Tina Anselmi desegretò documenti riguardanti la Resistenza e la P2
1 novembre 2016: i mass media annunciano la morte di Tina Anselmi, prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della repubblica. Tina Anselmi, eletta più volte parlamentare della Democrazia Cristiana, aveva 89 anni. Ma chi era Tina Anselmi?
Nasce nel 1927 nel Veneto in una famiglia cattolica: il padre è un aiuto farmacista di idee socialiste, fu per questo perseguitato dai fascisti.
Il 26/9/’44 decide di prender parte alla Resistenza e diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, quindi passa al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà e s’iscrive alla DC. Il Corpo volontari della libertà (in acronimo CVL) è stato fondato nel 1944 ed era una struttura di coordinamento generale della Resistenza italiana durante la II guerra mondiale, ufficialmente riconosciuta sia dagli alleati Nato che dal governo Badoglio II.
Nei Corpi volontari della libertà i gruppi partigiani erano eterogenei, c’erano i partigiani bianchi di estrazione cattolica, i partigiani azzurri di tendenze liberali e di sentimenti monarchici ed infine i partigiani rossi di fede comunista (Togliatti – Stalin). Tutti volevano abbattere il regime fascista.
Mentre i partigiani bianchi/azzurri avevano come obiettivo quello di un’Italia atlantica e filo americana i partigiani rossi avevano come finalità quella di instaurare, a guerra conclusa, la dittatura del proletariato e di fare dell’Italia uno Stato satellite della Russia sovietica da cui il Partito comunista prendeva ordini (e denari) tramite Togliatti, stretto collaboratore di Stalin.
Nel primo dopoguerra, appena ebbe inizio la Guerra fredda e divenne concreto il pericolo di un attacco degli eserciti del Patto di Varsavia, la brigata Osoppo fu inserita legalmente nelle Forze armate italiane. Fu dotata di vertici militari e fatta confluire nelle strutture segrete della Nato.
La Stay Behind – Gladio italiana, era costituita da 5 unità di pronto impiego in regioni di particolare interesse strategico, denominate: “Stella Alpina” nel Friuli, “Stella Marina” nella zona di Trieste, “Rododendro” nel Trentino Alto Adige, “Azalea” nel Veneto e “Ginestra” nella zona dei laghi lombardi.
La struttura, alle dipendenze dell’Ufficio R del Sifar, era articolata in 40 nuclei, dei quali 6 informativi, 10 di sabotaggio, 6 di propaganda, 6 di evasione e fuga, 12 di guerriglia. Inoltre erano state costituite 5 unità di guerriglia di pronto impiego in regioni di particolare interesse. A seguito degli accordi Italia-Usa, nel corso del 1959 la Cia provvide anche a inviare i materiali di carattere operativo da interrare nelle zone sensibili (i cosiddetti depositi Nasco). A partire dal 1963 ebbe inizio la posa dei contenitori. In totale, i depositi Nasco sono stati 139. Gli americani dotarono la struttura anche di un aereo Dakota C47, nome in codice “Argo-16“, fornito per le operazioni di trasporto….
Centro e quartier generale dell’esercito clandestino di Gladio, fu la base militare sarda di Capo Marrargiu, che divenne il Centro Addestramento Guastatori (Gag). La costruzione della “base” iniziò attorno al 1954. Furono innanzitutto acquisiti i permessi necessari, poi si procedette alla costituzione di una società a responsabilità limitata, la “Torre Marina“, costituita pubblicamente presso il notaio De Martino, che ebbe come soci il generale Musco, allora direttore dei Servizi, il colonnello Santini, capo del Sios-Aeronautica, e il colonnello Fettarappa, dirigente dell’Ufficio R del Sifar. Per consentire di derogare alle norme di legge, che vietavano agli ufficiali di possedere quote azionarie e di costituire società, fu necessaria un’autorizzazione speciale del ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani (partigiano bianco).
