Ingiustizia: condannati dopo 48 anni dalla strage di stato!

Il 5 ottobre i mass media scrivono che dopo 48 anni, la procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio dei due esecutori (braccio armato) della strage di stato a Piazza della Loggia, Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, una strage di stato che provocò nel 1974, 8 morti e oltre 100 feriti, nel corso di una manifestazione dei sindacati antifascisti a Brescia. Solo il 20/6/2017, dopo una lunga vicenda processuale, la Cassazione condanna all’ergastolo il 2° livello militare: Carlo Maria Maggi, capo di Ordine Nuovo in Veneto, e Maurizio Tramonte, la cosiddetta fonte “Tritone” dei servizi segreti, ristabilendo la verità storica e giuridica sulla strage, e più in generale sulla strategia della tensione che ha insanguinato l’Italia dal 1969 al 1974. Un Piano militare Atlantico anticomunista fatto di colpi di stato e stragi di stato.

Ma facciamo un po’ di storia:

Nella seconda metà del 1968, la protesta sociale si propagò in molti ambiti, ed il suo polo si trasferì dalle università e dalle scuole, alle fabbriche.  La protesta venne alla luce in occasione del rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, che interessavano 5 milioni di lavoratori, la maggior parte metalmeccanici. Le ore di sciopero, derivanti dalle proteste, ammontarono a circa 300 milioni; il tutto comportò grandissime perdite della produzione, per un importo pari a 800 miliardi di lire, di cui buona parte nell’industria metalmeccanica. I sindacati richiedevano miglioramenti retributivi sostanziali, riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali e norme rivolte a tutelare maggiormente i diritti dei lavoratori, come il diritto di assemblea in fabbrica e l’accrescimento del potere operaio sull’organizzazione del lavoro.

ACCADDE OGGI – 20 maggio 1970, nasce lo Statuto dei lavoratori

Nel corso delle trattative, le richieste dei lavoratori, furono appoggiate dal Ministro del Lavoro Cattin. Le lotte operaie ebbero grande successo: si stima che le richieste dei sindacati, furono state accolte per l’80%. Nel 1970 infine, l’avanzamento della condizione operaia, fu consolidato dallo Statuto dei lavoratori.

La nuova inchiesta sulla strage, porta lì dove nessuno poteva immaginare. Il comando Nato di Verona. Questa è la storia dell’Italia tra il 1969 e il 1975: è la storia di un servizio segreto che, col denaro dello stato, cioè dei cittadini, ha addestrato migliaia di persone all’arte di sovvertire le istituzioni della Repubblica. Questo spiega perché i gruppi eversivi degli anni ’70, avessero tante caratteristiche comuni: i «ragazzi», pur appartenendo a gruppi tra loro diversissimi, erano stati addestrati nello stesso posto, da medesimi uomini, con gli stessi fini. Trova così una spiegazione anche il fatto che, in tutti i casi di attentati con matrice politica di destra, l’esplosivo non sia mai risultato rubato; esso aveva probabilmente una provenienza «legale», sia attraverso la «dotazione» che ciascun reduce da Capo Marrargiu otteneva al momento del rientro a casa, sia attraverso gli oltre 200 depositi di armi ed esplosivo che il Sid «parallelo» aveva in tutta Italia, e che erano a disposizione dei fiduciari locali dell’organizzazione.

Marco Toffaloni e Roberto Zorzi facevano parte del 2° livello (bassa manovalanza), sono appunto i due accusati dell’ennesima indagine della Procura di Brescia, ma nell’indagine ci sono anche i nomi e cognomi di ufficiali degli apparati: Sid, carabinieri, polizia. Nell’indagine c’è, soprattutto, l’indicazione di un inedito terzo livello: il Comando Forze Terrestri Alleate per il Sud Europa (Nato),  il cui cuore sarebbe stato a Palazzo Carli (foto sopra), a Verona, la città di Toffaloni e Zorzi. Qui, con la copertura di generali dei paracadutisti italiani e statunitensi, si sarebbero svolte le riunioni preparatorie di un progetto stragista che avrebbe dovuto sovvertire la democrazia italiana e rinsaldare lo scricchiolante fronte dei regimi del Mediterraneo. Quello che, all’epoca, teneva insieme il Portogallo salazarista, la Grecia dei colonnelli e la Spagna franchista. La Rosa dei venti fu un’organizzazione segreta italiana di stampo neofascista, collegata con ambienti militari e individuata alla fine del 1973 dalla magistratura. L'”organizzazione” (che tempo dopo la stampa battezzò “Supersid” o “Sid parallelo”), sarebbe nata negli anni ‘60 contestualmente alla progettazione del Piano Solo (colpo di stato fatto dai carabinieri Piduisti nel 1964). Giampaolo Stimamiglio, ex esponente di Ordine Nuovo, lui sì che può dire chi erano i loro burattinai.  Stimamiglio racconta alla commissione stragi che c’era una “scuola”, tra i duri e puri di Ordine Nuovo a Verona, che addestrava i suoi adepti agli attentati. Evoca Elio Massagrande e Roberto Besutti, due nomi storici del neonazismo più radicale, e i loro allievi Paolo Marchetti, Fabrizio Sterbeni, Roberto Zorzi, Umberto Zamboni, Marco Toffaloni. Ognuno di loro, negli infernali anni ‘70, aveva almeno un fascicolo a carico. Il 6 aprile 2011, Giampaolo Stimamiglio cala l’asso. Rivela di aver incontrato, vent’anni prima, Marco Toffaloni. Erano nel motel gestito a quel tempo da Claudio Bizzarri, altro chiacchieratissimo ex camerata, parà già inquisito da Vittorio Occorsio e accostato alla strage di piazza Fontana. L’11 aprile Marco Toffaloni e Roberto Besutti, vengono iscritti nel registro degli indagati.

