Torture e psichiatria per ragazza iraniana che protesta contro il velo!

 

Student who stripped on campus undergoing treatment, Iran minister says | Iran International

L’8 novembre Amnesty International ha dichiarato ai mass media il timore che in Iran, la studentessa seminuda per protesta, venga torturata.

Una studentessa universitaria dopo essersi spogliata davanti all’Università prestigiosa islamica di Azad, a Teheran, è stata arrestata dalla polizia e portata in un ospedale psichiatrico. Le autorità universitarie gli stavano addosso perché secondo la cultura e religione islamica (conservatrice, maschilista e arcaica), indossava l’hijab in modo scorretto. La tortura è la punizione riservata  alle donne che osano ribellarsi al contesto culturale e religioso. L’allarme per le sue sorti è arrivato da Amnesty International, che ha detto di avere le prove che il regime iraniano utilizza elettroschock, tortura, percosse e medicinali contro i manifestanti ai detenuti politici. Il video del suo gesto è stato interpretato da alcuni utenti come un atto di disobbedienza civile. La polizia iraniana controlla che le donne rispettino il rigido codice di abbigliamento nazionale, che prevede il ricorso a un hijab che lasci scoperti solo viso e mani. Le autorità iraniane utilizzano sistematicamente l’ospedalizzazione psichiatrica obbligatoria come strumento per reprimere il dissenso, etichettando i manifestanti come ‘mentalmente instabili per minarne la credibilità’. Rinchiudere chi partecipa a proteste pacifiche in ospedali psichiatrici rappresenta un atto di detenzione arbitraria, ma costituisce anche una forma di rapimento. Questa pratica è una mossa palesemente vigliacca e illegale. Il video della ragazza è diventato virale e ha riacceso l’attenzione sulla condizione sociali delle donne nel paese.

Iran Parliament Nominee for Science, Research and Technology Minister, Hossein Simaei-Sarraf

Il ministro conservatore iraniano della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia Hossein Simaei (nella foto), a una riunione di governo, ha dichiarato che il comportamento della donna che si è spogliata in pubblico fuori da un’università di Teheran è “immorale”.“Ha infranto le regole e il suo comportamento non era basato sulla Sharia (la legge islamica), era immorale e contrario ai costumi”. Il ministro ha aggiunto che la studentessa non è stata espulsa dalla sua università (che consolazione… Vigliacchi!). Secondo il ministro Simaei: “coloro che hanno ripubblicato queste immagini hanno propagandato la prostituzione”, sostenendo che l’atto non è né moralmente né religiosamente giustificato. Amnesty International sostiene invece che la studentessa “si è tolta i vestiti per protestare contro l’applicazione abusiva del velo obbligatorio da parte delle guardie di sicurezza dell’università.

Protesta per Mahsa Amini e contro l'obbligo del velo: Ghazaleh Chalabi viene uccisa dai paramilitari iraniani - Fondazione Luigi Einaudi

Dall’istituzione della Repubblica islamica nel 1979, la legge iraniana ha imposto un rigido codice di abbigliamento alle donne, che sono tenute a indossare foulard e abiti larghi. La ragazza, prima di essere fermata dalle milizie ha protestato pacificamente mostrandosi pubblicamente in biancheria  intima. Le autorità iraniane l’hanno subito arrestata perché stava manifestando da sola, inerme, anche contro le molestie e la prepotenza delle guardie armate universitarie (forze speciali della milizia Basij, una struttura militare composta da: esercito, marina, aeronautica). La studentessa  ha ‘osato’ sedersi fuori dall’università vestita solo con la biancheria intima, prima di camminare in strada tra lo stupore dei passanti, come mostra il video sui social media. Il filmato, pubblicato per la prima volta dal canale degli studenti iraniani, il ‘bollettino Amir Kabir’, è stato condiviso da numerosi organi di informazione in lingua persiana, il gruppo per i diritti Hengaw e il sito web di notizie Iran Wire. Il bollettino di Amir Kabir sostiene che sia stata picchiata durante l’arresto. L’agenzia di stampa conservatrice iraniana Fars ha confermato l’incidente, pubblicando una foto della studentessa. Secondo l’agenzia, la studentessa aveva indossato “abiti inappropriati” in classe e si era “spogliata” dopo essere stata avvertita dalle guardie di sicurezza di rispettare il codice di abbigliamento.

Iran, "Another love" di Tom Odell diventata il simbolo della protesta - MetroNews

Nel 2022 sono scoppiate proteste senza precedenti guidate da donne che chiedevano l’abolizione del codice di abbigliamento obbligatorio dopo la morte in carcere di Mahsa Amini, una donna curda iraniana che era stata arrestata per una presunta violazione del codice. Le proteste, che hanno visto le donne infrangere i tabù togliendosi il velo e in alcuni casi bruciandolo, si sono dovute fermare di fronte a una repressione disumana che ha provocato la morte di 551 manifestanti e l’arresto di migliaia di persone.

Proteste in Iran – Il Giunto

Come tutte le religioni, anche l’Islam è sempre stata culturalmente  conservatrice.

Ma per capire meglio il problema culturale e sociale partiamo dalla storia:

Le guerre di religione sono lotte di stati che vogliono obbligare e convertire gli altri Paesi alla propria fede religiosa; sono la continuazione delle guerre di predominio. Dopo la riforma protestante e la Controriforma, ci fu lo scisma dell’Europa in stati cattolici e stati protestanti. Quindi dopo il Cinquecento questi stati si affrontarono in guerre di religione, ma queste non ebbero solo scopi religiosi, volevano anche imporsi su tutta l’Europa. I conflitti scoppiarono anche dentro gli stati, infatti i re non tolleravano che i sudditi seguissero una religione diversa dalla loro.

La prima crociata di religione cristiana (1096-1099) fu la prima di una serie di spedizioni armate, che tentarono di conquistare Gerusalemme e la Terra santa, invocata da papa Urbano II nel 1095. La crociata iniziò come un vasto pellegrinaggio armato della cristianità occidentale obbediente alla chiesa di Roma per riconquistare la Terra santa. La crociata terminò con la presa di Gerusalemme.

Il papa Urbano II (foto), dichiarò ufficialmente la crociata, con l’obiettivo di conquistare Gerusalemme dopo 462 anni di territorio islamico.

Vaticano - La storia di papa Urbano II - romanews-lasupervisione24.com

Nel 1096, la crociata ufficiale, a cui parteciparono molti nobili cattolici europei insieme alla nobiltà, ai cavalieri massoni, ai contadini e i servi provenienti da molte regioni dell’Europa occidentale che viaggiarono via terra e via mare, raggiungendo prima Costantinopoli e poi Gerusalemme. I crociati, attraverso inenarrabili genocidi, presero Nicea nel 1097 e conquistarono Antiochia l’anno successivo.

Poi ci fu la Guerra di religione durata Trent’anni (1618-1648), un interminabile e devastante conflitto continentale, una guerra civile tedesca nonché l’ultima delle grandi guerre di religione provocate dalla rottura dell’unità cristiana ad opera di Martin Lutero (protestante) nel 1517.

La ‘Guerra dei 30 anni’ (foto sotto), si rifà ai conflitti intraeuropei, che non si risolsero con la fine del Cinquecento, ma continuarono fino al 1763, durante l’età moderna, e proseguono ancora oggi.

La Guerra dei 30 anni, tante guerre in una sola - Storia in Rete

I ‘nobili’ e i politici ladroni e massomafiosi, hanno ricominciato a imporci la guerra tra religioni, come il conflitto etnico e religioso fra Israele e Palestina.

Teniamo presente che quei fetenti burloni senza scrupoli dei nostri governanti, ci stanno ancora prendendo in giro, stanno facendo sparire senza che nessuno se ne accorga 250 miliardi di euro col PNRR!!! E’ un enorme business fatto di guerre e incentivi al capitale, che dura 5 anni, dal 2021-2026 e fu approvato nel gennaio 2021 dal governo Conte II. Può accadere solo in Italia (a causa del complice silenzio di tanti), che uno come Conte, l’autore del più rilevante assalto alla finanza pubblica della storia d’Italia, si erga a moralizzatore della politica nazionale. E può succedere solo in Italia che i più codardi e ambiziosi politici del più grande partito della ‘sinistra democratica’, decidano di affidare le nostre sorti a una persona ambigua come Conte, che aveva in realtà il compito di consegnare il potere statale alla destra (anticostituzionale), attraverso  quella pagliaccia fascista della Giorgia Meloni (foto sotto).

La sinistra se ne faccia una ragione: Meloni non è fascista

Specifichiamo che il gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle, alla cui testa c’era Luigi Di Maio (foto sotto), non aveva nessuno da indicare come premier, quindi han puntato tutto sul magna magna detto Conte II. Ricordiamo anche la ruberia di Conte, fatta col bonus 110%, una regalia erogata a soggetti che, per reddito e patrimonio (come la massomafia e i colletti bianchi), non avevano alcun bisogno di questo extraincentivo che s’è trasformato in una dissipazione incontrollata di denari pubblici, una parte dei quali sono stati tranquillamente rubati. In definitiva, a oggi, il costo dell’operazione del 110% sembra più vicina ai 250 miliardi di euro che ai 150 stimati dal governo, con conseguenze sui bilanci pubblici e su spese essenziali come scuola, sanità e spazi sociali laici. 12,6 miliardi sono andati a banche e intermediari finanziari (dato prudenziale), comunque più alto di quel 10% inizialmente previsto, in quanto man mano che la cessione dei crediti acquisiti è diventata più difficile, questa percentuale è salita di molto.                                  Luigi Di Maio: le tante tappe di un cambiamento radicale | Vanity Fair Italia

Conte II viene dopo tangentopoli, l’inchiesta della magistratura che tra il 1992 e il ’94, scoperchiò un vasto sistema organizzato di corruzione utilizzata da tutti i partiti (cattolici, destra e sinistra – cani e porci allegramente assieme), per finanziare le loro attività e, in molti casi, per arricchire singoli politici e dirigenti. Tra il 1992 e il ‘96, ci furono una media di 2000 persone indagate per corruzione, concussione o altri reati cosiddetti “contro i doveri d’ufficio”. Tangentopoli portò al crollo degli storici partiti che avevano guidato la I repubblica, ma non generò una ‘moralizzazione’ della vita italiana. I problemi alla radice della corruzione e della generale percepita immoralità della vita pubblica non sono affatto cambiati. cambiati.

La scomparsa dei grandi partiti ha messo fine al finanziamento illecito organizzato, ma il nostro paese rimane uno dei più corrotti dell’Europa occidentale secondo tutti i principali indicatori.

Il giorno dell'avviso di garanzia a Craxi - Il Post

Nel 1992 /‘93 i magistrati iniziano ad aprire le indagini non solo sull’ultimo gradino della scala sociale ma osarono indagare anche sui più importanti personaggi politici italiani. L’inchiesta Mani Pulite e lo scandalo di Tagentopoli iniziarono il 17/2/1992 con l’arresto di Mario Chiesa, politico socialista, presidente della più grande struttura di cura e ricovero degli anziani di Milano, il Pio Albergo Trivulzio, poi c’era Renato Altissimo, segretario del Pli al primo avviso di garanzia, Bettino Craxi all’ottava informazione di garanzia, Severino Citaristi, segretario amministrativo della Dc, alla 17esima denuncia, Antonio Cariglia, Partito socialdemocratico, al primo avviso di garanzia. Terzo avviso per Antonio del Pennino, ex capogruppo del Pri alla Camera. Questi terroristi ladroni che hanno fatto man bassa dei soldi pubblici, non sono stati rinchiusi in psichiatria, come la ragazza che ha protestato per i diritti delle donne davanti all’università iraniana, ma sono rimasti quasi tutti impuniti, se non addirittura passati di grado. Ma non è finita qua: il 1994 segnò il business dell’incoronamento di Berluska, politico che faceva parte della loggia massonica P2, incentivato ed eletto dal potere massonico del centrodestra che ha fatto entrare esplicitamente i fasci in politica.

I soldi del PNRR che stanno sparendo, li gestisce l’ispettorato generale presso la ragioneria generale dello stato (ministero dell’economia). I beneficiari del PNNR sono la massomafia: le Pubbliche Amministrazioni, le imprese e le  industrie, soprattutto quelle militari.

Il potere politico con le sue ingiuste manovre, vuole ricreare ancora la guerra tra religioni attraverso la guerra tra poveri, ridotti alla fame apposta, per scannarsi tra di loro (noi).

Cerchiamo di non cadere nella trappola istituzionale e combattiamo insieme per alzare il livello culturale e per i nostri diritti!!

W l’Anarchia: l’unica via!!

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Vi consigliamo questo video che parla dei conflitti e dei poteri forti di oggi in Palestina:

https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Il-laboratorio-996f7402-dd1d-4ed9-9308-14251bf824e7.html

TORINO: sabato 23/11 AUTODIFESA ANTIPSICHIATRICA – incontro su autodifesa dal TSO c/o Radio Blackouthttps://artaudpisa.noblogs.org/

ASSALTI FRONTALI – FAN**LO CI SIAMO ANCHE NOIhttps://www.youtube.com/watch?v=gA0D-lhnIbE

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolarehttps://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

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Solidarietà a tutte le ribelli e i ribelli che lottano per la Libertà (Anarchia)

Nè con la NATO, nè con l’Europa, nè con Israele!

Basta Armi, basta guerre!

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Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini.

Luis Buñuel

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Cultura dal basso contro i poteri forti e i suoi cani

Rsp (individualità Anarchiche)

Il governo Meloni vuole proibire la cannabis sativa per incentivare la massomafia

Caos cannabis | lavialibera

In questi giorni i mass media scrivono che la Meloni sta abusando di potere: invece di fare la cuccia perché lei stessa è anticostituzionale, vuole fare la despota. L’allegra combriccola dei politici (esseri spregevoli senza scrupoli), l’ha eletta come presidente del consiglio, insieme ai suoi amici fasci e mafiosi per cambiare la costituzione e renderla repressiva contro i civili e imporci la dittatura militare e quindi incentivare le carceri e la violenza dei suoi amici sbirri bastardi. Insomma: la Meloni vuole imporci e vietare (attraverso un emendamento del  ddl sicurezza) la coltivazione e la vendita di marijuana,  compresa quella con un’Thc al di sotto dello 0,2%, da anni liberamente in commercio.

Quella pagliaccia infida della Meloni (Mussolini 2) vuole vietare la cannabis sativa proprio in questo periodo storico in cui anche i mass media hanno lanciato l’allarme delle droghe sintetiche: Fentanly e xilazina,  che hanno invaso il mercato delle droghe anche in Italia, colpendo soprattutto i giovani, ai quali non è stata insegnata nemmeno la differenza tra droghe pesanti a quelle leggere (!!).

Droga: scatta l'allarme Fentanyl in Italia. Nota della Salute alle Regioni:  informare sui gravissimi rischi | Sanità24 - Il Sole 24 Ore

Il Fentanyl è una droga sintetica che riduce i giovani a degli zombie,  senza avere più un senso della vita, come per volersi annientare piuttosto che affrontare le numerose difficoltà di oggi: preferiscono annullarsi! E’ vero, non ci sono più punti di riferimento dove potersi alzare di livello culturale ed  esprimersi, per poter credere in qualche cosa, per riprovare a sognare come quando eravamo bambini. Ci hanno tolto tutti i sogni! Il Fentanlyl è un potente oppioide sintetico,  più potente dell’eroina, il cui abuso può avere conseguenze letali. L’Istituto Superiore di Sanità il 26 aprile scorso, ha segnalato l’identificazione del potente anestetico come sostanza da taglio in una dose di eroina da strada in una città italiana, il campione di eroina ‘tagliata’ conteneva, oltre al 50% di eroina, anche il 5% di Fentanyl, il 30% di codeina e il 15% di diazepam. Gli effetti del Fentanyl sono simili alla morfina e all’eroina, ma risultano sino a 50-100 volte più potenti. Ne basta una dose di 3 milligrammi per scatenare un’intossicazione acuta che può portare alla morte. La xilazina (chiamata anche droga degli zombie, appunto), altra droga sintetica letale, viene usata per aumentare l’effetto del fentanyl.  Per approfondire il problema, vi consigliamo di leggere la nostra analisi a fondo pagina.

XILAZIN 2% AMPOLA

La Meloni vuole vietare la cannabis e farla ritornare illegale, per incentivare Mammasantissima che gli ha dato i voti per entrare al potere (aumm – aumm… Alé, se magna !!). Teniamo presente che quella stronza infame della Meloni, proprio il giorno dell’anniversario  della strage di stato di Piazza Loggia a Brescia (28 maggio 1974), ha preferito andare all’inaugurazione del centro sportivo di Caivano (Napoli); è vero che la fascistona (braccio armato dello stato) si sarebbe vergognata di partecipare al 50° anniversario dalla strage di Piazza della Loggia, forse si è resa consapevole che sarebbe stata una contraddizione, per non dire provocazione, visto che la strage di stato (la verità è venuta fuori dopo 50 anni di segreto militare), che ha procurato l’uccisione di tanti civili innocenti,  l’hanno eseguita loro, i suoi amici compari cattofascisti!! Comandati dai servizi segreti della Nato, che li hanno pagati apposta per portare avanti il piano militare anticomunista (stay-behind) della strategia della tensione anticomunista, fatta appunto di stragi e colpi di stato per infiltrare e manovrare i comunisti e gli Anarchici.

