02 gennaio 2015
Sogin – Azienda di Stato
Entro 2 mesi la scelta dei siti per i depositi nucleari
ROMA. La Sogin, la società pubblica incaricata del decommissioning, ha consegnato all’Ispra l’elenco dei siti potenzialmente idonei per la realizzazione del deposito nazionale. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale avrà due mesi di tempo per verificare la correttezza dell’analisi, poi passerà i nomi al governo che si prenderà un altro mese per i controlli. Ad aprile la carta sarà resa pubblica.
Ma cosa c’è in quella mappa? Dalla cartina dell’Italia sono state tolte lagune, zone protette, miniere, dighe, poligoni di tiro e tutte le aree con una delle seguenti caratteristiche: sismiche; soggette a frane o ad alluvioni; sopra i 700 metri di quota, sotto i 20 metri di quota; a meno di 5 chilometri dal mare; a meno di un chilometro da ferrovie o strade di grande importanza; vicino alle aree urbane; accanto ai fiumi.
Eliminate le aree da escludere, nella mappa restano evidenziati un centinaio di siti potenzialmente idonei sparsi in una dozzina di regioni. In uno di questi luoghi si dovrà lasciare un chilometro quadrato libero per realizzare il progetto che si compone di due parti. La prima è il deposito nazionale di superficie in cui i barili con le sostanze contaminate verranno avvolti da tre diverse protezioni in calcestruzzo e cemento e poi messi in celle sigillate e ricoperte con più strati di materiale impermeabile. La seconda è il parco tecnologico: un centro di ricerca specializzato nel campo del decommissioning.
Parliamo di un investimento da un miliardo e mezzo di euro che, con 4 anni di lavoro, dovrà servire a mettere in sicurezza 90 mila metri cubi di materiali radioattivi: il 60% verrà dallo smantellamento delle centrali nucleari, il 40% da attività diagnostiche e terapeutiche di medicina nucleare, da laboratori di ricerca e da alcuni settori industriali (questi rifiuti crescono di 500 metri cubi all’anno).
Sulla necessità di dare protezione a materiali pericolosi sotto vari profili (da quello sanitario a quello della security) concordano tutti. E, nell’audizione alla Camera del 30/10/2013 i dirigenti Ispra sono stati molto chiari parlando di rifiuti radioattivi che “continuano ad essere immagazzinati senza un adeguato processo di condizionamento presso strutture non idonee, in particolare dal punto di vista della localizzazione, a una gestione di lungo termine. Va evidenziato che in tale contesto sono emerse negli anni alcune situazioni di particolare criticità”.
Inoltre, avendo una quantità di rifiuti nucleari abbastanza ridotta, possiamo evitare l’incognita del cimitero per le scorie ad alta radioattività: un problema a tutt’oggi irrisolto (si tratta di garantire la sicurezza per un tempo molto maggiore di quello che ci separa dall’avvento dell’agricoltura). In Italia il deposito sarà limitato alle scorie a media e bassa attività: il luogo potrà essere recuperato nell’arco di 300 anni.
Tuttavia la vera incognita resta l’affidabilità della gestione. E il governo non è partito con il piede giusto. Il senatore a 5 stelle Gianni Girotto, ha definito la decisione di nominare Antonio Agostini a capo dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, “un atto da vecchia politica: si è scelto un personaggio che non ha le competenze richieste dalla legge”.
Tra 4 mesi si entrerà nel vivo della questione. Senza garanzia di trasparenza nei criteri di scelta del sito e un dialogo reale con le popolazioni coinvolte si rischia di bloccare il processo.
Col referendum del 12 e 13 giugno 2011 gli italiani si sono espressi nettamente contro il nucleare. In Italia, però, esistono ancora ben 7 siti nucleari!
L’8 e il 9 novembre 1987 l’Italia ha detto no all’energia atomica con il primo, storico referendum contro l’energia atomica in Italia. Erano gli anni di Chernobyl e della corsa agli armamenti. Con il referendum del 12 e 13 giugno 2011 è stata ribadita la volontà di non costruire centrali atomiche in Italia, che mandò in fumo i piani atomici del governo di allora.