Di Michittu invece non si sentirà più parlare: era un istruttore di lanci d’aereo col mito della Rsi, che dalla metà degli anni ‘60 faceva la spola tra Mantova e Verona, conosciutissimo da Servizi e Antiterrorismo. Un ragazzino col mito del superuomo e dell’esoterismo, delle armi e del fuoco, che si era fatto una fama nera fin da minorenne. Prima con Amanda Marga, la setta importata dall’India che predicava purezza e svastiche, poi con gli incendi dolosi delle Ronde Pirogene Antidemocratiche, banda che colpiva tra Bologna e Verona e vantava stretti legami con Marco Furlan e Wolfgang Abel (foto sotto), il duo che sotto la sigla “Ludwig” aveva sterminato decine di vittime colpendo tra gay, disabili, frequentatori di discoteche e cinema porno.

Marco Toffaloni, lo chiamavano “Tomaten”, alla tedesca, perché feroce negli scontri di piazza, fin dai tempi in cui distribuiva il giornaletto Anno Zero fuori dai licei dei rossi, per poi pestarli insieme ai camerati. Ma vantava anche letture e frequentazioni massoniche (Rita Stimamiglio, Beppe Fisanotti, Paolo Marchetti) in comune coi Nar Gilberto Cavallini e Giusva Fioravanti. 

Zorzi (cattofascista) aveva vent’anni all’epoca della strage. Era tra gli ordinovisti più duri all’ombra dell’Arena e del Bentegodi, frequentandone già allora la curva coi suoi camerati. Durante la campagna per il referendum sul divorzio affiggeva i manifesti dei Guerriglieri di Cristo Re, sigla oltranzista di importazione franchista. Non si poteva credere che ufficiali che avevano giurato sulla Costituzione, potessero farsi complici e strateghi di un piano assassino, oltre che golpista. Ma tanti di quei nomi sporchi, riempiono i faldoni dell’indagine, quelli dei presunti partecipanti a quelle riunioni di Palazzo Carli (Verona): c’è il generale dei cc Francesco Delfino, ufficiale dalla carriera fulminante ma eternamente macchiata da due ombre, entrambe bresciane: piazza della Loggia e il sequestro dell’industriale Giuseppe Soffiantini, che gli procurò una condanna per truffa aggravata. C’è Angelo Pignatelli, all’epoca titolare del Centro Cs Verona e ufficiale che godeva della massima fiducia del generale Gianadelio Maletti, l’allora capo del controspionaggio che finirà condannato per i depistaggi su piazza Fontana e morirà latitante a Johannesburg.

