L’ex Br Azzolini dichiara: ‘Ero a Cascina Spiotta e la Cagol si era arresa’. (parte3)        

Ora facciamo un’analisi storica per capire meglio il potere militare nel contesto di quel decennio che va dal 1968 al 1978:

DOSSIER // Licio Gelli e la P2: quel terremoto politico di 40 anni fa »  Pensalibero.it

L’Italia ha il più forte Partito Comunista cattolico dell’Occidente. Uno “spregiudicato” gruppo di politici cattolici guidati da Aldo Moro, attraverso un compromesso, vuole portare il PCI e i cattolici al governo. Questo per la Nato anticomunista (USA)  e per l’URSS è inconcepibile: gli statunitensi non possono permettere ai comunisti (anche se cattolici) di occupare posti al governo, neppure con sottosegretari; i sovietici non possono tollerare che un “suo” partito si socialdemocratizzi, minando la base del comunismo internazionale. Anche Israele è preoccupata, poiché l’ingresso dei comunisti in un governo italiano avrebbe significato un avvicinamento dell’Italia alla causa palestinese. Per riportare l’Italia sulla rotta di Yalta (ancora oggi, nei manuali di storia la conferenza di Yalta viene descritta come l’evento epocale in cui i tre leader mondiali si spartirono l’Europa in sfere d’influenza, benché fosse già chiaro, sulla base dell’andamento militare del conflitto, che l’Unione Sovietica sarebbe stata potenza dominante nell’Europa), ma anche per mantenere gli altri stati europei sulla stessa strada, si utilizzano eserciti segreti (nuclei clandestini dello stato, doppio Sid – servizio segreto, Gladio), che infiltravano e minacciavano i politici (lo stesso Moro fu più volte “avvertito” che il suo compromesso storico non piaceva alla Nato anticomunista).

In questo senso un manuale, il Field manual 30-31, dove 30 indica che l’area d’interesse sono i servizi segreti militari, mentre 31 le operazioni speciali, può illuminare la nostra ipotesi, ricordandoci che copia di questo manuale fu ritrovata nella villa di Arezzo del massone Gran Maestro della P2 Licio Gelli nel 1981 (foto sopra). Infatti tra le altre cose, il manuale prevede “delle infiltrazioni nei gruppi dell’estrema sinistra sino a prenderne la leadership”. Dunque: “eliminato” l’irriducibile Giangiacomo Feltrinelli, che aveva contatti col terrorismo internazionale, Hyperion acquisisce questi rapporti; “rimossi” Curcio e Franceschini, al loro posto subentrano Mario Moretti e, dopo il suo arresto, Giovanni Senzani. Il doppio cambio di leadership contribuisce a un cambio di regia sia a livello internazionale sia nazionale, diventando un’operazione utile per strumentalizzare le organizzazioni eversive. Il tema della lotta armata, all’epoca, percorre tutta l’ala più radicale della sinistra extraparlamentare: il gruppo “22 ottobre” di Genova ha già intrapreso quella strada nell’autunno 1969, seguito poco dopo da Feltrinelli coi suoi GAP, dopo la Strage di piazza Fontana.

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Il Superclan si troverà al centro di molte indagini e gravi sospetti (per esempio di essere una sorta di “centrale di controllo” del terrorismo, con legami coi servizi segreti). La prima azione documentata a firma del nuovo gruppo (il cui nome all’inizio è declinato al singolare, Brigata rossa) è l’incendio dell’auto di un dirigente della Sit Siemens a Milano, il 17/9/1970. Il simbolo che adottano è una stella a 5 punte, asimmetrica, disegnata dentro un cerchio. La denominazione brigate è un omaggio alle formazioni partigiane che combatterono durante la guerra di Liberazione. I brigatisti infatti vedono se stessi come eredi di quella tradizione, e alcuni di loro intrattengono legami con ex combattenti facenti parte della minoranza che coltiva il mito della “Resistenza tradita” (perché col fascismo non si era abbattuto anche il sistema capitalistico, come una parte dei comunisti e socialisti avevano sperato) e si rappresentano come i protagonisti di una nuova Resistenza (è anche il titolo di una pubblicazione di cui producono due numeri nella primavera del 1971: la loro ultima iniziativa legale). Dal punto di vista ideologico, le BR si ispirano al marxismo-leninismo e alle esperienze di guerriglia in America Latina, in particolare ai Tupamaros uruguayani e ai metodi di guerriglia codificati dal brasiliano Carlos Marighella in un manualetto molto popolare negli anni ‘70, posizionandosi, come scrivono nell’aprile 1971, «nel quadro della guerra mondiale imperialista che oppone la controrivoluzione armata alla lotta rivoluzionaria dei proletari, dei popoli e delle nazioni oppresse.

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È la resistenza orientata dalla Cina rivoluzionaria del presidente Mao […] capeggiata dal Vietnam e dai popoli rivoluzionari dell’Indocina. È la resistenza dei popoli palestinesi e dell’America Latina […] nelle metropoli imperialiste, nei ghetti neri e nelle città bianche». Le BR collocano se stesse all’interno di una tradizione comunista “eretica”, radicalmente ostile al PCI. Come le altre organizzazioni terroristiche, sono influenzate in modo profondo anche dal filone di pensiero operaista sviluppatosi a partire degli anni ‘60, che teorizzava la “centralità operaia”, la necessità di un’azione diretta dei lavoratori, senza l’intermediazione del sindacato, anche in forme nuove e radicali, ed era caratterizzato dal rifiuto (quando non dall’odio) del riformismo: non a caso, molti militanti di Potere operaio, per esempio, uno dei gruppi principali dell’ultrasinistra ispirato a questo filone di pensiero, andranno a ingrossare le file delle BR nel corso degli anni ‘70.

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Nelle neonate BR confluiscono esperienze e culture politiche diverse. Renato Curcio, con Margherita Cagol e Paola Besuschio, ha frequentato la nuova Facoltà di Sociologia a Trento, uno dei luoghi dove più accesa è stata la contestazione del Sessantotto, e ne è stato uno dei leader, accanto a Mauro Rostagno, ma il grosso dei militanti brigatisti non vengono da lì. Ci sono i transfughi del PCI, come Franceschini e altri reggiani, insieme ai giovani cresciuti nei fermenti sociali del cattolicesimo di sinistra, influenzati dalla teologia della liberazione di Camillo Torres diffusa in America Latina e da un’interpretazione radicale del messaggio evangelico. Nel frattempo, Corrado Alunni, Susanna Ronconi e Fabrizio Pelli escono dalle BR per intraprendere un percorso autonomo, che li porta verso Prima linea e poi alla creazione delle Formazioni Comuniste Combattenti (FCC). Dopo la nuova ondata di arresti, nella primavera del 1976 i brigatisti in libertà sono una ventina (tra cui il nuovo leader Mario Moretti, che con Lauro Azzolini, Franco Bonisoli e Rocco Micaletto forma il Comitato esecutivo, e militanti come Walter Alasia, Maria Carla Brioschi, Riccado Dura, Raffaele Fiore, Patrizio Peci. Anche grazie a un’ampia rete di simpatizzanti e fiancheggiatori, però, le BR anziché fermarsi alzano il tiro: dopo alcune azioni congiunte coi Nuclei armati proletari, l’8 giugno 1976, a Genova, uccidono il Procuratore generale di Genova Francesco Coco e i suoi due agenti di scorta. Magistrato di idee conservatrici, Coco aveva disposto di ricatturare i membri del gruppo “22 ottobre” rilasciati in cambio di Sossi, in base alla considerazione che l’ostaggio aveva riportato alcune lesioni fisiche.

Elena Donazzan - 🇮🇹 Nel 46esimo anniversario della loro morte, una  preghiera per Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, militanti del  Movimento Sociale Italiano barbaramente assassinati a Padova dalle Brigate  Rosse. #GiuseppeMazzola #GrazianoGiralucci #

Le BR avevano già ucciso: si erano assunte la responsabilità dell’omicidio di due missini, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola (foto sopra), nel corso di un’incursione nella sede del MSI di via Zabarella a Padova, il 17/6/1974; poi avevano assassinato l’Appuntato dei cc Giovanni D’Alfonso e l’agente Antonio Niedda nel corso di scontri a fuoco, nel 1975, ma l’uccisione di Coco è il primo omicidio politico pianificato delle BR. Il clima generale, d’altro canto, è cambiato: uno dei nuclei da cui scaturirà Prima linea era già passato all’omicidio politico il 29/4/1976, uccidendo a Milano il Consigliere provinciale del Movimento sociale italiano (MSI) Enrico Pedenovi, e i NAP seguiranno a stretto giro, innescando una spirale di morte che durerà per anni. Il fatto che le BR, ridotte al lumicino, siano riuscite a riprendere rapidamente vigore, insieme alla svolta in senso decisamente militarista impressa da Moretti, ha indotto alcuni studiosi (in primis il politologo Giorgio Galli, tra i primi studiosi del cosiddetto partito armato del terrorismo di sinistra), a ipotizzare che una parte dei servizi e delle forze di sicurezza abbia praticato nei loro confronti una sorta di stop and go, calibrando ad arte la repressione, così da poter strumentalizzare a fini politici la tensione creata dall’escalation di attentati dei terroristi di sinistra. La scelta di smantellare il nucleo speciale di Dalla Chiesa nel luglio 1975, nonostante i suoi successi, ha accresciuto i sospetti in questo senso, ma ad oggi non esistono evidenze decisive (anche per l’accesso limitato o impossibile alle carte dell’arma, del viminale e dell’intelligence), e questa tesi ha molti vivaci oppositori. Si tratta di un tema delicato, ancora tutto da studiare.  Nel 1977 le BR aumentano in modo considerevole le proprie dimensioni grazie al notevole afflusso di militanti fuoriusciti dall’area dell’Autonomia operaia organizzata, soprattutto dopo la repressione del movimento del Settantasette. L’allora Ministro dell’Interno Cossiga ha riconosciuto il nesso tra le politiche d’ordine pubblico fortemente repressive messe in campo per stroncare la violenza di piazza e l’ingresso di molti militanti nelle BR o in Prima linea, con il restringersi degli spazi d’azione collettiva. Forte di questa crescita, nel 1977 l’organizzazione si lancia in campagne particolarmente aggressive: quella contro il processo al “nucleo storico” in corso a Torino e quella contro i giornalisti. Per sabotare il processo torinese e impedirne il regolare svolgimento, i brigatisti rifiutano la nomina dei difensori d’ufficio e il 28 aprile, a scopo intimidatorio, uccidono Fulvio Croce, Presidente dell’Ordine degli avvocati. Il processo si blocca per l’impossibilità di formare una giuria popolare: i cittadini estratti a sorte per l’incarico, terrorizzati dalle intimidazioni brigatiste, rifiutano di presentarsi, producendo una pioggia di certificati medici per «sindrome depressiva», mentre intellettuali del calibro di Sciascia sostengono pubblicamente come non valga la pena rischiare di morire per lo stato italiano, scatenando un acceso dibattito. Il processo riparte solo nel 1978, quando, dopo 134 defezioni, si riesce a formare una giuria, di cui fa parte anche la deputata radicale Adelaide Aglietta che, estratta a sorte, accetta senza esitazioni.

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La campagna per “disarticolare la funzione controrivoluzionaria svolta dai grandi media” invece, vede il ferimento alle gambe (per cui si conia il tragico termine gambizzazione) del vicedirettore del «Secolo XIX» Vittorio Bruno a Genova, il 1° giugno, della firma del «Corriere della Sera» Indro Montanelli a Milano, il 2, e del direttore del TG1 Emilio Rossi a Roma il giorno successivo, e culmina con l’omicidio del vicedirettore del quotidiano «La Stampa» Carlo Casalegno, che muore il 29 novembre a Torino dopo 13 giorni di agonia. Nel febbraio del 1978, con una nuova “risoluzione strategica”, le BR lanciano la “campagna di primavera”, che culmina col sequestro e l’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta nella Strage di via Fani il 16/3/1978.  Il Governo di solidarietà nazionale guidato da Andreotti, insediatosi proprio quel giorno (DC con sostegno esterno PCI) sceglie la “linea della fermezza”, ossia di non trattare con le BR, ma nelle settimane crescerà il fronte della trattativa, guidato dai socialisti (le ricerche recenti, però, hanno documentato come, dietro le quinte, vi siano invece state trattative coi terroristi).

Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro | Biblioteca Salaborsa  Ragazzi

I 55 giorni trascorsi da Moro nella “prigione del popolo” brigatista, pesantemente influenzati dalla dimensione spionistico-informativa assunta dal sequestro nel momento in cui cominciarono gli interrogatori del prigioniero, detentore di conoscenze delicatissime in materia di politica interna e internazionale, si concludono il 9 maggio con l’uccisione dell’ostaggio e il ritrovamento del suo cadavere nel bagagliaio di una Renault rossa in via Caetani, nel centro della Capitale.

In quelle settimane, le altre colonne BR, per aumentare la pressione sulle istituzioni, feriscono sei persone e ne uccidono due, l’agente di custodia Lorenzo Cutugno a Torino (11 aprile) e il Vicecomandante degli Agenti di custodia presso il carcere di S. Vittore, Maresciallo Francesco Di Cataldo a Milano (20 aprile): l’arresto di un numero crescente di militanti rende il sistema carcerario un obiettivo sempre più centrale per le BR come per le altre organizzazioni terroristiche.

Il 1980 è l’inizio della fine. L’arresto di Patrizio Peci, il 19 febbraio, avrà conseguenze fatali, perché il brigatista comincia quasi subito una collaborazione con cc e magistratura.

Le BR però continuano a uccidere: l’anno si avvia nel segno dell’attacco alle forze dell’ordine, con l’omicidio di tre poliziotti a Milano e due carabinieri a Genova nel mese di gennaio, prosegue con “delitti eccellenti” come l’omicidio del Vicepresidente del CSM Vittorio Bachelet, il 12 febbraio 1980, e si conclude col sequestro del magistrato Giovanni D’Urso (12 dicembre 1980 – 15 gennaio 1981), un grosso successo d’immagine per l’organizzazione, che ottiene il duplice risultato di ascriversi il merito della chiusura del supercarcere dell’Asinara in cambio del rilascio dell’ostaggio (sebbene il governo affermasse che era previsto da tempo) e di lacerare la società italiana che, ancora traumatizzata dalla vicenda Moro, si divide sull’opportunità o meno di diffondere attraverso i media i messaggi dei brigatisti.

Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l'anatomia del potere italiano - Miguel Gotor - copertina

Nel libro “Il memoriale della Repubblica” (foto sopra), Gotor annota: “È pur vero che sulla scomparsa degli originali di Moro e sulle autentiche ragioni che indussero i brigatisti a non distribuirli durante e dopo il sequestro, è calata una spessa coltre di silenzio poiché si è verificata una imbarazzante quanto drammatica eterogenesi dei fini tra il governo, i brigatisti rossi, i partiti politici, i familiari e gli amici di Moro: un’eterogenesi così facilmente prevedibile nel suo meccanismo formativo e autobloccante da indurre a pensare che gli originali degli scritti di Moro, nella loro versione integrale, non siano rimasti in mano italiana”. Il nuovo materiale scoperto nel 1990 contiene importanti riferimenti ai dirigenti dei servizi segreti,con severe valutazioni su taluni leader democristiani e contengono notizie ritenute “segreto di stato”. In queste pagine Moro rivela, tra l’altro, l’esistenza della struttura dell’Organizzazione Gladio, ben nota ai servizi segreti, ma per quarant’anni nascosta al Parlamento italiano. Il memoriale affronta 16 questioni, a partire dall’origine del centro-sinistra e dal colpo di stato chiamato Piano Solo (fatto nel 1964 da Giovanni de Lorenzo durante il suo incarico di comandante generale dell’arma dei cc) per volere del presidente della Repubblica Antonio Segni (foto sotto). Moro evidenzia, tra le ragioni di crisi del suo primo governo, l’ingerenza del commissario CEE Robert Marjolin, cui ora attribuisce un rilievo forse maggiore di quello effettivamente rivestito. A inizio sequestro Moro ragiona nei termini abituali e, sia pure con qualche distinguo, “tutela” il vecchio sistema di potere doroteo. Precipitato nella condizione di reietto e sconfessato dal suo stesso partito, svela il “sommerso” della crisi politica dell’estate 1964.

Quirinale, il primo discorso/1962 - Antonio Segni

La principale novità riguarda proprio Antonio Segni, rappresentato quale uomo di potere che persegue con ostinazione una strategia Atlantica anticomunista (Nato) contraria al centro-sinistra (cattolici), contravvenendo al ruolo di garante delle istituzioni. La versione del 1990 del memoriale Moro sviluppa ulteriormente queste riflessioni: «Il tentativo di colpo di stato nel ’64 ebbe certo le caratteristiche esterne di un intervento militare, secondo una determinata pianificazione proprio dell’arma dei cc, ma finì per utilizzare questa strumentazione militare essenzialmente per portare a termine una pesante interferenza politica rivolta a bloccare o almeno fortemente dimensionare la politica di centro-sinistra, ai primi momenti del suo svolgimento. Questo obiettivo politico era perseguito dal Presidente della Repubblica On. Segni, che questa politica aveva timidamente accettato in connessione con l’obiettivo della presidenza della repubblica. Moro parla chiaramente di tentativo di colpo di stato: Segni era «estremamente ansioso» e «fortemente preoccupato», «terrorizzato da consiglieri economici che gli agitavano lo spettro di un milione di disoccupati», influenzato dai nostalgici del centrismo che «gli presentavano artatamente a fosche tinte l’avvenire dello Stato». «Nell’eccitazione della malattia» il presidente ingigantisce le preoccupazioni per l’ordine costituzionale e vuole sbarrare la strada a Moro. Nel memoriale Moro sono contenute anche preziose analisi di Moro su temi quali Giulio Andreotti e il rapporto con Michele Sindona, la strategia della tensione, lo scandalo Lockheed, la strage di Piazza Fontana, lo scandalo Italcasse e l’Operazione Gladio; nonché giudizi molto pesanti sia politicamente che umanamente riguardo a Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.

La Commissione stragi acquisì il materiale dalla Digos nel febbraio 2001, dopo che era stato dato per disperso, lo riordinò per tema confrontando le Stesura D e C (cioè il testo che fu diffuso dal Ministero dell’Interno il 17/10/1978, che come detto era poco ordinato). Gli scritti sono studiati e ricostruiti filologicamente da Francesco Maria Biscione, consulente della Commissione stragi e collaboratore dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e pubblicati nel libro “Il memoriale di Aldo Moro”, rinvenuto in via Monte Nevoso a Milano. Dall’analisi del testo Biscione ricostruisce il lavoro come la risposta da parte di Moro a 16 domande poste da un questionario brigatista. Per quanto riguarda la completezza del memoriale Biscione sottolinea che in 25 occasioni Moro rimanda a risposte realmente presenti, mentre in due occasioni, quando si riferisce ai servizi segreti in Libia e ai rapporti tra Giulio Andreotti e gli stessi servizi, non si trovano i brani a cui rimanda. Sulle differenze tra le stesure vennero aperte varie interrogazioni della Commissione, in cui venne ascoltato anche il capo dell’organizzazione Gladio. Nella sentenza del processo Andreotti, pronunciata dalla Corte di Assise di Perugia il 13/2/2003, emergono una serie di conclusioni sul Memoriale Moro. La comparazione tra i due scritti, tuttavia, permette di affermare, seguitano gli stessi giudici, che quello rinvenuto nel 1990 contiene notizie più pregnanti ed organiche rispetto a quello del 1978.

Italcasse

Ed invero, sul caso Italcasse se da un lato nello scritto del 1978 vi è un riferimento al ruolo del debitore Caltagirone, che tratta su mandato politico la successione del direttore generale dell’Italcasse, nello scritto del 1990 si fa un maggior cenno al motivo per cui Caltagirone ha mandato politico nella nomina del direttore dell’Italcasse e, cioè, la sistemazione della propria posizione debitoria. Parimenti sui rapporti tra Michele Sindona e Giulio Andreotti; mentre nello scritto del 1978 si parla quasi occasionalmente del viaggio di Giulio Andreotti negli USA, per incontrare Michele Sindona, e della nomina di Mario Barone (come pretesa di Michele Sindona per la sua collocazione all’interno del Banco di Roma, quale contropartita per l’elargizione di £ 2.000.000.000, in occasione della campagna per il referendum per il divorzio, da parte di Sindona, e delle ripercussioni che una tale nomina politica avrebbe avuto negli equilibri del Banco di Roma) si parla nell’ambito della valutazione della figura di Amintore Fanfani, nello scritto del 1990 i rapporti tra Michele Sindona, Mario Barone e Giulio Andreotti vengono organicamente trattati come espressione della personalità di Andreotti da lui definito nello scritto del 1978: “Un regista freddo, imperscrutabile, senza dubbi, senza palpiti, senza mai un momento di pietà umana. È questo l’on. Andreotti del quale gli altri sono stati tutti gli obbedienti esecutori di ordini” e continua affermando che “Andreotti è restato indifferente, livido, assente, chiuso nel suo cupo sogno di gloria“.

Un boato poi l'inferno", il ricordo di piazza Fontana - Notizie - Ansa.it

Giudizio completato nello scritto del 1990 quando, dopo avere unitariamente analizzato i fatti riferiti a Giulio Andreotti e avere tra questi inserito anche l’intervista in cui denunciava l’appartenenza di Guido Giannettini (a sinistra nella foto con Franco Freda), come agente del SID, afferma che quelli sono tutti segni di un’incredibile spregiudicatezza che deve aver caratterizzato tutta una fortunata carriera (che Moro non gli ha mai invidiato) e della quale la caratteristica più singolare è che passi così frequentemente priva di censura o anche solo del minimo rilievo. Tra gli argomenti trattati nel memoriale, citiamo: l’organizzazione Gladio, un esercito occulto (stay-behind) presente in molti paesi europei e finanziato dalla CIA, col compito di resistere almeno 5 giorni in caso di invasione comunista, la cui esistenza è stata resa pubblica poche settimane dopo il ritrovamento del memoriale; Piano Solo; elementi della cosiddetta strategia della tensione; Italcasse, Caltagirone e la corrente andreottiana. «Riguardai per l’ennesima volta le vecchie foto e notai che oltre Memeo, con l’arma a braccia tese, nascosto tra gli alberi, c’era un giovane con i capelli chiari intento a fotografare…».

14 maggio | Il Centro

Milano, 14/5/1977. «Un giovane fotografo dilettante di nome Paolo Pedrizzetti immortala un’immagine destinata ad entrare nella storia del nostro Paese. Sono le ore 17:45 e in via De Amicis un uomo dal volto parzialmente coperto sta impugnando una pistola. La punta ad altezza d’uomo, con le braccia tese, pronto a sparare. Si tratta di Giuseppe Memeo, detto “il terùn”, 19 anni, militante dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo). Nel mirino del giovane sovversivo c’è un agente di polizia e Memeo non è l’unico ad essere armato in quel tratto di strada. Anche altri attivisti stanno sparando. Ma perché? Cosa sta accadendo? Conti, a differenza degli altri fotografi, aveva puntato il suo obiettivo anche in avanti, verso la polizia, aveva fermato l’inizio dell’attacco e ripreso in tre fotogrammi lo sparatore che si era portato subito più avanti di tutti. Era un ragazzo che non compariva nelle altre foto, con un passamontagna chiaro e un’automatica in mano: Mario Ferrandi, un giovane che si era da tempo staccato dalla lotta armata, aveva sparato il colpo mortale. La fotografia più famosa, pubblicata in tutto il mondo, che riprendeva Memeo con l’arma a braccia tese, lo capimmo allora, era stata scattata in un momento successivo, durante la ritirata del gruppo, quando Custra era già stato colpito: qualche volta anche le immagini icone ingannano. Così l’indagine ebbe fine».

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2024/25: Report – Il laboratorio

Di Giorgio Mottola, da Report del 03/11/2024. Report ha ricostruito come negli ultimi vent’anni Israele si sia trasformato nel laboratorio politico dell’estrema destra internazionale mentre a Gaza le industrie belliche e della cybersecurity israeliane testano le loro armi e i loro prodotti, che vengono poi rivenduti all’estero e anche in Italia.

https://www.raiplay.it/video/2024/11/Il-laboratorio—Report-03112024-fb8a908b-7b06-467b-a076-b3fafb1ef0e4.html

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A differenza della generazione degli anni ’70, oggi non è più obbligatorio il servizio militare, i giovani non hanno subito il ‘lavaggio del cervello’ del soldato, e l’oratorio non è più in auge, quindi non si è abituati a farsi comandare o ad eseguire il nonnismo (GERARCHIA MILITARE) dall’alto, agendo senza pensare. Noi Anarchici poi, non saremmo mai entrati in un’organizzazione gerarchica come le Br, perché siamo allergici alle gerarchie, siamo abituati a usare il nostro di cervello. Non siamo né servi, né capi e nemmeno padroni! Riteniamo indispensabile conoscere la Storia, approfondirla, collegare tra loro gli avvenimenti e i personaggi, cercare di capirli, di interpretarli, in particolare partendo dalla tragica dittatura fascista, dalla Resistenza, dalla II guerra mondiale, passando dagli “anni di piombo”, fino ai giorni d’oggi (III guerra mondiale), per non ripetere gli stessi errori del passato.