Coltivare canapa legalmente: come fare in Italia! | CBDMania.it

Ora puntualizziamo la parte economica: in Italia le aziende che coltivano la cannabis sono circa 1.500, specializzate nella trasformazione del prodotto, con un entrata economica  di 150 milioni di euro l’anno.   Tanti soldi che ora finirebbero nelle mani della criminalità organizzata: è questo il problema!  Teniamo presente che l’articolo 2 della legge 242 del 2 dicembre 2016 (che consentiva l’uso della cannabis) non faceva riferimento esplicito al consumo ludico-ricreativo, ma nemmeno lo vietava. Le piante che non superano il limite di 0,6% di Thc rientrano nei limiti della legge del 2016. Il centrodestra coi suoi divieti, i suoi rigurgiti proibizionisti, oltre a rinchiudere in carcere per una canna, colpisce l’economia e allontana gli investitori.                                                                                                                  

Insomma, il governo Meloni vuole vietare anche la cannabis light (sativa): è un po’ come mettere sullo stesso piano la birra analcolica e quella alcolica (che per ora è ancora legale). Dall’oggi al domani sarebbero considerati fuorilegge quattro milioni di consumatori che oggi sono liberi di acquistare cannabis light nei tabaccai o in quei punti vendita sorti un po’ ovunque, e che domani sono obbligati a incentivare la mafia (mercato nero) per un prodotto che da anni, in larga parte dell’Europa è normalmente in commercio. Perfino la Corte di giustizia europea, ha da poco evidenziato con una sentenza, che la cannabis light – sativa non può essere considerata stupefacente. L’Organizzazione mondiale per la sanità ha rassicurato che il consumo di cannabis light in Europa viene considerata come un integratore al pari della caffeina, della camomilla e del the. Ma per capire meglio il problema ricordiamoci che nel 2019 intervenne anche la Cassazione chiamata a valutare il ricorso di un coltivatore di Porto Recanati, (Macerata), a cui la polizia aveva sequestrato piante e infiorescenze. I giudici stabilirono che la polizia avrebbe potuto sequestrare solo un campione di cannabis per verificare che la percentuale di THC non superasse lo 0,6%. Tutte le piante di cannabis che rispettano questo limite rientrano nei limiti della legge del 2016 e non dalla 309 del 1990 (testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, che vengono usate anche per prevenzione, cura e riabilitazione della tossicodipendenza da droghe pesanti). Se, dopo un controllo, il contenuto di THC supera lo 0,6% la polizia può sequestrare o distruggere le piante, ma anche in questo caso è esclusa la responsabilità dell’agricoltore. Nel maggio del 2022 un decreto interministeriale per la regolamentazione delle piante officinali era intervenuto per limitare la commercializzazione della canapa ai soli semi e ai loro derivati. Nel febbraio del 2023 il tribunale amministrativo regionale del Lazio aveva infine annullato quel decreto confermando la commercializzazione di tutte le parti della pianta, comprese le infiorescenze e le foglie. Il nuovo emendamento del governo, modificherebbe in particolare la legge del 2016 (per dare il consenso all’uso e alla coltivazione personale della cannabis).

Binecuvânta interior T coltivazione canapa legale cort frustrare curea

Quell’ignorantona cocainomane (la droga dei ricchi) esaltata della Meloni, che si è comperata la laurea senza fare neanche un giorno di scuola, imitando  la mafia, dice stop al commercio della cannabis sativa perché secondo lei avrebbe lo  stesso effetto delle droghe pesanti. Puntualizziamo che l’idea di lanciare legalmente sul mercato la cannabis leggera arriva dalla Svizzera, dove la marijuana con un contenuto di THC un po’ più basso (il tetraidrocannabinolo dagli effetti psicotropi), è venduta in pacchetti simili a quelli del tabacco da sigaretta.  La cannabis sativa (le infiorescenze femminili della canapa indiana), produce una sostanza con accertati effetti ansiolitici, nonché come una possibile alternativa per combattere lo stress. Anche a dosi alte, il cannabinolo ha dimostrato una buona tollerabilità e pochi effetti collaterali.                                                  Con un governo arretrato e cattofascista, la coltivazione e l’uso della canapa, che è meno tossica e dannosa del alcool e del tabacco, è stata di nuovo proibita per ragioni culturali (fascistoni ignoranti dipendenti dalla cocaina – quella si, droga pesante – che costa molto di più e produce molti più danni, ma rimane come ‘cultura del superuomo’ all’ interno del costume nazionale. La marijuana quindi, che ha vari effetti benefici sulla psiche e l’organismo, senza causare danni, è stata proibita.

Breve storia della Canapa- dalle origini ai giorni nostri - Canapando

A proposito di canapa, c’è anche un interesse economico dietro al suo vecchio proibizionismo: con l’arrivo dagli Stati Uniti di fibre sintetiche come il nylon che è meno costoso, hanno portato ad abbandonare la coltivazione della canapa, che invece è naturale, anche in Italia. L’emendamento della merdaccia cattofascista della Meloni, mira a vietare la coltivazione e la vendita delle infiorescenze della marjuana, anche di cannabis a basso contenuto di Thc  (paragonabile all’effetto e la dipendenza del caffè e della camomilla).  Con questo decreto si lascia esplicitamente terreno alla criminalità organizzata. Ma non è la prima volta che quella merda della Meloni tenta di modificare la legge del 2016 per incentivare i suoi amici mafiosi che gli hanno dato il voto per farla entrare nel potere politico  e portare avanti i loro interessi. Questo emendamento vuole bloccare quanto avviene nel resto d’Europa: pensiamo alla Germania, primo grande Paese europeo che ha liberalizzato la cannabis. Ma prima di lei lo avevano già fatto Malta nel 2021 e il Lussemburgo nel 2023.

La storia della Canapa

Ma ora facciamo un po’ di storia per capire meglio il problema del proibizionismo e dei suoi danni.   

Il direttore della CIA Allen Dulles, il 13/4/1953, lancia il programma di controllo mentale  chiamato MK-ULTRA, un Piano militare che sperimentava droghe pesanti per il controllo mentale che serviva per annientare le masse che si stavano ribellando alle stragi e alla violenta repressione di Stato. Il programma Cia cercava di trasformare le droghe, la psicologia, la psichiatria e le scienze sociali, in armi al servizio delle spie (servizi segreti Nato). Le sperimentazioni venivano fatte illegalmente presso 80 istituzioni, tra cui 44 college e università, nonché ospedali, carceri, caserme militari e aziende farmaceutiche. Il Piano militare MK-Ultra conduceva centinaia di esperimenti clandestini, su cittadini inconsapevoli, per valutare il potenziale uso dell’LSD e di altre droghe come l’eroina e la cocaina per il controllo mentale, facendo una raccolta di informazioni sulla tortura psicologica che facevano ai civili . Sebbene il progetto MK-Ultra sia durato dal 1953 al 1973 circa, i dettagli del programma non furono resi pubblici fino al 1975, durante un’indagine del Congresso sulle diffuse attività illegali della CIA negli Stati Uniti e nel mondo. L’operazione segreta mirava a sviluppare tecniche che potessero essere utilizzate contro i nemici del blocco sovietico per controllare il comportamento umano con droghe e altre manipolazioni psicologiche. La maggior parte degli esperimenti furono fatti tra il 1953 e il ‘64, ma non è chiaro quante persone furono coinvolte nei test: l’agenzia tenne scarsi registri e distrusse la maggior parte dei documenti MK-Ultra quando il programma fu ufficialmente interrotto nel 1973. Negli anni più remoti e oscuri della Guerra Fredda, le odierne droghe venivano studiate come possibile “arma militare” da impiegare contro il nemico.

Fanpage.it - MORTE CRANIO RANDAGIO Le toccanti parole della migliore amica  del rapper: http://fanpa.ge/8W5Au | Facebook

Ora volevamo ricordare un ragazzo comune, come tanti altri, come tutti noi siamo o siamo stati, stava attraversando il periodo dell’adolescenza dove vuoi essere indipendente dai tuoi genitori, e hai più tempo per uscire, per scoprire questo mondo pieno di contraddizioni e di ingiustizie sociali e ne ha pagato il contesto sociale e le conseguenze. Otto anni fa muore un rapper di 21 anni, nome d’arte Cranio Randagio (foto sopra). La morte è avvenuta tra l’11 e il 12 novembre del 2016, durante la festa nell’appartamento in zona Balduina (Roma) dove il giovane artista è stato trovato morto, stroncato da un mix di droghe sintetiche e alcol. Le droghe che gli hanno trovato nel sangue sono: ossicodone: 20 mg di ossicodone equivalgono a circa 30 mg di morfina, estasy: MDMA o ecstasy è una sostanza psicoattiva appartenente alla classe delle feniletilamine, codeina: viene ottenuta prevalentemente tramite metilazione della morfina: l’alcaloide principale del Papaver somniferum, morfina: estratto dalla linfa essiccata fuoriuscita dal profondo taglio effettuato sulle capsule immature prodotte dal papavero da oppio, e Crak: sostanza stupefacente nata in USA e diffusasi a partire dagli anni ‘80, ricavata tramite processi chimici dalla cocaina. Quella sera  dell’11 novembre, uno degli amici di Cranio Randagio  festeggiava i suoi 22 anni, e nell’appartamento in zona Balduina dove vive coi genitori, ha organizzato una festa inviando 14 amici. Tra loro c’è anche Cranio Randagio, ex compagno di liceo del padrone di casa e astro nascente della scena rap romana. I genitori dell’amico lasciano casa ai ragazzi, che mangiano, chiacchierano, ascoltano musica, bevono. Parecchio, come testimoniano dei video girati coi telefonini da alcuni invitati. Una serata tra amici, dunque, in cui a un certo punto spunta anche la droga. Alla festa arrivano altre persone, altre ancora se ne vanno, la serata prosegue sino a notte inoltrata e finisce con Cranio Randagio che resta lì a dormire. Ma non si risveglia più, perché Cranio Randagio è morto. Portato al pronto soccorso è stato accertato che a ucciderlo è stato un mix fatale di sostanze, tra cui anche il crack. Cranio Randagio moriva, ma gli amici lo filmavano. Il tutto ripreso da un video: è l’ultima verità sulla tragica fine di Cranio Randagio.  Tra le ultime canzoni di Cranio Randagio,” Mamma Roma Addio” e “Petrolio”: due titoli pasoliniani, con strofe come questa: “Io volerò, io volerò via/come un gabbiano pure se il petrolio mi pesa sul dorso/smorzando la scia, io volerò via/volerò via”.

Noi ‘ricercatori senza padroni’, consigliamo ai giovani che non hanno ideali, perché  la realtà dura, piena di falsità, ingiustizie e crudeltà, glieli hanno spezzati, di lottare contro il potere distruttore dello stato stragista, di lottare contro le forze dell’ordine – disordine e per non cadere nelle trappole degli sbirri che vogliono annientare i nostri sogni – ideali ! Per tutti i giovani che sognano un mondo migliore, dobbiamo lottare contro le droghe pesanti e per la liberalizzazione  della  marjuana libera!! Basta armi e guerre più soldi  alla povera gente! Li vogliamo noi, lavoratori poveri, tutti i i 250 miliardi del PNRR che si stanno mangiando e spartendo i politici sia di destra che di sinistra, incoerenti, arrivisti, dittatori, senza scrupoli. Contro ogni repressione e dittatura W l’Anarchia!!

Storia Storie PordenoneLA PATERSON DEL FRIULI. Gli anarchici nel  Pordenonese dalle origini alla Liberazione.

Noi ‘ricercatori senza padroni’, vogliamo libero il nostro compagno Anarchico Cospito!  Lo vogliamo libero perché ne ha diritto! Criminale è lo stato, che ha fatto eccidi per garantirsi il potere, uccidendo migliaia di uomini, donne, anziani e bambini innocenti. Cospito non ha ammazzato nessuno, ha solo fatto azioni dirette! Addirittura lo stato lo ha rinchiuso al 41 bis paragonandolo ai mafiosi, che nascono come guardie (braccio armato) della borghesia latifondista in Sicilia in epoca repubblicana, ma che si svilupparono soprattutto in età imperiale. Una mafia analfabeta e non istruita (non finivano neanche le elementari) e che viveva e sopravviveva  in condizioni di miseria, che non ha ideali ne sogni ma solo l’unico l’interesse di accumulare soldi senza avere scrupoli, paragonabile ai loro padroni massoni, dove loro sono da sempre subordinati, es: la loggia massonica P2, formata da alti gradi delle forze dell’ordine – disordine!  

Ricordiamoci anche della contraddizione dello stato, avvenute con la trattativa Stato-mafia: accordi fatti  a più riprese tra esponenti delle istituzioni italiane e rappresentanti dell’associazione mafiosa tra il 1992 e il 1993 (proprio nel periodo in cui moriva Falcone).

Visto il Piano militare Mk ultra che prevedeva di invadere le scuole, le piazze e le discoteche di droghe pesanti per annientare le proteste dei civili, noi ci poniamo questa domanda: che accordi si sono fatti la mafia con lo stato durante la trattativa Stato-mafia negli anni ‘90? E la Meloni, che accordi ha fatto, quella merda pagliacciona, recentemente a Napoli? Ci dobbiamo preoccupare, vista la storia d’Italia…

Coraggio compagno Cospito,  fallo per tutti noi che crediamo in un mondo migliore e valorizziamo i tuoi gesti dignitosi e coraggiosi che non hanno causato morti, ma azioni dirette per alzare il livello culturale e puntualizzare meglio il problema sociale di tutti Noi!!

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CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Cranio Randagio “Petrolio” (Official Video)https://www.youtube.com/watch?v=BxXv3NfQ3YM

Questa canzone la dedichiamo al compagno Anarchico Cospito per non arrendersi mai e combattere per un mondo diverso da quello attuale, ancora oggi ingiusto e crudele. Non arrenderti mai compagno, combatti ancora per i tuoi ideali che sono il pane per la nostra esistenza, il nostro senso della vita!!

Assalti Frontali – COURAGE (OFFICIAL VIDEO)https://www.youtube.com/watch?v=IBeujI0dEpk

Assalti Frontali – Il rap della Costituzione (Video Lyrics)https://www.youtube.com/watch?v=HSqvenoewbE

Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta.https://www.youtube.com/watch?v=KXCVKNZgnu0

Dopo anni di proibizionismo finalmente legalizzano la marijuana!

NY: dopo anni di proibizionismo finalmente legalizzano la marijuana!

OPERAZIONE BLUE MOON, quando lo STATO inondò di EROINA le stradehttps://www.youtube.com/watch?v=OEnOW9xyCEQ

Avviso urgente per i giovani: lo stato ci vuole rifilare una nuova droga pesante

https://www.rivoluzioneanarchica.it/avviso-urgente-per-i-giovani-lo-stato-ci-vuole-rifilare-una-nuova-droga-pesante-la-xilazina/

 

Contro le droghe pesanti: marijuana libera!!!

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La morale borghese è per me l’immoralità

Contro la quale si deve lottare: la morale

Fondata sulle nostre ingiuste istituzioni sociali,

quali la religione, la patria, la famiglia,

la cultura, insommma quelli che si usa

chiamare i “pilastri della società”.

L. Buñuel

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Solidarietà ai compagni e alle compagne arrestati o sgomberati ingiustamente!

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Terrorismo di Stato: perché rapire Moro e non Andreotti? (1 parte)

Il carteggio inedito tra Aldo Moro e Pietro Nenni in un libro

Oggi 9 maggio 2024, ricorre il 46° anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse guidate da Mario Moretti (il doppio giochista), il 16 marzo 1978.

Il leader democristiano  e quello socialista (Aldo Moro e Pietro Nenni, foto sopra)  furono i protagonisti dell’accordo che portò alla composizione dei governi di centro-sinistra negli anni ‘60. Ma per capire meglio il problema, andiamo ad analizzare la storia e il contesto sociale politico economico di allora: si parte dalle decisioni prese alla Conferenza di Yalta dai 3 più potenti del mondo:  W. Churchill (Gran Bretagna), F.D. Roosevelt (Stati Uniti) e I. Stalin (Russia) il 4-11 febbraio 1945.

Dopo Yalta e quindi dopo la caduta del fascismo, la presenza in Italia di un Partito comunista così forte, ha suscitato gravissime preoccupazioni negli ambienti della Nato anticomunista. Questa presenza del Partito Comunista Italiano, proprio sulla linea di Yalta, ha creato un imbizzarrimento tremendo che ha portato a mettere in atto la ‘strategia della tensione’ (colpi e stragi di stato), che continuano dalla strage di Piazza Fontana al rapimento e sequestro di Aldo Moro, dove le Brigate rosse in qualche misura sono state poi manovrate da chi aveva tutto l’interesse a far sì che Aldo Moro non uscisse vivo da quella avventura, per impedire il cosiddetto “compromesso storico” (Dc Pci). Nella guerra segreta agli italiani, da piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna, si è rintracciato un filo che passa per Gladio. Una visione globale dei fatti, è utile a identificare nomi e responsabilità di chi ha pianificato ed eseguito la guerra del terrore prevista già nel 1956, da un accordo tra servizi segreti italiani e atlantici anticomunisti (partigiani bianchi) per mantenere il Paese all’interno del quadro geopolitico di Yalta, utilizzando l’arma delle stragi, del terrore e dei depistaggi. Durante la conferenza in Crimea ci sarebbe stata una divisione addirittura del mondo, in sfere di influenza o blocchi contrapposti e che l’Italia, nell’ambito di una presunta “logica di Yalta”, sarebbe stata assegnata alla sfera di influenza di Gran Bretagna e Stati Uniti.

