STATO DI POLIZIA:
costruiscono la loro carriera sull’aggressività e sul rancore…
8 luglio 2015
La madre di Federico Aldrovandi Patrizia Moretti, annuncia il ritiro delle querele per diffamazione nei confronti del senatore Carlo Giovanardi, dell’agente di polizia Paolo Forlani, condannato in via definitiva per la morte del figlio, e del segretario del Coisp Franco Maccari. “Non è un perdono – ha spiegato Moretti – ma sono convinta che una sentenza di condanna non potrebbe cambiare persone che, da quanto capisco, costruiscono la loro carriera sull’aggressività e sul rancore” (stato di polizia). Giovanardi in particolare rischiava il processo per aver affermato che la macchia rossa, ritratta dietro alla testa di Aldrovandi in una foto delle ore successive al decesso, non sarebbe stata sangue ma un cuscino….
MA ANDIAMO A RICORDARE COSA SUCCESSE QUEL GIORNO …
Il 27 marzo 2013 gli agenti del Coisp a Ferrara organizzarono un sit-in per manifestare solidarietà ai quattro poliziotti condannati in quel giorno per LA MORTE DEL GIOVANE Aldrovandi. Durante la manifestazione la sbirraglia va a sostare (provocazione mafiosa) sotto la finestra dove lavora Patrizia Moretti la mamma di Federico.
La madre irritata dalla loro spregiudicatezza e arroganza, esce in piazza con la foto del figlio morto, torturato e ucciso.
Davanti all’esposizione dell’immagine del diciottenne privo di vita i manifestanti sbirroidi hanno voltato le spalle….
Carlo Giovanardi (cattofascistoide (Udc) il giorno dopo rilascia a un intervista shoccante ai mass media: “Quella macchia rossa dietro la testa di Federico Aldrovandi non è sangue, è un cuscino”. …
Ma andiamo a vedere chi è quella merdaccia di Giovanardi !!!
Carlo Giovanardi è nato nel 1950 a Modena. Laureato in giurisprudenza, ha prestato servizio militare presso l’arma dei carabinieri…..
È presidente dell’Associazione massonica Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche (ANIOC).
I suoi parenti fanno parte della massoneria cattolica (Templari, Rosa Croce, Opus Dei, Rotary club, Sea Organization, con gradi e uniformi tipici della Marina militare, ecc …) .
Giovanardi è il fratello gemello di Daniele Giovanardi, presidente, della Confraternita della Misericordia ( mafia capitale) che gestisce alcuni centri di identificazione ed espulsione (CIE) a Modena e Bologna (massomafia).
La sua esperienza politica comincia nel 1969, quando si iscrive alla mafiosa e corrotta Democrazia Cristiana.
Dopo la diaspora democristiana, nella II Repubblica aderisce al Centro Cristiano Democratico (CCD) guidato da Pier Ferdinando Casini e membro della coalizione del centrodestra.
Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato nel collegio uninominale di Lecco per la coalizione della Casa delle Libertà e confluisce, insieme a tutto il partito, nell’Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC). In questa fase ricopre l’incarico di Ministro per i rapporti con il Parlamento, nei governi Berlusconi II e III tra 2001 e 2006.
Nel febbraio 2006 riesce ad inserire la nuova legge sulle droghe (cosiddetta Legge Fini-Giovanardi) all’interno del pacchetto sicurezza per le olimpiadi invernali di Torino 2006….
Con tale legge le droghe leggere, come la cannabis, vengono equiparate a droghe pesanti quali eroina o cocaina; vengono inoltre introdotte sanzioni penali anche per i consumatori, sanzioni che erano state cancellate dal referendum popolare del 18-19 aprile 1993 in cui si sancì la non punibilità dei consumatori. Tale normativa viene giudicata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, per via della sua incongruenza con l’obiettivo del decreto olimpiadi, e quindi annullata il 12 febbraio 2014.
Alle elezioni amministrative del 2014 è candidato alla carica di Sindaco di Modena sua città per il NCD, ottenendo il 3,96% dei consensi pari a 3.790 preferenze.
Il 9 novembre 2009 l’ignobile Giovanardi afferma che la morte di Stefano Cucchi, (giovane deceduto in carcere a seguito di un arresto per possesso di 20 grammi di cannabis, le foto del cui cadavere dopo l’autopsia, diffuse dai genitori, ne mostrano il corpo torturato, segnato da evidenti lesioni, traumi e fratture, sia avvenuta a causa “della droga”, in quanto “anoressico, drogato e sieropositivo” ….
Ma andiamo a capire come morì il giovane Aldrovandi !!