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La morale borghese è per me l’immoralità

contro la quale si deve lottare: la morale

fondata sulle nostre ingiuste istituzioni sociali,

quali la religione, la patria, la famiglia,

la cultura, insomma, quelli che si usa

chiamare i “pilastri della società”.

L. Bunuel

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Solidarietà alle compagne e ai compagni Anarchici che hanno lottato per la nostra libertà e sono stati ingiustamente arrestati.

. Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Dalle dichiarazioni dell’ex Br Azzolini: ‘Ero a Cascina Spiotta e la Cagol si era arresa’. (parte2)

Oggi, 16 marzo 2025, è il 47° anniversario del rapimento Moro, avvenuto a Roma nel 1978.

Ri-MAFLOW – Fabbrica recuperata! – Radio popolare intervista Gigi Malabarba

«Se CIA e Mossad avevano infiltrato le BR prima del rapimento di Moro e ciò era noto ai servizi segreti deviati italiani e a giornalisti ad essi legati come Mino Pecorelli, esiste una complicità di Stati Uniti e Israele nella fine dello statista DC, reo di voler aprire le porte del governo ai comunisti»; commenta così Gigi Malabarba (foto sopra), capogruppo Prc al Senato e membro del COPACO, le affermazioni dell’ex vicepresidente del CSM e vicepresidente vicario della DC, Giovanni Galloni, in un’intervista a Rainews 24; aggiunge Malabarba: «Alla luce dei recenti episodi di azione illegale della Cia nel nostro paese, come il rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, il governo deve smettere di essere latitante e porre in atto tutte le iniziative adeguate a far luce su episodi che mettono in luce una condizione dell’Italia a sovranità limitata, in cui agivano un tempo “servizi deviati” e oggi “accordi segreti” Usa – governo italiano per aggirare costituzione, leggi e trattati internazionali», conclude.

Per due anni lavorai con il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: mi chiese di andare a Palermo con lui"

È vero o non è vero che la sede nella quale Aldo Moro è stato tenuto prigioniero era sorvegliata dai servizi segreti italiani e non solo? È vero o non è vero che la mattina dell’8 maggio 1978 dal ministero degli Interni è partita una telefonata che ha bloccato l’irruzione dei reparti speciali del generale Dalla Chiesa (foto sopra) nel covo in cui vi era Moro? È vero o non è vero che la P2 agì pesantemente perché lo Stato non trattasse? Risponde al vero la notizia che alcuni magistrati hanno operato con ritardo rispetto a vicende particolari del caso Moro? Quale il ruolo della Cia, del Kgb, del Mossad? Come mai in un mondo nel quale si sa sempre tutto, l’azione eversiva dei brigatisti non ha avuto risonanza alcuna e in 55 giorni nessuno ha mai individuato il covo nel quale Moro era prigioniero? Lago della Duchessa da un lato e via Montalcini dall’altro sono elementi sui quali i lati oscuri sono tanti, ancora. Come mai i brigatisti non sono ancora in grado di spiegare sufficientemente quello che è successo in via Fani? Perché solo in occasione del rapimento Moro, lo Stato non ha trattato? Nel febbraio 1978 almeno 7 servizi segreti di rango internazionale erano operativi in Italia: Cia, Kgb, Mossad, Sdece, Stasi, Ssvpvk, Bis, nonché gli omologhi italiani ufficiali e paralleli, Sismi, Sisde, Gladio.                    

Le ultime dichiarazioni dell’onorevole Giovanni Galloni, rilasciate martedì 5 luglio 2005 a “Rai News24” sembrano confermare l’ipotesi di una collaborazione tra le Br e i servizi segreti stranieri. Galloni, vice segretario della Democrazia Cristiana all’epoca del sequestro Moro ha riferito: “Moro mi disse che sapeva per certo che i servizi segreti sia americani sia israeliani avevano degli infiltrati all’interno delle Brigate Rosse. Però non erano stati avvertiti di questo”.

Morta Barbara Balzerani, la brigatista che partecipò all'omicidio di Moro - Ottopagine.it Italia

Ma l’enigma più grande è via Gradoli che, vista dalla mappa, sembra avere la dinamica di un ferro di cavallo. Si torna da dove si parte, lungo una stradina circolare con un unico ingresso e con la stessa uscita sul lato opposto. Via Gradoli, dalla Cassia, è una pista di quelle costruite per le automobiline, se dovessi disegnarla. Qui ci hanno abitato clandestini, esponenti della malavita, uomini dei servizi segreti, dei carabinieri, assassini ecc. La base di via Gradoli era il quartier generale di Mario Moretti e Barbara Balzerani (nel riquadro sopra): via Gradoli 96, interno 11 della scala A, al secondo piano. Dietro si avvista un campo da tennis coperto dai pini sempreverdi. Ecco un altro luogo del tutto anonimo, se non fosse per i numerosi segreti che nasconde. Lucia Mokbel era l’inquilina della porta accanto, nei giorni del sequestro Moro, dove viveva con Gianni Diana, impiegato da un commercialista amministratore di immobili in cui figuravano anche società in dotazione ai servizi segreti. Gli stessi servizi segreti che avevano in via Gradoli appartamenti intestati a società di copertura. La Mokbel, durante il primo processo Moro, raccontò la storia di un bigliettino, poi sparito, in cui annotò di aver sentito il ticchettio di una trasmissione in alfabeto Morse che proveniva dall’appartamento adiacente. Lo consegnò agli agenti di polizia che il 18 marzo erano andati a bussare a molte porte del condominio. La missiva era indirizzata al commissario Elio Cioppa, che poi risultò iscritto alla loggia massonica della P2. In un’operazione di controllo furono identificati numerosi inquilini. L’interno 11 fu uno degli appartamenti in cui gli inquirenti suonarono il campanello, ma non rispose nessuno. Una signora che abitava nello stesso piano disse che lì viveva una persona distinta, forse un rappresentante, che usciva la mattina e tornava la sera tardi.

Romano Prodi - Nonciclopedia

Il secondo episodio risale al 2 aprile 1978, con la seduta spiritica dove era presente Romano Prodi (foto sopra), nella campagna bolognese a Zappolino, durante la quale alcuni amici, facendo muovere un piattino sulle lettere dell’alfabeto, videro comparire le parole: Gradoli, Viterbo, 6, 11. Venne messo a soqquadro il paese di Gradoli in provincia di Viterbo senza trovare tracce. Nessuno perquisì via Gradoli, che fu indicata dalla moglie di Moro dopo aver consultato le Pagine Gialle. Ultimo capitolo, il 18 aprile. Il covo venne scoperto dai vigili del fuoco che intervennero su richiesta dell’inquilino sottostante per una perdita d’acqua che filtrava attraverso il soffitto. Era stata lasciata aperta la pistola della doccia, che allagò il bagno del covo dei brigatisti. Si trattò di una scoperta pilotata, evidentemente. La televisione riprese le stanze, le immagini delle pistole, dei mitra, dell’esplosivo, dei bossoli, dei volantini, delle divise dell’Alitalia simili a quelle indossate nella strage di via Fani. Sergio Flamigni sostiene che la base di via Gradoli era nota ad una vasta cerchia di militanti e che le Brigate Rosse preparavano il sequestro Moro nella via dove i servizi segreti avevano alcuni uffici. Una decisione apparentemente assurda. Nella stessa via, sia prima del 1978 che dopo, furono presenti numerosi appartamenti utilizzati da agenti. Si scoprirà che anche il deputato democristiano Benito Cazora, nei suoi contatti avuti con esponenti della malavita calabrese, nel tentativo di scovare la prigione di Moro, era stato avvertito che via Gradoli era una zona calda. Lo stesso Mino Pecorelli, nel ’77, un anno prima del sequestro Moro, avrebbe scritto una cartolina all’indirizzo del covo. Scrive Flamigni: “Maccari e la Braghetti hanno sostenuto che l’uccisione di Moro sarebbe avvenuta al mattino presto, intorno alle 6-6.30; invece la perizia colloca l’orario della morte 3 ore dopo, fra le 9 e le 10. Maccari ha sostenuto che appena compiuta l’esecuzione, la Renault rossa uscì dal garage di via Montalcini e si diresse verso via Caetani (distante 7-8 chilometri) senza compiere alcuna fermata intermedia; ma la telefonata di Morucci al professor Francesco Tritto per comunicare che il corpo di Moro si trovava in via Caetani era stata fatta alle 12.13, e Valerio Morucci (foto sotto), ha affermato di aver telefonato subito dopo che il cadavere di Moro era stato abbandonato in via Caetani”.

Sequestro Moro: tutte le fake news del ''Memoriale'' di Morucci, il brigatista elegante poi al soldo dei servizi

In Italia molti vedono nelle parole di Craxi l’identikit di un certo Corrado Simioni, un ambiguo personaggio definito dalla Commissione Stragi come “figura enigmatica”, che dalla fine degli anni ‘50, e sino al 1965, milita nella corrente autonomista del PSI proprio in stretto contatto con Bettino Craxi. Simioni, assieme ad altri due italiani, Duccio Berio e Vanni Mulinaris sono i referenti di una scuola di lingue ubicata guarda caso a Parigi, in Quai de la Tournelle 27.

Ma torniamo indietro nel tempo per capire questi tre personaggi e capire perché la loro scuola è stata al centro di molte “attenzioni” da parte della magistratura e della stampa.      Nel settembre del 1969 nasce il Collettivo Politico Metropolitano (CPM), un’organizzazione di estrema sinistra di militanti attivi funzionante per un anno a Milano, fondata (come si legge in un rapporto dell’allora Prefetto di Milano, Libero Mazza, al Ministro degli Interni), «per contribuire alla crescita politica delle masse e alla trasformazione dello scontro in lotta sociale generalizzata». Ne fanno parte, oltre a Corrado Simioni, Duccio Berio e Vanni Mulinaris, anche Renato Curcio, Mara Cagol, Prospero Gallinari e Mario Moretti. Questi ultimi saranno il nucleo storico delle Brigate Rosse, il Partito comunista combattente. All’interno del CPM Simioni ha una struttura clandestina, occulta anche agli stessi appartenenti del Collettivo. La struttura è chiamata “zie rosse”, perché l’ala più dura e determinata del gruppo è costituita da donne. Compito di questa struttura è alzare il livello di scontro, specialmente durante i cortei. Sino al 1973 Simioni ha a disposizione cascine e villette (a Barzio e Bellano, sopra Lecco; nei pressi di Erba, a Tortona, a Mestre) dove riunirsi coi militanti del Superclan; un appartamento a Milano, in via Boscovich 55, dove incontrare persone senza che gli altri del gruppo ne fossero venuti a conoscenza; ha finanche un sito dove far addestrare i suoi militanti e svolgere dibattiti politici, la cascina Baghina, nel Comune di Grognardo presso Acqui Terme, acquistata probabilmente coi proventi di una rapina. Nel 1974 il Superclan si sfalda. Moretti e Gallinari migrano nelle Br. Simioni, assieme a Berio e Mulinaris, si trasferisce a Parigi. La partenza del trio per la Francia quasi coincide con un evento che segnerà la storia delle Brigate Rosse: l’8 settembre 1974, Renato Curcio e Alberto Franceschini, capi storici delle BR, sono arrestati a Pinerolo grazie alla delazione di Silvano Girotto alias “frate Mitra”. Mario Moretti si salva dall’arresto grazie a una spiata ricevuta il giorno prima. Con l’arresto di Curcio e Franceschini pian piano Mario Moretti acquisisce la leadership delle BR, segnando l’escalation della violenza brigatista.

Elena Angeloni | Storie di rivoluzionarie

Alcune ambiguità e strane coincidenze compiute da Simioni prima di trasferirsi a Parigi, portano molti “compagni” a diffidare di lui: Simioni, dopo essere stato espulso dal Partito Socialista nel 1965 per una non meglio precisata accusa di “condotta immorale”, ed essersi trasferito a Monaco di Baviera e frequentato un corso di teologia, ritorna nel 1967 in Italia, a Milano. Qui lavora per la Mondadori, ma anche per l’USIS (United States Information Service), un ente informativo degli USA, in pratica una delle tante succursali della CIA. Coincidenza delle coincidenze: una delle sedi romane dell’USIS si trova al numero 32 di via Caetani, quasi di fronte al punto in cui sarà parcheggiata la Renault rossa col cadavere di Moro. Un’altra stranezza è un attentato organizzato probabilmente da Simioni ad Atene, nel settembre 1970. In questa occasione Simioni si rivolge inizialmente a Mara Cagol, alla quale esige di non parlare del progetto con nessuno, neanche con Curcio, il suo compagno. Al rifiuto della Cagol, Simioni riesce a trovare altri due volontari: Maria Elena Angeloni (foto sopra) zia di Carlo Giuliani, e Giorgio Christou Tsikouris (di origini cipriote). L’attentato fallisce poiché l’ordigno esplode anzitempo nella Volkswagen mentre si dirige verso l’ambasciata statunitense di Atene. I due attentatori muoiono. L’esplosivo e il timer dell’attentato di Atene sono identici a quelli che nel 1972 uccideranno Giangiacomo Feltrinelli, mentre si accingeva a collocare un ordigno a un traliccio dell’Enel nelle campagne di Segrate. Sempre nel ’70, Simioni porta alcuni compagni a una riunione in Liguria, ospiti da una certa Savina Longhi. La particolarità non è la riunione tenuta in Liguria, ma la persona che ospita il gruppo: Savina Longhi è l’ex segretaria di Manlio Brosio, ambasciatore italiano e dal 1964 al 1971 segretario generale della NATO. Non solo: Simioni presenta al gruppo la Longhi come sua segretaria. Ma segretaria di cosa? Sempre nel ‘70 Simioni vuole organizzare, oltre l’assassinio di due ufficiali della NATO a Napoli, anche un attentato mortale a Trento al principe Junio Valerio Borghese. Simioni riferisce ai compagni del Superclan che ha organizzato tutto, compreso a chi dare la colpa dell’assassinio, ossia al nascente gruppo di estrema sinistra Lotta Continua. Con chi ha organizzato i due attentati Simioni? Perché proprio Borghese? Simioni sapeva già che il ‘principe nero’ stava organizzando un golpe in Italia per la notte dell’Immacolata di quell’anno?

Cascina Spiotta, il cold case raccontato da Lauro Azzolini: «Mara Cagol uccisa anche se disarmata». Tutti i dubbi sulle verità dell'ex terrorista | Corriere.it

Inoltre, l’amicizia con un ambiguo personaggio, tale Roberto Dotti, allontana quasi subito Franceschini e Mara Cagol (foto sopra) dal Superclan. Roberto Dotti è intimo amico e sodale di Edgardo Sogno (partigiano bianco), l’uomo che organizza un progetto di un colpo di stato di stampo liberale e presidenzialista in Italia che sarebbe dovuto avvenire nei primi anni ‘70. Nelle memorie dell’ex br Alberto Franceschini, c’è una confidenza ricevuta da Mara Cagol. All’epoca della militanza nelle “zie rosse”, Margherita Cagol (detta Mara), era l’incaricata della raccolta delle schede che i militanti del CPM dovevano compilare per ordine di Simioni. Cagol riferisce a Franceschini che un giorno Simioni la portò presso la terrazza Martini di Milano, presentandogli proprio Dotti. Simioni informò Cagol che proprio a lui avrebbe dovuto consegnare le schede biografiche dei compagni del collettivo. Non solo, gli disse anche che era a lui che avrebbe dovuto rivolgersi nel caso in cui avesse avuto bisogno di soldi o di altri aiuti. Perché schedare i compagni del collettivo? Perché consegnare le schede biografiche dei militanti proprio a Dotti, che tra l’altro non apparteneva al CPM?

La Camera dei Deputati

Particolare è anche la biografia di Duccio Berio, il braccio destro di Simioni. Figlio di un medico milanese, è legato sentimentalmente a Silvia Malagugini, figlia di Alberto (foto sopra), importante dirigente nazionale del Pci che dirigeva la delicatissima sezione “problemi dello Stato” del partito. Dal 1972 è probabilmente un agente o un informatore del Servizio Informazioni Difesa (il servizio segreto italiano dal 1966). Suo padre è probabilmente un collaboratore dei servizi segreti israeliani. Quest’ultima ipotesi è stata smentita dal figlio Duccio dinanzi alla Commissione parlamentare che indaga sul sequestro Moro, dove ha tuttavia riferito che suo padre era stato piuttosto un massone di 33° grado. Ma un’ultima stranezza, prima che il trio lasci l’Italia, avviene dopo il rapimento di Ettore Amerio, il direttore del personale Fiat auto (il sequestro è avvenuto il 10/12/1973 e dura fino al 18 dicembre). L’ex BR Franceschini ricorda che dopo il sequestro, attraverso Pierino Morlacchi (foto sotto con la moglie Heidi Ruth Peusch), il Partito Comunista ci consigliò di consegnarci ai magistrati, prima di una grande retata. I brigatisti rifiutano, mentre quelli del Superclan vanno dal magistrato e poi si trasferiscono in Francia. Il 21/10/1976 il trio Simioni-Berio-Mulinaris fonda in rue Lucienne 10 una scuola di lingue che si chiama Agorà. Ufficialmente, la fondatrice e presidente è Giulia Archer, convivente di Corrado Simioni. In realtà i veri promotori sono, oltre a Simioni, Mulinaris e Berio, anche Innocente Salvoni e sua moglie Francoise Marie Tuscher, quest’ultima nipote del famoso Abbé Pierre. Meno di due mesi dopo, il 15 dicembre, Giulia Archer si dimette da presidente e al suo posto subentra la Tuscher. Il 24/8/1977 l’associazione cambia nome in Hyperion. Questo è dovuto all’esistenza di un’altra società con stesso nome e funzione omologa.

La scuola Hyperion, attraverso i suoi maggiori referenti (il trio Simioni-Berio-Mulinaris), entra prepotentemente in molte vicende oscure italiane e internazionali. Infatti, Hyperion si intreccia in alcuni filoni di indagini su un traffico d’armi tra le Brigate Rosse e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e, soprattutto, molte convergenze avvicinano la scuola francese al processo di destabilizzazione dell’Italia, compresso il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. L’Hyperion è uno dei grandi dilemmi con cui la “Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l’assassino di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia” si è misurata senza giungere a risultati esaurienti. Di sicuro Hyperion ha un potente “protettore”, il famoso Abbé Pierre, ossia Henri Antoine Grouès, presbitero cattolico francese, partigiano, politico e fondatore dei Compagnons d’Emmaüs (organizzazione assistenziale dei poveri e dei rifugiati), zio di Francoise Marie Tuscher, a sua volta moglie di Innocente Salvoni. Proprio l’Abbé Pierre si prodigherà per scagionare il suo nipote acquisito dall’accusa di aver partecipato all’eccidio di via Fani. Infatti, il giorno stesso del rapimento di Moro, il Viminale diramò una ventina di fotografie di presunti brigatisti che potevano aver preso parte a raid di via Fani. Tra questi c’era la foto di Innocente Salvoni, riconosciuto da due testimoni che lo avevano visto quella mattina col brigatista Franco Bonisoli. Per una strana coincidenza, la foto segnaletica di Salvoni fu tolta proprio dopo l’intervento a Roma dell’ambiguo cattolico Abbé Pierre. Ma non è finito qua il potere di Abbé Pierre: quando Corrado Simioni, Duccio Berio e Vanni Mulinaris, dopo le rivelazioni di due pentiti (Michele Galati e Antonio Savasta), furono inquisiti per un traffico di armi, l’Abbé Pierre si precipitò in Italia per perorare la causa dei suoi protetti, a suo dire perseguitati da “una centrale di Destra”. Fatto sta che il trio fu prosciolto dall’accusa di terrorismo e traffico d’armi. Oltre alla benedizione dello zio della Tuscher, Hyperion poteva vantare la “protezione” del padre domenicano Félix Andrew Morlion (foto sotto), fondatore del servizio segreto vaticano Pro Deo e persona molto vicina alla CIA.

Dopo l'agente infiltrato dello Spirito Santo ho provato nostalgia per i tempi di Padre Felix Morlion e dell'Università Pro Deo | Leo Rugens - Sconfinamenti

A queste “strane protezioni”, nella storia di Hyperion si vanno ad accumulare anche ambiguità e particolarità collegate alle vicende italiane del periodo della cosiddetta “strategia della tensione”. Hyperion ha 3 sedi: a Parigi, Londra e Bruxelles. Ognuna di queste poteva essere sia un buon osservatorio politico sia un occulto collegamento con qualche servizio segreto. Quello che più attira l’attenzione degli inquirenti italiani, è invece una villa a Rouen, nel Nord della Francia. Si scopre che la struttura è protetta da un triplice anello di sensori, che di fatto rende difficile qualsiasi avvicinamento in incognito e qualunque intercettazione ambientale. Ora, a parte il fatto che un simile dispositivo di sicurezza poteva essere nella disponibilità di poche potenze straniere, perché dare una iperprotezione a una villa che ufficialmente serviva solo come luogo di riposo?

Hyperion − archivio900.it

Quello che più spaventa sono le troppe coincidenze che legano l’Hyperion (foto sopra) al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro. Innanzitutto è verificata anche la frequentazione dei leader delle BR, Mario Moretti prima e Giovanni Senzani poi, con l’Hypérion. Poi c’è l’apertura di 3 sedi in Italia, tra il giugno 1977 e il giugno ‘78, proprio nel lasso di tempo che comprende la fase conclusiva della preparazione del rapimento di Moro e tutti i 55 giorni in cui lo statista è tenuto in ostaggio. Gli uffici saranno chiusi appena dopo la conclusione del sequestro del leader della DC. La sede di Milano è in via F. Albani 33, ha come referenti Dimma Vezzani e suo marito Giuseppe Sacchi, quest’ultimo presente al convegno di Chiavari del 1969. Oltre la sede di Milano, Hyperion apre due succursali a Roma: una in viale Angelico e l’altra in via Nicotera. La sede di via Nicotera, che ha come referente Carlo Fortunato, in contatto con la CIA, si trova nello stesso edificio dove sono domiciliate alcune società di copertura del Sismi. Nell’ufficio di viale Angelico collabora Luigi Perini, militante del PCI, che afferma la presenza di Berio e Simioni durante i giorni del rapimento Moro nella sede romana (presenza ovviamente smentita dai due). Quando Perini lascia l’Hyperion romana, prende in affitto un locale in via Pio Foà per condurre un’attività in proprio. La stranezza è che in questo locale era stata allestita la tipografia delle Br che stampò i comunicati del sequestro Moro. Durante il caso Moro, Hyperion è collegata a un altro ‘istituto di lingue’ francese che ha sede in piazza Campitelli, ossia a 150 metri da via Caetani, strada dove è ritrovato il cadavere di Moro.

La borsa del presidente - Futura Editrice

Nel 1997 Alberto Franceschini scrive un romanzo (foto sopra) che ha nomi di fantasia, c’è un intreccio indicibile di relazioni pericolose riguardanti il sequestro del signor M. Ad esempio, compare un personaggio che arriva dalla Francia per interrogare il rapito, poiché insoddisfatto di farlo tramite altri. Questo personaggio, guarda caso, ha lo stesso profilo di Simioni. Quando il 4/4/1981 viene arrestato il leader brigatista Moretti, il suo posto è preso da Giovanni Senzani, un’altra figura ambigua nel panorama eversivo italiano di quegli anni. Senzani è strettamente in contatto con Luciano Bellucci, agente del Sismi, e con Francesco Pazienza, anche lui agente del Sismi (Pazienza è il mediatore con le BR nel sequestro dell’assessore campano Ciro Cirillo). La storia di Hyperion è dunque disseminata da ambigui personaggi e strane coincidenze che riportano alla strategia della tensione Atlantica anticomunista, realizzata in Italia.

Mara Renato e io - storia dei fondatori delle B.R. : [ALBERTO FRANCESCHINI - PIER VITTORIO BUFFA - FRANCO GIUSTOLISI], G. Mondadori: Amazon.it: Libri

Come Mafia e Stati Uniti CONTROLLANO l’Italia dal 1943https://www.youtube.com/watch?v=SpS5qeal8Xo

Alberto Franceschini e la verità accettabile su Aldo Morohttps://www.youtube.com/watch?v=q6Y_qiKgTVg&t=1410s

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Se la democrazia potesse essere altro

che un mezzo di ingannare il popolo,

la borghesia, minacciata nei suoi interessi,

si preparerebbe alla rivolta e si servirebbe

di tutta la forza e tutta l’influenza che

le sono date dal possesso della ricchezza,

per ricordare al governo la sua funzione

di semplice gendarme al suo servizio.

Errico Malatesta

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Né col potere militare della NATO, né col potere militare della Russia!

Basta armi, basta guerre!

Anarchia: l’unica via!

Solidarietà alle Anarchiche e agli Anarchici ingiustamente incarcerati.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Dalle dichiarazioni dell’ex Br Azzolini: ‘Ero a Cascina Spiotta e la Cagol si era arresa’. (parte 1)

In questi giorni i mass media scrivono le dichiarazioni dell’ex Br Azzolini: “Ero a Cascina Spiotta e la Cagol si era arresa!”.

