Vecchi vizi e nuovi scandali dell’Eni

Vecchi vizi e nuovi scandali dell’Eni ….

I segreti occulti e le ambizioni massomafiose di Enrico Mattei

02/03/2016

Roma – Il capo di stato maggiore della marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi (nella foto), è indagato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e per concorso in abuso d’ufficio in un filone siciliano dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata che ha già fatto dimettere l’ex ministro dello Sviluppo, Federica Guidi.

Tutto parte da un’inchiesta della procura di Potenza sulla gestione dei rifiuti nel centro Eni, inchiesta che si ricollega al filone dell’impianto petrolifero di Tempa Rossa nella Val d’Agri.

L’indagine ruota intorno a un emendamento alla Legge di Stabilità, approvato all’ultimo momento nel dicembre del 2014, col quale si dava il via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, opera contestatissima dalle associazioni ambientaliste.

L’Eni (multinazionale gestita da loschi individui impuniti, spregiudicati, avari e senza scrupoli) condannata più di una volta per danni alla salute dei cittadini e per inquinamento ambientale, si giustifica e corre al riparo presentando ai mass media analisi false: i risultati dell’Eni evidenziano che «le acque di reiniezione non sono acque pericolose, né da un punto di vista della normativa sui rifiuti, né da un punto di vista sostanziale», che «l’attività di reiniezione svolta presso il Centro non solo è conforme alla legge italiana e alle autorizzazioni vigenti, ma risponde alle migliori prassi internazionali» e che «l’attività di reiniezione è la migliore pratica anche da un punto di vista ambientale». Inoltre «non ricorrono casi di patologie neoplastiche fra i dipendenti riconducibili ai fattori di rischio occupazionali.

Peccato che “Una recente indagine dell’Ufficio statistica dell’Istituto superiore di sanità, trasmessa alla regione Basilicata, segnalava che sul territorio regionale, e in particolare in Val d’Agri, un eccesso di mortalità per tumori allo stomaco e per leucemie”, afferma il presidente dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde) Roberto Romizi, secondo il quale è dunque “assolutamente verosimile un nesso tra l’aumentata mortalità per alcune patologie sul territorio e l’inquinamento ambientale”.

Ma a denunciare una maggiore incidenza per tumori sul territorio è anche il segretario provinciale della Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg) Antonio Santangelo: “Manca una rilevazione ufficiale, ma dalla nostra attività di medici di base nel territorio (afferma) abbiamo l’impressione di una maggiore incidenza di patologie come quelle tumorali in varie aree della Basilicata”. Oltre alla Val D’Agri, afferma, “a fortissimo rischio sono infatti anche le zone di Rotondella, dove è presente un deposito di scorie radioattive, e la zona di Melfi dove è ubicato un inceneritore. La nostra impressione (rileva Santangelo) è che i casi di tumore in queste aree, e a macchia di leopardo sul territorio regionale, siano in costante aumento e, certamente, non si può escludere che vi sia un nesso con l’inquinamento da estrazione petrolifera o altre emergenze ambientali”…..

 

Ma ora andiamo ad analizzare gli inciuci secolari (giochi sporchi) dell’Eni…

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La storia del petrolio italiano, comincia nel 1860 ad Ozzano, in provincia di Parma, dove la premiata ditta Achille Donzelli scavò con successo due pozzi, conquistando al nostro paese il 3° posto nell’ordine di arrivo mondiale al greggio dopo Stati Uniti e Romania. Quelle prime perforazioni diedero il via all’arrembaggio delle grandi compagnie straniere, come la famosa Standard Oil di Rockefeller, che dominarono il mercato fino all’avvento del fascismo. Poi, durante il ventennio, con la creazione dell’Agip. In breve il regime avviò un intero sistema di finanziamenti illegali che portò alla svendita di pregiate concessioni petrolifere. Fu proprio per evitare rivelazioni su questo sistema che, il 10/6/1924, Giacomo Matteotti venne trucidato mentre si recava in Parlamento per riferire dello scandalo Sinclair, una società affiliata della Standard Oil che aveva arricchito parecchi gerarchi.

