Ilaria Alpi: uccisa per aver scoperto traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi

La nave "Mare Oceano" (oggi Denar 2) che effettuò i discussi rilievi per conto del Ministero dell'Ambiente il 22 settembre 2009

5 luglio 2017

La procura di Roma il 5 giugno chiude per la seconda volta l’inchiesta del magistrato Neri, con una richiesta di archiviazione, l’inchiesta sull’uccisione della giornalista del Tg3 avvenuta 23 anni fa. La famiglia di Ilaria Alpi non ci sta e vuole fare opposizione alla richiesta di archiviazione della procura della repubblica di Roma sul duplice omicidio dell’inviata del Tg3 e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuti a Mogadiscio il 20 marzo 1994, e sui presunti depistaggi che avrebbero scandito l’inchiesta giudiziaria. Secondo il legale della famiglia Alpi “ci sono stati tentativi di depistare le indagini da parte di apparati dello stato italiano: in particolare è stato pagato un informatore (il somalo ‘Gelle’) per far accusare un innocente, Hashi Omar Hassan, questo è emerso a Perugia”.

Ilaria e Miran furono uccisi perché avevano scoperto responsabilità di faccendieri, affaristi, pezzi deviati dello stato (loggia massonica P2 – servizi segreti) all’ombra della cooperazione internazionale e traffici di rifiuti e di armi con relativi depistaggi. Ilaria Alpi aveva scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni Paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate coi gruppi politici locali. La giornalista e il suo operatore prima di essere uccisi erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia, qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che gli riferì di stretti rapporti (collaborazioni) intrattenuti da alcuni funzionari italiani col governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ‘80. La giornalista finita l’intervista per ritornare indietro salì a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati nel porto di Bosaso e sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Ritornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all’hotel Sahafi, vicino all’aeroporto, e poi all’hotel Hamana, dinanzi al quale avvenne il duplice delitto.

Ma andiamo a vedere la vicenda giudiziaria come è andata a finire…Navi dei veleni

Ilaria Alpi e il suo operatore, Miran Hrovatin erano in Somalia al seguito dell’operazione militare multinazionale, sotto egida ONU, Restor Hope, stavano indagando su oscuri traffici di armi e rifiuti tossici, dentro i quali apparati politico-diplomatico-militari dello stato italiano erano dentro fino al collo. Tra gli anni ’80 e ‘90, tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi italiani ed europei venivano smaltite illegalmente nel Mediterraneo e nel terzo mondo con la mediazione della ‘ndrangheta calabrese. E l’affondamento clandestino di rifiuti tossici e radioattivi nei mari di mezzo mondo. Un’inchiesta portata avanti a metà anni ‘90, dall’attuale sostituto procuratore generale di Reggio Calabria Francesco Neri, e da cui è emerso un sistema criminale che ha danneggiato l’ecosistema e l’incolumità dell’intera popolazione mondiale. L’inchiesta di Neri andava a toccare argomenti scottanti come i business legati allo smaltimento illecito di scorie nucleari, l’omicidio in Somalia della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin e la vendita internazionale di armi strategiche. Per poi approfondire il livello gerarchico dell’organizzazione e i loro intrecci perversi tra massonerie, politica, governi militari e mafie – mammasantissima. Nonché il sistema illegale col quale l’Enea (l’Ente italiano per le nuove tecnologie, energia e ambiente) avrebbe eliminato avanzi radioattivi. L’indagine di Neri era passata prima alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e poi sfumata in un’archiviazione…..

Neri aveva evidenziato in quell’indagine archiviata, le manovre sporche e i business nucleari dell’Europa e degli Stati Uniti. In quell’inchiesta ci sono i nomi di trafficanti senza scrupoli e quelli delle loro società. E proprio per questo che si è voluto archiviare l’inchiesta di Neri? Per cercare di eliminare gli indizi?