Cascina Spiotta, dopo 50 anni la giustizia si sveglia: Curcio e Moretti a processo

Nell’aula della Corte d’assise di Alessandria cala un silenzio di gelo. Lauro Azzolini (foto sopra), dopo 50 anni, all’età di 82 anni, ha deciso di raccontare e cercare di mettere assieme le tessere mancanti del puzzle occulto e insanguinato di quegli ‘anni di piombo’: è lui ‘mister X’, il militante sconosciuto che il 5 giugno 1975, dopo uno scontro a fuoco coi cc, riuscì a far perdere le proprie tracce. Azzolini (foto sotto), interviene a sorpresa nel processo in cui è imputato insieme a Renato Curcio e Mario Moretti, capi storici dell’organizzazione delle Brigate rosse. Dichiara: “va bene, c’ero quel giorno”. I carabinieri erano intervenuti alla Spiotta (foto sopra), per liberare l’imprenditore vinicolo Vittorio Vallarino Gancia, rapito dalle Br 24 ore prima. Poi l’ex Br, parla della seconda persona rimasta sul terreno, la militante Mara Cagol. “L’ultima immagine che ne ho e che non dimenticherò mai è di lei ancora viva con entrambe le braccia alzate, disarmata, che urlava ai carabinieri di non sparare!”.  Invece l’hanno uccisa senza pietà. Simioni dalla Francia voleva Mara Morta perché conosceva il motivo per cui le Br si erano divise! Prosegue Azzolini: “Quando seppi che era morta il dolore mi trafisse come una lama”.

L'ex brigatista Lauro Azzolini ammette: “C'ero io quel giorno alla Cascina  Spiotta. Ci eravamo arresi, Mara Cagol implorava di non sparare...”

Per mezzo secolo l’identità del brigatista fuggitivo è rimasta un mistero. Il difensore di Azzolini, Davide Steccanella, con spirito combattivo: “Delle sei persone presenti alla Spiotta l’unica che a distanza di mezzo secolo è ancora fra noi, e che può riferire qualcosa, è l’ottantenne Azzolini. Eppure l’accusa ha citato più di cento testimoni!!” Ecco perché tornare su un fatto di 48 anni fa su cui la Procura di Torino (insieme alla Dna), ha riaperto un fascicolo nel 2022. Il fatto è la sparatoria alla Cascina Spiotta (foto sopra) del 5 giugno 1975, una strage dopo uno scontro tra militari e brigatisti rossi nel covo del sequestro dell’industriale Vallarino Gancia, avvenuto il giorno prima. Il 5/6/’75 ad Arzello, nell’Alessandrino, rimangono uccisi lo sbirro Giovanni D’Alfonso, e Margherita Cagol detta Mara (foto sotto con Azzolini), che aveva già preso parte al sequestro del giudice Mario Sossi e all’assalto al carcere di Casale Monferrato, da cui venne fatto evadere Renato Curcio, suo marito.

Cascina Spiotta, la svolta: indagato ex Br reggiano Azzolini. Era lui con  Mara Cagol | 24Emilia

Nella ricostruzione di quel che accadde, potrebbero essere di aiuto alcuni documenti dei Servizi, Sid e Sisde, che però  sono stati occultati dagli stessi sbirri. I giornalisti Folegnani e Lupacchini ne condividono uno, mai entrato nel caso della Spiotta, datato proprio 5 giugno ‘75. Si tratta di un appunto sequestrato 5 anni dopo all’allora capo del controspionaggio Gianadelio Maletti. Tra le tante cose, l’ufficiale fa riferimento a una fonte dell’estremismo di destra (Casalini, ovvero la fonte Turco) a proposito della strage di Piazza Fontana (Milano, 12/12/1969). Ma in quell’appunto, c’è un’aggiunta: una riga, stretta tra due note, come notizia da lui avuta in quel momento oppure ricordata all’improvviso, e sottolineata a lato da una riflessione politica. Lì, Maletti appunta che il blitz alla Cascina Spiotta era stato anticipato dall’autorità giudiziaria. L’ex caporeparto del Sid dunque, aveva sentito la necessità di evidenziare che il Nucleo dei cc guidato da Carlo Alberto Dalla Chiesa, era intervenuto anticipando i Servizi i quali, evidentemente erano pronti a intervenire.  Al convegno di Chiavari (1 – 5 novembre 1969) nella sala Marchesani, adiacente alla pensione “Stella Maris”, insieme a circa 70 persone, tra cui componenti del collettivo (quali Renato Curcio, Margherita Cagol, Giorgio Semeria, e Vanni Mulinaris) ed elementi cattolici del dissenso, parteciparono al convegno. Un gruppo di partecipanti guidati da Curcio dichiarò la propria adesione ad una visione di lotta armata ed il successivo passaggio alla clandestinità. La data di questo convegno viene da taluni considerata come la data di nascita delle Brigate Rosse; altri uomini decidono invece di allontanarsi ritenendo inadeguata la struttura e la strategia adottata dalle nascenti BR. Tra questi l’ambiguo professor Corrado Simioni, Vanni Mulinaris, Duccio Berio, Mario Moretti, Prospero Gallinari e Innocente Salvoni, la cui moglie, Françoise Tuscher, era segretaria dell’Hyperion (stanza di compensazione dei servizi segreti della Nato anticomunista), nonché nipote dell’Abbé Pierre (esponente cattolico della resistenza francese). Sono loro gli uomini che decidono di fondare il Superclan, una nuova struttura super clandestina, con la volontà di egemonizzare e coordinare le varie organizzazioni terroristiche su scala internazionale.                                          

Puntata del 29/08/2024

Alberto Franceschini invece, dichiara che la formazione di lotta armata sia nata col convegno di Pecorile (Reggio Emilia) nell’agosto 1970. Il cattolico ambiguo Corrado Simioni, è sospettato di aver organizzato, senza prendervi parte, l’attentato contro l’ambasciata americana ad Atene del 2 settembre 1970 durante la ‘dittatura dei colonnelli’. Quel fatto, in cui morirono i due attentatori, (ufficialmente) per un loro errore, avrebbe segnato una forte rottura fra Simioni e Curcio, quando quest’ultimo venne a sapere che era stato precedentemente proposto a sua moglie Margherita Cagol di mettere in atto quello stesso attentato.

HYPERION E I MISTERI ITALIANI DELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE |

Ricordiamo ancora una volta e puntualizziamo che nel 1976, il professor Corrado Simioni (nella foto con l’abbé Pierre e papa Giovanni Paolo II), si trasferì in Francia e fondò a Parigi, assieme a Duccio Berio, Vanni Mulinaris e gli altri ambigui doppiogiochisti, la scuola di lingue Hyperion, la quale secondo alcuni ebbe la funzione di una vera centrale internazionale del terrorismo e dei servizi segreti. A Parigi Simioni si inserì nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli ambienti cattolici progressisti e divenendo vicepresidente della Fondazione Abbé Pierre. Per il suo impegno a favore dei senzatetto in questa associazione, nel 2001 venne insignito del titolo di Cavaliere della Rep. francese (massone…).

Nell’aprile 1980 Bettino Craxi, alludendo alla esistenza di un “grande vecchio” delle Br (l’eminenza grigia ipotizzata da alcuni che dall’estero avrebbe guidato, come un burattinaio, molte delle azioni terroristiche sul suolo italiano), dichiarò che costui poteva essere cercato «tra quei personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi e poi sono scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato». Frase che venne da molti ritenuto indicasse come “grande vecchio” proprio Corrado Simioni. L’organizzazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua, accusa Simioni di essere un confidente della polizia e in contatto coi servizi segreti.

Nel novembre 1969 i fondatori delle Brigate Rosse, nei locali della Curia Vescovile di Maria Vittoria Cascino e Lorenzo Podestà, organizzarono un convegno di 4 giorni all’albergo Stella Maris, che i ‘cattolici del dissenso’ chiesero nel novembre 1969 alla Curia per radunarsi, dibattere e fare strategia. Ma cos’hanno a che spartire i «cattolici del dissenso» coi futuri brigatisti? A sviscerare la vecchia ma ancora scottante questione ci pensano: l’avvocato Massimo Mallucci, testimone di quegli anni, il giornalista Paolo Cavallo e Massimiliano Lussana, direttore dell’edizione regionale de il Giornale. Mallucci schizza il clima di quegli anni e la deriva del mondo cattolico; elenca le «eresie» di ‘Comunione e liberazione’ e stringe su quella matrice comune che vide crescere il dissenso su due poi differenti sponde. Con Cavallo a smentire quanto afferma Mallucci su Cl e a sottolineare: «Il libro rappresenta con i pochi documenti ufficiali una realtà più complessa e una presenza cattolica molto tormentata». Ma dopo quarant’anni, proprio a poche centinaia di metri dallo Stella Maris e da Casa Marchesani, in quella Chiavari borghesissima, la Società Economica ha ospitato la presentazione del libro ambiguo  “Dalla croce alla stella”; don Pino De Bernardis, chiamato in causa nel libro e membro nazionale di Cl, è il grande assente. Chiavari preferisce ancora non fare i conti con quella frazione di storia. L’appartamento utilizzato da Moretti per la base-covo,  aveva uno stranissimo contratto d’affitto stipulato nel 1975 dai proprietari dell’immobile, i coniugi Giancarlo Ferrero e Luciana Bozzi, con l’inquilino “Mario Borghi” alias Mario Moretti. L’ingegner Ferrero negli anni successivi al 1978 era un facoltoso e potente manager di informatica e telecomunicazioni, con incarichi richiedenti il Nos, Nulla osta di sicurezza, la speciale autorizzazione (rilasciata dalle autorità Nato, previo parere favorevole dei servizi segreti italiani), che permette di svolgere attività nei settori strategici per la sicurezza nazionale e atlantica). Oggi l’ingegner Giancarlo Ferrero siede nel consiglio di amministrazione della Omnitel Pronto Italia, a fianco del presidente della Telecom Roberto Colaninno. Dal 1° gennaio 1999 è anche amministratore delegato della Bell Atlantic International Italia srl, filiale italiana della grande multinazionale americana di servizi e prodotti nel settore delle telecomunicazioni – servizi e prodotti che riguardano anche il settore degli armamenti Nato e la stessa sicurezza nazionale.

Interventi di Federigo Mannucci Benincasa | Radio Radicale

A Firenze, in un monolocale di via Sant’Agostino 3, vennero casualmente trovate armi da guerra e munizioni: il defunto padre del proprietario dell’immobile, il marchese Alessandro Pianetti Lotteringhi della Stufa, molti anni prima aveva messo quel monolocale a disposizione di Federigo Mannucci Benincasa (foto sopra), capo centro di Firenze del Sismi negli anni dal 1971 al 1991. Dal processo (sentenza del Tribunale di Firenze del 23/4/1997), è poi emerso che il centro Sismi di Firenze stabilì un collegamento con una fonte informativa brigatista nel periodo in cui le Br preparavano il sequestro Moro; che quel contatto fu attivo durante tutto il periodo del sequestro, mentre a Firenze era riunito in permanenza il Comitato esecutivo Br che dirigeva l’operazione; e che quel contatto si interruppe solo nel 1982. L’identità del brigatista informatore del Sismi non è mai stata resa nota, ma Sergio Flamigni ipotizza che potrebbe trattarsi del Brigatista criminologo Giovanni Senzani, il quale abitava in Borgo Ognissanti, a due passi dal monolocale di via Sant’Agostino usato da Federigo Mannucci Benincasa (foto sotto), capo centro di Firenze del Sismi. Il prefetto Parisi risulta avere acquistato, con atto notarile del 10/9/1979, un appartamento al civico 75 di via Gradoli e, successivamente, sempre al civico 75, altri due appartamenti e un box.

Mostro di Firenze – Monster of Florence - Federigo Mannucci Benincasa

L’appunto del prefetto Stelo precisa inoltre che «la società Fidrev, azionista di maggioranza dell’immobiliare Gradoli, risulta aver svolto assistenza tecnico-amministrativa per la Gus e la Gattel [società di copertura del Sisde], dalla loro costituzione fino al 14/10/1988. In pari data, per incarico dell’amministratore pro tempore delle due società, Maurizio Broccoletti, subentrò in tale consulenza il ragionier Gianfranco Bonori, già sindaco supplente dell’immobiliare Gradoli. Tale attività di consulenza è cessata il 27/7/1994». Presidente del collegio sindacale dell’immobiliare Savellia srl, era il commercialista Giovanni Colmo. Questi, tempo dopo il delitto Moro, diventerà segretario (e suo figlio Andrea, membro del collegio sindacale della Savellia, ne diventerà amministratore unico) della immobiliare Palestrina III srl, una società di copertura del Sisde. Il 14/12/1990 l’assemblea della Palestrina III srl nominerà segretario Giovanni Colmo e amministratore unico il fiduciario del Sisde Mario Ranucci (stretto collaboratore di Maurizio Broccoletti). Il legame fiduciario di Mario Ranucci col Sisde è certo e collaudato nel tempo: una sua ditta di pulizie, C.R. Servizi srl, ha avuto l’appalto delle pulizie negli appartamenti dell’allora capo di stato Oscar Luigi Scalfaro, negli uffici del Sisde, negli uffici del capo della polizia Vincenzo Parisi, e in quelli di molti altri alti funzionari del Viminale. Per anni strettissimo collaboratore di Maurizio Broccoletti, nel processo per i “fondi riservati” del Sisde, Ranucci ha confermato di essere stato fiduciario-prestanome per alcune società di copertura del Servizio su mandato del Broccoletti. In via Gradoli 96, l’appartamento attiguo al covo brigatista era abitato dalla studentessa universitaria di origine egiziana Lucia Mokbel, un’informatrice della polizia, e dal suo convivente Gianni Diana. L’appartamento abitato dai due era di proprietà della società Monte Valle Verde srl, che glielo aveva ceduto in uso. Il Diana lavorava nello studio del commercialista Galileo Bianchi, il quale  (tre giorni dopo la “scoperta” del covo Br, il 21/4/1978), venne nominato amministratore unico della Monte Valle Verde srl in sostituzione del dimissionario Aldo Bottai. Bottai era il socio fondatore della Nagrafin spa, e la Nagrafin poi darà vita alla Capture Immobiliare srl, una società di copertura del Sisde.

21) PL attacca le Murate. Le Br: colpire al cuore lo Stato - Racconti di  libri

Sergio Flamigni ricostruisce anche la vicenda di Elfino Mortati (foto sopra), latitante a Roma dopo l’omicidio del notaio Gianfranco Spighi (avvenuto a Prato il 10/2/’78), arrestato a Pavia ai primi di luglio del 1978, poche settimane dopo l’uccisione di Moro. Interrogato dal magistrato, Mortati dichiarò di essere stato in contatto con elementi legati alle Br durante il sequestro Moro. Nel corso della latitanza romana (dal febbraio ai primi di giugno 1978), Mortati aveva abitato in un appartamento di via dei Bresciani, e aveva pernottato diverse volte in altri due appartamenti “coperti”, situati nella zona del Ghetto, ospite delle Br. Ricorda il giudice istruttore Ferdinando Imposimato: «Io e il collega Priore caricammo Mortati su un pulmino dei carabinieri e girammo in lungo e in largo, anche a piedi, per il Ghetto, ma senza alcun risultato. Pochi giorni dopo il mistero si infittì quando mi vidi recapitare in ufficio una foto scattata quella sera, e nella foto c’eravamo io, Priore e Mortati»; la foto ritraeva i tre mentre erano in via dei Funari-angolo via Caetani. Quella foto venne scattata da un osservatorio dei servizi segreti italiani. Di quell’intimidazione non venne informata la Commissione d’inchiesta sul caso Moro, né le foto risultano agli atti del processo Moro trasmessi alla Commissione. Dalle dichiarazioni di Mortati, dagli accertamenti svolti dai vigili urbani, dalle notizie delle fonti confidenziali trasmesse, gli inquirenti arrivarono a individuare un covo brigatista situato nel Ghetto ebraico di Roma durante il sequestro Moro (in via Sant’Elena n° 8, interno 9). Ma a quel punto tutto si fermò: una speciale immunità protesse le Br anche nel Ghetto ebraico?

Le rivelazioni sono sconvolgenti. Steve Pieczenick (a sinistra nella foto con Moro), psichiatra esperto di antiterrorismo, avrebbe avuto un ruolo ben più fondamentale in quei giorni. E che ruolo… «Ho manipolato le Br», dice. E l’effetto finale di questa manipolazione fu l’omicidio Moro. Il ‘negoziatore’ Pieczenick arriva a Roma nel marzo 1978 su mandato dell’amministrazione Carter per dare una mano a Francesco Cossiga. E’ convinto che l’obiettivo sia quello di salvare la vita allo statista. Ben presto si rende conto che la situazione è molto diversa da quanto si pensi a Washington e che l’Italia è un paese in bilico, a un passo dalla crisi di nervi e dalla destabilizzazione finale. Da come maltratta l’ambasciatore e il capostazione della Cia si capisce che Pieczenick è molto più di un consulente. E’ un proconsole inviato alla periferia dell’impero. «Il capo della sezione locale della Cia non aveva nessuna informazione supplementare da fornirmi: nessun dossier, nessuno studio o indagine delle Br.(…). Era incredibile, l’agenzia si era completamente addormentata. Il colmo era il nostro ambasciatore a Roma, Richard Gardner che doveva la sua nomina ad appoggi politici». Nella sua stanza all’hotel Excelsior, e in una saletta del ministero dell’Interno, Pieczenick comincia lo studio dell’avversario. Scopre che invece sono i terroristi a studiare lui. «Secondo le fonti di polizia dell’epoca, ventiquattr’ore dopo il mio arrivo mi avevano già inserito nella lista degli obiettivi da colpire. Fu allora che capii qual era la forza delle Brigate Rosse. Avevano degli alleati all’interno della macchina dello Stato». Una sgradevole verità gli viene spiegata in Vaticano. «Alcuni figli di alti funzionari politici italiani erano in realtà simpatizzanti delle Brigate Rosse o almeno gravitavano nell’area dell’estrema sinistra rivoluzionaria. Ma la strategia di Pieczenick diventa presto qualcosa di più. E’ il tentativo di portare per mano i brigatisti all’esito che vuole lui. «Lasciavo che credessero che un’apertura era possibile e alimentavo in loro la speranza, sempre più forte, che lo Stato, pur mantenendo una posizione di apparente fermezza, avrebbe comunque negoziato». Alla quarta settimana di sequestro però, tutto cambia. Il 18 aprile, viene diramato il falso comunicato del lago della Duchessa. Secondo Pieczenick è un tranello elaborato dai servizi segreti italiani. «Non ho partecipato direttamente alla messa in atto di questa operazione che avevamo deciso nel comitato di crisi». Il falso comunicato serve a preparare l’opinione pubblica al peggio. Ma serve soprattutto a bloccare i brigatisti. Una mossa che mette nel conto l’omicidio di Moro. E dice Pieczenick: il governo italiano sapeva che cosa stava innescando.

Ma per capire meglio il problema guardatevi questa intervista di Alberto Franceschini: «Ci sentivamo controllati»https://www.youtube.com/watch?v=5gwKPXe1_WU&t=1157s

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Solidarietà al compagno Anarchico  Alfredo Cospito!!..La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

W l’Anarchia, viva la Libertà!

Questi sbirri infami hanno pianificato e attuato stragi e colpi di stato (la destra e la sinistra cattolica insieme ai servizi segreti) attraverso il Patto Atlantico, un piano militare anticomunista, e non hanno pagato niente! Sono rimasti impuniti, mentre il compagno Cospito, che non ha ucciso nessuno, è ancora in galera, nonostante avesse fatto solo un’azione diretta per puntualizzare e far capire il problema del nucleare (vogliono rifilarcelo contro il nostro volere di nuovo!). Alfredo ricorda che l’Italia aveva deciso per il NO al Nucleare!! Lo sfruttamento dell’energia nucleare in Italia ha avuto luogo tra il 1963 e il ‘90. Dopo tale anno, le centrali nucleari italiane risultavano tutte chiuse, o per raggiunti limiti d’età o alla luce del risultato del referendum del 1987. Ancora oggi il problema dello smaltimento delle scorie radioattive prodotte da quelle centrali, non è stato affatto risolto, eppure ci vogliono imporre l’energia nucleare come energia pulita!!!

Solidarietà al compagno Anarchico Cospito!! Fuori Alfredo dalla galera e dentro gli sbirri infami e i nostri politici cattofascisti e cattocomunisti, stragisti e anticostituzionali!!

Basta guerre e potere della Nato e della Russia!!

Basta sbirri! Basta massomafia!

Basta P2! Nè servi, nè padroni! W l’Anarchia.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

 

cattofascisti anticostituzionali, difesi dagli sbirri P2isti, vogliono prendersi il potere statale economico e militare

Bologna, manifestazione antifascista contro Forza Nuova: il corteo - la Repubblica

Allarme a tutti gli Anarchici: cattofascisti anticostituzionali, difesi dagli sbirri P2isti, vogliono prendersi il potere statale economico e militare.

E gli sbirri, naturalmente non li fermano!! se eravamo noi Anarchici che manifestavamo, ci assalivano subito, col loro esercito infame mafioso e corrotto.

Manifestazioni a Bologna, scontri tra antifascisti e polizia. Tre agenti feriti | VIDEO

I cattofascisti integralisti, partigiani bianchi traditori della Costituzione, si stanno allargando col consenso degli sbirri, in una città storicamente antifascista come Bologna!

Ma per capire meglio il problema e il potere militare ed economico dei cattofascisti anticostituzionali, vi consigliamo di guardare questo video:

 Bologna: la “passeggiata” dei patrioti – Lo stato delle cose 20/01/2025https://www.youtube.com/watch?v=vynPKlHDklc

 Sempre contro il potere cattofascista: Anarchia l’unica via!

Ma per capire meglio gli abusi di potere degli sbirri, vi consigliamo di guardare questi video:

G8 di GENOVA – Il racconto di un massacro (Parte 1)https://www.youtube.com/watch?v=h5nse3DyfnM&t=3s

G8 di GENOVA – Il racconto di un massacro (Parte 2)https://www.youtube.com/watch?v=eFQoluJt32M&t=771s

IL LATO OSCURO DEGLI ANNI ’80: la sconvolgente verità sull’EROINAhttps://www.youtube.com/watch?v=vKEMmcuh0xA

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Ricordiamoci che nel 2023 sono stati indagati altri 5 carabinieri (proprio quelli che ci controllano…) per spaccio all’interno della caserma dei carabinieri di Piacenza.  La Procura di Piacenza ha notificato l’atto di chiusura delle indagini per il nuovo filone dell’inchiesta a 24 persone: ci sono carabinieri già finiti nella prima indagine e altri 5 militari.

Piacenza, quaranta arresti fotocopia. I superiori intuirono ma preferirono ignorare - la Repubblica

Ricordiamo a tutti i compagni che la caserma Levante di Piacenza, nel luglio del 2020 venne chiusa dopo che emersero diversi reati commessi dagli sbirri. Gli indagati nel primo filone d’inchiesta devono rispondere di traffico e spaccio di stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico. L’indagine, che fece luce su mesi di illegalità, riguardava in totale 23 persone e l’intera caserma fu messa sotto sequestro, per la prima volta in Italia. Nell’ambito del processo di secondo grado sono stati già condannati Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Giacomo Falanga, Marco Orlando e Daniele Spagnolo.

Sono stati coinvolti anche dei civili, quasi tutti per spaccio. Le nuove accuse, a vario titolo, vanno dall’omessa denuncia di reato, peculato, falsità materiale in atto pubblico, alla violata consegna, rifiuto o omissione di atti d’ufficio per mancate segnalazioni di assuntori di droga alla Prefettura, falso in atto pubblico in memoriali di servizio e detenzione abusiva di armi. E ancora: arresto illegale, rivelazione di atti d’ufficio, violenza privata, perquisizione arbitraria.

Caserma Levante: per il Nuovo sindacato carabinieri la Procura di Piacenza non si fida dell'Arma - Il Mio Giornale

Nell’inchiesta bis sui fatti commessi nella caserma Levante dei carabinieri di Piacenza, ci sono alcuni nuovi episodi di violenza in servizio. Come quello contestato a Giuseppe Montella, Giacomo Falanga, Angelo Esposito e Salvatore Cappellano che l’8 aprile 2020, avrebbero avvicinato un presunto acquirente di stupefacenti, uno straniero, lo avrebbero minacciato dicendogli che se non avesse consegnato la droga lo avrebbero picchiato, mandato in ospedale e rovinato. Poi lo hanno perquisito arbitrariamente, senza alcun esito e senza fare menzione a quanto avvenuto negli atti. Gli avrebbero quindi preso il cellulare e il portafogli e lo avrebbero picchiato e allontanato in malo modo, dicendogli che per riavere gli oggetti doveva andare in caserma nei giorni successivi. Ci sono poi diverse contestazioni supplementari legate a reati già segnalati nella prima fase, una serie di falsi e omissioni di atti di ufficio, detenzione illecita di armi e munizioni. E alcuni casi di peculato: in particolare dalle indagini della Procura di Piacenza è emerso come Montella e Cappellano abbiano utilizzato una macchina coi colori dell’arma per commissioni personali, per esempio acquisto di generi alimentari.