Con un regio decreto legge del 3/4/1926, il governo del regno d’Italia ordinò la costituzione dell’Azienda Generale Italiana Petroli, per lo svolgimento d’ogni attività relativa all’industria e al commercio dei prodotti petroliferi; l’azienda nasceva nella forma di società per azioni. Il capitale sociale era conferito per il 60% dal Ministero per il Tesoro, per un 20% dall’Istituto nazionale delle assicurazioni (INA) e per il restante 20% dalle assicurazioni sociali. Il primo presidente fu Ettore Conti di Verampio, imprenditore del settore elettrico.

L’istituzione dell’azienda, formalmente una società, di fatto un ente pubblico, è stata fondata da Giuseppe Volpi, ministro delle finanze, e da Giuseppe Belluzzo, ministro per l’economia nazionale.

Il 28/4/1945 la Commissione centrale per l’economia del Comitato di Liberazione Nazionale, il cui presidente era il massone Cesare Merzagora, deliberò di affidare ad Enrico Mattei la liquidazione dell’ente

Ma chi era Enrico Mattei?

Enrico Mattei era figlio di un carabiniere e fondò una piccola azienda chimica…

Nel 1944 fu rappresentante delle formazioni partigiane cattoliche nella Segreteria per l’Altitalia della nascente DC di De Gasperi e Gronchi.

Nel 1945 fu nominato commissario liquidatore dell’Agip (ente statale per la produzione e l’estrazione – lavorazione e distribuzione dei petroli).

Mattei si insediò il 12/5/1945, la sua nomina fu poi ratificata il 16 giugno da Charles Poletti, capo dell’amministrazione militare alleata. Il fratello Umberto veniva intanto nominato presidente del Comitato Oli e Grassi, mentre il fidato Vincenzo Cazzaniga, un dirigente della Standard NJ conosciuto, come Eugenio Cefis e Alberto Marcora, durante la clandestinità partigiana, divenne presidente del Comitato Oli Minerali Carburanti e Succedanei…..

Mattei (doppiogiochista), durante la resistenza era un partigiano bianco anticomunista (dopo il ’45, i partigiani bianchi aderirono a stay-behind e si infiltrarono tra i partigiani rossi: un gioco sporco che proseguì anche dopo gli anni ‘70…), nel ‘47 fondò insieme a Sturzo e a Dossetti la Gladio bianca (braccio armato clandestino della Dc) coi finanziamenti della Cia …..

Il 14/4/1947 Mattei si pose a capo, insieme a Raffaele Cadorna Jr, della Federazione Italiana Volontari della Libertà, una formazione che si scisse dall’ANPI raccogliendo partigiani di area cattolica e soprattutto anticomunista (Gladio bianca) e nell’aprile 1948 fu eletto deputato alla Camera nelle fila della Democrazia Cristiana.

Con l’appoggio della DC, Mattei cominciò a perforare il territorio della pianura padana (creando danni ambientali irreversibili) per l’estrazione del petrolio.

In realtà, Mattei sapeva che non si trattava di un vero affare, l’apporto di gas era proporzionalmente scarso, le tecnologie per il suo utilizzo erano ancora poco diffuse perché potessero esservi economie di scala e i costi economici erano pesanti…..

Nel 1949, a Cortemaggiore (PC) fu trovato il petrolio. In realtà era una piccola riserva poco significativa rispetto al fabbisogno energetico nazionale, ma ancora una volta la sua innata capacità di orientamento della comunicazione, con trucchi da venditore, consentì a Mattei di guadagnare per settimane le prime pagine dei giornali, dove, con allusioni e mezze verità, dichiarò grosso modo che si era all’inizio di una nuova era….

