L’Aquila ricorda, in piazza a 6 anni dal terremoto

L’Aquila ricorda, in piazza a sei anni dal terremoto

6 aprile 2015

L’Aquila ha ricordato ieri sera con una fiaccolata il 6° anniversario del terremoto del 6/4/2009.

Un lungo corteo composto da circa 10mila persone, che hanno sfilato in silenzio e con le fiaccole in mano raggiungendo piazza Duomo, il cuore del centro storico della città, ancora ferito dal sisma. Qui c’è stato il momento più toccante e doloroso, con la lettura dei nomi delle 309 delle vittime del sisma. Alcuni familiari delle vittime hanno portato uno striscione con lo slogan «il fatto non sussiste ma uccide», in riferimento alla sentenza della Corte d’Appello che ha assolto sei dei sette componenti della Commissione Grandi rischi. Altri striscioni chiedevano verità e giustizia per 309 morti, 1600 feriti e 70 mila sfollati. In testa al corteo anche familiari di alcuni degli studenti stranieri che persero la vita la notte del terremoto: alcuni genitori di giovani scomparsi sei anni fa indossano una casacca con la scritta “il fatto no sussiste” con la data della sentenza della Corte e del terremoto. In corteo anche i rappresentanti di associazioni nate dopo altre tragedie, quali quella di Viareggio e della ThyssenKrupp. Associazioni riunite in un coordinamento che si riunirà all’Aquila per mettere a punto il programma di un convegno nazionale su legalità e giustizia, che dovrebbe svolgersi a Roma.

Ma seguiamo le varie vicende processuali:

 

La spregiudicatezza e l’impunità della massomafia :

Commissione Grandi Rischi L’Aquila, Bertolaso resta indagato

19 giugno 2013

Poco più di una settimana prima del terremoto dell’Aquila, esattamente il 31/3/2009, Guido Bertolaso, all’epoca capo della Protezione Civile, convocò la commissione Grandi Rischi per rassicurare la popolazione del capoluogo abruzzese sulla possibilità che stesse per scatenarsi un pesante terremoto, viste le continue scosse che si susseguivano da giorni. Così avvenne. Solo che nella notte tra il 5 e il 6 aprile la “grande scossa” arrivò davvero. E Il tranquillizzante comunicato emesso “su commissione” dalla commissione Grandi Rischi venne smentito da un sisma del 5 grado della scala Richter e 309 morti sotto le macerie di una città implosa su se stessa…..

Di chi la colpa? L’ex capo della Protezione Civile è già stato processato nell’ambito del procedimento penale contro l’intera commissione Grandi Rischi (tutti condannati in I grado). Ma il pm (corrotto) responsabile dell’indagine, Roberto Picuti, aveva poi chiesto l’archiviazione della posizione di Bertolaso, non essendo riuscito a dimostrare l’effettivo ruolo svolto dell’ex capo della protezione civile nel mancato allarme. Poi, però, sono emerse delle intercettazioni. Che la stampa ha pubblicato a gennaio. E dove è emerso tutto un altro film. E cioè che sicuramente Bertolaso non aveva le competenze scientifiche per indirizzare gli esiti della riunione della Commissione Grandi Rischi sulla possibilità di un terremoto imminente, ma fu invece artefice dell’istruzione di una tentacolare “operazione scientifica di comunicazione di massa” da cui scaturì la decisione della popolazione di restare nelle case anziché fuggire e salvarsi… Per l’ex capo della Protezione Civile è stato ipotizzato il reato di cooperazione in omicidio colposo. Dunque, rimane aperta una pagina indecente e dolorosa della gestione della tragedia dell’Aquila, decisa dal Gip l’11 giugno scorso e resa pubblica il 14. Sembra che la lettura di quelle intercettazioni abbia destato sincera impressione nei giudici delle indagini preliminari, soprattutto le conversazioni tra Franco Barberi e Daniela Stasi, all’epoca assessore regionale abruzzese alla Protezione Civile. Così come quelle con Enzo Boschi, ma soprattutto quella in cui, a terremoto appena avvenuto, Bertolaso chiamò Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per chiedere di ammorbidire la stampa proprio sotto il profilo dell’allarme non considerato e anzi messo letteralmente a tacere dalla Commissione Grandi Rischi con un comunicato “dettato dall’alto”. Da quelle conversazioni, secondo gli avvocati delle parti civili, emergerebbe con chiarezza il ruolo di Bertolaso quale “mandante” di un’operazione mediatica che prima ha amplificato al massimo gli effetti di un messaggio “rassicurante e tranquillizzante, destinato al maggior numero di persone” per non far temere un disastro incombente, quindi avrebbe tentato di mettere la sordina agli effetti mediatici post terremoto per via del mancato allarme, sempre da parte della commissione Grandi Rischi, attraverso le più alte cariche istituzionali. Emergerebbe addirittura una responsabilità dolosa da parte di Bertolaso, di chi – cioè – “non solo ha previsto l’evento terremoto (e la conseguente morte di numerose persone) e ciononostante ha agito, predeterminando la tenuta, il contenuto e gli obiettivi di quella riunione”.

