Finanza cattolica: dallo scandalo ambrosiano a quello di UBI banca…

Ubi, chiesto il processo per Bazoli & family

Il 10 marzo i mass media scrivono che a Milano il Gup (corrrotto) Cristina Mannocci ha assolto i 14 ex vertici ed ex manager di IW Bank e dell’istituto di credito online del gruppo Ubi Banca, imputati per ostacolo agli organi di vigilanza, in questo caso Banca D’Italia.

Il Gup Mannocci ha respinto la richiesta di condanna per i massomafiosi di un anno e 2 mesi di reclusione e 600 mila euro per ciascuno. Sono così stati scagionati (hanno pagato i magistrati), tra gli altri, Alessandro Prampolini, ex amministratore delegato e direttore generale, e Mario Cera (ora vice presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca) e Giorgio Frigeri, ex presidenti e consiglieri, i quali secondo la ricostruzione dell’accusa, non accolta dal giudice, tra il 2008 e il 2014 avrebbero tenuto all’oscuro via Nazionale sul fatto che l’istituto di credito online avrebbe operato senza rispettare le prescrizioni antiriciclaggio (tangenti evase in off-shore).

Ma facciamo una cronologia degli eventi, per capire meglio ‘sto magna magna:

Ubi Banca, nei primi nove mesi  utile record di 260 milioni di euro

Nel 2007 si fondano due banche inportanti: l’istituto di credito bresciano (Banca Lombarda) e il l’istituto di credito bergamasco, Bpu (Banche Popolari Unite). Nasce così Ubi banca, il 5° gruppo italiano per numero di sportelli. L’ideatore di questo escamotage all’Italiana, è il liberale Bazoli, già padre della Banca Lombarda, che di Ubi diventa membro del consiglio di sorveglianza.

Nel 2012 il governo Monti fa scattare il decreto sull’interlocking: vietati i doppi incarichi in banche e assicurazioni. E Bazoli è già presidente del più grande istituto di credito italiano, Banca Intesa. Esce dunque da Ubi. Resta però presidente dell’associazione che riunisce gran parte dei soci dell’ex Banca lombarda e piemontese. E da quel posto non istituzionale continua a decidere i destini dell’istituto, insieme ad Emilio Zanetti, che guida l’associazione dei soci della banca bergamasca.

Il potere in Ubi se lo spartivano il bresciano Bazoli e il bergamasco Zanetti, sono loro che decidono tutte le cariche sociali, se le spartiscono e si alternano al comando. Nel 2016 finisce l’inchiesta e Il pm Fabio Pelosi che ritiene di aver trovato prove che documentano un patto occulto, nascosto al mercato e alle autorità di controllo (Bankitalia e Consob), per mantenere nelle mani di Bazoli e Zanetti il controllo di Ubi ed escludere “dalla gestione della banca soggetti estranei alle due associazioni”. Per detenere questo potere i due avidi cattolici liberali massomafiosi (come Sindona e Roberto Calvi), costruiscono un sistema truffaldino con presentazione di firme false, deleghe in bianco, voti raccolti impiegando militarmente (crociati) i dipendenti e le agenzie della Compagnia delle Opere di Bergamo e dell’associazione artigiani della Confiab. Sotto indagine sono finiti, oltre a Bazoli e Zanetti, tutti i manager di vertice della banca, il presidente del consiglio di gestione Franco Polotti, il presidente e il vicepresidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio e Mario Cera, l’amministratore delegato Victor Massiah. I reati contestati sono ostacolo alla vigilanza e illecita influenza sull’assemblea. L’inchiesta del pm Fabio Pelosi scoprì anche che dalla banca UBI passavano i soldi anche per la compravendita di armi, la banca aveva tra i suoi soci: la Diocesi di Bergamo, le suore Ancelle della Carità di Brescia e decine di altri istituti religiosi.

Sono tanti i collegamenti tra il sistema Bazoli e quello truffaldino di Roberto Calvi (crac Ambrosiano). Ma vediamo la sequenza dei fatti: Bazoli diventa il Presidente di Intesa-San Paolo nel 1982. Sempre nel 1982 il ministro delle Finanze Beniamino Andreatta e l’allora governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, lo raccomandarono per la presidenza del Nuovo Banco Ambrosiano.