Aldrovandi quella notte del 25 settembre 2005, si fece lasciare dagli amici in una via vicino per tornare a casa a piedi. Mentre camminava fu fermato da una pattuglia di sbirri, che gli chiesero i documenti che non aveva con sé.
Aldrovandi quella notte subì lo stesso trattamento che gli sbirri usano con gli extracomunitari dopo la mezzanotte a Ferrara e non solo….
Lo scontro tra i quattro poliziotti (Monica Segatto, Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollastri) e il giovane Federico, diventa molto violento (durante la colluttazione due manganelli si spezzano) e porta Federico alla morte, sopraggiunta per “asfissia da posizione”, col torace schiacciato sull’asfalto dalle ginocchia dei poliziotti….
La pattuglia di sbirri era già conosciuta in citta (ancora prima della morte di Federico), come persone razziste, che usavano metodi fascistoidi, (frustrati che si vendono al più forte per 4 soldi).
Da anni erano conosciuti dalla cittadinanza come persone arroganti , violente e meschine , che abusavano di potere coi cittadini inermi….
La famiglia venne avvertita solamente alle 11 del mattino, quasi 5 ore dopo la constatazione del decesso. I genitori, di fronte alle 54 lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo, ritennero poco credibile la morte per un malore….
Il 10 gennaio 2007 venivano formalmente rinviati a giudizio, per omicidio colposo, gli agenti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, per aver ecceduto i limiti dell’adempimento di un dovere, per aver procrastinato la violenza anche dopo aver vinto la resistenza del giovane e per aver ritardato l’intervento dell’ambulanza.
Il 6 luglio 2009 i quattro poliziotti vengono condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”. Il 21/6/2012, dopo l’iter giudiziario, la Corte di cassazione ha confermato la condanna.
Il 5 marzo 2010 altri tre poliziotti sono stati condannati nel processo Aldrovandi bis sui presunti depistaggi nelle indagini mentre un quarto è stato rinviato a giudizio. La decisione sui depistaggi conferma l’ipotesi accusatoria dell’intralcio alle indagini fin dal primo momento. Le condanne sono state per:
Paolo Marino, dirigente dell’Upg all’epoca, a un anno di reclusione per omissione di atti d’ufficio, per aver indotto in errore il PM di turno, non facendola intervenire sul posto.
Marcello Bulgarelli, responsabile della centrale operativa, a dieci mesi per omissione e favoreggiamento.
Marco Pirani, ispettore di polizia giudiziaria, a otto mesi per non aver trasmesso, se non dopo diversi mesi, il brogliaccio degli interventi di quella mattina….
Luca Casoni, il quarto poliziotto coinvolto, che non ha scelto il rito abbreviato, è sottoposto a processo a partire dal 21 aprile di quell’anno.
Nel 2012 la quarta sezione penale ha respinto il ricorso presentato dalla difesa dei quattro agenti contro la condanna che era già stata emessa dalla Corte d’Appello di Bologna. I poliziotti torturatori però rimangono impuniti, beneficiando dell’indulto, che copre 36 dei 42 mesi di carcerazione previsti dalla condanna….
Nel 2013 Monica Segatto, l’unica donna del gruppo, viene scarcerata sulla base del decreto Severino (lo “svuota-carceri”) dopo un mese di detenzione e ammessa al regime degli arresti domiciliari….
Tre dei 4 poliziotti (eccetto Forlani, a causa di una cura per “nevrosi reattiva”) ritornano in servizio nel gennaio 2014, destinati a servizi amministrativi. …
Il sindacato di polizia Coisp, l’altro giorno ha indetto per il 20 luglio 2015 una manifestazione in piazza Alimonda “per ricordare la verità del G8 genovese e non solo le storpiature di qualcuno”.
Piazza Alimonda, insieme alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, è uno dei luoghi simbolici delle drammatiche giornate di contestazioni al summit internazionale, quello in cui il 20 luglio 2001, nel corso di durissimi incidenti fra manifestanti e forze dell’ordine, Carlo Giuliani rimase ucciso a causa di un colpo di pistola.
I5/5/2003 il processo per l’omicidio Giuliani viene archiviato per “legittima difesa” e “uso legittimo delle armi in manifestazione”. Ai sindacalisti del Coisp questo però non basta perché, come spiega il loro sanguigno segretario regionale, Matteo Bianchi, il loro vero obiettivo è la memoria di Carlo e i simboli che l’accompagnano. A partire dal cippo di granito posizionato nel 2013 in un’aiuola di piazza Alimonda che ricorda il giorno della sua uccisione.
Rsp (individualità Anarchiche)