Il 3 settembre i mass media descrivono le varie cerimonie allestite per la commemorazione dei 35 anni dall’ uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia insieme alla moglie. Durante la trattativa stato – mafia, Dalla Chiesa aveva promesso alla mafia di togliere il 41 bis e il sequestro dei loro beni, cosa che poi non avvenne …. !! Ma chi era stato il prefetto Dalla chiesa?
Dalla Chiesa era Figlio di un generale dei Carabinieri, entrò nell’arma durante la II guerra mondiale e partecipò alla Resistenza (partigiano? Uno sbirro partigiano? Bianco? o Rosso?) ….
Dalla Chiesa fece carriera nella caccia al banditismo; per questo motivo nel 1949 fu inviato in Sicilia, per eliminare le bande di criminali nell’isola, come quella del bandito Salvatore Giuliano (usato e ucciso nel 1950). Nel maggio 1974 creò una struttura antiterrorismo, denominata Nucleo Speciale Antiterrorismo, con base a Torino. Nel settembre del 1974 il Nucleo di Dalla Chiesa catturò a Pinerolo, Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco e fondatori delle Brigate Rosse. Riuscì ad arrestarli attraverso un infiltrato Silvano Girotto, detto “frate mitra…
Dalla Chiesa sapeva cosa era la P2 perché Il 17 marzo 1981 durante la perquisizione della Guardia di Finanza a Castiglion Fibocchi furono ritrovate nella cassaforte di Gelli oltre agli elenchi degli iscritti alla loggia massonica (la maggior parte formata da alte gerarchie delle forze dell’ ordine e militari), anche parecchie «domande di iscrizione con firme illustri» tra cui quella di Dalla Chiesa, appunto.
Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato l’8 marzo 2017 davanti ai parlamentari della Commissione antimafia dichiarò: “L’ordine di eliminare Dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino”. Democristiano, andreottiano, massone, Cosentino (foto sopra) era un potente parlamentare della Dc, segretario generale della Camera, fedelissimo di Giulio Andreotti e personaggio di rilievo della loggia massonica P2 di Licio Gelli (rapporti gerarchici; massoneria – stato – mafia). Poi continua: “Sono stato informato di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia, ma riconducibili a entità di carattere superiore”. Dopo le prime battute, l’audizione era stata secretata. Scarpinato ha proseguito il suo racconto, mettendo a fuoco i complessi rapporti con la massoneria e i corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Riferisce che un fedelissimo di Riina, Giuseppe Graviano, uno degli strateghi dell’uccisione di Giovanni Falcone e delle stragi del ’93, partecipa a riunioni massoniche. Per l’uccisione di Dalla Chiesa sono stati condannati all’ergastolo, come mandanti, i vertici di Cosa nostra dell’epoca: i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Nel 2002 è arrivata la condanna anche per gli esecutori: Vincenzo Galatolo, Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.
Dalla Chiesa Fu ucciso il 5 aprile 1982 dopo un colloquio con Andreotti, (poco tempo prima di insediarsi come Prefetto di Palermo), nel quale gli disse chiaramente che non avrebbe avuto riguardi per quella parte di elettorato mafioso, alla quale attingevano gli uomini della sua corrente; e successivamente aveva definito la corrente andreottiana a Palermo «la famiglia politica più inquinata del luogo», aggiungendo che gli andreottiani erano fortemente compromessi con Cosa Nostra…
Il prefetto era abituato a trattare con la mafia, fin dai tempi del bandito Giuliano, e conosceva tutti i retroscena degli intrighi geopolitici militari, dei progetti perversi e occulti della loggia massonica atlantica P2, e i suoi loschi intrecci; Dalla Chiesa ha vissuto di persona il periodo storico della caccia al banditismo, conosceva bene anche il bandito Giuliano (anni 40), usato dalle forze alleate per creare tensioni sociali (attraverso stragi di stato) e poi ucciso quando non serviva più. La moglie del banchiere Roberto Calvi, Clara Canetti, raccontò alla commissione P2 di Tina Anselmi il 6 dicembre 1982 che: “Gelli era solo il 4°… Il 1° era Andreotti, il 2° era Francesco Cosentino, il 3° era Umberto Ortolani….