Per la realizzazione del Centro, la Cia destinò trecento milioni di lire. Il colonnello Renzo Rocca ebbe il compito di sovrintendere alla costruzione della nuova base stay behind italiana. Il Centro fu dotato, oltre delle strutture per l’ospitalità, anche di bunker sotterranei, apparati di radiotrasmissione a lunga distanza, poligoni di tiro, zone per i corsi sull’uso degli esplosivi, aule per le lezioni di carattere ideologico (destra bianca e sinistra cristiana), attrezzature subacquee per l’addestramento di uomini-rana, un piccolo porto, due piste d’atterraggio per aeroplani e una per gli elicotteri. Presso la scuola sarda si tennero corsi di preparazione alle tecniche della “guerra non ortodossa“, su temi quali sabotaggio, guerriglia, infiltrazione (nuclei clandestini dello stato infiltrati nei movimenti di lotta), esfiltrazione e occultamento e riesumazione di depositi Nasco. In pratica si trattava di imparare tecniche di sabotaggio, di guerra a bassa intensità, di favorire l’introduzione clandestina di gruppi di reparti speciali alleati sul territorio occupato, di favorire l’uscita senza rischi dal territorio occupato di persone di rilevanza: politici, scienziati, spie, oltre agli elementi dei gruppi entrati clandestinamente.
Controllavano le reti Stay behind italiane (Gladio), contattarono e protessero giovani neofascisti che furono poi coinvolti in una serie di operazioni terroristiche (stragi di stato), di cui furono falsamente accusati anarchici per screditare la sinistra.
Gladio entra indirettamente anche nella vicenda del cosiddetto “Piano Solo” fatto solo dai carabinieri. Questo fu un piano predisposto dal generale massone De Lorenzo, capo del Sifar, che elaborò un progetto di golpe nel 1964, da attuarsi nel caso in cui il Governo di centro sinistra (presieduto da Aldo Moro) non ridimensionasse le sue istanze riformiste. Il Piano Solo prevedeva, oltre l’occupazione di obiettivi strategici nelle principali città italiane, anche l’arresto di oltre 700 dirigenti comunisti e socialisti, sindacalisti, intellettuali di sinistra ed esponenti della sinistra Dc da deportare poi in Sardegna, proprio nella base di Capo Marrangiu. Sulla vicenda il governo pose il segreto di stato. La Gladio organizzò anche la “strage alla questura di Milano“. L’ esecutore della strage fu Gianfranco Bertoli che risultava però stipendiato dal Sifar e legato al gruppo di destra Pace e Libertà, organizzazione fondata dal partigiano bianco Edgardo Sogno…..
Nel ‘45 Tina Anselmi si laurea in Lettere all’Università cattolica di Milano e trova lavoro alla CISL come dirigente del sindacato dei tessili (dal 1945 al ‘48) e del sindacato degli insegnanti elementari (dal 1948 al ‘55). Nel 1950 aiutò a fondare la CGIL ….
Nel 1959 entra nel consiglio nazionale dello Scudo crociato, ed è deputata dal 1968 al ‘92.
Ha fatto parte del partito democristiano di centrodestra nei governo di Andreotti: IV e V (dal ‘47 al ‘50), e del governo di Andreotti III (26/7/1960 – 21/2/’62, 23/2/’66 – 24/6/’68, 29/7/’76 – 11/3/’78). Nel 1981, nel corso della VIII legislatura, è nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2, col compito di de secretare i documenti militari (segreto di stato – Top secret) che riguardava il periodo storico della resistenza partigiana; il lavoro terminò nel 1985.
Ma chi era Licio Gelli?