 

Massomafia : L’Aquila post-terremoto, tra tangenti e speculazioni

8 gennaio 2014

“ Io do’ affinchè tu dia” questo il significato letterale del suo nome, e questa la filosofia che è stata adottata per le speculazioni fatte nel l’assegnazione degli incarichi per gli appalti per la ricostruzione di immobili dopo il tragico terremoto che avvenne il 6 aprile 2009 in Abruzzo.

Molti gli interrogati dalla procura, otto gli indagati ufficiali, di cui quattro arrestati.

Le indagini iniziarono grazie alla denuncia di Mascitti Andrea, un giovane imprenditore, che durante un incontro con l’assessore alla cultura e politico del Pdl, Luigi De Fanis, ebbe la richiesta di far figurare sul bilancio pubblico più spese per la ricostruzione di alcune strutture per ottenere così del denaro in più con cui poter ringraziare l’assessore, per l’appalto assegnatogli. La proposta, all’oscuro di De Fanis, venne registrata tramite cellulare dall’imprenditore che consegnò la registrazione nelle mani della Pubblica amministrazione.

La denuncia di Mascitti , portò oltre all’arresto di De Fanis e della sua segretaria, con la quale aveva instaurato un contratto sessuale, e di un suo prestanome, che gestiva un’associazione culturale inesistente, nella quale si facevano riversare le quote destinate al politico.

Altri ancora gli indagati, tra cui l’ex assessore all’urbanistica e attuale vice-sindaco di Pescara, Riga Roberto, coinvolto anche lui nel caso delle tangenti, che proprio oggi ha deciso di consegnare le proprie.

Perquisizioni eseguite negli uffici del comune, della regione e presso la Asl cittadina, che hanno portato nuovi arresti, come per il direttore del settore di ricostruzione pubblica e patrimonio del comune del L’Aquila, Pierluigi Tancredi. Arrestata anche la sua dipendente e collaboratrice Daniela Sibilla, l’ex direttore del consorzio dei beni culturali della provincia, Vladimiro Placidi.

Tra gli attuali indagati molti imprenditori che si occuparono della messa in sicurezza degli edifici, tra cui quelli universitari, durante gli immediati giorni a seguire della scossa di terremoto, l’ingegnere e alcuni funzionari responsabili dei fondi stanziati per aiutare la popolazione terremotata.

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La rabbia degli aquilani: “Vergogna, lo Stato difende se stesso”

10 novembre 2014

Non è un processo alla scienza, hanno ribadito più volte i magistrati. Di sicuro è un processo senza colpevoli, almeno fino alla sentenza d’appello. Sono stati assolti i componenti della commissione Grandi rischi che parteciparono alla riunione del 31/3/2009, cioè pochi giorni prima del terremoto. L’accusa era di omicidio e lesioni colpose e in primo grado la pena era stata di 6 anni. Ora quella sentenza è stata svuotata quasi del tutto. Secondo i giudici “il fatto non sussiste” per il direttore del Centro nazionale terremoti Giulio Selvaggi, l’allora vicepresidente della commissione Franco Barberi, allora capo dell’Ingv Enzo Boschi, il direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile Mauro Dolce, l’ordinario di fisica all’università di Genova Claudio Eva, il direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case Gian Michele Calvi. In realtà un condannato c’è: Bernardo De Bernardinis, allora vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, condannato a 2 anni in relazione alla morte di 13 persone. E’ stato invece assolto per la vecchia “insufficienza di prove” in riferimento ai casi di altre 16 vittime.

“Vergogna, vergogna!” si è sentito gridare dall’area riservata al pubblico dopo la lettura del dispositivo da parte di Fabrizia Francabandera, la presidente del collegio. “Non finisce qui. Vergogna. Mafiosi. Uno Stato che non fa più giustizia, uno Stato che difende se stesso”. Tra pianti, urla, singhiozzi rabbiosi, questi sono altri commenti urlati dagli aquilani presenti. Veleno e rabbia in tutti i presenti. “Ce li hanno ammazzati un’altra volta”, scrolla la testa dicendo così una parente delle vittime. Poi vanno via alla spicciolata ma raccontando a tutte le telecamere e i taccuini la loro “profonda indignazione”.

 

Altre 5 assoluzioni per il terremoto dell’Aquila.