Così parlò Pecorelli. Gli articoli che fecero tremare la Prima Repubblica

Sul numero 6 del settimanale “OP (Osservatore politico”, datato 2 maggio 1978) mentre il sequestro di Moro era ancora in corso, Mino Pecorelli pubblicava un articolo intitolato “Yalta in via Mario Fani”, che si concludeva con queste parole: “È Yalta che ha deciso via Mario Fani” . Pecorelli forniva un’interpretazione del sequestro di Moro, visto come una operazione congiunta delle due superpotenze (Usa e Urss) attuata mediante un misterioso “lucido superpotere”, con le Br semplici comparse su un teatro da altri approntato, con l’obiettivo primario di allontanare il PCI dall’area  del potere. In effetti il governo monocolore a guida democristiana (IV governo Andreotti, 11 marzo 1978 – 21 marzo 1979), fu varato con l’appoggio esterno del partito comunista che seguiva il III governo Andreotti (30 luglio 1976 – 11 marzo 1978), sempre un monocolore Dc che aveva governato grazie all’astensione del Partito comunista italiano. È inevitabile però porsi un semplice interrogativo: come potevano le decisioni prese dalle potenze alleate (Usa, Urss e Gran Bretagna) a Yalta nel 1945, produrre effetti 33 anni dopo, al tempo del sequestro Moro (1978) come sosteneva Pecorelli in quei giorni? Nel Dopoguerra la vita politica italiana è stata segnata dagli scandali della partitocrazia e da vicende giudiziarie, che si presentavano come episodi salienti della lotta politica in atto, mentre, fin dal 1973, tutti i quadri del più delicato servizio della difesa erano stati messi fuori combattimento dalla cronaca giudiziaria e scandalistica. Temi e avvenimenti complessi venivano ridotti ad un dibattito e ad uno scandalo di borgo, mentre i “buchi” riempiti con notizie del tutto personali ed intime su personaggi della vita politica che rammentano gli scandaletti che diffondeva il Sifar negli anni ‘50/ ’60 per fare pressioni sugli avversari. Yalta, per molti anni, ha simboleggiato la “divisione del mondo” tra grandi potenze.

Le bombe all'iprite: cosa sono e dove furono impiegate - Bombe in mare: 60  anni di dubbi

A Postdam (17 luglio – 2 agosto 1945) l’Italia perse le sue Colonie africane. La documentazione storica sull’argomento riferisce di orrende stragi di popolazioni africane, della deportazione delle popolazioni del Gebel cirenaico, della costruzione nella Sirtica di 15 letali campi di concentramento, dell’impiego dei gas asfissianti nella guerra coloniale contro l’Etiopia, delle micidiali rappresaglie dopo il fallito attentato al maresciallo Graziani, vice-re d’Etiopia, eccetera. Gli storici testimoniano in merito a massacri di civili, sterminio di élite intellettuali e politiche, nonché di campi di concentramento ove morì la maggioranza degli internati tra i quali oltre 300.000 etiopi e centomila libici. Parlano di massacri, di bombe a gas tipo C.500-T per un totale di 317 tonnellate, e in Etiopia dell’impiego di oltre 500 tonnellate di aggressivi chimici.  Il crollo degli Imperi coloniali europei darà origine alla Conferenza afro-asiatica di Bandung, aprile 1955, al Terzo Mondo. L’Urss era un paese vincitore ma ne era uscito esangue dalla guerra. Per gli Usa, invece, essenziale era il cordone di base intorno all’Eurasia anche per non rivivere Pearl Harbour. La suddivisione del Vecchio Continente in due zone d’ideologie e regimi antagonisti, si attuò tra la fine del 1945 e il ‘50. La trasformazione in due blocchi militari tra il 1950 e il ‘55. Simbolo della divisione europea, la Germania divenne la pietra angolare dell’antagonismo Est-Ovest e la sfida fondamentale della sicurezza europea.

La Nato avrebbe tentato di “destabilizzare per stabilizzare” la penisola italiana con le stragi e organizzando il sequestro e l’assassinio dell’on. Moro utilizzando le Brigate Rosse di Mario Moretti, in veste di “gladiatore”, per opporsi al “compromesso storico” o “all’avanzata del partito comunista” o “delle sinistre” (quali?!), secondo le varie formulazioni. In quanto all’on. Moro, che in quel momento ricopriva unicamente una carica onorifica di presidente del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana e non aveva alcun potere o influenza sulla politica internazionale, era più importante Andreotti! Il forte partito comunista italiano incuteva paura alla Nato anticomunista. I 12 milioni di voti comunisti e il milione e mezzo di iscritti messi a disposizione di Andreotti?

Caso Moro, il Pg: "Gravi indizi di concorso in omicidio per un  superconsulente Usa" - Rai News

Steve Pieczenik (a sinistra nella foto): psichiatra, scrittore, editore e pianista statunitense che ha raggiunto notorietà internazionale per il suo coinvolgimento nel caso Moro, inviato dal Dipartimento di Stato Usa per consigliare Cossiga e per verificare che l’Italia obbedisse al Patto Atlantico anticomunista e non cercasse di salvare Moro, ha dichiarato in seguito: “Ho messo in moto una manipolazione strategica al fine di stabilizzare la situazione d’Italia”. Moro doveva morire, Kissinger non riusciva proprio a capire questo uomo onesto, di altri tempi, che cercava di portare l’Italia fuori dai blocchi dell’est, ma anche dell’ovest!

Non dimentichiamoci che proprio in quel periodo il Corriere ebbe direttori affiliati alla P2 (Loggia massonica formata da alti graduati delle gerarchie militari) e che, cosa ancora più incredibile, il comitato messo in azione da Cossiga per la liberazione di Moro, era interamente formato da esponenti della P2. Uno, peraltro, il prof. Franco Ferracuti, era consulente della Cia mentre un altro, Stefano Silvestri, del Kgb, a testimonianza di accordi anche in quella sede!

Stefano Silvestri - La crisi russo-turca e la guerra all'ISIS | IAI  Istituto Affari Internazionali

Siamo una sorta di colonia. Siamo stati ricostruiti dagli Usa e dalla mafia italo-americana, siamo un Paese con governi e opposizioni appiattiti sulla predominanza della Nato. Aldo Moro negli anni ’70 portò avanti una politica volta a far dialogare i due partiti più importanti e più rappresentativi del Paese: la DC e il PCI. L’Italia, appartenente all’alleanza politico-militare della Nato, si ritrovava ad avere il partito comunista più forte tra quelli operanti nelle nazioni del patto atlantico anticomunista. La vicinanza tra il PCI e l’Urss non era quindi ben vista né accettata (perché i sovietici erano nemici giurati dell’Occidente). E naturalmente nemmeno a Mosca piaceva il dialogo del PCI col principale partito italiano alleato degli Usa (la DC).

Numerosi testimoni raccontano che a sparare durante il rapimento di Moro non sono state 4 persone, ma almeno 8-9. Il procuratore generale presso la Corte d’Appello Luigi Ciampoli porterà in seguito a 12 i componenti del commando, di cui fecero parte anche elementi non appartenenti alle BR e killer professionisti, e a 25 il numero complessivo delle persone coinvolte a vario titolo nell’assalto. Dei 93 colpi sparati, 49 provengono dalla stessa arma e sono quelli determinanti per l’azione. Così iniziarono i 55 giorni che travolsero e sconvolsero l’Italia. Tra verità negate, depistaggi, insabbiamenti, documenti spariti e furti misteriosi, come quello nella redazione fotografica dell’agenzia Ansa dove vennero trafugati i rullini con le immagini di un elicottero che sorvolava via Fani pochi minuti dopo la strage ma non apparteneva alle forze dell’ordine. Le Br avvertirono lo Stato della morte di Moro, ma lo Stato già lo sapeva da ore. La storia di quel tragico 9 maggio del 1978 non può essere ridotta alla sola versione ufficiale (di comodo?): le Br sequestrano Moro in via Fani e lo uccidono; al contrario per comprendere quella terribile ‘notte della Repubblica’ occorre passare attraverso a mille ricostruzioni giudiziarie, documenti parlamentari, analisi storiche e giornalistiche. L’ex vicepresidente del CSM Giovanni Galloni, democristiano, intervistato nel 2005 nella trasmissione Next su Rai News 24: “Io non posso dimenticare un discorso che ebbi con Moro poche settimane prima del suo rapimento. Discutevamo con Moro delle difficoltà di trovare i covi delle BR e Moro mi disse: ‘La mia preoccupazione è questa: che io ho per certo la notizia che i servizi segreti sia americani sia israeliani hanno degli infiltrati all’interno delle BR; però non siamo stati avvertiti di questo, perché se fossimo stati avvertiti, probabilmente i covi li avremmo trovati’”. Inoltre proprio in quel periodo, in Italia, la presenza atlantica è conclamata. Tutti i vertici dei servizi segreti erano nelle mani della P2, dai generali Santovito e Grassini a Federico Umberto D’Amato, potente capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, organizzatore della strage di Bologna, nonché uomo della Cia in Italia.

Report on X: "Angleton divenne capo del controspionaggio americano a Roma e  fu amico di Junio Valerio Borghese, ispiratore e maestro di Stefano Delle  Chiaie. Angleton era legato a Federico Umberto D'Amato,

La Commissione Moro comincia a cercarlo in uno scenario ben delimitato: via Massimi, che è una via estremamente prossima a via Licinio Calvo, raggiungibile in pochi secondi in automobile, una via dalla quale ci si poteva allontanare per abbandonare una alla volta le macchine, diminuendo il rischio di essere intercettati dalle forze di polizia. Le due palazzine di via Massimi 91 (dove si ritiene vi sia stata la prima prigione di Moro) sono dello Ior, la banca mondiale del Vaticano. Secondo le indagini svolte dalla commissione parlamentare d’inchiesta, Moro restò per poco tempo in via Massimi 91 e poi potrebbe essere stato trasferito a Villa Odescalchi, a Palo Laziale, poco lontano da Roma. Un altro mistero legato a quella Roma del 1978 è collegato all’ex ufficiale del Ros dei carabinieri Mario Mori (all’epoca capitano), noto poi per essere stato sotto processo e infine assolto nell’ambito del processo Trattativa Stato – Mafia, per la mancata perquisizione del covo di Totò Riina e la mancata cattura di Bernardo Provenzano. Altre anomalie, emerse durante le audizioni delle commissioni parlamentari, inclusero il fatto che le auto blu di Moro e della sua scorta non vennero blindate, nonostante Moro lo avesse richiesto più volte. Inoltre dalle indagini del giudice Ferdinando Imposimato emerse che venne dato l’ordine di conservare le mitragliatrici nel bagagliaio degli uomini della scorta. Inoltre, si scoprì la presenza di un uomo di Gladio durante il rapimento Moro, il colonnello Guglielmi, nelle ore della mattina, che si giustificò dicendo di essere lì per un appuntamento previsto per l’ora di pranzo, anche se erano solo le 9 del mattino.

Le anomalie e le ombre presenti nel Caso Moro sono ancora molte. Ma ora vogliamo rammentare due libri che hanno fatto (e fanno) storia, avendo dettagliato tanti anni fa cose che ancora oggi il ‘mainstream’ rifiuta di vedere e raccontare. Stiamo parlando di ‘Doveva Morire’, firmato nel 2007 da Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, nel quale balza con tutta evidenza il ruolo svolto dalla CIA nello scientifico ‘omicidio’ dello statista DC che voleva il compromesso storico col PCI di Enrico Berlinguer: lo confessa l’agente CIA Steve Pieczenick, che rivelò: ‘Moro doveva morire’ (da qui il titolo del libro); e di un interessante libro, un altro ‘must’ uscito due anni dopo, “Complotto – Caso Moro. Il patto segreto tra DC e BR”, firmato da Sandro Provvisionato e Stefania Limiti, che descrivono per filo e per segno il ruolo svolto proprio da Gladio nel giallo Moro.

Berlusconi è il punto più basso della politica e della cultura in Italia  dopo il fascismo: celebrarlo come eroe nazionale è una sconfitta -  DonnexDiritti

L’Operazione segreta Gladio è stata scoperta nel 1990, quando il pubblico ha appreso che la CIA, l’MI6 e la NATO hanno addestrato e diretto un esercito clandestino di unità paramilitari fasciste in tutta Europa, dispiegando le proprie risorse per indebolire gli oppositori politici, anche attraverso attacchi terroristici sotto falsa bandiera (false flag). Tra loro c’era un giovane Silvio Berlusconi (foto sopra), l’oligarca dei media che ha fatto la sua parte come I ministro italiano in 4 governi separati tra il 1994 e il 2011. Elencato come membro della P2 (tessera n° 1816), la cabala segreta dell’era della Guerra Fredda delle élite politiche devote agli obiettivi di Gladio. Gladio consisteva in una costellazione di eserciti partigiani anticomunisti  (partigiani bianchi) “restanti”, la cui missione apparente era quella di respingere l’Armata Rossa in caso di invasione sovietica. In realtà, queste forze hanno commesso innumerevoli atti violenti e criminali come parte di una “strategia della tensione” progettata (dal Patto Atlantico anticomunista nel 1949 ) per screditare la sinistra e giustificare una repressione dello stato di sicurezza. Gli stragisti di Stato rimangono impuniti perché lo Stato non può condannare se stesso. L’assassinio di Moro ha ispirato diffusi e fondati sospetti che gli agenti di Gladio si siano infiltrati nelle Br per spingere il gruppo a commettere atti eccessivamente violenti al fine di fomentare la richiesta popolare di un regime di legge e ordine di destra. Più di qualsiasi altro crimine, l’uccisione di Moro ha soddisfatto gli obiettivi della strategia della tensione dello stato di sicurezza Nato anticomunista. Nell’aprile 1981, i magistrati di Milano fecero irruzione nella villa di Licio Gelli, un finanziere italiano e sedicente fascista che fondò la P2 (loggia massonica formata da alti gradi delle forze dell’ordine – disordine). Lì, hanno scoperto un elenco di 2.500 membri che si leggeva come un “Who’s Who” di politici italiani, banchieri, spie, finanzieri, industriali e alti gradi e funzionari delle forze dell’ordine e militari. Tra i membri più importanti della cabala c’era Silvio Berlusconi. Il fondatore della P2 Gelli era così ben collegato all’apparato di sicurezza nazionale e di intelligence di Washington, che la stazione di Roma della CIA lo aveva esplicitamente incaricato di istituire un governo parallelo anticomunista a Roma.

Henry Kissinger, il Metternich del Secolo Americano -

Successive indagini mostrarono come Henry Kissinger (foto sopra), aiutò a sovrintendere al reclutamento di 400 alti ufficiali italiani e della NATO come agenti della P2 nel 1969. I presidenti Gerald Ford, Jimmy Carter e Ronald Reagan, fecero la loro parte. Il deputato Sergio Flamigni, già membro delle Commissioni d’inchiesta sul caso Moro e sulla P2, scrisse che Guglielmi era «uno dei migliori addestratori di Gladio, esperto di tecniche di imboscata, che lui stesso insegnava nella base Nato sarda di Capo Marrargiu dove si esercitavano anche gli uomini di Gladio». Un’altra presenza sulla quale sono stati avanzati dubbi e sospetti è quella del cosiddetto ‘uomo col cappotto color cammello’, identificato nel signor Bruno Barbaro. Cognato del generale Fernando Pastore Stocchi, un’ufficiale del Sid, il servizio informazioni difesa, che era stato anche a capo della base Gladio di Capo Marrargiu e stretto collaboratore del generale Vito Miceli. Barbaro era titolare di un’azienda che aveva sede in via Fani, sopra al bar Olivetti. Svolgeva attività commerciali, tra i suoi clienti figuravano il Policlinico Gemelli di Roma, ma anche la Banca d’Italia e il Senato, e aveva diversi uffici, uno dei quali in via Fusco, a Monte Mario, che affacciava su via Pineta Sacchetti, a un paio di chilometri in linea d’aria da Forte Braschi, il quartier generale del servizio segreto militare.  Una terza presenza anomala riguarda un presunto funzionario dei servizi che compare in alcune foto che dimostrerebbero che era stranamente presente nell’immediatezza di eventi di straordinaria importanza: il 16/3/1978 in via Fani, il 9/5/1978 in via Caetani, in occasione del rinvenimento del cadavere di Moro, e verosimilmente anche il 3/9/1982, in via Carini, a Palermo, dopo l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di sua moglie Emanuela Setti Carraro. La Commissione ha svolto accurate indagini nel tentativo di individuare l’uomo, accertando almeno in due circostanze, che non si tratta della stessa persona. L’uomo ritratto in via Fani è Giuseppe Pandiscia, un funzionario della polizia scientifica, quello ritratto a Palermo è Antonino Wjan, anch’egli dirigente della scientifica, mentre non è stato possibile identificare l’uomo che si intravede nella foto scattata in via Caetani vicino alla Renault 4 in cui fu trovato il corpo dello statista. Quanto ad eventuali contatti o rapporti tra Bonanni o la società immobiliare Poggio delle rose con organismi di intelligence, la Commissione ha riscontrato che la sede dell’immobiliare coincideva con quella della Fidrev Fiduciaria e Revisione srl, una società che da molti anni ne seguiva la contabilità e la gestione. La Fidrev, a sua volta legata all’Immobiliare Gradoli, proprietaria di alcuni appartamenti nello stesso stabile di via Gradoli dove durante il sequestro fu scoperto un covo Br, a partire dal 1978 curava i conti e la gestione delle società di copertura del Sisde, il servizio segreto civile. Un altro misterioso aspetto, su cui si sta concentrando la Commissione parlamentare d’inchiesta, è la possibilità che le Br scelsero via Fani perché il Bar Olivetti, davanti al quale avvenne la carneficina, era sede di un inedito intreccio di interessi. La Commissione, in particolare, sta scandagliando l’ipotesi che il titolare del bar possa essere stato in relazione o coi servizi di sicurezza o con le forze dell’ordine. Alcuni testimoni riferirono che il bar, nonostante fosse in liquidazione, non era affatto chiuso in quelle settimane e la mattina del 16 marzo, come invece è stato ripetuto negli ultimi 37 anni, era aperto. Il titolare, Tullio Olivetti, era un personaggio molto noto agli ambienti investigativi per essere stato coinvolto in un’inchiesta su un traffico internazionale di armi e di valuta falsa (aveva riciclato 8 milioni di marchi tedeschi provento di un sequestro avvenuto in Germania), da cui uscì indenne ma col pesante sospetto che in realtà fosse un collaboratore di apparati istituzionali. Il suo nome compare anche negli elenchi delle persone presenti a Bologna nei giorni antecedenti la strage alla stazione del 2 agosto 1980. Nel processo d’appello “Ndrangheta stragista”, sta emergendo con chiarezza il ruolo dei servizi segreti e degli ambienti neofascisti con le stragi del ’92 e ’93 ed i legami tra gli uomini degli apparati di sicurezza e i boss di mafia e ndrangheta.

