Geopolitica: il Piano Condor e i giochi vili e sporchi dei servizi segreti internazionali
BUENOS AIRES, 28 Maggio 2016
Dure condanne contro alcuni militari dell’ultima dittatura in Argentina al termine di un processo sul ‘piano Condor‘, il programma che tra gli anni ’70 e gli ’80 i regimi militari sudamericani organizzarono per reprimere le opposizioni politiche.
Il tribunale di Buenos Aires ha condannato, tra gli altri, a 25 anni di carcere tre militari, Santiago Riveros, Manuel Cordero Piacentini e Miguel Angel Furci.
Reynaldo Bignone, il presidente a capo dell’ultima giunta militare al potere nel paese, è stato d’altra parte condannato a vent’anni di detenzione.
A Buenos Aires il processo viene considerato “storico” in quanto per la prima volta sono stati giudicati crimini commessi nell’ambito della “associazione illecita transnazionale”. Il piano puntava appunto alla eliminazione degli oppositori delle dittature nei paesi del cono sud dell’America Latina, e cioè Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay.
Ma andiamo ad analizzare questo periodo storico di dittatura militare…
Gli obiettivi ufficiali delle repressioni dei servizi segreti cooperanti, erano i guerriglieri che operavano in maniera piuttosto blanda contro le dittature (come i Montoneros argentini o il Movimento di Sinistra Rivoluzionaria cileno), ma di fatto si orientò e si accanì contro ogni sorta di opposizione politica, sociale ed umana. Venivano rapiti, torturati ed uccisi studenti inermi, giornalisti, intellettuali, professori universitari (soprattutto di facoltà umanistiche), sindacalisti, operai, madri e padri che cercavano i propri figli scomparsi e spesso le violenze non si limitavano al singolo soggetto ritenuto “sovversivo”, ma si estendevano anche ai familiari di questo.
Le dittature facenti parte dell’Operazione Condor utilizzarono massicci aiuti statunitensi, in termini di risorse economiche, addestramento e forniture militari, e di preparazione e organizzazione dell’Intelligence. Si appoggiarono anche alle formazioni di estrema destra, che in tutti i casi contribuirono a portarle al potere, e nei momenti di crisi si organizzarono in squadroni armati (Squadroni della morte), per assassinare oppositori politici e militanti di sinistra. Tra le più famigerate organizzazioni repressive di destra vi furono la Tripla A argentina e l’organizzazione Patria y Libertad cilena, entrambe finanziate dalla C.I.A.
Nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustín Fernández scopri, durante un’indagine in una stazione di polizia di Asunción, degli archivi dettagliati che descrivevano la sorte di migliaia di sudamericani segretamente rapiti, torturati ed assassinati, tra gli anni ‘70 e ‘80, dalle forze armate e dai servizi segreti di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile. Gli archivi contavano 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate. Questi archivi, riferivano del coinvolgimento, in questa enorme operazione repressiva e di vero e proprio sterminio, anche dei servizi segreti di Colombia, Perù e Venezuela. Tali documenti, per le atroci rivelazioni in essi contenute, furono denominati Archivi del terrore.
I desaparecidos sono stati sequestrati, torturati e uccisi nel quadro della guerra sporca – guerra fredda – strategia della tensione e dell’operazione Condor. I desaparecidos erano oppositori e attivisti politici o sindacali, giudicati terroristi – sovversivi; moltissimi tra loro i giovani, talora anche minorenni. In Cile il fenomeno iniziò all’indomani del golpe di Pinochet che rovesciò il governo di S. Allende (11 sett. 1973), dando avvio a un duro regime para-fascista, con arresti e sparizioni di massa. Il fenomeno dei desaparecidos si manifestò poi in modo ancor più rilevante in Argentina, dove durante la dittatura di J.R. Videla, dei militari e dell’Alleanza anticomunista argentina (1976-82) fu molto frequente la pratica dei sequestri da parte di squadre (paramilitari) non ufficiali della polizia o dell’esercito. Molti degli attivisti rapiti venivano sedati e poi lanciati da aeroplani nell’oceano o nel Rio della Plata, nei cosiddetti «voli della morte»; altri inviati in campi di concentramento. Lo scandalo dei desaparecidos emerse anche a seguito della coraggiosa battaglia delle madri di molti di loro che, organizzandosi nel movimento delle Madres de Plaza de mayo, ogni settimana scendevano in piazza per chiedere la verità sulla sorte dei loro figli…
Le persone responsabili di questi eccidi sono: Henry Kissinger • Richard Nixon • Manuel Contreras • Stefano Delle Chiaie • Licio Gelli • Michael Townley • Luis Posada Carriles • Virgilio Paz Romero • Orlando Bosch • Hugo Campos Hermida • José López Rega • Klaus Barbie • Paul Schäfer • Alfredo Astiz • Miguel Etchecolatz • Jorge Eduardo Acosta • Albano Harguindeguy .