12 dicembre 2014

Il tribunale ha assolto “perché il fatto non sussiste” gli imputati nel processo per il crollo dello stabile in via XX settembre 79, davanti alla Casa dello Studente, dove per il terremoto del 6 aprile 2009 morirono 9 persone. Il pm Fabio Picuti aveva chiesto l’assoluzione. I capi d’imputazione erano omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi. La sentenza è stata emessa dal giudice Giuseppe Grieco. Le cinque richieste di assoluzione erano arrivate a sorpresa nell’udienza del 28 ottobre scorso. Secondo il pubblico ministero mancavano le prove sufficienti per chiedere la condanna degli imputati dato che la perizia tecnica su cui si fonda l’accusa presenterebbe aspetti che avrebbero dovuto essere un po’ più approfonditi. Ora non è certo che le parti civili rappresentate dai familiari delle vittime possano ricorrere in appello, condizione che può essere determinata soltanto se sarà il pm a presentare appello.

 

Terremoto L’Aquila, sei anni dopo le new town fanno acqua

Anche sigilli ad 800 balconi a rischio crollo. Alcuni complessi rischiano di essere abbattuti

3 aprile 2015

La prima new town all’Aquila venne annunciata da Berlusconi in collegamento telefonico con Porta a Porta. Era la sera del 6 aprile 2009, l’Italia era sotto choc per le immagini del terremoto, la città piangeva le vittime, molte persone erano ancora sotto le macerie. E alcuni imprenditori ridevano. Poi le new town sono diventate 19: costruite in tempi record con operai al lavoro giorno e notte, costate circa un miliardo di euro. Oggi questi quartieri dormitorio privi di ogni servizio, anche in montagna e lontani dall’Aquila, cadono a pezzi, tranne rare eccezioni.

Il Progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili) voluto da Berlusconi e Bertolaso per 16 mila aquilani sfollati, dopo sei anni fa letteralmente acqua da tutte le parti: infiltrazioni in molti appartamenti e nei garage, perdite dagli scarichi, allagamenti, pavimenti che si scollano, problemi fognari. Per la verità non se la passano molto meglio neanche molti MAP (Moduli Abitativi Provvisori), le casette di legno delle frazioni e dei Comuni.

Ma non c’è solo questo: da quando nel settembre 2014 è crollato, per fortuna senza vittime o feriti, un balcone a Cese di Preturo, sede di uno dei 19 Progetti C.A.S.E., sono sotto sequestro 800 balconi in cinque di questi insediamenti dell’ Aquilano. La palazzina del crollo è stata sgomberata, in altre 22 piastre di cinque new town diverse (oltre a Preturo, Arischia, Collebrincioni, Sassa, Coppito) sono stati posti i sigilli ai balconi di intere palazzine e al piano terra, nell’area corrispondente ai balconi dei piani superiori. E così, in queste case dove è in atto il sequestro, la gente continua a vivere ma ‘sigillata’ dentro casa, senza poter uscire sul balcone.

Per il crollo di Cese c’è un’inchiesta aperta, per difetti di costruzione e fornitura di materiali scadenti, con 39 indagati. Il legno per balconi e alloggi era stato fornito nel 2009 dalla Safwood, sotto inchiesta a Piacenza per crac finanziario. “Se la procura dovesse accertare che non solo i balconi ma anche i solai degli appartamenti sono a rischio per la stessa fornitura scadente, avrò 700 famiglie cui dare un altro tetto”, dice preoccupato il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. Inoltre le ditte che nel 2009 hanno costruito le new town dovrebbero, per contratto, intervenire sulle manutenzioni per 10 anni ma molte di queste imprese sono fallite e quindi il Comune non sa su chi rivalersi. In casi gravi e onerosi, dove il risanamento costerebbe milioni di euro, Cialente ipotizza già il possibile abbattimento di alcuni di questi complessi.

Poco dopo la realizzazione del Progetto C.A.S.E. alcune inchieste di Libera e poi un dossier dell’Ue, firmato dal deputato danese Soren Sondergaard, hanno mostrato lo spreco di denaro e le infiltrazioni mafiose nella costruzione di questi complessi abitativi, costati 2.700 euro al metro quadrato. La storia del Progetto C.A.S.E. ha visto poi anche l’inchiesta sugli isolatori sismici, installati in gran numero sotto le piastre delle new town: durante alcune prove di laboratorio in California, invece di resistere al terremoto simulato, si sono spezzati.

Nel frattempo il Comune dell’Aquila ha assunto a patrimonio, dalla Protezione civile, tutte le new town e c’è chi si chiede come farà a fare una manutenzione che ormai solo ordinaria non sarà.

È a madame Giustizia che dedico questo concerto, in onore della vacanza che sembra aver preso da questi luoghi e per riconoscenza all’impostore che siede al suo posto!
(V per Vendetta)
Il nostro compito è riferire le notizie, non fabbricarle. Quello è compito del governo.
(Dascombe)

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 Rsp (individualità Anarchiche)