Gli affari sporchi della Sogin, l’azienda di Stato
La SOGIN è stata costituita il 1º novembre 1999 in ottemperanza al decreto legislativo 16/3/1999, n. 79 (il cosiddetto decreto Bersani di liberalizzazione del settore elettrico italiano), col compito di controllare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi (attività riassumibili col termine inglese di decommissioning) degli impianti nucleari italiani.
Inizialmente nasce come società del gruppo Enel, incorporandone le competenze umane e le strutture materiali che prima erano preposte alle fasi di localizzazione, progettazione, costruzione e esercizio delle centrali elettronucleari.
Dal 3 novembre 2000, le azioni di tale società sono state interamente trasferite al Ministero dell’Economia e delle Finanze, scorporando così definitivamente dall’ex monopolista elettrico la gestione e lo smantellamento del parco nucleare italiano.
Le vengono quindi conferite le 4 centrali nucleari italiane di Latina, Garigliano (CE), Trino (VC) e Caorso (PC) di proprietà dell’Enel e anche una parte del personale di ENEA.
Nel 2003 sono stati affidati in gestione a SOGIN gli ex impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di ENEA: l’impianto EUREX di Saluggia (VC), gli impianti IPU E OPEC di Casaccia (RM) e l’impianto ITREC di Rotondella (MT).
Il 16/9/2004, acquisendo il 60% delle azioni di Nucleco S.p.A., si è costituita in gruppo SOGIN.
Nel 2005, ha acquisito l’impianto di FN di Bosco Marengo (AL).
La legge 23 luglio 2009, n. 99 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – Serie Generale n. 176 del 31/7/2009 (Supplemento Ordinario n. 136) ed entrata in vigore il 15/8/2009 (che contiene le normative riguardo al ritorno dell’Italia all’uso dell’energia elettrica prodotta da centrali nucleari), all’articolo 16 comma 6 e comma 7, prevede il commissariamento di SOGIN S.p.a., l’azzeramento del CdA, la ridefinizione dei suoi compiti e delle sue funzioni ad opera del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero dello Sviluppo Economico, il conferimento di gran parte delle sue attività ad una o più nuove società energetiche, partecipate dallo Stato in misura non inferiore al 20%.
Il successivo decreto legislativo 15/2/2010, n. 31 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – Serie Generale n. 55 dell’8 marzo 2010 (Supplemento Ordinario n. 45) ed entrato in vigore il 23 marzo 2010 e ha inoltre affidato la responsabilità di realizzare e gestire il Parco tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, nel quale saranno svolte attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico.
La società è impegnata anche in attività di ricerca, consulenza, assistenza e servizio in campo nucleare, energetico e ambientale, sia in Italia che all’estero.
Nel quadro del progetto Global Partnership, avviato in occasione della riunione del G8 nel 2002 a Kananaskis (Canada), è stato stipulato nel 2003 un accordo di cooperazione fra il Governo russo e quello italiano per lo smantellamento da parte della SOGIN di sottomarini nucleari russi e per la gestione sicura, sempre da parte della SOGIN, dei derivanti rifiuti radioattivi e combustibile nucleare irraggiato.
Nell’ambito di questa commessa, la SOGIN ha richiesto a Fincantieri la costruzione di una nave speciale ad alto contenuto tecnologico per il trasporto di tali materiali, nave (varata il 16/12/2010 col nome di “Rossita” e realizzata presso lo stabilimento di Muggiano, quartiere de La Spezia), frutto di un progetto all’avanguardia.
Nel 2008 Sogin ha aperto, presso la centrale di Caorso, la Scuola Italiana di Radioprotezione, Sicurezza e Ambiente. Dal 2011 l’offerta formativa è stata ampliata agli aspetti della sicurezza convenzionale e della compatibilità ambientale, aprendo i corsi anche a soggetti esterni provenienti da Enti e Istituzioni.
Nel marzo 2011, Sogin ha siglato con le 7 Prefetture interessate dai lavori di decommissioning (Alessandria, Caserta, Latina, Matera, Piacenza, Roma, Vercelli) un protocollo di legalità per prevenire ogni possibile infiltrazione della criminalità in materia di appalti per lavori, servizi e forniture per gli impianti nucleari italiani oggi in dismissione.