Il magistrato Neri aveva individuato come protagonista dell’inchiesta sullo smaltimento e il riciclaggio di rifiuti radioattivi Giorgio Comerio, lo stesso personaggio che nella villa a San Bovio di Garlasco (Pavia) conservava il certificato di morte di Ilaria Alpi. Un italiano che per la nostra giustizia massomafiosa è attualmente irreperibile, e che in passato è sfuggito alle domande della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. Il massone Giorgio Comerio, appartenente ai servizi segreti argentini ed era legato ai più grossi finanzieri mondiali, e in particolare europei”. Nato a Busto Arsizio (Varese) il 3/2/1945. A fare il suo nome, nel 1995, è il procacciatore d’affari Elio Ripamonti, fermato alla frontiera tra Italia e Svizzera con una valigetta zeppa di carte sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Nel maggio 1993, racconta Ripamonti, era andato a Garlasco da Comerio per valutare il progetto di un’imbarcazione. “Nel parlare, mi ha detto che c’era la possibilità di smaltire scorie nucleari, prospettandomi come doveva essere svolto il lavoro”. Il sistema, continua Ripamonti, era basato su “container messi in siluri di acciaio, studiati per essere collocati nel fondo marino a circa 400 metri di profondità”. Comerio gli offre l’esclusiva per la Svizzera in cambio di una cauzione da 100 milioni di lire. Aggiunge che l’operazione gli avrebbe fruttato una provvigione pari al 10% del totale. E si spinge oltre, in dettagli di incredibile gravità: “Mi disse che aveva conoscenze nell’ambito dell’Enea, e si era riservato l’esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia”. Non solo: Comerio, dice Ripamonti, parla dei “contatti con un funzionario della Lettonia, che aveva concesso le autorizzazioni per il seppellimento nel mare del Nord delle scorie radioattive“. Poi gli mostra “una videocassetta dove si vedeva lo smaltimento in mare dei rifiuti”, precisando che era “una prova”. Da qui parte il pubblico ministero Neri: dalla necessità di capire chi è davvero Comerio e cosa si nasconde dietro di lui. Prima tappa, il Centro comune di ricerca (Ccr) a Ispra, sul lago Maggiore, dove dal 1977 al 1988 viene studiato per la Comunità europea (con il sostegno di Italia, Francia, Stati Uniti, Belgio, Canada, Australia, Giappone, Inghilterra, Svezia, Germania Ovest, Olanda e Svizzera) il piano Dodos: Deep Ocean Data Operating. L’8 giugno 1995 Charles Nicholas Murray racconta agli inquirenti il funzionamento della struttura, L’obiettivo del progetto, dice era valutare “lo stoccaggio di scorie radioattive in ambiente naturale terrestre o marino”. In altre parole, si analizza per 11 anni quello che Comerio illustra a Ripamonti: l’inserimento in missili-penetratori di scorie radioattive e la loro eliminazione dentro i fondali. Anche Comerio, riferisce Murray, ha collaborato al lavoro, elaborando una boa per il controllo satellitare dei siluri. Ma c’è dell’altro, in gioco. A fine progetto, scartato per il timore di attentati terroristici ai siti marini, al centro nucleare di Ispra viene rubato un fondamentale componente elettronico della boa. E gli investigatori, indicano come sospettato dell’azione (eseguita probabilmente per “sottrarre tecnologia avanzata a favore di un paese esterno alla Cee”) Comerio. Un’ipotesi a cui si somma, 7 anni dopo, il ritrovamento nella sua villa di videocassette cruciali sul piano strategico-ambientale. Nel primo filmato, titolato ‘International long gare cruise june-july 1985’, si assiste per quasi 50 minuti a esperimenti di tecnici internazionali sulla nave M. V. Marion Dufresne, tra i quali l’immersione in mare dei siluri-penetratori per i rifiuti radioattivi. Nel secondo, titolato Euratom 1986 e lungo circa 40 minuti, si mostra l’assemblaggio di una boa tecnologica costruita dalla società M.e.i. (Marine electronics industries: secondo gli investigatori diretta da Comerio), e la sua collocazione in acqua nel golfo di La Spezia. In una relazione al suo superiore, il pm Neri scrive che Comerio e Murray avrebbero “trafugato” dal centro di Ispra il progetto dei siluri nonostante nel 1972 la Convenzione di Londra vietava lo smaltimento marittimo di rifiuti tossici. Proprio i siluri-penetratori, infatti, sono il tema chiave di un opuscolo scoperto nella villa di Comerio e gestito dalla sua società O.d.m. (Oceanic disposal management). Inoltre, diversi testimoni parlano degli accordi presi dal faccendiere con governi stranieri per affondare i suoi siluri. Giampiero Pagliericcio, secondo il pm Neri “legato a tutte le vicende di Comerio”, racconta il 7/2/1996 di essere certo “che il progetto O.d.m. fosse legale, anche perché mi era stato detto che gli americani e i francesi avevano già iniziato l’attività di smaltimento rifiuti tramite l’affondamento con penetratori”. Di più: sempre Pagliericcio dichiara che Gabriele Molaschi (per gli inquirenti socio di Comerio nella O.d.m. e trafficante internazionale di armi) “gli ha riferito che gli americani smaltivano rifiuti radioattivi affondandoli col sistema di Comerio, in Atlantico e in prossimità delle coste del Brasile“. Una pratica molto diffusa, a quanto pare: “È noto”, conclude Pagliericcio, che anche “il governo russo smaltisce da sempre in mare rifiuti radioattivi. E per la precisione nel Mar glaciale artico, in prossimità dell’isola (arcipelago) Novaja Zemlja”. La cosa impressionante, è che agli atti risulta un elenco di 45 nazioni con le quali Comerio “ha raggiunto tra il 1982 e il 1990 un accordo per la concessione di zone marine, denominate Eez, ove seppellire penetratori carichi di scorie radioattive”. Si va dalle Filippine a Cuba, dal Sudan al Kenya, dal Brasile all’Iraq, dall’Egitto alla Yugoslavia. Il faccendiere massone Comerio rimane ancora oggi impunito, protetto da poteri occulti (le potenze più ricche come Francia, Stati Uniti, Belgio, Canada, Australia, Giappone, Inghilterra, Svezia, Germania Ovest, Olanda, Svizzera , Italia) internazionali che non vogliono rinunciare al loro potere( coloniale) economico e militare, non vogliono far trapelare l’intreccio perverso e gerarchico che c’è sempre stato tra massoneria, politica, servizi segreti e mafia – mammasantissima.