Con questa strategia di Marketing, Mattei fece salire le azioni dell’Agip. Il governo De Gasperi lo premiò intervenendo sul disegno di legge in discussione: lo stato riservava per sé le concessioni per le ricerche in Lombardia e nell’Italia settentrionale, rilasciando ai competitori concessioni scarsamente apprezzate in altre parti della penisola. Contemporaneamente, prendeva corpo anche normativamente l’idea di un super-ente (l’ENI) che avrebbe dovuto coordinare tutte le politiche energetiche del Paese. Questo disegno di legge avrebbe irritato e deluso gli affari e gli accordi occulti fatti con la Nato (Stay behind – 4/4/1949) ….

Mattei piaceva sia all’elettorato di destra (e alle sue nostalgie nazionalistiche) come a quello di sinistra ….

Mattei, da buon democristiano cattofascista piduista, approfittando delle sue tante coperture politiche e militari, si lancio nel business miliardario del petrolio, e nel 1952 fondò l’ENI, una multinazionale del petrolio con interessi economici e militari (geopolitici) in tutto il mondo e fece dell’ENI anche un centro d’influenza politica, infatti si comprò il quotidiano il Giorno (Marketing) per sponsorizzare il suo affarone miliardario e poi convincere i politici a fare leggi su misura per lui. Mattei finanziò i partiti sia di destra che di sinistra……

Mattei, senza mai essere posto in discussione, costituì anche la Liquigas,(azienda per la distribuzione del gas), sfruttando la capillarità della rete distributiva dell’Agip.

Restò leggendario, il “metodo Mattei” per la realizzazione dei gasdotti, che considerava di massima urgenza per poter porre i politici dinanzi al fatto compiuto: poiché per gli attraversamenti dei terreni si doveva necessariamente pattuire l’istituzione di una servitù di passaggio coi rispettivi titolari, che in genere erano piccoli contadini, i tecnici dell’Agip e della Snam ricorsero a tutti gli espedienti di cui furono capaci per accelerare al massimo le “trattative”. Decine di chilometri di tubazioni furono stese nottetempo o sul far dell’alba, ufficialmente con la scusa di scavare una piccola traccia, “solo” per verificare l’idoneità del terreno, in realtà stendendo direttamente i tubi in prospettiva di un emendamento fatto dai suoi compari democristiani, sempre favorevoli al “magna magna”…

Riesumò anche una linea produttiva della chimica per l’agricoltura che da tempo era passata in second’ordine negli interessi dello stato, usando il metano nella produzione degli idrogenati usati nei fertilizzanti, anche per questi applicando prezzi di assoluta concorrenzialità. Della chimicaordinaria“, si sarebbe occupata un’altra azienda, l’Anic.

Le aziende principali che lavoravano per Mattei erano sei: Agip, Snam, Anic, Liquigas, Nuovo Pignone, Romsa.

Mentre su dati gonfiati ed enfatizzati si fondavano certezze di ripresa industriale, la reale situazione evidenziava un fabbisogno petrolifero piuttosto inquietante. Ma i rapporti con le compagnie statunitensi, che di fatto detenevano un monopolio di fornitura sull’Europa occidentale, si erano incrinati ed erano divenuti tesi per via della recente legge petrolifera, perciò il prodotto importato costava caro e non sempre era di buona qualità (richiedendo quindi una maggiore e più costosa lavorazione).

Mattei assieme all’Iri decise di creare nel 1962 la Società Italiana Vetro (SIV). Egli cercò quindi di far entrare l’Agip nel “Consorzio per l’Iran“, il cartello delle sette principali compagnie petrolifere del tempo, creato per far tornare sui mercati il petrolio iraniano dopo la conclusione della Crisi di Abadan e la deposizione di Mohammad Mossadeq. Entrando nel “Consorzio per l’Iran” l’Agip avrebbe ottenuto quell’accesso diretto alla materia prima che le mancava, ma la richiesta di Mattei fu respinta. Mattei cercò allora il rapporto diretto con lo Scià di Persia e la NIOC ottenendo una concessione a condizioni particolarmente favorevoli per l’Iran, ma attirandosi in tal modo l’inimicizia del cartello delle “sette sorelle”.