Sempre nel 2011 sono stati perfezionati 15 protocolli con tutte le associazioni territoriali di categoria quali Confindustria, Api, ANCE, della Lega delle Cooperative e Confcooperative interessate dalle attività di smantellamento e con l’Assistal, l’Associazione nazionale costruttori di impianti. Sogin è tra le prime società in Italia ad introdurre misure di prevenzione dei reati ambientali nel modello di organizzazione, gestione e controllo (Modello 231). Presentato dall’Organismo di Vigilanza e approvato dal Consiglio di Amministrazione della Società nel gennaio 2012, il modello rafforza gli strumenti di tutela ambientale già adottati da Sogin, e identifica le misure migliori per prevenire, e nel caso contrastare, eventi che possano comportare una diretta responsabilità della società.
A garanzia della sostenibilità ambientale, tutti gli interventi sono progettati, realizzati e monitorati in modo da non produrre alcun impatto, sia radiologico sia convenzionale, sull’ambiente. Ogni anno, Sogin effettua sistematicamente, in tutti i siti, centinaia di misure sulle matrici alimentari e ambientali. Da sempre, i risultati delle analisi e i valori delle formule di scarico confermano impatti ambientali radiologicamente irrilevanti?.
La società “aumma aumma”: Consiglio d’amministrazione
Il primo presidente della SOGIN è stato Maurizio Cumo, professore di Impianti Nucleari presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, che è rimasto in carica dal 2000 al 2002, ed è stato rinominato nel 2007.
A Cumo è succeduto Carlo Jean, che ha ricoperto l’incarico di presidente della SOGIN fino al dicembre 2006. Dall’ottobre del 2010 al settembre 2013 il ruolo è stato rivestito da Giancarlo Aragona.
Dal 20 settembre 2013 è presidente il Prof. Giuseppe Zollino e l’Amministratore Delegato è il Dott. Riccardo Casale.
Dati economici, patrimoniali e commerciali
Bilancio 2006
Nel 2006 SOGIN ha ottenuto 147,25 milioni di euro di ricavi, di cui 133,16 milioni per attività di decommissioning; utili per 334,20 milioni di euro, debiti per 399,30 milioni, un patrimonio netto di 15,89 milioni. Il valore delle partecipazioni è di 2.587.885 euro, di cui 2,20 milioni per il 60% di Nucleco S.p.A. e 387.885 per il 2% in Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano – C.E.S.I. S.p.A. Al 31/12/2006, i dipendenti erano 761.
Bilancio 2007
Nel 2007 SOGIN ha ottenuto 183,14 milioni di euro di ricavi, di cui 168,87 per attività di decommissioning; utili per 398.384 euro, debiti per 241,62 milioni, un patrimonio netto di 16,29 milioni. Il valore delle partecipazioni è di 2.587.885 euro, di cui 2,20 per il 60% di Nucleco S.p.A. e 387.885 per il 2% in Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano – C.E.S.I. S.p.A. Al 31/12/2007, i dipendenti erano 727.
Bilancio 2008
Nel 2008 SOGIN ha avuto ricavi per 400,44 milioni, di cui 390.08 per attività di decommissioning e 8.90 per servizi verso terzi, utili per 8,57 milioni, patrimonio netto di 24,86 milioni, debiti per 278 milioni. Il valore delle partecipazioni è di 2.587.885 euro. Al 31/12/2008, i dipendenti erano 680.
Bilancio 2009
Nel 2009 SOGIN ha ottenuto ricavi per euro 229.92 milioni, di cui 219,92 milioni per attività di decommissioning e 6.57 per servizi verso terzi, utili per 6.76 milioni; debiti per 244.02 milioni, patrimonio netto di 31.63 milioni. Al 31/12/2009, i dipendenti erano 652.
Bilancio 2010
Nel 2010 SOGIN ha ottenuto ricavi per euro 201,45 milioni, di cui 193.16 per attività di decommissioning e 5,13 per servizi verso terzi, utili per 2.38 milioni. Patrimonio netto di 34.02 milioni e debiti per 256.32 milioni. Al 31/12/2010, i dipendenti erano 675.
Bilancio 2011
Nel 2011 SOGIN ha ottenuto ricavi per euro 245,22 milioni, di cui 234,37 per attività di decommissioning e 6,36 per servizi verso terzi, utili per 5,71 milioni. Patrimonio netto di 39,73 milioni e debiti per 228,48 milioni. Al 31/12/2011, i dipendenti erano 707.