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La ballata di Alfredo Cospito https://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Montelupo dal vivo a Roma 09/09/2023 (concerto integrale)https://www.youtube.com/watch?v=yvQV0VPnNHI

Assalti Frontali – Faremo scuola (Video Lyrics)https://www.youtube.com/watch?v=PAaFCLIGn4U

La ballata di Sacco e Vanzetti (Version 3)https://www.youtube.com/watch?v=LArkhoHot8c

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

Borghesia (2006 Digital Remaster)https://www.youtube.com/watch?v=Ql7Q3xab_eM

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Non si può abolire il privilegio e stabilire

solidamente e definitivamente la libertà

e l’uguaglianza sociale se non abolendo

il governo, non questo o quel governo,

ma l’istituzione stessa del governo.

Dal “Programma” dell’Unione Anarchica Italiana (1899)

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Solidarietà a tutti i compagni e le compagne ingiustamente reclusi.

Fuori i compagni dalle galere e dentro i politici e i loro cani fedeli.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Finalmente gli studenti si ribellano: a Milano occupato il liceo Carducci (parte 2)

La riforma Berlinguer e l'autonomia delle istituzioni scolastiche

Nel 1997-‘98 ci fu la riforma Berlinguer e le scuole erano in rivolta, contro la riforma voluta dal ministro della Pubblica istruzione. La riforma Berlinguer (Luigi)  fu sempre criticata perché veniva introdotta la possibilità per uno studente di proseguire il proprio corso di studi solo se era in possesso di una licenza media. La riforma incentivava un drammatico “abbandono scolastico”!!

La globalizzazione dei movimenti. No Global, dal popolo di Seattle al  Friday for Future passando per Genova 2001 – TrIBES

Nel 1999 invece nasce il ‘Popolo di Seattle’, il cosiddetto movimento no-global, nato il 30/11/1999 alla conferenza dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Nel 2001 ci furono manifestazioni contro il mondo dei più potenti (massomafia li aveva definiti Falcone) e scontri contro gli attacchi sleali e sanguinari degli sbirri, che si susseguirono: il 27 gennaio a Davos, in occasione del Forum Economico Mondiale, dal 15 al 17 marzo a Napoli ed il 15 giugno a Göteborg, per il Summit europeo. Il 2001 viene caratterizzato dal G8 di  Genova avvenuto dal 19 luglio sino a domenica 22 luglio dove, durante la riunione dei capi di governo dei maggiori paesi industrializzati, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi attacchi e scontri delle forze dell’ordine contro i manifestanti, dove trovò la morte (mentre stava difendendosi) il manifestante pacifista Carlo Giuliani ucciso dagli sbirri. Ma tra le innumerevoli bastardate delle forze dell’ordine, ci furono anche gli abusi di potere, ad esempio durante la perquisizione alla scuola Diaz e alla vicina scuola Pascoli dove stavano riposando 93 persone tra ragazzi provenienti da tutto il mondo e giornalisti. Tutti gli occupanti furono arrestati e la maggior parte picchiata selvaggiamente, sebbene non avessero opposto alcuna resistenza; i giornalisti accorsi alla scuola Diaz videro decine di persone portate fuori in barella, uno dei quali rimase in coma per due giorni. Le immagini delle riprese mostrarono muri, pavimenti e termosifoni macchiati di sangue, a nessuno degli arrestati venne comunicato di essere in arresto e dell’eventuale reato contestato, tanto che molti di loro scoprirono solo in ospedale, a volte attraverso i giornali, di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d’armi.

Ma andiamo ad analizzare bene cosa successe in quei 3 giorni di dittatura militare

[DallaRete] Genova G8: chiesta la radiazione dei medici responsabili delle torture a Bolzaneto

Le torture inflitte ai manifestanti dentro alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto (foto sopra), sono avvenute al termine delle tre giornate del vertice G8 di Genova. Quella notte all’interno del complesso scolastico Diaz-Pertini e Pascoli, che in quell’occasione era stato adibito a centro stampa del coordinamento del Genoa Social Forum, rappresentato da Vittorio Agnoletto, facevano irruzione i reparti mobili della polizia di stato insieme ai reparti d’assalto della P2 (loggia massonica formata dalle alte gerarchie dei carabinieri). Furono fermati 93 attivisti e di questi, 63 furono poi portati in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Le immagini che sono uscite dai mass media in quei giorni testimoniavano quello che fu definito lo scenario di un pestaggio da “macelleria messicana”. Finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra. All’operazione di polizia ha preso parte un numero tutt’oggi imprecisato di agenti: la Corte d’Appello di Genova, pur richiamando questo fatto nelle motivazioni della sentenza di II grado, basandosi sui procedimenti penali aperti in merito alle responsabilità delle forze del disordine (sempre impunite) e delle violenze fatte, alle irregolarità e alle false dichiarazioni nelle ricostruzioni ufficiali sui fatti avvenuti alla Diaz e a Bolzaneto, si sono svolti nei successivi 13 anni, concludendosi nella maggior parte dei casi con assoluzioni, o per l’intervenuta prescrizione dei reati. Nell’aprile del 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha condannato lo Stato italiano al pagamento di un risarcimento di 45.000 euro nei confronti di Arnaldo Cestaro, uno dei feriti che aveva fatto ricorso alla Corte europea, evidenziando così come durante l’operazione fossero avvenuti eventi contrari agli articoli 3, 6 e 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle vessazioni e condizioni degradanti e inumane. Il codice penale italiano, non prevedendo il reato di tortura, non ha permesso attribuzione di capi d’imputazione commisurati alle violenze verificatesi in quei giorni. Il 22/6/2017 la stessa Corte ha nuovamente condannato l’Italia per i fatti della scuola Diaz (foto sotto), riconoscendo che le leggi dello Stato risultano inadeguate a punire e a prevenire gli atti di torture dalle forze dell’ordine. Il 13/11/2008 viene emessa la sentenza di I grado. Vengono condannati Vincenzo Canterini (4 anni), al tempo comandante del Reparto mobile di Roma, che secondo le ricostruzioni fu il primo gruppo a fare irruzione nell’istituto. Condannati anche gli sbirri Michele Burgio (2 anni e 6 mesi) e Pietro Troiani (3 anni) per aver rispettivamente trasportato e introdotto all’interno dell’edificio le due Molotov. Assolti invece i vertici delle forze dell’ordine presenti durante il fatto e i responsabili che firmarono i verbali dell’operazione poi rivelatisi contenenti delle affermazioni false. Non è avvenuta però l’identificazione degli agenti che avevano ridotto in coma il giornalista inglese Mark Covell.

G8 di Genova, la Corte dei Conti chiede 8 milioni di euro di risarcimento a  27 poliziotti

Il 18/5/2010 la III sezione della Corte d’Appello di Genova ha riformato la sentenza di I grado condannando tutti i vertici della catena di comando della polizia che erano stati assolti nel precedente giudizio. In totale sono stati condannati 25 imputati su 28. Il 5 luglio la Cassazione conferma in via definitiva le condanne per falso aggravato. Convalida così la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, che nel frattempo era diventato capo del dipartimento centrale anticrimine della polizia (sono stati addirittura premiati per le loro bastardate!!!); convalida anche i 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore dei servizi segreti Ucigos ai tempi del G8, in seguito capo del reparto analisi dell’Aisi. Tre anni e 8 mesi allo sbirro Gilberto Caldarozzi che era diventato nel frattempo capo servizio centrale operativo. Il capo della squadra mobile di Firenze Filippo Ferri è stato condannato in via definitiva per falso aggravato, a 3 anni e 8 mesi e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. In parte convalidata (3 anni e 6 mesi) anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini (foto sotto), ex dirigente del reparto mobile di Roma, essendosi prescritto il reato di lesioni gravi la cui presenza aveva portato alla condanna da 5 anni in appello. Prescrive, invece, i reati di lesioni gravi contestati a 9 agenti appartenenti al 7° nucleo speciale della mobile all’epoca dei fatti.

G8 Genova: Canterini condannato a risarcire 53 mila euro - Tiscali Notizie

Il 2 ottobre 2012 sono state pubblicate le motivazioni della cassazione. In queste i giudici hanno scritto che la condotta violenta della polizia nell’irruzione alla scuola Diaz ha “gettato discredito sull’ Italia agli occhi del mondo intero”. Gli sbirri Pasquale Troiani e Salvatore Gava dopo aver scontato la loro pena sono rientrati in polizia, passando alla polizia stradale per poi fare carriera fino a diventare entrambi vicequestore nel 2020.

Nel 2003/2005 vengono contrassegnate le proteste contro la riforma Moratti.

Scuola dell'Infanzia e 1° ciclo: Ciak! si cambia - di G. Campana

Alla fine del 2008 si diffonde invece la protesta dell’Onda. L’espressione “Onda” (o “Onda Anomala”) è stata usata per designare complessivamente le componenti del movimento di studenti universitari e medi nato negli atenei e nelle scuole superiori italiane nell’autunno del 2008. La nascita di tale onda di proteste è legata all’approvazione, sotto il governo P2ista Berlusconi IV, dei decreti-legge n° 112/2008 e n° 137/2008, adottati durante l’estate e successivamente convertiti in legge (rispettivamente legge n° 133 del 6 agosto 2008 e legge n° 169 del 29/10/2008), con cui è stato fortemente ridotto il Fondo per il Finanziamento Ordinario.

Prima manifestazione contro il Governo Draghi | Simona Granati  Photojournalist - buenaVista* photo

Il 2010-11 invece viene caratterizzato dal movimento degli “Indignados” e dei “Draghi ribelli”. Sono attivisti dei movimenti, precari, operai, studenti, professionisti e artisti, che hanno deciso di andare oltre le rispettive etichette per rivendicare, come un unico blocco, le stesse istanze. Non è un caso, che la prima loro grande azione di protesta abbia avuto come obiettivo la Banca d’Italia, simbolo del “governo delle banche e della finanza”. Un vero e proprio presidio il loro, che sfocerà nella grande manifestazione, quando centinaia di migliaia di persone sfileranno per le strade romane. «Con l’occupazione della Banca d’Italia (hanno fatto sapere i loro portavoce), vogliamo dimostrare che la democrazia sta fuori da quel palazzo e noi da fuori la riconquistiamo. Faremo interventi, analisi, proposte, ci saranno bande musicali e artisti. Se ci cacciano, torneremo in molti di più». Un movimento che vuole “riprendersi” il Paese dal basso, facendo leva sul fatto che il potere «rappresenta solo l’1% della popolazione». Il punto di partenza è semplice: coinvolgere quante più persone possibili a scendere in piazza («Siamo il 99%») per dare scacco alla finanza e alla politica che ‘se magnano tutto!’ e sono incapaci di dare risposte ad un Paese sempre più in difficoltà.

Foto Sit-in dei "Draghi ribelli" al ministero dell'Economia - 2 di 6 - Roma  - Repubblica.it

Poi ci sono state nel 2011- 2013 le proteste degli studenti e dei precari della scuola contro le politiche del governo massonico Monti (nella foto Monti e Draghi) e i tagli all’istruzione. Nella capitale gli studenti hanno raggiunto il ministero della pubblica istruzione portando con sé alcuni scudi di cartone: “nessun governo amico” e “se ne vadano tutti”. Lo slogan, che unisce molte città italiane, come Milano, Torino, Bologna, Palermo e Pisa recita: “Contro la crisi e l’austerità riprendiamoci la cultura e la città”. Nel 2023 a Padova, Roma, Napoli,Treviso, Rimini, Senigallia, Empoli, Trieste, Palermo e in tante altre città, precari, studenti e professori manifestano e si ribellano contro le politiche di austerity del governo e per la libertà e il diritto al dissenso.

Come andò con Monti, dieci anni fa - Il Post

Gli studenti ancora oggi (2024) sono arrabbiati, amareggiati, delusi dal sistema e da una classe politica che non investe su di loro, inghiottendo avidamente (non hanno perso il vizio) tutti i contributi statali,  come i  250 miliardi del Pnrr dall’Europa a fondo perduto (poi dicono che tangentopoli non c’è più…). In tutta Italia nelle ultime settimane gli studenti stanno facendo occupazione e autogestione perché non rinunciano  ad un futuro migliore, come non rinunciamo noi, il sottoproletariato, formato attualmente da disoccupati che arrancano – sopravvivono alla miseria (altro che diritti…).

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Ora vi proponiamo, per rilassarvi e soprattutto per riflettere su questo mondo ingiusto, di ascoltare queste bellissime canzoni che aiutano a sognare un mondo migliore e a essere più combattivi:

Gli Anarchici.https://www.youtube.com/watch?v=BYvGXCvjIas&list=RDBYvGXCvjIas&start_radio=1&rv=jlL2u8nv4tY

Ballata dell’anarchico Pinelli.https://www.youtube.com/watch?v=jlL2u8nv4tY

E Verrà il dì Che Innalzerem Le Barricatehttps://www.youtube.com/watch?v=ntADLFHLXZ0&list=RDntADLFHLXZ0&start_radio=1

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolarehttps://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs&list=RDLQsTdr2vGNs&start_radio=1&rv=BYvGXCvjIas

Assalti Frontali – Faremo scuolahttps://www.youtube.com/watch?v=PAaFCLIGn4U

Assalti Frontali – COURAGEhttps://www.youtube.com/watch?v=IBeujI0dEpk

TALCO “Danza dell’Autunno Rosa”https://www.youtube.com/watch?v=3SgcaZCLJFk

Il Fantasma di Tom Joad – Stefano “Cisco” Bellotti – Official Videohttps://www.youtube.com/watch?v=u9Yj3YMDut8

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

Modena City Ramblers – I Cento Passihttps://www.youtube.com/watch?v=wE6a-cT6oss

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L’organizzazione scolastica trasforma

l’istruzione, nella nostra epoca, nel più

potente strumento di asservimento

nelle mani dei dirigenti.

F. Ferrer

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Solidarietà a tutti gli studenti e a tutte le studentesse che in questo difficile periodo storico, con molto coraggio, combattono per i loro diritti.

Basta armi, basta guerre!

Pinelli vive.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Finalmente gli studenti si ribellano: a Milano occupato il liceo Carducci (parte 1)

Occupato il liceo classico Carducci di Milano - Radio Lombardia

Il  3 aprile i mass media scrivono che a Milano gli studenti hanno occupato il liceo classico Carducci. Gli studenti quel giorno non sono entrati in classe e hanno fatto un picchetto all’esterno per poi dichiarare occupato l’istituto. Le motivazioni della protesta vengono rivendicate in un comunicato fatto circolare tra i ragazzi e consegnato a preside e vicepreside con la richiesta, disattesa, stando a quanto riferiscono gli studenti, di diffonderlo tra il corpo docente: “Oggi (scrive il collettivo En Rèvolte) abbiamo occupato il nostro liceo. Vogliamo innanzitutto precisare che questa occupazione (visto il contesto sociale cattofascista in cui ci troviamo), non è rivolto al nostro singolo istituto, ma all’intero sistema. Noi non siamo solo studentə, ma la generazione che dovrà costruire il futuro di questa società, siamo cittadinə, per questo vogliamo e dobbiamo viverla attivamente. Non vogliamo imparare ad adattarci o a sopravvivere. Abbiamo bisogno di una scuola che ci dia gli strumenti per sviluppare un pensiero critico in grado di migliorare la realtà di oggi, abbiamo bisogno di una scuola che ci insegni ad affrontare il futuro. Siamo contro un’istruzione scolastica che ci nutre di rassegnazione. La nostra sofferenza è diventata unione per costruire collettivamente un futuro diverso da quello che ci viene offerto”.

Liceo Carducci, studenti sospesi per lo striscione contro Meloni e  Valditara, la nota: «Noi umiliati». Poi il ripensamento | Corriere.it

Gli studenti protestano contro una scuola ancora competitiva e repressiva, dove conta solo ‘il merito’, contro una scuola che non investe sulla manutenzione delle strutture, né sul futuro degli adolescenti, sulla  risoluzione del malessere psicologico, o sull’educazione all’affettività, al sentimento al rispetto delle varie culture. Una scuola – caserma che non interviene per evitare la dispersione scolastica, dove il proletariato e il sottoproletariato sono sempre stati esclusi, come se la cultura fosse sempre stata un diritto solo per le classi sociali privilegiate (piccola, media, alta borghesia). Ma non sono solo questi gli argomenti discussi dagli studenti di Milano che documentano con tanto di sondaggi, grafici e numeri le proprie ragioni, quelle di studenti di una scuola “malata” in una società che lo è altrettanto. L’occupazione potrebbe durare diversi giorni.

