Strage nella redazione di Charlie Hebdo: muoiono 12 civili

Strage nella redazione di Charlie Hebdo: muoiono 12 civili

colonialismo
Colonialismo, imperialismo, guerra di religione e di potere, guerra sporca per il petrolio
Francia: 7 gennaio 2015, due uomini armati fanno irruzione nella redazione parigina di Charlie Hebdo. A terra rimangono i cadaveri crivellati di colpi di dodici persone. Tra questi il direttore Stephane Charbonnier, che firma le vignette, Charb, e altri sette giornalisti.
Durante la strage gli assalitori urlarono “Allah Akbar!” e dire che hanno “vendicato Maometto”. Una testimone, la vignettista Coco, ha detto che gli assalitori si dichiaravano membri di Al Quaeda. Questo è bastato perché molti francesi denunciassero un attentato di matrice islamica.
La colpa di Charb e dei disegnatori di Charlie Hebdo? Aver pubblicato vignette satiriche su Maometto…. Vengono incolpati per quella strage i fratelli Cherif e Said Kouachi. Dopo la strage i due fratelli riescono a scappare facendo perdere le loro tracce e si rifugiano in una tipografia a Dammartin-en-Goele. Dopo sette ore di trattative, è scattato il blitz delle teste di cuoio che uccidono gli assalitori. I fratelli Kouachi erano professionisti!! Sapevano maneggiare le armi e hanno sparato a colpo sicuro. Non erano vestiti alla maniera dei jihadisti, ma come un commando militare.
Il fatto che siano dei professionisti ci obbliga a distinguerli dai loro probabili mandanti. E non c’è nulla che provi che questi ultimi siano francesi. I mandanti dell’attentato sapevano che il gesto avrebbe provocato una rottura tra francesi mussulmani e francesi non mussulmani.
Questo attentato può essere considerato come il 1° episodio di un processo finalizzato a creare una situazione di guerra civile. Non è al Cairo, a Riad, o a Kabul che si patrocina lo «scontro di civiltà», ma a Washington e a Tel Aviv. La strategia dello «scontro di civiltà» è stata formulata da Bernard Lewis per il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA, ed è stata poi divulgata da Samuel Huntington non più come strategia di conquista ma come situazione prevedibile. Tale strategia intendeva convincere i popoli membri della NATO circa un inevitabile scontro che avrebbe preventivamente preso la forma di «guerra al terrore». I mandanti dell’attentato contro Charlie non intendevano soddisfare qualche jihadista o talebano, ma dei neo conservatori o dei falchi liberali.
11 Gennaio 2015 in tutta la francia si è svolta una manifestazione che ha visto la partecipazione di due milioni di persone in piazza per reclamare la strage alla redazione parigina di Charlie Hebdo e per rivendicando il diritto alla libera espressione.
Purtroppo erano presenti anche i (Boia) capi di stato europei e internazionali. Questi presidenti che hanno sfilato alla manifestazione, sono gli stessi che attraverso le guerre di conquista e le “missioni di pace”, hanno rubato le materie prime dei paesi in via di sviluppo, creando una condizione sociale di sopravvivenza e di miseria irreversibili….
C’era anche quell’idiota cattosinistroide scautino di Renzi insieme a Poroshenko, a Lavrov, a Cameron, passando per il presidente palestinese Abu Mazen, a pochi passi dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Senza dimenticare gli altri 40 capi di stato e di governo europei e internazionali. Tutti schierati in testa al corteo e applauditi dai cittadini…..
Assente il presidente Usa Barack Obama.
Durante la manifestazione l’pparato militare Francese mette in campo oltre 5mila agenti e 1350 militari per le strade della capitale. Mai come ora è valido il dilemma di Shakespeare: “Chi controlla poi il controllore?”.
Julian Assange non ha usato mezzi termini, accusando di “incompetenza” l’intelligence transalpina. Il fondatore di Wikileaks ha ricordato come gli assalitori fossero dei “ben noti jihadisti” lasciati incontrollati dalla polizia francese, forse perché agivano come “informatori”.
