Il 5 ottobre sono state rinviate a giudizio: l’ex presidente della sezione romana di Unitalsi Cristiana Maddaluni, la segretaria della sezione romana di Unitalsi Elisa Rabatti dipendente dello studio del commercialista Pinna, ex presidente, Francesca Tommasi impiegata nella segreteria nazionale Unitalsi, Alessandro Pinna ed Emanuele Trincalini, i due presidenti che si sono alternati il potere economico dell’ Unitalsi dal 2009 al 2016, erano ai vertici dell’ente. I due presidenti cattofascisti si sarebbero appropriati di oltre un milione e ottocento mila euro (peggio della mafia che è analfabeta), ai danni delle casse di Unitalsi e del “progetto bambini”, gestito dall’associazione. La gestione e il potere dei due presidenti, è durato 8 anni e in questo periodo sarebbero stati emessi 1.251 assegni sospetti. I due presidenti della Onlus Unitalsi, col denaro destinato ai pellegrinaggi a Lourdes, si erano comperati anche una villa in Sardegna, e un’altra in provincia di Cagliari a Sinnai “Villa torre delle stelle”. Una villa che, secondo la procura, sarebbe costata 430 mila euro, di cui 205 mila provenivano direttamente dalle casse dell’Unitalsi. Soldi sottratti a persone disabili – svantaggiate.
Assegni, bonifici e soldi che, anziché andare ai bisognosi, avrebbero riempito le tasche anche dei parenti di Pinna e Trincalini: a umma – umma, altro che etica e morale… Alè. se magna! Il vecchio vizio della piccola e media borghesia ipocrita che prima ruba e poi va a messa, per ripulirsi i peccati, seguendo sempre la stessa prassi imposta dall’alto della gerarchia cattolica. Sono accuse pesanti, quelle da cui devono difendersi gli abbuffini senza scrupoli: appropriazione indebita di circa un milione e ottocentomila euro, un’immensa voragine nei bilanci dell’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali, un ente operativo dal 1903.
A Gennaio inizierà il processo. Il reato per tutti i protagonisti della vicenda, è lo stesso: concorso in appropriazione indebita.
Ma non è finità qua, anche se non è una novità che i cattolici speculano sulle disgrazie della povera gente: è un vecchio vizio, altrimenti come avrebbero accumulato soldi e costituito banche, come per esempio la banca cattolica mondiale chiamata IOR (Istituto per le opere religiose)? Una banca che si è sempre ingrassata anche coi soldi dei guadagni sporchi della massoneria e coi soldi del povero che è diventato utente (perchè rende – retta), quindi porta soldi divisi tra lo stato e la chiesa che offre il servizio caritatevole (speculano, sfruttano e risparmiano sul servizio, per rubare e accumulare di più).
Ma non ci ricordiamo più del Crack del Banco Ambrosiano?
Il Banco Ambrosiano è stata una delle principali banche private cattoliche italiane, era una banca privata strettamente legata allo IOR, la banca principale cattolica di proprietà vaticana. Ricordiamo che presso l’Ambrosiano, depositavano i propri averi i ricchi borghesi milanesi e le diocesi lombarde. Il crack del Banco Ambrosiano è avvenuto il 6 agosto del 1982. Roberto Calvi era il presidente del Banco Ambrosiano: iniziò come impiegato a lavorare al banco, per arrivare a fare il banchiere (ambizioso, senza scrupoli, pur di abbuffarsi ha fatto accordi anche con cani e porci – depravati). Il “castello di carte” dell’Ambrosiano crollò nel 1981 con la scoperta della loggia P2 che proteggeva Calvi, rimasto senza protezioni ad affrontare lo scandalo, cercò l’intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo, il 21/5/1981, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato. Il 18 giugno 1982 il presidente Calvi viene ritrovato impiccato sotto il ponte dei frati neri (Blackfriars bridge) di Londra. Quel giorno Calvi partì da Milano per arrivare a Roma in aereo, dove incontrò Flavio Carbone, un faccendiere sardo indagato anche lui per il crack dell’ambrosiano, con lui avrebbe organizzato la fuga verso l’estero. Nel maggio 2010, Carboni viene indagato per aver costituito la P3, e per concorso in corruzione, nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per l’energia eolica in Sardegna, insieme ad alcuni personaggi di spicco della politica locale e nazionale tra cui il Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci e il coordinatore PdL Denis Verdini. Calvi creò decine di società finanziarie in paradisi fiscali ed entrò in un pericoloso gioco di finanziamenti internazionali a realtà politiche ed economiche al limite della legalità (massoneria – poteri occulti). In seguito, il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità, che risolse ricevendo finanziamenti dalla BNL e dall’ENI. Per per ottenere i sovvenzionamenti, Calvi, come risulta dagli atti processuali, pagò tangenti a Claudio Martelli e Bettino Craxi.
Il 17/3/1981, si scopre la Loggia P2, anche i mass media ne parlano. Quel giorno viene perquisita a sorpresa la Giovane Lebole (Giole), nota azienda d’abbigliamento di proprietà di Licio Gelli Gran maestro P2, con sede a Castiglion Fibocchi. L’archivio segreto viene trovato nell’ ufficio di Gelli.