Milano, occupato l'istituto Severi-Correnti. Gli studenti: «Ci riprendiamo  i nostri spazi, no alla repressione poliziesca» | Corriere.it

Prima, tre giorni di protesta al liceo Severi-Correnti (foto sopra). Poi le due notti al Virgilio, col preside che ha dormito nella scuola, seguite da 24 ore di occupazione al Beccaria e poi ancora tre giorni al Bottoni. Ma quali sono i motivi che guidano questa nuova ondata di occupazioni? Tanti. Studenti e studentesse non si limitano più a richiedere miglioramenti infrastrutturali o politiche educative, ma stanno ponendo una maggiore enfasi sul benessere psicologico, l’attenzione all’attualità e alla politica sia nazionale che internazionale, in particolare al conflitto israelo-palestinese. Ricordiamo che anche il 23 febbraio scorso a Pisa (foto sotto), la polizia ha caricato e massacrato gli studenti durante i cortei pro-Palestina. Hanno caricato gli studenti pacifisti che cercavano di difendersi come potevano contro gli sbirri bastardi e sleali (forze dell’ordine – disordine: nascono dai gabellotti che erano le guardie del latifondismo e poi si sono trasformati culturalmente in mafia! Cocò e  Cucuzzo, tutti fratelli sono!). Tutta l’area intorno a piazza dei Cavalieri, dove si trova la sede centrale dell’ateneo di Pisa, era circondata dagli agenti in assetto antisommossa. La situazione è stata descritta da alcuni cittadini presenti, che osservavano il pestaggio di una gravità inaudita, col corteo inizialmente bloccato in via San Frediano e successivamente caricato  e massacrato dalla polizia, causando feriti tra gli studenti e le studentesse che sono stati trasportati all’ospedale in ambulanza. I poliziotti coinvolti nel pestaggio sono stati identificati attraverso il cartellino d’identificazione  e quindi non hanno potuto negare (come hanno sempre fatto) la loro responsabilità di quell’assurdo massacro. I genitori dei ragazzi manganellati hanno promesso cause collettive.

Perché la polizia a Firenze e Pisa ha manganellato studenti inermi? -  GognaBlog

Finalmente gli studenti si ribellano per la propria condizione sociale, non vogliono più subire, ma essere protagonisti, vogliono contribuire a cambiare questo mondo troppo ingiusto e fermo ancora alle classi sociali (caste). Non vogliono più subire le condizioni sociali imposte dal potere politico anticostituzionale (destra e sinistra assieme appassionatamente). Vogliono una scuola che li aiuti a costruire il loro futuro. Ricordiamo che le occupazioni nelle scuole sono aumentate del 40% nei primi due mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Quest’anno, nonostante la violenza sbirresca e le varie forme di repressione, tra gennaio e febbraio ci sono state 2.822 manifestazioni, contro le 1.994 dello scorso anno.

Ma facciamo un po’ di analisi storica per capire meglio il problema sociale:

I primi anni ‘60 furono anni di crescita economica e di accumulo di tensioni sociali e politiche causate dalla strategia della tensione (colpi di stato- stragi di stato). Maturarono le basi di quel movimento di opposizione ai poteri forti che ebbe il suo culmine nel 1968. Durante quel periodo, ci fu a Roma l’occupazione della cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, a cui seguì uno scontro senza precedenti tra studenti e forze dell’ordine con centinaia di feriti e numerosi arresti, la cosiddetta battaglia di Valle Giulia (foto sotto). I giovani studenti manifestavano il loro disagio sociale occupando i locali scolastici. Tutto il mondo subì una forte scossa nel ‘68: dal movimento contro l’assassinio di Ernesto Che Guevara in Bolivia, dalla mobilitazione contro la guerra del Vietnam in tutto il mondo occidentale alla rivoluzione culturale nella Repubblica Popolare Cinese, dalla Primavera di Praga in Cecoslovacchia al maggio francese in Francia, dalle mobilitazioni popolari e studentesche in Polonia, Giappone, Messico, Jugoslavia, Repubblica Federale Tedesca al sodalizio “studenti-braccianti-operai” che animò le proteste in Italia. Qui, il ’68 produsse un’onda lunga che si sviluppò grazie all’attività del Movimento Studentesco.

La battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968): l'alba della contestazione in  Italia - MAGGIOFILOSOFICO

Dopo il ‘68 c’è stato il movimento degli anni 70’, un movimento inizialmente spontaneo (ma poi infiltrato dai servizi segreti), caratterizzato dalla dichiarata contestazione al sistema dei partiti e dei sindacati, ma soprattutto dei movimenti politici. Dopo l’uccisione di Aldo Moro, con tutte le sue contraddizioni e i depistaggi, si chiude un’epoca, si spegne un movimento (troppo gerarchico?) che reclamava giustamente i nostri diritti, quelli degli oppressi, ma che riuscì ad ottenere solo lo Statuto dei lavoratori che oggi, con la scusa del libero mercato (lavoro nero e cancellazione dei diritti) ci hanno tolto, col consenso sia della destra anticostituzionale (oggi al parlamento) che della sinistra cattolica (partigiani bianchi traditori), cattosinistroidi: centro destra e centrosinistra democristiano. Quindi i Movimenti si spengono. Ci vorrà un decennio e l’emergere di una nuova generazione per articolare un qualche movimento di protesta a fronte di una situazione scolastica e universitaria rimasta immutata nel tempo e con tutte le sue problematiche non risolte: alla fine degli anni ‘80, alla vigilia del crollo del muro di Berlino e dell’inizio della cosiddetta era post-moderna, riesplose in Italia il movimento studentesco. Poi arrivano gli anni ‘90 caratterizzati invece da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell’economia e delle istituzioni italiane. Le indagini portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano detto Tangentopoli. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. Le inchieste, inizialmente condotte da un pool della Procura della Rep. di Milano, poi allargate a tutto il territorio nazionale, diedero vita ad una grande indignazione dell’opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana (centrodestra/centrosinistra), il Partito Socialista Italiano, il PSDI, il PLI sparirono o furono fortemente ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio ad una II Repubblica. Il ‘94 si caratterizzò per la discesa in campo del pedofilo P2ista Berlusconi (centrodestra).

mauro suttora: The Independent: Italian stallions

Nella prima metà degli anni ’90 (erano passati solo un paio d’anni dalla fine dei movimenti studenteschi), avviene un consolidamento delle attività dislocate sul territorio. Cessano di esistere i Movimenti e ogni regione, ogni città, ogni realtà politica comincia a pensare per sé. I Centri Sociali divennero il perno attorno a cui girava l’Autonomia e l’Autorganizzazione. Ma l’ala studentesca , sempre più marginata e marginale, perse importanza. Ma in questo clima di dispersione e di crisi (gli studenti si politicizzarono), nacquero le associazioni come l’ UDS (unione degli studenti) , collocabili nell’area del PDS. Anche l’ UDU (unione degli universitari) e gli studenti  vicini alla CGIL, riuscirono a raccogliere sotto le loro bandiere buona parte degli studenti. Ma gli anni ’90 sono anche anni in cui i movimenti radicali di destra si riorganizzano. Con lo scioglimento dell’ MSI molti militanti dell’estrema destra si ritrovarono senza punti di riferimento. Ma a riorganizzarne le file ci pensarono Fiore e Morsello (foto sotto). Dopo la morte del secondo, Fiore rientrò, dopo una lunga latitanza in Inghilterra, dove si era nascosto aspettando che le acque si calmassero, per infiltrarsi poi nei movimenti di centro destra e centrosinistra, e riprendere il potere politico economico militare. Tornato in patria fondò l’organizzazione neo-nazista, tristemente nota col nome di Forza Nuova.

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Lo Stato è nato dalla forza militare;

si è sviluppato servendosi della forza militare;

ed è ancora sulla forza militare che

logicamente deve appoggiarsi per mantenere

la sua onnipotenza.

Dal “MANIFESTO INTERNAZIONALE ANARCHICO CONTRO LA GUERRA” (1915)

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Solidarietà a tutti gli studenti che in questo periodo storico, combattono per i loro diritti.

Basta armi, basta guerre!

Pinelli vive.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Il compagno Anarchico Alfredo Cospito è ancora al 41-bis: la Cassazione respinge il ricorso

Alfredo Cospito resta al 41 bis, la Cassazione dichiara inammissibile  ricorso dell'anarchico - Il Fatto Quotidiano

Il 20 marzo i mass media scrivono che la Cassazione dice no alla revoca del 41 bis per Cospito. La corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Alfredo Cospito, volto alla revoca del carcere duro (tortura). L’anarchico protagonista di un lungo sciopero della fame contro il regime di massima sicurezza, ha rischiato la vita e attualmente è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

L’avvocato Albertini aveva presentato una istanza contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza che confermava i rigetti del ministro Nordio sulle richieste di revoca anticipata del carcere duro. In altre parole, ha stabilito che Cospito deve rimanere ancora al 41-bis.

Contro il 41-bis, e l’ergastolo ostativo, Cospito aveva iniziato uno sciopero della fame durato 6 mesi, interrotto il 19 aprile 2023 dopo che la Corte Costituzionale giudicò illegittimo non considerare eventuali attenuanti per uno dei casi che lo hanno incolpato: cioè l’esplosione di due petardi piazzati nel giugno del 2006 davanti alla caserma dei carabinieri di Fossano (Cuneo), che naturalmente non provocarono morti né feriti. Una pronuncia che avrebbe potuto fargli ottenere sconti di pena e evitargli l’ergastolo. Pochi mesi dopo infatti, la Corte d’assise d’appello di Torino ricalcolò la pena inflitta a Cospito in 23 anni di reclusione (che sforzo…). Lo sciopero della fame aveva fortemente debilitato il compagno Cospito, portandolo a perdere circa 50 chili. Cospito è stato condannato ingiustamente al regime di 41-bis per un attentato che non ha provocato né morti né feriti ma, per aggravare la condanna viene considerato dallo Stato un ‘reato stragista’, quindi una ‘strage politica’. Reato previsto dall’articolo 285, che però non è stato applicato né per le stragi di Stato di Capaci e via D’Amelio, né per quella della stazione di Bologna.

Alfredo Cospito è l’unica persona detenuta al 41-bis incarcerata per motivi politici, ha riportato al centro del dibattito pubblico l’uso del regime di carcere duro, al quale è stato condannato per una strage che non ha causato alcun morto o ferito. È una discussione che riguarda la proporzionalità della pena e la possibilità che la sua condanna si trasformi in ergastolo ostativo, con cui perderebbe ogni possibilità di accedere ai diritti penitenziari.

Ma facciamo un po’ di storia per capire meglio il problema:

Le vicende che portano Cospito in carcere hanno inizio nel 2012. Erano gli anni delle politiche di austerità del cattosinistroide Mario Monti, senatore a vita dal 9/11/2011, e dal 16/11/2011 fino al 28/4/2013 è stato Presidente del Consiglio dei ministri della Rep. italiana. Erano gli anni in cui ci  toglievano lo statuto dei lavoratori (conquiste e diritti ottenuti con le lotte di classe negli anni ‘70) e ci imponevano il libero mercato (sfruttamento legalizzato); ci fu anche allora un picco dei licenziamenti individuali e collettivi: dal 2011 al 2012 sono stati licenziati 2 milioni di lavoratori e lavoratrici.

Con le condanne inflitte ingiustamente ad Alfredo Cospito, lo Stato italiano stragista ha trasformato il carcere duro in pena di morte. Ma analizziamo le condanne:

La scheda: ecco chi è Roberto Adinolfi - La Stampa

Cospito viene condannato il 7/5/2012 per una azione diretta contro Roberto Adinolfi (foto sopra), l’amministratore delegato di Ansaldo nucleare dal 2007 (azienda italiana che opera nel settore nucleare e che realizza centrali nucleari di terza generazione), sparandogli un colpo di pistola al polpaccio. Per quell’azione diretta il compagno anarchico individualista Cospito viene condannato a dieci anni e otto mesi di carcere nel 2013. L’azione diretta attuata da Cospito (sparo al polpaccio), serviva per rivendicare e ricordare ad Adinolfi che noi italiani avevamo detto NO al nucleare già nel 1987, quindi lui ricopriva un ruolo illegale. Ricordiamo che lo sfruttamento e l’inquinamento del nucleare in Italia ha avuto luogo tra il 1963 e il ‘90. Dopo tale anno, le centrali nucleari italiane sono state tutte chiuse, per decisione politica presa sull’onda del risultato del referendum del 1987.

Ma non è finita qua:  Cospito mentre era in prigione, viene accusato anche di aver piazzato, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due petardi considerati dai magistrati e dagli sbirri come bombe a basso potenziale in un cassonetto vicino alla scuola dei carabinieri P2 di Fossano, in provincia di Cuneo. La loro esplosione naturalmente non ha causato né morti né feriti. Per questa nuova accusa, Cospito è stato condannato ad altri 20 anni di carcere per strage, venendo inserito nel circuito penitenziario ad alta sicurezza previsto per reati associativi come la mafia, con una sorveglianza molto stretta e togliendogli ulteriori diritti, come la possibilità di scrivere pubblicazioni. Tuttavia, nel 2022, dopo 6 anni di detenzione, sotto richiesta del procuratore generale, la Corte di Cassazione ha deciso che Cospito doveva essere giudicato ingiustamente per il reato di “strage politica”.

Ma ora analizziamo bene che cos’è il regime penitenziario che istituisce il cosiddetto “carcere duro”:

Art. 41 bis: cos'è il carcere duro e come funziona

Gli ermellini (giudici) si sono attaccati ingiustamente all’articolo 285 del codice penale, che prevede l’ergastolo anche se l’attentato (azione diretta) non ha provocato nessun morto o ferito. Una scelta durissima e poco utilizzata, dato che l’articolo 285 non è stato applicato né per le stragi di Stato di Capaci e via d’Amelio e nemmeno per la strage di stato alla stazione di Bologna. Cospito è nato a Pescara, città che ha poi lasciato in favore di Torino, dove al momento dell’arresto viveva con la compagna Anna Beniamino. Anche lei si trova ancora oggi in carcere. Alfredo Cospito e Anna Beniamino vengono condannati rispettivamente a 20 e 16 anni di carcere. I magistrati emettendo la sentenza, hanno citato l’articolo 422 del codice penale, quello sulle stragi. Cospito, durante l’udienza aveva definito “assurda” l’accusa di aver  “commesso una strage politica per due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno”.

A ottobre 2023, il tribunale della Sorveglianza di Roma aveva deciso (abuso di potere) che non ci sarebbe stata alcuna revoca anticipata del 41 bis. Il verdetto è arrivato nonostante anche la Direzione nazionale antimafia, a cui era stato chiesto un parere sul caso, si fosse detta favorevole alla revoca anticipata del carcere duro. E ora il compagno individualista Cospito è stato condannato ingiustamente di strage nonostante non avesse fatto nessun morto, lo Stato lo ha voluto condannare ingiustamente dandogli l’egastolo, dove non poteva accedere a nessun diritto, e rinchiuso in una piccola cella ammuffita 24 ore su 24, rinchiudendolo a vita: pena di morte!!

Milano, le stragi e il terrorismo: il museo è online - Radio Lombardia

Ma per capire meglio l’ingiustizia subita da Cospito bisogna andare indietro nella storia e partire dalle stragi di Stato fatte in Italia attraverso il piano militare Nato, chiamato Strategia della tensione, che si basava principalmente su una serie preordinata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario come le dittature militari e il 41 Bis. Nel 1969 vi furono in Italia 145 attentati dinamitardi (di cui 96 eseguiti dall’estrema destra): La parola strage di stato fu coniata nel 1969, dopo la strage di piazza Fontana,  anche se la strategia della tensione inizia però con la strage di Portella della Ginestra (1947), e con  il piano Solo: un colpo di stato eseguito dal generale dei carabinieri De Lorenzo nel 1964. La strage di Piazza Fontana fu eseguita da gruppi neofascisti (braccio armato dello stato come i nuclei clandestini dello stato, o il doppio Sid – doppio servizio segreto) e dai  settori deviati degli apparati di sicurezza dello Stato, con complicità e legami internazionali.  Ma l’arma stragista non finì i suoi eccidi, e fu usata ancora nel 1970 con la strage di stato di Gioia Tauro dove ci furono  6 morti 77 feriti, nel 1973 invece ci fu la strage di stato alla questura di Milano (foto sopra), dove ci furono 4 morti e 52 feriti, poi ci fu nel 1974 la strage dell’Italicus dove ci furono 12 morti e 48 feriti, poi la strage di stato di Piazza della Loggia sempre nel 1974 con 9 morti e 101 feriti, nel 1980 la strage di stato di Bologna invece fece 85 morti e oltre 200 feriti. Ma le stragi di Stato non furono eseguite solo dalla destra (braccio armato), ma anche da organizzazioni di strutture segrete, in alcuni casi paramilitari e comunque eversive (Rosa dei Venti, Nuclei di difesa dello Stato, loggia P2 ecc.) e i loro collegamenti internazionali come le strutture Gladio o Stay-behind, che servivano per la progettazione e la minaccia di colpi di Stato (il piano Solo del 1964, il tentato golpe Borghese del 1970), e infine la sistematica infiltrazione nei movimenti di massa e nelle organizzazioni extraparlamentari di sinistra, al fine di innalzare il livello dello scontro (le stragi di Stato sono state ideate dal Patto Atlantico, un patto militare firmato da Stati Uniti, Canada e vari paesi dell’Europa occidentale nel 1949, che ha dato origine alla NATO, rappresentando nel corso della guerra fredda il cosiddetto ‘blocco occidentale’.

Ma la cosa assurda è che Cospito, che non ha fatto morti ne’ eccidi, viene condannato a morte – carcere a vita, mentre i galoppini: Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini (ex agente del SID), rimasero impuniti per la strage di Piazza Fontana, vennero assolti dallo Stato (i loro mandanti), mentre i loro compari, gli ex ufficiali del SID Gianadelio Maletti e Antonio Labruna vennero condannati per falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini: tale sentenza venne confermata nel 1987, dalla Corte di Cassazione. Rimasero impuniti per la strage di stato di piazza fontana anche Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni (esponenti cattofascisti e dirigenti della cellula veneziana-mestrina di Ordine Nuovo), fu riconosciuto il coinvolgimento di Carlo Digilio (anch’egli ex militante di Ordine Nuovo e sedicente ex agente segreto), reo confesso di aver partecipato al confezionamento della bomba, ma la sua imputazione fu prescritta, grazie ai benefici della collaborazione di giustizia e la pena estinta prima che la sentenza fosse definitiva.