La banca di Roberto Calvi, da pochi giorni trovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge di Londra, era sprofondata in un crack irrimediabile.

Bazoli era un avvocato cinquantenne di Brescia, docente di diritto amministrativo all’Università Cattolica, membro del consiglio di amministrazione del Banco San Paolo di Brescia, appartenente a una famiglia dell’alta borghesia cattolica. Il Nuovo Banco Ambrosiano avrebbe dovuto rialzarsi coi capitali di un pool di banche pubbliche e private (Bnl, Imi San Paolo di Torino, San Paolo di Brescia, Banca popolare di Milano, Banca agricola di Reggio).

Ma facciamo un po di storia:

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Sindona fu imputato di estorsione ai danni di Calvi, l’ex presidente del Banco Ambrosiano. Si parla soprattutto della finta vendita della villa di Arosio (“La Giuggiola”, prezzo: 500 mila dollari) che mascherò un finanziamento di Calvi all’ex maestro (massone) Don Michele Sindona. Le pressioni sindoniane su Calvi perchè soccorresse il maestro P2 Licio Gelli in disgrazia, furono “aiutate” dalla campagna stampa orchestrata dal “giornalista” Luigi Cavallo. Nel 1943 Cavallo fondò, con Temistocle Vaccarella, Mario Arnò, Antonio Micheletti, Ateo Garemi e Alberto Vergnano, il giornale e la rete clandestina “Stella Rossa”. Dal 2 giugno 1946 al giugno 1949, Cavallo fu l’unico corrispondente de “L’Unità” per le 4 edizioni nei paesi europei ed inviato speciale (sia ad est, con il comunismo, che ad ovest, con l’anticomunismo) con basi a Parigi e Berlino. Nel luglio 1953, Luigi Cavallo ed Edgardo Sogno(partigiano bianco anticomunista), fondarono il movimento politico “Pace e Libertà”. Dopo Luigi Cavallo subentra come capo del movimento “Stella Rossa” Roberto Dotti. Luigi Cavallo e il colonnello Renzo Rocca (responsabile del controspionaggio industriale e tecnologico del Sifar,) si conoscevano dall’infanzia. Avevano lavorato assieme al COCOM-Coordinating Committee for Multilateral Export Controls, il comitato di coordinamento per il controllo multilaterale degli scambi Est/Ovest creato a Parigi. Il COCOM raggruppava 17 paesi membri della NATO (salvo l’Islanda), il Giappone e l’Australia. La missione del COCOM consisteva nel controllare le vendite delle tecnologie verso l’Est nel quadro della guerra fredda.

Insomma, chi si opponeva al finanziere siciliano Michele Sindona sapeva che lui e i suoi amici mafiosi contavano su complici nello Stato e avevano accesso a Giulio Andreotti.

Perfino un conservatore come Cesare Merzagora e Eugenio Scalfari avevano puntato su Sindona: banche inglesi e americane partecipavano alle sue imprese, il Vaticano gli affidava ciecamente grandi risorse e la mafia era dietro di loro. Fin dal 1971-’72 le ispezioni della Banca d’Italia avevano rivelato irregolarità gravi e possibili reati. Ma Guido Carli, allora governatore, non aveva agito; né la magistratura di Milano, a cui le carte erano state inviate, si era mossa. Poi tra primavera e autunno del ’74, sia la banca americana di Sindona sia quella italiana fallirono, travolte da speculazioni valutarie.

Nel frattempo Sindona colpito da mandato di cattura e latitante ha tentato di tornare in sella, per ottenere la revoca della liquidazione coatta. Per aiutare Sindona si mobilitarono i picciotti della mafia.

Paolo Baffi (economista, banchiere e accademico italiano) è stato Governatore della Banca d’Italia dal 1975 al ’79, quando si dimise da governatore per l’accusa di non aver vigilato, dichiarò ai giudici: “allora era all’opera un «complesso politico-affaristico-giudiziario» popolato da personaggi che rimasero all’opera a lungo, nel crack del Banco Ambrosiano collegato alla P2, nei vari scandali degli anni ’80, e alla fine in Tangentopoli.” Sindona aveva dato miliardi alla Dc, era stato in affari coi cardinali dello Ior; le trame di Licio Gelli prima in favore di Sindona poi di Roberto Calvi, furono spesso protette dal Psi di Bettino Craxi. In molti, dai palazzi della politica e dei servizi segreti ai circoli della mafia, dalle logge della Massoneria alle stanze del Vaticano, avevano di che temere da un Sindona che, vistosi condannato e abbandonato, poteva vuotare il sacco per vendicarsi. Era Sindona a passare le informazioni riservate che venivano puntualmente riportate da « O. P. » di Mino Pecorelli, Il giornalista, piduista con tessera 1750, ucciso a Roma in un agguato il 21/3/1979. Pecorelli aveva pubblicato documenti sui finanziamenti di Sindona alla Dc di Giulio Andreotti e la lista di 496 esportatori di valuta, tutti clienti della Finabank, l’istituto di credito ginevrino di Sindona.

