2 giugno 2016 anniversario della nascita della repubblica
Giovedì 2 giugno si è conclusa la parata militare in via del Fori Imperiali per il 70° anniversario della Repubblica. Il capo dello stato, Sergio Mattarella, ha preso posto sul palco presidenziale per assistere all’allegorica parata militare dove erano presenti le massime autorità militari e quelle dello stato.
Ma chi è Sergio Mattarella ?
Dal 1983 al 2008 è stato deputato, prima per la Democrazia Cristiana e poi per il Partito Popolare Italiano, La Margherita e il Partito Democratico. Quando era giovane militò tra le file del Movimento Studenti della Gioventù Maschile di Azione Cattolica…
Alla sfilata hanno partecipato 3.600 persone , tra militari e civili. La pagliacciata inizia con la banda dell’esercito e con 400 sindaci, in rappresentanza degli 8.000 Comuni italiani. Mattarella sottolinea che il 2 giugno è la ‘festa di tutti’ e non solo delle Forze armate”…..
Alla parata militare ha partecipato l’esercito Italiano, l’esercito della marina militare italiana, l’esercito dell’aeronautica militare italiana, l’esercito dell’arma dei carabinieri, l’esercito della polizia di stato, l’esercito della guardia di finanza, l’esercito del corpo di polizia penitenziaria e l’esercito del corpo forestale dello stato.
Alla parata militare hanno preso parte anche le delegazioni militari dell’ONU, della NATO, dell’Unione europea…
Ma quanto è costata allo stato l’allegorica parata militare??
Aumentano le spese militari: Finmeccanica fa man bassa di incentivi statali…
Quell’ insieme di merde organizzate con una ben definita gerarchia: la massomafia (politici che governano il potere dello stato e il loro braccio armato “mafia e servizi segreti”), ha costituito il debito pubblico con le sue guerre inutili e costose, investendo su infrastrutture inutili e troppo onerose (Nato,Muos, Tav, Mose, trivelle, ecc.) e coi suoi piani militari repressivi (stragi di stato – strategia della tensione, ancora oggi in auge). Questi piani economici e relative strategie militari hanno un Budget occulto, o meglio, camuffato in debito pubblico …..
Con queste riforme economiche incostituzionali, gli unici che ne traggono beneficio sono solo i poteri forti internazionali, queste riforme sono servite per i loro giochi sporchi geopolitici (appropriarsi del potere politico economico e militare degli stati invasi, dominati…), sono riforme mirate a creare miseria, degrado e ulteriori ingiustizie sociali e quindi subordinazione militare (stato di polizia – controllo sociale).
Naturalmente il debito pubblico ce lo fanno pagare a noi poveracci che siamo l’ultimo gradino della scala sociale, siamo costretti a pagare di più le conseguenze di chi ci sfrutta o di chi specula e si arricchisce ulteriormente anche sulle disgrazie di chi è rimasto senza diritti e senza dignità, grazie alle leggi e alle riforme economiche europee. Queste nuove leggi fasciste imposte dalla nuova riforma sul lavoro, sono esse stesse anticostituzionali !!!!…
Dopo la Riforma del Lavoro del Governo Monti (elaborata dal Ministro Fornero) e le successive modifiche e integrazioni operate dal Governo Letta (Ministro Giovannini), il nuovo Esecutivo Renzi (Ministro Poletti) ha delineato un nuovo programma di riforme che interessano solo il Mercato del Lavoro e Welfare, incentrato sul Jobs Act: testi, proposte di Sindacati e Confindustria e implicazioni per i dipendenti sulle modifiche all’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ottenuto con le lotte degli operai e degli studenti negli anni ‘70.
Ma facciamo un excursus sulla nascita della repubblica monarchica
Nel luglio 1831 Giuseppe Mazzini fondò la Giovine Italia, il movimento politico che trasformò l’Italia in una repubblica democratica, destituendo le monarchie degli stati preunitari, Regno di Sardegna compreso. Il programma politico repubblicano aveva un’impronta neoguelfa di Vincenzo Gioberti (unificazione d’Italia sotto il Papato) e quella filo piemontese di Cesare Balbo.