Prima della manifestazione i ministri dell’Interno e della Giustizia Ue e Usa si sono riuniti a Parigi per mettere a punto nuove misure di lotta al terrorismo, con l’obbiettivo primario di controllare ed egemonizzare i paesi arabi.
Uno dei due fratelli autori dell’attacco a Charlie, Said Kouachi, durante il suo soggiorno in Yemen, per una o due settimane a Sanaa fu compagno di stanza di Umar Farouk Abdulmutallab, il giovane responsabile del fallito attentato di natale del 2009 sul volo Amsterdam-Detroit con delle mutande-bomba.
Susan Rice consigliere per la sicurezza nazionale, ammette che gli Usa hanno dato armi ad Al Qaeda in Siria. “E’ per questo che gli Stati Uniti hanno accresciuto il sostegno alle opposizioni moderate fornendo armi letali e non letali per appoggiare sia l’opposizione civile sia quella militare”. A chi finiscono le armi? Gli States fornivano armi ad al-Nusra (fazione jihadista vicino ad al Qaeda) e altri gruppi terroristi in Siria attraverso associazioni moderate.
“Se quelli che ci sostengono (Usa, Arabia Saudita, e Qatar) ci dicono di madare le armi a un altro gruppo le mandiamo. Un mese fa ci dissero di mandare molte armi a Yabroud, (una città siriana) e lo abbiamo fatto”, ha raccontato Jamal Marouf, che guida il Syrian Revolutionary Front (SRF) creato dalla CIA e intelligence di Arabia e Qatar. Il primo ministro turco Erdogan appoggia l’al-Nusra Front e altri gruppi terroristi, ha scritto il giornalista Premio Pulitzer Seymour Hersh, parlando degli appoggi da parte dei paesi vicini della Siria, specie la Turchia, alle milizie terroriste.
Al-Nusra è una branca di al-Qaeda in Siria mentre l’ISIS è considerato l’ala irachena.
Ma chi c’è dietro l’ISIS che dice di guidare la ribellione dei sunniti contro le ingiustizie commesse dagli sciiti del dopo Saddam? Chi lo sostiene, chi lo arma, chi lo finanzia?
Chi è Abu Bakr Al-Baghdadi? è un agente al soldo della Cia e capo dell’Isis, comanderebbe la milizia per conto dei Saudiani (sunniti-wahabiti), sarebbe legato direttamente a un principe della famiglia reale fratello di un ministro, ma il gruppo sarebbe co-finanziato da americani, saudiani e anche francesi. Irakeno, Baghdadi nel 2013 se ne è partito a combattere in Siria, radicandosi nel nordest a Raqqa. Più che mullah fanatici di un governo religioso, sono capi d’intelligence con forti doti strategiche ed estrema ferocia. La CIA per depistare la verità, vuol far credere che l’ISIS sia un gruppo che si autofinanzia con furti alle banche e donazioni, occultando che da 3 anni sorveglia con i droni il confine fra Siria e Turchia.
L’ISIS non è affatto quell’amalgama di fanatici rabbiosi che si vuol far credere, ma un esercito altamente motivato e disciplinato con chiari e definiti obiettivi politici e territoriali.
La crisi innescata dall’offensiva ISIS dovrà portare alla completa frattura dell’Iraq secondo linee settarie, cambiando la mappa politica del Medio Oriente.
