NO TAV: sentenza d’appello

Dalla mattina del 21 Gennaio 2021, alcune decine di attivisti e simpatizzanti No Tav si sono raccolti in presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Torino. Hanno esposto lo striscione «Lottare contro speculazione e devastazione ambientale non e’ reato! Tutte/i libere/i No tav».

L’occasione è la ripresa del maxiprocesso per gli scontri avvenuti in valle Susa nell’estate del 2011 nella zona della Maddalena di Chiomonte, dove in seguito sarebbe sorto il cantiere preliminare della ferrovia ad Alta Velocità Torino-Lione. In primo grado sono stati condannati 38 attivisti.

Il processo si è aperto lo scorso febbraio dopo che nell’aprile 2018 la Cassazione aveva annullato la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello di Torino nel novembre 2016, che aveva condannato 38 imputati, e rinviato per un nuovo giudizio in merito alle posizioni di 26 attivisti, accogliendo il loro ricorso.

Per 7 imputati invece, la Suprema Corte aveva confermato la responsabilità, eliminando però alcuni capi di imputazione e rinviando in appello-bis per la rideterminazione della pena.

Alle 21,30 sempre del 21 Gennaio, a Torino è terminato il maxi processo d’appello a 32 No Tav.

I giudici hanno ridotto di poco le pene, che ora sono comprese fra i 2 anni e i sei mesi di reclusione. Poi ci sono state alcune assoluzioni parziali e sono stati prescritti numerosi episodi. Gli episodi al vaglio della Corte d’Appello si riferivano agli scontri fra No Tav e forze dell’ordine avvenuti in val Susa nell’estate 2011 nella zona in cui oggi sorge il cantiere preliminare della ferrovia ad Alta Velocità Torino-Lione. La sentenza di quel fine giornata, è il cosiddetto appello bis, visto che la precedente decisione della Corte d’appello di Torino era stata annullata dalla Cassazione nell’aprile del 2018 che aveva chiesto a una nuova sezione della Corte d’Appello di valutare le attenuanti e di valutare se l’azione dei manifestanti non fosse stata una reazione (giusta, per contrastare l’abuso di potere) al lancio di lacrimogeni (cancerogeni) da parte delle forze dell’ordine. I giudici torinesi sono rimasti in camera di consiglio oltre 12 ore. La decisione finale parla di molte attenuanti generiche concesse, revoca della maggior parte dei risarcimenti civili e importanti assoluzioni per prescrizione.

http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2016/11/sgombero-libera-repubblica.jpg

Il processo si riferisce a due manifestazioni, il 27 giugno e il 3 luglio 2011, quando migliaia di persone si radunarono intorno alla “Libera Repubblica della Maddalena” a Chiomonte per opporsi all’arrivo delle ruspe e delle forze dell’ordine che dovevano prendere il controllo dell’area prima del 30 giugno. Se non fossero partiti i lavori, era la motivazione, l’Italia avrebbe perso parte dei finanziamenti. Il 27 giugno i primi scontri, che si replicano in maniera più dura il 3 luglio quando, al termine di una marcia, alcuni gruppi si distaccano per assediare l’area del cantiere. E’ sicuramente uno dei momenti utopisti della lotta contro l’Alta velocità, che dura ormai da oltre un quarto di secolo.

Per quei fatti il 26 gennaio 2011 la Digos arresta 26 persone con le accuse di lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ne nasce il primo maxiprocesso contro gli oppositori al treno. Alla sbarra finiscono 53 persone.

Nel gennaio del 2015 la corte d’assise di Torino condanna 47 dei 53 imputati. La pena più alta è a 4 anni e sei mesi, la somma delle pene supera i 140 anni e vengono disposti risarcimenti alle forze dell’ordine, a vari ministeri e alla società incaricata dei lavori per circa 150mila euro.

Il 17 novembre 2016 la Corte d’Appello di Torino riduce il numero delle condanne (per alcune prescrizioni) e l’entità delle pene. A questo punto i condannati sono 38 dei 53 iniziali e la pena più alta è di 3 anni e 9 mesi. La svolta però avviene il 27 aprile 2018 quando la Cassazione accoglie il ricorso delle difese. Saltano i risarcimenti alle forze dell’ordine. E’ lo stesso procuratore generale a chiederlo sostenendo che i sindacati non hanno titolarità assoluta altrimenti potrebbero costituirsi parte civile in qualunque processo per resistenza a pubblico ufficiale, anche con un singolo imputato. Per 7 persone vengono eliminati alcuni capi di imputazione e si rinvia a un nuovo giudizio per la rideterminazione della pena. Una persona viene assolta per non aver commesso il fatto. Per gli altri la condanna viene annullata. Il processo è da rifare, tutto torna ad altra sezione della Corte d’Appello di Torino.

