Non avevamo ancora discusso a livello sociale sul piano militare della strategia della tensione in Italia (fatto di Colpi di Stato e Stragi di Stato), iniziato con la strage fascista di Piazza Fontana nel 1969, quando gli sbirri volevano incolpare il compagno Anarchico Giuseppe Pinelli, arrestato torturato e poi ucciso buttandolo giù dalla finestra perché insisteva che i colpevoli della strage civile bisognava andare a cercarli dentro allo Stato Atlantico anticomunista. Non avevamo ancora discusso che cosa era stata la strategia della tensione in Italia negli anni ’70, perché era tutto Top Secret (segreto militare), nemmeno dopo gli anni ‘90, quando una commissione stragi desegretò i documenti militari. Insomma, non avevamo ancora discusso quando, il 13 ottobre i mass media scrivono che quel verme di Ignazio La Russa è stato eletto Presidente del Senato Con 116 voti. Durante il suo discorso da presidente neoeletto, La Russa ha ringraziato anche i senatori dell’opposizione che lo hanno comunque votato. Si, proprio lui, Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato! Il fondatore di Fratelli d’Italia, è stato accolto in Aula da un lungo applauso e, nel goffo tentativo di offuscare le contraddizioni, ha offerto alla presidente Liliana Segre un mazzo di rose bianche.
Ignazio La Russa è andato al potere grazie ai quei 19 voti arrivati dall’opposizione e non dai senatori alleati, è stato eletto senza i voti di Forza Italia, i cui senatori non si sono presentati, ad eccezione di Silvio Berlusconi ed Elisabetta Casellati. Quando è stato eletto La Russa, il M5s, Pd e Terzo polo, hanno iniziato ad accusarsi a vicenda. Il più netto di tutti è stato Carlo Calenda: «Al di là dei numeri, non esiste per noi liberali votare un nostalgico del fascismo. Fine». Enrico Letta invece dichiara attraverso i mass media ai proprio centristi, suoi ex compagni di partito: «Il voto di oggi al Senato certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza: l’impressione di questi primi momenti è che il cosiddetto Terzo polo si sia messo a disposizione dei vincitori, permettendo che “un collezionista del Ventennio” assumesse la seconda carica dello Stato. Nessun stupore tuttavia: non è che l’inizio della loro marcia di avvicinamento al potere».
La senatrice a vita Liliana Segre (che il fascismo e il nazismo lo ha vissuto sulla sua pelle), ha presieduto la prima seduta del Senato della nuova legislatura cattofascista. Il sito di informazione dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha fatto notare come per lei ci sia stata la «standing ovation dell’aula di Palazzo Madama», lo stesso palazzo che poco dopo «ha eletto a maggioranza Ignazio Benito Maria La Russa alla seconda carica dello stato. Ricordiamo che la senatrice a vita era stata deportata nel 1944 nel campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz in quanto ebrea. Sopravvisse all’olocausto e da allora ha fatto della sua vita una testimonianza per i crimini commessi dal fascismo. Al suo primo discorso da senatore, La Russa ha specificato la necessità di realizzarle queste riforme volute da loro cattofascisti (integralisti), è per quello che siamo preoccupati noi cittadini comuni, questi sono qua (la storia ci insegna), per imporci la dittatura militare. Ha dichiarato ai mass media quel pagliaccio di La Russa: “Ho voluto omaggiare, non come prassi, ma dal cuore, e portare fiori alla senatrice a vita Segre che ha parlato di tre date alle quali non voglio fuggire: il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Io vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale” (pezzo di merda: ha ancora in mente il nazionalismo!). Poi Ignazio La Russa dalla prima fila dei banchi del centrodestra, prosegue il suo discorso prestampato: “In questo mese di ottobre, nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad uno come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica”.
La senatrice a vita ha invece parlato della guerra in Ucraina: “Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore, una follia senza fine”. “Tocca a me (come metafora) la presidenza del Senato nell’anniversario della marcia fascista su Roma”.
Segre ha poi ricordato che la maggioranza, “ha il diritto-dovere di governare; le minoranze invece hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese, che devono garantire tutte le parti. Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con ‘disciplina e onore’, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse”. La senatrice a vita Segre sarà andata in crisi esistenziale domandandosi: “Le grandi nazioni dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date ‘divisive’, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il primo Maggio festa del Lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?”.
La Segre poi apre la seduta al Senato dichiarando ai mass media: “importante è difendere la Costituzione”, (ma la costituzione non era antifascista?). Per fortuna nel suo discorso, Segre ha messo l’accento sulla Costituzione: “In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana (che ricordiamo, dopo il 1946 era diventata antifascista e non più cattofascista!) che, come disse Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 partigiani morti! caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti”. Poi specifica, sulle eventuali modifiche alla Carta: “Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’articolo 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione (peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi) fossero state, invece, impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice per tutti e non solo per i nostri borghesi privilegiati”. “E poi ci sono anche le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni, che non potevano che aggravare le condizioni sociali” (perdita dello statuto dei lavoratori, perdita dei diritti degli operai, Covid, dittatura Russa (Stalin) – guerra in Ucraina, destra centrista al potere politico economico militare in Italia). Segre ha poi dichiarato: “Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso: nella passata legislatura i lavori della ‘Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza’, si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento che migliorava la costituzione antifascista!!” Poi continua: “Nella mia ingenuità di madre di famiglia, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare”.
Poi si è soffermata sulla crisi economica ed energetica: “Auspico che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col Governo, un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anziché ridursi”.