Il 20/5/1981 il Tg Rai annunció che la presidenza del Consiglio (c’era Arnaldo Forlani a Palazzo Chigi) aveva dato il via libera alla pubblicazione dell’elenco degli appartenenti alla P2, la loggia massonica di Licio Gelli. Si scopriva uno Stato dentro lo Stato, emergeva un Governo parallelo.

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Il 17/3/1981 a Villa Wanda (proprietà di Gelli il capo della P2), vennero trovate al suo interno le famose liste degli affiliati alla loggia massonica P2. Tra i 962 iscritti alla P2 spiccavano anche i nomi di alti ufficiali (dell’Esercito, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, dirigenti di Polizia, parlamentari, un giudice costituzionale, 8 direttori di giornali, 4 editori, giornalisti, dirigenti di aziende pubbliche, diplomatici e imprenditori). Nell’elenco degli iscritti comparvero anche i nomi di Silvio Berlusconi (tessera n° 1816), Vittorio Emanuele di Savoia, Maurizio Costanzo, Alighiero Noschese, Claudio Villa, Paolo Mosca e il personaggio televisivo Fabrizio Trecca. Altri piduisti furono Michele Sindona e Roberto Calvi, Umberto Ortolani (allora proprietario della Voxson), il costruttore romano Mario Genghini, l’imprenditore Gabriele Cetorelli (attivo nel settore della grande distribuzione), Leonardo Di Donna (presidente dell’Eni), Duilio Poggiolini, insieme a tutti i capi dei servizi segreti italiani.

L’Italia dopo il crac dell’ambrosiano era in piena tempesta finanziaria. La loggia massonica P2 dominava il Viminale, gli apparati militari e aveva in mano anche il gruppo editoriale Rizzoli per farsi propaganda. Ma il colmo dei colmi avviene nel Novembre 2016, quando i mass media scrivono che il Gip di Roma Simonetta D’Alessandro (occultando) ha deciso l‘archiviazione dell’ultima inchiesta sulla morte di Roberto Calvi, trovato impiccato il 18/6/1982 a Londra, che vede indagati per omicidio l’ex capo della P2, Licio Gelli, l’imprenditore Flavio Carboni, l’ex 007 Francesco Pazienza e il suo segretario Maurizio Mazzotta. Per la morte del faccendiere, la Cassazione nel 2011, ha confermato l’assoluzione degli imputati opponendosi alla riapertura del processo contro i poteri militari massomafiosi piduisti…

Il Pubblico Ministero Tescaroli ha indicato Giacomo Vitale (massone e cognato del mafioso Bontate), come sodale di Licio Gelli nella spoliazione del Banco Ambrosiano. Nella richiesta di archiviazione del 17/10/2013 Tescaroli aveva compiuto un’importante ricostruzione evidenziando che il capo della loggia massonica P2, Licio Gelli, “aveva interesse all’eliminazione di Calvi per molteplici e concorrenti motivi, che non risultano alternativi ma convergenti rispetto a quelli di Giuseppe Calò, Flavio Carboni, Paul Casmir Marcinkus“. Da quella ricostruzione emergeva di fatto che Il banco riciclava denaro mafioso e al contempo finanziava segretamente, in chiave anticomunista, “nel quadro di una più ampia strategia del Vaticano”, il sindacato polacco Solidarnosc e i regimi totalitari sudamericani. Secondo il pm Luca Tescaroli, c’era una gerarchia a piramide: sotto c’era Calò che è Cosa Nostra, da Bontate a Riina; poi ci sono Diotallevi e Casillo, che sono la Banda della Magliana e la Nuova Camorra Organizzata, sodalizi entrambi al servizio della mafia corleonese, poi c’è Pazienza e Mazzotta, che sono il Sismi (penultimo livello); e il primo livello composto dal massone Gelli, Carboni e Kunz (affarista svizzero residente in Iran), che sono la P2, Marcinkus che è lo Ior, che è Sindona, che è Calvi. E a proposito del ruolo di Marcinkus e dei legami tra Banco Ambrosiano e Ior, il gip precisa come “le rogatorie avviate verso lo Stato della Città del Vaticano hanno avuto esiti pressoché inutili”.