Il procuratore generale: «L’impianto accusatorio che ci trasciniamo fin dal primo grado ha retto perfettamente, certamente pronunciamo una sentenza a 10 anni dai fatto quindi siano stati falcidiati dalle prescrizioni». Queste le prime parole del procuratore generale Francesco Saluzzo (foto sopra) che in aula rappresentava la pubblica accusa. Il magistrato ha tenuto a sottolineare che gli imputato sono stati tutti, pur se con varie sfumature, riconosciuti colpevoli dei reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. «Questa sentenza fa anche passare il messaggio che questo tipo di manifestazioni e le loro modalità continuano a costituire reato e vengono sanzionate».

Le difese: “Caduto l’impianto accusatorio, era un minestrone”, «Una sentenza fondamentale per ripristinare la correttezza e la laicità di giudizio nelle questioni No Tav – ha dichiarato Gianluca Vitale, uno dei difensori degli imputati -. Le riduzioni di pena sono un effetto non solo della caduta in prescrizione dei fatti, ma delle molteplici assoluzioni parziali nel merito. Questo è fondamentale. La tesi dell’accusa non ha retto. Era un minestrone e sosteneva che tutti gli imputati fossero responsabili di tutto ciò che era successo».

Intanto, nel carcere delle Vallette, Dana Lauriola (foto sopra), attivista e portavoce No Tav, arrestata lo scorso 17 settembre a Bussoleno in Val di Susa, insieme ad altre due detenute ha iniziato lo sciopero della fame. Secondo quanto si legge sui profili social del movimento, lo sciopero sarebbe legato alle condizioni del carcere e in particolare dei colloqui che sarebbero vietati per chi proviene da fuori Torino, secondo le disposizioni della zona arancione del Dpcm.

Dice Gianluca Vitale, uno dei legali: L’elemento di soddisfazione è che non tutte le lesioni debbano rispondere, resta il problema di capire perché tutte quelle evidenti arbitrarietà, lanci di pietre, tiri di lacrimogeni ad altezza d’uomo, pestaggi delle persone che vengono arrestate non sono state ritenute tali da giustificare la reazione dei manifestanti. Su questo il terreno di discussione resta aperto“, ha aggiunto ancora il legale osservando che “non ha retto l’impianto accusatorio nella misura in cui faceva un po’ un minestrone, dicendo tutti sono responsabili di tutto, questo era stato smentito dalla Cassazione e ora dalla Corte d’appello”. “Resta un problema sull’accusa di resistenza, la Cassazione aveva chiesto di approfondire del perché non si debba tenere conto dell’arbitrarietà degli atti che con tutta evidenza sono stati commessi durante quei giorni, anche dalle forze dell’ordine. Su questo aspetteremo le motivazioni per predisporre un ricorso in Cassazione. Le pene ora rientrano in parametri normali di un normale processo e non su quei parametri di accanimento repressivo delle sentenze precedenti“.

https://www.notav.info/wp-content/uploads/2020/06/83314481_599481764004561_3128613372476644737_n.jpg

Il 17 Giugno 2020 c’è stata “La relazione della Corte dei Conti europea: è un forte monito alla Commissione europea e non può essere ignorata. L’analisi conferma tutti i nostri dubbi sul Tav: le tempistiche di consegna non verranno rispettate, le previsioni di traffico sono troppo ottimistiche e avrà un impatto estremamente negativo per l’ambiente. Le emissioni prodotte per costruire l’opera verranno infatti compensate solo dopo 25 anni. I giudici contabili lussemburghesi infine temono che l’Europa stia cofinanziando una Cattedrale nel deserto che non abbia nessuna utilità per cittadini e imprese“. Così in una nota gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle Tiziana Beghin e Mario Furore.

La loro analisi inoltre (aggiungono i 5 Stelle) considera il Tav come l’opera infrastrutturale più cara d’Europa a causa dell’incremento dei costi rispetto al progetto iniziale: la più cara e la più inutile, diciamo noi. Nelle scorse settimane abbiamo inviato una lettera alla Commissione Europea per chiedere che i fondi destinati a questo progetto, siano destinati all’emergenza Coronavirus. L’accordo alla base del Tav Torino-Lione contiene, infatti, una clausola che ne prevede lo scioglimento in circostanze eccezionali. Quelle circostanze, purtroppo, si sono verificate. La pandemia costringe l’Europa a ripensare alle proprie priorità: investiamo dunque quei miliardi nella sanità, nella transizione energetica e in infrastrutture che servano davvero ai cittadini”.