Il progetto politico mazziniano e quello di Cattaneo furono vanificati dall’azione del primo ministro piemontese Camillo Benso conte di Cavour e di Giuseppe Garibaldi; quest’ultimo, pur provenendo dalle file della Giovine Italia mazziniana, accantonò il problema istituzionale ai fini dell’Unificazione nazionale italiana. Dopo aver proceduto alla conquista di quasi tutta l’Italia meridionale (Regno delle Due Sicilie), con l’impresa della Spedizione dei Mille, Garibaldi consegnò i territori conquistati al Re di Sardegna Vittorio Emanuele II, ricevendo pesanti critiche da alcuni repubblicani stessi che lo accusarono di tradimento.
Il 17/3/1861 il parlamento subalpino proclamò Vittorio Emanuele II non re degli italiani ma «re d’Italia, per grazia di Dio e volontà della nazione». Non “primo”, come re d’Italia, ma “secondo” come segno distintivo della continuità della dinastia di casa Savoia. La costituzione adottata fu lo statuto albertino promulgato nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna.
Gli esponenti repubblicani (che, nel 1853, avevano costituito il Partito d’Azione) parteciparono anch’essi alle elezioni del Parlamento italiano; gli stessi Mazzini e Garibaldi risultarono eletti in talune occasioni. Nel 1877, repubblicani e democratici costituirono il gruppo parlamentare dell’estrema sinistra. Il problema del giuramento di fedeltà alla monarchia, richiesto agli eletti, fu polemicamente risolto dal maggior esponente dell'”estrema”, Felice Cavallotti il quale, prima di recitare la formula dovuta, ribadì le sue convinzioni repubblicane, precisando di non attribuire alcun valore etico o morale alla formalità cui si stava sottoponendo. Nel 1895 anche i repubblicani più intransigenti cominciarono a partecipare alla vita politica del Regno, costituendo il Partito Repubblicano Italiano. Due anni dopo, l’estrema sinistra conseguì il massimo storico degli eletti al Parlamento con 81 deputati, nelle tre componenti radical-democratica, socialista e repubblicana.
Nel 1914, allo scoppio della I guerra mondiale, l’Italia poteva essere annoverata fra le democrazie liberali, nonostante le tensioni interne, dovute alle rivendicazioni delle classi popolari.
Alle elezioni del 1919, i partiti di ideologia repubblicana (i Socialisti massimalisti e il Partito Repubblicano) conseguirono alla Camera dei deputati 165 seggi su 508; nel 1921, dopo la fondazione del Partito Comunista d’Italia, i tre partiti elessero complessivamente 145 deputati su 535. Sostanzialmente, all’inizio del primo dopoguerra, circa il 30% degli eletti alla Camera era favorevole a una Repubblica democratica o socialista.
In questo contesto si inserì Mussolini fondando i Fasci italiani di combattimento, che in breve, utilizzando le tematiche care ai nazionalisti italiani e sfruttando la delusione per la vittoria mutilata, si sarebbe presentato come baluardo del sistema politico liberale italiano filo monarchico contro la sinistra marxista e rivoluzionaria di ideologia repubblicana.
Il sistema politico liberale elesse il fascismo come suo baluardo e incentivò un regime autoritario, totalitario, militarista e nazionalista….
La nomina, da parte di Vittorio Emanuele III, di Benito Mussolini come I ministro, nell’ottobre 1922, seppur non contraria allo Statuto, attribuiva al re ampio potere di designare il governo. La rappresentanza fu fortemente condizionata, vietando tutti i partiti e le associazioni che non fossero controllate dal regime (eccezion fatta per quelle controllate dalla Chiesa cattolica, e dalla Confindustria), giungendo a trasformare la Camera dei deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni, in violazione allo Statuto. In tutti questi anni, da parte del potere regale, non vi fu alcun esplicito tentativo di opporsi alla politica del governo fascista….
Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di
smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere
in soggezione il popolo;
ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,
le fortificarono ancora meglio, per continuare
a servirsene contro il popolo.
C. Cafiero
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)