Il “castello di carte” dell’Ambrosiano crollò nel 1981 con la scoperta della loggia P2. Calvi, rimasto senza protezioni ad affrontare lo scandalo, cercò l’intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo, il 21/5/1981, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato. Il 18/6/1982 il presidente Calvi viene ritrovato impiccato sotto un ponte di Londra. In una lettera del 5/6/1982 rilasciata dal figlio diversi anni dopo, Calvi scrive anche a papa Giovanni Paolo II cercando aiuto: «…Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni (anticomuniste) politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato…»

Il figlio di Calvi racconta ai magistrati che La villa «Il Monastero» ove soggiornarono sua madre e suo padre nell’estate 1981, era di proprietà di Carlo Cabassi (ricchissimo finanziere, cocainomane) e fu affittata da Francesco Pazienza (ex faccendiere, agente segreto italiano). La villa si trovava a circa cento metri dall’immobile di pertinenza di Ernesto Diotallevi (faccendiere, usuraio, legato agli ambienti dell’estrema destra). Diotallevi viene poi introdotto nella banda della magliana da Abbruciati, amico di Pippo Calò il casssiere della mafia. Il compito di Diotallevi era quello di riciclare e investire i capitali della Magliana. I rapporti tra Licio Gelli e Francesco Pazienza sono ancora oggi ben rappresentati dall’immagine suggerita dal Giudice Misiani. Pazienza era il lato scoperto del triagolo composto da Licio Gelli e Flaminio Piccoli. I trasferimenti dai conti UBS di Gelli a Ginevra in quel periodo sono principalmente a istituti monegaschi. La P2 risulta coinvolta in tutti i maggiori scandali degli ultimi trent’anni della storia italiana: tentato golpe Borghese, strategia della tensione, Gladio, crack Sindona, crack Ambrosiano di Calvi, scalata ai grandi gruppi editoriali, a cominciare dalla Rizzoli, mafia, caso Moro (caso Moro: otto membri dei servizi segreti su nove, dicasi otto su nove, del gabinetto anticrisi del sequestro del ministro degli Interni Cossiga, erano iscritti alla P2). ……

L’8 aprile c’è stato un bel programma su Report che parlava dell’inchiesta condotta da Giorgio Mottola, in collaborazione con Nicola Borzi, Alessia Cerantola e Norma Ferrara, intitolata “L’onnipotente”, che mostra una serie di operazioni poco chiare e limpide, al limite dell’illecito, tra affari e conflitti d’interesse. L’inchiesta Mottola ha ricostruito l‘esistenza di 54 società offshore collegate a Ubi Banca International, l’istituto lussemburghese ceduto a novembre 2017 e di cui è stato presidente l’industriale delle armi, Pietro Gussalli Beretta. Documenti di Ubi attestano anche che Gregorio Gitti, genero di Bazoli ed ex parlamentare del Pd, ha ricevuto consulenze milionarie dalla banca e ha amministrato società di cartolarizzazioni dalle quali negli anni sono transitati crediti del gruppo per 14 miliardi.

I banchieri di Dio. Il caso Calvi - copertina

Report 8 aprile 2019

http://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Lonnipotente-f2d7d8c1-8b29-4ead-b2e3-7fe1c116eb9e.html

E’ dai tempi dell’unità d’Italia che la chiesa fa sparire in ‘off shor’ i soldi del malaffare, iniziato con la carità agli orfanelli abbandonati (figli di NN – figli di nessuno), diventati utenti, sfruttati in tutti i modi e poi….