Tra le foto associate a Palazzo Carli, c’è quella di un giovane Mario Mori (sopra in una recente foto), altro ufficiale “dannato” della stagione delle stragi. Su di lui, il colonnello Giraudo indagava già per conto della procura di Palermo, all’interno del processo sulla trattativa stato mafia. I documenti d’archivio legano Mori a Brescia: l’ufficiale, all’alba di una carriera che lo avrebbe portato al vertice del Ros e del Sisde, era giovane tenente a Villafranca Veronese e bazzicava l’ambiente Ftase. Inoltre, era presente a Pian del Rascino subito dopo la morte di Giancarlo Esposti: neonazista sanbabilino, trafficante d’armi e fonte del controspionaggio milanese, era in tenda insieme a tre camerati sulle alture del reatino la notte del 30/5/1974, a 48 ore dall’eccidio bresciano. Ufficialmente latitante, lucidava i mitra in attesa di un colpo di stato. Arrivarono i carabinieri, invece, e cadde nel conflitto a fuoco, e da allora i sospetti che lo legano a piazza della Loggia non si sono mai diradati del tutto. Mori, si diceva, a metà del ’74 era ufficiale del Sid al Raggruppamento Centri di Roma, nella branca che si occupava di reclutare i defezionisti dalla Bulgaria comunista, e assorbirne le informazioni. Palazzo Carli era ed è sempre stato un’ insediamento Nato, in piena guerra fredda, era il più grosso centro di potere militare sul nostro territorio, insieme a quello di Napoli. Insomma carabinieri che indagano su carabinieri, e sulle altre armi, lo stato che interroga sé stesso e mette a processo propri pezzi, bollandoli come deviati, magistrati che aprono armadi riservati, in un cortocircuito di ipotesi, sospetti e bivi tra verità indicibili e schizzi di fango indesiderati anche per l’alleato.

La lunga storia nera del generale Francesco Delfino

Poi c’era Bertram Gorwitz, nome di battaglia “Igor”, era all’epoca l’ufficiale più in vista, la mente grigia del comando Ftase. Era anche il punto di riferimento del colonnello Innecco, ed è ovvio che qualsiasi piano militare elaborato a Palazzo Carli dovesse passare da lui. Secondo il supertestimone, ci sarebbe il defunto generale dei Carabinieri Francesco Delfino (foto sopra), dietro la morte del camerata Silvio Ferrari, provocata da un ordigno che questi portava sul pianale del motorino la notte del 19. Sembra che Ferrari fosse un informatore (come lo era, peraltro, il condannato per strage Maurizio Tramonte-“Tritone”) divenuto “scomodo”. Nel 1978, quando si apre il processo basato sulle sue indagini (destinato a concludersi con un sostanziale nulla di fatto), Delfino è già entrato al Sismi, il servizio segreto militare dell’epoca. Come agente segreto, Delfino ha il nulla osta “Cosmic”, che garantisce l’accesso ai massimi livelli di segretezza Nato (al pari, per esempio, di Amos Spiazzi), e si muove tra Washington, il comando Shape di Bruxelles (quartier generale delle potenze alleate in Europa) e il delicato teatro strategico del Mediterraneo. Nella strage di Bologna, viene tirata in causa anche la massoneria, in base a dei documenti sequestrati a Licio Gelli (Gran Maestro della loggia massonica Propaganda due, p2), al momento del suo arresto, con l’intestazione «Bologna». All’interno di questi documenti, era presente un numero di conto corrente svizzero; nel promemoria, fu probabilmente riportato un finanziamento, avvenuto prima e subito dopo la strage.

Insomma, nonostante la magistratura abbia concluso il suo percorso individuando gli esecutori materiali dell’orribile mattanza (Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini), la strage di Bologna, resterà per sempre uno degli episodi più oscuri e tristi della storia italiana. Ma l’analisi continuerà entrando nei meandri dei servizi segreti italiani, come il Sifar o il Sid, per osservare ancora più da vicino il ruolo dei servizi nella Strategia della tensione, per esempio col loro coinvolgimento all’interno del tentato golpe Borghese. E ancora: l’influenza subita da altre potenze, come gli USA, che hanno indotto il nostro paese, ad attuare determinati compiti come il Piano Demagnetize (il piano viene approvato il 21/2/1952 dal Psychological Strategy Board, la struttura deputata da Washington alla guerra psicologica, contestualmente alla creazione di un comitato – Lenap – composto da membri del dipartimento di stato, della Difesa, della Cia e della Mutual Security Agecy. Un ruolo di responsabilità è affidato all’Ambasciata americana di Roma, all’epoca retta da James Dunn). La strategie della tensione comprendeva non solo le stragi ma anche i colpi di stato come per es: Il Piano Solo, che fu un piano di emergenza speciale, a tutela dell’ordine pubblico fatto predisporre nel 1964 dal generale dei carabinieri P2 Giovanni de Lorenzo, durante il suo incarico di comandante generale dell’arma, col benestare del Presidente della Rep. Antonio Segni. Del generale De Lorenzo, si esamineranno i segretissimi uffici sicurezza del Patto Atlantico (Uspa) e  si continuerà con gli interrogatori di Spiazzi e Cavallaro, che confermeranno l’esistenza di uffici ancor più segreti degli Uspa. Il Golpe Borghese, fu un altro tentato Colpo di Stato avvenuto in Italia durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 e organizzato da Junio Valerio Borghese (al centro nella foto), fondatore del Fronte Nazionale, in collaborazione con Avanguardia Nazionale.