Piacenza, carabinieri arrestati: l’audio che svela torture e violenzehttps://www.youtube.com/watch?v=siAbGWYS5bA

Piacenza, condannati i 5 carabinieri della caserma Levantehttps://www.youtube.com/watch?v=-SZMGC4sKXg

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Solidarietà a tutti gli Anarchici e Anarchiche condannati per ingiustizia sociale!!

Fuori il compagno Anarchico Cospito imprigionato ingiustamente dentro al 41 Bis,  paragonandolo alla mafia massonica!! (aumm aumm: patto stato mafia).

Documenti ESCLUSIVI – Trattativa STATO MAFIA – Reporthttps://www.youtube.com/watch?v=8rBaLaaBjaw

Come il Vaticano riciclava i soldi di Cosa Nostra e della P2https://www.youtube.com/watch?v=bQ3VEguTQSE&t=933s

I SOLDI Del VATICANO: Lo IORhttps://www.youtube.com/watch?v=BaN88kd6Ht8&t=981s

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La polizia non è molto interessata alla logica

o alla giustizia. Essa cerca solo un bersaglio,

per mascherare la sua assoluta ignoranza dei motivi

e della psicologia di un atto politico

Emma Goldman

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Il sistema perverso degli sbirri della Uno Bianca si evidenzia soprattutto nel 1994

26 giugno 1993 Arrestato Maurizio Broccoletti, amministratore del Sisde

 Il 6 Gennaio (1994) – Maurizio Broccoletti (a sinistra nella foto), viene estradato in Italia, per le accuse sui fondi riservati del SISDE, dopo essere stato arrestato all’inizio di Dicembre ’93 a Montecarlo. All’arrivo in Italia consegna 3 bobine con le registrazioni di alcune conversazioni tra gli inquisiti, prima del loro secondo arresto. Nelle conversazioni, gli ex funzionari del SISDE, fanno riferimento ad una versione di comodo.  

   Stato-mafia, Mancino rifiuta l'interrogatorio. "Con la trattativa non c'entro"                                                                          

21 Gennaio – Il ministro dell’interno Nicola Mancino (foto sopra), viene iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui fondi neri del SISDE,  per favoreggiamento, in seguito alle dichiarazioni di Maurizio Broccoletti. Rassegna le dimissioni da ministro che vengono respinte da Ciampi.                                                              

22 Gennaio – Sventato a Trapani, grazie a una serie di intercettazioni, un attentato al giudice Luca Pistorelli, titolare di inchieste su mafia e massoneria, servizi deviati e Gladio.

  178] Silvio Berlusconi parla della sua adesione alla Loggia P2                                                 

26 Gennaio – Silvio Berlusconi (tessera P2 n. 1816) decide di fondare un suo partito politico: Forza Italia. Ci lavorava da almeno 6 mesi. Mette insieme ex socialisti craxiani, ex democristiani, liberali, imprenditori e professionisti sempre vicini alle stesse aree politiche. Il programma elettorale del movimento ricalca, in parecchi punti, il «Piano di rinascita democratica» di Licio Gelli e della loggia massonica segreta P2.                        

31 Gennaio – Il Tribunale della Libertà ha ritenuto illegittimo il sequestro di 16 miliardi e 400 milioni a Licio Gelli e ha disposto la restituzione di tutti i titoli e certificati di deposito.                                                                        

1 Febbraio – Al Tribunale dei ministri, Malpica sostiene il confronto con coloro che ha accusato, nel corso dell’inchiesta sui fondi riservati del SISDE, da Parisi a Mancino a Finocchiaro. Il comitato parlamentare sui servizi censura la condotta di Mancino, Malpica e Finocchiaro. I 7 imputati, ex funzionari del SISDE vengono rinviati a giudizio.                                                                               

3 Febbraio – Chiesto dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo il rinvio a giudizio del funzionario del SISDE, Bruno Contrada (foto sotto) accusato di concorso in associazione mafiosa.                        Bruno Contrada: un torto che resterà insanabile                                           18 Febbraio – La Corte di Appello di Firenze assolve Massimo Abbatangelo, deputato del MSI, per la strage del rapido 904. In primo grado era stato condannato all’ergastolo. Viene invece condannato per detenzione e porto di esplosivo a 6 anni di reclusione, 4 milioni di multa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.                    

2 Marzo – Il boss di Cosa Nostra Francesco Marino Mannoia, interrogato negli USA, ribadisce le accuse contro Bruno Contrada che avrebbe protetto il boss Rosario Riccobono assassinato negli anni ’80. Riccobono avrebbe poi ricambiato i favori a Contrada facilitandogli gli arresti di personaggi minori.     

       Banda Uno Bianca, si riaprono le indagini                     

3 Marzo – Durante una rapina a Bologna, alla Banca Popolare di Imola, la banda della Uno bianca ferisce il cassiere Alessandro Santini.                                                                                                 

26 Marzo – Ricercati per la strage di Via dei Georgofili a Firenze i boss di Cosa Nostra  Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano. Sembra che Brusca si trovasse effettivamente a Firenze in quei giorni insieme ad altri corleonesi.                                                                              12 Aprile Si apre a Palermo il processo a Bruno Contrada, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.                                                                                                                            16 Aprile – La Corte di Assise di Roma pronuncia la sentenza al processo contro la loggia P2: Licio Gelli non era imputato in questo processo del reato di cospirazione mediante associazione perché la Svizzera, dove si rifugiò durante l’inchiesta, non accettò l’estradizione per questa imputazione, è invece condannato per millantato credito (per aver mostrato a Roberto Calvi dei documenti del procedimento penale contro il Banco Ambrosiano in modo da indurlo a credere che potesse influire sulla conduzione dell’inchiesta), calunnia (nei confronti dei magistrati milanesi Giuliano Turone, Guido Viola e Gherardo Colombo) e procacciamento di notizie segrete (relativamente ai fascicoli dei servizi segreti italiani ritrovati nella villa di Gelli a Montevideo e datigli dal gen. Allavena), a un totale di 17 anni di cui però 5 gli vengono condonati e i 5 relativi al procacciamento di notizie segrete non saranno applicati perché l’Uruguay, nel documento di estradizione, ha precluso l’espiazione della pena eventuale. Viene inoltre condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il gen. Gianadelio Maletti è condannato a 14 anni per sottrazione di documenti riguardanti le indagini e raccolti nel cosiddetto rapporto “M.Fo.Biali” riguardante traffici illeciti di petrolio, è invece assolto dal reato di cospirazione politica, 5 degli anni inflitti vengono condonati. Assolti anche Umberto Ortolani, Antonio La Bruna, Antonio Viezzer, Giuseppe Battista, Franco Picchiotti dal reato di cospirazione politica mediante associazione. Assolti anche dai reati contestatigli Raffaele Giudice, Pietro Musumeci, Luigi De Santis, Salvatore Bellassai. Una sentenza scandalosa soprattutto alla luce delle risultanze della Commissione parlamentare sulla P2, pubblicata 10 anni prima.                                                                          

Paolo Inzerilli, morto il generale ed ex capo dei servizi segreti militari che guidò Gladio: aveva 90 anni

21 Aprile – Il generale Inzerilli (foto sopra), ex comandante della VII divisione del SISMI e responsabile per circa 6 anni di Gladio, l’avv. Francesco Stoppani e l’ex ufficiale del SISMI Sergio Mura sono rinviati a giudizio da Francesco Monastero per cospirazione politica mediante accordo, attentato contro gli organi costituzionali, tentato sequestro di persona a scopo di terrorismo ed eversione, associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordinamento democratico. Le accuse si riferiscono ad attività compiute dal SISMI in Alto Adige fra il 1979 e il 1981.                   

26 Aprile – Si apre il processo contro gli ex funzionari del SISDE incriminati per lo scandalo dei fondi riservati. Gli imputati sono: Riccardo Malpica, Matilde Martucci, Maurizio Broccoletti, Gerardo Di Pasquale, Michele Finocchi, Antonio Galati e Rosa Sorrentino. Nel corso dell’inchiesta il PM Leonardo Frisani ha sequestrato sui conti dei 7 imputati 51 miliardi e 400 milioni.                                                                                                               

10 MaggioSilvio Berlusconi forma il nuovo governo di destra; ne fanno parte Forza Italia, la Lega Nord, l’Unione di Centro, Alleanza Nazionale-MSI, la Federazione Liberal-democratica, il CCD, Giuliano Ferrara e un uomo di Cossiga. Ben 5 sono i neofascisti diventati ministri (alla faccia della Costituzione antifascista…).     

       Generale Antonio Pappalardo | La Fede Quotidiana    

11 Maggio – La procura di Palmi fa arrestare, nell’ambito dell’indagine sui finanziamenti occulti e il traffico di voti della massoneria alla lista “Solidarietà Democratica ” del col. Antonio Pappalardo (foto sopra), poi confluita in Forza Italia, il principe Giovanni Alliata di Montereale, Cosmo Sallustio Salvemini, Alfredo Rasoli, il col. Benedetto Miseria per “…associazione a delinquere e associazione segreta per aver fatto parte di un gruppo massonico occulto con finalità di interferenza sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, di enti pubblici e di servizi pubblici per impedire ed ostacolare il libero esercizio del diritto di voto…”. Per la prima volta vengono utilizzati gli articoli 1 e 2 della legge sulla P2 del 1982.

13 Maggio – Berlusconi presenta i sottosegretari del suo governo. Tra di essi figurano: Franco Rocchetta della Lega, provienente da una militanza nell’estrema destra. Il 16/4/1968 insieme a Mario Merlino, Stefano delle Chiaie e molti altri protagonisti della strategia della tensione, viene invitato dai colonnelli in Grecia; Guido Lo Porto di AN che il 24 Ottobre 1969 all’età di 32 anni, insieme a 4 camerati tra cui Pierluigi Concutelli, viene fermato dai carabinieri attirati da una sparatoria, che nel bagagliaio della macchina trovano una quantità considerevole di armi da guerra; Ilario Floresta di Forza Italia, indagato per fatti di mafia e voto di scambio; Mario Borghezio della Lega, l’anno precedente ha preso una multa di 750.000 lire per aver picchiato un bambino marocchino, ha inoltre l’abitudine di partecipare alle commemorazioni della Repubblica di Salò; è stato anche arrestato per attività mafiosa nel 1979 e condannato in un altro processo per speculazione edilizia; Antonio Parlato di AN, uomo di Rauti, organizzatore all’inizio degli anni ’70 dei “Campi Hobbit”, campi paramilitari di fascisti in tutina mimetica. 

      La strage di Bologna spiegata a chi non c'era - La Stampa                               

16 Maggio – Al secondo appello per la strage di Bologna, viene emessa la sentenza che condanna all’ergastolo Francesca Mambro, Valerio Fioravanti (foto sopra) e Sergio Picciafuoco, 11 anni a Gilberto Cavallini, 10 anni a Licio Gelli e Francesco Pazienza, 8 anni e 5 mesi a Pietro Musumeci, 8 anni a Egidio Giuliani, 7 anni e 11 mesi a Giuseppe Belmonte. E’ la quinta sentenza emessa da un tribunale per la strage del 2 Agosto 1980. I carabinieri di Como arrestano il sostituto procuratore, Romano Dolce, titolare di un’inchiesta sul traffico internazionale di armi, per “…associazione per delinquere finalizzata all’introduzione in Italia di armi, esplosivi, sostanze radioattive, materiale strategico, denaro e titoli di Stato falsi…”. In pratica Dolce, invece di indagare, avrebbe partecipato ai traffici di Aldo Anghessa (Malpica quando era direttore del SISDE, aveva dichiarato: “…Anch’esso è un informatore occasionale del servizio…”), anch’egli incriminato. Sono stati arrestati anche il segretario di Dolce, l’appuntato della guardia di Finanza Antonio Erdas, la convivente di Anghessa, Donata Peterlini, Franco Fraquelli, commerciante e il collaboratore di Anghessa, Antonio Muolo.                                              

21 Maggio – La Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio per Giulio Andreotti.                     

24 Maggio – Durae una rapina alla Cassa di Risparmio di Pesaro, la banda della Uno bianca uccide il direttore della banca Ubaldo Paci.                                                                                                   

31 MaggioLaura Cassarà, vedova dell’ingegner Roberto Parisi, assassinato dalla mafia nel 1985, testimonia al processo contro Bruno Contrada. Afferma di essere stata intimidita dall’imputato che, subito dopo la morte del marito, le consigliò di non rivelare a nessuno i suoi eventuali sospetti. Testimonia anche l’ex alto commissario per la lotta alla mafia Emanuele De Francesco che difende l’operato dell’ex funzionario del SISDE.       

    Giovanni Alliata di Montereale riceve la medaglia d'argento con il “tochetin” e l'Attestato di Riconoscimento – Venezia è favolosa                                     20 Giugno – Muore a Roma il principe Giovanni Alliata di Montereale (foto sopra), mentre è agli arresti domiciliari con l’accusa di aver condizionato le ultime elezioni amministrative di Roma.         

21 Giugno – Viene arrestato l’agente di cambio romano Giancarlo Rossi. Risulta essere colui che ha aperto il conto alla Trade Develpment Bank di Ginevra FF2927. Da tale conto sono transitati 2 miliardi e 100 milioni delle tangenti Enimont. A Rossi viene sequestrato l’organigramma del SISMI suddiviso per settori, inoltre Michele Finocchi del SISDE risulta essere tra i clienti dell’agente di cambio.                                                                  

24 Giugno – Annunciati accertamenti patrimoniali da parte della Guardia di finanza su Giulio Andreotti. Disposte analoghe verifiche nei confronti di altre 47 persone, tra cui i familiari del senatore, l’imprenditore Giuseppe Ciarrapico, il giudice Corrado Carnevale, l’ex senatore Claudio Vitalone, il costruttore Gaetano Caltagirone.                                                                                   

4 Luglio – Viene reso noto che i PM Adelchi D’Ippolito e Diana De Martino hanno ottenuto un ordine di custodia cautelare per l’agente di cambio Giancarlo Rossi in relazione alle tangenti ACEA, che sarebbero transitate sul conto svizzero FF2927 di cui sarebbero stati beneficiari esponenti della DC.                                                     

5 Luglio – Depositata la requisitoria sulle inchieste bis sulle stragi dell’Italicus e di Bologna: l’intero gruppo dirigente dell’MSI negli anni ’70 è coinvolto. Vengono rilevate anche responsabilità del ministero dell’Interno, dei gruppi neofascisti e neonazisti, di agenti dei servizi segreti italiani e USA, di delinquenti comuni e della loggia P2. 

Servizi segreti e cucina: il D'Amato privato raccontato dai colleghi gastronomi – PROMETEO LIBERO                                         

7 Luglio – La Gran Loggia di Washington toglie il riconoscimento alla maggiore obbedienza massonica italiana, il Grande Oriente d’Italia. Il PM Paolo Giovagnoli nell’ambito dell’inchiesta sulla strage dell’Italicus ha trasmesso gli atti alla Procura di Roma affinché indaghi, per le ipotesi di attentato alla Costituzione e cospirazione politica nei confronti di Licio Gelli, dell’ex direttore dell’Ufficio Affari Riservati, Federico Umberto D’Amato (foto sopra), del generale Pietro Musumeci e del colonnello Giuseppe Belmonte del SISMI,  del gen. Gianadelio Maletti, del colonnello Giancarlo D’Ovidio, del capitano Antonio Labruna, del colonnello Federigo Mannucci Benincasa, tutti presunti appartenenti alla loggia massonica P2.                                     

11 Luglio – Arrestato il cavaliere del lavoro di Catania Gaetano Graci con l’accusa di aver strettamente collaborato per circa 10 anni con la cosca mafiosa di Nitto Santapaola. Secondo il pentito Maurizio Avola sarebbe stato Graci a chiedere a Santapaola di eliminare il giornalista de “I Siciliani” Giuseppe Fava. Oltre a Graci sono stati arrestati i gioiellieri Aldo Fabio Ugo e Angelo Carlo Lamorella e due dipendenti comunali che fornivano carte d’identità di cittadini morti. I magistrati avevano già indagato su Graci a proposito del viaggio segreto in Sicilia di Michele Sindona (foto sotto), Graci infatti si incontrò con Joseph Macaluso, mafioso siculo-statunitense al seguito di Sindona.                                                                                                                                 

Michele Sindona • In quanto ad Ambrosoli, i miei legali lo hanno sconfitto in Svizzera e lo hanno...

13 Luglio – Viene nominato capo del SISDE il generale dei cc Gaetano Marino e suoi vice il prefetto Carlo Mosca e il dirigente di polizia Mario Fasano. Capo del SISMI è stato nominato il generale dell’esercito Sergio Siracusa. A capo del CESIS è stato nominato il prefetto Umbero Pierantoni [chi controlla il controllore?].                                                                                           

14 Luglio – Vengono individuati alcuni responsabili degli attentati romani del 14 maggio e del 27 luglio 1993. La DDA di Roma ottiene 8 ordini di custodia cautelare contro membri di Cosa nostra: Riina, Provenzano, Bagarella, Brusca, Filippo e Giuseppe Graviano. Oltre ai componenti di Cosa nostra vengono anche individuati due pregiudicati romani: Antonio Scarano e Aldo Fabretti. I giudici del Tribunale dei Ministri hanno archiviato la posizione di Francesco Cossiga in relazione all’inchiesta su Gladio. Proseguono invece gli accertamenti nei confronti dell’ammiraglio Fulvio Martini e del generale Paolo Inzerilli.                                                    

19 Luglio – Viene reso noto che è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare contro Michele Massaria per una rapina realizzata il 20/12/1992 alla gioielleria Barducci di Roma. Massaria avrebbe fatto parte della Banda della Magliana.   

    Lo scandalo dei fondi neri del SISDE del 1993 - AgoraVox Italia                                                                                          

25 Luglio – Arrestato a Losanna l’ufficiale del SISDE Michele Finocchi (foto sopra). A tradirlo è stata una carta di credito. E’ stato appurato che ad aiutarlo nella latitanza ha contribuito a nche Ignazio Moncada, coinvolto in un’inchiesta su appalti e mafia a Torino, nonché marito di una delle ex amanti di Finocchi.                                              

29 Luglio – Condannati per concorso nella bancarotta del Banco Ambrosiano Bettino Craxi e Claudio Martelli a 8 anni e mezzo, Leonardo Di Donna a 7 anni e Licio Gelli a 6 anni e mezzo. L’inchiesta era imperniata sul versamento fatto da Roberto Calvi sul cosiddetto “conto Protezione” e cioè il conto 633369 dell’UBS di Lugano per ben 7 milioni di dollari. I 7 milioni di dollari erano un finanziamento al PSI in cambio di un prestito di 50 milioni di dollari che l’ENI, presieduta da Leonardo Di Donna, iscritto alla P2, avrebbe dovuto dare al Banco Ambrosiano.

4 Agosto – Il giudice Leonardo Grassi ha depositato la sentenza di rinvio a giudizio per la strage della stazione di Bologna e dell’Italicus e nel frattempo trasmette gli atti alla Procura perché continui le indagini sull’attentato al treno Italicus avvenuto nell’agosto del ’74. Sono stati rinviati a giudizio per i depistaggi il capo del centro SISMI di Firenze Federico Mannucci Benincasa, il maggiore del SIOS Aeronautica Umberto Nobili, i fascisti Ivano Bongiovanni e Massimo Carminati. Nell’ordinanza vengono trasmessi gli atti dell’inchiesta anche alla Procura di Roma perché proceda contro Gelli e gli uomini dei servizi e gli affiliati alla P2 che insieme a lui, hanno portato avanti un disegno antidemocratico attraverso mezzi non consentiti dall’ordinamento, per mutare in senso autoritario e illiberale e poi in forma di Repubblica presidenziale la costituzione dello Stato. Inoltre tali personaggi sono accusati di “aver organizzato, tollerato, orientato bande paramilitari neofasciste, pur avendo l’obbligo giuridico di neutralizzarle; hanno ispirato tentativi di golpe, attentati e stragi, consumate o solo programmate, ovvero non le hanno impedite, assicurando l’impunità agli autori di questi fatti, e favorendone persino la fuga”.                                                                     

Giulio-Andreotti-Claudio-Vitalone - MessinaOra.it

10 Agosto – Sulla stampa vengono pubblicate nuove accuse al magistrato ed ex ministro Claudio Vitalone (nella foto con Andreotti), nell’ambito delle indagini sull’omicidio Pecorelli. Dopo Vittorio Carnevale due pentiti della banda della Magliana, Antonio Mancini e Fabiola Moretti, indicano in Vitalone il mandante del delitto.                                             

25 Agosto – Viene nominato capo della polizia Fernando Masone. Vicario di Masone sarà Achille Serra. Nel ’78 Masone era capo della mobile a Roma quando poliziotti travestiti da manifestanti, ai suoi ordini, uccisero la studentessa Giorgiana Masi.                                                                       

20 Settembre – Viene arrestato l’ex ministro degli interni DC Antonio Gava per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “maglio” per la quale sono stati emessi 98 ordini di arresto.  Gava avrebbe instaurato stretti rapporti con la camorra capeggiata prima da Raffaele Cutolo e poi da Carmine Alfieri.                    

21 Settembre – I giudici argentini hanno deciso di rifiutare l’estradizione richiesta dalla magistratura italiana per il terrorista fascista Augusto Cauchi perché la richiesta italiana avrebbe “eminente carattere politico”. Il presidente dei senatori della Sinistra Democratica Libero Gualtieri ha rivelato che i servizi segreti avrebbero speso 1992 miliardi di lire senza alcun rendiconto per “spese riservate”. 

    Processo CANALE – Progetto San Francesco                                                           

27 Settembre – Il tenente dei cc Carmelo Canale (foto sopra), già collaboratore di Paolo Borsellino, dichiara al processo contro Bruno Contrada che Giovanni Falcone rivelò a Borsellino di aver individuato nel funzionario del SISDE il responsabile  nel 1989 del fallito attentato al giudice istruttore palermitano Falcone.                               

10 Ottobre – Sono state depositate le motivazioni della sentenza per il crac del Banco Ambrosiano che ha visto condannati Umberto Ortolani, Licio Gelli, Francesco Pazienza (foto sotto), Flavio Carboni.

    Piazza Fontana e bombe di Savona: parla Francesco Pazienza - Savonanews.it                                                    

14 Ottobre – Nel dicembre 1984 il servizio segreto delle Seichelles individuò in Antonio Di Pietro un agente della CIA e per questo motivo organizzò un agguato: lo avrebbero dovuto scaraventare da un dirupo insieme alla futura moglie. A rivelarlo è il faccendiere Francesco Pazienza che lo avrebbe salvato dato che in quel periodo era consulente del presidente delle Seychelles Rene. In effetti Di Pietro ufficialmente in vacanza si incontrava segretamente col vescovo, all’epoca a capo dell’opposizione e agli agenti nordcoreani che in quel momento agivano alle Seychelles; arrivarono alla conclusione che Di Pietro lavorasse per la CIA.                                                                           

18 Ottobre – Nell’aula del Tribunale dove si svolge il processo per i fondi neri del SISDE, i periti hanno dimostrato che gli imputati rubavano anche sugli appalti, facendo lievitare le spese dal 50 al 90%. Principale beneficiario di tali ruberie, oltre agli imputati, sarebbe stato l’architetto Adolfo Salabè e suo fratello Mario. Ad esempio la Fra.sa, società intestata ai due fratelli, ha emesso una fattura per 3 miliardi di lire, che nei libri contabili del SISDE risultava essere di soli 3 milioni e tra l’87 e il ’92 la Fra.sa avrebbe fatturato oltre 43 miliardi maggiorando il tutto di circa il 50%.                   

21 Ottobre – Riccardo Malpica, Matilde Martucci, Maurizio Broccoletti, Gerardo De Pasquale, tutti imputati per lo scandalo dei fondi neri del SISDE,  non sono più agli arresti domiciliari perché il Tribunale ha ritenuto che non esistessero più le esigenze cautelari. Rimane invece agli arresti il capo di gabinetto Michele Finocchi. Durante una rapina alla BNA di Bologna la banda della Uno bianca ferisce due cassieri.   

Almirante, Giorgio - Enciclopedia - Treccani                                   

26 OttobreGiulio Caradonna, ex deputato dell’MSI, in un’intervista all’Europeo, afferma che Giorgio Almirante (foto sopra), ricevette finanziamenti da Gelli. Almirante e Gelli si sarebbero incontrati per accordarsi sui versamenti all’Hotel Excelsior di Roma. Tale circostanza è confermata da Gelli.                                                                                     

7 NovembreLicio Gelli è stato condannato dal Tribunale di Treviso a 8 mesi di reclusione per aver offeso l’onore e il prestigio del presidente della Rep. Oscar Luigi Scalfaro per un articolo da lui pubblicato nell’agosto del ’93. Il giudice Carlo Mastelloni ha inviato un rapporto alla Procura della Rep. di Venezia e a quella di Trieste in cui afferma che Edward Mac Gettigam, in servizio al centro della CIA di Roma, abbia avuto un ruolo nella strage di Peteano, avvenuta nel ’72 e ipotizza il reato di concorso in strage.  All’agente della CIA, Mastelloni sarebbe arrivato attraverso le indagini sul deposito di armi di Gladio di Aurisina. Vengono, quindi, individuate responsabilità anche di tre ufficiali dei servizi segreti italiani: i generali Fortunato, Serravalle e Cavataio, responsabili, all’epoca, delle strutture SID cui faceva riferimento Gladio. Il miliardario Hermann Niermann nel ’77 costituì a Dusseldorf una fondazione che, afferma il settimanale “Der Spiegel” serviva a finanziare gli attentati dinamitardi firmati “Ein Tirol” e organizzazioni naziste come i “Lupi Neri” e razziste in Belgio. Alla morte di Niermann, nel 1985 diventò capo della fondazione Norbert Burger, due volte presidente del partito nazionaldemocratico d’Austria, dichiaratamente filonazista e condannato all’ergastolo nel ’70 dalla magistratura italiana per terrorismo.                                                         

13 Novembre – La magistratura di Pavia ha riaperto l’inchiesta sulla morte di Enrico Mattei (fondatore dell’Eni), dopo le rivelazioni fatte da alcuni mafiosi pentiti in cui affermano che ad uccidere Mattei sarebbe stata Cosa nostra.