Nella cassaforte di Gelli c’era una lista, con 962 nomi di affiliati alla misteriosa loggia massonica “Propaganda 2”. Ci sono 4 ministri, 44 parlamentari, tutti i capi dei servizi segreti, l’intero vertice della Guardia di finanza, decine di generali e colonnelli dei carabinieri e Ps, esercito, marina, aviazione. E poi prefetti, funzionari centrali e periferici, magistrati, banchieri, imprenditori, direttori di giornali. Una struttura segreta, con gradi e gerarchie, cementata dal vincolo massonico. Uno Stato nello Stato. Che obbedisce a Gelli. L’ordine di perquisire l’azieda di Gelli è firmato da due giudici istruttori di Milano, Giuliano Turone e Gherardo Colombo che stavano indagando sull’omicidio di Giorgio Ambrosoli, il liquidatore delle banche private di Michele Sindona, e il finto sequestro dello stesso banchiere siciliano Sindona, incriminato per bancarotta fraudolenta in Italia e negli Usa. La loggia di Gelli viene smascherata dalle inchieste che portarono alla condanna di Michele Sindona membro della loggia P2, faccendiere, banchiere e criminale italiano. Le inchieste fanno emergere la complicità tra il banchiere e le famiglie italo-americane di Cosa Nostra, diventate ricchissime col boom dei traffici di droga. L’avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, la sera dell’11 luglio 1979 fu ucciso sotto casa da un killer proveniente dagli Stati Uniti e assoldato dallo stesso Sindona. Ambrosoli era riuscito a dimostrare che “l’impero di Sindona” era una realtà contabile più che patrimoniale. Sindona si avvaleva di istituti compiacenti all’estero che gli hanno permesso di riciclare il denaro sporco. Intensa anche l’attività di speculazione di borsa e sulle valute i cui proventi finivano in altre società, mentre i numerosi trasferimenti di denaro servivano spesso a occultarlo. Ambrosoli aveva scoperto una serie di operazioni fittizie all’interno del sistema Sindona, spesso mascherate da operazioni valutarie, magari registrate in passivo falsificando i bilanci, per coprire finanziamenti a politici o a gruppi eversivi di estrema destra, pagati per attivare la strategia anticomunista della ‘Strategia della tensione’, fatta di colpi di stato e di stragi di stato.
Gelli, per non perdere il suo potere economico e militare, quando gli conveniva, stava sia con la politica di destra che di sinistra.
La commissione Anselmi, conclude la sua maxi-inchiesta stabilendo che la lista di Gelli è autentica e certifica vere affiliazioni, con riscontri oggettivi come i pagamenti delle quote d’iscrizione, versate su un deposito anonimo alla Banca Etruria. L’elenco però è incompleto: Gelli ha nascosto molte altre carte, centinaia di piduisti restano senza nome. Anche il livello superiore è oscuro. La relazione Anselmi usa la famosa metafora della clessidra: Gelli è al vertice della piramide visibile, ma è a sua volta controllato da strutture più potenti, rimaste occulte: è questo il vero problema! Il Banco Ambrosiano, era la tesoreria occulta dei capi della P2, ma anche la cassaforte estera dei fondi neri dello Ior, la banca vaticana, guidata da un cardinale americano, Marcinkus, che ottiene l’immunità diplomatica. Gelli e il suo braccio destro, Umberto Ortolani, vengono dichiarati colpevoli, in tutti i gradi di giudizio, per aver rubato montagne di soldi. Umberto Ortolani è stato imprenditore e banchiere, era considerato l’eminenza finanziaria della loggia P2, perchè aveva favorito lo sviluppo degli affari di Licio Gelli in Sud America e col Vaticano, tramite l’Istituto per le opere di religione di mons. Marcinkus (a sinistra nella foto).
Con lo scandalo P2, anche i vertici dei servizi segreti vengono spazzati via dalle indagini giudiziarie, quelle sul terrorismo di destra. Risultano piduisti, in particolare, tutti gli ufficiali condannati per aver depistato le inchieste sulle stragi nere, da Milano a Peteano, da Brescia a Bologna. Invece di contrastare il terrorismo, facevano scappare i ricercati con documenti falsi, distruggevano intercettazioni, nascondevano prove, pagavano i latitanti per farli tacere. Lo stesso Gelli è stato condannato come mandante del più spaventoso depistaggio di Stato: armi ed esplosivi nascosti dai militari piduisti del Sismi su un treno per Bologna. La relazione Anselmi definisce la P2 «un’organizzazione criminale» con due fasi. La prima è «eversiva»: fino al 1974 Gelli arruola soprattutto militari di destra con tendenze golpiste. E ottiene coperture internazionali da un fronte anti-comunista che va dai servizi americani (Patto Atlantico) alla dittatura argentina. La linea cambia in coincidenza con la caduta di Nixon per lo scandalo Watergate (intercettazioni illegali). A partire dal 1976 nella P2 entrano imprenditori, politici, banchieri, funzionari, giornalisti. Ora l’obiettivo è conquistare il potere salvando le apparenze della democrazia, come nel «golpe bianco» del 1974, progettato dal partigiano bianco piduista Edgardo Sogno. La relazione Anselmi cita anche quel pedofilo piduista di Silvio Berlusconi (tessera 1816) come esempio di imprenditore favorito dalle banche controllate da piduisti, come Montepaschi e Bnl. La P2 risulta coinvolta direttamente o indirettamente in tutti i maggiori scandali degli ultimi trent’anni della storia italiana: tentato golpe Borghese, Strategia della tensione, Crack Sindona (fallimento della banca degli Stati Uniti “Franklin Bank”), caso Calvi, scalata ai grandi gruppi editoriali, caso Moro, mafia, Tangentopoli.