Le organizzazioni paramilitari che eseguivano il piano Condor:
DINA • CNI • Carovana della Morte • Batallón de Inteligencia 601 • Departamento de Ordem Política e Social • SNI • SOA • Patria y Libertad • P2 • Alleanza Anticomunista Argentina • CIA.
La guerra sporca (dittatura militare – stato di polizia) iniziò nel 1964 dai regimi militari brasiliani che si prodigarono con estrema durezza e violenza nel reprimere e sopprimere i movimenti guerriglieri di sinistra, molto più attivi che in Cile o in Argentina….
Cile: Juan, il fotografo italiano sparito nel lager di Colonia Dignidad
maggio 2016
Juan Bosco Maino Canales, 27 anni e origini venete, scomparve nel centro di tortura sulle Ande fondato e abitato da ex SS e criminali di guerra. La sua storia, e quella dei desaparecidos italiani, raccontata al processo sul «Piano Condor». Da cui è tratto un nuovo film.
Le sue foto ritraggono il Cile in certe favelas per nulla diverse dalle borgate romane raccontate da Pasolini. Bimbi che giocano al pallone, pescatori, casupole. Bianco e nero dei suoi negativi custoditi come reliquie dalle sorelle Margarita e Mariana. Non sapremo mai che fotografo sarebbe diventato Juan Bosco Maino Canales, italo-cileno sparito nel 1976 in uno dei lager di Pinochet. Quello di Colonia Dignidad, villaggio ai piedi della Cordigliera fondato prima della guerra da emigranti tedeschi e noto poi per aver ospitato e nascosto nazisti in fuga.
Il processo e il film
La storia di Juan in questi giorni riemerge dal passato per due motivi. Il primo è strettamente giudiziario. Come sia stato rapito, perché e cosa facesse prima di essere inghiottito nel nulla, lo si racconta al tribunale di Roma, nelle udienze del processo che vede alla sbarra i responsabili del Piano Condor. Tra le migliaia di desaparecidos, anche 26 italiani per i quali il nostro Paese ha chiesto giustizia al termine di una lunga indagine.
La Germania toglie il segreto di stato
Ma poi c’è anche un altro motivo per cui riaffiora alla memoria l’identikit di questo fotografo impegnato nel sociale e attivista di primo piano del Mapu, il Movimento di azione popolare unitaria, partito della sinistra che sosteneva il governo Allende. Ed è l’uscita di un film tedesco, nelle sale italiane, che racconta quel che per un trentennio abbondante accadde a «Colonia Dignidad». Vale a dire uno di quei posti dove la storia ha deciso di mescolare misteri e orrori, in questo caso inghiottendo assieme la fuga dei gerarchi nazisti dalla Germania, le efferatezze del regime di Pinochet, il dramma dei desaparecidos, il «piano Condor» e le atroci sperimentazioni condotte da Mengele. Di recente se ne è parlato perché il governo Merkel ha annunciato che renderà accessibili in anticipo i documenti sulla storia del villaggio situato a 350 chilometri a sud di Santiago. Dossier che sarebbero dovuti restare inaccessibili ancora per dieci anni. Ma l’opinione pubblica ha insistito per anticipare quella data, soprattutto dopo l’uscita del film che ha raccontato una storia che la Germania stava dimenticando. La regia è del premio Oscar Florian Gallenberger, protagonisti Emma Watson e Daniel Bhrül che impersonano due studenti tedeschi travolti loro malgrado dagli orrori di Colonia Dignidad. Dove a lungo comandò Paul Schäfer , ex caporale delle SS fuggito dalla Germania nel 1961 perché ricercato per violenze su orfani disabili, sedicente pastore protestante e «guru» dei 300 tedeschi di quel borgo ai piedi delle Ande in cui per un certo periodo si nascose anche Joseph Mengele, il medico che condusse atroci sperimentazioni su cavie umane ad Auschwitz.
La madre di Juan ha dedicato tutta la vita a cercare la verità sulla scomparsa del figlio.
È morto Videla
Maggio 2013
La maggior parte di quelli che hanno appoggiato la dittatura, i giornali, soprattutto il «Clarín», adesso lo chiamano dittatore, lo denominano genocida, che vergogna! Ma io pensavo ancora a loro, ai nostri figli. Hanno tanto amato questo paese, hanno dato tanto per esso, ed io dovevo ascoltare questi che hanno appoggiato la dittatura, che oggi parlano di genocida? Quanta ipocrisia! Il nostro popolo deve capire che tutta quella ipocrisia ha fatto sì che i nostri figli fossero segnalati come terroristi quando tutti questi, che oggi si levano gli abiti sporchi di dosso, hanno guardato da un’altra parte. Alcuni si sono arricchiti e altri si sono riempiti di obbrobri. Volevo parlare ma non riuscivo. Oggi ho deciso di scrivere qualcosa affinché tutti quelli che erano in attesa della mia voce potessero sapere quello che penso.
Tratto da un discorso di Hebe de Bonafini, presidenta Asociación Madres de Plaza de Mayo
Rsp (individualità Anarchiche)