Uno bianca: gli arresti (da «Il Resto del Carlino», 23-27 novembre 1994) | Biblioteche Bologna

21 Novembre – Sono stati individuati alcuni componenti della ‘banda della Uno bianca’. Si tratta di Roberto e Fabio Savi. Roberto è un poliziotto in servizio alla sala operativa della questura di Bologna ed è stato arrestato. Suo fratello Fabio è invece riuscito a sfuggire alla cattura. I mass media scrivono che è stato pubblicato un avviso di garanzia inviato dal pool di Milano al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, in quel momento, a Napoli presiedeva la conferenza ONU sulla criminalità.                                                                         

23 Novembre – Inizia ad emergere dagli accertamenti la personalità di Roberto Savi, il poliziotto della Uno bianca. Risulta collocarsi politicamente all’estrema destra. Sono stati inoltre trovati nel suo garage una valigetta con 230 milioni e un consistente arsenale di armi. Sono stati posti i sigilli al tesoro della banda della Magliana. Si tratta di 500 miliardi di beni appartenenti ad Enrico Nicoletti che li gestiva grazie ad un giro di parenti, amici e semplici prestanome.                                             

24 Novembre – Vittorio Mangano, boss mafioso ed ex stalliere di Silvio Berlusconi ad Arcore è indagato per corruzione insieme all’avvocato Giovanni Aricò. Avrebbe ricevuto 200 milioni da Salvatore Cancemi, ora pentito, per corrompere i magistrati della Suprema Corte prima della sentenza del maxiprocesso ter contro la mafia. Viene catturato Fabio Savi, il componente della banda della Uno bianca riuscito fino ad ora a sfuggire all’arresto, nei pressi del confine con l’Austria.

Processo alla banda della Uno Bianca - Pietro Gugliotta: Sapevo che Roberto era capace di uccidere

25 Novembre – Nell’ambito dell’inchiesta sulla banda della Uno bianca è stato arrestato un altro poliziotto, altri due sono sospettati di avere chiuso gli occhi sull’attività dei colleghi, un altro ancora a Pescara ha ricevuto un avviso di garanzia. I magistrati bolognesi hanno inoltre trasmesso gli atti dell’inchiesta ai colleghi romani che indagano sulla Falange Armata. Il poliziotto arrestato si chiama Pietro Gugliotta (foto sopra) e prestava servizio alla sala operativa delle volanti della questura di Bologna.           

26 Novembre – E’ stato arrestato anche il terzo dei fratelli Savi, Alberto, anche lui poliziotto. E’ stato intervistato il padre dei fratelli Savi, Giuliano che ha dichiarato di possedere 20 fucili da caccia anche “per sparare ai gatti che lo disturbano e per tenere lontani i negri, gli ebrei e gli zingari da casa mia”.                                          

27 Novembre – Una perizia ha constatato che una delle pistole 357 magnum sequestrata ai componenti della banda, è la stessa che nell’aprile del ’90 uccise l’educatore carcerario di Opera Alberto Mormile. Il senatore Libero Gualtieri racconta che l’ex segretario del CESIS, Francesco Paolo Fulci redasse un elenco di 16 nomi  interni alle “forze dell’ordine” come sospetti di essere implicati nella vicenda della Falange Armata che tale sigla avrebbe avuto lo scopo di disinformare e intimidire per allontanare i sospetti su Gladio.  

Uno Bianca: Marino Occhipinti a giudizio per lesioni alla compagna | Corriere.it                       

29 Novembre – Sono stati arrestati altri due poliziotti nell’ambito dell’inchiesta sulla banda della Uno bianca. Si tratta di Marino Occhipinti (foto sopra), vice sovrintendente della narcotici della squadra mobile e Luca Vallicelli, agente scelto della scuola di polizia stradale di Cesena. Sono accusati di aver preso parte a una serie di rapine precedenti alla comparsa della Uno bianca effettuate ai danni di alcuni negozi Coop alla fine degli anni ’80. Occhipinti è anche accusato di aver preso parte a un assalto a un furgone della Coop di Casalecchio di Reno, il 19/2/1988. La rapina in cui furono impiegati esplosivo, pistole e fucili, fu rivendicato da Avanguardia Nazionale. Per tali rapine erano già stati condannati i componenti di una banda di catanesi incastrati da una pentita. E’ stato reso noto un rapporto del comitato di coordinamento operativo del NSC (Consiglio Nazionale di Sicurezza) degli Stati Uniti, datato 29 maggio 1958 in cui si afferma: “I progressi verso il conseguimento dei nostri obiettivi sono stati ostacolati dalle attività, dentro e fuori dall’Italia, di Enrico Mattei e dalle interferenze del presidente Giovanni Gronchi negli affari del governo… il partito comunista italiano è ancora molto potente… La concorrenza tra l’ENI e le compagnie petrolifere americane è un importante e irritante problema. Il governo italiano su pressioni del presidente Gronchi, ha sollecitato consultazioni tra i due governi per evitare attriti in futuro… Mattei ha approfittato della tensione tra occidente e paesi islamici per scavalcare le “7 sorelle” e firmare con l’Iran un accordo inaudito, che lascia al paese produttore di petrolio tre quarti dei profitti”.                                           

3 Dicembre – Arrestato Michelangelo La Barbera, boss mafioso, considerato uno dei killer di Mino Pecorelli dell’agenzia OP.

Arrestato Affatigato: un mese ai domiciliari per appropriazione indebita - FascinAzione.info

5 Dicembre – Viene arrestato Marco Affatigato (foto sopra), ex leader di Ordine Nuovo, con l’accusa di concorso in detenzione di esplosivo. In ottobre Affatigato si era presentato alla questura di Lucca raccontando che dalla Croazia stava per giungere in Italia una partita di esplosivo. Il neofascista sarebbe stato contattato da un vecchio amico croato conosciuto circa 8 anni prima a Valence, una cittadina vicino a Lione dove Affatigato abitava ed aveva aperto una ditta di import-export. L’esplosivo, 44 chili di tritolo, 254 detonatore due rotoli di miccia, passa la frontiera nascosto in due ruote di scorta di una Renault 19 con tre croati a bordo dopo che il terrorista nero ha avvertito la polizia. Affatigato, insieme a un poliziotto che si finge il compratore, e i croati si incontrano in un capannone di Guamo, nei pressi di Lucca. La polizia fa irruzione ed arresta Zvonko Keretic, suo figlio Dragan e Ivan Bosili. I croati in carcere raccontano che è stato Affatigato a contattarli e a ordinare l’esplosivo. Il procuratore Giuseppe Quattrocchi e il sostituto Augusto Lama chiedono e ottengono sulla base delle dichiarazioni dei croati l’arresto di Affatigato. 

Va in pensione Di Miceli, il commissario che ha salvato Taormina Arte

10 Dicembre – Vincenzo Nardi, l’ispettore inviato dal Ministero di Grazia e Giustizia alla Procura di Palermo, sta indagando su Piero Di Miceli, commercialista, con uno studio sopra gli uffici del SISDE di Palermo, è stato consulente su incarico del Tribunale per le perizie sui beni di Vito Ciancimino e per 2 anni è stato fornito di scorta e di auto blindata. Il commercialista è ora indagato in un’inchiesta su mafia, affari e massoneria [massomafia, come li aveva definiti Falcone]. Nell’estate del ’92 fu inviata una lettera anonima in cui si affermava che Di Miceli era legato ai servizi segreti e a Totò Riina, al quale aveva prestato una propria auto coperta da immunità diplomatica, inoltre veniva accusato di essere stato il mediatore di un incontro tra l’onorevole Mannino e Riina e che Falcone aveva intenzione di muovere le sue prossime indagini proprio sulle attività del commercialista con particolare riferimento a una costituenda società internazionale per la gestione di capitali per milioni di dollari. Vincenzo Vinciguerra, il neofascista condannato all’ergastolo per la strage di Peteano è stato interrogato dal giudice Guido Salvini che conduce le indagini dell’ennesima inchiesta sulla strage di Piazza Fontana. Negli interrogatori Vinciguerra afferma che la strage fu attuata dalle cellule neofasciste italiane e i registi erano i capi dell’Aginter Press (associazione sovversiva fascista anticomunista che si celava dietro un’agenzia di stampa internazionale) di Lisbona guidata dal nazista franco-tedesco Yves Guerin-Serac.                           

12 DicembreRoberto Savi, componente della banda della Uno bianca, confessa in aula di essere uno degli autori, insieme ai fratelli Fabio e Alberto, della strage del Pilastro e della strage dei nomadi di Via Gobetti.                                                                                                                         

Mandalari Pino

13 DicembreArrestato Pino Mandalari (foto sopra), il “commercialista” di Totò Riina. Gran maestro massone, da anni al centro delle cronache di mafia, Mandalari è stato lungamente intercettato, prima delle elezioni politiche, per le quali si è attivato a sostegno dei candidati del centrodestra. Accertati i suoi rapporti coi senatori Filiberto Scalone (An) e Michele Fierotti (Forza Italia, massone). Nel ’72, Mandalari era stato in lista col Movimento sociale italiano, insieme al sottosegretario alla Difesa del governo Berlusconi Guido Lo Porto. Nella massoneria ha il  grado 33. L’accusa contestatagli è “di aver gestito attività economiche di esponenti di Cosa Nostra tra i quali Riina Salvatore. Sono stati accertati collegamenti tra la loggia massonica Iside di Trapani e la loggia di Palermo, sita in Via Filippo Cordova, il cui sovrano è Mandalari.                                   

17 DicembreGerman Quiroga Gomez, ministro senza portafoglio del governo boliviano, si è dimesso perché è apparso in una foto pubblicata ed esibita in Parlamento che lo ritrae insieme a Stefano Delle Chiaie (foto sotto). Il ministro ha anche chiesto di essere sospeso dal partito e ha rinunciato all’immunità parlamentare. La foto è stata presentata dall’opposizione nell’ambito del dibattito parlamentare sui rapporti dell’ex presidente Zamora coi narco-trafficanti.

  FASCISMO: MORTO STEFANO DELLE CHIAIE - Shalom                                 

20 DicembreSi conclude con 7 condanne il processo per i fondi neri del SISDE. Pene dai 6 ai 9 anni  per Maurizio Broccoletti, Gerardo Di Pasquale, Michele Finocchi e Antonio Galati. Pene più leggere agli altri 3 imputati: Riccardo Malpica, Rosa Maria Sorrentino, Matilde Paola Martucci. 

21 Dicembre – Sono stati sequestrati nuovi documenti a Mach di Palmstein tra cui alcune ricevute di pagamento in favore di Salvatore Spinello, gran maestro del Grande Oriente scozzese. A Spinello infatti, Craxi aveva commissionato uno studio per riformare le istituzioni e il gran maestro in circa 60 pagina aveva quasi integralmente trascritto il “Piano di Rinascita democratica” di Gelli.   

23 Dicembre – Sono state unificate ed affidate alla Procura di Firenze le indagini per l’attentato in Via Fauro a Roma, la strage in Via dei Georgofili a Firenze, la strage di Via Palestro a Milano, l’attentato di San Giorgio al Velabro a Roma. A tale proposito il Procuratore capo Vigna, ha dichiarato: “Le autobombe sono il frutto di un’unica strategia, sicuramente, ma non esclusivamente mafiosa… stiamo verificando se esistono nell’ideazione delle stragi responsabilità da ricercare anche al di fuori di Cosa Nostra”.                                                                  

28 Dicembre –   Negli USA, Clinton ha declassificato e resi pubblici 43 milioni di documenti raccolti dalla CIA. Tra questi il settimanale l’Espresso ne ha rintracciati alcuni inerenti alla struttura Gladio. Da essi emerge che Gladio esisteva già molto prima della sua data ufficiale di nascita nel 1956, che il gladio fu scelto come simbolo perché il nucleo iniziale era costituito da una formazione clandestina di ex appartenenti alla X MAS della repubblica fascista di Salò. La CIA aveva inoltre raccolto una descrizione dettagliatissima della struttura della X MAS e i nomi dei suoi appartenenti comandati da Junio Valerio Borghese, dato che intendeva utilizzare tali figuri in funzione anticomunista. Infatti tutti gli appartenenti alla X MAS su cui gli americani riuscirono a mettere le mani, furono “arrestati” ed inviati immediatamente dopo la fine della guerra in un campo di addestramento in USA. La struttura clandestina degli appartenenti alla X MAS nei documenti viene già chiamata “Stay Behind“, prima ancora che tale struttura venisse estesa a tutti i paesi europei sotto controllo USA. L’ultima sentenza svela il «livello superiore»: i terroristi di destra venivano «usati e coperti da ufficiali dei servizi manovrati dalla P2».

Paolo Bellini, la storia del quinto uomo della strage di Bologna

L’Italia è passata dalla contestazione sociale degli anni ’70, all’individualismo consumistico degli anni ’80, e l’eroina ha avuto un ruolo in questo cambiamento: la sua diffusione faceva parte di un piano militare segreto chiamato “Blue Moon”, per sopprimere i movimenti giovanili di sinistra.  Il neofascista Paolo Bellini (foto sopra), condannato in primo grado per l’eccidio del 2 agosto 1980, è stato «protetto per tutta la sua carriera criminale», da killer nero a sicario della ‘ndrangheta. E i depistaggi continuano ancora oggi.

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G8 di GENOVA – Il racconto di un massacro (Parte 1)https://www.youtube.com/watch?v=h5nse3DyfnM&t=3s

G8 di GENOVA – Il racconto di un massacro (Parte 2)https://www.youtube.com/watch?v=eFQoluJt32M&t=771s

IL LATO OSCURO DEGLI ANNI ’80: la sconvolgente verità sull’EROINAhttps://www.youtube.com/watch?v=vKEMmcuh0xA

IL LATO OSCURO DEGLI ANNI 80: quando l’Italia si voltò dall’altra partehttps://www.youtube.com/watch?v=LNnsPXGZ7Hc

STRAGI E SEGRETI: perché l’Italia tace sugli americani?https://www.youtube.com/watch?v=LZalSQvhd0g

L’ Anello : Il “Vero” servizio segreto Italianohttps://www.youtube.com/watch?v=h5Zeij0Ud7o&t=482s

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Siamo anarchici perché vogliamo la giustizia;

rivoluzionari perché vediamo l’ingiustizia

regnare ovunque intorno a noi.

A. Reclus

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Solidarietà a tutti i compagni e le compagne anarchici ingiustamente arrestati.

Cospito libero!

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Cassazione conferma condanna a 23 anni a Cospito e a 11 compagni Anarchici  

YouTG.NET - Alfredo Cospito dopo 70 giorni di sciopero della fame: "Ha  perso 35 chili, sta male"

Oggi 16 gennaio i mass media scrivono del “non luogo a procedere” per tutti gli imputati accusati, a vario titolo, di apologia e istigazione all’eversione.

Con questa formula il giudice per l’udienza preliminare di Perugia, Angela Avila, ha assolto Alfredo Cospito (foto sopra) e altri 11 anarchici, accusati, di apologia e istigazione all’eversione, oltre che di alcuni episodi di danneggiamento.  Al centro delle indagini i contenuti diffusi attraverso “Vetriolo”, una pubblicazione considerata clandestina nella quale erano stati pubblicati anche scritti di Cospito redatti dal carcere, dove si trovava già detenuto per altre vicende giudiziarie. L’operazione condotta dai carabinieri (P2isti), era stata avviata nel novembre 2021, con l’esecuzione di 6 misure cautelari, concentrate soprattutto nell’area dello Spoletino. Durante l’udienza, 10 indagati erano presenti in aula, mentre Cospito ha seguito il procedimento e la decisione del giudice in collegamento remoto dal carcere.

Nel 2021 sono stati indagati elementi appartenenti ad un gruppo anarchico umbro, responsabili, negli ultimi mesi, dei reati di istigazione a delinquere, danneggiamento e vilipendio. Nel corso delle perquisizioni è stato rinvenuto svariato materiale di propaganda anarchica e di proselitismo, sia cartaceo che informatico, oltre a due maschere antigas e a della sostanza stupefacente, oggetto di sequestro per il successivo vaglio ad opera della Procura distrettuale di Perugia. I fatti per i quali, al momento, sono indagate due persone, residenti rispettivamente nella provincia di Perugia e Terni, riguardano numerose scritte di matrice anarchica di incitamento alla violenza e di vilipendio alla Repubblica; affissioni di manifesti abusivi di rivendicazione dell’attentato alla sede della Lega, a Treviso, nell’agosto del 2018; una manifestazione compiuta in pieno periodo lockdown lo scorso 1 maggio.

Scripta Scelera», operación anti-anarquista del Estado italiano contra el  periódico «Bezmotivny» - Todo Por Hacer

Il 4 febbraio 2024 con un’operazione congiunta delle forze di polizia di Genova, La Spezia e Massa Carrara, denominata “Scripta Scelera”, è attualmente in corso con l’esecuzione di 9 misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari (gip) del capoluogo ligure, su richiesta della Procura, nei confronti di militanti anarco-insurrezionalisti. Le accuse riguardano 9 militanti appartenenti al gruppo legato al circolo anarchico “Goliardo Fiaschi” di Carrara, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Genova. Questa associazione sarebbe stata coinvolta nell’ideazione, predisposizione, redazione, stampa e diffusione della pubblicazione clandestina chiamata “Bezmotivny – Senza Motivo” (foto sopra), un quindicinale che si è rivelato essere uno strumento principale per promuovere e diffondere il messaggio anarchico più oltranzista stampato a Massa, nella tipografia gestita da Luigi Palli. La tipografia è stata sequestrata. Agli indagati (dieci in tutto), tutti vicini al circolo “Gogliardo Fiaschi” di Carrara, vengono contestate l’associazione con finalità di terrorismo, l’istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo ed eversione e le offese all’onore o al prestigio del presidente della Rep.

Nei guai anche un’imolese, Veronica Zegarelli, per cui è stato disposto dal gip l’obbligo di dimora.

Vetriolo | Contra Info

Gli altri destinatari delle misure sono Gino Vatteroni, Paolo Arosio, Gaia Taino (insegnante di matematica al liceo scientifico di Carrara), tutti residenti a Carrara, tutti ai domiciliari; Luca Aloisi (L’Aquila), Andrea Grazzini e Jessica Butori (Lucca) e Michele Fabiani (Campello sul Clitunno, Perugia), all’obbligo di dimora. Lo spoletino Francesco Rota è infine solo indagato.  Ieri 15 gennaio sono stati invece prosciolti dall’accusa di apologia e istigazione all’eversione: Alfredo Cospito, Michele Fabiani e altri 10 imputati coinvolti nell’inchiesta Sibilla. Agli imputati era contestato di aver fomentato la messa in atto di azioni potenzialmente pericolose finalizzate a sovvertire l’ordine costituito, attraverso gli scritti pubblicati su una rivista clandestina, “Vetriolo” (foto sopra), e scritte sui muri. Cospito, figura di rilievo nell’universo anarchico informale, aveva partecipato alle pubblicazioni con degli scritti inviati dal carcere, dove si trovava per condanne relative ad altri episodi. Ristretto al 41 bis, anche in seguito a questa indagine, aveva sostenuto un lungo sciopero della fame. Oggi ha assistito all’udienza davanti al gup, in collegamento dalla casa circondariale dove si trova attualmente. In aula gli altri imputati. “È una decisione molto importante non solo per gli imputati. È importante perché il reato di opinione può riguardare tutti. Con questo pronunciamento, a nostro giudizio, rispecchia e rispetta i limiti che la legge impone (ha commentato l’avvocato Carmelo Parente, difensore di Fabiani). Il giudice ha vagliato approfonditamente le accuse  concludendo che non ci fossero gli elementi di colpevolezza sostenuti dalla pubblica accusa e uniformandosi alla Corte di cassazione che da tempo ha stabilito che articolo codice penale non può essere elastico, sennò diventa opinione su reato di opinione”. Lo sciopero della fame del detenuto anarchico ha fatto discutere moltissimo finché è durato, ma le conseguenze di quella protesta ci sono ancora. Dal 20/10/2022 al 19/4/2023, per 182 giorni, l’anarchico Alfredo Cospito ha fatto lo sciopero della fame in carcere per protestare contro il regime detentivo a cui era stato condannato pochi mesi prima, il 41-bis, il cosiddetto “carcere duro”. Durante quel periodo, attraverso il suo avvocato, Cospito aveva fatto sapere di voler attirare l’attenzione su come vengono applicati in Italia i regimi di detenzione severi (torture) come il 41-bis, riservati in teoria a persone molto pericolose. Il loro utilizzo è da tempo discusso e ritenuto da molti contrario ai principi costituzionali. Ci riuscì: in quei mesi si parlò moltissimo sia del 41-bis che del caso di Cospito, che suscitò ampi dibattiti anche in parlamento ed ebbe conseguenze politiche rilevanti. Per via dello sciopero della fame le condizioni di salute di Cospito peggiorarono fino a fargli rischiare la morte in più occasioni: il governo di Giorgia Meloni fu per diverso tempo in difficoltà e ricevette pressioni affinché togliesse a Cospito il 41-bis, in modo da fargli interrompere lo sciopero e tutelare così la sua incolumità. Non lo fece. Da quando è finita la protesta con lo sciopero della fame, di Alfredo si è parlato progressivamente sempre meno, fino a che il suo caso non è quasi sparito dalle cronache. Nel frattempo sono arrivate nuove sentenze che hanno confermato la sua detenzione al 41-bis, è stata rideterminata la pena per la sua condanna più grave e le conseguenze politiche della sua protesta hanno portato a un processo a carico di un membro del governo, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (foto sotto).

Chi è Andrea Delmastro Delle Vedove, il sottosegretario e avvocato di  Meloni e il caso Cospito-

Oggi Cospito è detenuto nel carcere di Sassari, ancora al 41-bis, regime a cui fu condannato per 4 anni a maggio del 2022. Non è detto però che ci rimanga solo fino al 2026: 4 anni è il periodo massimo per cui si può applicare il 41-bis, ma può essere allungato di volta in volta con proroghe di due anni ciascuna. L’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, dice di temere prolungamenti «per un periodo indefinito», visto che finora il governo ha fortemente difeso la detenzione di Alfredo al 41-bis. In passato sul ricorso a questo regime detentivo per periodi eccessivamente lunghi sono stati sollevati molti dubbi di costituzionalità. Cospito ha un cumulo di pena da scontare di 30 anni, derivante da due diverse condanne e che in teoria terminerà nel 2042. Tuttavia Rossi Albertini dice che nei prossimi mesi potrebbero esserci nuovi sviluppi sulla questione del regime detentivo: a ottobre l’avvocato aveva chiesto la revoca anticipata del 41-bis per Cospito, ma la richiesta era stata respinta dal tribunale di sorveglianza di Roma. Il 19 marzo è stata fissata l’udienza alla Corte di Cassazione per valutare il ricorso dell’avvocato contro quella decisione. Se fosse accolto Cospito non uscirebbe dal 41-bis, ma il caso tornerebbe al tribunale di sorveglianza. Parallelamente Cospito sta aspettando anche l’esito di un altro ricorso, quello presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (o CEDU), di cui però non si conoscono i tempi. È uno dei motivi per cui l’anarchico decise di interrompere lo sciopero della fame, dice il suo avvocato: se avesse continuato sarebbe probabilmente morto e non avrebbe potuto assistere all’esito di questo processo. Cospito spera che la CEDU censuri l’Italia per l’utilizzo del 41-bis nei suoi confronti, arrivando a dire che la misura non sia giustificata. Il 41-bis viene usato infatti non come misura più afflittiva, ma per evitare che un detenuto ritenuto pericoloso comunichi con la sua organizzazione all’esterno: in questo caso, secondo l’accusa, un gruppo anarchico che commette atti sovversivi. Rossi Albertini sostiene che non ci siano prove di un collegamento tra Alfredo e gruppi anarchici all’esterno, né di suoi tentativi di comunicare con questi. Se la CEDU stabilisse che l’Italia sta abusando dello strumento del 41-bis nei confronti di Cospito, allora si aprirebbero scenari difficili da prevedere: ci sarebbero nuovi ricorsi in Italia con elementi nuovi da valutare, il caso potrebbe tornare al centro del dibattito. Nel frattempo i 6 mesi di sciopero della fame hanno compromesso grandemente la salute di Cospito: la conseguenza più grave è un forte calo della vista subìto negli ultimi mesi, ha detto il suo avvocato, che gli impedisce persino di leggere, una delle poche attività che ancora poteva fare al 41-bis.