Il crollo dell’Iraq ha riportato in voga le cartine apparse sul web all’indomani dell’Operazione Iraq Freedom lanciata da George W. Bush nel 2003. Mostravano un paese diviso in tre stati: uno curdo al nord, uno sunnita al centro e uno sciita a sud. Più o meno la mappa attuale…
L’espressione “guerra al terrorismo” identifica una campagna militare a livello internazionale, volta a combattere e sconfiggere le organizzazioni internazionali condotta dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, con l’appoggio dei servizi segreti delle nazioni aderenti al Patto Atlantico e di altri paesi del mondo, anche se in origine, la campagna era focalizzata sull’eliminazione di al-Qaida e simili organizzazioni militanti.Venne usata per la prima volta dal presidente USA George W. Bush e da alti ufficiali statunitensi per identificare una lotta globale di natura militare, politica, legale ed ideologica, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. La rivista scientifica “Open Chemical Physics Journal” ha pubblicato una ricerca che conferma la presenza di tracce di esplosivo (Termite) nei campioni raccolti immediatamente dopo la tragedia del crollo delle 2 torri + 3° palazzo. I servizi informativi americani sapevano che si stavano preparando gli attentati dell’11/9/’01, conoscevano gli edifici presi di mira, i quadri dirigenti ed intermedi della rete di bin Laden, e pedinavano alcuni pirati dell’aria. Ma non hanno voluto arrestarli, e quel giorno si sono addirittura rifiutati di impedire la loro azione. Così i terroristi hanno avuto le mani libere, perché gli attentati convenivano alla dirigenza militare e politica Nato, in quanto dovevano conquistare l’opinione pubblica ad una guerra prolungata contro i Paesi che ostacolano il dominio statunitense.
Il presidente turco Erdogan ha deciso di sostenere silenziosamente l’Is(is) perchè voleva eliminare definitivamente il regime di Assad, di fronte al quale la Turchia mostra i muscoli ormai da un paio d’anni. Più volte Ankara la capitale della Turchia, in passato è giunta a minacciare l’attuazione dell’articolo 5 del Patto Atlantico, che prevede la difesa comune nel caso di attacco contro uno dei Paesi membri della Nato, a seguito di alcuni missili esplosi da Damasco e caduti proprio sul territorio turco. Ma Erdogan vuole anche prevenire la nascita del Rojava (il nascente Stato curdo) nel nord-est, la cui leadership è schierata al fianco del Pkk. Poi c’è un’altro fattore, economico e per questo determinante: il petrolio. Fiumi di greggio prodotti nel Califfato starebbero arrivando in Turchia a prezzi stracciati. La realtà è che il labirinto di interessi è molto articolato…
Osama bin Laden èra pagato dai servizi segreti della Nato.
I primi contatti di Osama bin Laden con l’amministrazione americana risalgono ai primi anni ’80 durante l’occupazione sovietica dell’Afghanistan. La strategia americana punta in quegli anni ad opporsi all’impero sovietico creando delle brigate internazionali islamiche capaci di contrastare l’invasione russa. È in questi anni che la figura di Osama bin Laden comincia ad assumere una certa importanza nell’ambito dell’integralismo islamico; sfruttando le sue conoscenze con la famiglia reale saudita, si pone al vertice di una struttura religiosa-militare capace di raccogliere fondi per la causa islamica. Con la fattiva collaborazione della Cia e dei servizi segreti pakistani ISI (Inter Services Intelligence) la forza numerica della Jihad afgana tra il 1982 e il ’90 cresce in maniera esponenziale; da poche centinaia di uomini l’esercito integralista di bin Laden infoltisce i ranghi di nuove forze tanto da poter contare intorno alla metà degli anni ’80 su circa 35 mila uomini. Alla fine degli anni ’80 la Jihad afgana può contare sull’appoggio di un esercito composto da quasi centomila uomini equipaggiati con le migliori armi presenti sul mercato. La strategia americana nell’area mediorientale punta molto su un personaggio come Osama bin Laden sia per la sua capacità organizzativa all’interno dei gruppi dell’integralismo islamico sia per i suoi legami con la famiglia reale saudita. Anzi sono proprio gli uomini della famiglia di re Fahd a sponsorizzarlo presso la Cia americana. Gli Stati Uniti per tutti gli anni ’80 giocano la carta dell’integralismo islamico per creare ulteriori problemi al decadente impero sovietico, tanto che alla fine del decennio i guerriglieri afghani riescono a sconfiggere l’armata rossa.
