Terrorismo di stato – False flag

Cossiga

Terrorismo di stato – False flag
Il terrorismo di stato è l’uso di strategie e metodi di terrorismo da parte dell’autorità statale.
Uno stato può decidere di ricorrervi contro i suoi stessi cittadini, a fini repressivi per eliminare direttamente un gruppo politico, o per eliminarlo come interlocutore politico e togliergli credibilità davanti all’opinione pubblica incolpandolo di atti commessi da terzi (operazioni False flag), oppure per intimidire e far emigrare una popolazione che non desidera (pulizia etnica), per creare uno stato di emergenza che giustifica una deriva autoritaria con la sospensione e deroga delle Costituzioni in nome della sicurezza nazionale.
Un ulteriore modo, proprio degli stati e non replicabile da soggetti non statali, di fare terrorismo è l’istituire un ordinamento giuridico e di pubblica sicurezza estremamente punitivi: tramite organizzazioni di polizia segreta e regolamenti molto rigidi si instaura un clima di paura in cui ogni cittadino diventa passibile di punizione, in pratica “colpevole fino a prova contraria”.
Al di fuori dei loro confini, gli stati adottano il terrorismo per perseguire obiettivi di politica estera e per ostacolare stati rivali o nemici. Poiché tutti gli stati del mondo hanno sottoscritto ufficialmente la carta dei diritti dell’uomo, che implica un totale rifiuto del terrorismo, nessuno di essi può ammettere di utilizzare metodi terroristici o di addestrare, armare o comunque aiutare terroristi o gruppi terroristici.
Tutte le attività terroristiche promosse dagli stati sono quindi condotte segretamente, in modo da non essere riconducibili ai governi mandanti. Normalmente gli attentati e le uccisioni di stato vengono gestite da strutture dei servizi segreti civili o militari, o da gruppi esterni all’apparato statale ma ispirati e/o collegati ad esso (forze paramilitari, milizie, gruppi di attivisti). Un altro modo, molto comune negli stati meno dotati militarmente è l’omettere di vigilare sulle attività nel proprio territorio di gruppi estremisti aventi come bersaglio gli obiettivi desiderati, e anzi incoraggiandone le azioni.

gladio

False flag (falsa bandiera) è una tattica segreta condotta nell’ambito di operazioni militari o attività di spionaggio, condotte in genere da governi, servizi segreti, e agenzie d’intelligence, progettata per apparire come perseguita da altri enti e organizzazioni, anche attraverso l’infiltrazione o lo spionaggio di questi ultimi.
Gli attacchi terroristici possono essere di fatto operazioni sotto falsa bandiera. Durante la strategia della tensione italiana, diversi attentati bomba negli anni ’70, attribuiti a organizzazioni di estrema sinistra, erano di fatto stati condotti da organizzazioni di estrema destra che cooperavano coi servizi segreti italiani (bombe di Piazza Fontana nel 1969, ma si considerino anche varie indagini, come per esempio quella condotta da Guido Salvini). In Francia, il movimento di azione e difesa Masada, presunto gruppo sionista, in realtà era un gruppo terroristico neofascista che sperava di accrescere la tensione fra gli arabi e gli ebrei in Francia.
Le tattiche sotto falsa bandiera erano state impiegate anche nella guerra civile algerina, a partire dalla metà del 1994. Gli squadroni della morte si travestivano da terroristi islamisti e commettevano attacchi sotto falsa bandiera. Tali gruppi includevano la OJAL o la OSSRA (organizzazione segreta per la salvaguardia della Repubblica algerina).
Le pseudo-operazioni sono dirette da forze di polizia, militari o entrambi. Le forze di polizia sono di solito le più adatte a svolgere compiti di intelligence; tuttavia l’esercito fornisce la struttura necessaria ad appoggiare tali pseudo-operazioni con forze militari.
Il Manuale da campo 30-31 dell’esercito degli Stati Uniti, che fu redatto il 18 marzo 1970 dal generale William Westmoreland, sviluppa i concetti delle operazioni “false flag”:
« “Possono esserci momenti in cui i governi ospiti mostrano passività o indecisione di fronte alla sovversione comunista e, secondo l’interpretazione dei servizi segreti americani, non reagiscono con sufficiente efficacia (…) I servizi segreti dell’esercito degli Stati Uniti devono avere i mezzi per lanciare operazioni speciali che convincano i governi ospiti e l’opinione pubblica della realtà del pericolo insurrezionale. Allo scopo di raggiungere questo obiettivo, i servizi americani devono cercare di infiltrare gli insorti per mezzo di agenti in missione speciale che devono formare gruppi d’azione speciale tra gli elementi più radicali (…).
Nel caso in cui non sia possibile infiltrare con successo tali agenti al vertice dei ribelli, può essere utile strumentalizzare per i propri fini organizzazioni di estrema sinistra per raggiungere gli scopi descritti sopra. (…) Queste operazioni speciali devono rimanere rigorosamente segrete. Solamente le persone che agiscono contro l’insurrezione rivoluzionaria conosceranno il coinvolgimento dell’esercito americano negli affari interni di un paese alleato”. La più importante di queste operazioni prende il nome di “Operazione CHAOS”. »
Le operazioni sotto falsa bandiera sono utilizzate nello spionaggio, nel business e nel marketing (come in alcune campagne di relazioni pubbliche) nelle campagne politiche.
La morte della studentessa Giorgiana Masi il 12 maggio 1977, avvenuta per mano di agenti di Polizia infiltrati fra le file di Autonomia Operaia e con licenza di usare armi da fuoco, come spiegò l’allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga in una tempestosa seduta del Parlamento e come testimoniato da alcuni inequivocabili scatti del fotografo Tano D’Amico.
Il finanziamento, da parte del Mossad durante il periodo 2007-2008, dello Jundallah, movimento sunnita indipendentista del Baluchistan coinvolto in numerosi attentati in Iran. Il servizio segreto d’Israele aveva arruolato membri del movimento separatista a Londra fingendosi la CIA di modo tale che lo Jundallah credesse di avere l’appoggio degli USA. Il gruppo indipendentista usò i kamikaze per colpire pasdaran, moschee e obiettivi governativi iraniani.

 

Rsp (individualità Anarchiche)