Il 28 aprile 1998 la commissione stragi pubblica i documenti militari top secret sulla strage in Sicilia avvenuta nel 1947 (inizio strategia della tensione –guerra psicologica) a Portella della Ginestra…
Ma ritorniamo indietro nel tempo alla prima trattativa tra stato mafia: i rapporti tra mafia e stato nascono nel maggio del 1860 con l’unità d’Italia, con l’invasione garibaldina in Sicilia, che si servì per le sue vittorie, della mafia in Sicilia e della camorra a Napoli. Garibaldi quando giunse a Napoli, nel settembre del 1860 trovò l’aiuto dei camorristi in divisa e con la coccarda tricolore che si schierarono apertamente al suo fianco e gli assicurarono il mantenimento dell’ordine pubblico. La mafia ebbe convenienza a schierarsi con Garibaldi, perché col contributo dato all’unità d’Italia e all’impresa dei Mille la mafia esce dalla macchia (brigantaggio – banditismo) a cui era stata relegata nella Sicilia dell’Italia pre-unitaria e si istituzionalizza a tutti gli effetti, effettuando un notevole salto di qualità. Da quel momento entrerà a far parte del braccio armato militare dello stato. E da qui iniziano le connivenze tra: stato, politica, servizi segreti deviati(P2), mafia, e banditismo. Una criminalità politica eversiva….
Ma c’è stato un altro accordo storico tra stato e mafia: negli anni ‘40 Salvatore Giuliano lavora come braccio armato per l’alleanza angloamericana (precursore della futura alleanza atlantica anticomunista – 1956). Ma facciamo un excursus dei fatti : lo sbarco in Sicilia avvenuto nel luglio del 1943 (nome in codice operazione Husky) fu attuato dagli Alleati antifascisti della Nato, insieme a loro c’era anche il mafioso (amico dei massoni) Lucky Luciano, il quale aveva come principale interlocutore don Calogero Vizzini, che aderì al progetto di sbarco degli alleati e unì le forze dei latifondisti affiliati al Mis, insieme ai mafiosi e ai servizi segreti alleati…
L’ “Ufficiale di collegamento” fra Vizzini e Luciano era Vito Genovese esponente di spicco della mafia italo-americana. Lo sbarco in Sicilia era stato deciso dalle forze militari ALLEATE (Inghilterra, America, Canada) per stabilire la loro base portaerei nel Mediterraneo, anche la Sardegna ha dovuto subire lo stesso destino.
Nella Sicilia del 1943 i proprietari terrieri, preoccupati per la rinnovata attività delle sinistre, si allearono con gli angloamericani, il ruolo della mafia in questa fase storica era quella di protettore (cani da guardia)…
La sinistra allora, in Sicilia era guidata da Girolamo Li Causi, che stava promuovendo in tutta l’isola l’occupazione di numerosi campi e poderi. Tali azioni erano finalizzate a fare pressione sul governo, per ottenere da Roma il frazionamento dei latifondi e a far sì che una radicale riforma agraria concedesse ampie porzioni di terreno alle cooperative contadine. L’ aristocrazia terriera latifondista e i mafiosi si opposero con ogni mezzo a questo progetto. Il 4/1/1947 fu ucciso il dirigente comunista di Sciacca Accursio Miraglia…
Era il 10/7/1943 quando un corpo di spedizione formato da soldati americani, inglesi e canadesi, le cosiddette ‘forze alleate’, sbarcò sulle coste della Sicilia. Con lo sbarco alleato in Sicilia si riattivano le cosche mafiose. Il servizio segreto dell’OSS nel 1943 faceva parte della alleanza militare angloamericana, e per lo sbarco si appoggiò sulle strutture di potere della mafia per creare i primi presidi della Sicilia liberata. Il 27 luglio il capomafia Calogero Vizzini viene nominato dagli alleati sindaco di Villalba, mentre il 4 ottobre, Lucio Tasca, latifondista, esponente del movimento separatista siciliano, diventa sindaco di Palermo su indicazione sempre degli alleati. Nel febbraio 1945 Vito Genovese giunto in Sicilia al seguito delle truppe alleate, incontra Salvatore Giuliano sulle montagne attorno a Palermo insieme alla sua banda. Il 15 maggio 1945 ci furono i primi contatti tra la banda Giuliano e i capi del separatismo siciliano, intenzionati a rafforzare il nascente EVIS, l’Esercito di Volontari per l’indipendenza della Sicilia….