Era il solito borghese, arrivista, ambiguo e senza scrupoli che faceva l’imprenditore e il faccendiere, maestro venerabile della loggia massonica segreta P2 (una costola del Grande Oriente d’Italia) formata da alte gerarchie militari. Nel corso degli anni, Gelli è stato indagato in numerose inchieste che riguardavano la “strategia della tensione”: inchieste sulla P2, sul crac del Banco ambrosiano di Roberto Calvi, sull’assassinio del giudice Vittorio Occorsio, sull’omicidio del giornalista di «Op» Mino Pecorelli, sugli attentati di destra ai treni in Toscana, sulla strage di Bologna, su quella dell’Italicus. …
Durante l’ultimo conflitto mondiale, Gelli aveva avuto contatti, fin dal 1942, coi servizi segreti inglesi, poi, a partire dagli ultimi mesi del 1944, con il Cic (Counter Intelligence Corps) della V armata americana. Forte di tali rapporti, aveva fatto il doppio gioco: vicino ai giovani fascisti repubblichini toscani (tra i quali il futuro senatore missino Giorgio Pisanò), in stretto collegamento col comando tedesco, ma al tempo stesso collaborava con la Resistenza antifascista ….
Licio Gelli fu arruolato nel dopoguerra (come tanti altri fascisti e nazisti) nell’esercito invisibile che gli “alleati” avevano approntato, dopo la vittoria contro Hitler e Mussolini, per combattere la nuova guerra, la «guerra non ortodossa» contro il comunismo….
Entrato nella massoneria aveva contribuito a selezionare, dentro l’esercito, gli ufficiali anticomunisti disposti ad avventure golpiste. Nel colpo di stato del dicembre 1970, aveva il compito di entrare al Quirinale e trarre in arresto il presidente della rep. Giuseppe Saragat.
Dopo il 1974, la strategia della guerra segreta contro il comunismo cambia: basta con la contrapposizione diretta, coi progetti stragisti o apertamente golpisti, sostituiti da un più flessibile programma di occupazione, attraverso uomini fidati, di tutti gli ambiti della società, di tutti i centri di potere. La massoneria gli fornisce le strutture e le coperture necessarie a organizzare questo club del doppio Stato. Decolla così la loggia massonica P2 di Licio Gelli, circolo dell’autoritarismo atlantico. Il capo occulto della Loggia P2 sarebbe stato l’onorevole democristiano cattofascista Giulio Andreotti, meglio conosciuto come “il gobbo malefico”…
[Nella foto: Gelli (al centro) con Andreotti (a destra) all’inaugurazione dello stabilimento Permaflex di Frosinone]
Fu avanzata dalla Commissione Anselmi l’ipotesi che la lista trovata a Villa Wanda non fosse l’elenco completo degli aderenti, e che molti altri importanti personaggi iscritti alla P2 siano riusciti a non restare coinvolti nelle indagini successive alla scoperta della lista. I documenti trovati, testimoniavano dell’esistenza di un’organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia. Il “piano di rinascita democratica” (un elaborato studio di fattibilità) sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva un piano geopolitico economico militare che prevedeva la penetrazione di esponenti della loggia P2 nei settori chiave dello stato italiano, indicazioni per l’avvio di opere di selezionato proselitismo e, opportunamente, anche un preventivo dei costi per l’acquisizione delle funzioni vitali del potere: «La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini ambiziosi, senza scrupoli e ben selezionati, di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo». A chiare lettere si indicavano come fini primari il riordino dello stato in senso istituzionalistico, il ripristino di un’impostazione selettiva (classista) dei percorsi sociali, insomma una svolta autoritaria. La scalata della P2 ai media italiani, iniziò dall’obiettivo più ambito: il Corriere della Sera, il quotidiano nazionale più diffuso. Per questa operazione Licio Gelli fu coadiuvato dal suo braccio destro Umberto Ortolani, dal banchiere Roberto Calvi, dall’imprenditore Eugenio Cefis e dalle casse dello IOR, l’Istituto opere religiose del vaticano.