Cospito ha 56 anni, è originario di Pescara ed è un anarchico insurrezionalista, cioè seguace della teoria anarchica che prevede azioni dirette di ribellione, sia individuali che collettive.

Roberto Adinolfi – Nuclear Reactors Group

Nel 2013 fu condannato per aver ferito a Genova, con colpi di pistola alle gambe, il dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi (foto sopra): per quella condanna sta scontando una pena a 9 anni e 6 mesi. Quando era già in carcere venne condannato per un attentato con due grossi petardi alla caserma dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, avvenuto nel 2006. Fu inizialmente condannato ad altri 20 anni di carcere, in primo e secondo grado, per il reato di “strage”. L’attentato non causò morti né feriti, ma è stato comunque condannato per quel reato visto che in Italia non esiste un reato di “tentata strage”. Nel  2022 la Corte di Cassazione, l’ultimo grado della giustizia italiana, stabilì che Cospito dovesse essere giudicato non per “strage comune” ma per “strage politica”, un reato più grave che prevede come pena l’ergastolo anche se l’attentato non ha ucciso nessuno (come nel caso di Alfredo). Contestualmente alla decisione della Cassazione a Cospito fu imposto il 41-bis, in quanto ritenuto appartenente a un’organizzazione terroristica: il 41-bis si applica infatti per impedire ad appartenenti a organizzazioni mafiose, terroristiche e altre ancora di mantenere i contatti col proprio gruppo criminale all’esterno. Per quasi tutte le ore della giornata, tranne una o due, chi è sottoposto a questo regime carcerario rimane confinato nella propria cella, in cui a volte lo spazio è poco più ampio di quello occupato dal letto. Si può rimanere in questa condizione per anni, come abbiamo visto, con conseguenze psicologiche pesanti. Cospito aveva già scontato 10 anni senza 41-bis, 6 dei quali in regime di “alta sicurezza”, che prevede la detenzione in una sezione del carcere con sorveglianza più stretta.

Marta Cartabia conquista Fratelli d'Italia, l'asse con Meloni e la speranza  per la corsa al Quirinale

L’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia (a sin. nella foto), giustificò l’applicazione del 41-bis a Cospito coi «numerosi messaggi che, durante lo stato di detenzione, ha inviato a destinatari all’esterno del sistema carcerario; si tratta di documenti destinati ai propri compagni anarchici, invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci». Secondo Cartabia, Cospito non mandò questi messaggi in forma segreta o nascosta, ma attraverso testi pubblicati su riviste anarchiche: il suo avvocato dice che per impedire queste comunicazioni erano sufficienti maggiori controlli sulla sua posta, senza arrivare al 41-bis. Il 41-bis prevede una serie di misure estremamente restrittive tra cui isolamento nei confronti degli altri detenuti, la limitazione dell’ora d’aria (solo due ore e anch’esse in isolamento), la limitazione dei colloqui (solo con i familiari, con un vetro divisorio e senza possibilità di contatto fisico), il controllo della posta in entrata e in uscita, la privazione di giornali e libri. Il suo avvocato disse che Cospito riteneva che non valesse «la pena vivere in queste condizioni». Il regime del 41-bis era divisivo già prima di Cospito, ma raramente in passato se ne era parlato con tanta insistenza tra i non addetti ai lavori. Per molti è tuttora determinante nel contrasto alla criminalità organizzata, per altri è una norma di dubbia costituzionalità, perché sarebbe contrario al senso di umanità e sarebbe una pena che non tende alla rieducazione del condannato, come prescrive la Costituzione. Tutte le volte in cui la Corte Costituzionale e la Corte europea per i diritti dell’uomo sono state chiamate a valutare la norma, ne hanno decretato la legittimità. Alcune volte però sono state sanzionate alcune specifiche applicazioni, che è quello che si augura di ottenere Alfredo. Dopo alcuni mesi in questo regime di detenzione, Cospito cominciò lo sciopero della fame. Protestava anche contro la possibilità che la sua condanna a 20 anni si trasformasse in ergastolo ostativo, cioè l’ergastolo che non prevede la possibilità di accedere a benefici di legge come la liberazione condizionale, il lavoro all’esterno, i permessi premio e la semilibertà. Era una possibilità, vista la richiesta di rideterminare la sua pena sulla base del reato di strage politica. La sua protesta fu sostenuta dalla comunità anarchica, che organizzò manifestazioni (in cui ci furono anche scontri con la polizia) e altri atti dimostrativi, come un attacco informatico ai distributori di sigarette. Durante lo sciopero della fame, mentre sul caso di Cospito si concentravano lungamente tutti i media, il suo avvocato presentò diversi ricorsi contro il 41-bis sostenendo che non ci fosse stato alcun cambiamento che potesse giustificare il nuovo regime detentivo. Nessuno andò a buon fine: il primo fu respinto dal tribunale di sorveglianza di Roma a dicembre del 2022; l’avvocato allora presentò un ulteriore ricorso in Cassazione, ma venne ugualmente respinto.

Carlo Nordio, il magistrato nato a Treviso amico di Giorgia Meloni: ha  indagato sul Mose di Venezia - CorrieredelVeneto.it

In un procedimento separato, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio (foto sopra), respinse una richiesta di revoca del 41-bis per Cospito. Una parte della vicenda giudiziaria di Alfredo si concluse a giugno del 2023, poco più di due mesi dopo la fine del suo sciopero della fame, con l’udienza della Corte d’assise d’Appello di Torino che doveva rideterminare la pena sulla base del reato di strage politica: Cospito fu condannato a 23 anni, quindi 3 in più rispetto alla precedente condanna, ma non all’ergastolo ostativo contro il quale protestava. La pena fu inferiore rispetto alla richiesta del procuratore generale (l’accusa), che aveva chiesto l’ergastolo e 12 mesi di isolamento diurno, perché gli venne riconosciuta l’attenuante della lieve entità. Lo sciopero della fame di Cospito però intanto aveva anche avuto conseguenze politiche. Innanzitutto costrinse il governo di Giorgia Meloni a prendere una posizione netta sul 41-bis, con Nordio che definì «inesistente» la possibilità di «mutare questa normativa». Vari esponenti del governo dissero che concedere sconti sul 41-bis a Cospito avrebbe legittimato il suo sciopero e creato un precedente pericoloso, spingendo altri a fare lo stesso. Allo stesso tempo il governo fu molto criticato dalle opposizioni, secondo cui la maggioranza avrebbe dovuto prima di tutto evitare che morisse: il ministro della Giustizia Nordio arrivò a chiedere un parere del Comitato di bioetica, un organo consultivo della presidenza del Consiglio, per capire se si potesse intervenire alimentando forzatamente Cospito. Il Comitato disse di sì, ma non si arrivò a farlo. Nelle varie discussioni in parlamento poi il deputato Giovanni Donzelli (foto sotto), uno dei più importanti esponenti di Fratelli d’Italia, fece un guaio tentando di dimostrare la pericolosità di Cospito: riferì alla Camera alcune conversazioni avvenute in carcere tra Cospito e due detenuti membri della criminalità organizzata. Per il suo ruolo però non poteva avere accesso a quelle informazioni, e lui stesso spiegò che a riferirgliele era stato il compagno di partito e suo coinquilino Andrea Delmastro Delle Vedove, che invece poteva averle in quanto sottosegretario alla Giustizia con delega al DAP, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Alla fine dello scorso novembre Delmastro è stato rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio e sarà quindi processato.

La commissione che valuterà il caso Donzelli è stata istituita | Pagella  Politica

Cospito non ha fatto genocidi (non ci sono stati morti) ma è stato paragonato alla cultura ignorante della mafia e considerato mafioso e messo come pericoloso al 41 bis. Queste sono ingiustizie sociali!! Quelli che hanno inventato la scissione nucleare e la bomba atomica per uccidere le persone e inquinare l’ambiente, vengono esaltati e premiati!!

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Contro ogni ingiustizia sociale: Anarchia l’unica via!

Ne’ col potere di destra, né col potere di sinistra! Cospito libero subito!!

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CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE

La ballata di Alfredo Cospito.https://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

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Tutte le vostre feste, tutte le vostre glorificazioni,

sono anniversari di morti e di massacri.

A. Libertad

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Buon 2025 a tutti i compagni di vita Anarchici e Anarchiche!

Io so che cosa significa l'ingiustizia” - Il Corriere Nazionale

Noi ricercatori senza padroni, auguriamo a tutti i compagni e le compagne un anno nuovo che sia di buon auspicio per un mondo migliore senza classi sociali e senza ingiustizie sociali!!

Per un mondo equo e giusto, pronto ad ascoltare anche Noi Anarchici sognatori e utopisti, fiduciosi che la filosofia sia importante, ma non sufficiente per questo mondo troppo arrivista e crudele!! Crediamo che per cambiare questo mondo insulso sia importante cercare di andare d’accordo soprattutto tra Noi Anarchici e Anarchiche, e avere il coraggio di aprire seriamente il dibattito sugli anni ‘70, partendo dal piano militare chiamato ‘strategia della tensione’, una strategia eversiva basata principalmente su una serie di atti terroristici (stragi), volti a creare in Italia uno stato di tensione e paura diffusa nella popolazione, tali da giustificare svolte di tipo autoritario e repressivo. Un approfondimento culturale per discutere  sulle stragi di stato organizzate  ed eseguite dalla Nato antianarchica e anticomunista e dalla bassa manovalanza militare dell’estrema destra come per esempio da Ordine nuovo (gladio, nuclei clandestini dello stato, ecc.), se vogliamo combattere questo stato cattofascista, Noi anarchici e anarchiche dobbiamo partire dal dibattito sulle tante ingiustizie sociali che, ancora oggi lo stato sta creando contro il sottoproletariato  e il proletariato che ancora oggi soffre la miseria e viene sfruttato fin da quando quel pagliaccio di Berlusconi  e quella pagliaccia ipocrita della Meloni ci hanno tolto lo statuto dei lavoratori (una conquista sociale ottenuta negli anni ‘70). Ricordiamo il nostro compagno Anarchico Alfredo Cospito che non ha ucciso nessuno ma ha fatto un’azione diretta per puntualizzare il problema sociale del nucleare e il problemone degli sbirri spacciatori  e cocainomani.

Il Gup sulla caserma Levante dei Carabinieri di Piacenza: “Zona franca di  prassi degenerate”. Il danno all'immagine dell'Arma - Ore12

Ma per capire meglio il problema degli sbirri spacciatori andiamo a rivedere l’arresto di 6 carabinieri e il sequestro anche della caserma di Piacenza il 23/7/2020. Si tratta di cc (foto sopra) in servizio nella caserma Levante di via Caccialupo nel centro di Piacenza. Un’inchiesta a tratti senza precedenti quella condotta dalla Procura della Rep. di Piacenza e che ha portato all’emissione di diverse ordinanze di custodia cautelare per i militari. I reati contestati andrebbero dallo spaccio, all’estorsione fino alla tortura fatta agli arrestatiSecondo l’accusa, e le intercettazioni contenute nell’imponente ordinanza di 900 pagine, sembrerebbero confermarlo, i carabinieri si sarebbero resi protagonisti di pestaggi, spaccio di droga, arresti illegali, festini con escort. “Non c’è stato quasi nulla di lecito in quella caserma”, ha detto il procuratore capo, Grazia Pradella aggiungendo che “gli illeciti più gravi contestati sono stati commessi in pieno lockdown con disprezzo delle più elementari regole di cautela disposte dal governo”. L’arresto dei 6 cc della stazione piacentina, vengono accusati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale,tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falsità ideologica. La Pradella dichiara inoltre “Faccio fatica a definire questi soggetti come carabinieri, perché i loro sono stati comportamenti criminali, mafiosi”.

ADUC - Droghe - Notizia - ITALIA - Storie di proibizionismo, comandante Ros  dei Carabinieri condannato per traffico di droga

Ma non era la prima volta che li beccavano in fragranza gli sbirri: Il 12/7/2010, 13 carabinieri sono stati condannati in primo grado a pene varie fino a 18 anni di reclusione. Il generale dei carabinieri Ganzer (foto sopra), è stato condannato a 14 anni “per aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati, al fine di fare una carriera rapida“. Le condanne si riferiscono a singoli episodi commessi nel corso di alcune importanti operazioni antidroga compiute ‘sotto copertura’ dal Ros tra il 1991 e il 1997. In secondo grado, nel 2013 la prima sezione della Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna al generale, ormai in pensione, riducendo però la pena a 4 anni e 11 mesi di reclusione (la storia ci dice che l’arma non può condannare se stessa, sarebbe assai sconveniente,  quindi rimangono  sempre impuniti!).

Ma per capire meglio il problema vi consigliamo di guardare questi video :

Operazione Bluemoon. Eroina di Stato.https://www.youtube.com/watch?v=faUhp-H16bI

L’ Anello : Il “Vero” servizio segreto Italianohttps://www.youtube.com/watch?v=h5Zeij0Ud7o&t=68s

L’alleanza tra CIA, Mafia ed Estrema Destra per manipolare l’Italiahttps://www.youtube.com/watch?v=Rtd7TeT2U0Q

Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta.https://www.youtube.com/watch?v=KXCVKNZgnu0

Prove generali di una strage - MilanoInMovimento

In quegli anni di ‘Strategia della tensione’ ci furono diverse stragi di stato per annientare e incolpare il movimento Anarchico e di sinistra che stava  alzandosi di livello culturale, alzando la testa e ribellandosi:  Il 25 aprile 1969 scoppiò un ordigno al padiglione FIAT della Fiera di Milano, provocando diversi feriti gravi, ma nessun morto, e un’altra bomba viene ritrovata all’Ufficio Cambi della stazione Centrale. Qualche mese dopo, il 9 agosto vengono fatte scoppiare 8 bombe su diversi treni, che provocano 12 feriti.

Poi ci fu la strage (genocidio) di stato del 12 dicembre 1969, quando una bomba esplose all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, provocando 17 vittime e 88 feriti; nello stesso giorno viene trovata una seconda bomba inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, mentre altre 3 bombe esplosero a Roma, una nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio che provocò 13 feriti e altre 2 nei pressi dell’altare della patria con 4 feriti.

Il 22/7/1970 un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba nei pressi della stazione di Gioia Tauro, uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.

Il 28/5/1974, durante una manifestazione sindacale in piazza della Loggia a Brescia, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise 8 persone mentre un centinaio rimasero ferite.

Il 4/8/1974 una bomba esplose su una carrozza del treno Italicus all’uscita della grande galleria dell’Appennino, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, provocando 12 vittime e 105 feriti.

Il 2/8/1980 una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, uccidendo 85 persone e provocando circa 200 feriti.

Il 23/12/1984 una bomba esplose su una carrozza del Rapido 904, ancora presso la grande galleria dell’Appennino a San Benedetto Val di Sambro, in cui 17 persone persero la vita e oltre 260 rimasero ferite.

Ma nella strategia della tensione c’erano anche vari colpi di stato come:     Biografia - Generale Giovanni de Lorenzo

Il Piano Solo,  un colpo  di stato organizzato nel 1964 da Giovanni de Lorenzo (foto sopra), durante il suo incarico di comandante gen. dei carabinieri, per volere del presidente della Rep. Antonio Segni. Fu chiamato piano Solo perchè fatto e organizzato solo dai vertici dell’arma. In seguito alla desecretazione del 1990 emerse che, secondo tale piano, la sede del PSI avrebbe dovuto essere occupata da 20.000 carabinieri.

Poi ci fu il golpe bianco (partigiani bianchi anticomunisti), progettato sin dal 1969 dalla Nato anticomunista e istituito dal principe  Junio Valerio Borghese sotto la sigla Fronte Nazionale in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Borghese era in precedenza conosciuto per essere stato il comandante della X Flottiglia MAS fin dal 1º maggio 1943 e dopo l’8 settembre 1943 col proprio reparto aveva aderito alla Rep. Sociale Italiana. Il Fronte Nazionale aveva costituito gruppi clandestini armati e aveva stretto relazioni con settori delle Forze Armate. In accordo con diversi vertici militari e membri dei Ministeri, il piano prevedeva l’intervento di gruppi armati su diversi obiettivi di alta importanza strategica: l’occupazione del Ministero dell’Interno, del Ministero della difesa, delle sedi Rai e dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel Parlamento. Una volta rinvenuti gli elenchi trovati a Castiglion Fibocchi relativi a 962 appartenenti alla loggia massonica P2, s’insediò un’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta, le cui conclusioni furono riassunte nella relazione della presidente Tina Anselmi, in data 11/7/1984.

La Commissione Anselmi focalizzò in particolare il ruolo ricoperto da Licio Gelli e Vito Miceli (tessera P2 n. 491, Roma) durante e dopo il golpe. Per quanto riguarda Gelli: «Alcune deposizioni di appartenenti agli ambienti dell’eversione nera consentono di indirizzare l’attenzione direttamente su Licio Gelli in relazione al contrordine operativo che paralizzò l’azione militare del colpo di stato.

DAL NAZIFASCISMO AL COMUNISMO: LA SECONDA "CROCIATA" DI EDGARDO SOGNO -  DANTE ALIGHIERI - PATTO PER LA PATRIA

Poi ci fu anche il golpe bianco,  un presunto colpo di stato organizzato nel 1974, di stampo liberale e presidenzialista in Italia, promosso da ex partigiani bianchi come il monarchico Edgardo Sogno (ex PLI) ed il repubblicano Randolfo Pacciardi antifascisti e anticomunisti. Sogno strinse amicizia con Randolfo Pacciardi, ex partigiano e politico repubblicano, fautore della rep. presidenziale, e si affiliò alla massoneria del Grande Oriente d’Italia, associandosi alla loggia massonica P2. Nel 1997 Sogno ha rivelato l’elenco del governo che avrebbe dovuto nascere e dei generali che aderirono al progetto, tra essi Giuseppe Santovito, allora a capo della Divisione meccanizzata “Folgore”, poi del SISMI; aderì anche il giornalista di destra Giano Accame, socialisti ostili al PCI, elementi della DC e persino comunisti delusi che avevano lasciato il PCI. Secondo le sue memorie si trattava di un “golpe liberale” contro la «coalizione moderata, gli intellettuali, le maggiori forze economiche-finanziarie e la Chiesa di Sinistra. Una volta mutata la forma di governo ed estromessi i comunisti, la parola sarebbe andata agli elettori per formare un nuovo Parlamento e un nuovo Governo. La lista del governo del nuovo governo:

Presidente del Consiglio: Randolfo Pacciardi (UDNR, ex PRI)

Sottosegretari alla presidenza del Consiglio: Antonio de Martini (UDNR) e Celso De Stefanis (DC)

Ministro degli Esteri: Manlio Brosio (PLI)

Ministro dell’Interno: Eugenio Reale (ex PCI, poi area PSDI, che però rifiutò di aderire)

Ministro della Difesa: Edgardo Sogno (ex PLI, Comitati di Resistenza Democratica)

Ministro delle Finanze: Ivan Matteo Lombardo (ex PSI, poi PSDI)

Ministro del Tesoro e del Bilancio: Sergio Ricossa (indipendente, economista)

Ministro di Grazia e Giustizia: Giovanni Colli (indipendente, procuratore generale della Cassazione)

Ministro della Pubblica istruzione: Giano Accame (indipendente, ex MSI, giornalista e scrittore)

Ministro dell’Informazione: Mauro Mita (ex PRI, UDNR)

Ministro dell’Industria: Giuseppe Zamberletti (diplomatico, DC)

Ministro del Lavoro: Bartolo Ciccardini (DC)

Ministro della Sanità: Aldo Cucchi (ex PCI, poi PSDI)

Ministro della Marina mercantile: Luigi Durand de la Penne (ex DC e PLI, ammiraglio e unico militare della lista)

Ora vi consigliamo di ascoltare queste canzoni che aiutano a comprendere meglio gli ideali utopistici di Noi Anarchici e Anarchiche:

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

MONTELUPO – IL CANZONIERE ANARCHICOhttps://www.youtube.com/watch?v=PBsjoJnDoCw

CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE

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Contro il potere della Russia e contro il potere della Nato

Nè con la mafia, nè con lo stato contro la massomafia!

Sbirri infami

Solidarietà al compagno Anarchico Cospito

Anarchia l’unica via!

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La democrazia è menzogna, è oppressione,

è in realtà oligarchia, cioè governo di pochi

a beneficio di una classe privilegiata,

ma possiamo combatterla noi in nome

della libertà e dell’uguaglianza, e non già

coloro che vi han sostituito o vogliono

sostituirvi qualcosa di peggio.

E. Malatesta

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Torture e psichiatria per ragazza iraniana che protesta contro il velo!

 

Student who stripped on campus undergoing treatment, Iran minister says | Iran International

L’8 novembre Amnesty International ha dichiarato ai mass media il timore che in Iran, la studentessa seminuda per protesta, venga torturata.

Una studentessa universitaria dopo essersi spogliata davanti all’Università prestigiosa islamica di Azad, a Teheran, è stata arrestata dalla polizia e portata in un ospedale psichiatrico. Le autorità universitarie gli stavano addosso perché secondo la cultura e religione islamica (conservatrice, maschilista e arcaica), indossava l’hijab in modo scorretto. La tortura è la punizione riservata  alle donne che osano ribellarsi al contesto culturale e religioso. L’allarme per le sue sorti è arrivato da Amnesty International, che ha detto di avere le prove che il regime iraniano utilizza elettroschock, tortura, percosse e medicinali contro i manifestanti ai detenuti politici. Il video del suo gesto è stato interpretato da alcuni utenti come un atto di disobbedienza civile. La polizia iraniana controlla che le donne rispettino il rigido codice di abbigliamento nazionale, che prevede il ricorso a un hijab che lasci scoperti solo viso e mani. Le autorità iraniane utilizzano sistematicamente l’ospedalizzazione psichiatrica obbligatoria come strumento per reprimere il dissenso, etichettando i manifestanti come ‘mentalmente instabili per minarne la credibilità’. Rinchiudere chi partecipa a proteste pacifiche in ospedali psichiatrici rappresenta un atto di detenzione arbitraria, ma costituisce anche una forma di rapimento. Questa pratica è una mossa palesemente vigliacca e illegale. Il video della ragazza è diventato virale e ha riacceso l’attenzione sulla condizione sociali delle donne nel paese.

Iran Parliament Nominee for Science, Research and Technology Minister, Hossein Simaei-Sarraf

Il ministro conservatore iraniano della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia Hossein Simaei (nella foto), a una riunione di governo, ha dichiarato che il comportamento della donna che si è spogliata in pubblico fuori da un’università di Teheran è “immorale”.“Ha infranto le regole e il suo comportamento non era basato sulla Sharia (la legge islamica), era immorale e contrario ai costumi”. Il ministro ha aggiunto che la studentessa non è stata espulsa dalla sua università (che consolazione… Vigliacchi!). Secondo il ministro Simaei: “coloro che hanno ripubblicato queste immagini hanno propagandato la prostituzione”, sostenendo che l’atto non è né moralmente né religiosamente giustificato. Amnesty International sostiene invece che la studentessa “si è tolta i vestiti per protestare contro l’applicazione abusiva del velo obbligatorio da parte delle guardie di sicurezza dell’università.

Protesta per Mahsa Amini e contro l'obbligo del velo: Ghazaleh Chalabi viene uccisa dai paramilitari iraniani - Fondazione Luigi Einaudi

Dall’istituzione della Repubblica islamica nel 1979, la legge iraniana ha imposto un rigido codice di abbigliamento alle donne, che sono tenute a indossare foulard e abiti larghi. La ragazza, prima di essere fermata dalle milizie ha protestato pacificamente mostrandosi pubblicamente in biancheria  intima. Le autorità iraniane l’hanno subito arrestata perché stava manifestando da sola, inerme, anche contro le molestie e la prepotenza delle guardie armate universitarie (forze speciali della milizia Basij, una struttura militare composta da: esercito, marina, aeronautica). La studentessa  ha ‘osato’ sedersi fuori dall’università vestita solo con la biancheria intima, prima di camminare in strada tra lo stupore dei passanti, come mostra il video sui social media. Il filmato, pubblicato per la prima volta dal canale degli studenti iraniani, il ‘bollettino Amir Kabir’, è stato condiviso da numerosi organi di informazione in lingua persiana, il gruppo per i diritti Hengaw e il sito web di notizie Iran Wire. Il bollettino di Amir Kabir sostiene che sia stata picchiata durante l’arresto. L’agenzia di stampa conservatrice iraniana Fars ha confermato l’incidente, pubblicando una foto della studentessa. Secondo l’agenzia, la studentessa aveva indossato “abiti inappropriati” in classe e si era “spogliata” dopo essere stata avvertita dalle guardie di sicurezza di rispettare il codice di abbigliamento.