Elenco delle sette sorelle al tempo di Mattei:

1.Standard Oil of New Jersey, successivamente trasformatasi in Esso (poi Exxon negli USA) e in seguito fusa con la Mobil per diventare ExxonMobil; Stati Uniti

2.Royal Dutch Shell, Anglo-Olandese; Regno Unito Paesi Bassi

3.Anglo-Persian Oil Company, successivamente trasformatasi in British Petroleum (BP); Regno Unito

4.Standard Oil of New York, successivamente trasformatasi in Mobil e in seguito fusa con la Exxon per diventare ExxonMobil; Stati Uniti

5.Texaco, successivamente fusa con la Chevron per diventare ChevronTexaco; Stati Uniti

6.Standard Oil of California (Socal), successivamente trasformatasi in Chevron, ora ChevronTexaco; Stati Uniti

7.Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron. Stati Uniti

Comprendendo il giro miliardario dietro anche all’affare dell’approvvigionamento energetico, a partire dal 1957 Mattei (parallelamente al business per le risorse petrolifere e dei gasdotti), iniziò a considerare lo sviluppo dell’ENI verso l’energia nucleare……

Con capitale misto ENI (75%) e IRI (25%) venne costituita la SIMEA, con a capo Gino Levi Martinoli, mentre Mattei diveniva presidente dell’AGIP Nucleare e fece iniziare i lavori per la costruzione della Centrale elettronucleare Latina. La nuova società acquistò il 31/8/1958 dagli inglesi della NPPC (Nuclear Power Plant Co.) un reattore nucleare a grafite e uranio naturale, che era teoricamente reperibile ovunque a differenza dell’uranio arricchito che era necessario importare dagli USA, e in soli 4 anni venne costruita e completata la centrale; il primo test completo di reazione nucleare nella centrale avvenne il 27/12/1962, due mesi dopo la morte di Mattei. Con una potenza di 210 MW costituiva a quel tempo la più grossa centrale nucleare europea e poneva l’Italia terza nel mondo, dietro a USA e Inghilterra (creando danni all’ecosistema e alla salute dei suoi abitanti…).

Mattei fu intervistato su alcuni finanziamenti dell’Eni al Movimento Sociale Italiano (cattofascisti), essendo sorto il dubbio che un’impresa statale così importante fosse eventualmente caduta in mano a un filo-fascista, Mattei candidamente rispose che usava i partiti allo stesso modo di come usava i taxi, «salgo, pago la corsa, scendo». Del come li finanziasse non parlò, poiché avrebbe dovuto rivelare che occultando in bilancio i guadagni dell’ente (soprattutto quelli del metano), era riuscito a creare una quantità di “fondi neri” impressionanti. Con questi effettuava tutte le operazioni che non sarebbe stato possibile effettuare scopertamente, quindi in pratica corrompeva, comprava politici massomafiosi e uomini delle forze dell’ordine e dei servizi segreti

Mattei ricostruì i rapporti con la Persia e con l’ostica Libia, ex-colonia contro la quale l’Italia aveva anche combattuto guerre e stabilì un business importantissimo con l’Egitto. ….

L’8/1/1962 Mattei era atteso in Marocco per l’inaugurazione di una raffineria…

Enrico Mattei fu assassinato, il suo caso insabbiato, i testimoni messi a tacere. Ma una cosa è certa: l’aereo su cui viaggiava il presidente dell’ENI, che cadde la sera del 27/10/1962 a Bascapé, alle porte di Milano, fu sabotato…..