Memorie - Strage ferroviaria di Gioia Tauro, la storia di Reggio e  dell'Italia - strill.it

Ma non è finita qua: per la strage di Gioia Tauro (foto sopra), i neofascisti Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella furono riconosciuti esecutori materiali, ma tutti deceduti prima della sentenza definitiva; per la strage di Peteano vennero condannati Vincenzo Vinciguerra (reo confesso), Ivano Boccaccio (riconosciuto colpevole post mortem) e Carlo Cicuttini. I carabinieri Antonio Chirico, Dino Mingarelli e Giuseppe Napoli sono stati condannati per aver depistato le indagini. Nel 1993 il perito balistico Marco Morin (un tempo consulente di fiducia della Procura della Rep. di Venezia), è stato condannato per peculato e favoreggiamento, insieme ad altri Ufficiali accusati di falsa testimonianza; per la strage dell’Italicus si accertò una responsabilità del movimento Ordine Nero, ma gli imputati (i neofascisti Mario Tuti, Piero Malentacchi e Luciano Franci) furono tutti assolti dallo stato; per la strage di piazza della Loggia venne riconosciuta la colpevolezza di Carlo Digilio (reo confesso), e post-mortem di Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati, mentre furono assolti gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi. Nel 2015, dopo un lungo iter ancora in corso, furono condannati in appello Carlo Maria Maggi come mandante e Maurizio Tramonte (ex informatore del SID con lo pseudonimo di «Tritone») come uno degli esecutori; per la strage di Bologna vennero condannati come esecutori Luigi Ciavardini, Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (membri dei NAR) mentre l’ex capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, gli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza (collaboratore del SISMI) sono stati condannati per depistaggio. Per la strage del Rapido 904 vennero condannati il boss mafioso Giuseppe Calò e altri personaggi a lui legati (Guido Cercola, Franco Di Agostino e l’esperto tedesco di esplosivi Friedrich Schaudinn). Secondo la sentenza del processo, Cosa Nostra organizzò la strage al fine di distogliere l’attenzione delle autorità dalle indagini del pool antimafia e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Il boss Salvatore Riina, processato come mandante, venne invece assolto nel 2015 (si è pagato i giudici…). Licio Gelli quando fu condannato per le stragi di stato dichiarò ai mass media: «Giulio Andreotti [foto sotto] sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità… io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello».

I “MISTERI” DEL PAESE: ANDREOTTI, IL SIGNORE DEGLI ANELLI? | Triskel182

Dietro alle stragi di stato c’erano settori statali che eseguivano azioni terroristiche ai danni dei civili. Un piano militare che portava avanti una teoria che sarebbe consistita nella divisione, manipolazione e controllo dell’opinione pubblica mediante l’uso di paura, propaganda, disinformazione, manovre psicologiche, agenti provocatori e attentati terroristici compiuti mediante l’utilizzo della tecnica detta False flag, o falsa bandiera, congegnati in modo tale da farli apparire ideati ed eseguiti da membri di organizzazioni dell’estrema sinistra o gruppi anarchici, nei quali era coinvolto un coacervo di forze e soggetti tra loro differenti (gruppi terroristici della destra neofascista, logge coperte della massoneria, parti deviate dei servizi segreti, nonché strutture e organizzazioni segrete). Andreotti, Fanfani, Rumor (foto sotto) e almeno una dozzina di altri potenti democristiani (sia di destra che di sinistra), dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati e messi a regime di 41 Bis, invece sono rimasti impuniti, nonostante vennero accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzi coi petrolieri, con gli industriali, coi banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna, distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia come il Ponte sullo Stretto di Messina ideato già allora, nel 1840 come magna magna da Ferdinando II di Borbone, re del Regno delle Due Sicilie dal 1830 al 1859, e ancora oggi lo Stato ci magna sopra attraverso i sovvenzionamenti statali (1948 – Piano Marshall,  2021 – piano economico di 250 miliardi di Euro della Comunità europea a fondo perduto).

rumor

Il giornalista Roberto Scardova, assieme a Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna), ipotizza un’unica strategia anticomunista internazionale, attuata in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Italia con la strategia della tensione, che comprendeva falsi golpe di avvertimento e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in America Latina coi colpi di Stato dell’operazione Condor (Cile, Argentina), con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani, importanti politici italiani e stranieri. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto servizio o «Anello», il cui capo durante la Repubblica, secondo quanto detto anche da Licio Gelli, sarebbe stato Giulio Andreotti. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall’estero (sia dalla NATO, sia dal petrolio della Libia di Gheddafi, in affari segreti coi governi di Andreotti e con l’ENI di Eugenio Cefis) e da faccendieri italiani.

Avete fatto colpi di stato e stragi di stato, facendo eccidi e uccidendo migliaia di civili e siete rimasti impuniti! Vi siete comperati i magistrati, come fa la mafia,ma siete peggio della mafia, che è analfabeta, invece voi avete in mano anche la cultura e quindi eravate ben coscienti di quello che stavate facendo: vergogna! Adesso controllate noi Anarchici che vogliamo cambiare questo mondo di merda ingiusto e crudele, volete condannnare noi Anarchici, sognatori e utopisti!

Vergognatevi: i terroristi siete Voi!! – Terroristi dello stato!!

Fuori il compagno Anarchico Cospito dal 41 Bis!!

Dentro la Meloni anticostituzionale nel carcere del 41 Bis e fuori dal carcere il compagno individualista Cospito condannato ingiustamente dallo Stato stragista!!

Basta con la musica banale dei Rave Party, vogliamo musica sensata che ci aiuti a pensare e a riflettere, che non ci renda mediocri e banali come vorrebbe lo stato con tutti i suoi piani militari.

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Bisogna pure che la verità venga su

dai tuguri poiché dall’alto non vengono

altro che menzogne

Louise Michel

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Col Decreto Caivano aumentano i ragazzi minorenni rinchiusi nelle carceri italiane

Carcere minorile Beccaria di Milano

Il questi giorni i mass media fanno una statistica su quanti ragazzi minorenni ci sono rinchiusi nelle carceri italiane. I ragazzi detenuti nei 17 istituti penali per minorenni sono 496. Solo 13 le giovani donne, 254 gli stranieri. L’istituto con più presenze è il Beccaria di Milano (foto sopra), con 69 ragazzi, quelli con meno sono Quartucciu in Sardegna, con 8 ragazzi presenti, e Pontremoli in Toscana, unico IPM (Istituti Penali per i Minorenni) interamente femminile d’Italia, con 8 ragazze. Le altre 5 ragazze presenti sono distribuite tra Napoli e Roma. È quanto emerge dal 7° rapporto di Antigone presentato in questi giorni a Roma, dedicato alla giustizia minorile. Nel 2023 c’è stata una crescita (425 presenti in media, 53 in più), invece, si superano i numeri degli anni passati e si arriva a gennaio 2024 a sfiorare le 500 presenze. La presenza negli IPM oggi riguarda soprattutto ragazzi e ragazze minorenni, ma in questi istituti possono esserci anche i giovani tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso il reato da minorenni e hanno raggiunto la maggiore età successivamente. La fascia più rappresentata è quella tra i 16 e i 17 anni. Al 15 gennaio scorso i minorenni erano il 50,1%, ma in passato sono stati a lungo di più i ragazzi e le ragazze maggiorenni, che erano il 58,5% il 15/1/2022 e il 57,6% al 15/1/2020. Per quanto riguarda gli stranieri negli istituti penali minorili, questi rappresentano il 51,2%: i ragazzi sono prevalentemente originari della Tunisia (12,3%), del Marocco (10,6%) e dell’Egitto (10,4%). Le ragazze invece vengono soprattutto dalla Bosnia-Erzegovina (23,3%), dalla Serbia (10%) e dalla Croazia (8,3%). Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani, minorenni per il 64,2% contro il 50,8% degli italiani. Sono più spesso in custodia cautelare (il 75,6% contro il 61,2% degli italiani) e commettono generalmente reati meno gravi: per il 63,9% sono detenuti per reati contro il patrimonio contro il 47,2% degli italiani. I 17 Istituti Penali per i Minorenni (IPM) assicurano l’esecuzione dei provvedimenti dell’Autorità giudiziaria quali la custodia cautelare o l’espiazione di pena dei minorenni autori di reato. “Un sistema cambiato, costretto oggi ad affrontare nuove difficoltà rispetto al passato”. E’ questo il quadro che emerge dalle visite di Antigone nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia la cui sintesi è registrata nel 7° rapporto sulla giustizia minorile in Italia presentato i questi giorni. Ci sono molti reparti chiusi per ristrutturazioni e così, per la prima volta dopo tanto tempo, “alcuni IPM hanno iniziato a riscontrare situazioni di sovraffollamento. È questo il caso degli Istituti di Milano, Treviso, Torino, Potenza e Firenze dove, al momento della visita dell’Osservatorio, il numero di ragazzi ospitati superava le capienze regolamentari. A Torino la direzione è stata costretta per qualche giorno a predisporre dei materassi a terra. A Firenze, la stanza solitamente utilizzata per l’isolamento sanitario è stata adibita a camera di pernottamento. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento (commenta Antigone), segno evidente degli effetti del Decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.

Lotta alla criminalità minorile, Meloni «ci mette la faccia» - 24+

Altro effetto del decreto è la notevole crescita degli ingressi in IPM per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno. Quanto alla criminalità minorile, questa secondo i dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno relativi ai minorenni arrestati e/o indagati nel periodo 2010-2022, “è più o meno stabile”. Nel 2021, dopo il trend in discesa degli anni precedenti, si è registrato un lieve aumento rispetto al 2020 (28.954 segnalazioni) mentre nel 2022 si rileva un considerevole incremento delle segnalazioni, con 32.522 minori segnalati, andando quasi ad eguagliare il picco raggiunto nel 2015 con 32.566 minori segnalati. E’ nelle regioni del Nord-Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) che si registra il maggior numero di segnalazioni: circa 10mila le denunce. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è il furto, che pesa per il 15,1% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nell’anno, e addirittura il 35,6% per le sole donne. I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in IPM nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l’8,6%.

Puglia, cinque suicidi in carcere da gennaio "Situazione di estrema  criticità" - Il Fatto Quotidiano

Di fatto, se si confrontano i delitti a carico delle persone entrate in IPM nel corso del 2022 con quelle entrate nel 2023, la crescita maggiore è quella registrata appunto per le violazioni della legge sugli stupefacenti, che sono aumentate del 37,4% in un solo anno. 2023. Il numero delle persone in carcere continua a crescere e si aggravano molti dei problemi cronici del nostro sistema penitenziario. Antigone mette a disposizione di tutti l’esito di un anno del proprio lavoro raccontando i problemi del carcere, indicando possibili soluzioni e fornendo un quadro aggiornato sul contrasto alla tortura. Nelle carceri italiane ci sono oltre 6 suicidi al mese. Sovraffollamento, sporcizia e carenze di personale: la situazione nei penitenziari è al limite e i tanti detenuti che nel 2023 si sono tolti la vita certificano l’emergenza.

Suicidio al carcere Don Bosco: a togliersi la vita un 30enne detenuto per  spaccio

Nel mese di gennaio 2024 i giovani detenuti in misura cautelare erano 340 contro i 243 dell’anno precedente. Sono i dati allarmanti contenuti nel settimo rapporto sulla giustizia minorile pubblicato il 20 febbraio da Antigone, che dagli anni ‘90 si occupa di giustizia penale. “Siamo molto preoccupati (spiega ad Altreconomia Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’associazione). Per il sistema, che sembra rinnegare i suoi principi ispiratori, per gli operatori che spesso lavorano con strumenti sempre più inefficaci e soprattutto per i giovani che si ritrovano attorno più sbarre e meno speranze per il loro futuro”. Secondo Antigone sarebbe causato soprattutto dagli effetti del decreto varato dal Governo Meloni a metà settembre 2023 (convertito in legge il 14 novembre) in seguito allo stupro di due ragazze al Parco Verde di Caivano a Napoli. Due dati lo confermerebbero. Da un lato, come detto, l’aumento della custodia cautelare (il 68,5% è detenuto in attesa di una condanna definitiva). Dall’altro, invece, il fatto che quasi il 60% della popolazione detenuta negli IPM sia minorenne: le strutture, in cui possono essere reclusi giovani fino al compimento dei 25 anni, negli anni precedenti, in modo più o meno costante, ospitavano soprattutto maggiorenni (il 57-58% del totale). “Questa inversione di tendenza è frutto delle norme del ‘decreto Caivano’ che amplia la possibilità di ricorrere alla custodia cautelare e dà il potere al direttore dell’istituto di trasferire i detenuti diventati maggiorenni subito nel carcere per adulti. Così, entrano più minorenni in custodia cautelare e per fare posto e risolvere le situazioni di conflitto più difficili da gestire, i diciottenni vengono ‘scaricati’ nella fabbrica di criminalità che oggi rappresentano i penitenziari. Interrompendo nei fatti il loro percorso di crescita”. La criminalità minorile torna ai livelli del 2015 con 32.522 ragazzi segnalati alle autorità, in aumento rispetto ai dati bassi del 2020 ma influenzati dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. In generale, il sistema della giustizia minorile “funziona meglio per chi è a monte maggiormente garantito e può contare su reti sociali e familiari esterne”, si legge nel rapporto. La presunta assenza di reti sociali comporta anche una maggior frequenza di trasferimenti per gli stranieri reclusi. “Si dà per scontato che non abbiano rete territoriale e quindi, più spesso, sono loro ad essere trasferiti sul territorio nazionale e non gli italiani e questo causa molti disagi”, sottolinea Marietti che è anche coordinatrice dell’area minori. Per poter tornare nei territori di appartenenza, diversi reclusi hanno messo in atto proteste sfociate, nei casi più gravi, in incendi e danneggiamenti degli ambienti sfociate poi in un ulteriore trasferimento in un altro IPM o addirittura nei penitenziari per adulti. “Non sono pacchi (sottolinea Antigone) questi continui cambi di istituto rendono difficile impostare percorsi adeguati”. Trasferimenti che, spesso, avvengono per violazioni disciplinari o per difficoltà di gestione dei ragazzi. Gli operatori degli IPM indicano un aumento dei “casi difficili” che fanno ingresso nelle strutture “Si tratta spesso di minori stranieri non accompagnati, in situazioni di profonda marginalità (si legge nel rapporto). Casi di disagio psichico, di disturbi comportamentali e di abuso di psicofarmaci, danno vita di frequente ad eventi autolesionistici”. La risposta al disagio, spesso sociale, è però farmacologica, “Fine pillola mai” incentrata sull’abuso di psicofarmaci all’interno degli istituti. “Tutto viene ‘psichiatrizzato’ (commenta Marietti) e qualsiasi disagio sociale è gestito attraverso il farmaco e non con una presa in carico seria”.

Nella relazione del ministero della Giustizia che ha accompagnato l’inaugurazione dell’anno giudiziario lo scorso 25 gennaio la strada tracciata è quella di “costituire nuove tipologie di strutture residenziali, inizialmente in via sperimentale, che possano garantire interventi specifici”. Lo slogan “Punire per educare” è diventata una politica cattofascista attiva. Una politica perdente: la giustizia minorile non meritava le involuzioni normative presenti nel cosiddetto decreto Caivano che ci riporta qualche decennio indietro nella storia giuridica del nostro Paese”. In totale sono 628 le comunità esterne che accolgono minori o giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali di cui solo 3 sono pubbliche. “La rete delle comunità private è disomogenea rispetto all’offerta di attività e alla vita interna con un contributo ministeriale spesso insufficiente al sostegno necessario e a formare adeguatamente il personale”. Antigone critica, infine, la norma del decreto Caivano che regola il cosiddetto “percorso di rieducazione del minore”: si prevede che se il ragazzo o la ragazza che rifiutano di svolgere lavori socialmente utili o altre attività a titolo gratuito perdano di fatto la possibilità della sospensione del processo con messa alla prova. Un punto centrale per Marietti: “Per un giovane magari è meglio studiare piuttosto che lavorare, con questa norma di fatto si perde di vista l’individualizzazione dei percorsi. Non è un tecnicismo ma un’idea di giustizia minorile che è distante da quella che, a partire dagli anni ‘90, ha ispirato il nostro sistema partendo proprio dal rispetto del principio del ‘superiore interesse del minore’”. Secondo l’associazione, le misure introdotte stanno avendo effetti negativi sul sistema della giustizia minorile, portando a un incremento sia del ricorso alla detenzione che della qualità dei percorsi di recupero per i giovani autori di reato. L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere sta stravolgendo l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988, con conseguente impennata degli ingressi negli Istituti penali minorili (IPM), sottolinea il Rapporto. Le parole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: “Il sistema penitenziario italiano si avvicina a passi da gigante a livelli di sovraffollamento che configurerebbero un trattamento inumano e degradante generalizzato delle persone detenute. Bisogna prendere provvedimenti e prenderli ora perché, con gli attuali ritmi di crescita, a fine 2024 saremo in una condizione drammatica. I 15 suicidi di questo primo mese e mezzo dell’anno siano un campanello d’allarme che risuona. L’edilizia penitenziaria non sembra essere una soluzione perseguibile, per diverse ragioni, prime tra tutte i costi e i tempi: per costruire un carcere di 250 posti servono circa 25 milioni di euro. Oggi, per i numeri sopra citati, servirebbero 52 nuove carceri, per una spesa che si aggira intorno al miliardo e 300 milioni di euro. Ma le carceri vanno riempite anche di personale (agenti, educatori, psicologi, direttori, medici, psichiatri, amministrativi, assistenti sociali, mediatori…), con un aumento annuo del bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e del Ministero della Salute, che già oggi fanno fatica a garantire le presenze necessarie, con tutte le figure professionali in pesante sotto organico, come già osservato. Relativamente ai tempi, per costruire un carcere sono necessari anni, mentre l’emergenza di sovraffollamento è qui e ora. Ma non è la sola emergenza cruciale.