Ma partiamo dalla storia:

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/04/18/storia-del-potere-economico-del-vaticano-incrementato-dagli-imperatori-dalla-destra-e-dalla-sinistra/

Ma non è finita qua per i giochi sporchi tra il vaticano e la massomafia: il 10 aprile 2019

i mass media scrivono che Laura Sgrò, l’avvocato della famiglia di Emanuela Orlandi dichiara che il Vaticano ha deciso di aprire un’indagine interna sulla vicenda di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa il 22/6/1983. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela dichiara che “Nei mesi scorsi abbiamo incontrato, io e in alcune occasioni anche il mio avvocato Laura Sgrò, il segretario di Stato, Pietro Parolin, col quale abbiamo parlato del caso di Emanuela e abbiamo presentato le nostre richieste”. “Dopo 35 anni di mancata collaborazione l’avvio di un’indagine è una svolta importante”. “Noi abbiamo presentato al Vaticano una serie di istanze, compresa quella relativa alla tomba nel cimitero teutonico in Vaticano, ma non solo quella”. “Tra le istanze quelle legate alle incongruenze sulla vicenda, alle rogatorie non andate a buon fine, e poi la possibilità di sentire alcuni cardinali, la richiesta di sentire Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela, che nel 2012, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò ad incontrare un autorevole prelato per una sorta di ‘trattativa’ sul caso. …

Ma non è finita qua: a proposito di braccio armato della P2 (massomafia) ancora attivo (!!)…

Il 16 aprile i mass media scrivono che a Trapani sono stati arrestati: il tenente colonnello Marco Zappalà (un ufficiale in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta) e Giuseppe Barcellona, appuntato dell’arma in forza alla Compagnia di Castelvetrano (ufficiale in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta). E’ stato arrestato anche l‘informatore del generale Mario Mori: l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, già condannato per traffico di droga. La Procura di Palermo li accusa di avere passato notizie riservate a un mafioso trapanese che avrebbe a sua volta avvertito il boss di Castelvetrano accusato anche delle stragi e delle bombe del ‘92 e del ‘93, comprese quelle di Milano, Roma e Firenze….

Il superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro si era fatto proteggere dalla P2, infiltrata nell’antimafia. Le accuse sono di rivelazione di notizie riservate, favoreggiamento e accesso abusivo a un sistema informatico, sottoscritte anche dai sostituti procuratori Pierangelo Padova e Francesca Dessì, che riaprono una pagina inquietante nella storia delle indagini mai sfociate nella cattura di un latitante attorno al quale è stata pur fatta terra bruciata….

Ma non è finita qua: sempre il 16 aprile a Roma i mass media scrivono che sono state rinviate a giudizio dal gup Costantino De Robbio 13 persone per falsa testimonianza, perchè dissero il falso nel corso del processo di primo grado al ‘Mondo di Mezzo’. Tra i rinviati a giudizio l‘ex braccio destro del sindaco di Roma, Alemanno, Antonio Lucarelli e il deputato del Pd Micaela Campana.

Anche Falcone e Borsellino sono stati uccisi perchè avevano scoperto l’intreccio perverso tra politica, massoneria e servizi segreti collusi con la mafia. IL primo a collegare e a clonare la parola massomafia è stato Falcone, che aveva capito che la mafia era l’ultimo gradino della massoneria, fin dai tempi dei gabellotti,che già da allora avevano creato un apparato parallelo che governava in modo occulto tutto il sistema economico politico militare, ed è per il suo coraggio e la sua determinazione che oggi sappiamo che cos’è la massomafia, una struttura occulta formata da elites come quella della loggia massonica P2…

La finanza cattolica attraverso il vangelo parla bene ma poi di fatto ha sempre razzolato male.

Se la finanza cattolica, invece di accumulare da secoli soldi sporchi, che hanno causato solo guerre e ingiustizie sociali, li distribuisse davvero a tutti i poveri, a quest’ora non esisterebbe più la povertà e quindi nemmeno la miseria, non esisterebbe più la gerarchia e nemmeno le ingiustizie sociali e quindi non esisterebbero nemmeno gli sbirri…..

Giordano Bruno fu arso vivo dalla santa inquisizione perché, già allora, aveva osato criticare la Chiesa che accumulava ricchezze senza distribuirle ai poveri.

 

Religione, il dominio della mente umana;

proprietà, il dominio dei bisogni umani;

e governo, il dominio della condotta umana,

rappresentano le roccaforti della schiavitù umana

e tutti gli orrori che questa comporta.

E. Goldman

 

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)