianto”…
Noi che paghiamo un caro prezzo per ogni soffio di aria pura e fresca, dobbiamo stare in guardia contro la tendenza a incatenare il futuro. Emma Goldman
Rsp (individualità Anarchiche)