Taga Focus - 22/12/2022

Non servono più carceri, come afferma Cosima Buccoliero (foto sopra). La nostra Costituzione prescrive all`articolo 27 che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Il carcere minorile dovrebbe pertanto essere, più di quello per gli adulti, un luogo di transito verso nuove opportunità culturali e sociali. Opportunità come la messa alla prova, pensata nel 1988 per i minori e dal 2014 applicata anche agli adulti con ottimi esiti. L’istituto non è soltanto un`alternativa al carcere, ma anche allo stesso processo: si tratta in pratica di inserire il ragazzo in una comunità e vedere come si comporta. Se tutto procede nel verso giusto, si può arrivare all`estinzione del reato. I risultati sono stati finora entusiasmanti: nel 2014 la messa alla prova ha salvato l’80% dei minori coinvolti. Ma se recuperare i giovani del Nord è più facile per via di una maggiore disponibilità di risorse, di chance lavorative più consistenti e di contesti operativi più favorevoli, al Sud l’impresa è decisamente più ardua. I 76 istituti visitati da Antigone sono sempre più fatiscenti, anche perché il 31,4% è stato costruito prima del 1940 e la maggior parte addirittura prima del 1900. Nel 10,5% delle carceri non tutte le celle sono riscaldate; nel 60,5% le celle non hanno acqua calda garantita tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno; nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia; nel 34,2% non ci sono spazi per lavorazioni; nel 25% non c’è una palestra o non è funzionante. Infine, nel 22,4% non c’è  un campo sportivo o non è funzionante.

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Modena City Ramblers – I Cento Passihttps://www.youtube.com/watch?v=KUpcxdg2Iqs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Mai schiavo (feat. Assalti Frontali)https://www.youtube.com/watch?v=sSTJdDUpioM

Assalti Frontali – “ROMA METICCIA” official videoclip – 2011https://www.youtube.com/watch?v=DDiyBA94w_g

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

TALCO “Danza dell’Autunno Rosa” (Official video)https://www.youtube.com/watch?v=3SgcaZCLJFk

Il Ballo Di Aurelianohttps://www.youtube.com/watch?v=1mOLV2w-W9s

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

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Se veramente la parola delitto avesse un significato,

nessun delitto sarebbe maggiore di quello che

la società compie col lasciar sussistere la miseria.

L. Molinari

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Ne’ con la NATO, ne’ con la Russia!!!

Solidarietà con tutti i carcerati/e Anarchici

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Solidarietà al compagno Anarchico Luca Dolce e ai compagni Anarchici del circolo Berneri

Arrestato l'anarchico Luca Dolce: era stato in carcere con Cospito

E’ stato arrestato in questi giorni a Bordighera (Imperia),il compagno anarchico individualista Luca Dolce, latitante dal 2021 ed è stato portato nel carcere di Imperia. Luca Dolce deve scontare 3 anni, 6 mesi e 15 giorni di reclusione per reati legati alla suo impegno nella lotta anarchica per l’emancipazione sociale di tutti e non solo per pochi privilegiati. Luca Dolce è destinatario di un ordine di custodia cautelare in carcere, emesso dal Tribunale di Trento. Lo vogliono additare come terrorista come hanno fatto allora con il compagno Pinelli, incolpandolo per la strage di Piazza Fontana e passato da terrorista. Una delle tante stragi di stato avvenute negli anni ‘60/’70, la strage di Piazza Fontana del 1969 fu fatta apposta dallo stato per nascondere il piano militare della strategia della tensione (organizzata dal Patto atlantico anticomunista nel 1949), UN PIANO MILITARE REPRESSIVO che prevedeva colpi di stato e stragi di stato organizzate dallo stato militarizzato terrorista della Nato. Luca Dolce sta subendo gli stessi metodi bastardi usati dagli sbirri per sconfiggere gli Anarchici, che sono sempre stati dalla parte degli oppressi e non dalla parte degli oppressori, lottano per gli ultimi (secondo la classe gerarchica borghese), i più deboli, i più sfortunati, per gli sfruttati e per i detenuti che vivono ancora oggi IN LAGER DOVE SEI IN MANO ALLE GUARDIE, ALLA MILITARIZZAZIONE E ALL’ORGANIZZAZIONE REPRESSIVA, GERARCHICA delle guardie e della loro LOGICA BASTARDA! ANCORA OGGI FERMI ALLA LOGICA FASCISTA!! A Luca Dolce gli hanno dato del terrorista solo per le sue idee anarchiche di voler cambiare questo mondo pieno di ingiustizie sociali!!

Scritte contro Lega e Borgonzoni in Zona U: 'Il PD condannerà l'accaduto?'

Nel 2021 Luca Dolce è stato condannato a 2 anni e 4 mesi dopo gli scontri con le forze dell’ordine in occasione di una manifestazione organizzata contro la Lega nel 2018, anche se, come al solito, alle manifestazioni SONO GLI SBIRRI CHE ATTACCANO O PROVOCANO E TU DEVI CERCARE DI DIFENDERTI dalle loro manganellate in testa e devi coprirti col casco per evitare che ti ammazzino, devi difenderti dalla loro ferocia (cocainomani!).

Sempre nel 2021 l’autorità giudiziaria di Trento ha emesso un provvedimento che unificava le pene concorrenti stabilendo per Dolce 3 anni e 6 mesi. L’ultima condanna è del 17 marzo scorso, quando la Corte d’appello di Trento lo ha condannato, assieme ad altri 62 anarchici, a tre anni di reclusione per i reati commessi al Brennero il 7 maggio 2016 durante una manifestazione di protesta contro il muro anti migranti annunciato, e mai realizzato, dal governo austriaco.

Con sentenza del 2023 Luca Dolce è stato condannato a 3 anni di reclusione per reati in materia di ordine pubblico, sempre per i disordini relativi all’anno 2016 quando il movimento Anarchico trentino ha partecipato alla manifestazione contro le frontiere al Brennero.

Ma per ricordarci dei metodi bastardi attuati dalle forze del disordine, ricordiamoci  cosa successe alla SCUOLA DIAZ A Genova nel 2001, dove massacrarono e torturarono dei ragazzini giovani all’interno della scuola, colpevoli solo di aver partecipato alla manifestazione contro il G8. Quella notte del 21 luglio 2001, alla scuola Diaz ci furono molti abusi di potere da parte delle forze del disordine, avvenuti al termine delle tre giornate del vertice dei signori del mondo. Il complesso scolastico Diaz, in quell’occasione era stato adibito a centro stampa del coordinamento del Genoa Social Forum, rappresentato da Vittorio Agnoletto. Quella sera gli sbirri (i reparti mobili della polizia di stato insieme ai battaglioni dei carabinieri), fecero irruzione. Furono fermati 93 attivisti e di questi, 63 furono poi portati in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Il primo giornalista a entrare nella scuola Diaz fu Gianfranco Botta e le sue immagini fecero il giro del mondo: le immagini testimoniavano quello che fu definito lo scenario di un pestaggio da “macelleria messicana”.

Tra i 93 giornalisti e attivisti, ospiti all’interno della scuola per passare la notte, dopo l’irruzione della polizia, parte di loro fu nella notte prelevata dalla polizia stessa e portata nella caserma del reparto mobile di Genova Bolzaneto.

Dopo le 3 giornate sanguinarie PROVOCATE DALLE FORZE DEL DISORDINE, arrivarono all’uccisione del giovane Carlo Giuliani. I METODI REPRESSIVI DEGLI SBIRRI, ancora oggi, SONO  SEMPRE QUELLI.

Le immagini crudeli di quei tre giorni di manifestazioni contro il vertice del G8, fecero inorridire il mondo, e la Corte europea dei diritti dell’uomo, dichiarò all’unanimità la violazione dell’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti”.  Dei 500 poliziotti che presero parte alla mattanza solo 125 vennero indagati (compresi dirigenti e capisquadra) ma nessuno di loro scontò un giorno di reclusione, anzi molti guadagnarono una promozione!!

Ma in quei giorni oltre alla SCUOLA DIAZ trasformata in luogo militarizzato di tortura, c’era anche la caserma di Bolzaneto. In quei 3 giorni la maggior parte degli arrestati vennero trasferiti in quella caserma, che divenne un altro luogo tristemente noto per le violenze subite dai manifestanti. In questo senso si parla si di violenza fisica, ma soprattutto psicologica. Le vittime hanno infatti raccontato di aver subito ovviamente pestaggi, di essere state umiliate e costrette a intonare canzoni fasciste. Le ragazze venivano chiuse in una stanza e costrette a spogliarsi di fronte ad agenti uomini, altri venivano fatti posizionare in strane posizioni, per lo più dolorose, ad altri si intimava di abbaiare, di “fare il cane”. Molti dovettero stare lunghe ore in piedi, altri subirono minacce di ogni tipo, ai rasta vennero rasati i capelli, le ragazze minacciate di stupro, ad altri veniva sparato lo spray al peperoncino in faccia. Nessuno di loro ebbe diritto ad un avvocato, a fare una telefonata e restarono chiusi nelle celle senza cibo e senza dormire. Tutti gli arrestati, nella conferenza stampa tenuta dalle forze dell’ordine, vennero accusati di resistenza aggravata, associazione a delinquere, devastazione e saccheggio ma i tribunali italiani respinsero ogni capo di accusa per ogni singolo imputato. Doveva essere una manifestazione di pace, invece è una ferita che sanguina ancora. Storie di giorni tristi dove le forze del disordine abusarono di potere per creare caos e intervenire a livello militare come fanno loro: da bastardi. In quei giorni la massa di persone che protestavano contro i signori del mondo, era scesa in piazza per chiedere una società più equa, attenta all’ambiente, che potesse bilanciare gli aspetti più negativi del capitalismo, contro un’idea di una governance globale gestita solo dai governi dei paesi più ricchi e potenti. Un’opportunità che era da cogliere e da sfruttare, vista la presenza esclusiva dei potenti della terra nel capoluogo ligure: tra i partecipanti al G8: Silvio Berlusconi, Putin, Bush, Romano Prodi, Tony Blair e i primi ministri di Giappone e Canada, il presidente francese Chirac e il cancelliere federale Schroder.

Insegna del Circolo anarchico Berneri

Solidarietà ai compagni e alle compagne anarchici arrestati.

Solidarietà anche ai compagni del circolo Anarchico Berneri di Bologna per l’incendio fascista nel portico della loro sede.

Terrorista è lo stato!!

Anarchia l’unica via! Non vogliamo il potere, siamo contro tutti i poteri forti!!

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E’ lo Stato che distrugge per principio la base

del sentimento sociale, assumendosi la parte del

regolatore di tutte le questioni e cercando di ridurle

tutte a quella formula unica che per i suoi sostenitori

è la misura di tutte le cose.

R. Rocker

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Il 2 ottobre sono stati accusati 8 sbirri per arresti illegali, calunnia, falso in atto pubblico

Il vizio e i metodi bastardi degli sbirri non sono mai cambiati sono gli stessi usati fin dai tempi del fascio. Sotto l’occhio della Procura sono finiti incriminazioni e arresti, principalmente per fatti di droga, che secondo le accuse sarebbero stati effettuati dai poliziotti di Piacenza, abusando dei loro poteri e sulla base di verbali redatti con false ricostruzioni e attestazioni, in certi casi estorte dalle vittime dietro “minacce di ripercussioni”. Gli indagati operavano sulle volanti. L’indagine riguarda episodi avvenuti tra gennaio e luglio 2022.

Ma ricordiamoci anche della caserma Levante di Piacenza. Non era mai successo in Italia che una caserma dei carabinieri finisse sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria e che ben 6 militari fossero arrestati per reati pesantissimi, dallo spaccio di droga alla tortura, dall’estorsione alle lesioni personali, tutti commessi dal 2017 al 2020; è quanto ha portato alla luce l’operazione Odysseus all’interno della caserma Levante di via Caccialupo a Piacenza, nella città emiliana, c’era una vera e propria organizzazione criminale, di cui facevano parte gli sbirri: Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo, Marco Orlando e Stefano Bezzeccheri, che non solo si occupavano della vendita di stupefacenti all’interno della caserma ma si scagliavano con violenza inaudita contro cittadini innocenti. A loro si aggiungono altre 12 persone coinvolte nell’inchiesta: 7 sono state arrestate, 4 sono ai domiciliari e una è libera.

Montella, l'appuntato incastrato dalle microspie. "Era ...

Il 1 luglio 2021 nel processo con rito abbreviato, davanti al gup Fiammetta Modica, ha condannato: Giuseppe Montella, ritenuto il capo del gruppo, a 12 anni, l’accusa aveva chiesto 16 anni, un mese e 10 giorni. Ha ammesso le sue responsabilità ammettendo di aver preso parte a gran parte dei circa 60 episodi contenuti nel capo di imputazione per fatti avvenuti dall’ottobre 2018 al giugno 2020, ma ha sempre sostenuto di non aver agito da solo. Pene più basse per gli altri. Le accuse erano di traffico e spaccio di stupefacenti, anche all’interno della caserma, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico.

Gli sbirri della caserma Levante, beccati a fare le cose più sporche del mondo, per giustificare le loro bastardate hanno dichiarato che i responsabili, ma anche i superiori, sapevano degli abusi di potere che loro facevano all’interno della caserma, trasformata in un covo di spaccio e di torture. Secondo l’appuntato Montella, dentro la caserma tutti sapevano, fino al comandante.

Secondo Montella gli introiti della vendita di droga sarebbero finiti nelle mani di personaggi legati alla ‘Ndrangheta, calabrese definiti “pezzi grossi” dall’appuntato.

Ma il paradosso è che prima di essere arrestati e finire al centro dell’inchiesta, i militari della stazione Levante furono anche premiati dai superiori proprio per la loro lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le ricompense furono riconosciute nel corso della festa per i 204 anni della Fondazione dell’arma, organizzata il 5 giugno 2018 a Bologna.

Dalle carte dell’ordinanza del gip Luca Milani, emerge inoltre che il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della compagnia dei carabinieri di Piacenza e sottoposto ad obbligo di dimora, fosse un grande sostenitore del gruppo capeggiato, appunto, dall’appuntato Guseppe Montella. Addirittura per impartire loro direttive di carattere operativo, l’ufficiale scavalcava anche il comandante della Levante, maresciallo ora agli arresti domiciliari, parlando direttamente con l’appuntato.

Il neo procuratore Grazia Pradella, ha dichiarato che “non c’è stato niente di lecito in quella caserma. Il sistema ruotava intorno allo spaccio di droga sequestrata agli spacciatori o direttamente acquistata e rivenduta attraverso una rete di intermediari alle dipendenze dei carabinieri stessi”. Negli atti dell’ordinanza d’arresto vengono riportate proprio alcune frasi estratte dalle intercettazioni fra gli indagati, che ben rappresentano il tipo di organizzazione che avevano messo in piedi. In una di queste un militare dice: “Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili”, aggiungendo: “Abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va da tutti questi gli spacciatori e gli dice: ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori’ e la roba gliela diamo noi!”. Significativo anche un passaggio in cui uno degli indagati fa riferimento alla serie tv Gomorra, ispirata all’omonimo best seller di Roberto Saviano: “Hai presente le scene di Gomorra è stato uguale! …ed io ci sguazzo con queste cose! Tu devi vedere che schiaffoni gli ho dato”. Secondo quanto ricostruito dalle 326 pagine di ordinanza firmate dal Gip Luca Milani, nell’ordinanza di arresto si fa riferimento anche al pestaggio di un cittadino arrestato ingiustamente e accusato di spaccio di droga attraverso prove false, costruite ad arte per poter giustificare l’arresto. Ma non è finita qua! dalle 326 pagine dell’ordinanza di custodia nell’ambito dell’operazione Odysseus è saltato fuori anche un’orgia che si sarebbe svolta in un ufficio del comandante, Marco Orlando, sempre nella caserma Levante. In concomitanza con una ricorrenza, era stata organizzata una serata all’interno della caserma alla presenza di due escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali. Il maresciallo Marco Orlando, ex comandante della caserma Levante rimasto sempre impunito e tutelato, si è giustificato dichiarando: “Non ho mai avuto una sanzione disciplinare in 30 anni”, dopo essere stato posto agli arresti domiciliari proprio dal gip Milani, accusato di reati gravi, ma quando gli si chiede delle feste, e dei festini a base di droga e sesso con trans e prostitute, che si svolgevano nella Levante, secondo quanto riportato nelle carte dell’indagine, il maresciallo non risponde. Nell’inchiesta di Piacenza, salta fuori anche la sparizione di un bel gruzzolo di dollari falsi che portò all’azzeramento dei vertici militari, notizia che fu tenuta segreta. Che fine hanno fatto quei due milioni di euro in banconote false sequestrati nel 2013 a una banda di spacciatori italiani e africani? Di quei due milioni di euro falsi rubati e fatti sparire insomma, nessuno ne ha mai saputo nulla.

Dentro alla caserma di Piacenza gli sbirri spacciatori facevano orge pagate con la cocaina.

Ma il paradosso e l’ingiustizia sociale, è che noi cittadini comuni siamo ridotti alla miseria ma dobbiamo anche mantenerli questi sbirri bastardi, attraverso l’inflazione e le tasse che aumentano sempre di più. Nel 2023 le spese militari sono aumentate  di oltre 800 milioni di euro. A trainare l’aumento è il bilancio ordinario della Difesa (comprendente anche le spese non militari per i carabinieri in funzione di ordine pubblico) che passa da 25,9 a 27,7 miliardi in virtù dei maggiori costi del personale di Esercito, Marina e Aeronautica (oltre 600 milioni in più) e delle maggiori risorse dirette destinate all’acquisto di nuovi armamenti (quasi 700 milioni in più). Circa 100 milioni di euro in più sono previsti per le amministrazione e i comandi centrali, nonché per indennità varie come l’ausiliaria. Va sottolineato come l’aumento complessivo registrato nel bilancio della Difesa sia derivante per circa un miliardo da fondi previsti “a legislazione vigente” (e cioè derivanti dalle scelte degli anni precedenti, in particolare quelle del Governo del massone Draghi) e per i restanti 700 milioni circa da decisioni direttamente ascrivibili alla manovra di bilancio del Governo cattofascista della Meloni.

