massomafia: la cassazione revoca la condanna allo 007/P2 Bruno Contrada

Massomafia: la cassazione revoca la condanna allo 007/P2 Bruno Contrada

Il Grande Oriente d'Italia denuncia l'Antimafia: "Illegittima l'acquisizione degli elenchi dei massoni"

Bruno Contrada, ex poliziotto a Palermo, venne arrestato con l’accusa di concorso in associazione mafiosa il 24/12/1992. In primo grado fu condannato a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto. L’ennesimo colpo di scena ci fu in Cassazione, quando l’assoluzione venne annullata con rinvio e il processo tornò alla corte d’appello di Palermo che, il 25/2/2006, confermò la condanna a 10 anni. La sentenza divenne definitiva nel 2007. Il funzionario tornò in cella fino al 2012.

Nel 2015 la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, quasi per occultare chi c’era dietro Contrada, condannò l’Italia a risarcire il poliziotto, con un cavillo, ritenendo che Contrada non dovesse essere né processato né condannato perché all’epoca dei fatti a lui contestati (gli anni ‘80) il reato di concorso in associazione mafiosa non era ancora stato approvato. Oggi la Cassazione ha ascoltato Giordano l’avvocato di Contrada e la condanna è stata revocata…. Cosi Contrada il massomafioso P2ista rimane con la fedina penale pulita e inoltre gli hanno pagato tutti gli arretrati pensionistici che erano stati bloccati a causa dei reati di mafia e di corruzione.

Ma chi è l’ex poliziotto e agente dei servizi segreti del Sisde Bruno Contrada?

E’ stato condannato per aver instaurato rapporti tra servizi segreti italiani e criminalità organizzata, culminati nella strage di via d’Amelio dove morì in un attentato il giudice Paolo Borsellino che in quel periodo indagava sui collegamenti tra mafia e stato e la cosiddetta “zona grigia” tra legalità e illegalità.

Nel 1992, viene arrestato, con mandato di cattura richiesto dal procuratore Gian Carlo Caselli, perché accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso (estensione giurisprudenziale dell’art. 416 bis Codice penale) sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia tra i quali: Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese, Salvatore Cancemi.

Il giudice Antonino Caponnetto disse che quando Contrada venne interrogato sull’omicidio Mattarella gli rimase impresso un gesto di Falcone: “una volta che Contrada ebbe terminato, entrambi ci alzammo per stringergli la mano. Poi Falcone la fissò per qualche istante e la pulì vistosamente sui pantaloni. Era un chiaro segno di ribrezzo”. L’allora capo della polizia Vincenzo Parisi si prodigò invece per difendere Contrada il P2 mafioso. Antonino Caponnetto giudicò incauta la posizione assunta da Parisi. Luciano Violante, nel frattempo divenuto presidente della Commissione parlamentare Antimafia, parlò in proposito di “caratteristica strutturale” circa il rapporto di Cosa nostra col potere.

Secondo Mutolo, la mafia era un’organizzazione dalla spiccata natura anticomunista, che aveva servito la causa atlantica sia portando voti alla Democrazia Cristiana, sia contrastando con ogni mezzo le iniziative delle formazioni progressiste (l’esempio più famoso nella strage di Portella della Ginestra). Questa attitudine aveva come contropartita una sorta di tacita pax mafiosa: per anni, lo stato aveva evitato di combattere efficacemente contro quell’organizzazione criminale. A metà degli anni ‘70 qualcosa era cambiato, poiché la politica sembrava aver accantonato i progetti di colpo di stato. Nel mutato scenario, si osava attaccare i vertici mafiosi avvalendosi dello strumento giuridico dell’associazione per delinquere. L’incriminazione per tale reato, in pratica, esponeva i boss al rischio di essere coinvolti nella responsabilità per ogni scandalo geopolitico come le stragi di stato.

Mutolo sostiene di aver appreso da Rosario Riccobono che Contrada “era ormai passato a disposizione della mafia”. Dalla medesima fonte, Mutolo sapeva che il primo mafioso di rango a stabilire un rapporto di amicizia con Contrada sarebbe stato Stefano Bontate, avvalendosi dei buoni uffici prestati dal conte Arturo Cassina, una sorta di vicino di casa per il mafioso, nonché confratello del funzionario SISDE presso l’Ordine del Santo Sepolcro (loggia massonica di orientamento cattolico, il Gran Maestro dell’Ordine è il cardinale Edwin Frederick O’Brien). L’Ordine del Santo Sepolcro confermò l’appartenenza dei due soggetti. In tutto il P2ista Contrada, su 10 anni di carcere previsti, ne ha scontati 4 in carcere e 4 ai domiciliari mentre i restanti 2 gli sono stati condonati per buona condotta.