Il 17/10/1981 a villa Vanda, vennero trovate le famose liste degli affiliati alla loggia massonica P2: parlamentari, generali dei carabinieri, generali della guardia di finanza, generali dell’esercito italiano, generali dell’aeronautica militare, ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, i direttori e molti funzionari dei vari servizi segreti, diversi giornalisti ed imprenditori, militari e forze dell’ordine, uomini politici, dirigenti ministeriali, 49 banche, industriali, medici, docenti universitari, commercialisti, avvocati, dirigenti industriali, imprenditori, magistrati, liberi professionisti, i presidenti di Società private, Società pubbliche (dirigenti), segretari politici, associazioni varie, dirigenti RAI, Enti assistenziali e ospedalieri, diplomatici, Compagnie aeree, dirigenti comunali, società pubbliche (presidenti), architetti, funzionari regionali , antiquari, compagnie di assicurazione, dirigenti editoriali, alberghi (direttori), consulenti finanziari, editori, notai, scrittori, provveditori agli studi, sindacalisti, commercianti. La loggia massonica P2 si era radicata in 16 delle 20 regioni italiane: Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna, Umbria.
Anche nel caso Moro, la presenza di Gladio sembra impressionante. La mattina della strage, il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, istruttore presso la base Gladio di Capo Marrargiu, si trovò a passare proprio nel momento in cui il presidente Moro stava per essere rapito dai brigatisti. Anche la stampante modello Ab Dick 360 T (matricola n° 938508) utilizzata dalle Br per i loro comunicati durante il sequestro Moro, sembra provenisse dall’ufficio del Raggruppamento Unità Speciali (Rus), ovvero l’ufficio che provvedeva all’addestramento dei gladiatori. Moro parlò di Gladio ai suoi carcerieri, (durante il suo “processo” da parte delle Br) e lo scrisse anche nel memorandum…
Per questo la vicenda legata al memoriale che racchiude le rivelazioni dello statista è molto contorta, con smarrimenti di carte e ritrovamenti casuali, sino alla morte del generale Dalla Chiesa (ufficialmente ucciso dalla mafia), che entrò in possesso di quelle carte….
Anche la morte della giornalista Graziella De Palo e del redattore Italo Toni sembra essere un omicidio eseguito da Gladio. I due reporter, rapiti il 2/9/1980 in Libano e poi uccisi, stavano svolgendo un’inchiesta giornalistica su un presunto traffico internazionale di armi tra l’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e l’Italia e sui campi di addestramento palestinesi situati nel sud del Libano. Le inchieste condotte sulla morte dei due giornalisti, furono depistate da parte dei servizi segreti italiani. Il generale piduista Giuseppe Santovito, direttore del Sismi, e il piduista colonnello Stefano Giovannone, capocentro dei Servizi a Beirut dal 1972 al 1981, risulteranno entrambi legati a Gladio. Precisiamo che i direttori del Sid erano: il generale P2 Vito Miceli, filo arabo, mentre il generale Piduista Maletti era legato invece ai servizi israeliani e americani…
La struttura Gladio fu ufficialmente sciolta nel novembre del 1990.
Dunque in Italia si fronteggiavano due “Gladio”: la Gladio bianca, sovvenzionata dalla Nato, e la Gladio rossa, braccio armato del Pc, sovvenzionata dalla Russia . Entrambe queste strutture, erano costituite solo dai vertici di coordinamento militare e da un livello superiore (ed estero) di “regia”. La loro base poggiava sulle varie strutture paramilitari di centrodestra (Gladio bianca) e di sinistra (Gladio rossa). Facevano quindi capo a Gladio strutture come la “Brigata Osoppo“, “MAR“, ma anche “Ordine Nuovo” e “Avanguardia Nazionale“.
Pian piano, le strutture “bianche” si sciolsero e confluirono nelle strutture più radicali e militariste di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Queste erano in stretto legame col SID che garantiva, da un lato la copertura del legame fra queste strutture di estrema destra e Gladio, dall’altro lato, col segreto militare, il fatto che queste stesse strutture fossero parte integrante della struttura militare della NATO.
Già dagli anni ‘60 la P2 di Gelli era molto attiva. Con la sua rete di iscritti soprattutto nelle forze armate e nei servizi segreti, era nelle condizioni di garantire già tutta la copertura necessaria. La P2 costituiva il raccordo fra le istituzioni e le bande armate. Le stragi fino al 1969, dovevano servire affinché, nel dicembre del 1969, Mariano Rumor dichiarasse lo ‘stato di emergenza’ (stato di polizia – dittatura militare), che ne consentisse l’instaurazione anche in Italia.