Il nostro compagno Anarchico Pino Pinelli, arrestato e trattenuto in caserma per 48 ore, fu torturato e ucciso dagli sbirri il 15 dicembre 1969, perché non si arrese è continuava a ripetere che la strage di Piazza Fontana era stata fatta dallo Stato e non come volevano loro, da lui! Ormai ucciso dalle torture subite, fu gettato dalla finestra per occultare i loro abusi di potere, le loro bastardate repressive, dichiarando che si era suicidato. Gli sbirri avevano arrestato Pinelli per incolparlo della strage di Piazza Fontana che causò 17 morti e 88 feriti, e occultare la strategia della tensione in atto, firmata nel 1949 dalla Nato atlantica anticomunista, fatta di colpi di stato e stragi di stato per annientare e incolpare il Movimento che si stava ribellando alle tante ingiustizie sociali che venivano attuate dalle forze del disordine alle dipendenze della Nato.

Pinelli vive e lotta sempre insieme a noi Anarchici, le nostre idee non cambieranno mai!!

 Basta guerre! Basta armi! Basta sbirri stragisti e repressivi che ancora oggi abusano di potere!!

 

Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”:

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quella degli oppressori.

Errico Malatesta

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Allarme: perquisite le case dei quartieri più poveri d’Italia!

Roma: la casa popolare abitata dal boss finalmente è stata assegnata. A Tor Bella Monaca sei alloggi trovano nuovi proprietari

Il 7 settembre i mass media scrivono che 800 sbirri perquisiscono le case dei quartieri di Tor Bella Monaca a Roma e Montecalvario nei quartieri Spagnoli di Napoli, considerati i quartieri più poveri d’Italia dove a comandare sono mafia, camorra, ‘ndrangheta e i loro compari sbirri. Noi gente comune, ci preoccupiamo, non capiamo perché le forze del disordine si muovono proprio adesso, quando nei quartieri periferici e nelle case popolari, ci hanno sempre abitato anche poliziotti, carabinieri e finanzieri, quindi conoscono benissimo le condizioni sociali e i disagi. Cos’è successo: la mafia, la camorra e la ‘ndragheta, non passano più i kili di droga o la bustarella agli sbirri? I quartieri immersi nel degrado, nella sporcizia e nella miseria, sia economica che culturale, sono sempre stati abbandonati dalle istituzioni, perché faceva comodo usarli per i loro piani militari. Invece di fare più centri sociali, per dare una possibilità, in particolare ai giovani, di esprimersi, di alzare il livello culturale e magari anche di ribellarsi, o di proporre alternative, hanno preferito lasciarli senza futuro e molto spesso ne paghiamo le conseguenze, come ad esempio lo stupro avvenuto in questo periodo al Parco Verde di Caivano, di due cuginette di 11 e 12 anni, compiuto da un gruppo di sei adolescenti (peggio delle bestie), nel branco anche un 19enne. Le due cuginette sono state sottoposte a violenze di gruppo per oltre un anno. Non è una novità che nei quartieri più poveri la criminalità organizzata la fa da padrona, è sempre Stato così: ha sempre fatto comodo ai poteri massomafiosi (organizzazioni segrete come la loggia P2, formata da altre gerarchie militari), che sono al di sopra della piccola criminalità, poter usare persone che, per sopravvivere, sono disposte a tutto.

La parola morte scritta in cocaina su un tavolo nero circondato da varie droghe pesanti. il concetto di dipendenza. | Foto Premium

A questo punto, per capire meglio il problema, spieghiamo che cos’è il piano militare Blue Moon: un’operazione sotto copertura messa in atto dai servizi segreti dei paesi del blocco occidentale a partire dalla metà degli anni ‘60 fino, almeno, agli anni ‘90. Il periodo delle lotte giovanili, del femminismo, dell’emancipazione sessuale, della contestazione al sistema capitalistico, delle rivolte studentesche. Lo scopo del piano militare era quello di diffondere l’uso di droghe pesanti tra gli attivisti dei movimenti giovanili di contestazione al fine di annientarli e distoglierli dalla lotta di classe. Si tratta delle droghe pesanti di Stato, dell’uso politico e militare di sostanze stupefacenti di vario tipo come arma segreta per combattere quei fenomeni di contestazione giovanile, all’interno delle logiche della guerra fredda e del timore del pericolo comunista, organizzato dalla Nato (piano militare, Patto atlantico anticomunista – strategia della tensione, fatto di stragi di stato e colpi di stato). La prima fase di questo piano militare si svolge negli USA tra il 1967 ed il ‘69. La CIA, diretta all’epoca da James Angleton (lo stesso che dirigeva l’OSS – il servizio segreto di controspionaggio, che dal 1947 cambiò il suo nome in CIA, durante l’occupazione militare del Sud Italia negli anni tra il 1943 ed il ‘46) che nel 1967, elaborò un piano denominato CHAOS, che rientrava tra le operazioni “false-flag”. Le false-flag sono le operazioni condotte con ‘bandiera falsa’, ovvero le operazioni segrete condotte in modo da essere attribuite ad altri stati o ad altre organizzazioni. L’operazione CHAOS era finalizzata all’infiltrazione dei servizi segreti negli ambienti giovanili della contestazione. Nell’operazione CHAOS furono diffuse sostanze come l’LSD (derivato dell’acido lisergico, una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute) e lo STP (un’amfetamina psichedelica). L’enorme diffusione di eroina nei ghetti neri, fu tra le principali cause della sconfitta e della successiva dissoluzione dei movimenti rivoluzionari afroamericani come le Pantere Nere. Nel 1974 si chiudeva l’Operazione CHAOS negli USA, al fine di estenderla in Europa. A Bruxelles, sotto la copertura di un centro di ricerche biomediche, in due anni furono prodotte 50 milioni di dosi di allucinogeni e nel 1977 venne arrestato il chimico inglese Richard Kemp e furono sequestrate sei milioni di dosi di LSD. Kemp lavorava al piano CAOS in Europa ed era alle dipendenze dei servizi segreti della Nato e lavorava per Ronald Stark, un Hippy, un agente della cia. Ed è questo il personaggio al quale fu affidato l’incarico di realizzare quel piano anche in Italia. Siamo tra il 1972 e il ‘73; la strategia della tensione (stragi e colpi di stato) era già iniziata e l’Italia viveva i tragici ‘anni di piombo’ di quel nefasto decennio. Ad aiutarci a ricostruire le vicende italiane è un’indagine giudiziaria, condotta due decenni dopo, dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nell’ambito dell’inchiesta che il magistrato milanese conduceva sulle formazioni della destra eversiva in Italia. Il piano militare Blue Moon fu compiuto in Italia tra il 1969 e il ‘74 attraverso l’“AGINTER PRESS”. L’Aginter Press era un’associazione sovversiva fascista anticomunista che si celava dietro un’agenzia di stampa internazionale, fondata a Lisbona, nel settembre 1966, da un gruppo di francesi che vivevano in Portogallo e che fu operante fino al 1974. L’Aginter Press era un’associazione internazionale neofascista che assoldava terroristi che lavoravano per i servizi segreti, era specializzata per infiltrare spie per fermare i movimenti degli anni ’60, come ad esempio l’Hyperion, fondata  invece da Corrado Simioni, il capo delle Br che parlava in latino per dare i comandi ai suoi soldati.

Nadia Ponti | Insorgenze

L’Hyperion di Parigi, era una finta scuola di lingue, fondata da tre esponenti ambigui della sinistra extraparlamentare italiana, Vanni Molinaris, Corrado Simioni e Duccio Berio. Tre personaggi che ebbero un ruolo nella storia delle Brigate rosse e facevano parte di una struttura iperclandestina dai contorni ancora oggi misteriosi, denominata Superclan. Ma non è finita qua l’ambiguità: durante il caso Moro, l’Hyperion era collegato a un altro istituto di lingue francese che aveva sede in piazza Campitelli, a 150 metri da via Caetani. Poche settimane prima del sequestro di Moro, nel mese di febbraio, l’Hyperion aveva aperto un ufficio di rappresentanza a Roma, in via Nicotera 26 (in quello stesso edificio, c’erano alcune società coperte del Sismi). Quell’ufficio fu chiuso subito dopo il sequestro. L’Hyperion aveva rapporti coi servizi segreti di diversi paesi (dell’est, dell’ovest e israeliani). Se invece di ammazzare Moro, quell’esaltato di Mario Moretti (foto sopra), che pur di fare il capo delle BR faceva i sorrisini ai servizi segreti, i quali non volevano assolutamente che gli scritti di Moro venissero divulgati perché raccontavano dei segreti militari come la Gladio e il doppio Sid, la lotta di classe avrebbe vinto e magari oggi non ci saremmo trovati la Meloni al potere, che ci ha fatto ritornare al ventennio fascista, togliendoci tutti i diritti conquistati negli anni ‘70 con la lotta di classe.

Roberto Cavallaro, collaboratore di giustizia che faceva parte della Rosa dei Venti, organizzazione parallela a Gladio, inserita nella NATO, rese importanti dichiarazioni ai magistrati di Brescia (strage di Piazza della Loggia), di Milano (strage di Piazza Fontana), Venezia (Rosa dei Venti). La Rosa dei Venti fu un’organizzazione militare segreta anticomunista di stampo neofascista. L’organizzazione fu battezzata “Supersid” o “Sid parallelo, sarebbe nata negli anni ‘60 contestualmente alla progettazione del Piano Solo (colpo di stato anticomunista fatto dai carabinieri), ed avrebbe avuto una sorta di battesimo del fuoco nella controguerriglia in Alto Adige. Il fascista Cavallaro parlò di Ordine Nuovo, organizzazione eversiva di estrema destra come protesi dei Servizi segreti del SID e, all’udienza del 7/1/2010, davanti alla Corte d’Assise di Brescia, disse: “Con l’Operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione delle droghe pesanti per limitare la ribellione dei giovani”. Il 20/3/1970, un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri P2isti, portò alla scoperta di un barcone ormeggiato sul Tevere, sul quale alcuni esponenti dei movimenti giovanili si riunivano per fumare hashish e marijuana. A tale operazione, opportunamente amplificata da una forte campagna di stampa (dei giornali di destra) contro i “capelloni” indicati come pericolosi diffusori di droghe tra i giovani, fece seguito l’improvvisa intensificazione della repressione del traffico di hashish e marijuana nelle piazze di spaccio delle città italiane, tanto da portare in breve alla scomparsa dal mercato clandestino di tutte le droghe leggere allora diffuse. Veniva così preparato il terreno per l’introduzione di droghe pesanti, dapprima morfina venduta a buon mercato, se non addirittura ceduta gratuitamente. Tra il 1973 e il ‘74 anche la morfina cominciò a scomparire e venne gradualmente soppiantata dall’eroina, anch’essa venduta inizialmente in buona qualità e a bassissimo prezzo. Tra il 1975 e il 1980 l’eroina si diffuse rapidamente in tutta Italia e la tossicodipendenza divenne un fenomeno endemico delle periferie urbane italiane ed europee che interessò un’intera generazione di giovani. Nel ’77 i consumatori di eroina erano già saliti a 20.000, fino a sfiorare alla metà degli anni ‘80 i 300.000. Una volta avvenuta la diffusione, l’Operazione militare aveva conseguito, con pieno successo, il suo obiettivo. Quei giovani vissero in stato di tossicodipendenza e di straziante astinenza, mentre il mercato si riforniva e si ampliava speditamente. Le mafie ne assunsero ben presto il controllo e ne conseguirono enormi profitti per tutto quel decennio e per la prima parte di quello successivo quando, progressivamente, l’eroina venne sostituita dalla cocaina. Quest’ultima, molto più cara, era inizialmente la droga dei ceti medio-alti, dei ricchi (uno su tutti, Gianni Agnelli – naso d’oro), del mondo dello spettacolo e della moda. L’Operazione Blue Moon, che faceva parte della strategia della tensione (colpi di stato – stragi di stato) per combattere i giovani “antisistema”, ha introdotto in Italia la droga della morte, l’eroina, distruggendo intere generazioni di giovani e assicurando alle mafie un radioso avvenire economico. Un’ulteriore richiesta, da parte dello stato, di servizi criminali, che le mafie hanno assolto con assoluta fedeltà e costante impegno.

MALGRADOTUTTO BLOG: Mancata cattura Provenzano. Processo Mori-Obinu: i ricordi annebbiati del generale Ganzer

A questo punto non possiamo non puntualizzare e ricordare chi era il generale Gianpaolo Ganzer (foto sopra), che operava nella caserma di Bergamo, e altri 13 carabinieri, condannati in primo grado per spaccio di droga internazionale, a pene varie fino a 18 anni di reclusione. Le condanne si riferiscono ad alcune operazioni antidroga compiute tra il 1991 e il ‘97. In appello nel 2013 la prima sezione della Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna al generale, ormai in pensione, riducendogli la pena a 4 anni e 11 mesi di reclusione. La riduzione della pena è dovuta alla concessione delle attenuanti generiche e alla cancellazione delle aggravanti, infine l’intoccabile generale rimase impunito. Ma il problema più grosso è che anche davanti all’evidenza, lo stato non condanna sé stesso (magari si vergognerebbe), infatti, nel gennaio del 2016 la terza sezione penale della Cassazione ha ritenuto che i fatti ascritti al generale Ganzer fossero di lieve entità, la Corte dichiarò di non dover procedere per essere il reato estinto per prescrizione, addirittura riqualificando il generale del Ros che si accordava direttamente coi narcotrafficanti. Ma non è finita qua: nel 2016 sono stati denunciati a Roma 4 carabinieri che rivendevano la droga sequestrata. I cc avevano allestito un’associazione a delinquere, dedita allo spaccio, che si basava anche sull’aiuto di 5 confidenti (anch’essi arrestati) che informavano i militari, favorendo le loro operazioni di sequestro. I carabinieri facevano affari insieme ai loro confidenti su dosi di droga sequestrate che poi, però, non venivano registrate. I guadagni conseguenti allo spaccio della droga sequestrata, erano poi spartiti all’interno del gruppo.

Nel 2022 invece, la direzione distrettuale antimafia della procura di Catania e della procura di Siracusa hanno messo agli arresti domiciliari 2 poliziotti, un 51enne e un 58enne in servizio alla Polfer di Siracusa, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: secondo l’accusa vendevano la droga sequestrata. Indagato anche un cc in servizio a Siracusa, per rivelazione di segreto d’ufficio in concorso. I poliziotti ricevono bustarelle, regali (orologi d’oro)  e informazioni dagli spacciatori delle varie piazze.

Ma non è finita qua: nel 2020 è stata sequestrata per la prima volta una intera caserma dei carabinieri e 6 militari dell’arma sono stati arrestati. Si tratta dei cc in servizio nella caserma Levante di via Caccialupo nel centro di Piacenza. Nella caserma “tutti sapevano” cosa accadeva. I reati contestati andrebbero dallo spaccio, all’estorsione fino alla tortura. Secondo l’accusa i carabinieri si sarebbero resi protagonisti di pestaggi, spaccio di droga, arresti illegali, festini con escort all’interno della caserma. Complessivamente ci sono state 12 misure di custodia cautelare, tra cui 5 militari dell’arma, 6 soggetti italiani e un magrebino. Secondo la Procura:  “siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito”. Sono le parole che il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha utilizzato durante una conferenza stampa. All’interno della caserma facevano torture agli arrestati, (come ai tempi di Pinelli). I carabinieri oltre a spacciare, avrebbero compiuto arresti illegali. Agli sbirri spacciatori sono state anche sequestrate ville con piscina.

 E quella merda ipocrita e anticostituzionale della Meloni ha dichiarato in questi giorni ai mass media di voler aumentare la repressione e le forze dell’ordine all’interno dei quartieri popolari, quando gli sbirri già ci abitano nei quartieri popolari, portando via la casa a chi ha veramente bisogno!! Ma cos’è, ci vuole prendere in giro? Ci vuole fare la cresta (aumm aumm)?  Nel 2020, la spesa dello stato per le forze armate, autorizzate dalla legge di bilancio (LDB – Legge 29/12/2022, n. 197), per il 2023 sono pari a ben 27.748,5 milioni di euro! Per l’esercito Italiano spendiamo 4.185 M€, Marina Militare: 1.549 M€, Aeronautica Militare: 2.342 M€, Arma dei Carabinieri: 5.504 M€.

E noi poveracci siamo qua senza futuro e diritti! E questi magnano di nascosti i soldi del PNRR, 250 miliardi di euro dati dall’Europa a fondo perduto: vergogna!! Ecco perché ci hanno messo quella merdaccia senza scrupoli della Meloni al potere, per fare tutti questi giochi sporchi. 

Mandiamo a casa quella merdaccia fascistona della Meloni che ci ha riportato indietro ai periodi più oscuri e neri del ventennio, della miseria nera, togliendoci tutti i diritti perfino quello del lavoro sicuro. Togliendoci lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, ci hanno declassato come lavoratori, mandandoci a morire sul posto di lavoro per una busta paga da fame. Lavoro nero che oggi istituzionalmente viene chiamato libero mercato e viene  gestito dal caporalato che ci impone buste paga da miseria. Vergogna!!

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Ci si dica pure che siamo sei “senza patria”

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quella degli oppressori.

Errico Malatesta

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Anarchia e autogestione, l’unica via!

Solidarietà ai compagni/e anarchici arrestati.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)