La preoccupazione maggiore di noi comuni cittadini, è che questi politici esosi sono li al potere per fare carriera facile e mangiare o meglio arraffare più che possono dal capitale sociale (soprattutto adesso che sono arrivati 250 miliardi di euro dall’Europa a fondo perduto PNRR), un po’ come col business (magna magna) del Piano Marshall nel 1947, e noi dovremmo fidarci di questi pagliacci? Meno male che noi Anarchici non votiamo, perché la coerenza per Noi Anarchici è importantissima, inoltre non crediamo nel capitalismo e nel potere dello stato, perciò i politici vanno aboliti, perché creano soltanto ulteriori ingiustizie sociali, sono da eliminare come gli sbirri, perché figure futili che ricordano solo l’arroganza e la violenza: peggio della mafia ignorante, usata come guardie (gabellotti), fin dai tempi del potere politico, economico, militare del latifondismo.
Segre ha infine dichiarato: “non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche, deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare. Senatrici e senatori, cari colleghi, buon lavoro!”. La vertigine confessata dalla senatrice Liliana Segre, nel pronunciare, dal più alto scranno del senato, il discorso di apertura della XIX legislatura, a cento anni dalla marcia su Roma, è un sentimento che tutti abbiamo condiviso con lei. Ma la cosa più assurda è che oggi a rappresentare le istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza sia oggi la schiera politica che non ha mai condiviso la celebrazione del 25 Aprile, né quella del Primo Maggio, cardini della Costituzione antifascista e fondata sul lavoro. Un passaggio fascista che consegna il potere politico, economico, militare agli eredi della Repubblica di Salò, col podio di primo partito dell’Italia mediocre. Non è uno scherzo di cattivo gusto, al vertice del Senato della Repubblica, nel centesimo anniversario della marcia su Roma delle squadracce fasciste, sale ai vertici del potere politico: l’ex leader del Fronte della Gioventù, orgoglioso esponente del Movimento sociale italiano, strenuo difensore della “non punibilità del saluto romano”, collezionista di busti di Benito Mussolini, uomo convinto che, in fondo, siamo un po’ tutti figli suoi.
Intendiamoci, La Russa non è all’inizio della sua carriera, ha già occupato ruoli di primissimo piano tanto al governo che nei palazzi istituzionali: ministro, vicepresidente della Camera e del Senato, referente di spicco di An e poi Fdi. In effetti non siamo in presenza di un fatto nuovo, né di un’anomalia politica: il processo di normalizzazione della destra post-fascista è in atto da decenni (amnistia data ai fascisti nel 1946 da Togliatti, Compromesso Storico dal 1973 al 1979, Strategia della tensione, il piano militale atlantico anticomunista inizia con la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969), e le ultime elezioni hanno confermato che non è percepito come un problema, né dagli italiani né da quelli che in teoria sarebbero avversari politici. Peraltro, a votare per Ignazio La Russa sono stati circa una ventina di senatori che teoricamente sarebbero all’opposizione, a ulteriore conferma di quanto siano cadute le pregiudiziali sugli ex missini, malgrado una campagna elettorale all’insegna del pericolo democratico rappresentato da quella che autorevoli esponenti del centrosinistra definiscono la “peggior destra di sempre”. Secondo la cultura cattolica fascista, siamo divisi in bravi e non bravi, per seguire un piano militare ben definito. Dobbiamo rassegnarci al fatto che la copertina di questa legislatura non possa essere il discorso della senatrice a vita ma, purtroppo, quello oltremodo confuso dell’ex ministro P2 del governo Berlusconi…
Il teatrino di queste ore, tra Berlusconi e gli altri leader, è solo un antipasto. La storia sporca la scriveranno quelli che hanno gestito la lunga transizione di questi anni dalle piazze di estrema destra ai salotti romani. Non sappiamo neanche spiegare come si possa passare da Segre a La Russa nel breve volgere di qualche minuto. Non abbiamo le coordinate per farlo e finiamo semplicemente col prendercela con gli elettori. Dimenticando quanto sia ampia e grave la responsabilità del processo di destrutturazione culturale che ha portato a ritenere “normale” che uno con la storia e le idee di La Russa diventi la seconda carica dello Stato.
Negli ultimi giorni si è molto parlato delle trattative nel centrodestra, soprattutto per quanto riguarda i ministeri. La figura di Licia Ronzulli (foto sopra), è una delle più discusse nei retroscena e nelle voci che si rincorrono tra i palazzi del potere. La senatrice, fedelissima di Berlusconi, starebbe spingendo da giorni per avere un ministero di peso, ma la Meloni non sarebbe d’accordo. Questa trattativa per il ruolo di ministri, si intreccia con tutta la trattativa che comprende anche l’elezione dei presidenti delle Camere e non solo. Dai ministeri ai sottosegretariati, il centrodestra ha moltissime poltrone a disposizione da spartire, ma gli equilibri devono essere ancora decisi e sia la Lega che Forza Italia pretendono dalla Meloni delle caselle importanti.
Solidarietà a tutti gli Anarchici e Anarchiche antifascisti e utopisti, rinchiusi ingiustamente perché lottavano contro le ingiustizie sociali create dalla cultura militare, dal capitalismo e dal surplus!! Incarcerati per aver lottato per l’ambiente e per i diritti dei più poveri, delle persone più svantaggiate! Anarchia, l’Unica Via ..
I 250 miliardi del Pnnr vogliamo ridistribuirlo Noi disoccupati, non i politici papponi! E’ finita la pacchia!! I fondi europei vanno divisi equamente tra chi ne ha davvero bisogno, non alla coalizione o all’amico dell’amico… I politici papponi sono peggio della mafia (che non aveva potuto accedere alla cultura) sono, come l’ha chiamata Falcone, il gradino sopra la mafia: la massomafia.
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Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”:
può anche darsi. Ad ogni modo,
se una patria noi dovessimo sceglierci,
sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,
e non quella degli oppressori.
E. Malatesta
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Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)