Il depistaggio compiuto dai Servizi segreti e più in generale dagli apparati di sicurezza nei confronti della magistratura riguardano soprattutto i fatti che si sono verificati dal 1969 al ‘74. I Servizi volevano impedire che i giudici scoprissero l’esistenza di Gladio, coperta dal segreto atlantico, e di quella vasta rete di organizzazioni paramilitari clandestine legate agli apparati politici.
Il capo del SID, il piduista Miceli, nel 1974 viene interrogato dal giudice tamburino e dichiara, con una inquietante lungimiranza: “Ora non sentirete più parlare di terrorismo nero, ora sentirete parlare soltanto di terrorismo rosso”. La prima talpa infiltrata all’interno delle Br fu Marco Pisetta; poi ci fu Francesco Marra paracadutista addestratosi in Toscana e in Sardegna all’uso delle armi e specializzato nella pratica delle “gambizzazioni”. Per sua stessa ammissione, Marra si era infiltrato nelle Br per conto del brigadiere Atzori, braccio destro del generale dei carabinieri Francesco Delfino. I carabinieri fecero infiltrare all’interno delle Br Silvano Girotto “Frate Mitra”, un ex francescano con dei trascorsi di guerrigliero in Bolivia ma che tra le forze extraparlamentari (Lotta Continua in primis) godeva di una fama di tutto rispetto, e che riuscì a far catturare l’8/9/’74 i due capi storici delle Brigate Rosse: Alberto Franceschini e Renato Curcio.
L’8 giugno 1974 prima dell’arresto, Franceschini e Curcio erano entrati negli uffici milanesi del P2ista Edgardo Sogno impadronendosi di centinaia di lettere e elenchi di nomi di politici, diplomatici, militari, magistrati, ufficiali di polizia e dei carabinieri (tutta la rete delle adesioni al cosiddetto “Golpe bianco” preparato dall’ex partigiano liberale con l’appoggio della Nato)…..
Ma non finisce qua: Andreotti, presidente del Consiglio, e Cossiga, ministro dell’Interno, avevano istituito, la mattina del 16/3/1978, un “comitato di crisi” per la gestione del sequestro Moro. Esso era composto da uomini della P2, ostili a Moro e al ‘Compromesso storico’ e controllati da Licio Gelli. Del comitato di crisi facevano parte: Federico Umberto D’Amato (tessera P2 n 554), capo dell’Ufficio affari riservati del Viminale, il generale Giuseppe Santovito, (tessera P2 1630), capo del Sismi, vertice di Gladio controllato da Andreotti e da Cossiga, il generale Giulio Grassini, (tessera P2 1620), capo del Sisde, il generale Raffaele Giudice, (tessera P2 n 535) comandante della Guardia di Finanza, il prefetto Walter Pelosi, capo del Cesis, tessera n 754), Giovanni Torrisi, capo di stato maggiore della marina militare (tessera P2 n 631), Franco Ferracuti (tessera 2137), agente della CIA; Pietro Musumeci, vice capo del Sismi (tessera 487); tutti affiliati alla Loggia di Licio Gelli. La scelta di questi personaggi, coinvolti in trame parallele, venne decisa da Andreotti di concerto con Cossiga.
Alziamo il livello culturale per evitare che “chi sa domina chi non sa”.
Alberto Franceschini ce l’ha confermato facendosi 20 anni di galera per niente, trasmettendoci però, soprattutto alle nuove generazioni, un messaggio: a 20 anni è facile essere impulsivi e utopisti, più difficile è non essere manovrati, perché si conosce solo “la metà della mela”……
L’individuo scevro di pregiudizi,
l’essere umano che ragiona e opera secondo
la mente ed il cuore gli suggeriscono,
non sente il bisogno di avere
dei pastori, dei capitani, dei direttori.
(P. Gori)
Cultura dal basso contro i poteri forti e le loro guerre segrete
Rsp (individualità Anarchiche)