Nel 1950 Lucky Luciano (committente e amico della massoneria) riprende la sua attività nel traffico della droga, riuscendo a raffinare quintali di eroina che esporta in tutto il mondo (operazione Caos, Blue Moon: infiltrazione e diffusione di droghe pesanti all’interno dei movimenti giovanili di protesta al fine di indebolirli, controllarli e destabilizzarli)….
Ma il mito di Robin Hood, il mito del bandito Giuliano, si spegne definitivamente con la strage a Portella della Ginestra: era il 1° maggio del 1947, circa duemila lavoratori siciliani della zona di Piana degli Albanesi, in prevalenza contadini, manifestano contro lo sfruttamento del latifondismo. All’improvviso, dalle colline circostanti, partono raffiche di mitra che vengono scambiate all’inizio per scoppi di mortaretti. I morti sono 11, di cui due bambini, e i feriti 27: Quattro mesi dopo, si scopre che a sparare sono stati gli uomini del “bandito” Giuliano, in realtà colonnello dell’Evis, l’Esercito Volontario per l’Indipendenza in Sicilia, definito dagli alleati un corpo paramilitare guidato e finanziato dalla Repubblica di Salò.
La strage di Portella della Ginestra, suona come un “avvertimento” alla vigilia delle storiche elezioni dell’anno seguente, il fatidico 1948, in cui l’Italia sarà chiamata a scegliere tra la Dc filo-atlantica anticomunista e il Pci di Togliatti, “amico” di Mosca (Stalin). Con lo sbarco angloamericano cade quindi il potere militare fascista, per essere sostituito subito dopo da un altro potere sovranazionale Atlantico, che per detenere il potere, ha pianificato e fatto stragi di stato (strategia della tensione) per poi incolpare il movimento anarchico e quello di sinistra (piano militare false flag). Secondo il deputato Luigi Cipriani nel nostro paese le stragi ci sono state tutte le volte che il movimento di massa metteva in discussione l’assetto del regime e la nostra stretta adesione alla politica Nato. La prima di queste stragi (ha detto Cipriani) è stata quella di Portella della Ginestra, compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano.
Gli uomini di Giuliano furono armati da Frank Gigliotti, un italoamericano, agente dei servizi segreti legato alla mafia e alla massoneria latifondista nobiliare, questo meccanismo ha funzionato anche nelle altre stragi che hanno caratterizzato gli anni più recenti (‘92/’93). Il deputato Giovanni Russo Spena, ha espresso la preoccupazione di “un ritorno a una forte repressione, di fronte alla quale ribadiamo la nostra libertà di criticare lo stato, di poter dire che Gladio è una struttura anticostituzionale e di non dimenticare quale sia stato il nostro passato”. Giuliano (ha detto sempre Luigi Cipriani) riceveva aiuti dall’Oss (poi Cia), tramite Frank Gigliotti (massone ed agente della CIA), su disposizione del capo William Donovan (capo dell’Office of Strategic Services). D’altronde, nei primi di luglio del 1947, Frank Gigliotti disse a Giuseppe Saragat in visita negli USA, di avere recentemente incontrato il bandito Giuliano e di essere d’accordo con l’uso dell’illegalità e della violenza impiegate dal bandito (trattativa stato mafia)….
