Oggi 16 novembre 2023, lo Stato cattofascista (Giorgia Meloni, organizzazioni sindacali, rappresentanze del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico) hanno dichiarato ai mass media di destinare 1,5 miliardi di euro, al comparto per la Sicurezza (150 milioni in più rispetto al 2022), di cui il 90% (cioè quasi 1,4 miliardi) possono essere ascritti a funzioni militari dirette (guerre).È quanto ha spiegato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al tavolo di confronto tra il Governo e le organizzazioni sindacali e le rappresentanze del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico che si è svolto oggi a Palazzo Chigi.
Aumentano ancora le spese militari mondiali (oltre 2.100 miliardi in un anno: record storico), mentre il mondo avrebbe bisogno di investimenti sociali, di lotta alle disuguaglianze, per la salvaguardia dell’ecologia e dell’ambiente in cui viviamo.
Era meglio che il governo cattofascista riduceva le spese militari e si impegnava sui fondi per la sicurezza sul lavoro, investendo nei veri bisogni delle persone che stanno subendo una condizione sociale di miseria, di incertezze e di sfruttamento sul posto di lavoro, per costruire una società giusta e sostenibile, ridandoci indietro lo statuto dei lavoratori che ben delineava, già dagli anni ’70, quelli che erano i nostri diritti di lavoratori!!
Invece i governi di tutto il mondo continuano ad aumentare le risorse per i propri eserciti. Nel 2021 la spesa militare mondiale ha superato per la prima volta la soglia dei duemila miliardi di dollari, raggiungendo il record storico di 2.113 miliardi: si tratta di una crescita dello 0,7% rispetto al 2020 e di un aumento del 12% in 10 anni. Gli effetti economici della pandemia Covid-19 non hanno fermato la continua tendenza al rialzo iniziata nel 2015. La spesa militare combinata dei primi 15 Paesi ha raggiunto i 1.717 miliardi di dollari nel 2021, rappresentando l’81% del totale. Gli USA (che rappresentano il 38% della spesa militare mondiale nel 2021) e la Cina (14%), rimangono di gran lunga i due maggiori investitori in armi ed eserciti, mentre la spesa complessiva dei 30 Paesi della NATO equivale al 55% del totale globale. L’Italia rimane all’11° posto per spesa militare, con una crescita del 4,6% rispetto al 2020 (maggiore della media dell’Europa Occidentale con +3,1%). Una crescita che ha già stimato i costi per il 2022: durante quest’anno verrà superato il muro dei 25 miliardi (25,82 in totale) con un aumento del 3,4% rispetto al 2021 e un balzo di quasi il 20% in 3 anni. Un miliardo in più verrà impiegato per l’acquisto di nuovi armamenti: 8,27 miliardi complessivi (record storico) in aumento del 13,8% rispetto all’anno scorso, con un salto del 73,6% negli ultimi tre anni (+3,512 miliardi rispetto ai 4,767 miliardi del 2019). Come già ricordato, nel 2022 sono stati previsti circa 8,2 miliardi per l’acquisizione di nuovi aerei, navi, blindati, sottomarini, droni, missili, munizionamento.
Le guerre hanno fallito in questi anni: in Afghanistan sono ritornati i talebani, nel Medio Oriente non c’è pace dopo due guerre all’Iraq, in Libia non c’è stabilità dopo l’intervento occidentale di oltre 10 anni fa, in Yemen continua la catastrofe umanitaria derivante da un conflitto alimentato con le nostre armi; e anche la guerra di Putin andrà incontro al fallimento, non prima di aver portato morte e distruzione. L’elemento comune di tutte queste tragedie è l’altissimo prezzo pagato dalle popolazioni civili, vittime e bersagli delle forze armate dello Stato.
Nel mondo non ci sono poche armi: ce ne sono troppe. La guerra in Ucraina, le altre guerre ignorate, i rischi e le tensioni, visto che di fatto investono sull’aumento delle guerre e delle armi, non si fermeranno aumentando le spese per le armi, ma investendo in politiche di pace e di benessere condiviso. Da molti sondaggi si rileva come la maggioranza degli italiani sia contraria all’aumento delle spese militari, però al potere, come al solito, non frega niente di come la pensiamo noi cittadini comuni.
Risorse sottratte per scuola, la sanità e in particolare per il rafforzamento delle iniziative umanitarie e di cooperazione a favore dei civili ucraini e palestinesi, soldi sottratti a tutte le situazioni di bisogno nel mondo (pensiamo alle crisi in atto in Yemen, Siria, Afghanistan, Etiopia/Eritrea, Iraq, Africa subsahariana…).
Ma il problema più grosso in Italia è che aumentano le spese militari, quando invece non abbiamo ancora discusso che cosa è stata la strategia della tensione negli anni ‘70 del secolo scorso, conosciuti come ‘anni di piombo’ e che, mediante un preciso disegno eversivo, tendeva alla destabilizzazione degli equilibri precostituiti (1949: Patto Atlantico costituito dalla Nato – Piano militare anticomunista). Il periodo storico delle stragi di Stato andrebbe dalla strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) alla strage di Bologna (2 agosto 1980), sebbene alcuni studiosi retrodatino l’inizio di tale strategia al Piano Solo (1964), il fallito colpo di Stato progettato dal generale dell’arma dei carabinieri Giovanni de Lorenzo. La strategia si basa su una serie di atti terroristici volti a diffondere nella popolazione, l’idea di Stato autoritario, di insicurezza e di paura, tali da giustificare più polizia, più controllo sociale.