Ma non è finita qua!
Il 30 ottobre i mass media scrivono che l’avvocato genovese Roberto Mina, 66 anni, si è presentato dai carabinieri per farsi arrestare, dopo la condanna definitiva a 9 anni e 12 giorni. Il legale era accusato di avere rubato per 10 anni circa 500 mila euro dai conti correnti dei minori disabili di cui era curatore speciale. L’inchiesta era partita da una segnalazione del giudice tutelare a cui la parente di un disabile, amministrato da Mina, aveva fatto notare anomalie sui conti. Secondo le indagini, il legale avrebbe rubato da altri 24 conti di minorenni che ricevevano pensioni d’invalidità o di reversibilità.
La depravazione della chiesa continua, ma non solo a livello economico…
In questi giorni i mass media scrivono che sono stati 216.000 i minori violentati nella Chiesa francese dal 1950 a oggi, secondo l’inchiesta della Ciase (Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa, che ha lavorato per due anni e mezzo), voluta dagli stessi vescovi francesi. I preti pedofili sono stati in questi 70 anni fra i 2.900 e i 3.200. E il numero degli abusati sale a 330.000 se vi si aggiungono gli aggressori laici che lavorano nelle istituzioni ecclesiastiche, come sacrestani, insegnanti nelle scuole cattoliche, responsabili di movimenti giovanili. Il suo presidente, Jean-Marc Sauvé, alto dirigente francese, già membro del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia dell’Unione europea, rilascia delle dichiarazioni ai mass media: “oltre alle azioni criminali, i «silenzi» e le «mancanze» dei prelati dinanzi agli atti di pedocriminalità perpetrati nei Sacri Palazzi, presentano un carattere «sistemico»”. La Ciase è giunta a una conclusione unanime: «La Chiesa cattolica non ha voluto vedere, non ha voluto sentire, non ha saputo captare i segnali di aiuto dei bambini a loro affidati». E ciò che è peggio, è che le gerarchie francesi hanno manifestato «un’indifferenza profonda, e anche crudele nei confronti delle vittime» della pedofilia al suo interno, ha affermato Sauvé. “Mi chiedo dove sia il dibattito. Adesso però, credo che la cosa sia talmente grossa che non può restare ignorata”. Oggi la Chiesa chiede scusa per abusi, anche alle popolazioni indigene in Canada.
La chiesa, rimasta ancora arcaica, gerarchica e patriarcale, condanna la masturbazione, l’omosessualità e le nozze gay e non condanna queste depravazioni dei suoi adepti, fa finta di nulla, soprattutto quando riguardano le alte gerarchie, si sottomettono volentieri…
La chiesa cattolica deve ancora mettersi in discussione per quanto riguarda il problema della pedofilia, preferisce nascondere tutto sotto il tappeto. I francesi invece, messi alle strette, hanno dovuto evidenziare il problema.
Libro: I peccati del Vaticano. Superbia, avarizia, lussuria, pedofilia: gli scandali e i segreti della Chiesa cattolica di Claudio Rendina. Editore:Newton Compton. Data di Pubblicazione:ottobre 2010
Report: La banda dei miracoli, Rai Tre
www.youtube.com/watch?v=X6hBAUl46n8
Spariti circa 2 milioni dai fondi di Lourdes – La vita in diretta 28/09/2021
www.youtube.com/watch?v=yWRsPbr7l2k
Truffa all’Unitalsi: la segretaria confessa: io, usata e soggiogata – La vita in diretta 06/10/2021
www.youtube.com/watch?v=LtVfr4csn60
Blu Notte – La banca Calvi -Lucarelli-
www.youtube.com/watch?v=SjBw8_2veFo
Modena City Ramblers – Il ritorno di Paddy Garcia
https://www.youtube.com/watch?v=x1QehuA1bSw
Secondo noi, ricercatori senza padroni, basterebbe che la Chiesa distribuisse tutti i soldi accumulati nelle loro banche, per eliminare la povertà e le ingiustizie sociali. Meditate e pregate, mediocri.
Basta arricchirsi e speculare sulle disgrazie della povera gente!
Fino a quando esisterà la tirannia, in qualsiasi forma,
l’aspirazione più profonda dell’uomo deve consistere
nell’opporsi con la stessa inevitabilità con cui si respira.
Emma Goldman
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)