Ricordiamoci che il 20/4/2018 la Corte d’assise di Palermo ha condannato gli uomini dei servizi segreti insieme ai mafiosi, per la trattativa Stato-mafia (1992-‘93). Dodici anni per gli ex generali Mario Mori e Antonio Subranni, dodici anni per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, 8 anni per l’ex colonnello Giuseppe De Donno. Ventotto anni per il boss Leoluca Bagarella. Assolto l’ex ministro Nicola Mancino. Il periodo analizzato dal giudice Alfredo Montalto (giudice a latere Stefania Brambilla) è la ricontinuazione della strategia della tensione (stragi) nel 1992-1993, insanguinata dalle stragi di Falcone e Borsellino (uccisi perché non erano d’accordo con la trattativa stato mafia) e poi gli attentati di Roma, Milano e Firenze ( per far togliere il 41 bis e la confisca dei beni). In aula, il pm Nino Di Matteo parla di una “sentenza storica”. Dice: “Ora abbiamo la certezza che la trattativa ci fu. La corte ha avuto la certezza e la consapevolezza che mentre in Italia esplodevano le bombe nel ’92 e nel ’93 qualche esponente dello Stato trattava con Cosa nostra e trasmetteva la minaccia di Cosa nostra ai governi in carica. E questo è un accertamento importantissimo, che credo renda un grosso contributo di chiarezza del contesto in cui sono avvenute le stragi. Contesto criminale e purtroppo istituzionale e politico. Ci sono spunti per proseguire le indagini su quella stagione”.
Valpreda venne accusato anche dall’estremista di destra Mario Merlino (foto recente) per la strage di Piazza Fontana. Pietro Valpreda è stato in carcere 1101 giorni, prima di veder riconosciuta la sua innocenza…
Ricordiamo che la strage di Piazza fontana fu fatta dai servizi segreti Atlantici anticomunisti con la collaborazione dell’Italia: La strage di piazza fontana fu la continuazione della strategia della tensione dove usarono stavolta gli apparati extraparlamentari dell’estrema destra come braccio armato. Pinelli incolpato della strage è stato ucciso di Botte in caserma, per poi gettarlo dalla finestra e inscenare un suicidio (come Aldrovandi, Cucchi, Uva, ecc..). Pinelli lo uccisero perché, durante l’interrogatorio continuava a ripetere che la strage era stata una strage di Stato. La sua morte servì agli sbirri come capro espiatorio per incolpare gli anarchici della bomba messa in Piazza Fontana (operazione false flag) ….
Pietro Valpreda scrisse in carcere molte poesie e un diario che verranno pubblicati negli anni ’70, assieme all’epistolario. Nei primi anni 2000, collaborò con Piero Colaprico alla scrittura dei primi tre romanzi di fantasia, aventi come protagonista il maresciallo Binda, un investigatore che faceva la parte del buono durante gli interrogatori, un po’ come negli anni ‘70 nel telefilm di Starsky e Hutch, due sbirri che durante gli interrogatori usavano tattiche diverse: uno faceva lo sbirro cattivo e l’altro faceva lo sbirro buono (che nella realtà non esiste: uno sbirro è sempre uno sbirro). Valpreda con questo romanzo ha voluto forse confessare il clima sociale di quel periodo storico, di effervescenza sociale (anche se molto omologata), e per raccontarcelo prende d’esempio nel suo libro un personaggio inusuale come il maresciallo Binda, un investigatore che gira come se niente fosse tra i bassifondi milanesi coi suoi informatori. Il maresciallo Binda ha informatori all’interno del carcere di San Vittore, all’interno dei circoli anarchici, e si muove da buonista anche dentro ai movimenti di contestazione studentesca. Chissà se il maresciallo Binda aveva partecipato anche lui alla resistenza… E chissà se negli ambienti che frequentava, era normale chiamarlo compagno perché aveva partecipato alla resistenza organizzata dall’alleanza Atlantica. Il maresciallo Binda riusciva a entrare in questi ambienti con la tessere dell’Anpi? …
Pier Paolo Pasolini ebbe il coraggio di scrivere pubblicamente nel 1974 il suo celebre articolo-denuncia “Io so“:
“Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione. Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di dedurre tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere”.