Iran, "Another love" di Tom Odell diventata il simbolo della protesta - MetroNews

Nel 2022 sono scoppiate proteste senza precedenti guidate da donne che chiedevano l’abolizione del codice di abbigliamento obbligatorio dopo la morte in carcere di Mahsa Amini, una donna curda iraniana che era stata arrestata per una presunta violazione del codice. Le proteste, che hanno visto le donne infrangere i tabù togliendosi il velo e in alcuni casi bruciandolo, si sono dovute fermare di fronte a una repressione disumana che ha provocato la morte di 551 manifestanti e l’arresto di migliaia di persone.

Proteste in Iran – Il Giunto

Come tutte le religioni, anche l’Islam è sempre stata culturalmente  conservatrice.

Ma per capire meglio il problema culturale e sociale partiamo dalla storia:

Le guerre di religione sono lotte di stati che vogliono obbligare e convertire gli altri Paesi alla propria fede religiosa; sono la continuazione delle guerre di predominio. Dopo la riforma protestante e la Controriforma, ci fu lo scisma dell’Europa in stati cattolici e stati protestanti. Quindi dopo il Cinquecento questi stati si affrontarono in guerre di religione, ma queste non ebbero solo scopi religiosi, volevano anche imporsi su tutta l’Europa. I conflitti scoppiarono anche dentro gli stati, infatti i re non tolleravano che i sudditi seguissero una religione diversa dalla loro.

La prima crociata di religione cristiana (1096-1099) fu la prima di una serie di spedizioni armate, che tentarono di conquistare Gerusalemme e la Terra santa, invocata da papa Urbano II nel 1095. La crociata iniziò come un vasto pellegrinaggio armato della cristianità occidentale obbediente alla chiesa di Roma per riconquistare la Terra santa. La crociata terminò con la presa di Gerusalemme.

Il papa Urbano II (foto), dichiarò ufficialmente la crociata, con l’obiettivo di conquistare Gerusalemme dopo 462 anni di territorio islamico.

Vaticano - La storia di papa Urbano II - romanews-lasupervisione24.com

Nel 1096, la crociata ufficiale, a cui parteciparono molti nobili cattolici europei insieme alla nobiltà, ai cavalieri massoni, ai contadini e i servi provenienti da molte regioni dell’Europa occidentale che viaggiarono via terra e via mare, raggiungendo prima Costantinopoli e poi Gerusalemme. I crociati, attraverso inenarrabili genocidi, presero Nicea nel 1097 e conquistarono Antiochia l’anno successivo.

Poi ci fu la Guerra di religione durata Trent’anni (1618-1648), un interminabile e devastante conflitto continentale, una guerra civile tedesca nonché l’ultima delle grandi guerre di religione provocate dalla rottura dell’unità cristiana ad opera di Martin Lutero (protestante) nel 1517.

La ‘Guerra dei 30 anni’ (foto sotto), si rifà ai conflitti intraeuropei, che non si risolsero con la fine del Cinquecento, ma continuarono fino al 1763, durante l’età moderna, e proseguono ancora oggi.

La Guerra dei 30 anni, tante guerre in una sola - Storia in Rete

I ‘nobili’ e i politici ladroni e massomafiosi, hanno ricominciato a imporci la guerra tra religioni, come il conflitto etnico e religioso fra Israele e Palestina.

Teniamo presente che quei fetenti burloni senza scrupoli dei nostri governanti, ci stanno ancora prendendo in giro, stanno facendo sparire senza che nessuno se ne accorga 250 miliardi di euro col PNRR!!! E’ un enorme business fatto di guerre e incentivi al capitale, che dura 5 anni, dal 2021-2026 e fu approvato nel gennaio 2021 dal governo Conte II. Può accadere solo in Italia (a causa del complice silenzio di tanti), che uno come Conte, l’autore del più rilevante assalto alla finanza pubblica della storia d’Italia, si erga a moralizzatore della politica nazionale. E può succedere solo in Italia che i più codardi e ambiziosi politici del più grande partito della ‘sinistra democratica’, decidano di affidare le nostre sorti a una persona ambigua come Conte, che aveva in realtà il compito di consegnare il potere statale alla destra (anticostituzionale), attraverso  quella pagliaccia fascista della Giorgia Meloni (foto sotto).

La sinistra se ne faccia una ragione: Meloni non è fascista

Specifichiamo che il gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle, alla cui testa c’era Luigi Di Maio (foto sotto), non aveva nessuno da indicare come premier, quindi han puntato tutto sul magna magna detto Conte II. Ricordiamo anche la ruberia di Conte, fatta col bonus 110%, una regalia erogata a soggetti che, per reddito e patrimonio (come la massomafia e i colletti bianchi), non avevano alcun bisogno di questo extraincentivo che s’è trasformato in una dissipazione incontrollata di denari pubblici, una parte dei quali sono stati tranquillamente rubati. In definitiva, a oggi, il costo dell’operazione del 110% sembra più vicina ai 250 miliardi di euro che ai 150 stimati dal governo, con conseguenze sui bilanci pubblici e su spese essenziali come scuola, sanità e spazi sociali laici. 12,6 miliardi sono andati a banche e intermediari finanziari (dato prudenziale), comunque più alto di quel 10% inizialmente previsto, in quanto man mano che la cessione dei crediti acquisiti è diventata più difficile, questa percentuale è salita di molto.                                  Luigi Di Maio: le tante tappe di un cambiamento radicale | Vanity Fair Italia

Conte II viene dopo tangentopoli, l’inchiesta della magistratura che tra il 1992 e il ’94, scoperchiò un vasto sistema organizzato di corruzione utilizzata da tutti i partiti (cattolici, destra e sinistra – cani e porci allegramente assieme), per finanziare le loro attività e, in molti casi, per arricchire singoli politici e dirigenti. Tra il 1992 e il ‘96, ci furono una media di 2000 persone indagate per corruzione, concussione o altri reati cosiddetti “contro i doveri d’ufficio”. Tangentopoli portò al crollo degli storici partiti che avevano guidato la I repubblica, ma non generò una ‘moralizzazione’ della vita italiana. I problemi alla radice della corruzione e della generale percepita immoralità della vita pubblica non sono affatto cambiati. cambiati.

La scomparsa dei grandi partiti ha messo fine al finanziamento illecito organizzato, ma il nostro paese rimane uno dei più corrotti dell’Europa occidentale secondo tutti i principali indicatori.

Il giorno dell'avviso di garanzia a Craxi - Il Post

Nel 1992 /‘93 i magistrati iniziano ad aprire le indagini non solo sull’ultimo gradino della scala sociale ma osarono indagare anche sui più importanti personaggi politici italiani. L’inchiesta Mani Pulite e lo scandalo di Tagentopoli iniziarono il 17/2/1992 con l’arresto di Mario Chiesa, politico socialista, presidente della più grande struttura di cura e ricovero degli anziani di Milano, il Pio Albergo Trivulzio, poi c’era Renato Altissimo, segretario del Pli al primo avviso di garanzia, Bettino Craxi all’ottava informazione di garanzia, Severino Citaristi, segretario amministrativo della Dc, alla 17esima denuncia, Antonio Cariglia, Partito socialdemocratico, al primo avviso di garanzia. Terzo avviso per Antonio del Pennino, ex capogruppo del Pri alla Camera. Questi terroristi ladroni che hanno fatto man bassa dei soldi pubblici, non sono stati rinchiusi in psichiatria, come la ragazza che ha protestato per i diritti delle donne davanti all’università iraniana, ma sono rimasti quasi tutti impuniti, se non addirittura passati di grado. Ma non è finita qua: il 1994 segnò il business dell’incoronamento di Berluska, politico che faceva parte della loggia massonica P2, incentivato ed eletto dal potere massonico del centrodestra che ha fatto entrare esplicitamente i fasci in politica.

I soldi del PNRR che stanno sparendo, li gestisce l’ispettorato generale presso la ragioneria generale dello stato (ministero dell’economia). I beneficiari del PNNR sono la massomafia: le Pubbliche Amministrazioni, le imprese e le  industrie, soprattutto quelle militari.

Il potere politico con le sue ingiuste manovre, vuole ricreare ancora la guerra tra religioni attraverso la guerra tra poveri, ridotti alla fame apposta, per scannarsi tra di loro (noi).

Cerchiamo di non cadere nella trappola istituzionale e combattiamo insieme per alzare il livello culturale e per i nostri diritti!!

W l’Anarchia: l’unica via!!

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Vi consigliamo questo video che parla dei conflitti e dei poteri forti di oggi in Palestina:

https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Il-laboratorio-996f7402-dd1d-4ed9-9308-14251bf824e7.html

TORINO: sabato 23/11 AUTODIFESA ANTIPSICHIATRICA – incontro su autodifesa dal TSO c/o Radio Blackouthttps://artaudpisa.noblogs.org/

ASSALTI FRONTALI – FAN**LO CI SIAMO ANCHE NOIhttps://www.youtube.com/watch?v=gA0D-lhnIbE

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolarehttps://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

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Solidarietà a tutte le ribelli e i ribelli che lottano per la Libertà (Anarchia)

Nè con la NATO, nè con l’Europa, nè con Israele!

Basta Armi, basta guerre!

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Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini.

Luis Buñuel

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Cultura dal basso contro i poteri forti e i suoi cani

Rsp (individualità Anarchiche)

Il governo Meloni vuole proibire la cannabis sativa per incentivare la massomafia

Caos cannabis | lavialibera

In questi giorni i mass media scrivono che la Meloni sta abusando di potere: invece di fare la cuccia perché lei stessa è anticostituzionale, vuole fare la despota. L’allegra combriccola dei politici (esseri spregevoli senza scrupoli), l’ha eletta come presidente del consiglio, insieme ai suoi amici fasci e mafiosi per cambiare la costituzione e renderla repressiva contro i civili e imporci la dittatura militare e quindi incentivare le carceri e la violenza dei suoi amici sbirri bastardi. Insomma: la Meloni vuole imporci e vietare (attraverso un emendamento del  ddl sicurezza) la coltivazione e la vendita di marijuana,  compresa quella con un’Thc al di sotto dello 0,2%, da anni liberamente in commercio.

Quella pagliaccia infida della Meloni (Mussolini 2) vuole vietare la cannabis sativa proprio in questo periodo storico in cui anche i mass media hanno lanciato l’allarme delle droghe sintetiche: Fentanly e xilazina,  che hanno invaso il mercato delle droghe anche in Italia, colpendo soprattutto i giovani, ai quali non è stata insegnata nemmeno la differenza tra droghe pesanti a quelle leggere (!!).

Droga: scatta l'allarme Fentanyl in Italia. Nota della Salute alle Regioni:  informare sui gravissimi rischi | Sanità24 - Il Sole 24 Ore

Il Fentanyl è una droga sintetica che riduce i giovani a degli zombie,  senza avere più un senso della vita, come per volersi annientare piuttosto che affrontare le numerose difficoltà di oggi: preferiscono annullarsi! E’ vero, non ci sono più punti di riferimento dove potersi alzare di livello culturale ed  esprimersi, per poter credere in qualche cosa, per riprovare a sognare come quando eravamo bambini. Ci hanno tolto tutti i sogni! Il Fentanlyl è un potente oppioide sintetico,  più potente dell’eroina, il cui abuso può avere conseguenze letali. L’Istituto Superiore di Sanità il 26 aprile scorso, ha segnalato l’identificazione del potente anestetico come sostanza da taglio in una dose di eroina da strada in una città italiana, il campione di eroina ‘tagliata’ conteneva, oltre al 50% di eroina, anche il 5% di Fentanyl, il 30% di codeina e il 15% di diazepam. Gli effetti del Fentanyl sono simili alla morfina e all’eroina, ma risultano sino a 50-100 volte più potenti. Ne basta una dose di 3 milligrammi per scatenare un’intossicazione acuta che può portare alla morte. La xilazina (chiamata anche droga degli zombie, appunto), altra droga sintetica letale, viene usata per aumentare l’effetto del fentanyl.  Per approfondire il problema, vi consigliamo di leggere la nostra analisi a fondo pagina.

XILAZIN 2% AMPOLA

La Meloni vuole vietare la cannabis e farla ritornare illegale, per incentivare Mammasantissima che gli ha dato i voti per entrare al potere (aumm – aumm… Alé, se magna !!). Teniamo presente che quella stronza infame della Meloni, proprio il giorno dell’anniversario  della strage di stato di Piazza Loggia a Brescia (28 maggio 1974), ha preferito andare all’inaugurazione del centro sportivo di Caivano (Napoli); è vero che la fascistona (braccio armato dello stato) si sarebbe vergognata di partecipare al 50° anniversario dalla strage di Piazza della Loggia, forse si è resa consapevole che sarebbe stata una contraddizione, per non dire provocazione, visto che la strage di stato (la verità è venuta fuori dopo 50 anni di segreto militare), che ha procurato l’uccisione di tanti civili innocenti,  l’hanno eseguita loro, i suoi amici compari cattofascisti!! Comandati dai servizi segreti della Nato, che li hanno pagati apposta per portare avanti il piano militare anticomunista (stay-behind) della strategia della tensione anticomunista, fatta appunto di stragi e colpi di stato per infiltrare e manovrare i comunisti e gli Anarchici.

Coltivare canapa legalmente: come fare in Italia! | CBDMania.it

Ora puntualizziamo la parte economica: in Italia le aziende che coltivano la cannabis sono circa 1.500, specializzate nella trasformazione del prodotto, con un entrata economica  di 150 milioni di euro l’anno.   Tanti soldi che ora finirebbero nelle mani della criminalità organizzata: è questo il problema!  Teniamo presente che l’articolo 2 della legge 242 del 2 dicembre 2016 (che consentiva l’uso della cannabis) non faceva riferimento esplicito al consumo ludico-ricreativo, ma nemmeno lo vietava. Le piante che non superano il limite di 0,6% di Thc rientrano nei limiti della legge del 2016. Il centrodestra coi suoi divieti, i suoi rigurgiti proibizionisti, oltre a rinchiudere in carcere per una canna, colpisce l’economia e allontana gli investitori.                                                                                                                  

Insomma, il governo Meloni vuole vietare anche la cannabis light (sativa): è un po’ come mettere sullo stesso piano la birra analcolica e quella alcolica (che per ora è ancora legale). Dall’oggi al domani sarebbero considerati fuorilegge quattro milioni di consumatori che oggi sono liberi di acquistare cannabis light nei tabaccai o in quei punti vendita sorti un po’ ovunque, e che domani sono obbligati a incentivare la mafia (mercato nero) per un prodotto che da anni, in larga parte dell’Europa è normalmente in commercio. Perfino la Corte di giustizia europea, ha da poco evidenziato con una sentenza, che la cannabis light – sativa non può essere considerata stupefacente. L’Organizzazione mondiale per la sanità ha rassicurato che il consumo di cannabis light in Europa viene considerata come un integratore al pari della caffeina, della camomilla e del the. Ma per capire meglio il problema ricordiamoci che nel 2019 intervenne anche la Cassazione chiamata a valutare il ricorso di un coltivatore di Porto Recanati, (Macerata), a cui la polizia aveva sequestrato piante e infiorescenze. I giudici stabilirono che la polizia avrebbe potuto sequestrare solo un campione di cannabis per verificare che la percentuale di THC non superasse lo 0,6%. Tutte le piante di cannabis che rispettano questo limite rientrano nei limiti della legge del 2016 e non dalla 309 del 1990 (testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, che vengono usate anche per prevenzione, cura e riabilitazione della tossicodipendenza da droghe pesanti). Se, dopo un controllo, il contenuto di THC supera lo 0,6% la polizia può sequestrare o distruggere le piante, ma anche in questo caso è esclusa la responsabilità dell’agricoltore. Nel maggio del 2022 un decreto interministeriale per la regolamentazione delle piante officinali era intervenuto per limitare la commercializzazione della canapa ai soli semi e ai loro derivati. Nel febbraio del 2023 il tribunale amministrativo regionale del Lazio aveva infine annullato quel decreto confermando la commercializzazione di tutte le parti della pianta, comprese le infiorescenze e le foglie. Il nuovo emendamento del governo, modificherebbe in particolare la legge del 2016 (per dare il consenso all’uso e alla coltivazione personale della cannabis).

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Quell’ignorantona cocainomane (la droga dei ricchi) esaltata della Meloni, che si è comperata la laurea senza fare neanche un giorno di scuola, imitando  la mafia, dice stop al commercio della cannabis sativa perché secondo lei avrebbe lo  stesso effetto delle droghe pesanti. Puntualizziamo che l’idea di lanciare legalmente sul mercato la cannabis leggera arriva dalla Svizzera, dove la marijuana con un contenuto di THC un po’ più basso (il tetraidrocannabinolo dagli effetti psicotropi), è venduta in pacchetti simili a quelli del tabacco da sigaretta.  La cannabis sativa (le infiorescenze femminili della canapa indiana), produce una sostanza con accertati effetti ansiolitici, nonché come una possibile alternativa per combattere lo stress. Anche a dosi alte, il cannabinolo ha dimostrato una buona tollerabilità e pochi effetti collaterali.                                                  Con un governo arretrato e cattofascista, la coltivazione e l’uso della canapa, che è meno tossica e dannosa del alcool e del tabacco, è stata di nuovo proibita per ragioni culturali (fascistoni ignoranti dipendenti dalla cocaina – quella si, droga pesante – che costa molto di più e produce molti più danni, ma rimane come ‘cultura del superuomo’ all’ interno del costume nazionale. La marijuana quindi, che ha vari effetti benefici sulla psiche e l’organismo, senza causare danni, è stata proibita.

Breve storia della Canapa- dalle origini ai giorni nostri - Canapando

A proposito di canapa, c’è anche un interesse economico dietro al suo vecchio proibizionismo: con l’arrivo dagli Stati Uniti di fibre sintetiche come il nylon che è meno costoso, hanno portato ad abbandonare la coltivazione della canapa, che invece è naturale, anche in Italia. L’emendamento della merdaccia cattofascista della Meloni, mira a vietare la coltivazione e la vendita delle infiorescenze della marjuana, anche di cannabis a basso contenuto di Thc  (paragonabile all’effetto e la dipendenza del caffè e della camomilla).  Con questo decreto si lascia esplicitamente terreno alla criminalità organizzata. Ma non è la prima volta che quella merda della Meloni tenta di modificare la legge del 2016 per incentivare i suoi amici mafiosi che gli hanno dato il voto per farla entrare nel potere politico  e portare avanti i loro interessi. Questo emendamento vuole bloccare quanto avviene nel resto d’Europa: pensiamo alla Germania, primo grande Paese europeo che ha liberalizzato la cannabis. Ma prima di lei lo avevano già fatto Malta nel 2021 e il Lussemburgo nel 2023.

La storia della Canapa

Ma ora facciamo un po’ di storia per capire meglio il problema del proibizionismo e dei suoi danni.   

Il direttore della CIA Allen Dulles, il 13/4/1953, lancia il programma di controllo mentale  chiamato MK-ULTRA, un Piano militare che sperimentava droghe pesanti per il controllo mentale che serviva per annientare le masse che si stavano ribellando alle stragi e alla violenta repressione di Stato. Il programma Cia cercava di trasformare le droghe, la psicologia, la psichiatria e le scienze sociali, in armi al servizio delle spie (servizi segreti Nato). Le sperimentazioni venivano fatte illegalmente presso 80 istituzioni, tra cui 44 college e università, nonché ospedali, carceri, caserme militari e aziende farmaceutiche. Il Piano militare MK-Ultra conduceva centinaia di esperimenti clandestini, su cittadini inconsapevoli, per valutare il potenziale uso dell’LSD e di altre droghe come l’eroina e la cocaina per il controllo mentale, facendo una raccolta di informazioni sulla tortura psicologica che facevano ai civili . Sebbene il progetto MK-Ultra sia durato dal 1953 al 1973 circa, i dettagli del programma non furono resi pubblici fino al 1975, durante un’indagine del Congresso sulle diffuse attività illegali della CIA negli Stati Uniti e nel mondo. L’operazione segreta mirava a sviluppare tecniche che potessero essere utilizzate contro i nemici del blocco sovietico per controllare il comportamento umano con droghe e altre manipolazioni psicologiche. La maggior parte degli esperimenti furono fatti tra il 1953 e il ‘64, ma non è chiaro quante persone furono coinvolte nei test: l’agenzia tenne scarsi registri e distrusse la maggior parte dei documenti MK-Ultra quando il programma fu ufficialmente interrotto nel 1973. Negli anni più remoti e oscuri della Guerra Fredda, le odierne droghe venivano studiate come possibile “arma militare” da impiegare contro il nemico.

Fanpage.it - MORTE CRANIO RANDAGIO Le toccanti parole della migliore amica  del rapper: http://fanpa.ge/8W5Au | Facebook

Ora volevamo ricordare un ragazzo comune, come tanti altri, come tutti noi siamo o siamo stati, stava attraversando il periodo dell’adolescenza dove vuoi essere indipendente dai tuoi genitori, e hai più tempo per uscire, per scoprire questo mondo pieno di contraddizioni e di ingiustizie sociali e ne ha pagato il contesto sociale e le conseguenze. Otto anni fa muore un rapper di 21 anni, nome d’arte Cranio Randagio (foto sopra). La morte è avvenuta tra l’11 e il 12 novembre del 2016, durante la festa nell’appartamento in zona Balduina (Roma) dove il giovane artista è stato trovato morto, stroncato da un mix di droghe sintetiche e alcol. Le droghe che gli hanno trovato nel sangue sono: ossicodone: 20 mg di ossicodone equivalgono a circa 30 mg di morfina, estasy: MDMA o ecstasy è una sostanza psicoattiva appartenente alla classe delle feniletilamine, codeina: viene ottenuta prevalentemente tramite metilazione della morfina: l’alcaloide principale del Papaver somniferum, morfina: estratto dalla linfa essiccata fuoriuscita dal profondo taglio effettuato sulle capsule immature prodotte dal papavero da oppio, e Crak: sostanza stupefacente nata in USA e diffusasi a partire dagli anni ‘80, ricavata tramite processi chimici dalla cocaina. Quella sera  dell’11 novembre, uno degli amici di Cranio Randagio  festeggiava i suoi 22 anni, e nell’appartamento in zona Balduina dove vive coi genitori, ha organizzato una festa inviando 14 amici. Tra loro c’è anche Cranio Randagio, ex compagno di liceo del padrone di casa e astro nascente della scena rap romana. I genitori dell’amico lasciano casa ai ragazzi, che mangiano, chiacchierano, ascoltano musica, bevono. Parecchio, come testimoniano dei video girati coi telefonini da alcuni invitati. Una serata tra amici, dunque, in cui a un certo punto spunta anche la droga. Alla festa arrivano altre persone, altre ancora se ne vanno, la serata prosegue sino a notte inoltrata e finisce con Cranio Randagio che resta lì a dormire. Ma non si risveglia più, perché Cranio Randagio è morto. Portato al pronto soccorso è stato accertato che a ucciderlo è stato un mix fatale di sostanze, tra cui anche il crack. Cranio Randagio moriva, ma gli amici lo filmavano. Il tutto ripreso da un video: è l’ultima verità sulla tragica fine di Cranio Randagio.  Tra le ultime canzoni di Cranio Randagio,” Mamma Roma Addio” e “Petrolio”: due titoli pasoliniani, con strofe come questa: “Io volerò, io volerò via/come un gabbiano pure se il petrolio mi pesa sul dorso/smorzando la scia, io volerò via/volerò via”.

Noi ‘ricercatori senza padroni’, consigliamo ai giovani che non hanno ideali, perché  la realtà dura, piena di falsità, ingiustizie e crudeltà, glieli hanno spezzati, di lottare contro il potere distruttore dello stato stragista, di lottare contro le forze dell’ordine – disordine e per non cadere nelle trappole degli sbirri che vogliono annientare i nostri sogni – ideali ! Per tutti i giovani che sognano un mondo migliore, dobbiamo lottare contro le droghe pesanti e per la liberalizzazione  della  marjuana libera!! Basta armi e guerre più soldi  alla povera gente! Li vogliamo noi, lavoratori poveri, tutti i i 250 miliardi del PNRR che si stanno mangiando e spartendo i politici sia di destra che di sinistra, incoerenti, arrivisti, dittatori, senza scrupoli. Contro ogni repressione e dittatura W l’Anarchia!!

Storia Storie PordenoneLA PATERSON DEL FRIULI. Gli anarchici nel  Pordenonese dalle origini alla Liberazione.

Noi ‘ricercatori senza padroni’, vogliamo libero il nostro compagno Anarchico Cospito!  Lo vogliamo libero perché ne ha diritto! Criminale è lo stato, che ha fatto eccidi per garantirsi il potere, uccidendo migliaia di uomini, donne, anziani e bambini innocenti. Cospito non ha ammazzato nessuno, ha solo fatto azioni dirette! Addirittura lo stato lo ha rinchiuso al 41 bis paragonandolo ai mafiosi, che nascono come guardie (braccio armato) della borghesia latifondista in Sicilia in epoca repubblicana, ma che si svilupparono soprattutto in età imperiale. Una mafia analfabeta e non istruita (non finivano neanche le elementari) e che viveva e sopravviveva  in condizioni di miseria, che non ha ideali ne sogni ma solo l’unico l’interesse di accumulare soldi senza avere scrupoli, paragonabile ai loro padroni massoni, dove loro sono da sempre subordinati, es: la loggia massonica P2, formata da alti gradi delle forze dell’ordine – disordine!  