Gli oneri complessivi del programma di decommissioning dal 2012 a finire sono pari a 5 miliardi di euro di cui: 1,8 miliardi per attività di smantellamento, escluso il conferimento dei rifiuti al deposito nazionale; 1 miliardo per il riprocessamento del combustibile nucleare; 0,8 miliardi di euro per il conferimento di tutti i rifiuti al deposito nazionale -la cui ubicazione non è stata ancora definita- e 1,4 miliardi di euro per il funzionamento della società, del personale e della manutenzione degli impianti. Dal 2001 al 2011 i costi sono ammontati complessivamente a 1,9 miliardi di euro.
Controversie su assunzioni e buonuscite
Nel 2006, il Senatore Longhi ha presentato 4 interrogazioni parlamentari lamentando presunte assunzioni clientelari in seno a Sogin S.P.A.
Nel 2007, il giornale l’Unità è intervenuto con un articolo sull’entità (1 milione di euro secondo il quotidiano) della liquidazione dell’ex presidente Carlo Jean.
Gli appalti Sogin di Caorso facevano gola alla “massomafia” di Expo
11 maggio 2014
Dalle carte dell’inchiesta sugli appalti di Expo 2015 emerge che nel mirino della “cupola” finita agli arresti c’era anche la Sogin, l’azienda di Stato che opera nello smantellamento degli impianti nucleari presente anche a Caorso (Piacenza). Ed è proprio un appalto da un miliardo e mezzo nel paese della Bassa a finire nelle intercettazioni delle indagini.
Secondo il maggior quotidiano torinese “è una “stangata in piena regola quella che gli uomini della “squadra” di Frigerio, Greganti e Grillo organizzano per conquistare gli appalti di Sogin, il colosso statale controllato dal Ministero delle Finanze che si occupa della gestione delle scorie nucleari e dei rifiuti tossici degli ospedali di tutt’Italia”.
Ma un ostacolo si sarebbe frapposto fra il gruppo di affaristi e la società, il nuovo direttore generale Riccardo Casale. Per questo sarebbe partita una vera e propria strategia (definita “stangata” nel pezzo di Colonnello) per rimpiazzarlo con un manager “amico”, individuato in Alberto Alatri.
Sogin riuscirà a convincere gli italiani?
L’Europa ci obbliga a riaprire il capitolo del Deposito unico. Il bifido amministratore delegato Riccardo Casale, cerca di convincere i mediocri e gli ambiziosi ad approvare il suo business miliardario a scapito della salute dei cittadini, inconsapevoli dei danni che dovranno subire negli anni a venire: distruzione e cementificazione selvaggia dei territori inquinamento delle falde acquifere, tumori e malattie immunitarie ecc.
Ma Casale, il porco massone, dichiara “Si chiama Deposito unico di scorie radioattive e, c’è da scommetterci, sarà uno dei protagonisti della prossima stagione politica alla voce Nimby, not in my backyard.” Il dibattito politico per ora si è tenuto prudentemente alla larga dal tema, ma le tappe del cammino sono già definite nei dettagli a Bruxelles, che segue da vicino il tema, non è disposta ad ammettere ulteriori ritardi: entro il 2025 l’Italia dovrà dotarsi di un sito adatto a custodire, tutti insieme, i circa 90mila metri cubi di rifiuti radioattivi prodotti dalla ricerca scientifica, dalla medicina, dall’industria e soprattutto dalla chiusura, ormai risalente a quasi 30 anni fa, degli impianti nazionali. Sempre lo psicopatico Riccardo Casale, amministratore delegato della Sogin dallo scorso autunno, si dice sicuro che «stavolta non finirà come a Scanzano Jonico»: il riferimento è al paese lucano scelto nel 2003 dal governo Berlusconi per ospitare il deposito, idea accantonata dopo la rivolta di sindaco e abitanti.
Sogin è nata nel 1999 col solo scopo di gestire il il malloppo per smaltire le scorie.
Finora hanno speso il doppio di quanto avevano preventivato alla nascita del business, e quel vile massomafioso di Riccardo Casale ha dichiarato al fisco 192 mila euro annui!!!
Rsp (individualità Anarchiche)