Ora invece le prove le abbiamo, perché alla fine degli anni ‘90 sono stati desegretati attraverso una Commissione Stragi i documenti militari che fino ad allora erano top secret (anni ‘45/’98). Ma la gente mediocre, purtroppo la maggioranza, non sa ancora nulla di tutte queste argomentazioni preziose che ci danno la possibilità di capire cos’è successo a livello sociale politico ed economico in quel periodo, e rimetterlo in discussione attraverso un dibattito serio e approfondito.
Ma l’intervento indiretto (stay-behind) dei servizi segreti alleati (attraverso le infiltrazioni nei movimenti anarchici e di sinistra), può essere stato incisivo per il fallimento della lotta di classe? ….
Nel 1962 nasce a Trento la famosa facoltà di Sociologia, feudo cattodemocristiano perché fondata dai democristiani. Nel 1964 nasce il Gdiut (Gruppo democratico intesa universitaria trentina), creato dal cristiano riformista Marco Boato, a cui aderivano Renato Curcio e Mara Cago, i futuri dirigenti delle Br. Curcio da giovane aveva militato in Giovane Europa. Giovane Europa si sciolse nel 1969 e molti militanti aderirono all’estrema sinistra extraparlamentare. Giovane Europa prima del 1969 fu un movimento europeista-nazionalista formato da Jean Thiriart in Belgio. Il movimento di Giovane Europa fu fondato nel 1962 all’indomani della Guerra d’Indipendenza d’Algeria, da ex militanti dellOrganisation armée secrète e del Mouvement d’Action Civique che si opponeva alla decolonizzazione del Congo belga. Il movimento aveva contatti anche coi molti movimenti di liberazione nazionale (OLP, Black Panthers, Vietcong, ecc…). Uno dei suoi membri, Roger Coudroy si era arruolato nella resistenza palestinese…
Verso la fine degli anni ‘60, sotto l’influenza di Thiriart, il movimento ha cominciato a muoversi verso una riconciliazione strategica col comunismo, cercando di comprendere la Russia nell’Europa unita…
Anche Toni Negri, Lucio Magri, Lidia Menapace, Marco Bellocchio, Mario Capanna, Luigi Manconi provenivano da ambienti cattolici come la Fuci e l’Azione cattolica.
Nel 1967 cominciò l’epoca del movimento studentesco con l’occupazione a Milano della Cattolica. L’anno dopo toccò a Trento. Qui un gruppo nutrito di preti solidarizzò con gli occupanti. Anche il primo movimento fondato da don Giussani, Gioventù Studentesca, presto sbandò (si infiltrò) a sinistra…
Nel 1984 a Milano qualcuno depositò ai piedi del segretario del cardinale Martini, tre borsoni di armi dei Comitati comunisti rivoluzionari. Diversi esponenti della lotta armata, via via, rientrarono nei ranghi del cattolicesimo o si convertirono ad esso. Attraverso padre Turoldo…
segreti di stato
Mafia e religione
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma-puntate/i-mafiosi-e-la-religione/25982/default.aspx
L’esercito è una scuola, soprattutto.
E’ questo il suo compito di tutti i giorni:
educare, persuadere, plasmare, convincere, abituare.
Abituare a sopportare i soprusi,
ad obbedire senza discutere, ad accettare
le umiliazioni sol che provengano da uno
che sulla manica della giacca
ha un pezzo di stoffa in più.
(A. Manni)
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)