Ricordiamoci anche della contraddizione dello stato, avvenute con la trattativa Stato-mafia: accordi fatti  a più riprese tra esponenti delle istituzioni italiane e rappresentanti dell’associazione mafiosa tra il 1992 e il 1993 (proprio nel periodo in cui moriva Falcone).

Visto il Piano militare Mk ultra che prevedeva di invadere le scuole, le piazze e le discoteche di droghe pesanti per annientare le proteste dei civili, noi ci poniamo questa domanda: che accordi si sono fatti la mafia con lo stato durante la trattativa Stato-mafia negli anni ‘90? E la Meloni, che accordi ha fatto, quella merda pagliacciona, recentemente a Napoli? Ci dobbiamo preoccupare, vista la storia d’Italia…

Coraggio compagno Cospito,  fallo per tutti noi che crediamo in un mondo migliore e valorizziamo i tuoi gesti dignitosi e coraggiosi che non hanno causato morti, ma azioni dirette per alzare il livello culturale e puntualizzare meglio il problema sociale di tutti Noi!!

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CANZONE PER ALFREDO COSPITO – MARCO CHIAVISTRELLI SOLIDARIETA’ AD ALFREDO CONTRO L’ORRORE DEL 41 BIShttps://www.youtube.com/watch?v=_X33J74_ALE

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Cranio Randagio “Petrolio” (Official Video)https://www.youtube.com/watch?v=BxXv3NfQ3YM

Questa canzone la dedichiamo al compagno Anarchico Cospito per non arrendersi mai e combattere per un mondo diverso da quello attuale, ancora oggi ingiusto e crudele. Non arrenderti mai compagno, combatti ancora per i tuoi ideali che sono il pane per la nostra esistenza, il nostro senso della vita!!

Assalti Frontali – COURAGE (OFFICIAL VIDEO)https://www.youtube.com/watch?v=IBeujI0dEpk

Assalti Frontali – Il rap della Costituzione (Video Lyrics)https://www.youtube.com/watch?v=HSqvenoewbE

Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta.https://www.youtube.com/watch?v=KXCVKNZgnu0

Dopo anni di proibizionismo finalmente legalizzano la marijuana!

NY: dopo anni di proibizionismo finalmente legalizzano la marijuana!

OPERAZIONE BLUE MOON, quando lo STATO inondò di EROINA le stradehttps://www.youtube.com/watch?v=OEnOW9xyCEQ

Avviso urgente per i giovani: lo stato ci vuole rifilare una nuova droga pesante

https://www.rivoluzioneanarchica.it/avviso-urgente-per-i-giovani-lo-stato-ci-vuole-rifilare-una-nuova-droga-pesante-la-xilazina/

 

Contro le droghe pesanti: marijuana libera!!!

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La morale borghese è per me l’immoralità

Contro la quale si deve lottare: la morale

Fondata sulle nostre ingiuste istituzioni sociali,

quali la religione, la patria, la famiglia,

la cultura, insommma quelli che si usa

chiamare i “pilastri della società”.

L. Buñuel

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Solidarietà ai compagni e alle compagne arrestati o sgomberati ingiustamente!

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Terrorismo di Stato: perché rapire Moro e non Andreotti? (1 parte)

Il carteggio inedito tra Aldo Moro e Pietro Nenni in un libro

Oggi 9 maggio 2024, ricorre il 46° anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse guidate da Mario Moretti (il doppio giochista), il 16 marzo 1978.

Il leader democristiano  e quello socialista (Aldo Moro e Pietro Nenni, foto sopra)  furono i protagonisti dell’accordo che portò alla composizione dei governi di centro-sinistra negli anni ‘60. Ma per capire meglio il problema, andiamo ad analizzare la storia e il contesto sociale politico economico di allora: si parte dalle decisioni prese alla Conferenza di Yalta dai 3 più potenti del mondo:  W. Churchill (Gran Bretagna), F.D. Roosevelt (Stati Uniti) e I. Stalin (Russia) il 4-11 febbraio 1945.

Dopo Yalta e quindi dopo la caduta del fascismo, la presenza in Italia di un Partito comunista così forte, ha suscitato gravissime preoccupazioni negli ambienti della Nato anticomunista. Questa presenza del Partito Comunista Italiano, proprio sulla linea di Yalta, ha creato un imbizzarrimento tremendo che ha portato a mettere in atto la ‘strategia della tensione’ (colpi e stragi di stato), che continuano dalla strage di Piazza Fontana al rapimento e sequestro di Aldo Moro, dove le Brigate rosse in qualche misura sono state poi manovrate da chi aveva tutto l’interesse a far sì che Aldo Moro non uscisse vivo da quella avventura, per impedire il cosiddetto “compromesso storico” (Dc Pci). Nella guerra segreta agli italiani, da piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna, si è rintracciato un filo che passa per Gladio. Una visione globale dei fatti, è utile a identificare nomi e responsabilità di chi ha pianificato ed eseguito la guerra del terrore prevista già nel 1956, da un accordo tra servizi segreti italiani e atlantici anticomunisti (partigiani bianchi) per mantenere il Paese all’interno del quadro geopolitico di Yalta, utilizzando l’arma delle stragi, del terrore e dei depistaggi. Durante la conferenza in Crimea ci sarebbe stata una divisione addirittura del mondo, in sfere di influenza o blocchi contrapposti e che l’Italia, nell’ambito di una presunta “logica di Yalta”, sarebbe stata assegnata alla sfera di influenza di Gran Bretagna e Stati Uniti.

Così parlò Pecorelli. Gli articoli che fecero tremare la Prima Repubblica

Sul numero 6 del settimanale “OP (Osservatore politico”, datato 2 maggio 1978) mentre il sequestro di Moro era ancora in corso, Mino Pecorelli pubblicava un articolo intitolato “Yalta in via Mario Fani”, che si concludeva con queste parole: “È Yalta che ha deciso via Mario Fani” . Pecorelli forniva un’interpretazione del sequestro di Moro, visto come una operazione congiunta delle due superpotenze (Usa e Urss) attuata mediante un misterioso “lucido superpotere”, con le Br semplici comparse su un teatro da altri approntato, con l’obiettivo primario di allontanare il PCI dall’area  del potere. In effetti il governo monocolore a guida democristiana (IV governo Andreotti, 11 marzo 1978 – 21 marzo 1979), fu varato con l’appoggio esterno del partito comunista che seguiva il III governo Andreotti (30 luglio 1976 – 11 marzo 1978), sempre un monocolore Dc che aveva governato grazie all’astensione del Partito comunista italiano. È inevitabile però porsi un semplice interrogativo: come potevano le decisioni prese dalle potenze alleate (Usa, Urss e Gran Bretagna) a Yalta nel 1945, produrre effetti 33 anni dopo, al tempo del sequestro Moro (1978) come sosteneva Pecorelli in quei giorni? Nel Dopoguerra la vita politica italiana è stata segnata dagli scandali della partitocrazia e da vicende giudiziarie, che si presentavano come episodi salienti della lotta politica in atto, mentre, fin dal 1973, tutti i quadri del più delicato servizio della difesa erano stati messi fuori combattimento dalla cronaca giudiziaria e scandalistica. Temi e avvenimenti complessi venivano ridotti ad un dibattito e ad uno scandalo di borgo, mentre i “buchi” riempiti con notizie del tutto personali ed intime su personaggi della vita politica che rammentano gli scandaletti che diffondeva il Sifar negli anni ‘50/ ’60 per fare pressioni sugli avversari. Yalta, per molti anni, ha simboleggiato la “divisione del mondo” tra grandi potenze.

Le bombe all'iprite: cosa sono e dove furono impiegate - Bombe in mare: 60  anni di dubbi

A Postdam (17 luglio – 2 agosto 1945) l’Italia perse le sue Colonie africane. La documentazione storica sull’argomento riferisce di orrende stragi di popolazioni africane, della deportazione delle popolazioni del Gebel cirenaico, della costruzione nella Sirtica di 15 letali campi di concentramento, dell’impiego dei gas asfissianti nella guerra coloniale contro l’Etiopia, delle micidiali rappresaglie dopo il fallito attentato al maresciallo Graziani, vice-re d’Etiopia, eccetera. Gli storici testimoniano in merito a massacri di civili, sterminio di élite intellettuali e politiche, nonché di campi di concentramento ove morì la maggioranza degli internati tra i quali oltre 300.000 etiopi e centomila libici. Parlano di massacri, di bombe a gas tipo C.500-T per un totale di 317 tonnellate, e in Etiopia dell’impiego di oltre 500 tonnellate di aggressivi chimici.  Il crollo degli Imperi coloniali europei darà origine alla Conferenza afro-asiatica di Bandung, aprile 1955, al Terzo Mondo. L’Urss era un paese vincitore ma ne era uscito esangue dalla guerra. Per gli Usa, invece, essenziale era il cordone di base intorno all’Eurasia anche per non rivivere Pearl Harbour. La suddivisione del Vecchio Continente in due zone d’ideologie e regimi antagonisti, si attuò tra la fine del 1945 e il ‘50. La trasformazione in due blocchi militari tra il 1950 e il ‘55. Simbolo della divisione europea, la Germania divenne la pietra angolare dell’antagonismo Est-Ovest e la sfida fondamentale della sicurezza europea.

La Nato avrebbe tentato di “destabilizzare per stabilizzare” la penisola italiana con le stragi e organizzando il sequestro e l’assassinio dell’on. Moro utilizzando le Brigate Rosse di Mario Moretti, in veste di “gladiatore”, per opporsi al “compromesso storico” o “all’avanzata del partito comunista” o “delle sinistre” (quali?!), secondo le varie formulazioni. In quanto all’on. Moro, che in quel momento ricopriva unicamente una carica onorifica di presidente del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana e non aveva alcun potere o influenza sulla politica internazionale, era più importante Andreotti! Il forte partito comunista italiano incuteva paura alla Nato anticomunista. I 12 milioni di voti comunisti e il milione e mezzo di iscritti messi a disposizione di Andreotti?

Caso Moro, il Pg: "Gravi indizi di concorso in omicidio per un  superconsulente Usa" - Rai News

Steve Pieczenik (a sinistra nella foto): psichiatra, scrittore, editore e pianista statunitense che ha raggiunto notorietà internazionale per il suo coinvolgimento nel caso Moro, inviato dal Dipartimento di Stato Usa per consigliare Cossiga e per verificare che l’Italia obbedisse al Patto Atlantico anticomunista e non cercasse di salvare Moro, ha dichiarato in seguito: “Ho messo in moto una manipolazione strategica al fine di stabilizzare la situazione d’Italia”. Moro doveva morire, Kissinger non riusciva proprio a capire questo uomo onesto, di altri tempi, che cercava di portare l’Italia fuori dai blocchi dell’est, ma anche dell’ovest!

Non dimentichiamoci che proprio in quel periodo il Corriere ebbe direttori affiliati alla P2 (Loggia massonica formata da alti graduati delle gerarchie militari) e che, cosa ancora più incredibile, il comitato messo in azione da Cossiga per la liberazione di Moro, era interamente formato da esponenti della P2. Uno, peraltro, il prof. Franco Ferracuti, era consulente della Cia mentre un altro, Stefano Silvestri, del Kgb, a testimonianza di accordi anche in quella sede!

Stefano Silvestri - La crisi russo-turca e la guerra all'ISIS | IAI  Istituto Affari Internazionali

Siamo una sorta di colonia. Siamo stati ricostruiti dagli Usa e dalla mafia italo-americana, siamo un Paese con governi e opposizioni appiattiti sulla predominanza della Nato. Aldo Moro negli anni ’70 portò avanti una politica volta a far dialogare i due partiti più importanti e più rappresentativi del Paese: la DC e il PCI. L’Italia, appartenente all’alleanza politico-militare della Nato, si ritrovava ad avere il partito comunista più forte tra quelli operanti nelle nazioni del patto atlantico anticomunista. La vicinanza tra il PCI e l’Urss non era quindi ben vista né accettata (perché i sovietici erano nemici giurati dell’Occidente). E naturalmente nemmeno a Mosca piaceva il dialogo del PCI col principale partito italiano alleato degli Usa (la DC).

Numerosi testimoni raccontano che a sparare durante il rapimento di Moro non sono state 4 persone, ma almeno 8-9. Il procuratore generale presso la Corte d’Appello Luigi Ciampoli porterà in seguito a 12 i componenti del commando, di cui fecero parte anche elementi non appartenenti alle BR e killer professionisti, e a 25 il numero complessivo delle persone coinvolte a vario titolo nell’assalto. Dei 93 colpi sparati, 49 provengono dalla stessa arma e sono quelli determinanti per l’azione. Così iniziarono i 55 giorni che travolsero e sconvolsero l’Italia. Tra verità negate, depistaggi, insabbiamenti, documenti spariti e furti misteriosi, come quello nella redazione fotografica dell’agenzia Ansa dove vennero trafugati i rullini con le immagini di un elicottero che sorvolava via Fani pochi minuti dopo la strage ma non apparteneva alle forze dell’ordine. Le Br avvertirono lo Stato della morte di Moro, ma lo Stato già lo sapeva da ore. La storia di quel tragico 9 maggio del 1978 non può essere ridotta alla sola versione ufficiale (di comodo?): le Br sequestrano Moro in via Fani e lo uccidono; al contrario per comprendere quella terribile ‘notte della Repubblica’ occorre passare attraverso a mille ricostruzioni giudiziarie, documenti parlamentari, analisi storiche e giornalistiche. L’ex vicepresidente del CSM Giovanni Galloni, democristiano, intervistato nel 2005 nella trasmissione Next su Rai News 24: “Io non posso dimenticare un discorso che ebbi con Moro poche settimane prima del suo rapimento. Discutevamo con Moro delle difficoltà di trovare i covi delle BR e Moro mi disse: ‘La mia preoccupazione è questa: che io ho per certo la notizia che i servizi segreti sia americani sia israeliani hanno degli infiltrati all’interno delle BR; però non siamo stati avvertiti di questo, perché se fossimo stati avvertiti, probabilmente i covi li avremmo trovati’”. Inoltre proprio in quel periodo, in Italia, la presenza atlantica è conclamata. Tutti i vertici dei servizi segreti erano nelle mani della P2, dai generali Santovito e Grassini a Federico Umberto D’Amato, potente capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, organizzatore della strage di Bologna, nonché uomo della Cia in Italia.

Report on X: "Angleton divenne capo del controspionaggio americano a Roma e  fu amico di Junio Valerio Borghese, ispiratore e maestro di Stefano Delle  Chiaie. Angleton era legato a Federico Umberto D'Amato,

La Commissione Moro comincia a cercarlo in uno scenario ben delimitato: via Massimi, che è una via estremamente prossima a via Licinio Calvo, raggiungibile in pochi secondi in automobile, una via dalla quale ci si poteva allontanare per abbandonare una alla volta le macchine, diminuendo il rischio di essere intercettati dalle forze di polizia. Le due palazzine di via Massimi 91 (dove si ritiene vi sia stata la prima prigione di Moro) sono dello Ior, la banca mondiale del Vaticano. Secondo le indagini svolte dalla commissione parlamentare d’inchiesta, Moro restò per poco tempo in via Massimi 91 e poi potrebbe essere stato trasferito a Villa Odescalchi, a Palo Laziale, poco lontano da Roma. Un altro mistero legato a quella Roma del 1978 è collegato all’ex ufficiale del Ros dei carabinieri Mario Mori (all’epoca capitano), noto poi per essere stato sotto processo e infine assolto nell’ambito del processo Trattativa Stato – Mafia, per la mancata perquisizione del covo di Totò Riina e la mancata cattura di Bernardo Provenzano. Altre anomalie, emerse durante le audizioni delle commissioni parlamentari, inclusero il fatto che le auto blu di Moro e della sua scorta non vennero blindate, nonostante Moro lo avesse richiesto più volte. Inoltre dalle indagini del giudice Ferdinando Imposimato emerse che venne dato l’ordine di conservare le mitragliatrici nel bagagliaio degli uomini della scorta. Inoltre, si scoprì la presenza di un uomo di Gladio durante il rapimento Moro, il colonnello Guglielmi, nelle ore della mattina, che si giustificò dicendo di essere lì per un appuntamento previsto per l’ora di pranzo, anche se erano solo le 9 del mattino.

Le anomalie e le ombre presenti nel Caso Moro sono ancora molte. Ma ora vogliamo rammentare due libri che hanno fatto (e fanno) storia, avendo dettagliato tanti anni fa cose che ancora oggi il ‘mainstream’ rifiuta di vedere e raccontare. Stiamo parlando di ‘Doveva Morire’, firmato nel 2007 da Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, nel quale balza con tutta evidenza il ruolo svolto dalla CIA nello scientifico ‘omicidio’ dello statista DC che voleva il compromesso storico col PCI di Enrico Berlinguer: lo confessa l’agente CIA Steve Pieczenick, che rivelò: ‘Moro doveva morire’ (da qui il titolo del libro); e di un interessante libro, un altro ‘must’ uscito due anni dopo, “Complotto – Caso Moro. Il patto segreto tra DC e BR”, firmato da Sandro Provvisionato e Stefania Limiti, che descrivono per filo e per segno il ruolo svolto proprio da Gladio nel giallo Moro.

Berlusconi è il punto più basso della politica e della cultura in Italia  dopo il fascismo: celebrarlo come eroe nazionale è una sconfitta -  DonnexDiritti

L’Operazione segreta Gladio è stata scoperta nel 1990, quando il pubblico ha appreso che la CIA, l’MI6 e la NATO hanno addestrato e diretto un esercito clandestino di unità paramilitari fasciste in tutta Europa, dispiegando le proprie risorse per indebolire gli oppositori politici, anche attraverso attacchi terroristici sotto falsa bandiera (false flag). Tra loro c’era un giovane Silvio Berlusconi (foto sopra), l’oligarca dei media che ha fatto la sua parte come I ministro italiano in 4 governi separati tra il 1994 e il 2011. Elencato come membro della P2 (tessera n° 1816), la cabala segreta dell’era della Guerra Fredda delle élite politiche devote agli obiettivi di Gladio. Gladio consisteva in una costellazione di eserciti partigiani anticomunisti  (partigiani bianchi) “restanti”, la cui missione apparente era quella di respingere l’Armata Rossa in caso di invasione sovietica. In realtà, queste forze hanno commesso innumerevoli atti violenti e criminali come parte di una “strategia della tensione” progettata (dal Patto Atlantico anticomunista nel 1949 ) per screditare la sinistra e giustificare una repressione dello stato di sicurezza. Gli stragisti di Stato rimangono impuniti perché lo Stato non può condannare se stesso. L’assassinio di Moro ha ispirato diffusi e fondati sospetti che gli agenti di Gladio si siano infiltrati nelle Br per spingere il gruppo a commettere atti eccessivamente violenti al fine di fomentare la richiesta popolare di un regime di legge e ordine di destra. Più di qualsiasi altro crimine, l’uccisione di Moro ha soddisfatto gli obiettivi della strategia della tensione dello stato di sicurezza Nato anticomunista. Nell’aprile 1981, i magistrati di Milano fecero irruzione nella villa di Licio Gelli, un finanziere italiano e sedicente fascista che fondò la P2 (loggia massonica formata da alti gradi delle forze dell’ordine – disordine). Lì, hanno scoperto un elenco di 2.500 membri che si leggeva come un “Who’s Who” di politici italiani, banchieri, spie, finanzieri, industriali e alti gradi e funzionari delle forze dell’ordine e militari. Tra i membri più importanti della cabala c’era Silvio Berlusconi. Il fondatore della P2 Gelli era così ben collegato all’apparato di sicurezza nazionale e di intelligence di Washington, che la stazione di Roma della CIA lo aveva esplicitamente incaricato di istituire un governo parallelo anticomunista a Roma.

Henry Kissinger, il Metternich del Secolo Americano -

Successive indagini mostrarono come Henry Kissinger (foto sopra), aiutò a sovrintendere al reclutamento di 400 alti ufficiali italiani e della NATO come agenti della P2 nel 1969. I presidenti Gerald Ford, Jimmy Carter e Ronald Reagan, fecero la loro parte. Il deputato Sergio Flamigni, già membro delle Commissioni d’inchiesta sul caso Moro e sulla P2, scrisse che Guglielmi era «uno dei migliori addestratori di Gladio, esperto di tecniche di imboscata, che lui stesso insegnava nella base Nato sarda di Capo Marrargiu dove si esercitavano anche gli uomini di Gladio». Un’altra presenza sulla quale sono stati avanzati dubbi e sospetti è quella del cosiddetto ‘uomo col cappotto color cammello’, identificato nel signor Bruno Barbaro. Cognato del generale Fernando Pastore Stocchi, un’ufficiale del Sid, il servizio informazioni difesa, che era stato anche a capo della base Gladio di Capo Marrargiu e stretto collaboratore del generale Vito Miceli. Barbaro era titolare di un’azienda che aveva sede in via Fani, sopra al bar Olivetti. Svolgeva attività commerciali, tra i suoi clienti figuravano il Policlinico Gemelli di Roma, ma anche la Banca d’Italia e il Senato, e aveva diversi uffici, uno dei quali in via Fusco, a Monte Mario, che affacciava su via Pineta Sacchetti, a un paio di chilometri in linea d’aria da Forte Braschi, il quartier generale del servizio segreto militare.  Una terza presenza anomala riguarda un presunto funzionario dei servizi che compare in alcune foto che dimostrerebbero che era stranamente presente nell’immediatezza di eventi di straordinaria importanza: il 16/3/1978 in via Fani, il 9/5/1978 in via Caetani, in occasione del rinvenimento del cadavere di Moro, e verosimilmente anche il 3/9/1982, in via Carini, a Palermo, dopo l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di sua moglie Emanuela Setti Carraro. La Commissione ha svolto accurate indagini nel tentativo di individuare l’uomo, accertando almeno in due circostanze, che non si tratta della stessa persona. L’uomo ritratto in via Fani è Giuseppe Pandiscia, un funzionario della polizia scientifica, quello ritratto a Palermo è Antonino Wjan, anch’egli dirigente della scientifica, mentre non è stato possibile identificare l’uomo che si intravede nella foto scattata in via Caetani vicino alla Renault 4 in cui fu trovato il corpo dello statista. Quanto ad eventuali contatti o rapporti tra Bonanni o la società immobiliare Poggio delle rose con organismi di intelligence, la Commissione ha riscontrato che la sede dell’immobiliare coincideva con quella della Fidrev Fiduciaria e Revisione srl, una società che da molti anni ne seguiva la contabilità e la gestione. La Fidrev, a sua volta legata all’Immobiliare Gradoli, proprietaria di alcuni appartamenti nello stesso stabile di via Gradoli dove durante il sequestro fu scoperto un covo Br, a partire dal 1978 curava i conti e la gestione delle società di copertura del Sisde, il servizio segreto civile. Un altro misterioso aspetto, su cui si sta concentrando la Commissione parlamentare d’inchiesta, è la possibilità che le Br scelsero via Fani perché il Bar Olivetti, davanti al quale avvenne la carneficina, era sede di un inedito intreccio di interessi. La Commissione, in particolare, sta scandagliando l’ipotesi che il titolare del bar possa essere stato in relazione o coi servizi di sicurezza o con le forze dell’ordine. Alcuni testimoni riferirono che il bar, nonostante fosse in liquidazione, non era affatto chiuso in quelle settimane e la mattina del 16 marzo, come invece è stato ripetuto negli ultimi 37 anni, era aperto. Il titolare, Tullio Olivetti, era un personaggio molto noto agli ambienti investigativi per essere stato coinvolto in un’inchiesta su un traffico internazionale di armi e di valuta falsa (aveva riciclato 8 milioni di marchi tedeschi provento di un sequestro avvenuto in Germania), da cui uscì indenne ma col pesante sospetto che in realtà fosse un collaboratore di apparati istituzionali. Il suo nome compare anche negli elenchi delle persone presenti a Bologna nei giorni antecedenti la strage alla stazione del 2 agosto 1980. Nel processo d’appello “Ndrangheta stragista”, sta emergendo con chiarezza il ruolo dei servizi segreti e degli ambienti neofascisti con le stragi del ’92 e ’93 ed i legami tra gli uomini degli apparati di sicurezza e i boss di mafia e ndrangheta.

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La ballata di Alfredo Cospito https://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Montelupo dal vivo a Roma 09/09/2023 (concerto integrale)https://www.youtube.com/watch?v=yvQV0VPnNHI

Assalti Frontali – Faremo scuola (Video Lyrics)https://www.youtube.com/watch?v=PAaFCLIGn4U

La ballata di Sacco e Vanzetti (Version 3)https://www.youtube.com/watch?v=LArkhoHot8c

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

Borghesia (2006 Digital Remaster)https://www.youtube.com/watch?v=Ql7Q3xab_eM

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Non si può abolire il privilegio e stabilire

solidamente e definitivamente la libertà

e l’uguaglianza sociale se non abolendo

il governo, non questo o quel governo,

ma l’istituzione stessa del governo.

Dal “Programma” dell’Unione Anarchica Italiana (1899)

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Solidarietà a tutti i compagni e le compagne ingiustamente reclusi.

Fuori i compagni dalle galere e dentro i politici e i loro cani fedeli.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)