I rapporti tra bin Laden e l’amministrazione americana cominciano a raffreddarsi nei primi mesi del 1990 in prossimità dell’invasione del Kuwait da parte dell’esercito di Saddam Hussein
Dal 1963 fino ad aprile 2003 l’Iraq è stato una repubblica dittatoriale governata dal Partito di Rinascita Araba Socialista (Baʿth). Soprattutto a partire dalla presa del potere da parte di Saddam Hussein il regime privilegiava gli arabi musulmani sunniti a danno degli arabi musulmani sciiti e dei curdi musulmani sunniti. Nella primavera 2003, in seguito all’invasione dell’esercito statunitense e della coalizione alleata (seconda Guerra del Golfo) è caduto il regime di Saddam.
La caduta della repubblica dittatoriale governata dal Partito Ba’th (detto anche Partito di Rinascita Araba Socialista) di Saddam Hussein apre una nuova fase. Il regime fu abbattuto nel 2003 a seguito di una guerra lanciata da una coalizione guidata dagli Stati Uniti; ma il paese non è ancora stato stabilizzato ed è in corso una guerra a bassa intensità che contrappone le truppe straniere, l’esercito del nuovo governo iracheno e le milizie di alcune fazioni (specialmente i Curdi ed alcuni partiti politici sciiti) a gruppi eterogenei, composti soprattutto da sunniti, già al potere con il precedente regime ed ora parzialmente esclusi dai posti chiave del governo) di estrazione sia laica (ex Ba’thisti) che islamica; ad essi si aggiungono gruppi apertamente terroristici legati ad al-Qaida, spesso composti da stranieri. Saddam Hussein è stato condannato per la strage degli sciiti, ma stranamente non verrà mai processato (l’appuntamento col boia lo precederà) per le altre stragi come quella della popolazione del Kurdistan (oltre 100 mila morti!).
Sapete perché? Semplice: verrebbero fuori le complicità dei servizi segreti Nato.
Sicuramente fino al 1986 Saddam riceveva fondi e armi dall’intelligence statunitense, e la prova è lo “Scandalo Iran-Contra”! George Bush, era felice che la Corte abbia sentenziato la morte per impiccagione dell’ex Rais. Con la morte di Saddam Hussein andranno seppelliti anche molti e pericolosi segreti di stato…
Il dittatore iracheno era stato “scelto” dal governo americano per annientare l’Iran di Khomeini che, nel grande mercato del petrolio e dell’energia (monopolizzato dall’occidente del mondo), cominciava a destabilizzare l’economia.
Si tratta della 1° Guerra del Golfo (1980-’88). Approfittando del caos derivato dalla rivoluzione islamica condotta da Khomeini, Saddam tentò di rivendicare alcuni territori petroliferi iraniani. In quest’impresa fu ampiamente appoggiato dall’Occidente intenzionato a indebolire la potenza dell’Iran islamico. La preoccupazione dei grandi era che il fondamentalismo khomeinista potesse impadronirsi dei Paesi arabi e musulmani, ricchi di pozzi petroliferi e di riserve centenarie di greggio. URSS, USA, Germania, Francia, Italia fornirono a Saddam le armi più distruttive e potenti. Anche quando il dittatore commise le peggiori atrocità e massacri, il governo americano gli promise armi di distruzione di massa. Vincere la guerra contro l’Iran avrebbe permesso alle grandi potenze occidentali di lavarsi le mani (agli occhi del mondo) considerando il conflitto una questione interna. Dietro la cortina ideologica dell’Islam e della purificazione ideologica del popolo arabo dalla contaminazione occidentale si nascondono ben più prosaici interessi economici. La Jihad islamica e la lotta contro l’occidente nasconde in realtà uno scontro economico per il controllo delle risorse petrolifere. l’ISIS è il prodotto diretto dei continui sforzi americani per destabilizzare e cacciare il presidente siriano Bashar al-Assad, armando varie fazioni mussulmane.
Il Premio Nobel per la Pace (?) Henry Kissinger ( ricordiamo che nel 1974 minacciò pesantemente Aldo Moro…) è uno dei più ambigui e pericolosi personaggi attualmente in libertà, ebbe a dire a proposito di quella guerra e soprattutto della politica americana, che la loro strategia (per intenderci, degli attuali esportatori di “democrazia”) era «fare in modo che si uccidessero l’uno con l’altro»: cosa profeticamente realizzatasi!