È stato pubblicato il 17 giugno 2020 il rapporto della Corte dei conti europea di valutazione dei mega progetti co-finanziati dalla commissione UE. “Il giudizio della Corte e’ impietoso e demolisce letteralmente il progetto TAV, giudicato al contempo troppo oneroso, dai dubbi benefici in termini economici ed ecologici, basato su previsioni di traffico errate ed insostenibile sul lungo periodo”. Cosi’ il movimento No TAV in una nota:

Davanti a un documento così pesante, speriamo che chi in questi anni ha blaterato di ‘esperti’ e di Europa, non metta per l’ennesima volta la testa sotto la sabbia. Per fortuna, siamo ancora in tempo per fermare questo disastro annunciato chiamato TAV che per troppo tempo ha drenato soldi pubblici sottraendoli alle reali necessità del Paese, come la recente crisi sanitaria ha dimostrato”.

Per il movimento No TAV “procedere con la cantierizzazione annunciata da TELT sarebbe l’ennesima follia”, e annunciano: “L’estate che avanza ci vedrà mobilitati sul territorio in un’opera di monitoraggio e denuncia, perchè questa torta del TAV continua a fare gola a troppi, nonostante tutto, ma non di sicuro a chi come noi ha a cuore la salute di chi vive in Valle, la tutela dell’ambiente e l’utilizzo delle risorse pubbliche per ciò che realmente è necessario”.

L’aumento dei costi (+85%) cui fa riferimento la relazione della Corte dei conti europea si riferisce ad un vecchio studio preliminare effettuato da Alpetunnel, negli anni ’90, prima della decisione di procedere con il progetto selezionato”. TELT-Tunnel Euralpin Lyon Turin sas, risponde così in una nota alle critiche della Corte dei conti europea relative alla linea ferroviaria ad Alta velocità Torino-Lione.

Quello studio preliminare riguardava una galleria di base con una sola canna, anzichè le 2 attuali diventate obbligatorie per le normative di sicurezza- spiega TELT- Da quando il progetto ha preso la configurazione attuale analoga a quella dei tunnel di base del Brennero, del Gottardo e di tutte le gallerie lunghe, i costi sono risultati confermati nel rispetto degli adeguamenti monetari previsti dal CIPE“.

Il costo finale della tratta transfrontaliera “è stato certificato da un soggetto terzo (Tractebel /TUC rail), che ha analizzato il progetto di riferimento del 2015”, spiega TELT. “Le conclusioni del rapporto prevedono un costo certificato dell’infrastruttura di 8,3 miliardi di euro in valore 2012 –concude la nota- Questo costo è stato convalidato e ratificato dagli Stati e ad oggi risulta pienamente confermato”.

TELT A CORTE CONTI UE: GALLERIA ATTUALE RISALE A 800, INEFFICIENTE

Attualmente l’interscambio di merci tra i due Paesi (Francia e Italia) ammonta a 80 miliardi di euro e rappresenta 44 milioni di tonnellate all’anno. Queste merci sono trasportate principalmente su strada, il 92% contro l’8% su rotaia. Ciò è dovuto principalmente all’obsolescenza della linea storica, la cui galleria transfrontaliera del 1870 non soddisfa più gli attuali standard di sicurezza ed è complessivamente inefficiente, come messo in evidenza dal rapporto della Corte dei conti europea”. TELT-Tunnel Euralpin Lyon Turin sas, risponde così in una nota alle critiche della Corte dei conti europea relative alla linea ferroviaria ad Alta velocità Torino-Lione.

Le pendenze eccessive e le interruzioni di carico sono un ostacolo per gli operatori economici che favoriscono il trasporto su strada a scapito della ferrovia– prosegue la nota- Nel 2018, oltre 3 milioni di automezzi pesanti hanno attraversato i valichi transalpini”.

La Torino-Lione è pienamente integrata nel Green Deal, come attore di riequilibrio modale e strumento essenziale di una politica più verde”. Mario Virano, direttore generale di TELT, la società responsabile dei lavori di realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera del collegamento ferroviario ad Alta velocità tra Torino e Lione, lo dice ribattendo alle critiche della Corte dei Conti Ue.“

La costruzione delle nuove infrastrutture, promossa dagli Stati e dall’Unione Europea- si legge in una nota TELT- mira a riequilibrare la quota modale del trasporto merci nelle Alpi, in totale coerenza con le politiche europee a favore di un trasporto più ecologico e competitivo”.

Le bastardate del pm Rinaudo…

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2017/05/09/le-bastardate-del-pm-rinaudo/

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2020/09/12/apparato-repressivo-altro-che-poche-mele-marce-3-parte/

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)