Ma l’analisi proseguirà con la confessione di Miceli, di un Sid «parallelo», ovvero l’esistenza dei cosiddetti servizi segreti «paralleli». L’elaborato terminerà con lo studio minuzioso della base di Capo Marrargiu. Ora noi ci facciamo una domanda indispensabile: davvero i servizi segreti «paralleli», hanno addestrato a Capo Marrargiu, un migliaio di civili per poi sfruttarli come eversori nella loro sporca strategia? Del resto, l’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, confessò nel 1990 dinanzi alla Commissione Parlamentare sulle stragi, che dal 1956 i servizi segreti, nell’ambito dell’intesa «Stay-Behind», avevano reclutato civili per addestrarli proprio a Capo Marrargiu.

L’ammissione di Giulio Andreotti, pur nella sua incompletezza, implicitamente «confermò» la presenza di determinati servizi segreti «paralleli», e di conseguenza, avvalorò l’esistenza di uno Stato «parallelo», di un «Doppio» Stato.

Per concludere si può affermare che, sono stati i servizi segreti le menti, gli «strateghi» di queste stragi, e che i gruppi terroristici di estrema destra, che ebbero il compito di piazzare materialmente gli ordigni, furono solo ed esclusivamente il loro braccio armato; un braccio armato ben addestrato e particolarmente istruito come un vero e proprio esercito, nella base sarda di Capo Marrargiu.

Il generale Aloia con il sindaco di Castelforte, in una visita al paese nel 1961

Solo dopo 43 anni dalla strage di Piazza della Loggia, la Cassazione, nel giugno 2017, ha confermato l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, considerati gli artefici di tale attentato. Maggi, che ha 82 anni, è stato condannato come mandante della strage, mentre Tramonte, che ne ha 65, per aver eseguito lo svolgimento pratico dell’operazione. La condanna segna la fine di uno dei casi più lunghi e intricati della storia italiana, che tra condanne e assoluzioni, ribaltamenti di sentenza e depistaggi, aveva portato ad un totale di 15 processi diversi. Sarebbe stato logico pensare che, dopo De Lorenzo (ideatore del colpo di stato Piano Solo e membro di una loggia massonica chiamata Giustizia e Libertà, dipendente dalla Gran loggia di piazza del Gesù), il Sid avrebbe attraversato un periodo di pentimento e di ripensamento; invece è proprio con Henke, con Viola e con il capo di stato maggiore Aloja (foto sopra), che le «deviazioni» assumeranno aspetti sempre più gravi, che successivamente culmineranno nelle stragi e negli altri orribili episodi del periodo che va dal 1969 al ‘75. Le stragi del 1974 non sono il seguito di Piazza Fontana. Le stragi di Brescia e del treno Italicus non furono tentativi per far precipitare in una profonda crisi le istituzioni, ma gesti rabbiosi contro un sistema democratico che stava mettendo in crisi l’eversione neofascista. Meditate mediocri, meditate…

 

Bibliografia:

DE LUTIIS G. , Storia dei servizi segreti in Italia, Riuniti, Roma, 1993

MOLA A. , Gelli e la P2, Bastogi, Foggia, 2009.

SATTA V. , I nemici della Repubblica. Storia degli anni di piombo, Rizzoli, Milano, 2016.

Video:

Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta. *https://www.youtube.com/watch?v=KXCVKNZgnu0&t=496s

Le inchieste di Gianluigi Nuzzi – P2, P3, P4: chi comanda in Italia? (Puntata 29/05/2013) *https://www.youtube.com/watch?v=f7uAzUAC6B8&t=1015s

Nome in codice Gladio https://www.youtube.com/watch?v=ewje-h1TVKw&t=35s

SERVIZI SEGRETI ITALIANI: La STORIA le SIGLE gli SCANDALI i MISTERI *https://www.youtube.com/watch?v=h8cOlmbRu-w&t=145s

L’alleanza tra CIA, Mafia ed Estrema Destra per manipolare l’Italia *https://www.youtube.com/watch?v=Rtd7TeT2U0Q&t=40s

Federico Umberto D’Amato e la polizia segreta (L’ufficio affari riservati) *https://www.youtube.com/watch?v=GjUSYuGzZqw

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Lo Stato è nato dalla forza militare;

si è sviluppato servendosi della forza militare;

ed è ancora sulla forza militare che

logicamente deve appoggiarsi per mantenere

la sua onnipotenza.

Dal “Manifesto internazionale anarchico contro la guerra” (1915)

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)