Con l’inchiesta del Magistrato Neri conosciamo tutto sul massone Comerio, si conoscono le sue trattative per vendere a Iran e Libia le cosiddette telemine, micidiali missili subacquei a guida satellitare. Nel 1989 Comerio fece una presentazione a Lugano di un suo prototipo di telemina “alla presenza di ufficiali della Marina militare italiana”. E altrettanto noti diventano, a un certo punto, i legami con la mafia: “Comerio ha tentato di riciclare in Belgio un titolo di credito da 100 mila dollari della Union Carbide Corporation, asportato a New York da Cosa nostra”. Lo stesso anno, c’è traccia del “probabile rinvenimento del progetto O.d.m. a casa di Theodor Cranendonk“, arrestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano per “un imponente traffico internazionale di armi dirette al cartello Serraino-Condello-Imerti di Reggio Calabria“. Non va dimenticata, infine, la testimonianza dell’ex compagna di Comerio Maria Luigia Nitti, alla quale il faccendiere avrebbe confidato di “appartenere ai servizi segreti” e che era collegato con gli attentati al presentatore televisivo Maurizio Costanzo, ad alcuni monumenti di Roma e all’Accademia dei georgofili a Firenze”. Proprio Giorgio Comerio, protagonista di un gigantesco traffico di rifiuti radioattivi con altri faccendieri, malavitosi e trafficanti d’armi uno scandalo di livello internazionale nel quale sarebbero coinvolti decine di governi, europei e non, e intorno al quale si sarebbero per anni mossi agenti dei servizi segreti deviati e personaggi iscritti a varie massonerie. È di tutta questa rete di traffici che molto probabilmente Ilaria Alpi era venuta a conoscenza nei primi mesi del 1994. Aveva scoperto la gigantesca macchina internazionale che scaricava rifiuti tossici in Africa, l’intreccio con la spirale delle armi, i segreti più occulti protetti dalla generica facciata della Cooperazione.

L’inchiesta di Neri è importante perché evidenzia traffici di Armi, rifiuti tossici, scorie radioattive su cui hanno lucrato colletti bianchi senza scrupoli, imprenditoria malata, mafia, faccendieri, ma anche uomini politici e pezzi delle istituzioni militari che hanno coperto le attività illecite. Con inchieste giudiziarie bloccate, depistate, archiviate, arenate per volere di questi stessi apparati dello stato che agiscono nell’ombra e che impediscono sistematicamente l’accertamento della verità…..

 

 

La crisi ecologica che attraversiamo

è una crisi sociale, ha le sue radici prima

e soprattutto nella dominazione dell’uomo

da parte dell’uomo, della donna da parte

dell’uomo, dei giovani da pare dei vecchi

e della società da parte dello stato

M. Bookchin

 

Cultura dal basso contro i poteri forti e i loro traffici di morte

 

Rsp (individualità Anarchiche)