Era il 1930 quando i colonialisti inglesi, esperti di razzismo, si accorsero di una cosa strana: i sionisti erano razzisti anche contro gli ebrei-non sionisti.
Attraverso il Fondo Nazionale Ebraico i Sionisti, acquistavano terreni palestinesi dagli arabi non residenti e ne cacciavano i contadini che vi lavoravano, dichiarando quelle terre “suolo ebraico” che solo i sionisti potevano lavorare.
Gruppi terroristi sionisti, come L’Irun, l’Haganah o lo Stern (LEHI), già operanti dagli anni precedenti, dal 1944 cominciarono a convincere con metodi “pacifici” e “democratici” il governo inglese ad avere la loro terra promessa.
I sionisti sono invasori. Rivendicano il loro diritto ad avere uno Stato in quel luogo solo perché c’è scritto sulla Bibbia, compiendo eccidi disumani di cui sono vittime i palestinesi. Gli ebrei dopo aver subito nella II guerra mondiale la discriminazione razziale, le torture e la sopraffazione fascista, non hanno usato la cooperazione come metodo per confrontarsi, ma hanno usasto gli stessi metodi vigliacchi del periodo fascista per invadere il territorio palestinese.
Se Israele continua ad esistere è solo perché gli americani li incentivano nella loro tirannia nei confronti dei palestinesi creando una politica autoritaria. Israele annualmente “dona” agli Usa una cifra che è pari al 7% dell’intera economia americana. E l’america li arma……
Ma ora ricordiamo le tante ingiustizie commesse negli ultimi decenni dai servizi segreti NATO:
(1) Testare in Francia gli effetti devastanti di certe droghe sulla popolazione civile (Operazione Chaos …);
(2) Sostenere l’OAS nel tentativo di assassinare il presidente Charles De Gaulle;
(3) Procedere ad attentati sotto false flag, contro civili, in molti stati membri della NATO.
I Francesi faranno bene anche a ricordarsi che non sono stati loro a prendere l’iniziativa della lotta contro i jihadisti reduci della Siria e dell’Iraq. È Washington che il 6/2/2014 ha convocato i ministri degli Interni di Germania, USA, Francia (M. Valls si era fatto rappresentare), Italia, Polonia e Regno Unito per fare della questione del ritorno dei jihadisti europei una questione di sicurezza nazionale. Ed è solo dopo questa riunione che la stampa francese ha cominciato a parlare del tema e le autorità hanno iniziato a reagire.
11 gennaio 2015 anche a Milano hanno organizzato un presidio, davanti al consolato transalpino, al quale hanno partecipato numerose centinaia di francesi residenti nel capoluogo lombardo ma anche milanesi, nella stessa ora in cui a Parigi cominciava la marcia anti-terrorismo. Peccato che si sono messi a cantare la marsigliese che è simbolo di nazionalismo e non di culture multietniche internazionali. I servizi segreti stanno già facendo terrorismo psicologico dichiarando che il Vaticano è un “possibile obiettivo” dell’Isis ma al momento “non ci sono segnali concreti” che possano far pensare ad un attacco. Lo si apprende da fonti dell’intelligence italiana alla quale Mossad e Cia avrebbero inviato nei giorni scorsi informative in cui si analizzano i possibili scenari, senza però indicare elementi concreti di rischio.
Pansa IL CAPO DELLA POLIZIA in Italia ne aprofitta della situazione di destabilizzazione che si è creata in Francia e chiede ulteriori soldi (gare d’appalto) al ministro dell’interno Alfano, per la sicurezza. La nuova circolare del capo della polizia, d’intesa col ministro dell’Interno, a prefetti e questori sul territorio, innalza ulteriormente le misure di repressione e di controllo sociale….
Ma chi controlla poi Pansa e i suoi servi (servizi segreti e sbirri) infami???

Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere in soggezione il popolo; ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle, le fortificarono ancora meglio, per continuare a servirsene contro il popolo.
C. Cafiero

Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)