Il sostituto procuratore Vincenzo Calia, che aveva riaperto il caso, sulla base delle sue risultanze si spinse ad affermare che «l’esecuzione dell’attentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dell’ente petrolifero di stato». L’onorevole Oronzo Reale ha affermato che il mandante dell’omicidio di Mattei era stato il suo ex braccio destro all’ENI Eugenio Cefis, che pochi mesi prima era stato costretto alle dimissioni dallo stesso Mattei quando questi si sarebbe reso conto che Cefis era manovrato dalla CIA……

Pochi giorni dopo l’attentato, Cefis fu reintegrato nell’ENI come vicepresidente e successivamente ne divenne presidente stesso. Cefis non fu mai incriminato ufficialmente…

La convinzione della Magistratura italiana che Mattei sia stato vittima di un attentato è stata ribadita nella sentenza di un processo, quello per l’omicidio del giornalista Mauro de Mauro, che secondo la sentenza della Corte d’assise di Palermo del 2012 è stato ucciso perché stava per divulgare quanto aveva scoperto sulla morte di Enrico Mattei…..

L’incidente di Bascapé impedì di perfezionare un accordo di produzione con l’Algeria, indubbiamente un legame in potenza contrastante con gli interessi delle sette sorelle.

Lo stesso Pasolini si interessò molto alla figura di Mattei, ma anche e soprattutto al mistero della sua morte. Una delle ultime opere di Pier Paolo Pasolini (prima di essere barbaramente ucciso) fu un romanzo dal titolo Petrolio

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Il 18/12/2015 la trasmissione televisiva Bersaglio mobile trasmette un’intervista fatta il 15/11/2011 al capo della loggia massonica P2 (formata anche dagli alti gradi delle 4 forze armate: marina, esercito, aereonautica, carabinieri) Licio Gelli in cui sostiene che il velivolo di Mattei fosse stato sostituito con uno identico, con a bordo una carica di esplosivo.

La CIA in quel periodo era impegnata in una fase cruciale della guerra fredda, esattamente nei giorni in cui si chiudeva la crisi dei missili di Cuba, avrebbe avuto quindi buone ragioni per eliminare Mattei, che con la Russia aveva allestito una linea commerciale (rompendo l’embargo politico): oltre a dare un monito a chi avesse inteso fare affari con Mosca, avrebbe potuto inviare con l’attentato un’espressiva ingiunzione anche alla stessa capitale sovietica, impegnata nel braccio di ferro missilistico, disturbandola nell’approvvigionamento finanziario-energetico.

L’Organisation de l’armée secrète (OAS) era un’organizzazione paramilitare clandestina francese, creata il 20/1/1961 dopo un incontro a Madrid, al riparo del regime franchista, da Jean-Jacques Susini e Pierre Lagaillarde che operò fino all’anno successivo in Algeria e anche nella Francia metropolitana. L’OAS, aveva buoni motivi per frapporsi all’evoluzione politica algerina cui tanto Mattei andava contribuendo…

Nel ‘62 Mattei non era solo l’ago della bilancia del potere italiano, era proprio il potere; era il titolare monarchico di uno stato interno allo stato.

Il presidente dell’Eni, alla fine, era riuscito ad aprire un dialogo anche con la Casa Bianca. L’amministrazione Kennedy accettò il dialogo e fece pressioni su una compagnia petrolifera, la Exxon, per concedere all’Eni dei diritti di sfruttamento. L’accordo sarebbe stato celebrato con la visita di Mattei a Washington, dove avrebbe incontrato Kennedy, e dal conferimento di una laurea honoris causa da parte di una prestigiosa università statunitense.

Il 27/10/1962, Mattei fu assassinato. Un anno dopo, fu ucciso Kennedy.

 

La Fondazione ENI Enrico Mattei…..

Ferruccio de Bortoli è nel consiglio di amministrazione della Fondazione ENI Enrico Mattei. Dal 1997 al 2003 e dal 2009 al 2015 è stato direttore del Corriere della Sera (dopo lo scandalo P2). Di questa fondazione fanno parte tutte le società petrolifere italiane nate dall’ENI stessa: l’Agip, l’Enichem, la Snam, la Saipem e la Snamprogetti.