Questo periodo è stato caratterizzato dalla commistione di un terrorismo neofascista (ultimo gradino – braccio armato), manovrato e pagato dal terrorismo di Stato sostenuto da alcuni settori militari e politici che intendevano attuare un colpo di Stato in funzione anticomunista, specialmente dopo il movimento antifascista del 1968 e l’autunno caldo. Tale terrorismo di Stato si espresse soprattutto in stragi rivolte indistintamente contro cittadini comuni o contro militanti di sinistra e antifascisti. Dal 1969 al ‘75 si contano 4.584 attentati, l’83% dei quali di chiara impronta della destra eversiva (a cui si addebitano ben 113 morti, di cui 50 vittime delle stragi e 351 feriti), la protezione dei servizi segreti verso i movimenti eversivi appare sempre più plateale…
Lo stragismo e gli attentati dinamitardi non furono l’unico strumento della strategia della tensione, in cui vanno incluse anche l’operatività di strutture segrete paramilitari con fini eversivi (Rosa dei venti, Nuclei di Difesa dello Stato, Gladio e Noto servizio), il coinvolgimento della loggia massonica P2 guidata da Licio Gelli (infiltrata nelle principali istituzioni dello Stato con finalità politiche anticomuniste) e l’organizzazione di colpi di stato (oltre al “Piano Solo”, i falliti golpe Borghese del 1970 e golpe bianco del ‘74).
A Verona c’era il comando FTASE dove c’era operativa una struttura informativa della CIA con diramazioni in tutto il Triveneto di cui facevano parte pure gli ordinovisti Carlo Digilio e Marcello Soffiati e che aveva il compito di “promuovere”, e appoggiare logisticamente e finanziariamente, le operazioni terroristiche della cellula veneta di Ordine Nuovo.
Vincenzo Vinciguerra, terrorista neofascista di Ordine Nuovo e poi di Avanguardia Nazionale, condannato e reo confesso per la strage di Peteano, ha reso dichiarazioni spontanee ai magistrati sui coinvolgimenti dell’estrema destra nella strategia della tensione e, riguardo alla strage di Bologna, ha fatto riferimento alla struttura clandestina anticomunista della NATO in Italia, nota poi come Organizzazione Gladio, e ai suoi settori deviati. Ma il problema più grosso è che le condanne definitive per le stragi e gli attentati sono poche, e tutte relative agli esecutori materiali, a colpevoli marginali e non ai presunti mandanti, sempre assolti o mai definiti come tali da sentenze giudiziarie.
Il 14 novembre del 1974, il Corriere della Sera pubblicò l’articolo Cos’è questo golpe? Io so, scritto dall’intellettuale e scrittore Pier Paolo Pasolini (ucciso dalla massomafia per quello che aveva dichiarato ai mass media), in cui accusava la Democrazia Cristiana e gli altri partiti suoi alleati nel governo di essere i veri mandanti delle stragi, a partire da piazza Fontana: “Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista (partigiani bianchi). Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”. Poi rincarò la dose, e fece i nomi di importanti politici, circa due mesi prima del suo omicidio: «Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani, dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo coi petrolieri, con gli industriali, coi banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna. (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell’esplosione “selvaggia” della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione. Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro paese. È chiaro infatti che la rispettabilità di alcuni democristiani (Moro, Zaccagnini) o la moralità dei comunisti non servono a nulla.» (Pier Paolo Pasolini, Processare la Dc.)
Specifichiamo che Il 14 novembre il gup di Brescia Francesca Grassani ha rinviato a giudizio dopo 50 anni di depistaggi, per la Strage di piazza Loggia (l’ordigno che esplodendo provocò 8 morti e 102 feriti), Roberto Zorzi, nato a Merano nel 1953 e cresciuto nel Veronese. Zorzi oggi vive negli USA con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato ‘Il Littorio’. Zorzi è ritenuto l’esecutore materiale ed è accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi, (condannato all’ergastolo e morto il 26 dicembre 2018) e Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti che sta scontando in carcere l’ergastolo. Per la Procura di Brescia, Zorzi “ha partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all’esecuzione dell’attentato della strage in piazza Loggia, collocando un ordigno esplosivo in un cestino metallico porta rifiuti aderente ad una colonna dei portici delimitanti la piazza”. “Siamo soddisfatti. Dimostreremo che le prove raccolte sono solide”, ha commentato il procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli, titolare della nuova inchiesta.
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BASTA SOLDI PER ARMI E GUERRE
https://attivati.greenpeace.it/petizioni/stop-armi/
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Ma con tutti questi soldi e potere dato alle forze di sicurezza,
chi controlla poi il controllore?!!
Basta armi, basta guerre!
Anarchia: l’unica via!!!
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Limite all’oppressione del governo è la forza che
il popolo si mostra capace di opporgli.
Dal “Programma” dell’Unione Anarchica Italiana (1899)
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Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)