Ma andiamo a vedere che cos’è stato il SISDE…

Il SISDE è stato un servizio segreto italiano attivo fino alla riforma dell’intelligence italiana del 2007. Fu coinvolto negli scandali politici degli anni ’80, il primo dei quali fu quello della loggia massonica segreta P2 (loggia occulta formata da: parlamentari, ministri dell’allora governo, segretari di partito, generali dei carabinieri, generali della guardia di finanza, generali dell’esercito italiano, dell’aeronautica militare, ammiragli, e vari magistrati e funzionari pubblici, direttori e molti funzionari dei vari servizi segreti, giornalisti ed imprenditori). Il Sisde dopo lo scandalo della P2 viene soppresso con la Riforma dell’intelligence italiana del 2007 e cambia nome: AISI e AISE

Verso il 1958, la crisi del centrismo determinò tensioni politico-sociali che resero plausibile per alcuni ambienti governativi la prospettazione di un tentativo di forzare in senso conservatore (dittatura militare -stato di polizia) il naturale evolversi del quadro istituzionale. La carica di Ministro dell’interno in quel tempo era Fernando Tambroni, che aveva raggiunto il grado di centurione nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Egli determinò nel 1958 l’avvicendamento alla Divisione affari riservati di Domenico De Nozza, già questore di Trieste, al posto del noto Barletta. Anche in virtù delle esperienze vissute a fianco degli americani in quel periodo, De Nozza (con altri collaboratori che si era portato al seguito dalla polizia civile triestina) impresse un intenso impulso innovativo all’intelligence interna cui era stato preposto. Fu creato nella capitale un “ufficio psicologico” occulto che sostanzialmente svolgeva attività di ricatto nei confronti dei politici di sinistra, emulato da una rete di uffici clandestini, camuffati da imprese commerciali, dislocati in ciascun capoluogo di regione, che avevano scopi informativi e perfino controinformativi in relazione alle sedi ed agli esponenti del PCI ed altre formazioni di sinistra. Per almeno due anni gli uomini degli “affari riservati” operarono come un servizio parallelo e prendendo ordini più da Washington che da Roma. Questo, fu il preludio della vasta e sistematica opera di schedatura posta dal SIFAR del generale Giovanni De Lorenzo.

Nel 1965 divenne capo di stato maggiore della difesa il generale Giuseppe Aloia. Questi era fautore della costituzione di un numero ristretto di militari che, in caso di crisi locali, forti di un “substrato ideologico”, potessero svolgere un’efficace azione anticomunista. Sul piano organizzativo, ciò presupponeva la promozione di uno specifico addestramento anti-guerriglia e la fondazione di scuole per la guerra psicologica. Sul piano culturale, il movimento di Aloja affondava le radici nella produzione di autori neofascisti quali Guido Giannettini, Pino Rauti, Eggardo Beltrametti, Gianfranco Finaldi ed Enrico de Boccard, che vagheggiavano dottrine naziste e le prodezze dell’OAS. Operativamente, in quegli anni nacquero i “corsi di ardimento” presso la scuola di fanteria dell’esercito italiano in Cesano (Roma), col contributo dell’Agenzia “D” di Rauti e Giannettini: “migliaia di uomini particolarmente addestrati contro la guerra ‘sovversiva’ per fronteggiare esigenze particolari.” De Lorenzo piaceva anche alla sinistra, poiché rappresentava comunque una forma di “meno peggio”.

Nel maggio 1965 l’istituto di storia militare ‘Alberto Pollio’ organizzò un convegno con la partecipazione degli intellettuali reazionari, presso l’hotel “Parco dei Principi” di Roma, un convegno (dal titolo: “La guerra rivoluzionaria“), considerato il momento fondativo dottrinale della strategia della tensione (stragi di stato). Uno degli interventi più significativi fu quello svolto da Giano Accame, che propose di fare dei colpi di stato simili a quelli avvenuti anni dopo come il golpe dei colonnelli in Grecia. Il convegno fu incentivato e sponsorizzato da Ivan Matteo Lombardo di Confindustria (uomo politico, ma anche dirigente Squibb) e Vittorio De Biase (per Edison). Il famoso ufficio REI del colonnello Rocca stipulò contemporaneamente copiosi abbonamenti alla pubblicazione “Agenzia «D»“, facente capo a Rauti e Giannettini.