Nel consiglio di amministrazione della fondazione ci sono direttori di giornali, esponenti del Vaticano, di case editrici ed è formato da persone spregiudicate, senza scrupoli, come lo era Enrico Mattei:

PAOLO SCARONI: Arrestato nel ‘92 con l’accusa di aver pagato tangenti al PSI per conto della Techint, nel processo chiede di patteggiare la pena a 1 anno e 4 mesi. Processato nel 2006 come amministratore delegato dell’Enel per aver inquinato, con la Centrale di Porto Tolle, il territorio del delta del Po e condannato ad un mese di reclusione, a titolo colposo, pena che viene convertita in un’ammenda. Amministratore delegato di ENI, consigliere di amministrazione in Assicurazioni Generali.

RAFFAELLA LEONE: Assistente Esecutivo dell’Amministratore Delegato di Eni. Presidente della Servizi Aerei S.p.A, Vice Presidente di Eni Foundation, “MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL”AGENIZA GIORNALISTICA AGI” e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei. Assistente Esecutivo dell’Amministratore Delegato di Enel (dal maggio 2002 al 2005) e di Pilkington (dal 1996 al maggio 2002).

STEFANO LUCCHINI: Direttore Relazioni Istituzionali e Comunicazione del gruppo ENI. E’ docente all’ALTA SCUOLA DI GIORNALISMO presso l’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO, di cui è anche componente del Nucleo di Valutazione. Membro del CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL’AGENZIA GIORNALISTICA ITALIANA. Presidente della Fondazione Benedetto XVI pro Matrimonio et Familia.

LEONARDO MAGUERI: Vice Presidente delle strategie e della programmazione per l’ENI. Autore del libro: L’era del petrolio: miti, storia, e futuro della risorsa più controversa del pianeta. In sostanza il tizio afferma che le riseve di petrolio non stanno finendo, ma che manca la capacità di raffinare. Il suo messaggio? Costruiamo nuove raffinerie!

ALBERTO MEOMARTINI: Dall’aprile 1983 al 1990 è stato Direttore Relazioni Esterne dell’Eni e Assistente del Presidente dell’Eni, dal 1990 fino al 1999 ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato della Snam S.p.A.,dal maggio 2000 all’aprile 2006 ha ricoperto l’incarico di Presidente di Italgas S.p.A. Dal maggio 2003 al dicembre 2005 è stato anche Vice Direttore Generale della Divisione Gas & Power dell’Eni. Presidente di Snam Rete Gas S.p.A. Presidente dell’ ISTITUTO DI ECONOMIA E POLITICA DELL”ENERGIA E DELL”AMBIENTE (IEFE) presso l’Università BOCCONI, di cui era membro del Consiglio Direttivo.

JOAQUIN NAVARRO VALLS: E’ stato DIRETTORE DELL’UFFICIO STAMPA DEL VATICANO

ROBERTO POLI: Dal 1966 al 1998 è stato docente di finanza aziendale alla Cattolica di Milano. Consigliere della MONDADORI, Fininvest, Merloni Termosanitari, Coesia, Maire Tecnimont e Perennius Capital Partners SGR. È stato PRESIDENTE DELLA RIZZOLI-CORRIERE DELLA SERA e di Publitalia S.p.A.

GIULIO SAPELLI: Dal 1975 al 1981 ha lavorato presso lo IAFE, il centro di formazione e di ricerca manageriale dell’ENI. E’ stato, dal 1980 al 2003, DIRETTORE SCIENTIFICO DELLA CASA EDITRICE GIANGIACOMO FELTRINELLI.

DANIELA VIGLIONE: Vice Presidente dell’agenzia giornalistica AGI, ora AMMINISTRATORE DELEGATO.

trivelle in mare

 

La legge non ha reso l’uomo nemmeno un tantino più giusto e tramite il loro rispetto per questa, anche i meglio intenzionati vengono resi quotidianamente agenti dell’ingiustizia ….

D. Thoreau

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)