Field Manual sono protocolli segreti aggiunti al trattato NATO. Malgrado la parziale rimozione del vincolo di segretezza su tali documenti, si tratta di documenti largamente impliciti, che fondavano la loro efficacia in gran parte sulla personalità dei direttori dei Servizi segreti: essi pertanto, verosimilmente, venivano affiliati dagli americani ben prima della loro nomina alle posizioni apicali degli apparati (la cosiddetta “doppia dipendenza” o “doppia lealtà”). La questione era esposta piuttosto esplicitamente nel controverso (gli ambienti ufficiali USA hanno generalmente tentato di negarne l’esistenza) Supplement B to US Army Field Manual 30-31. Del documento, noto anche come “Piano Westmoreland“, venne scoperta una copia in una valigia della figlia di Licio Gelli (perquisizione a Fiumicino, 4/7/1981) dove c’era tutto l’elenco degli iscritti alla P2 tra i quali spiccavano anche i nomi dei tre direttori del SISMI (Luigi Ramponi, Cesare Pucci e Sergio Siracusa) che erano stati, addetti militari a Washington. Negli anni ‘70, l’Ufficio centrale per la sicurezza (UCSI) impediva a cittadini italiani l’accesso agli incarichi dei servizi segreti (ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale) anche solo perché questi cittadini non erano politicamente schierati verso posizioni “atlantiche”. Un altro clamoroso scandalo, in quegli anni, fu quello dell’esistenza di “Gladio“, una rete anticomunista di tipo stay-behind, sostenuta dalla NATO, implicata nella “strategia della tensione“ e che aprirono gli ‘anni di piombo’ ….

Negli anni 2000, il SISMI divenne ancora oggetto di una controversia nazionale, per il caso Abu Omar, ovvero il sequestro di Hassan Mustafa Osama Nasr (meglio noto come Abu Omar), a Milano nel 2003.

A margine dell’inchiesta giudiziaria sulla deportazione di Abu Omar, vennero alla luce un’operazione clandestinamente condotta dal SISMI in danno di Romano Prodi e Telecom Italia (scandalo Telecom-Sismi), giunta agli onori delle cronache nel 2006. Sempre nel 2006 il SISMI fu coinvolto nello scandalo Nigergate, in cui agenti dell’intelligence militare italiana inviarono al presidente USA George W. Bush falsi documenti, poi utilizzati come principale pretesto per l’invasione dell’Iraq. Infine, una perquisizione coordinata dall’autorità giudiziaria nella sede principale del SISMI, nell’agosto 2007, scoprì documenti dimostranti come tale agenzia avesse spiato, dal 2001 al 2006, vari magistrati europei che il SISMI giudicava portatori di “potenziale destabilizzante”. Erano oggetto di tale sorveglianza l’associazione Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés, come pure 3 giudici francesi, tra cui Anne Crenier, già presidente dell’associazione di categoria Syndicat de la magistrature, moglie del suo collega italiano Mario Vaudano, operante nell'”European Anti-fraud Office” (OLAF). A seguito di questi scandali, Niccolò Pollari si dimise nel novembre del 2006.

Sono ormai stati accertati depistaggio di indagini, o di relazioni con ambienti e/o attività illegali dei servizi segreti. I vari depistaggi riguardano anche le inchieste giudiziarie per gli attentati dinamitardi di Trento, di piazza Fontana, di Brescia e dell’Italicus. L’azione di disturbo verso gli inquirenti è stata praticata sia attraverso atteggiamenti di sostanziale intimidazione, sia mediante divulgazioni di copioso materiale istruttorio, al fine di obbligare la magistratura a trascurare piste genuine, spesso preludio di ritrattazioni di “supertestimoni”: la conclusione quasi inevitabile era il proscioglimento “per insufficienza di prove“, secondo una formula processuale oggi non più contemplata dal codice di procedura penale. Da atti processuali risulta altresì la collaborazione tra SIFAR e Ordine Nuovo, un’organizzazione sorretta dai servizi di sicurezza della NATO. Per quanto riguarda il caso Moro, Ferdinando Imposimato ha sostenuto che vi fosse uno stretto legame tra la banda della Magliana ed il SISMI, e in particolare tra Antonio Chichiarelli, autore del falso comunicato brigatista n°7 che depistò le ricerche al lago della Duchessa, e Giuseppe Santovito, piduista e primo direttore di quel servizio informazioni militare.

 

Chi dice “Stato” dice necessariamente “Guerra”.

La lotta per la preponderanza, che è la base

dell’organizzazione economica borghese,

è anche la base dell’organizzazione politica.

P. Kropotkin

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)